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Autore: Tem_93    25/04/2016    8 recensioni
Lexa Woods è la giovane CEO di una società di costruzioni, fredda come il ghiaccio e bella come la neve.
Clarke Griffin è un'artista mancata e una barista che ha appena perso il proprio lavoro. Ora come ora ha davvero bisogno di soldi ed è disposta a tutto per guadagnarli.
[AU Clexa]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~Capitolo 1~

-Il mio capo la sta aspettando, sono contenta che sia in leggero anticipo. Odia il ritardo, mi segua – disse la donna, dandole le spalle e procedendo a passo deciso verso l'ascensore. Si fermarono ad uno dei primi piani e Indra la condusse per un lungo corridoio di cui una delle pareti era solo vetrata mentre l'altra era di un color giallo pastello, nel complesso molto luminoso. La donna poi si fermò per bussare ad un ufficio. Clarke non sentì la risposta, ma Indra le aprì la porta e le fece cenno di entrare da sola.

-Grazie- le sorrise Clarke, sentendo il cuore scoppiarle nel petto dall'ansia.

Poi entrò.

 


 

Di fronte a lei c'era una ragazza, e già questo la stupì.

Doveva avere più o meno la sua età ed era leggermente appoggiata alla sua scrivania. Diversamente da Clarke lei sì che era molto formale, con una camicetta bianca semitrasparente, un blazer, dei pantaloni neri e delle decolté dello stesso colore. Clarke sentì lo sguardo della donna percorrerla da cima a fondo, come a valutare se era conforme o meno alle sue aspettative; poi si alzò e le girò intorno, giusto per confermare quel sospetto. Le si fermò davanti, offrendole la mano che Clarke strinse gentilmente.

-Piacere, Lexa Woods– affermò, senza mostrare sorrisi o emozioni di alcun genere.

-Clarke Griffin- rispose lei, cercando di fare lo stesso e non sembrare impacciata e assolutamente fuori luogo come invece si sentiva.

-Indra dovrebbe già averti informato del lavoro. Io vorrei farti qualche domanda, e vorrei che tu fossi sincera – affermò Lexa, guardandola ora negli occhi.

-Non c'è problema- annuì la bionda, interiormente spaventata da quello che le potesse chiedere. Ma a mentire se la cavava discretamente e alla classe di recitazione era una delle migliori, quindi doveva puntare su questo.

-Hai avuto molti clienti? - iniziò

-No-

-Donne? -

-Sì-

-Hai qualche malattia? -

-No-

-Assumi qualche tipo di droga?

-No-

-Hai mai avuto coinvolgimenti con i tuoi clienti? -

-No, sono la prima a volere che il lavoro e la vita privata non si intreccino mai -

-Hai mai recitato una parte? -

-Sì-

-Perchè lo fai?-

-Per soldi, ovviamente-

Lexa la osservò attentamente. Clarke era ancora ferma nel centro della stanza e a sua volta guardava decisa la donna. Mai abbassare lo sguardo se vuoi sembrare sicura, le ripeteva sempre suo padre da piccola, e non lo avrebbe abbassato certo ora. La mora rimuginò per un minuto buono per poi fare un cenno di approvazione con la testa.

-Va bene – decretò, sempre con la stessa espressione seria. Clarke sorrise leggermente, come qualcuno che ha appena vinto una sfida. -Ora devi essere tu a decidere, Indra ha preparato un contratto, voglio che tu legga bene ogni temine perché sarò intransigente su ognuno di quei punti. Quando e se lo firmerai Indra ti spiegherà i dettagli. Per me puoi andare, se non hai domande – sentenziò Lexa, sedendosi poi sulla poltrona dietro la scrivania.

-Per ora non ho domande- rispose Clarke aspettando un cenno di saluto che però non arrivo. Uscì allora silenziosamente dalla stanza, ritrovandosi Indra davanti.

-Venga – mormorò lei, per poi ripercorrere all'indietro lo stesso corridoio e giungere in una saletta vuota. Indra accese la luce e fece accomodare la ragazza, passandole una serie di fogli.

-Qui ci sono i termini del contratto. Ovviamente è un contratto ufficioso solo tra lei ed il mio capo, ma vogliamo che siano chiari i motivi per cui la pagheremo e le ragioni per cui non lo faremo se lei non li rispetterà. Se ha domande o quando ha finito mi trova nell'ufficio accanto- le comunicò uscendo poi dalla stanza senza che Clarke potesse dire la sua.

Quando fu sola tirò un sospiro di sollievo. Stare a contatto con Indra o Lexa non era stato affatto facile. Non era abituata a persone così discrete, silenziose e fredde. Inoltre era come se ogni sua mossa venisse valutata in ogni momento. Clarke si riavviò i capelli, prendendo poi in mano il contratto fittizio e iniziò a leggerlo. Era un tipico documento pieno di parole ma vuoto di sostanza. In pratica tutto sarebbe andato bene fin quando lei non avesse iniziato a vendere la notizia ai giornali, non avesse imbarazzato pubblicamente Lexa o non avesse iniziato a stalkerarla dopo il periodo di lavoro concordato. Nulla di difficile insomma. Se non avesse rispettato tali vincoli avrebbe ricevuto solo la metà di quanto concordato; se avesse fatto qualcosa di dannoso per l'immagine di Lexa sarebbe poi stata perseguita penalmente eccetera eccetera.

Clarke finì di leggere l'ultimo foglio e poi applicò la sua firma.

Uscì a quel punto dalla stanza, trovando subito l'ufficio di Indra. Bussò e subito fu invitata ad entrare.

-Fatto – esclamò, passando alla donna il plico di fogli ormai firmato.

-Bene, si sieda. Le spiegherò come passerà le prossime due settimane.- disse cordialmente Indra, sorridendole debolmente per la prima volta. Clarke si sedette, curiosa e un po ' impaurita, ma oramai aveva preso una decisione e non sarebbe tornata indietro.

-E' stata assunta per motivi di lavoro ovviamente. La Woods Corporation vuole acquisire un'impresa edile piccola ma con una gran fama, che da tantissimi anni opera a New York. Purtroppo Lexa ha già provato a convincere il proprietario a venderle la compagnia, ma egli ha rifiutato. Quindi abbiamo pensato che sarebbe stato utile approfondire la conoscenza con quest'uomo, affinché egli si convinca a venderci la sua impresa. Abbiamo saputo che passerà una settimana in un lussuoso hotel al confini dello stato di New York. Questo particolare hotel ospita solo coppie, per cui qui entra in gioco lei. Dovrà fingersi la fidanzata di Lexa per le prossime due settimane. Per la settimana che viene Lexa ha deciso che pranzerete e cenerete tutti i giorni assieme; la passerà a prendere un autista ogni giorno. La settimana successiva invece partirete appunto per l'Hotel Atlantis dove trascorrerete la settimana come una coppia effettiva. Le saranno forniti cambi e tutto ciò di cui avrà bisogno – spiegò senza pause Indra. - Qualche dubbio? - chiese poi, inclinando leggermente il capo.

-N-no- mormorò Clarke.

A quel punto non aveva più altro da fare lì. Indra l'accompagnò all'ingresso e dopo una mezz'oretta si trovava a casa. Il giorno dopo sarebbe dovuta tornare per fare analisi mediche e non sapeva che altro.

Il pomeriggio passò noiosamente e Clarke fece di tutto per occuparsi, mentre aspettava che la coinquilina tornasse a casa. Octavia però rientrò solo per l'ora di cena, stanca ed affamata.

-Clarke? Ci sei? - la chiamò. Senza ottenere risposta la cercò nella sua stanza, dove la trovò distesa sul letto. Non capiva se era disperata, delusa o se semplicemente era impazzita.

-Che c'è?- domandò, avvicinandosi per pizzicarle la guancia, senza però ottenere nessuna reazione.

-Octavia sono stata assunta da persone strane, per quel che ho capito di loro potrebbe essere benissimo serial killer – borbottò, lasciandosi torturare dall'amica.

-Non capisco se vaneggi o dici sul serio, Clarke puoi comportarti da persona normale e..-

-Sono a casaaaaa- trillò una voce nell'altra stanza – dove siete? - continuò. Raven sbucò dalla porta della camera, trovando le altre due amiche in condizioni anomale.

-Tutto ok?- domandò la nuova arrivata, corrucciando le sopracciglia stranita.

-Raven!- esclamò Clarke, alzandosi dal suo stato catatonico e dirigendosi verso l'amica.

-Ho bisogno del tuo aiuto – disse, aggrappandosi saldamente alle braccia della ragazza.

-Octavia, che succede?- domandò la ragazza impaurita.

-Fattelo spiegare dalla furbona che hai davanti – ridacchiò Octavia, per poi buttarsi sul letto di Clarke.

-Raven ho fatto una grossa cazzata, ma non è questo il punto. Ho bisogno che cerchi informazioni su delle persone e ho bi..- l'assillò la bionda gesticolando.

-Prima dimmi la cazzata – disse Raven, incrociando le braccia.

-Sono stata assunta come escort per due settimane- sussurrò Clarke, evitando di guardarla negli occhi.

-Cosa scusa?- strillò Raven – ma che cosa ti frulla qui dentro Clarke? - continuò poi, picchiettandole la testa.

-Hey hey hey – la fermò la bionda, alzando un indice come ad ammonirla – mi pagano ottocentomila dollari – si giustificò.

-E quindi? Lo so che ne hai bisogno ma ti sembra il caso di..-

-Raven non sono come te ok. Non ho mille lauree in discipline di cui solo il nome è difficile. Il genio sei tu qui no? - sospirò Clarke – Octavia è quella dei cavalli e io sono quella dei casini, è sempre stato così- continuò alzando le spalle, un po' amareggiata.

-Clarke io non volevo offenderti. E' che non mi piace come cosa, non è tanto difficile da capire- mugugnò la ragazza, grattandosi distrattamente la testa.

-Lo so .. lo so- sospirò nuovamente Clarke, sedendosi poi sul letto seguita subito dopo da Raven. Questa le strinse una mano sorridendole.

-Hey, sai che io e O ci saremo per qualsiasi problema, basterà una chiamata o un messaggio e gli faremo il culo a quel tipo!- esclamò, cercando di rallegrare la situazione, riuscendoci. Clarke rise debolmente, ma era comunque più tranquilla.

-Parla per te, io non smuovo per Miss Griffin – borbottò Octavia rigirandosi sul letto. Raven annuì a Clarke, alzando le spalle come per dirle che l'avrebbe smossa lei intanto.

-Comunque si tratta di una donna, non di un uomo- rivelò la bionda alle coinquiline, suscitando sorrisini maliziosi.

-Uhh, allora sì che sarai contenta- sorrise Octavia.

-Non lo so O, sai che Clarke ha la fissa delle modelle.. E' una modella? - domandò Raven curiosa.

-Ancora con questa storia, è una coincidenza che le ultime due ragazze che ho frequentato fossero modelle- borbottò infastidita Clarke.

-Molto simpatiche, in particolare la francese che ti chiamava Claire – scoppiò a ridere Raven sarcastica.

-Ah siete simpatiche voi invece – mugugnò acida Clarke.

Le amiche continuarono a scherzare finché non ottennero tutte le informazioni desiderate su quella Lexa Woods, che Clarke continuava a descrivere come fredda e dal cuore di ghiaccio. Per cui ben presto divenne la Regina Elsa Woods.

Clarke quella notte dormì molto più serena, ora che aveva l'appoggio di Octavia e Raven. Non erano solo le sue coinquiline, anche perché spesso in realtà una delle altre due si assentava per lavoro, ma erano le sue migliori amiche. Si erano conosciute al liceo e dopo essersi odiate per qualche anno per le ragioni più inutili, ma molto sensate per un adolescente, erano diventate inseparabili. Raven e Clarke avevano continuato gli studi, ma mentre la prima aveva studiato ingegneria biomeccanica ed ora lavorava nel settore, Clarke aveva scelto la carriera dell'artista. Purtroppo dopo aver frequentato la scuola d'arte non aveva però mai trovato il lavoro che desiderava ed aveva iniziato a lavorare nell'hotel in cui era appena stata licenziata. Octavia era invece uno spirito libero e non ne aveva voluto sapere di altre scuole o college che fossero. Aveva deciso di voler lavorare a contatto con la natura e aveva iniziato a lavorare in un maneggio a qualche chilometro da New York, dove ancora oggi era felice di stare.

La cosa bella è che dopo anni passati lontane, si erano ritrovate a New York e avevano deciso di condividere l'appartamento in cui tuttora vivevano.


Il giorno seguente Clarke si era presentata alla Woods Corp. come accordato. Aveva fatto tutte le analisi necessarie per permettere a Lexa di passare del tempo con lei in sicurezza, e questo l'aveva fatta sorridere. Le avevano fatto conoscere il suo autista e le avevano caricato la limousine che l'avrebbe accompagnata a casa di scatole di vestiti, scarpe, profumi ed accessori vari. Clarke ne rimase decisamente stupita. Non aveva mai potuto permettersi di fare shopping in negozi di firme importanti ed ora tutto ad un tratto ne avrebbe avuto l'armadio pieno. Le riferirono altre informazioni importanti e prima dell'ora di pranzo fu di ritorno a casa col suo nuovo amico Will, l'autista.

Quel giorno non vide Lexa, ma il giorno seguente avrebbero pranzato assieme in un ristorante giapponese a pochi passi dalla sede di lavoro.

Clarke si addormentò abbastanza serena. In fin dei conti le settimane che l'aspettavano sarebbero state una sfida e di certo il coraggio non le era mai mancato.


 


 

 

Eccomi qui :)

Sono stata davvero contenta di aver ricevuto feedback positivi, spero ora di non deludervi. Anche questo capito è ancora abbastanza introduttivo, ma dal prossimo sarà incentrato su Clarke e Lexa. In particolare penso ci sarà un capitolo per ogni giorno che passano insieme (quindi di base ci saranno almeno altri 12 capitoli se tutto va bene).

E niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto .

Spero di riuscire sempre ad aggiornare così in fretta, ma non prometto nulla.

Grazie a chi leggerà e in particolare a chi recensirà :)

Tem_93

  
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