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Autore: mamma Kellina    08/04/2009    5 recensioni
Dedicato a chi ama le storie un po' retrò, è un romanzo d'amore ambientato tra la Napoli e l'Inghilterra di fine ottocento. Chi vorrà leggerlo, farà un tuffo in un passato che ho cercato di ricostruire con accuratezza, ma nelle tormentate vicende di lord Christopher Riddell e della giovane Maria de Oliveira, benché condizionate dalla mentalità e dalle consuetudini dell'epoca, troverà sviscerati temi sempre attuali quali la difficoltà di esprimere i propri sentimenti o, più semplicemente, la paura d'amare. Non mancheranno i colpi di scena ed i momenti di intensa commozione in un racconto che spero potrà avvincere ed interessare i lettori.
Poiché sono una esordiente su questo sito, aspetterò con ansia e gratitudine i vostri pareri.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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L’incontro con il prete era avvenuto nel mese di luglio e per tutto il resto di un’estate vissuta molto intensamente era riuscito a non pensare più  a Maria de Oliveira.

Il mese di ottobre cominciava già a rinfrescare l’aria quando, tornando da un piacevole pomeriggio trascorso al ricevimento del sabato di Dafne Rosati Zanetta,  udì il suono del pianoforte che ormai taceva da tanti mesi.

- È la signorina de Oliveira – gli spiegò Anthony prendendogli il bastone ed il cappello.

- Quand’è venuta? – gli chiese quasi infastidito.

- Nella tarda mattinata ed è da allora che sta suonando. Mi era parso di capire che aveva il vostro permesso, signore, per questo l’ho fatta accomodare – aggiunse il maggiordomo ricordandogli la promessa fatta alla giovane.

- Sì, certo, avete fatto bene. Andate pure ora.

Dopo averlo congedato, Christopher si passò una mano tra i capelli, gesto che faceva spesso quando si sentiva perplesso come in quel momento. Non desiderava rivedere Maria ma a quel punto l’unica soluzione sarebbe stata uscire di nuovo ed aspettare che lei se ne fosse andata però non sarebbe stato un sistema efficace per evitare ulteriori visite. Era meglio affrontarla subito con la maggiore freddezza che poteva riuscire a trovare per farle capire quanto fosse meglio per lei non tornare più.

Tutti i suoi propositi però sparirono nel vederla china sul pianoforte con il viso assorto ed ancora più bello di quanto non lo ricordasse. Non era più vestita di abiti eleganti, né aveva l’aspetto gaio di quando l’aveva conosciuta ma era diventata più donna e come tale più pericolosamente attraente.

Solo quando la melodia terminò Maria si accorse della sua presenza. Arrossì un poco e lo salutò, senza alzarsi dal pianoforte.

- Come vedete,  vi ho preso in parola e sono venuta a suonare un po’ il mio vecchio piano. Perdonatemi se ho invaso casa vostra, ma fare musica è la sola cosa che riesce a calmarmi nei momenti peggiori - aggiunse.

Aveva parlato con una voce dolcissima in cui era viva una nota di profonda mestizia.

- Non mi disturbate affatto – le disse, sincero nonostante tutto – anzi, è un piacere sentirvi suonare.  Siete davvero bravissima.

Lei abbassò lo sguardo sulla tastiera che ora quasi accarezzava, sfiorandola con le dita affusolate.

- Una volta uno dei miei tanti maestri di musica, potevo avere tredici o quattordici anni, si diceva convinto che sarei potuta diventare una brava pianista professionista.

- Aveva ragione, avete un vero talento. Perché non ci avete provato?

- Mio padre non volle. Secondo lui la carriera artistica era quasi disonorevole per una giovanetta di buona famiglia. Povero papà, se sapesse che fine ho fatto adesso!

- Perché, che fine avete fatto? Non mi sembra che ciò che fate ora  sia disonorevole – le disse accomodandosi accanto a lei sul largo sgabello per poterla sentire più vicina.

Maria sorrise con amarezza.

- Oh sì, forse non è disonorevole ma in pratica faccio la cameriera!

- Siete una dama di compagnia – obiettò.

Stavolta lei si mise proprio a ridere, mordendosi le labbra rosse.

-  Bell’eufemismo per definire qualcuna che è poco più di una schiava! Voi non lo immaginate neppure cosa vuol dire stare tutto il giorno appresso ad una vecchia dispotica per accontentarne tutti i  capricci ed i  desideri, senza un attimo di tregua, senza un minuto per se stessi ... C’è da impazzire.

Ora si era alzata per avvicinarsi alla vetrata che dava sul giardino. Restò assorta a guardare le piante.

- Dovevate piantare le ortensie – osservò voltandosi a guardarlo – io lo facevo sempre ed in questo periodo era pieno di stupendi fiori rosa e blu. Era magnifico.

- Io non mi occupo dei fiori – le rispose distrattamente e poi riportò l’argomento su qualcosa che lo interessava di più – Padre Mariano mi aveva riferito che avete ricevuto una proposta di matrimonio.

- Come no! Un meraviglioso partito! Un uomo con trentacinque anni più di me e mezzo malato che aveva pensato bene di sposarmi per risparmiare sulla cameriera e sull’infermiera. Ma è naturale, io sono molto più a buon mercato, mi basta un piatto di minestra, un tetto sulla testa e quattro soldi per sostentare i fratellini!

- A proposito, come stanno? – le chiese davvero interessato perché si era affezionato ai piccoli.

- Roberto è lontano e non ci sono potuta andare mai perché la baronessa non mi ha consentito di assentarmi per più di un giorno. Ci scriviamo però ed anche se il mio ometto non vuole farmelo sapere, mi è parso assai avvilito.  Pure quando sono stata a trovare Angela a Pompei  mi si è stretto il cuore. Per fortuna neanche  a lei manca un tetto ed un piatto di minestra, ma è solo una povera orfanella tra le tante e le suore sono molto rigide. Mi è sembrato che avesse perduto tutto il suo brio e la sua bella vivacità.

Fu  scossa da un brivido ed aggiunse con un filo di voce:

- Poveri fratellini miei, sono stati derubati della loro infanzia ed io non so far nulla per loro. Nulla!

Travolta dall’emozione, si mise entrambe le mani sul volto nascondendosi il viso e cercando di non piangere.

- Signorina de Oliveira, per favore, vi ho già spiegato una volta che le scene strazianti mi irritano molto. Ditemi subito se posso fare qualcosa per voi e cerchiamo di evitare questi inutili patetismi!

Anche se la sua era stata una reazione alla pena che provava per lei, Christopher era stato molto duro. Per la giovane donna fu come aver ricevuto uno schiaffo in pieno viso. Si rizzò, rossa in volto e lo guardò con superiorità.

- Non voglio proprio nulla da voi, milord, assolutamente nulla, non temete. Mi sono rifugiata qui stamani perché sono scappata via da quella casa maledetta e non sapevo dove andare, ma adesso me ne vado subito.

Passando davanti a lui senza più degnarlo di uno sguardo, andò a prendere i guanti ed il cappellino che aveva appoggiato sulla coda del  pianoforte e si stava avviando alla porta visibilmente in collera quando l’uomo, cercando di giustificarsi, le spiegò:

- Non dovetemi prendermi per insensibile, Maria. Io  capisco bene ciò che provate ma  credo che dovreste imparare ad accettare la vostra situazione e a non pretendere l’impossibile. In fondo, anche se non sono in un collegio esclusivo, i vostri fratelli sono in buone mani e voi stessa siete stata accolta in una casa perbene!

- Davvero? Una casa perbene? Sono fortunata allora! – gli urlò quasi fuori di sé – Quella casa è talmente perbene che stamattina all’alba il nipote della baronessa si è introdotto nella mia camera ed ha cercato di infilarsi nel mio letto. Dio solo sa cosa ho dovuto fare per riuscire a difendermi ed a scappare in cerca di aiuto. E sapete che cosa ho dovuto fare dopo? Ho dovuto difendermi dall’accusa di quella vecchia megera di essere stata io ad aver provocato il povero signorino Gaetano. Ma tant’è, una come me non ha nessun diritto, neanche quello di difendere l’unica cosa che le resta: il suo onore.

- Mi dispiace – le disse sincero – non sapevo che fosse successo questo. Quel farabutto deve pagare per ciò che ha fatto.

- Pagare? No, caro il mio signore, lui non pagherà affatto, sono io quella a cui vengono presentati tutti i conti, compresi quelli che non le spettano!

- Aspettate, dove state andando adesso?

L’aveva fermata per un braccio perché lei, in preda ad un incontenibile risentimento, aveva fatto il gesto di uscire. Lo guardò con gli occhi fiammeggianti ed il viso rosso. Era fuori di sé ma gli rispose con una calma gelida.

- Non lo so, ma lì non ci torno. Piuttosto vado a presentarmi in una di quelle case, tanto perdere la verginità  in un luogo del genere con uno sconosciuto piuttosto che con un vecchio disgustoso che mi ha sposato solo per sfruttarmi o con un nobilastro degenerato che mi ritiene sua proprietà, è perfettamente la stessa cosa. Almeno non dovrò ringraziare nessuno e potrò tirare avanti lo stesso.

Voleva davvero andare via, ma Christopher la trattenne ancora costringendola a girarsi verso di lui.

- Smettete di dire assurdità.

- Perché assurdità? Cosa c’è di assurdo? Chissà quante hanno cominciato così, lo farò anch’io e forse sarà una fortuna per me.

Aveva un’espressione molto dura sul viso ma nonostante volesse apparire decisa, un tremito convulso la scuoteva tutta e l’uomo capì che presto sarebbe crollata.

- Scusatemi – le disse allora con sincerità – è stata colpa mia, non dovevo trattarvi con tanta freddezza, dovevo starvi ad ascoltare.

- Non eravate obbligato a farlo. Per voi sono sempre la perfetta estranea di qualche mese fa. Scusatemi se sono venuta a casa vostra, non vi importunerò più.

- Ci deve essere un motivo per cui siete venuta qui da me però – insistette.

- Ve l’ho detto quale era il motivo: avevo bisogno di riflettere e suonare mi aiuta a farlo.

- Se vi ha aiutato a prendere le decisioni assurde che mi avete detto poco fa, credo che non sia un metodo molto efficace!

Suo malgrado lei sorrise amara cogliendo l’ironia della situazione.

- Non ho altre soluzioni – gli rispose.

- Ce ne sono di sicuro, invece. Però adesso è quasi notte, siete stanca, nervosa e forse anche affamata. Facciamo in questo modo: restate  qui stanotte, vi farò preparare quella che era la vostra camera da letto. Domani, con il sole, vedrete che tutte le difficoltà vi sembreranno meno insormontabili.

- Non voglio chiedervi nulla.

- Sono io che ve lo sto chiedendo: vi prego, restate.

Maria lo osservò. Mai come in quel momento le era parso più affascinante e lì con lui, in quella casa, si sentiva davvero al sicuro. 

- Va bene – acconsentì dopo averci pensato un poco su – resto perché non saprei dove passare la notte ed anche perché ho davvero bisogno di mangiare qualcosa. In fondo una cena me la potete pur offrire senza sforzarvi troppo, non è così?

- Certo, però devo avvisarvi, ho cambiato la cuoca, in questa casa si mangia all’inglese oramai – scherzò lui andando a suonare il campanello per chiamare Anthony e dargli disposizioni.

Lei sorrise, gli occhi che brillavano di lacrime,  e gli disse:

- Non vi preoccupate,  mrs Helena ci aveva abituati a sopportare anche questo!

 

- Avevo visto giusto, ne avevate di appetito! – osservò più tardi notando quanto la ragazza stesse gradendo il cibo.

- Era da ieri sera che non mangiavo nulla perché stamattina sono scappata via come una furia da casa D’Atri. D’altronde lì, a causa della baronessa che soffre di gastrite, anche alla povera dama di compagnia si servono abitualmente semolino, zucchine bollite e qualche volta un po’ di pollo lesso – gli spiegò e, dopo aver arricciato il nasino in una simpatica smorfia,  si chinò verso di lui per sussurrargli – Si capisce che a confronto con il mio vitto abituale, persino questo stufato con  piselli e cavoli  ed il cheese cake della vostra cuoca mi sono apparsi buonissimi, ma vi assicuro, signore, non erano per nulla eccezionali!

Christopher scoppiò a ridere e si affrettò a versarle ancora del vino nel bicchiere di cristallo che lei gli stava porgendo per l’ennesima volta.

- Basta con il vino, però, potrebbe farvi male – la rimproverò  nel vederla bere troppo.

- Assolutamente no, è Greco di Tufo, mio padre lo adorava e mi ha insegnato ad apprezzarlo sin da piccola. Ed il berlo è ancora più piacevole perché è servito in questi bicchieri. Mio Dio, cosa sto ricordando!

Vedendolo aggrottare le sopracciglia incuriosito, sorrise e gli spiegò:

- Era un servizio da ventiquattro di notevole valore, ma un giorno una giovane cameriera appena assunta li lavò e li mise ad asciugare uno accanto all’altro su di un tavolo. Girandosi, ne urtò il primo e come nel gioco del domino, caddero uno addosso all’altro, rompendosi quasi tutti. Non vi dico la mia povera mamma! Avrebbe voluto ucciderla ma alla fine si rassegnò a contare quelli che erano rimasti ed a metterli in salvo per il mio corredo.

Christopher l’aveva osservata mentre  raccontava quell’episodio senza smettere di accarezzare con le dita affusolate l’orlo del bicchiere. Intuì come per lei ogni piccola cosa in quella casa costituisse un legame con il passato e le desse un intimo piacere.

- Se desiderate qualcosa che vi appartiene, non dovete far altro che chiederla – le disse con dolcezza – Io non sono legato a questi oggetti come lo siete voi, non so neppure cosa c’è esattamente,  per cui, se questi bicchieri facevano parte del vostro corredo,  prendeteli pure.

- Grazie, non è il caso: tutte queste cose voi le avete pagate e poi io non ho più bisogno di un corredo ora che non ho neanche più un fidanzato.

 - Il tenente Ronghi non si è fatto più vivo? – le chiese incapace di trattenere la curiosità però, notando il rossore ed un’espressione di mestizia sul viso di lei, si affrettò ad aggiungere – Scusatemi, sono stato di un’indiscrezione imperdonabile!

- No, non vi scusate, se lo sa tutta Napoli perché non dovreste saperlo anche voi?

- Cosa?

- Che il caro Ruggiero si è fidanzato con Elvira Rispoli e presto convoleranno a nozze.

Vedendolo restare incerto perché non aveva capito chi fosse la promessa sposa, la ragazza gli spiegò:

- Elvira era la mia migliore amica. L’avete conosciuta alla mia festa, ballaste insieme e rimaneste a lungo a parlare di Norhal Castle, non ve ne rammentate?

- Oh sì, adesso che mi ci fate pensare me ne ricordo! Una brunetta abbastanza graziosa che sembrava molto interessata all’ Inghilterra ed alla mia dimora.

Maria si mise a ridere.

- Era interessata anche a voi, se è per questo. Per giorni e giorni non fece altro che dirmi quanto vi trovava affascinante e bello e si mise ad insistere anche affinché organizzassi un nuovo incontro per farvi conoscere meglio.

- Davvero? Non pensavo di essere così appetibile.

- Andiamo, Christopher, lo dovete sapere benissimo che piacete alle donne! Io non potevo darle torto per l’infatuazione che si era presa - mormorò.

Benché si stesse chiedendo cosa volessero dire quelle parole, il giovane preferì buttarla sullo scherzo.

- Ed allora perché non mi avete fatto approfondire la conoscenza con la vostra amica? Chissà,  magari oggi non vi avrebbe portato via il fidanzato se si fosse messa con me.

Mentre sorseggiava il vino, Maria lo guardò con due occhi ardenti. Posato lentamente il bicchiere, gli confidò:

- Mi avrebbe dato fastidio se tra voi due fosse nato qualcosa.

Lui si mostrò stupito.

- E perché mai? – le chiese con un sorriso che gli dipinse una  simpatica aria divertita sul viso di solito molto serio.

La ragazza stette un poco zitta continuando a fissarlo e solo dopo un poco si decise a spiegargli il perché.

- Avevate fatto assai colpo anche su di me perciò non desideravo incontrarvi ancora. Il farlo mi pareva scorretto nei confronti del mio fidanzato. Pensate un po’ com’ero stupida!

L’uomo tacque, alquanto imbarazzato.

All’improvviso la giovane scattò in piedi ed indicando il cielo che si scorgeva dall’ampia vetrata, corse via sul balcone gridando con l’entusiasmo di una bambina:

- I fuochi d’artificio! Come sono belli! Voglio guardarli!

Christopher rimase ancora un momento seduto a tavola, cincischiando il tovagliolo tra le mani. Quanto uantoQuQQla ragazza gli aveva appena raccontato fingendo quasi indifferenza circa l’amica ed il suo ex fidanzato, gli aveva richiamato alla memoria cose che voleva dimenticare.  Forse anche Maria voleva farlo, per questo gli aveva detto di provare interesse per lui, magari per nascondere persino al proprio cuore la   sofferenza causatale dal tradimento subito.

- Su venite a vedere! Sono meravigliosi – lo stava intanto chiamando Maria dal balcone con una voce così contenta che, dimenticando ogni pensiero triste, si affrettò a raggiungerla sorridendo.

La trovò appoggiata alla balaustra con il visino all’insù, intenta a guardare i fuochi che disegnavano nel cielo fantasmagorici disegni di luce.

Era bellissima mentre batteva le mani piena di una gioia quasi infantile, gli occhi che brillavano ancora  più delle stelle. Christopher si sentì travolgere dall’attrazione per lei che tanto a lungo aveva cercato di reprimere  invano. Non poteva abbandonarsi ad essa neanche stavolta, per cui se ne stette fermo, senza riuscire però a staccare lo sguardo da quella piccola donna che lo ammaliava.

Non udendolo partecipare al suo tripudio per uno spettacolo di tale bellezza, Maria si volse a guardarlo meravigliata. Era vicinissimo e la fissava con un’espressione intensa sul viso assai bello. Poco prima era riuscita a dirgli seppure velatamente il sentimento che provava per lui ed ora leggere il desiderio nei suoi lucenti occhi chiari, la turbò.

Abbassò il viso, colta da uno strano struggimento, ma gli si avvicinò di più.

Incapace di resistere, Christopher le prese il volto tra le mani e, pianissimo, posò le labbra sulle sue. Lui, che da tanto tempo ormai si accompagnava solo a donne occasionali o addirittura a quelle che doveva pagare, aveva quasi dimenticato la struggente tenerezza di un bacio. Quella bocca fresca ed il giovane e morbido corpo stretto al suo, gli diedero una forte emozione.

Abbandonata nella sua stretta, anche a Maria pareva quasi di entrare in una nuova dimensione dove non c’era più solitudine o dolore ma solo una delizia senza fine che le avvolgeva l’anima ed i sensi.

Dopo poco però l’uomo la scostò, quasi con violenza.

- Non dobbiamo – le disse lasciandola andare.

Volgendosi di colpo, si appoggiò alla balaustra a guardare il mare in lontananza.

La ragazza lo prese per un braccio con l’intenzione di farlo girare di nuovo verso di lei e farsi prendere ancora tra le braccia, ma lui oppose una decisa resistenza. Allora gli si accostò, parlandogli  quasi in un orecchio.

- Mi spieghi perché non dobbiamo? – gli chiese senza nascondere l’ansia.

- Perché io ti desidero da morire e non so se stasera riuscirei a comportarmi da gentiluomo con te – le disse, sempre senza guardarla – Non hai detto tu stessa che l’onore è l’unica cosa che ti resta?

Lei sorrise, felice che fosse solo quello il motivo. Si strinse a lui, poggiandogli il capo su di una spalla e gli sussurrò con grande dolcezza:

- Sai, quando ti ho detto che oggi sono venuta qui solo per suonare il piano, ti ho mentito. Sono venuta per te, per rivederti.

Christopher questa volta si drizzò e l’afferrò per le spalle mentre lei continuava a parlargli, molto concitata:

- Stamattina, mentre giravo sola come una disperata, mi dicevo che la maggior parte degli uomini sono esseri spregevoli:  Ruggiero mi ha tradita in maniera infame, quel furbacchione dell’avvocato Rigoli voleva solo comprarmi per potermi sfruttare per non parlare poi di quel porco di Gaetano che addirittura voleva abusare di me … Solo tu sei stato sempre dolce e buono, solo tu non mi disgusti e non mi fai paura …

Lo abbracciò forte, ma l’uomo non la strinse come lei avrebbe voluto, anzi la respinse ancora.

- No, sei giovane e non sai quello che fai. Allontanati da me ora che sei ancora in tempo, vattene in camera tua prima che io non riesca più a controllare la voglia che ho di te.

Maria non si diede per vinta. Lo guardò decisa e con dolcezza gli carezzò una guancia ed i capelli.

- Sì, andrò nella mia stanza ma mi metterò ad aspettarti.  Zitto! – aggiunse mettendogli le dita sulle labbra per impedirgli di protestare – Sei tu l’unico uomo che voglio! Ti prego, non sprechiamo più nemmeno un attimo, la vita è sempre  così triste e difficile, non neghiamoci la felicità che potremo darci l’un l’altra!

Si sollevò sulle punte e lo baciò ancora. Ancora una volta Christopher si abbandonò al bacio con tutto se stesso e quasi si sentì privato di qualcosa quando lei si allontanò.

Era assai seducente quando si voltò a guardarlo.

- Vado in camera mia adesso. Raggiungimi presto – gli sussurrò.

L’uomo volse la testa per non vederla e non doversene sentire irrimediabilmente attratto ma lei, avvedutasene, gli si avvicinò di nuovo e gli prese la mano tra le sue. Portandosela accanto al viso, gliene baciò con dolcezza il palmo.

- Vieni, ti prego - gli sussurrò ancora.

La guardò allontanarsi con il cuore ed il corpo in tumulto. Per calmarsi,  andò ad accendersi un sigaro e si mise a fumare girando per la stanza.

L’unica cosa saggia da fare quella sera sarebbe stata allontanarsi, magari per andare a dormire in un albergo. L’indomani avrebbe potuto chiamare Padre Mariano e spiegare la condizione in cui si trovava la giovane. Insieme avrebbero trovato una soluzione, senza costringerla a tornare in una casa dove non poteva più stare. Non l’avrebbe abbandonata, le avrebbe assicurato tutto l’appoggio sia morale che economico purché si fosse tolta dalla testa quell’assurdità di stare insieme … Eppure, mentre cercava di ragionare, era sconvolto da un desiderio che non riusciva a placare. Ma non era solo la voglia di sesso a fargliela volere,  era pure la consapevolezza che la sua presenza, anche solo per poche ore, aveva riempito la desolazione di una vita arida e solitaria con la grazia e la bellezza.

Quale essere umano avrebbe potuto rinunciare ad un simile appagamento offertogli con tanta spontanea semplicità? Lui non era di certo un santo ed in quel momento ogni motivo di ordine morale ed ogni remora gli apparvero come stupide scuse per giustificare la paura di lasciarsi andare a qualcosa che avrebbe potuto divenire incontrollabile.

Si ritirò in camera sua. Dopo essersi preparato per la notte, restò ancora qualche momento incerto, poi la smania che sentiva dentro fu più forte di ogni altro pensiero.

Aprendo la porta della stanza di Maria, si augurò di trovarla addormentata. Se così fosse stato, se ne sarebbe andato e lei non avrebbe mai saputo di averlo indotto a cedere.

Invece era sveglia. Nella penombra che le illuminava appena il viso grazioso, i lunghi capelli inanellati, neri come l’ebano, risaltavano tra i  merletti delle lenzuola candide.

Nel vederlo gli sorrise, scostò le coltri e gli fece cenno di andarsi a stendere lì accanto a lei.

Come in preda ad un sortilegio, Christopher le si avvicinò con il cuore in tumulto.

Si tolse la vestaglia e le si sdraiò accanto, prendendola subito tra le braccia. Un’infinita eccitazione lo faceva tremare mentre le scostava piano la sottile sottana e le scopriva il seno perfetto. Si chinò su di lei a baciarglielo, piano, perduto nell’infinita dolcezza della sua carne calda e morbida.

Sospirando di piacere, Maria lo stringeva forte tra le braccia e gli carezzava le spalle nude e la nuca. Era la prima volta che si trovava così tra le braccia di un uomo ed anche se non era quello stesso che aveva tante volte immaginato nelle lunghe ore passate a fantasticare sul mistero dell’amore, ugualmente si sentiva travolgere dal desiderio.

Christopher era dolce, le accarezzava tutto il corpo con molta maestria ed il fuoco che le metteva dentro distruggeva tutte le sue paure di ragazza, lasciandole presagire un universo di delizie a cui anelava.

Ad un tratto però lui smise di baciarla, si scostò e si mise supino, un braccio ripiegato a nascondersi il viso. Un po’ interdetta e vincendo una naturale timidezza, Maria gli appoggiò il capo sulla spalla e carezzandogli il torace, rimase stretta a lui, attendendo che parlasse.

- Che ti aspetti da me? – le chiese infatti dopo un poco.

- Cosa vuoi dire? Non ti capisco.

- Se è vero che non l’hai mai fatto prima, non vedo perché dovresti farlo proprio con me. Sei una ragazza perbene, dovresti conservarti intatta per l’uomo che sceglierai …

Lei si rialzò di colpo, gli scostò il braccio e gli prese il viso tra le mani, quel bellissimo viso ora così accorato.

- Sei tu l’uomo che ho scelto, Christopher, ti voglio con tutta me stessa e non voglio, non posso più aspettare!

Incollò la bocca sulla sua e lo baciò con tutta la passione che sentiva dentro.

L’uomo aveva resistito anche troppo al desiderio. La strinse forte tra le braccia, la rovesciò supina e le fu addosso. La prese piano, per non farla soffrire mentre lei lo cingeva forte tra le braccia. Quando, nonostante tutta la delicatezza usata, le sentì sfuggire un lamento soffocato, si fermò e le accarezzò il bel viso contratto per la sofferenza fino a quando la ragazza non riaprì gli occhi e li fisso nei suoi.

Anche se in  quel momento Maria provava più dolore che piacere ed era attanagliata dalla paura e dal senso di colpa per il peccato mortale che stava commettendo, guardare Christopher ed intuire che per un uomo così, bello e dolcissimo, era disposta a vendersi anche l’anima, fu un tutt’uno.

- Sì, sì … - gli sussurrò gettandogli le braccia al collo ed abbandonandosi con trasporto.

Quando lui riprese ad amarla pensò che nessuno mai avrebbe potuto condurla con altrettanta dolcezza nel meraviglioso giardino dell’amore.

 

- Buongiorno! – le disse riaprendo gli occhi il mattino dopo e notando che anche lei si stava svegliando in quel momento.

Fece per abbracciarla ma Maria si scostò e gettandosi giù dal letto, prese il copriletto di seta e se lo avvolse intorno al corpo nudo.

- Devo lavarmi e pettinarmi prima! – gli gridò scappando di corsa nel gabinetto da bagno.

Christopher la guardò alquanto perplesso e dopo essersi stiracchiato un po’ nel letto disfatto, si alzò lui pure ed uscì sul balcone.

Nonostante fosse già autunno era una mattinata bellissima, piena di luce e di sole. Da quel balcone, dove piante e fiori crescevano rigogliosi, si godeva un panorama stupendo e lui se ne rimase lì, tranquillo, a respirare l’aria pulita del mattino. Si sentiva felice, ma anche molto confuso perché non era abituato alla felicità.

Dopo un poco Maria lo raggiunse, fresca come una rosa e raggiante. Lo circondò con le braccia, posandogli il capo sulla spalla.

L’uomo la strinse forte e la prese in giro.

- Non mi ero accorto che tu fossi così sporca da non potermi dare nemmeno un bacio prima di correre in bagno a lavarti – le disse sorridendo e si chinò a baciarla sul collo con enorme tenerezza.

La ragazza si mise a ridere, gettando il capo all’indietro e rabbrividendo di piacere al contatto delle sue labbra e della barba morbida.

- Non è colpa mia, è stata la mamma a mettermi in testa che per tenersi un marito è meglio non mostrarsi mai a lui come si è la mattina appena sveglie!

Affondato con il viso nei  suoi lunghi capelli profumati, Christopher osservò scherzoso, senza smettere di baciarle il collo:

- Ma io non sono tuo marito!

- Tanto più! Non vorrei che ti disgustassi di me ancor prima di esserci sposati!

Gli aveva risposto con lo stesso tono di scherzo ma all’improvviso lo sentì irrigidirsi. Infatti lui si scostò e la fissò in volto, con un’espressione di diffidenza negli occhi divenuti dell’azzurro trasparente del ghiaccio.

- Io non ho nessuna intenzione di sposarti – le disse senza tanti complimenti.

Questa volta fu l’espressione della donna a cambiare e fu come una nuvola nera che passa davanti al sole ad oscurarlo.

- Chris, come puoi dire una cosa del genere dopo quello che c’è stato tra noi stanotte? – gli domandò trepidante.

Lui la lasciò andare e poi le rispose, ancora più duro.

- Sei stata tu a volerlo ed ora non mi verrai a raccontare che ti ho sedotta per indurti a cedermi!

- No, certo, ma io pensavo che l’aver capito di amarci così tanto potesse consentirci di stare insieme senza aspettare di doverci sposare prima.

- Io non ti ho mai fatto promesse né tantomeno ho detto di amarti.

- Non mi ami? Allora cosa ne sarà di me ora? – gli chiese desolata, afferrandosi con entrambe le mani alla ringhiera di ferro quasi come a volersi sostenere.

Riddell si mise a ridere scuotendo la testa, sarcastico.

- È questo il problema, non è vero? Ma non devi preoccuparti, stamattina stessa puoi andartene e nessuno saprà mai quello che è successo stanotte. Padre Mariano e perché no, anch’io, provvederemo al tuo sostentamento fino a quando non troverai  una nuova sistemazione presso un’altra famiglia. 

Lei lo guardò, rossa in viso ed indignata.

- Io però lo so quello che è successo ed è qualcosa di irreparabile! – protestò.

- Non farmi ridere! – sghignazzò l’uomo – A te non  mancherà certo la capacità di abbindolare qualche brav’uomo fingendo di essere innocente come una colomba!

- Sei cattivo! – gli urlò sull’orlo delle lacrime.

- Forse. Comunque se vuoi restare con me, resta pure, solo togliti dalla testa ogni idea di matrimonio.

La lasciò sola e lei, in preda ad un’angoscia incontrollabile, scoppiò in un pianto dirotto. Non aveva neanche la forza di stare in piedi per cui si lasciò andare a sedere sul pavimento del balcone inondato di sole. Restò così a piangere fino a quando non si sentì esausta. Allora, intontita dalle lacrime, si guardò intorno e vide i fiori variopinti che la circondavano, gli alberi del giardino su cui si posavano gli uccelli cinguettando e sullo sfondo il panorama del mare turchino che si confondeva nell’azzurro di un cielo terso e senza nuvole. Le sembrò quasi impossibile che tutta quella bellezza potesse continuare ad esistere, indifferente all’enorme pena che le gravava sul cuore.

Aveva sbagliato a lasciarsi trasportare dalla passione. Eppure, ripensando all’attrazione che Christopher esercitava su di lei, quasi si giustificava per essersi comportata in quel modo. La  notte prima,  dopo la gioia provata tra le sue braccia, era rimasta molto tempo sveglia a guardare lui abbandonato nel sonno e la stanza piena di ricordi e di cose care. Per un breve ma intenso momento, si era sentita invadere da una grande felicità al pensiero che la vita le aveva ridato con gli interessi quanto la sventura le aveva così crudelmente strappato. Pianissimo, per non svegliarlo, gli aveva allora sfiorato con le dita il viso e si era detta fortunata perché l’amore che aveva trovato in quell’uomo così bello, nobile e generoso l’avrebbe ampiamente ripagata di tutti i patimenti, i dolori e le umiliazioni subite.

Invece era stata solo un’illusione e si sentiva più smarrita che mai. Forse non avrebbe dovuto essere così leggera, avrebbe dovuto ascoltare gli insegnamenti di sua madre la quale le aveva sempre raccomandato di non lasciarsi mai andare con gli uomini, ma lei non ci aveva pensato neanche un attimo a darsi a Christopher con tutto l’ardore che provava e che pensava fosse ricambiato. Aveva sbagliato ed ora non poteva più tornare indietro e non solo perché aveva perduto la verginità ma soprattutto perché l’idea di un altro uomo accanto a sé la faceva rabbrividire d’orrore.

Non sapeva cosa fare. Disperata, posò il capo sulle ginocchia e ricominciò a piangere.

 

Intanto  Christopher si sentiva furibondo e neanche il bagno caldo era riuscito a calmarlo. Immerso ancora nell’acqua, cercava di pensare con freddezza alla situazione ma lo sdegno provato nei confronti di Maria lo faceva fremere. L’essere caduto come un gonzo nelle trame sottili di quella ragazzetta scaltra lo faceva sentire molto male. Doveva essersi fatta bene i conti: abbandonata dal fidanzato e senza essere riuscita a trovare un uomo di suo gusto, aveva pensato bene di esercitare il suo fascino su di lui che, tutto sommato, era di gradevole aspetto, futuro marchese e ricco al punto da poterle garantire una vita agiata. Era disgustato da quella sottile furbizia di concedersi per metterlo davanti al fatto compiuto, ma se la signorina de Oliveira pensava di incatenarlo in questo modo aveva proprio sbagliato! Anche se, nonostante tutto, non si sentiva l’animo di abbandonarla al suo destino, non  riteneva di avere nessun dovere. Più di una volta la sera precedente l’aveva implorata di non provocarlo, se era successo, era stato per la leggerezza di lei,  non certo per sua colpa. Non pensava però che Maria fosse stata leggera, piuttosto la riteneva ben determinata a raggiungere lo scopo di sistemarsi. Anche se gli aveva fatto perdere la testa con la sua grazia e la sua enorme bellezza, per fortuna era ancora in grado di difendersi da tali seduzioni.  Per esperienza sapeva quanto le donne fossero subdole e false e mai più sarebbe caduto nell’errore di ritenerne una migliore delle altre.

Intanto si era aperta la porta del bagno ed era entrato Anthony che nello scorgere il padrone ancora nella vasca, aveva sussultato.

- Perdonate, signore – si scusò – avendo visto il letto intatto avevo pensato che non ci foste ...

Christopher gli rispose solo con un cenno della testa, preso dai suoi pensieri.

- La signorina de Oliveira rimarrà con noi? – gli chiese l’altro dopo avergli preparato l’accappatoio.

Riddell gli rispose infastidito:

- Non lo so. Decideremo più tardi. È un problema forse?

- No, assolutamente. Anzi, mi scuso se sono stato indiscreto – sussurrò il maggiordomo e si allontanò. 

 

Maria entrò nella sala da pranzo ancora con gli occhi rossi di pianto. Si avvicinò al tavolo dove Christopher, intento nella lettura del giornale, non la degnò neanche di uno sguardo.

Anthony invece la salutò e la fece accomodare a tavola, accompagnandole la sedia.

- Mi sono permesso di ordinare per voi alla cuoca una colazione all’italiana. Ha preparato caffè, latte, cioccolata, biscotti oltre che la sua specialità: un ottimo plum cake – le disse sorridendole affabile.

- Davvero non so come ringraziarvi di tanta gentilezza. Prenderò volentieri il caffè ed una fettina di dolce – gli rispose la giovane ricambiando il sorriso.

Christopher intanto aveva ripiegato il giornale e stava aspettando che il maggiordomo le versasse la bevanda e le tagliasse una fetta di dolce. Quando l’ebbe fatto, gli chiese di lasciarli soli.

Maria sbocconcellava svogliata la torta, alquanto in imbarazzo per lo sguardo di lui che la osservava in silenzio aspettando forse che parlasse per prima.

Visto che lei non si risolveva ad entrare il argomento, trasse dal panciotto un orologio d’oro e guardò l’ora.

- Allora, che vuoi fare?  - le chiese in maniera un po’ brusca - Ho un impegno tra poco e ti sarei grato se mi comunicassi la tua decisione.

Lei arrossì e lo guardò implorante.

- Tu cosa vorresti che facessi? – gli chiese.

- La cosa migliore per te sarebbe andartene. Di sicuro troveresti un altro posto e la tua reputazione sarebbe salva. Certo la tua vita sarebbe modesta ed il futuro incerto. . .

- Perché, tu che futuro mi daresti? – lo interruppe ansiosa.

- Nessuno, ma almeno posso assegnarti qualcosa ogni mese per le tue esigenze e poi, naturalmente, quando non ti vorrò più con me, potrò  anche regalarti una bella sommetta per farti sistemare niente affatto male.

- Quindi mi stai proponendo di diventare la tua mantenuta?

- Se vuoi metterla così! Mi piaci e mi farebbe piacere averti, almeno fin quando dura, ma se tu non vuoi, non mi metterò certo ad insistere.

La ragazza lo guardò fisso, gli occhi pieni di lacrime.

- Che penserebbe il mondo di me?

- Che te ne importa? C’è stato forse qualcuno a pensare a te quando ne avevi bisogno?

Lei abbassò lo sguardo, perplessa. Christopher continuò:

- È l’unico modo che hai per campare bene sia tu che i tuoi fratelli, certo migliore che andare a fare la serva per quattro soldi o  finire addirittura in una casa chiusa.

Vedendo che lei non gli rispondeva, si alzò e poi concluse con un sospiro:

- Comunque spetta a te decidere, io non ti pregherò. Come ti ho detto, ora ho molta fretta e devo andare. Tu pensaci ancora un poco: se deciderai di restare, ti ritroverò qui ad ora di pranzo altrimenti chiederai ad Anthony di accompagnarti in una pensione. Gli dirò di provvedere a  pagarti il vitto e l’alloggio per un mese dopodiché dovrai pensarci tu. Più di questo non posso fare, mi dispiace.

Maria si sentiva il cuore in tumulto. Nonostante lui fosse così cambiato, era lo stesso uomo che l’aveva amata con tanta dolcezza la notte precedente e poi era stanca, immensamente stanca, ed avvertiva il bisogno di rifugiarsi in quella che non aveva mai smesso di considerare la sua casa.

- Aspetta! Potremmo giustificare la mia presenza qui e la somma che intendi darmi dicendo che mi hai assunta come governante – gli disse in fretta quando era già quasi sotto la porta.

Lui si voltò a guardarla con uno strano sorriso tra l’ironico ed il soddisfatto.

- Allora dovremo chiederlo ad Anthony. Sai, è il maggiordomo ed è lui che si occupa della servitù: può anche darsi che non gli faccia piacere averti tra i piedi.

La ragazza arrossì ed abbassò di nuovo il capo, assai mortificata.

- Stavo scherzando! – la tranquillizzò – Hai visto invece? Ero certo che alla fine avremmo trovato un accordo. Bene, ci vediamo ad ora di  pranzo allora.

Le rivolse ancora quel sorrisino beffardo e poi se ne andò. Maria lo guardò andar via mentre un mare di pensieri la travolgeva. Su tutti, quello di potergli restare ancora accanto la faceva trepidare di più perché, nonostante tutto, non aveva perso la speranza di poterlo fare innamorare così come ne era innamorata lei. 

   
 
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