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Autore: RodenJaymes    02/05/2016    7 recensioni
Bankotsu e Jakotsu non sono morti sul monte Hakurei e adesso viaggiano con Inuyasha e compagni.
Quanto scompiglio porterà la loro presenza? Quanto cambierà la vita dopo l'unione al gruppo dei due mercenari?
Dal testo:
"« Bel monaco! Sei così grazioso quando usi quel tono burbero! », disse languido Jakotsu portandosi le mani al viso.
Bankotsu sospirò mentre Miroku rabbrividiva impercettibilmente.
« Fratello, per favore... », disse Bankotsu a denti stretti. Poi si volse verso i compagni di Inuyasha; erano tutti pronti a scattare come molle.
« Calmatevi ed abbassate le armi. Non siamo qui per farvi del male. Siamo soltanto... fuggiti. », disse Bankotsu guardando un punto indefinito alle spalle di Kagome e degli altri. "
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bankotsu, Inuyasha, Jakotsu, Kagome, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Patto e scommessa.


Do I attract you?
Do I repulse you with my queasy smile?
Am I too dirty?
Am I too flirty?
Do I like what you like?

I could be wholesome
I could be loathsome
I guess I'm a little bit shy
Why don't you like me?
Why don't you like me without making me try?

I try to be like Grace Kelly
But all her looks were too sad

So I try a little Freddie
I've gone identity mad!

 – Mika, Grace Kelly

 

 

Divini Kami, ma perché mi metto sempre in questi guai?

Sango era partita all'inseguimento e correva, correva con quanto fiato aveva in corpo. Accidenti, quanto era veloce! Stava mettendo a dura prova anche lei!

Maledetta io quando ho detto “ci penso da sola, ce la faccio”, si lamentò mentalmente.

La presenza di Hiraikotsu sulle spalle era notevole, non per il peso in sé ma perché la stava un tantino intralciando nella corsa. Non si aspettava che fosse così veloce, non se lo aspettava proprio quando si era gettata al suo inseguimento, con un solo slancio. Un verso distinto e roco, che conosceva bene, le arrivò alle spalle.

«Kirara!», urlò. La nekomata la affiancò velocemente, con un solo balzo, e Sango le saltò subito in groppa.

Sango sospirò di sollievo mentre Kirara cominciava a correre, con lei a guidarla. Menomale! Era stata fortunata, adesso che Kirara l'aveva raggiunta non c'era più scampo! Era molto più veloce. La ragazza si lasciò andare ad un sorrisetto soddisfatto.

«Ah, mi salvi sempre! Non so cosa farei senza di te!», esclamò dandole una pacca sulla testa. L'animale proruppe nel suo solito verso, aumentando ancor di più l'andamento della sua corsa.

Sango notò velocemente l'oggetto della sua ricerca che si muoveva ancora fra il fitto del bosco, velocemente.

Ci siamo quasi, pensò. Con Kirara era stato facile, facilissimo.

«Fermati!», urlò, ormai arrivata nella radura alquanto familiare. Scese da Kirara con un balzo e atterrò morbidamente sulle punte dei piedi. Cominciò a camminare lentamente ma un'occhiata di fuoco la fece bloccare; Sango deglutì, la mano destra ben stretta sul nastro con cui teneva Hiraikotsu.

Ma perché mi sono offerta? Oh, basta, Sango.

«Lasciami stare, Sango! Ho detto che voglio tornare a casa!»

Kagome era seduta proprio sul bordo del pozzo, una gamba già al suo interno. Si volse verso di lei quel tanto per rivolgerle un'occhiataccia, spostando leggermente il busto. Sango sospirò e fece per avvicinarsi ancora, i palmi delle mani aperti e rivolti verso di lei, l'espressione conciliante. Sembrava si stesse per rapportare con una fiera feroce e selvaggia.

Divina Kagome arrabbiata, giornata funesta e sfortunata**. Sii cauta, Sango, si era raccomandato Miroku, prima di assestarle una pacca sul sedere. Scosse la testa e continuò ad avanzare, non era quello il momento per pensare alle profferte idiote di quel bonzo!

«Kagome, non fare così, avanti. Torna indietro! Vuoi... vuoi davvero dargli una simile soddisfazione?», disse di punto in bianco. Si arrestò a pochi passi da lei ed incrociò le braccia. Fare leva sull'orgoglio di Kagome era da sempre una buona strategia.

«Mi spieghi perché ti stavi avvicinando a me come se fossi un demone?», chiese Kagome di rimando, stringendo gli occhi a due fessure. Si voltò completamente verso di lei, estraendo la gamba dal pozzo, lo zainetto giallo e consumato ai suoi piedi.

Sango rimase interdetta poi prese a grattarsi la testa con un dito, distrattamente.

«Eheheheh, ma che dici, Kagome....», disse ridacchiando nervosamente.

Kagome abbassò il capo ed assunse un'espressione triste. Sango strinse le labbra in costernazione. Lasciò Hiraikotsu vicino Kirara, le si avvicinò e si sedette accanto a lei, sul bordo del pozzo. Le posò una mano sulla spalla, delicatamente, e Kagome si volse verso di lei.

«So che può essere difficile...», cominciò e si trovò quasi a corto di parole. Cosa poteva veramente dirle? Quale conforto da una come lei?

Kagome poggiò la testa sulla spalla di Sango e quest'ultima la sentì sospirare.

«Abbiamo litigato per una sciocchezza, Sango. Io lo so. Non sono una bambina... io sono solo... io sono stanca.», disse e Sango sentì la sua voce pian piano affievolirsi mentre pronunciava le ultime parole.

Si morse un labbro. In fondo poteva capirla, poteva capirla bene, probabilmente si trovava in una situazione peggiore della sua. Miroku aveva la testa a molte donne ma nessuna gli aveva in nessun modo permeato il cuore. Faceva il cascamorto quasi per passatempo, era diventata un'abitudine. Non diceva che non le desse fastidio, le dava molto, molto fastidio. Ma Kagome...
Inuyasha aveva amato Kikyo, l'aveva amata profondamente, lo sapevano tutti. Era stato un sentimento che lo aveva sconvolto e aveva lasciato il segno, perché era l'unico che Inuyasha avesse mai provato; e l'amava ancora, con uno struggimento che a Sango faceva paura. Ma Inuyasha teneva anche a Kagome, lo animava per lei qualcosa di molto simile all'amore; Sango rifletté che era proprio amore.
Lei ne era convinta, lo sapeva, lo vedeva. Nei suoi gesti impacciati e burberi, nel suo modo di porsi. Nel suo modo tanto strano quanto infantile di odiare Bankotsu o, ancor prima, Koga. C'era amore per Kagome. Lei lo sapeva, ma anche Kagome ne era consapevole ed il problema era proprio quello.

«Sango, come posso... come posso fare? Dovevo essere proprio io?»

La voce vuota e spenta con cui Kagome pronunciò quelle parole le lasciò un profondo senso di tristezza e le fece quasi terrore.

«Kagome, sai che se io fossi in te...», cominciò, stava per pronunciare quella solita frase che Kagome adorava. La faceva ridere, le sollevava il morale. Ma forse, quella volta, non avrebbe funzionato.

«...gli avresti già spezzato l'osso del collo? Già. A volte non so quale dio mi trattenga. Quantomeno, posso sempre mandarlo a cuccia.», disse semplicemente, ancora quella voce vuota.
Sango rabbrividì ma non disse nulla. Una rabbia cieca cominciò ad aggredirla, la solita quando si affrontava quel discorso, quando vedeva la sua amica in quello stato.

«Lei è viva, me lo sento. E lui continuerà a cercarla. Sono stanca, profondamente stanca. Perché lui non può, Sango... lui non può...»

Vide Kagome alzarsi e stringere i pugni. Le dava le spalle, tremava leggermente, ma sapeva che non stava piangendo. Non se lo era mai permessa, non lo aveva mai fatto. Capiva quello che voleva dire, lo aveva sempre detto.

«....lui non può essere geloso, non ne ha il diritto.», completò Sango con tono duro e tagliente.

Sì, Kagome aveva ragione.
In tutto quel tempo, sia lei che Miroku, avevano tentato di fare da pacieri, di mettere una buona parola, di aiutarli ad esternare quello che era chiaro a tutti ma che loro non volevano affrontare. Non era mai riuscita a nascondere moltissimo il suo disappunto nei confronti del comportamento di Inuyasha, ma Sango ci provava sempre, voleva davvero che le cose si risolvessero, ci teneva; ma davanti ad una Kagome ridotta in quel modo non poteva far altro che arrabbiarsi e mandare tutti i buoni propositi a farsi benedire.
Perché, sì, era più forte di lei.
Sango raggiunse Kagome, le si parò davanti, le posizionò le mani sulle spalle e la scrollò con delicatezza.

«Basta, Kagome.», disse risoluta, guardandola fisso negli occhi.

Kagome sbatté più volte le palpebre e poi scoppiò a ridere davanti la reazione di Sango. Quest'ultima inarcò le sopracciglia, confusa.

«Certo, basta, basta. Come sempre, Sango. É il solito quarto d'ora che mi prende ogni tanto. Sto bene, ti pare!», esclamò lei. «Non gli permetto certo di prendersi più di un quarto d'ora. Se lo scorda!»

Sango sospirò di rassegnazione. Ogni volta Kagome si concedeva un tempo stabilito per la tristezza per poi tornare perfettamente in sé, giusto quando lei provava a riscuoterla, pur sapendo che proprio Kagome non ne aveva bisogno.
Kagome aveva una forza, una costanza, una determinazione, che lei avrebbe faticato a trovare in quella situazione. Aveva un caratterino parecchio complicato ed esuberante; la situazione con Kikyo non le andava a genio per niente, ci stava male, si arrabbiava, eppure si ostinava lì, perché doveva portare a termine la missione, perché aveva rotto lei la Sfera. Ma, Sango lo sapeva, era anche per Inuyasha. Lei aveva promesso ad Inuyasha che sarebbe rimasta.

Io mantengo le promesse, Sango, diceva.

Era la persona più caparbia, testarda, assurda che avesse mai conosciuto. E anche per quello le voleva così bene.

«Ah, Kagome, sei sempre la solita! Ogni tanto piangere ti farebbe bene.», le disse portandosi una mano alla tempia. Certo che quella cosa detta proprio da lei suonava così... strana. Eppure, credeva davvero che se Kagome si fosse sfogata con le lacrime, sarebbe stata sicuramente molto meglio.

Kagome sbuffò ed incrociò le braccia. Recuperò lo zainetto consunto e se lo caricò in spalla con fin troppa enfasi.

«Io non ho proprio bisogno di piangere, sarebbe una perdita di tempo! Ed io, Sango, non ho proprio tempo da perdere.», disse e Sango giurò che quello fosse un tono noncurante.

Kami, ma dove trova tutta questa determinazione? Non la vedremo per molto tempo...

Mentre pensava ciò, con angoscia al pensiero di non essere riuscita nel suo intento, vide Kagome dirigersi verso Kirara, allontanandosi progressivamente dal pozzo.

«Ka-chan, dove stai andando?», disse stupita, usando quel vezzeggiativo volutamente. L'avrebbe fatta ammattire, prima o poi.
Kagome si volse verso di lei, una mano già sulla collottola di Kirara, e le mostrò il suo sorriso migliore.

«Torniamo al villaggio, Sango-chan, mi sembra ovvio. Insomma, voglio davvero dargli questa soddisfazione?», disse lei facendole il verso, con un'aria serafica che Sango riconobbe. Era di nuovo Kagome e, adesso, Sango aveva paura. Però sorrise, non potendone fare a meno.

«Kagome, cosa hai intenzione di fare? Inuyasha è totalmente...», cominciò scuotendo la testa mentre continuava a sorridere.

Kagome si posizionò su Kirara e sbuffò.

«Andiamo o no?»

* * *
Sto tornando. Lo sto facendo sul serio. Sono sicura? Lo sono... no. Sì. Lo sono, sto bene. Va tutto bene.

Era la prima volta che Kagome ritornava veramente sui suoi passi, rimangiandosi il suo canonico “me ne torno a casa!”. Non sapeva realmente cosa aspettarsi.
Miroku tentava di mandare Sango a convincerla ogni santa volta; scambiavano qualche parola, si concedeva “il tempo della tristezza”, come lo aveva denominato, poi tornava furiosa ed attraversava il pozzo, non facendosi vedere per giorni.

E poi... Inuyasha torna a prendermi.

Era vero. Inuyasha tornava sempre a prenderla, se si tratteneva più di quanto lui giudicasse opportuno. Sango le diceva sempre che stava lì, a fissare il pozzo come un idiota, e poi si decideva ad attraversarlo soltanto quando il suo animo era tormentato abbastanza.
Kagome sospirò e strinse delicatamente il pelo di Kirara fra i pugni già chiusi. Chissà se quella volta sarebbe tornato a prenderla ancora, accampando delle scuse, dicendo come al solito “dannata, è tardi! Quanto pensavi ancora di restare?”
Era una consuetudine o qualcosa di voluto?
No, lei lo sapeva, anche se lui non lo diceva apertamente. Inuyasha voleva vederla, era interessato a lei, alla sua salute, alla sua incolumità. E alle sue relazioni.
La solita espressione stizzita fece capolino sul suo viso e lì rimase. Odiava questa cosa, la odiava da morire. Sarebbe stato più facile per lei sapere che Inuyasha la disprezzava, che non provava niente per lei, che erano a malapena amici, che era soltanto Kikyo ad accendergli il cuore.
Ma il fatto che fosse interessato anche a lei... era una tortura. Quello stupido anche che non si trasformava mai in soltanto... la infastidiva oltremodo.
Beh, non poteva far niente più di quello che stava già facendo.
Sarebbe rimasta, era una promessa che aveva fatto ad Inuyasha; soprattutto per il ruolo che ricopriva. Era una miko, la Sfera era nel suo corpo, lei l'aveva rotta. Suo il danno, suo il riparo. La missione andava portata a termine, non sarebbe scappata per problemi cuore... beh, non permanentemente almeno.
Il villaggio di Kaede tornò ad occupare l'intera visuale e Kagome respirò profondamente. Doveva sforzarsi di comportarsi normalmente, come se non fosse successo nulla. Ne era capace? Ovviamente no, però avrebbe provato. Non sarebbe più tornata indietro per colpa di Inuyasha. C'erano anche gli altri, poteva benissimo restare per loro.

«Ehi, tu! Stavi scappando, per caso?»

Bankotsu affiancò Kirara senza difficoltà, cominciando a camminare con loro. Kagome notò con piacere che portava già Banryu sulla spalla con disinvoltura e ne fu contenta. Sango si lasciò scappare una risatina e Kagome le diede una leggera botta sulla schiena.

«Scappare? Io? Hai sbagliato persona, mercenario!», disse Kagome incrociando le braccia.

Bankotsu rise ed inarcò le sopracciglia, sempre quasi colto di sorpresa dal temperamento di Kagome.

«Devi sapere che ogni tanto a Kagome tocca... tornare indietro.», disse Sango e sia Bankotsu che Kagome notarono la risata che la sterminatrice aveva represso a stento.

Kagome strinse le labbra e diede un'altra botta a Sango, senza farsi vedere. Bankotsu corrugò le sopracciglia.

«Tornare dove?», chiese curioso, la treccia di capelli corvini che ondeggiava al passo.

«Nel mondo del futuro.», rispose lei, semplicemente, con un sorriso tirato.

Bankotsu si illuminò e batté un pugno sul palmo dell'altra mano, estasiato.

«Ecco da dove vengono quelle strane cose che ti porti sempre dietro!»

Non appena giunsero davanti la capanna di Kaede, gli occhi di Inuyasha si posarono sul viso di Kagome. Aveva sicuramente sentito il suo odore molto prima che arrivasse ma non si era mosso di lì. Meglio così. Vide stupore nell'espressione di Inuyasha, non si aspettava che tornasse.

«Divina Kagome?»

Miroku aveva la stessa espressione stupita di Inuyasha, se non peggio. Poi sorrise a Sango, contento che per una volta il suo piano avesse funzionato. Sango, a sua volta, ricambiò con un'occhiata che esprimeva disappunto.

«Ho cambiato idea.», disse semplicemente Kagome smontando da Kirara. E nessuno ebbe l'ardire di chiedere nulla, nessuna spiegazione.

Jakotsu si limitò a sbuffare, sollevando gli occhi dalle carte che aveva in mano e sillabando un «Che fortuna!» privo di entusiasmo.

«Inuyasha.», chiamò Kagome mentre rovistava nello zaino giallo, senza guardarlo negli occhi.

Il mezzo demone si stupì di essere chiamato per nome, con un tono tanto neutro poi. Che ne era stato di quella furia che si era precipitata verso il pozzo?

«Mmh?», disse semplicemente, senza alzarsi, seduto a gambe incrociate proprio davanti la capanna.

«Andiamo. É ora di ripartire.»

* * *
«Possiamo benissimo accamparci qui.», disse Inuyasha con tono perentorio, portandosi le mani sui fianchi. Guardò i suoi compagni, aspettando di vederli annuire o dissentire.

Dopo che Kagome aveva suggerito di riprendere il cammino, tutti si erano trovati molto d'accordo, Inuyasha e Bankotsu particolarmente. Appena due giorni di viaggio ed erano appena giunti in una radura spaziosa, circondata da grandi alberi secolari. Poco lontano si sentiva l'incessante scorrere di un ruscello di montagna. Il tramonto era ormai passato da un pezzo ed avevano bisogno di fermarsi. Non vi erano villaggi nelle vicinanze, così accamparsi lì era l'unica soluzione che si presentava per loro.

«Se ci spostiamo leggermente più a nord, si tratta di mezz'ora di cammino, incontreremo un luogo più accogliente, con delle sorgenti d'acqua calda.»

Inuyasha si voltò verso Bankotsu, era stato lui a parlare. Aggrottò le sopracciglia ed incrociò le braccia; cominciava a pentirsi di quella decisione, di aver accettato quei due. Bankotsu era fin troppo zelante. Sperava per caso di poterlo scavalcare?

«Io penso sia una buona idea. Le sorgenti sono vicine, no? Un'altra mezz'ora di cammino non vedo che cosa possa farci.», azzardò Kagome.

Un bagno in una di quelle belle sorgenti, ci voleva proprio.
Bankotsu aveva proprio avuto una buona idea, sperava che anche gli altri fossero d'accordo. Inuyasha le rivolse un'occhiataccia e lei la ignorò.

Sono calma, calmissima.

Da quella seria chiacchierata lei e Bankotsu avevano instaurato un rapporto quasi vicino all'amicizia, così come il mercenario ed il fratello avevano più o meno provato a fare con il resto del gruppo, con buoni risultati.
Bankotsu aveva delle idee interessanti che spesso erano accolte dagli altri con approvazione. Questa cosa indispettiva Inuyasha non poco e lei aveva deciso di godersi lo spettacolo, semplicemente. Ogni tanto si divertiva a vederlo imbronciato per così poco, al pari di quando Shippo gli soffiava sotto il naso il suo cibo ninja preferito. Inuyasha probabilmente non vedeva di buon occhio quel rapporto instaurato con Bankotsu, Sango aveva ragione; era un po' più freddo con lei, le lanciava occhiate intense, faceva degli strani commenti ed era quasi sempre imbronciato. Anche se la sera, quando lo vedeva ritirarsi sul ramo dell'albero più alto, sapeva che i suoi pensieri non erano più dedicati a lei. Si rabbuiò per un minuto, chinando leggermente il capo.

«Non farebbe per niente male un bel bagno caldo», commentò Sango portandosi l'indice alle labbra, con fare pensieroso.

Quella frase riscosse Kagome ed incontrò immediatamente il consenso di Miroku, che annuì contento, mostrando il suo giudizio positivo nei confronti dell'iniziativa di Bankotsu. Pregustava già il momento in cui avrebbe potuto spiare le ragazze troppo occupate a detergere i loro corpi...

«Tsk. Fate un po' come vi pare», esordì il mezzo demone stizzito, riprendendo a camminare.

Ecco, i suoi compagni di viaggio avevano di nuovo accettato la proposta di quel Bankotsu. Che seccatura! Sembrava che ogni volta gli voltassero le spalle di proposito e anche Kagome, poi... quei due erano entrati troppo in confidenza in quelle giornate, era arrivata addirittura ad offrire ancora al mercenario e al suo compagno quelle patate secche delle quali lui era ghiotto! 
Era cominciato tutto quel giorno, li aveva visti parlare, dopo che Kagome aveva tirato con l'arco. Era riuscito a sentire sommariamente quello che si erano detti e il fatto che Kagome fosse qualcosa che si può avvicinare alla definizione di “gentile” con quel tipo, lo mandava non poco in bestia.
E poi era ritornata... pensava quasi fosse tornata per lui... e se invece fosse tornata per quel tizio? Strinse i pugni e trattenne a stento uno sbuffo, mentre una sensazione sgradevole si faceva sentire alla bocca dello stomaco.

«Inuyasha, avanti! Non imbronciarti, potremo fare il bagno insieme!», esordì Jakotsu affiancando Inuyasha, l'aria sognante e le mani intrecciate dietro la schiena.

Inuyasha fu percorso da un brivido freddo e rivolse a Jakotsu un'occhiata assassina, allontanandosi sistematicamente.

«Ti ho già detto di finirla con queste tue chiacchiere, dannato pervertito!», esordì infuriato.

Le profferte lascive di quello strano individuo cominciavano ad indispettirlo sempre di più. E sì, a tratti lo inquietavano anche.
I suoi compagni, leggermente più indietro rispetto ai due, cominciarono a ridere mentre Jakotsu lo guardava ad occhi sgranati. Kagome rise di gusto, non potendone farne a meno, di nuovo sollevata. Da quando i due mercenari si erano uniti al gruppo, quei teatrini erano all'ordine del giorno. Nonostante lei non avesse un buonissimo rapporto con Jakotsu – diciamo che urtava bastantemente i suoi nervi – grazie a lui aveva riso a crepapelle per giorni. Ed era riuscita ad accantonare, tranne per alcuni lunghi momenti, quella malinconia che ogni tanto la pizzicava ricordandole che sarebbe sempre rimasta una seconda scelta.

«Oh, beh, pazienza. C'è sempre quel bel monaco», disse Jakotsu, per niente turbato dalla reazione di Inuyasha. Si arrestò di colpo e si voltò indietro, verso i suoi compagni. Guardò Miroku e gli dedicò un occhiolino.

Miroku smise immediatamente di ridere e si bloccò di colpo, un brivido freddo che gli attraversava lentamente la spina dorsale lo fece scuotere. Gli altri, invece, continuarono a ridere ed Inuyasha, finalmente, si lasciò andare ad un sorrisetto compiaciuto.

«Fhé!», commentò semplicemente il mezzo demone mentre, indifferente, continuava a camminare ora con le braccia dietro la nuca.

« Grandi conquiste, Miroku! », esclamò Sango mentre in allegria si dirigevano verso le sorgenti.

* * *
«Come sarebbe a dire che non posso rimanere?»
Il viso di Jakotsu si crucciò profondamente e strinse le braccia al petto. Miroku si grattò la testa e sorrise, desolato. Si chiese perché toccava sempre a lui sbrigare quelle situazioni così imbarazzanti.

«Non siamo propriamente a nostro agio a spogliarci...», cercò di spiegare mentre gesticolava in difficoltà.
Jakotsu sbuffò sonoramente e il suo sguardo passò da Miroku davanti a lui ad Inuyasha, seduto su un masso poco distante. In fine, si voltò verso il fratello, già a mollo nell'acqua calda. Quel volpino che nuotava beato, poco distante da lui.

«Fratello! Di' qualcosa!», disse esasperato, appellandosi a Bankotsu.

Quello si scostò leggermente i capelli dal viso e sollevò le braccia gocciolanti, in segno di resa.

«Non posso convincerli, fratello.», disse.

Jakotsu sbuffò ancora, profondamente infastidito. Oh, ma che crudeltà! Voleva soltanto fare un bel bagno con Inuyasha! Magari si sarebbe lasciato anche un po' andare, l'acqua calda, la luna, l'atmosfera tranquilla... e invece niente! Piani completamente rovinati.

«Non... non crucciarti... puoi andare a fare il bagno con le ragazze.», azzardò Miroku e solo i Kami sapevano quanto potesse invidiarlo e quanto gli costasse quella proposta. Vide Jakotsu inorridire e cercare di attirare l'attenzione di Inuyasha.

«Inuyasha, ma sei proprio sicuro di non voler fare il bagno insieme?», chiese Jakotsu sconsolato.

Il mezzo demone rimase per un attimo interdetto poi si volse dall'altro lato, con l'intero corpo.

«Tsk. Non ci penso neanche!»

Jakotsu si avvicinò a Miroku, che rimase immobile e imprecò mentalmente. Posizionò una mano sotto il suo mento ed avvicinò i loro visi. Miroku mantenne il sorriso desolato, mentre rimaneva spiazzato.

«Bel monaco, non mi arrendo. Prima o poi avrò quel che voglio.», disse a pochi passi dalle sue labbra e poi lo lasciò andare.

Detto ciò, il mercenario recuperò la sua spada e fra lo stizzito e l'affranto fece per raggiungere le ragazze, poste poco distanti da quel luogo, in un'altra sorgente. Quando Bankotsu vide il fratello con l'arma in spalla, si sollevò di scatto dall'acqua.

«Fratello, non serve che porti con te la spada!»

Jakotsu continuò a camminare, senza voltarsi.

«Invece mi servirà!», urlò.

Quelle donne mi daranno noia, lo so.

Si inoltrò nel breve tragitto ricco di fogliame che portava alla sorgente delle ragazze e non smise un attimo di sbuffare. Era così triste. Non capiva perché Inuyasha fosse così freddo con lui. Era sempre così burbero!
Che il mezzo demone avesse un cuore tutto da sciogliere Jakotsu lo aveva ben capito, ma perché non poteva essere proprio lui a scioglierlo?
Sapeva che in parte era tutta colpa di quella peste con le frecce che si ostinava a stare sempre in mezzo ai piedi. E sapeva che dipendeva pure da quella sacerdotessa che lo aveva quasi ucciso con una freccia sacra; sì, aveva ascoltato abbastanza discorsi fra il monaco e la sterminatrice per esserne sicuro.

Forse è per questo che quella ragazzina è così isterica, ipotizzò pensieroso mentre continuava la sua marcia silenziosa.

Beh, effettivamente pensò che non sarebbe piaciuto neanche a lui dividere il cuore di Inuyasha con qualcuno. Già faceva tutta quella fatica per conquistarlo.
Si portò un dito alle labbra, meditabondo, mentre guardava la distesa di stelle proprio sopra la sua testa.

Oh, Inuyasha, ma perché non ti piaccio?, pensò tristemente e sbuffò per l'ennesima volta. É così ostinato.

Doveva somigliare a quelle due femmine per interessargli? Sciocchezze, lui andava benissimo così! Non voleva per nulla arrendersi, non avrebbe lasciato Inuyasha a nessuno. Perso com'era nelle sue elucubrazioni, non si accorse di essere arrivato alla sorgente dove si trovavano quelle due. Decise di rimanere ad osservarle per un po', studiandole da dietro dei cespugli poco distanti.

* * *
«Hai visto, Sango? Ti sta benissimo!», disse Kagome soddisfatta, ammirando l'amica.
La sterminatrice se ne stava lì, ritta in piedi, con indosso il costume di sua madre, intero e nero, monocolore.
Era molto bella, Kagome si chiedeva spesso come si sarebbe trovata a vivere nella sua epoca. Con quel fisico avrebbe potuto indossare dei vestiti fantastici!

«Kagome, non so... mi sento un tantino esposta... voi andate in giro così, da quelle parti?», chiese la ragazza, in imbarazzo.

Kagome rise mentre guardava l'amica così in difficoltà, non faceva che lanciare occhiate perplesse prima al suo costume e poi al proprio.
Quella Sango era così lontana dalla sterminatrice di demoni che Miroku ammirava sul campo di battaglia!

«Solo in spiaggia... o comunque, in prossimità di luoghi in cui poter fare un bagno anche in presenza d'altra gente!», disse sorridendole dolcemente. «É necessario, Sango. Se Miroku oserà venire qui, ci troverà vestite... okay, non proprio vestite... coperte.»

«Potrei comunque prenderlo a schiaffi.», disse Sango storcendo il naso ed entrando lentamente in acqua. Un sospriro soddisfatto le uscì dalle labbra.

Kagome rise allegra, seguendo l'amica ed entrando in acqua. Si beò di quella sensazione calda ed intensa che le arrossò le guance immediatamente. Rimasero alcuni minuti in silenzio, godendosi il tepore, soltanto il rumore del vento che increspava l'acqua.

«Sicura che per tua madre non sia un problema?», chiese ancora Sango mentre affondava ancor di più nell'acqua calda.

«No, Sango. Mi duole ripetertelo, ma il mio ti starebbe stretto dal seno.», disse Kagome con un sospiro, segno che quella mancanza nel proprio corpo non le andasse molto a genio.

Sango affondò nell'acqua fino alla bocca, vergognosa, e Kagome rise di nuovo. Ad un tratto la sua attenzione venne attirata da qualcosa. Un frammento della Sfera proprio...

«Jakotsu! Che fai qui?», disse rivolta apparentemente al nulla.
Sango sobbalzò, colta di sorpresa.

Le due videro uscire dai cespugli Jakotsu con l'espressione più affranta ed annoiata che avesse mai sfoderato. Conficcò la spada nel terreno e si gettò seduto accanto a quella.

«Me ne dimentico sempre.», disse indicando Kagome blandamente, parlando probabilmente della sua abilità di individuare i frammenti. «Comunque, non sono qui per mia scelta. Mi hanno cacciato!», disse con uno strillo strozzato ed accompagnato da un sincero disappunto.

«Ti hanno cacciato?», chiese Sango, scettica, nascosta dietro Kagome.

«Quel monaco! Ha detto che non erano a proprio agio...»

«Da quando Miroku è così pudico?», disse Sango, calcando volutamente sull'ultima parola e suscitando la risata di Kagome.

Jakotsu si gettò disteso con fare teatrale e un verso graffiante gli uscì dalla gola.

«Inuyasha non vuole mostrarsi. Che sia perché vuole preservami la visione del suo corpo in un momento solitario?», cominciò a riflettere il mercenario con il viso perso sulla distesa di stelle.

Sango e Kagome si lanciarono un'occhiata perplessa e trattennero a stento una risata. Kagome uscì dall'acqua, recuperò un asciugamano e dopo averlo steso in terra, si sedette proprio accanto a Jakotsu. Lui si sollevò di scatto ed i due si osservarono in cagnesco per qualche minuto.

«Di' un po'... ti ha mai sfiorato l'idea che forse Inuyasha non sia interessato?», azzardò Kagome, lo sguardo adesso fisso sulla sorgente d'acqua.

Jakotsu incrociò le braccia al petto, strinse le labbra in un sorrisetto e le si avvicinò pericolosamente. Kagome si voltò di scatto e se lo trovò a pochi centimetri dal viso.

«E tu, di' un po'... hai mai pensato che forse non sia poi così interessato neanche a te?», disse con tono dolce, melenso, e al contempo crudele.

Kagome sospirò ma non s'intristì minimamente. Insomma, non ne aveva motivo. Sapeva che Inuyasha era interessato a lei, sicuramente più di quanto fosse interessato a Jakotsu! Ma anche meno di quanto fosse interessato a Kikyo....

Inuyasha, ma perché non ti piaccio abbastanza?

Non era Kikyo, non lo sarebbe diventata per piacergli di più. Lei era diversa e così doveva rimanere. Non avrebbe più desiderato di essere qualcun altro solo per un ragazzo.

«Voi due siete di una crudeltà reciproca spiazzante...», commentò Sango mentre si detergeva le braccia, delicatamente.

Sperò ardentemente che il discorso non si trasportasse su di lei perché si sarebbe immersa in acqua a vita. Miroku era un capitolo che non doveva essere aperto perché le portava troppo scompiglio in testa e lei aveva sicuramente altro a cui pensare. Cosa poteva pretendere da lui? Probabilmente, se fosse stata un po' come quelle principesse dei villaggi, così delicata, così femminile, forse gli sarebbe piaciuta di più e non avrebbe mai chiesto ad altre donne il permesso di ingravidarle.

Ma perché io a Miroku non piaccio mai troppo?, pensò mentre tratteneva il respiro ed affondava in acqua interamente.
Meglio evitare.

Kagome e Jakotsu risero e poi tornarono a guardarsi storto, come se si fossero improvvisamente ricordati che non avevano il permesso di ridere insieme.

«Oh, io so che Inuyasha è interessato a me, però non totalmente. A lui piace Kikyo.», disse Kagome distrattamente, guardando Jakotsu di traverso. E sì, si ostinava a trattare Kikyo come una persona viva perché per lei lo era ancora, e non era l'unica ad esserne convinta.
Comunque, non sapeva perché lo stesse facendo, ma quei discorsi la facevano sentire nel presente, in qualche modo, e così non le pesavano più di tanto. Cinquecento anni più, cinquecento anni meno, i problemi con i ragazzi non avevano epoca. Jakotsu annuì tristemente e fece spallucce.

«Quel ragazzo è così strano.», disse Jakotsu, quasi più rivolto a se stesso che non a Kagome.

«Un idiota, ecco cosa è! Sono tutti così!», proruppe Sango mentre respirava affannosamente per via della precedente immersione.

Kagome e Jakotsu si trovarono a ridere ancora insieme e questa volta non si fermarono. Kagome gli rivolse un sorriso e volse leggermente il busto verso di lui, guardandolo fisso.

«Sai cosa mi ha sempre affascinato di te, Jakotsu? Certo, togliendo il fatto che sei un grandissimo rompiscatole...», cominciò Kagome.

«Di me? Dimmi, donna, ti ascolto!», disse lui, portandosi un dito al mento, curioso.

Parlare con quelle donne non era così male come pensava, forse le aveva un tantino sottovalutate. Quella ragazzina non era poi così isterica, avrebbe potuto evitare di volerla morta, se non fosse stato per Inuyasha. Kagome rise fino alle lacrime, sotto gli occhi sbalorditi dei due compagni, probabilmente già gustando ciò che stava per dire.

«Mi piaceva molto quella tua strana ambivalenza: amavi Inuyasha ma al contempo volevi squartarlo e tenerti le sue orecchie. Questa cosa ci accomuna. Tanto inquietante quanto interessante.», disse continuando a ridere. Quella cosa di Jakotsu l'aveva sempre divertita moltissimo e non poteva fare a meno di immedesimarsi. Quella relazione di amore – odio con Inuyasha, per via del suo comportamento a tratti irrecuperabile, faceva sì che a volte anche lei desiderasse picchiarlo, pur volendogli bene. E si ripeteva sempre che le orecchie sarebbero state l'unica cosa che avrebbe tenuto di lui.
Certo, le intenzioni di Jakotsu, a quei tempi, erano totalmente diverse... ma non poteva far a meno di sentirsi vicina a quella strana dualità.
Jakotsu rise e si grattò la testa, fingendosi in imbarazzo.

«Beh, ma chi non farebbe passi falsi per quelle orecchie? Così... soffici...»

«...graziose...», continuò Kagome con aria sognante.

«Carinissime! Lo sono veramente!», disse Jakotsu giungendo le mani e guardando Kagome con aria languida.

«Oh, sì che lo sono!», disse Kagome di rimando lasciandosi sfuggire una strana risatina.

Sango guardava la scena con un sopracciglio inarcato. Non poteva credere a ciò che i suoi occhi stavano mettendo a fuoco: quei due in tregua a parlare di Inuyasha. Jakotsu e Kagome risero insieme. Tornarono poi seri per un attimo, si fissarono straniti e poi scoppiarono nuovamente a ridere, sotto lo sguardo allibito di Sango.

«Senti, io non ho intenzione di rinunciare ad Inuyasha.», disse ad un tratto Jakotsu indicandosi, serio.

Kagome annuì e fece spallucce. Insomma, che voleva da lei?

«Per cui...», disse, invitandolo a continuare con un gesto della mano. Sango li guardava sempre più curiosa e si avvicinò, incurante di essere fuori dall'acqua fino al busto.

Jakotsu proruppe in una risatina e si sciolse i capelli con un fulmineo gesto della mano.

«Non c'è nessun “per cui”. Facciamo una scommessa, donna. Io e te.», disse perentorio, mentre si passava una mano fra i capelli corvini, per ravvivarli. Kagome trasalì e così anche Sango. La faccenda cominciava a farsi scottante.

«Che tipo di scommessa, Jakotsu?», chiese Kagome curiosa, con un sorriso di sfida, a pochi centimetri dal suo viso. Jakotsu non si spostò né inorridì, ma mantenne il contatto visivo e la vicinanza.

«É così semplice! Vediamo chi dei due la spunterà nella conquista di Inuyasha.», disse Jakotsu con aria mortalmente seria. Gli sembrava una proposta valida, un buon modo per essere corretti, almeno in questa nuova e strana esistenza. Kagome sorrise ma non guardò Jakotsu in viso quando rispose.

«É una battaglia persa. Per te in principio... per me, quasi prima del traguardo!», rispose semplicemente.

Jakotsu la osservò e sapeva bene che per sé aveva ragione. Anche se lui era perdutamente innamorato di Inuyasha e non voleva darsi per vinto, capiva che comunque non avrebbe avuto molte possibilità. Anche se non lo dava a vedere, la cosa lo faceva un po' soffrire e cercava di non farsi abbattere perorando la sua causa. Quella ragazzina, invece, ne aveva moltissime ma erano rese vane dal ricordo – o dalla presenza – dell'altra sacerdotessa. Arrivò alla conclusione che era quella sacerdotessa, quella Kikyo, l'obiettivo comune.

«Facciamo una tregua. Potrei supportarti nella faccenda di Kikyo... ma la guerra fra me e te è sempre aperta.», snocciolò senza guardare Kagome in viso. Sango scoppiò in una risata squillante mentre Kagome sgranava gli occhi per la sorpresa.

«É così strano... ma accetto. Vorrei proprio capire cosa intendi per supporto...», disse e quasi realizzò che forse non voleva saperlo.
Jakotsu sorrise sibillino e le tese una mano che Kagome prontamente strinse.

«E comunque... anche se tu sei donna... io ho qualcosa che ad Inuyasha potrebbe piacere...», esordì Jakotsu cominciando a spogliarsi.
Kagome e Sango si guardarono per un minuto, poi si volsero nuovamente verso Jakotsu, con fare eloquente, per spingerlo a proseguire.

«Beh, anche io sono morto!», disse tutto d'un fiato, serissimo, portandosi le mani ai fianchi.
Kagome scoppiò a ridere cominciando nuovamente a lacrimare, senza ritegno, mentre Sango si portava una mano alla tempia, esasperata.

«Ka-chan, dai... che pessimo gusto... è una battutaccia terribile...», disse cercando di riportarla in sé.

Sango osservò bonariamente Kagome mentre cercava di calmarsi e si asciugava le lacrime con il dorso della mano. Effettivamente, preferiva vederla piangere in quel modo che non in un altro.

 

Note:
**Miroku è famoso per l'invenzione del “non disturbare l'Inuyasha che dorme”, quindi ho pensato di attribuirgli anche questo. ^^'

 

Angolo autrice.
Questa non è una one-shot, è un papiro. Ne sono consapevole ma non ne ho potuto fare a meno. Anzi, è stato anche tagliato... Venia e perdono...
É stranissimo questo scritto, ha una vena buffa e l'ho trovato leggero. Ma per adesso era questo il programma...
Ho cominciato con un bel Sango - Kagome... amo la loro amicizia!

E poi, ci sono cascata nuovamente e questa volta parallelismo a tre, Kagome/Jakotsu/Sango, giusto per non farci mancare niente.
La canzone lì su non è un capriccio... cioè, per me ha un senso compiuto... quel “perché non ti piaccio?”
Grace Kelly” rappresenta per Kagome Kikyo (i suoi sorrisi tristi per sempre la ricordano anche a me), per Jakotsu le donne in sé, per Sango le principesse dei vari villaggi, o, in sé, la donna più femminile di quanto lei non sia. Qualcuno che volevano imitare capendo poi che non ne valeva proprio la pena!
Il mio cervello partorisce collegamenti strani, ne sono consapevole.
Spendo due parole su Jakotsu: per me è sul serio innamorato di Inuyasha, è un emblema d'amore non corrisposto. :( 
Ma non si perde d'animo, anzi si offre di “aiutare” Kagome... che aiuto poi... non si può capire.
Inuyasha... vi giuro che si farà sentire, per adesso lo sto emotivamente strapazzando.
Beh, grazie alle persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, alle preferite e grazie alle persone che recensiscono e mi danno dei consigli. Vi leggo sempre molto volentieri, per me è un piacere. ^^
A presto!

RodenJaymes. 

  
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