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Autore: ethy    02/05/2016    3 recensioni
prima mia storia AU
Killian è un ricco ragazzo che incontra Emma in un particolare momento della sua vita a cui si legherà per sempre, i due si perderanno di vista e si ritroveranno con grandi sorprese nel loro presente, non sarà facile riconquistare la fiducia l'uno dell'altro, ma ci proveranno anche se un pericolo incombe sulla vita di uno dei due dovuto ad un passato non molto chiaro.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Regina rimase impassibile alla domanda del bambino, cercava di trovare le parole adatte per spiegargli la loro conoscenza ed allo stesso tempo senza dover approfondire troppo il discorso.
-beh.. Emma stava in una casa famiglia prima lo sai, ed un giorno fece una bravata con i suoi compagni, entrò nella villa dei Jones e rimase nascosta fino a quando Killian non la trovò-
-ah, è da allora che sono diventati amici?-
-beh credo di si-
-ma a lui piace la mia mamma?-
-Emma è molto bella-
-lo penso anche io che sia molto bella, come lo sei tu-
-grazie piccolo, bene abbiamo chiarito i tuoi dubbi?-
-per ora si, vieni ti faccio vedere-
-dove mi porti?-
-ti mostro una cosa-
Henry portò Regina in camera sua e da un libro estrasse una fotografia abbastanza sgualcita, ritraeva una giovane Emma a fianco di un ragazzo seduto su di una sedia a rotelle.
-è lui? È lui Killian Jones? Perché stava su una sedia a rotelle? Non mi sembra sia malato-
-dove l’hai presa?-
-l’ ho trovata nei vecchi libri di mamma, mi piaceva e poi lui non so, mi sembrava famigliare..-
-si quel ragazzo è Killian, a quei tempi stava male, sui giornali scrissero che aveva problemi al cuore, una malformazione che lo rendeva debole e che spesso glielo faceva fermare, è stato operato molte volte ed ora sembra che siano riusciti a sistemare questo difetto-
-non potevano fare un’operazione unica?-
-beh se avessero potuto penso di si, ma sai non è facile operare il cuore di un bambino, perché i bambini crescono quindi devo stare molto attenti-
-ma qui è grande non è un bambino come me-
-ma lui aveva questo problema da quando è nato, ed hanno potuto aiutarlo poco alla volta-
-dici che ha sofferto molto?-
-sicuramente non è stato facile-
-quindi non farà piangere mamma, sa cosa vuol dire soffrire, no?-
Regina abbracciò quel piccolo e tenero ragazzino
-beh, io credo che voglia molto bene a tua madre, e farà di tutto per non farla soffrire, ma sai gli adulti a volte non lo fanno a posta a farsi del male, ma non credo sia questo il caso. Dai andiamo a mangiarci il gelato davanti a Dragons Trainer cosi mi spieghi bene questa storia dei cavalieri dei draghi che non ho capito bene, visto che i vichinghi li odiavano i draghi-
-ok, ma io voglio il cioccolato-
-affare fatto! -
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Durante la cena Killian tentò di raccontare ad Emma un po’ del suo passato, sorvolò sulla delusione di non averla mai vista in ospedale  e sull’ultimo intervento fatto, le raccontò invece che dopo la specializzazione all’università trovò un peschereccio che non si rifiutò di prenderlo a bordo come mozzo, molti lo avevano rifiutato perché sapevano chi fosse, ma quest’ultimo no, cosi che iniziò a doversela cavare da solo, di come fu difficile ma allo stesso tempo fantastico poter contare sulle proprie forze senza l’aiuto di nessuno e soprattutto riuscire a far da solo, riuscire a rendersi utile, e ricevere anche i complimenti del capitano.
Mentre raccontava Emma era incantata dalle sue parole, era sempre stato bravo a raccontare storie, sapeva come renderle interessanti e sapere che tutta questa avventura fosse la sua vita era sorprendente.
 
-ma perché ti hanno permesso di fare il mozzo, il capitano di questo peschereccio non sapeva chi eri?-
-si, ma credo abbia chiuso un occhio, e gli sono grato per averlo fatto, mi ha permesso di essere me stesso. All’inizio mi trattavano male, poi ho guadagnato la loro fiducia e mi sono sentito veramente un membro dell’equipaggio –
-capisco, ma tuo zio?-
-beh io.. me ne sono andato e basta..-
-e non ti ha trovato?-
-anche se l’ha  fatto, non mi ha mai fatto sapere di averlo fatto-
-E dopo che hai fatto?-
-niente sono stato anni con loro, e poi ho cercato altro.. e poi sono tornato. Emma tu che hai fatto in questi anni?-
Eccola là, la domanda fatidica, sperava di non doverla sentire, non aveva ancora pensato ad una risposta convincente senza dovergli spiegare tutto.. almeno ancora non le sembrava il momento adatto.
-tesoro non voglio sapere.. quel momento, ma cosa hai fatto in questi anni.. non ho mai smesso di pensarti in verità, nonostante mi fossi ripromesso di dimenticarti.-
-beh ho passato un periodo difficile, mi sono messa nei guai e sono finita in prigione con l’accusa di furto, un furto che non avevo commesso, poi Henry.. e poi Cora Mils non so come mi ha scelta come compagnia per sua figlia e da allora sono diventata parte della loro famiglia-
-sei felice di loro?-
-si, molto, ho potuto finire gli studi e il lavoro, mi hanno incoraggiato molto ed eccomi qui…-
Killian le  carezzò il dorso della mano con il pollice, in piccoli e delicati movimenti, e titubante le chiese quasi rassegnato – ti sono mancato mai?-
Emma stava per ritrarre la mano, poi leggendo la tristezza della paura della verità nei suoi occhi azzurri, quegli occhi tanto brillanti, allegri e cupi a seconda del suo umore, si fece coraggio.
-si, mi sei mancato, da morire..ma..io..-
-ma non ci siamo cercati.. non fa nulla Swan, ora siamo qui, conta questo-
 
Finirono la cena nel lussuoso ristorante, e poi fecero una passeggiata sul lungo mare.
Killian le mise la giacca sulle spalle e camminarono mano nella mano senza dover parlare, i loro cuori battevano all’unisono ed i loro sguardi dicevano tutto quel che le parole non potevano dire.
 
 
-principessa eccovi a casa-
-mio capitano, grazie per la splendida serata-
-domani sarà una giornata impegnativa, ma non temete mia cara, troverò il modo di rendervi omaggio-
-lieta di sentirvelo dire capitano, buonanotte-
Si baciarono sulla soglia della porta di un dolce bacio innamorato e si lasciarono con la promessa di divedersi l’indomani.
 
 
Emma attese di veder passare la macchina, e poi chiuse la porta e salì senza far rumore in camera sua, non era tardissimo ma stranamente nessuno l’aveva aspettata sveglia.
 
Entrò in camera e per poco con urlò.
-che ci fai qui?-
-è già domani.. volevo rivederti-
-ma sei impazzito?-
-perché chi cosa? Dici se ci scoprono? Io volevo stare ancora con te..-
-Killian se ci scoprono…-
-ti mettono in punizione?-
-no è che…- lei sorrise e si arrese alle sue espressioni  buffe.
Prendendo quel sorriso per un si Killian scese dalla finestra con l’agilità di un gatto e le si mise a fianco
-allora, capitano, non è dai voi entrare nelle stanze di una principessa senza invito-
-mia principessa, avevo l’invito, ma l’ho perso nello scalare la torre per giungere da voi-
-oh, siete certo che l’invito l’abbia scritto io di mio pugno e non sia stato un inganno?-
-sul mio onore di pirata, mia principessa-
-dimostratemelo dunque-
-vedete, il sigillo del vostro invito è proprio qui- disse indicando le sue labbra -ancora adesso posso sentire il calore di quando è stato applicato-
Emma si morse le labbra guardando le sue, non sapendo cosa dire attese un cenno da parte di Killian che era li davanti a lei, e la fissava senza muoversi, come se fosse diventato una statua, per poi sussurrarle.
-bene, riconoscete dunque il color ciliegia del vostro sigillo principessa?-
-guardando bene, capitano, ora si, mi rammento dell’invito, ed avete ragione nel dire che forse quello è il mio emblema-
Killian le passò una mano sulla nuca e l’avvicinò a sé per baciarla ancora e ancora e ancora, senza rendersi conto del tempo passato.
-non sono venuto qui per compromettervi principessa, ma il tempo passato insieme non è stato sufficiente per me-
-capitano è notte fonda-
-vi lascerò riposare, solo dopo un altro bacio-
Cosi dicendo la baciò ancora, per poi allontanarsi verso la finestra, Emma non gli lasciò la mano lui si girò nel guardarla e lei lo attirò nuovamente a sé.
-non ve ne andate, vi prego-
-così potrei compromettervi vostra altezza-
-posso correre il rischio …-
-principessa, la vostra famiglia non approverà di certo un pirata come pretendente-
-ce ne occuperemo poi, capitano, non starete discutendo con un membro della famiglia reale?-
-sono un pirata, non discuto, ottengo quel che voglio-
-e cosa volete ora?-
-nulla che voi non vogliate-
-ebbene dunque baciatemi ancora-
Avvolti dall’oscurità della stanza illuminati solamente dal chiarore della luna piena risplendente alta nel cielo, Killian ed Emma si lasciarono alle spalle gli anni passati.
Scivolava lentamente il soffice vestito, mentre la candida camicia si apriva.
 
Lei era bellissima, esattamente come lui la ricordava, nemmeno la gravidanza di Henry aveva modificato il suo fisico, amava guardarla, avrebbe potuto guardarla fino al mattino senza chiedere altro.
Lei dal canto suo stava cercando di memorizzare tutti quei disegni che mescolavano i colori alle sofferenze subite negli anni dalla malattia.
Era cambiato, il suo fisico era completamente cambiato, ora c’erano muscoli forti e tesi a sostegno del suo spirito ribelle, c’era sicurezza nei suoi movimenti, c’era consapevolezza delle sue possibilità, non c’era più il timore di fallire, e nel suo sguardo c’era quel guizzo brillante che le faceva confondere, ogni volta, il cielo di una notte stellata con i suoi occhi.
Timidamente si lasciarono toccare l’uno dall’altra, ogni piccolo sfiorarsi era un dolce cullarsi nella loro unione, il suo viso tra l’incavo del collo con la spalla di lui, i capelli umidi pendenti sulla fronte, il solletico delle lunghe ciocche dorate sul suo viso,l’ardore frenato da piccoli e continui baci, piccoli brividi e morsi leggeri,l’odore di lui  tra la fatica e la  salsedine di una giornata di mare in cui le onde spinte da l’incontrollato movimento della marea portava sempre più freneticamente le loro menti in spazi lontani ed i loro occhi a cercarsi nel momento in cui il mondo attorno a loro svanì ricoperto dalle loro emozioni, dalla loro anima unita come non lo erano mai state prima.
 
 
Si lasciarono addormentati una nelle braccia dell’altro, la testa accoccolata sul suo torace, la mano sul cigno, conscia di voler sorvegliare il battito di quel cuore impazzito per lei fino a pochi istanti prima, il braccio a cingerle la vita per paura di sentirla scivolare via irreale come un sogno al mattino.
 
La  tensione stava svanendo lasciando il posto alla stanchezza e con essa le prime luci dell’alba facevano capolino dalla finestra, stanchi ma soddisfatti, soddisfatti ma innamorati, amanti, innamorati.. forse era accaduto troppo in fretta, ma forse la loro storia era sospesa nel tempo, dovevano ancora chiarire alcune cose, lei doveva confessargli di non avergli mai detto di Henry, forse l’avrebbe perdonata, ora e solo ora si era resa conto che lui non le avrebbe mai permesso di soffrire, che lui avrebbe amato lei e il bambino, che quello era forse il suo più grande desiderio e che lei gli aveva negato suo figlio per la sola paura di non amarlo abbastanza, per la paura di un amore troppo grande come il suo.
Tra i pensieri pesanti e la stanchezza Emma chiuse gli occhi lasciando andare nell’oblio la preoccupazione cullata dal calmo battito regolare di Killian disteso accanto a lei sprofondato nel sonno già da molto, con l’espressione più tenera ed angelica che avesse mai avuto rivolto nella sua direzione con le labbra ferme sulla sua fronte, in un bacio eterno.
 
 
 
***
 
 
 
Regina, pensò di lasciar riposare Emma quella mattina, e di portare lei Henry a scuola, quando uscendo sul retro per prendere la macchina si accorse della limousine scura parcheggiata a poca distanza, con dentro l’autista sonnecchiante e Clarke fuori in piedi a passeggiare intento nel discutere al telefono.
“Se l’auto di jones è qui” pensò “le cose sono due, Emma non è rientrata e sta con Killian qui fuori o…. oh!!”
Rientrò in casa salì le scale velocemente, e lentamente tentò di aprire la porta della camera di Emma, ma era chiusa da dentro.. sbirciò dal buco della serratura e non fece in tempo a sogghignare che
-Cara, che stai facendo?-
-oh mamma.. nulla, vado, sono in ritardo..-
-nulla eh.. lasciala stare le parleremo nel pomeriggio o quando scenderanno affamati per la colazione, perché fidati scenderanno-
-oh..tu..cioè..-
-sai quando vedi qualcuno salire dalla tua finestra per entrare in due più in là.. e riconosci che non è un ladro.. e che la macchina scura con cui è uscita e tornata tua figlia sta ancora li fuori…. Beh… sbrigati a tornare che intanto gli preparo una colazione ricostituente.. ed un bel discorsetto sulle buone maniere e sulle precauzioni….non vorrai perdetelo, vero? - disse Cora a Regina ammiccando.
-per nulla al mondo, porto Henry e torno, non li svegliare, aspettami!!!- disse divertita.
 
 
 
Cora si affacciò dalla porta sul retro e fece cenno a Clarke di avvicinarsi.
-signora, io, noi..-
-non serve dire nulla, vi ho preparato la colazione, credo ve la siate meritata- disse porgendo a Clarke un vassoio con del caffè, latte, succo d’arancia, cornetti e dolci.
-grazie infinite signora Mils-
-di niente..-
-Clarke, signora, grazie ancora- disse allontanandosi verso la macchina.
 
 
 
Un’ora dopo la tavola della cucina era imbandita con tutto il necessario per una colazione reale, dai dolci alle frittelle salate, le uova, il caffè, la frutta, nemmeno Regina credeva ad i suoi occhi.
-Mamma, ma aspettiamo i reali di Inghilterra?-
-no, ma è un’occasione molto importante questa, ora se non ti dispiace devo andare  è ora che si sveglino-
Non credendo alle sue orecchie seguì la madre, che bussò prepotentemente alla porta di Emma.
-Tesoro, è tardi, è ora di fare colazione, Henry è già a scuola, farai tardi, Emma?!-
-sii, scendo subito- godendo del trambusto all’interno della stanza e non contenta Cora aggiunse
-ho preparato la colazione anche per il signor Jones, spero che vada bene, non conosco se preferisce la colazione europea alla nostra, ho preparato un po’ di tutto!-
In quel momento nella stanza regnò il silenzio, si sentiva solo la risata di Regina echeggiare dalle scale.
-vi attendo giù in modo presentabile-
Detto questo tornò in cucina e strizzò l’occhio alla figlia
-che altro hai in mente mamma?-
-oh vedrai…-
 
 
 
 
Killian ed Emma, scesero in cucina trovando la tavola imbandita a festa e con Cora e Regina a sorseggiare del caffe con non curanza dei due ragazzi, scesi in punta dei piedi, arruffati, assonnati ed affamati come aveva predetto la signora Mils.
-prego ragazzi, accomodatevi, avrete fame-
-mi sono permessa di portare la colazione anche ad i suoi accompagnatori signor Jones, che credo siano rimasti tutta la notte in macchina qui fuori-
Killian rimase un attimo interdetto, non capiva come dover rispondere, se fosse stata un’allusione od altro , Cora per lui era un’enigma, almeno in quel momento, con 4 ore di sonno da recuperare e una fame da far invidia ad un t-rex.
-grazie mille signora Mils, grazie, io…-
-posso chiamarti Killian? Hai piu o meno l’età di Emma giusto?-
- si signora, esatto, e si, Killian va benissimo-
Emma era scivolata nella sedia accanto a quella tra Regina e Killian, avvolta nella sua felpa preferita come fosse un micino terrorizzato, prese timidamente una briosche, del latte e cioccolato e senza proferir parola, lasciando il disagio al suo capitano, iniziò a mangiare sperando che la bocca piena fosse la scusa giusta per farla ignorare dalla madre adottiva.
Non proseguendo la conversazione Killian chiese di poter prendere un po’ di succo d’arancia, mentre Cora si rivolse alla figlia
-Emma, cara, passato una bella serata?-
-oh.. si, siamo stati in quel ristorante sulla collina…-
-ah si, ho presente quale, molto bello, Regina abbiamo festeggiato li i tuoi 16 anni, vero?-
-si, vero, un posto bellissimo-
-allora Killian- aggiunse Cora –immagino che la vostra stia diventando una relazione seria….-
Emma sbiancò e per poco non si strozzò, Killian restituì lo sguardo glaciale di Cora, poggiò il bicchiere e..
-si signora, per me lo è- disse calmo e senza esitazione.
-quindi, non devo preoccuparmi, non farai soffrire Emma-
-non è mia intenzione signora-
-bene,  ora che ci siamo chiariti, vi lascio rifocillare in tranquillità, siamo tra adulti, quindi mi aspetto che portiate riguardo a questa casa, al bambino che la abita e che non debba farvi discorsi sulla prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili o di gravidanze inattese…-
Emma rimase a bocca aperta, Cora non poteva aver detto quelle cose.. Regina invece rideva divertita da dietro il suo caffè specialmente dopo aver sentito l’affondo di Killian nel bicchiere del succo d’arancia quasi completamente sulla sua camicia..
-vado a cercarti una camicia di mio padre, Jones, sembri un pulcino appena rinvenuto da un naufragio-
Dicendo questo li lasciò da soli a guardarsi negli occhi, ma dopo pochi secondi scoppiarono a ridere entrambi.
 
 
 
 
 
***
 
 
Killian andò via poco dopo, salutò tutti, si scusò ancora per il trambusto, ringraziò per la cortesia e si accordò con Emma per vedersi o sentirsi più tardi.
Appena salì in macchina chiese a Clarke di non dire una parola a riguardo, perché dalla faccia fatta dalla sua guardia del corpo aveva più di una cosa da dirgli, chiese di essere portato alla nave per cambiarsi, per sapere come stava andando il recupero dei resti della gioiello del reame e soprattutto voleva essere presente all’incontro dello zio con le forze dell’ordine per capire come avrebbero voluto procedere con le indagini, ora era chiaro che qualcosa non andava e dovevano indagare.
Fece un respiro profondo, era felice, veramente felice dopo molto tempo passato a vivere senza provare la gioia e la serenità di quella mattina, aveva ancora delle cose da scoprire, doveva capire cosa stava cercando Emma nelle vecchie foto della sua famiglia, perché non gli aveva detto di aver visto la fenice in quelle foto.. Lei ancora non si fidava di lui, era l’unica spiegazione, pensò tirando fuori una foto di Henry dalla tasca dei pantaloni.
L’aveva vista all’ingresso, poco prima di andare via, in un momento di distrazione riuscì a sfilarla dalla cornice e metterla in tasca.
Era curioso di quel bambino, la foto sembrava essere recente, vedeva sempre più la somiglianza con lei, anche il colore degli occhi era lo stesso, ma qualcosa stonava con i pensieri che si era fatto. Neal era castano chiaro, lei  era bionda, Henry aveva i capelli neri, corvini si direbbe, non aveva l’ovale del viso di Emma e nemmeno di Neal..
“forse dovrei piantarla” si disse, in fondo lui amava lei, da sempre, e chiunque fosse stato il padre di quel bimbo era sicuro che sarebbe riuscito a volergli bene come suo.
 
Abbandonò la testa sullo schienale del sedile,  e lasciò la mente sgombra dai pensieri fino all’arrivo al porto.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
Intanto dall’altra parte della città…
 
-ciao Cora bella esattamente come ti ricordavo, tesoro-
-anche tu sei sempre affascinante, con quei capelli corvini e ribelli, allora, a che devo l'onore?-
-facciamo due passi, non è saggio parlare qui, è giunta l'ora-






note dell'autrice: buonasera a tutti.. sono completamente devastata dalla puntata della diretta americana.. comunque, le cose nella nostra storia si complicano, gli intrighi del passato sembrano essere peggio del presente.. ma per fortuna i nostri beniamini al momento sono felici, e si sono ritrovati.
spero di non aver fatto altri errori di pubblicazione (Lady Laraaaaaaaaa dove sei?? help me!!) e sopratutto che vi piaccia anche questo capitolo.. le cose intime mi imbarazzano da matti, pero'.. ci stava.. insomma... :D
vi lascio prima di diventare viola!
a presto
Ethy
   
 
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