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Autore: Clairy93    01/05/2016    6 recensioni
Ogni famiglia ha i suoi segreti.
Il modo migliore per nasconderli?
Ostentarli.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Manicomio 2.0
 


“Tutto qui?!” grida zio Edoardo, gli occhi infiammati da una rabbia tanto divampante da poter disintegrare chiunque abbia la cattiva idea di porsi nel suo raggio visivo “Non viene riportato nient’altro nel testamento?!”
Il religioso silenzio calato nell’esatto istante in cui è cominciata la lettura del testamento di mio padre sembra ormai un ricordo lontano.
Al suo posto, infatti, subentra un brusio confuso: la comprensibile e alquanto preoccupante conseguenza delle incisive parole pronunciate dal notaio De Luca.
 
Designo unico erede dei miei beni mia figlia Nadia Montalto della Leonessa… e sua stretta collaboratrice e consigliera la mia seconda figlia Micaela Montalto della Leonessa.

Un frastornato signor De Luca si gira e rigira tra le mani il testamento, forse nell’ingenua speranza di scovare qualche microscopica postilla che possa salvarlo dalla furia di zio Edoardo?
“Questo è q-quanto, signori.” ci assicura lui, scuotendo timoroso il capo.
“Non può essere!” inveisce mio zio “Dove è scritto cosa spetta a noi?!”
“I-io n-non so proprio cosa rispondere…”
“Lei ci sta prendendo in giro, vero?! Forse non ha compreso che nessuno qui ha voglia di scherzare!”
“Edoardo!” lo riprende subito zia Amelia.
E’ nonna Lavinia a prendere la parola: le è sufficiente alzarsi in piedi e lanciare qualche occhiata torva per far tacere quel trambusto.
“Quello che mio figlio Edoardo vuole dire, signor De Luca, e ne condivido le perplessità, è che nel testamento non viene nemmeno nominata la presenza di un’eredità o di un conto bancario. Come può spiegare una situazione del genere?”
“Signora, sono davvero mortificato.” biascica il notaio “Ma posso garantirvi che quelle che ho tra le mani sono le autentiche disposizioni del Marchese. Non so su quali basi possiate attestare l’esistenza di un’eredità, ma il Marchese non ne ha mai fatto parola durante la stesura dell’atto.”
“Ma ci ha presi per deficienti?!” zio Edoardo non demorde e insiste nella sua agguerrita offensiva contro il malcapitato notaio De Luca “Secondo lei siamo così sprovveduti da pensare che Libero non avesse una fortuna da qualche parte? Ha mentito, mi pare ovvio!”
“Non è colpa del notaio, Edoardo.” sibila zia Amy “Smettila di comportarti da isterico!”
“Sì, però Edoardo ha ragione!” interviene zia Ortensia, petulante come suo solito “Chi ci crede che nostro fratello non possedesse un bel gruzzoletto!”
“Quel bastardo l’ha tenuto ben nascosto, ve lo dico io!” riprende zio Edoardo “Pur di non condividere con i propri fratelli ha finto che non vi fosse alcuna eredità!”
Zia Ortensia annuisce con vigore e il suo collo, già corto, finisce per venire inghiottito dal suo imponente doppio mento.
“Dio, Edo!” zia Amy scatta in piedi, scagliandosi contro zio Edoardo “Libero era nostro fratello! Mostra un minimo di decenza!”
Si alza anche lui e con un tale impeto da rovesciare la sedia sul pavimento.
“Non fare l’innocente, Amelia!” impreca, sovrastandola dall’alto dei suoi due metri e puntandole un indice minaccioso “Serve anche a te quel denaro!”
I due si scrutano in cagnesco, i loro volti così vicini da potersi quasi sfiorare.
“E lei, De Luca!” zio Edoardo si volta e, con un gesto teatrale del braccio, indirizza al notaio uno sguardo assassino “Veda di tirare fuori il vero testamento e comunicarci al più presto dove quel buffone del Marchese ha nascosto l’eredità!”
Il tono scontroso dello zio e la tensione che impregna ogni angolo della biblioteca causano in mia madre una prevedibile crisi nervosa di pianto. Non mi azzardo neanche ad avvicinarmi poiché nonna Lavinia, con una rapidità impressionante, si fionda su mamma come una chioccia apprensiva.
“I soldi verranno fuori.” dichiara nonna, calma, lambendo la schiena della sconsolata nuora “Cerchiamo di preservare una parvenza di contegno ed evitiamo queste pantomime vergognose. Mi sono spiegata, Edoardo?”
“Tu questa la definisci una pantomima, mamma?!” ribatte mio zio “Ti rendi conto che il tuo primogenito ha posto le nostre sorti nelle mani di due incapaci?”
Tralasciando il tenero aggettivo affibbiatomi da zio Edoardo, mi sento uno schifo.

Bello scherzo, papà! Davvero!

Ciò che più mi terrorizza è essere stata nominata a capo dell’azienda di famiglia.
Ma cosa diavolo gli è saltato in mente?! Il giorno in cui ha redatto il testamento si sentiva particolarmente burlone?
Io non so nemmeno in cosa consistesse il suo lavoro, è sempre stato vago al riguardo...  Sì, sapevo che dirigeva una collana di libri economici, ma non ho la minima idea di come funzioni la produzione né tantomeno il modo in cui si amministra un’impresa.
E vogliamo parlare della casa? Mi ha nominata usufruttuaria!

Ma seriamente?!

Io che da ragazza sono arrivata addirittura a detestare queste pareti, adesso mi ritrovo ad esserne la proprietaria!
Piuttosto ironico, no?
Quindi mi chiedo: per quale oscuro motivo mio padre non l’ha lasciata a qualche altro membro della famiglia? Guardali, al momento sarebbero capaci persino di sterminare un allevamento di panda pur di leggere il proprio nome sul testamento!
Allora perché a me? Perché io?!
Per vendetta? Forse voleva accollarmi tutte quelle responsabilità che lui ha dovuto sostenere da solo per anni? O più semplicemente offrire un pretesto alla famiglia per scagliare tutto il loro odio contro di me?
Beh, con quest’ultima ci è riuscito alla grande…
“Niente è ancora dato per certo, Edoardo.” ribadisce nonna Lavinia.
“Ma vorrei ben vedere!” prorompe un’esterrefatta zia Ortensia “Che poi, se ci penso, Libero si è comportato proprio da gran fetente! Non solo avrebbe dovuto spartire con i suoi fratelli, ma avrebbe potuto almeno lasciare la casa a sua moglie!”
Delia, la madre di Micaela, si lancia in un’esclamazione soddisfatta.
“Oh, finalmente qualcuno che dice una cosa sensata!”
“Non mi stavo riferendo a te, biondona!” obietta zia Ortensia, posando le mani sui suoi generosi fianchi “Non so nemmeno cosa tu ci faccia qui! Se Libero non ha indicato come eredi i suoi fratelli, certo non avrebbe incluso te!”
Delia sfodera un ghigno velenoso.
“Libero non voleva darvi neanche un centesimo! Lui non vi sopportava! Te compresa, cicciona! Io gli sono stata vicino negli ultimi giorni e ha promesso che mi avrebbe lasciato parte dell’eredità.”
“Te lo avrà detto per farti chiudere quella boccaccia!” controbatte subito mia zia, suscitando l’inopportuna ilarità di Vanessa, la biondissima fidanzata di mio fratello.
“Smettetela voi due, siete vergognose!” le rimprovera zia Amy, rivolgendo ad entrambe un’occhiataccia.
“Ma tu da che parte stai, Amelia?!” reagisce zia Ortensia, stizzita “Dovresti essere indignata quanto noi! Hai afferrato che nostro fratello ci ha bellamente ignorato?”
Amelia ruota gli occhi al cielo, sbuffando.
“Sei infantile…”
Tuttavia, zia Ortensia la ignora.
“E poi dai, siamo sinceri: la nostra piccola Nadia a conduzione dell’azienda di famiglia?” trattiene una risata “Oh cielo, sembra una barzelletta!”
“Sarebbe un incubo!” torna alla ribalta zio Edoardo “Cosa vuoi che ne sappia una maestra delle elementari su come si gestisce un’impresa?!”

Io sono ancora qui, vorrei dirgli.

“Dovrei esserci io a capo dell’azienda!” sostiene Jacopo, infastidito (e con tanti cari saluti alla solidarietà fraterna!) “Sono il figlio maschio, mi spetta di diritto!”
“Certo, se il nostro obiettivo fosse quello di trascinare l’impresa al fallimento nel giro di quarantott'ore!” dice Edoardo, con la sua consueta dose di veleno “Tra i due mali quasi preferisco la maestra...”
Il mio sguardo si posa in un primo momento su Jacopo, i cui occhi verdi sprizzano fuoco e fiamme, per poi incrociare quello di mio zio che mi scandaglia con una tale intensità da provare l’irrefrenabile istinto di nascondermi sotto terra.
Chino il capo e, con grande sorpresa, mi accorgo che Micaela è scomparsa.
Mentre tutti riprendono ad accanirsi contro il povero notaio De Luca, io mi dileguo silenziosa.
Non appena mi lascio alle spalle la biblioteca mi abbandono ad un lungo e sconsolato sospiro.
Attraversando con passo pesante il salotto, intravedo una sagoma familiare fuori dall’ampia porta finestra.
E’ Micaela.
Faccio scorrere la vetrata e mi avvicino.
Si porta alle labbra una sigaretta e ne trae una boccata piena, socchiudendo per un istante le palpebre.
“Non pensavo fumassi.” ammetto, stringendomi nel mio cardigan per ripararmi dalla frizzante aria serale.
Lei emette una densa nuvola di fumo.
“Solo quando sono molto nervosa, che più o meno equivale al 90% della mia giornata. Quindi sì, diciamo che fumo.”
Micaela persiste nel fissare un punto davanti a sé, forse nella speranza che, continuando ad ignorarmi, io possa volatilizzarmi.
“Perché sei andata via?”
“Non è ovvio? E’ un manicomio lì dentro!”
Accenno una timida risata.
“Si sistemerà tutto, vedrai.”
“Quanto sei ingenua, Nadia!” sibila, guardandomi di traverso “Questo è solo l’inizio di una catastrofica rovina. E ti dirò di più, vedo già la fine: io e te massacrate dalla follia della nostra stessa famiglia!”
Sbuffo.
“Come sei tragica, Micaela!”
“Io sarei tragica?! Ti rendi conto in che razza di situazione ci ha messo il Vecchio? Lui ha segnato la nostra condanna, Nadia! Noi non abbiamo la minima idea di come si manda avanti un’azienda e tutti lì dentro se ne sono accorti. Se già non vedevano l’ora di farci fuori, ora sono pure facilitati…”
“Deve esserci una spiegazione...”
“Smettila di voler sempre giustificarlo!” mi attacca lei “Il nostro paparino era fuori di testa! E magari era pure sommerso dai debiti, così ha avuto la fantastica idea di trascinarci giù insieme a lui!”
“Senti, Micaela: so bene che è un grande casino, cosa credi?” ribatto io “Ne so quanto te su come si gestisce un’impresa, ma insieme troveremo un modo!”
“Oh no! Non c’è nessun noi, nessun insieme! Se vuoi assumerti la responsabilità di questa cosa lo farai da sola, sorella! Io mi taglio fuori!”
“Non puoi farlo!”
Micaela inarca il sopracciglio.
“E perché no?”
“Perché da sola non ce la posso fare…”
Pronunciare queste parole mi richiede uno sforzo mentale notevole (nonché un paio di rospi da ingoiare in silenzio), ma perlomeno distinguo in Micaela un lieve cedimento.
“Nadia, non so cosa dirti…” la mia sorellastra si stringe nelle spalle, quasi volesse trovare un riparo da questo rocambolesco susseguirsi di eventi “Sono venuta qui solo per farti un favore, ma non ho intenzione di venire coinvolta in questa questione. E’ quando si tirano in ballo i soldi che la propria famiglia tira fuori il peggio di sé...”
“Sono solo sconvolti. Lo siamo tutti.”
Micaela scuote il capo e getta a terra il mozzicone di sigaretta, calpestandolo con il tacco dello stivale.
“Ti sbagli, Nadia. Hai sentito prima come ci hanno definite? Due incapaci. Nessuno qui è sconvolto, anzi! Ognuno si trova in questa casa per un motivo ben preciso: mettere le mani sull’eredità. E sai noi due come appariamo agli occhi dei nostri familiari? Le guastafeste che hanno sottratto loro l’opportunità di intascare il denaro. A questo punto faranno di tutto per farci fuori e, sinceramente, non voglio rischiare di rimetterci la pelle…”
“Forse stai un tantino esagerando.” azzardo, tentando di smorzare la cappa di negatività attorno a Micaela “Credo che la cosa migliore sia dormirci su e discuterne domani con più calma.”
“Ma sì, facciamoci una bella tisana in compagnia e fingiamo che andrà tutto bene!”
Il suo sarcastico suggerimento, annesso alla melodrammatica movenza delle sue braccia, mi strappano un sorriso.
“Un po’ di ottimismo non ti farebbe male, sai?”
“Scusa se al momento non sono sicura nemmeno di passare incolume questa notte! Beh, una cosa è certa: niente rivela il marcio delle persone meglio dei soldi. E credimi, la nostra adorabile famiglia ucciderebbe pur di ottenere quelli del Vecchio.”



Angolino dell'Autrice: Ciao mie tortine di yogurt e frutti di bosco!
Come state?
Qui fa freddissssimo! Ci vorrebbe proprio una bella cioccolata calda...
Intanto spero di strapparvi un sorriso con il mio nuovo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate!
E grazie dal profondo del mio cuoricino per essermi sempre accanto!
Ve amo 'na cifra!
Vostra Clairy

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