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Autore: Dian87    02/05/2016    1 recensioni
È guerra.
Il re ha dichiarato guerra alla Strega degli Acquitrini Neri ed il suo bando si spande per tutto il regno. All'appello risponde Amelia, una giovane fornaia che ha un conto aperto da molto tempo con la Strega, ma le certezze su cui si reggeva sono destinate ad essere scardinate.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7. Rivelazioni

Amelia aveva acceso il fuoco e si era seduta con le braccia che circondavano le gambe.
Era da quando si erano divisi per raccogliere la legna che non vedeva Ferdinando e stava iniziando a preoccuparsi. Un ciocco scoppiettò, levando una nuvola di scintille. Si concentrò su queste, silenziosa, e poi appoggiò la fronte sulle ginocchia.
«Essere abbattuta non ti si addice...» commentò una voce profonda.
Amelia sollevò la testa di scatto, puntando il dito contro la figura che era comparsa al di là del focolare. Il mantello l'avvolgeva completamente, mentre il cappuccio gli oscurava il viso fino al naso. Le fiamme illuminavano il mento dotato di barba, rivelando dei lineamenti già intravisti.
«Sei realmente chi penso tu sia o una creatura che ne ha assunto le sembianze?» sibilò, alzandosi piano in piedi e coprendosi il fianco per proteggersi. «Che ne hai fatto del mio compagno?»
La fessura della bocca si aprì in un lieve sorriso.
«È curioso che tu mi chieda di lui, dato che ti avrebbe sacrificato senza pensiero.» rispose, beffardo. «Io non ho fatto nulla, si è infilato da solo in una danza delle fate e non è riuscito ad uscirne.»
L'individuo scrollò le spalle e portò la mano a calarsi il cappuccio.
«Già lo sapevi chi ero, ma ora sono io a chiederti cosa ci fai qui.» l'uomo era mortalmente serio. «Avevi una bella vita lontano da qui, gusti per i fidanzati a parte.»
«Tu cosa ne puoi sapere?» rispose Amelia, inacidita. «Sono venuta a vendicarti e ho risposto al bando del re. Perché non sei morto? Cosa ti ha fatto?»
Cosimo si sedette a gambe incrociate, sistemando al suo fianco una spada ed una balestra, mentre il mantello si allargava rivelando due bandoliere incrociate pieno di sottili pugnali.
«Te lo spiegherò con calma... potrei avere un po' di tisana? Se non sbaglio ne offrivi di ottima al tuo forno...»
Amelia lo guardò seria, ma non si mosse a servire l'autoinvitato ospite, tuttavia si mise seduta. Cosimo si allungò per versarsi in un pentolino un po' dell'acqua che stava bollendo e una manciata di erbe da un sacchetto vicino al fuoco.
«Non penso che crederai subito a quello che ti racconterò,» iniziò. «ma dovrai fidarti sulla parola. Tutto iniziò quando venimmo a fare lo scherzo alla Strega e venimmo scoperti...»
 
 
Ferruccio era caduto e lo stavo aiutando a rialzarsi mentre le tre streghe ci gridavano contro. C'era qualcosa nel loro tono che mi indusse a fermarmi e a voltarmi verso di loro.
La luce di forma umana si era fermata e aveva portato la mano verso di me.
«Stopio, bachgen, gallwch arbed llawer ohonom.» mi disse la luce. «O, sanctaidd henoed, rhoi'r gorau i: efe yn wahanol.»
Non capivo le sue parole e, voltandomi, vidi che eravate già spariti. Volevo piangere dalla paura e le gambe mi tremavano.
«Oletko varma, rakas vieras?» gracchiò una delle vecchie, puntando lo sguardo su di me.
«Oes, ni fydd heddiw, ond yfory yn ein hiachawdwriaeth.» anche se non capivo nulla, il suo tono di disperata speranza era chiaro. «Bydd rhaid i chi hyfforddi ef a'r ferch, ond Aquae Malleus ni eu cadw'n hir.»
Un'altra delle vecchie mi si avvicinò e mi prese per il braccio. Nonostante la paura ero sorpreso del suo tocco gentile e mi fece avvicinare. La seguii come un burattino e mi mise al centro del loro cerchio.
Si misero a cantare con voce stridula e dinnanzi a me si formò una luce arancione che ben presto divenne grande ed ovale. Non appena questa divenne più alta di me, venni spinto dalle spalle e vi caddi dentro.
Un solo passo mi servì in realtà per arrivare dall'altra parte e non avevo parole per quello che stavo vedendo.
La  terra era una distesa screpolata su cui la polvere rossa formava giganteschi vortici in lontananza. Sentii una presenza al mio fianco e mi voltai appena: un uomo alto il doppio di me, con lunghi capelli biondi intrecciati e un'armatura come non ne avevo mai viste stava osservando l'orizzonte.
«Sai cosa ci fai qui?» mi chiese.
Ero troppo sbalordito del suo aspetto per rendermi subito conto che potevo capirlo.
«Questa è la Terra dei Felici, l'inganno degli inganni.» continuò l'uomo, portando la mano al fianco dove riposava un'ascia. «Le fate hanno fatto un buon lavoro...»
«Che dite? Le fate sono buone!» ribattei con veemenza.
Una risata divertita si fece largo dalla sua gola e lui scosse piano la testa.
«Una volta tutto questo era coperto di verde e gli alberi ospitavano ogni sorta di creatura.» il suo tono era nostalgico. «Seguimi.»
Non potei fare a meno di obbedirgli e si girò verso destra. Camminammo a lungo e vidi delle sagome nere immobili, solo quando fummo più vicini capii cosa fossero e mi paralizzai dall'orrore.
«Ecco cosa fanno le fate...» mi spiegò, ma s'interruppe accigliando lo sguardo. «Antiche sagge, portatelo via da qui.»
Spostai lo sguardo verso il suo punto d'interesse e vidi delle creature grosse come delle persone avvicinarsi: la prima cosa che notai furono le ali, nere come quelle dei pipistrelli, poi le braccia grige terminanti con artigli che tenevano un bambino.
«Alb...»
Una mano rosea e delicata mi si posò sulla bocca, impedendomi di terminare il nome. Mentre la luce arancione mi avvolgeva vidi l'uomo alzare le mani verso il cielo, i suoi piedi erano diventati neri ed il colore si stava diffondendo verso la testa. La mano mi tirò indietro e non vidi altro che quella luce.
Ci volle un po' prima che recuperassi la vista. Ero all'interno della casa della strega e accanto a me c'era una bambina con un cespuglio di capelli castani scuri. Mi ricordo che aveva anche gli occhi giganteschi completamente neri, ma la pelle era quasi bianca, come la neve.
«Le vecchie sagge desiderano che ti riposi» mi disse. «e che tu custodisca nel tuo cuore sia il tuo passato sia ciò che hai visto. Il tuo addestramento inizierà domani.»
 

 
Amelia sollevò lo sguardo dal fuoco.
«E tu pretendi che io mi beva tutto questo?» chiese, sarcastica.
Cosimo scosse il capo.
«Lascio a te la scelta.» le rispose dopo un attimo, sorridendo ed alzandosi. «Se deciderai di attaccare le anziane sagge non avrò remore ad attaccarti, ma se altrimenti vuoi risolvere il problema e proteggere i bambini che verranno, ti aspetterò domani al limitare dell'acquitrino.»
Cosimo si voltò, iniziando ad allontanarsi con passo tranquillo.
Amelia scattò in piedi.
«Aspetta!» esclamò, con lo sguardo serio. «Cosa ci facevi fuori dal mio forno?»
«C'era una fata in avanscoperta.» si fermò, voltandosi appena. «Dossacles sarebbe stato la loro prossima meta, inoltre...» il tono divenne più tentennante. «Athelwulf aveva detto di essere incappato in una ragazza alla sua prima evocazione, volevo assicurarmi che tu stessi bene.»
«Un po' tardi dopo nove anni d'inferno...» la donna sbottò in una risata. «cacciata di casa, ospitata da una sconosciuta che mi ha insegnato come imbrigliare i poteri e poi di nuovo allontanata...»
«Chi pensi fosse quella donna?» un lieve sorriso si affacciò sul viso di Cosimo, che riprese ad allontanarsi.
  
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