L’incontro
con il
prete era avvenuto nel mese di luglio e per tutto il resto di
un’estate vissuta
molto intensamente era riuscito a non pensare più a Maria de Oliveira.
Il
mese di ottobre
cominciava già a rinfrescare l’aria quando,
tornando da un piacevole pomeriggio
trascorso al ricevimento del sabato di Dafne Rosati Zanetta, udì il suono
del pianoforte che ormai taceva
da tanti mesi.
-
È la signorina de
Oliveira – gli spiegò Anthony prendendogli il
bastone ed il cappello.
-
Quand’è venuta? –
gli chiese quasi infastidito.
-
Nella tarda
mattinata ed è da allora che sta suonando. Mi era parso di
capire che aveva il vostro
permesso, signore, per questo l’ho fatta accomodare
– aggiunse il maggiordomo
ricordandogli la promessa fatta alla giovane.
-
Sì, certo, avete
fatto bene. Andate pure ora.
Dopo
averlo congedato,
Christopher si passò una mano tra i capelli, gesto che
faceva spesso quando si
sentiva perplesso come in quel momento. Non desiderava rivedere Maria
ma a quel
punto l’unica soluzione sarebbe stata uscire di nuovo ed
aspettare che lei se
ne fosse andata però non sarebbe stato un sistema efficace
per evitare
ulteriori visite. Era meglio affrontarla subito con la maggiore
freddezza che
poteva riuscire a trovare per farle capire quanto fosse meglio
per lei
non tornare più.
Tutti
i suoi propositi
però sparirono nel vederla china sul pianoforte con il viso
assorto ed ancora
più bello di quanto non lo ricordasse. Non era
più vestita di abiti eleganti,
né aveva l’aspetto gaio di quando
l’aveva conosciuta ma era diventata più donna
e come tale più pericolosamente attraente.
Solo
quando la melodia
terminò Maria si accorse della sua presenza.
Arrossì un poco e lo salutò, senza
alzarsi dal pianoforte.
-
Come vedete, vi ho
preso in parola e sono venuta a suonare
un po’ il mio vecchio piano. Perdonatemi se ho invaso casa
vostra, ma fare
musica è la sola cosa che riesce a calmarmi nei momenti
peggiori - aggiunse.
Aveva
parlato con una
voce dolcissima in cui era viva una nota di profonda mestizia.
-
Non mi disturbate
affatto – le disse, sincero nonostante tutto –
anzi, è un piacere sentirvi
suonare. Siete
davvero bravissima.
Lei
abbassò lo sguardo
sulla tastiera che ora quasi accarezzava, sfiorandola con le dita
affusolate.
-
Una volta uno dei
miei tanti maestri di musica, potevo avere tredici o quattordici anni,
si
diceva convinto che sarei potuta diventare una brava pianista
professionista.
-
Aveva ragione, avete
un vero talento. Perché non ci avete provato?
-
Mio padre non volle.
Secondo lui la carriera artistica era quasi disonorevole per una
giovanetta di
buona famiglia. Povero papà, se sapesse che fine ho fatto
adesso!
-
Perché, che fine avete
fatto? Non mi sembra che ciò che fate ora
sia disonorevole – le disse accomodandosi
accanto a lei sul largo
sgabello per poterla sentire più vicina.
Maria
sorrise con
amarezza.
-
Oh sì, forse non è
disonorevole ma in pratica faccio la cameriera!
-
Siete una dama di
compagnia – obiettò.
Stavolta
lei si mise proprio
a ridere, mordendosi le labbra rosse.
-
Bell’eufemismo
per definire qualcuna che è
poco più di una schiava! Voi non lo immaginate neppure cosa
vuol dire stare
tutto il giorno appresso ad una vecchia dispotica per accontentarne
tutti
i capricci ed i desideri, senza un attimo
di tregua, senza un
minuto per se stessi ... C’è da impazzire.
Ora
si era alzata per
avvicinarsi alla vetrata che dava sul giardino. Restò assorta
a guardare le
piante.
-
Dovevate piantare le
ortensie – osservò voltandosi a guardarlo
– io lo facevo sempre ed in questo
periodo era pieno di stupendi fiori rosa e blu. Era magnifico.
-
Io non mi occupo dei
fiori – le rispose distrattamente e poi riportò
l’argomento su qualcosa che lo
interessava di più – Padre Mariano mi aveva
riferito che avete ricevuto una
proposta di matrimonio.
-
Come no! Un
meraviglioso partito! Un uomo con trentacinque anni più di
me e mezzo malato
che aveva pensato bene di sposarmi per risparmiare sulla cameriera e
sull’infermiera. Ma è naturale, io sono molto
più a buon mercato, mi basta un
piatto di minestra, un tetto sulla testa e quattro soldi per sostentare
i
fratellini!
-
A proposito, come
stanno? – le chiese davvero interessato perché si
era affezionato ai piccoli.
-
Roberto è lontano e
non ci sono potuta andare mai perché la baronessa non mi ha
consentito di assentarmi
per più di un giorno. Ci scriviamo però ed anche
se il mio ometto non vuole
farmelo sapere, mi è parso assai avvilito.
Pure quando sono stata a trovare Angela a Pompei mi si è stretto
il cuore. Per fortuna neanche a
lei manca un tetto ed un piatto di minestra,
ma è solo una povera orfanella tra le tante e le suore sono
molto rigide. Mi è sembrato
che avesse perduto tutto il suo brio e la sua bella vivacità.
Fu
scossa da un brivido
ed aggiunse con un filo
di voce:
-
Poveri fratellini
miei, sono stati derubati della loro infanzia ed io non so far nulla
per loro. Nulla!
Travolta
dall’emozione, si mise entrambe le mani sul volto
nascondendosi il viso e cercando
di non piangere.
-
Signorina de
Oliveira, per favore, vi ho già spiegato una volta che le
scene strazianti mi
irritano molto. Ditemi subito se posso fare qualcosa per voi e
cerchiamo
di evitare questi inutili patetismi!
Anche
se la sua era
stata una reazione alla pena che provava per lei, Christopher era stato
molto
duro. Per la giovane donna fu come aver ricevuto uno schiaffo in pieno
viso. Si
rizzò, rossa in volto e lo guardò con
superiorità.
-
Non voglio proprio nulla
da voi, milord, assolutamente nulla, non temete. Mi sono rifugiata qui
stamani
perché sono scappata via da quella casa maledetta e non
sapevo dove andare, ma
adesso me ne vado subito.
Passando
davanti a lui
senza più degnarlo di uno sguardo, andò a
prendere i guanti ed il cappellino
che aveva appoggiato sulla coda del pianoforte
e si stava avviando alla porta visibilmente
in collera quando l’uomo, cercando di giustificarsi, le
spiegò:
-
Non dovetemi
prendermi per insensibile, Maria. Io
capisco bene ciò che provate ma
credo che dovreste imparare ad accettare la vostra
situazione e a non
pretendere l’impossibile. In fondo, anche se non sono in un
collegio esclusivo,
i vostri fratelli sono in buone mani e voi stessa siete stata accolta
in una
casa perbene!
-
Davvero? Una casa
perbene? Sono fortunata allora! – gli urlò quasi
fuori di sé – Quella casa è
talmente perbene che stamattina all’alba il nipote della
baronessa si è
introdotto nella mia camera ed ha cercato di infilarsi nel mio letto.
Dio solo
sa cosa ho dovuto fare per riuscire a difendermi ed a scappare in cerca
di
aiuto. E sapete che cosa ho dovuto fare dopo? Ho dovuto difendermi
dall’accusa
di quella vecchia megera di essere stata io ad aver provocato il povero
signorino
Gaetano. Ma tant’è, una come me non ha nessun
diritto, neanche quello di
difendere l’unica cosa che le resta: il suo onore.
-
Mi dispiace – le
disse sincero – non sapevo che fosse successo questo. Quel
farabutto deve
pagare per ciò che ha fatto.
-
Pagare? No, caro il
mio signore, lui non pagherà affatto, sono io quella a cui
vengono presentati
tutti i conti, compresi quelli che non le spettano!
-
Aspettate, dove state
andando adesso?
L’aveva
fermata per un
braccio perché lei, in preda ad un incontenibile
risentimento, aveva fatto il
gesto di uscire. Lo guardò con gli occhi fiammeggianti ed il
viso rosso. Era
fuori di sé ma gli rispose con una calma gelida.
-
Non lo so, ma lì non
ci torno. Piuttosto vado a presentarmi in una di quelle case, tanto
perdere la
verginità in
un luogo del genere con uno
sconosciuto piuttosto che con un vecchio disgustoso che mi ha sposato
solo per sfruttarmi
o con un nobilastro degenerato che mi ritiene sua proprietà,
è perfettamente la
stessa cosa. Almeno non dovrò ringraziare nessuno e
potrò tirare avanti lo
stesso.
Voleva
davvero andare
via, ma Christopher la trattenne ancora costringendola a girarsi verso
di lui.
-
Smettete di dire
assurdità.
-
Perché assurdità?
Cosa c’è di assurdo? Chissà quante
hanno cominciato così, lo farò anch’io
e
forse sarà una fortuna per me.
Aveva
un’espressione
molto dura sul viso ma nonostante volesse apparire decisa, un tremito
convulso
la scuoteva tutta e l’uomo capì che presto sarebbe
crollata.
-
Scusatemi – le disse
allora con sincerità – è stata colpa
mia, non dovevo trattarvi con tanta
freddezza, dovevo starvi ad ascoltare.
-
Non eravate
obbligato a farlo. Per voi sono sempre la perfetta estranea di qualche
mese fa.
Scusatemi se sono venuta a casa vostra, non vi importunerò
più.
-
Ci deve essere un
motivo per cui siete venuta qui da me però –
insistette.
-
Ve l’ho detto
quale era il motivo: avevo bisogno di riflettere e suonare mi
aiuta a farlo.
-
Se vi ha aiutato a
prendere le decisioni assurde che mi avete detto poco fa, credo che non
sia un
metodo molto efficace!
Suo
malgrado lei
sorrise amara cogliendo l’ironia della situazione.
-
Non ho altre
soluzioni – gli rispose.
-
Ce ne sono di
sicuro, invece. Però adesso è quasi notte, siete
stanca, nervosa e forse anche
affamata. Facciamo in questo modo: restate qui
stanotte, vi farò preparare quella che era
la vostra camera da letto. Domani, con il sole, vedrete che tutte le
difficoltà
vi sembreranno meno insormontabili.
-
Non voglio chiedervi
nulla.
-
Sono io che ve lo sto
chiedendo: vi prego, restate.
Maria
lo osservò. Mai
come in quel momento le era parso più affascinante e
lì con lui, in quella casa,
si sentiva davvero al sicuro.
-
Va bene – acconsentì
dopo averci pensato un poco su – resto perché non
saprei dove passare la notte
ed anche perché ho davvero bisogno di mangiare qualcosa. In
fondo una cena me
la potete pur offrire senza sforzarvi troppo, non è
così?
-
Certo, però devo
avvisarvi, ho cambiato la cuoca, in questa casa si mangia
all’inglese oramai –
scherzò lui andando a suonare il campanello per chiamare
Anthony e dargli
disposizioni.
Lei
sorrise, gli occhi
che brillavano di lacrime, e
gli disse:
-
Non vi preoccupate, mrs
Helena ci aveva abituati a sopportare
anche questo!
-
Avevo visto giusto,
ne avevate di appetito! – osservò più
tardi notando quanto la ragazza stesse
gradendo il cibo.
-
Era da ieri sera che
non mangiavo nulla perché stamattina sono scappata via come
una furia da casa
D’Atri. D’altronde lì, a causa della
baronessa che soffre di gastrite, anche
alla povera dama di compagnia si servono abitualmente semolino,
zucchine bollite
e qualche volta un po’ di pollo lesso – gli
spiegò e, dopo aver arricciato il
nasino in una simpatica smorfia, si
chinò verso di lui per sussurrargli – Si capisce
che a confronto con il mio
vitto abituale, persino questo stufato con
piselli e cavoli ed
il cheese
cake della vostra cuoca mi sono apparsi buonissimi, ma vi assicuro,
signore,
non erano per nulla eccezionali!
Christopher
scoppiò a
ridere e si affrettò a versarle ancora del vino nel
bicchiere di cristallo che
lei gli stava porgendo per l’ennesima volta.
-
Basta con il vino,
però, potrebbe farvi male – la
rimproverò nel
vederla bere troppo.
-
Assolutamente no, è
Greco di Tufo, mio padre lo adorava e mi ha insegnato ad apprezzarlo
sin da
piccola. Ed il berlo è ancora più piacevole
perché è servito in questi
bicchieri. Mio Dio, cosa sto ricordando!
Vedendolo
aggrottare
le sopracciglia incuriosito, sorrise e gli spiegò:
-
Era un servizio da
ventiquattro di notevole valore, ma un giorno una giovane cameriera appena
assunta
li lavò e li mise ad asciugare uno accanto
all’altro su di un tavolo. Girandosi,
ne urtò il primo e come nel gioco del domino, caddero uno
addosso all’altro, rompendosi
quasi tutti. Non vi dico la mia povera mamma! Avrebbe voluto ucciderla
ma alla
fine si rassegnò a contare quelli che erano rimasti ed a
metterli in salvo per
il mio corredo.
Christopher
l’aveva
osservata mentre raccontava
quell’episodio senza smettere di accarezzare con le dita
affusolate l’orlo del
bicchiere. Intuì come per lei ogni piccola cosa in quella
casa costituisse un
legame con il passato e le desse un intimo piacere.
-
Se desiderate
qualcosa che vi appartiene, non dovete far altro che chiederla
– le disse con
dolcezza – Io non sono legato a questi oggetti come lo siete
voi, non so
neppure cosa c’è esattamente,
per cui,
se questi bicchieri facevano parte del vostro corredo, prendeteli pure.
-
Grazie, non è il
caso: tutte queste cose voi le avete pagate e poi io non ho
più bisogno di un
corredo ora che non ho neanche più un fidanzato.
- Il tenente Ronghi non si
è fatto più vivo? –
le chiese incapace di trattenere la curiosità
però, notando il rossore ed
un’espressione di mestizia sul viso di lei, si
affrettò ad aggiungere – Scusatemi,
sono stato di un’indiscrezione imperdonabile!
-
No, non vi scusate, se
lo sa tutta Napoli perché non dovreste saperlo anche voi?
-
Cosa?
-
Che il caro Ruggiero
si è fidanzato con Elvira Rispoli e presto convoleranno a
nozze.
Vedendolo
restare
incerto perché non aveva capito chi fosse la promessa sposa,
la ragazza gli
spiegò:
-
Elvira era la mia
migliore amica. L’avete conosciuta alla mia festa, ballaste
insieme e rimaneste
a lungo a parlare di Norhal Castle, non ve ne rammentate?
-
Oh sì, adesso che mi
ci fate pensare me ne ricordo! Una brunetta abbastanza graziosa che
sembrava
molto interessata all’ Inghilterra ed alla mia dimora.
Maria
si mise a
ridere.
-
Era interessata
anche a voi, se è per questo. Per giorni e giorni non fece
altro che dirmi
quanto vi trovava affascinante e bello e si mise ad insistere anche
affinché
organizzassi un nuovo incontro per farvi conoscere meglio.
-
Davvero? Non pensavo
di essere così appetibile.
-
Andiamo, Christopher,
lo dovete sapere benissimo che piacete alle donne! Io non potevo darle
torto
per l’infatuazione che si era presa - mormorò.
Benché
si stesse
chiedendo cosa volessero dire quelle parole, il giovane
preferì buttarla sullo
scherzo.
-
Ed allora perché non
mi avete fatto approfondire la conoscenza con la vostra amica?
Chissà, magari
oggi non vi avrebbe portato via il
fidanzato se si fosse messa con me.
Mentre
sorseggiava il
vino, Maria lo guardò con due occhi ardenti. Posato
lentamente il bicchiere,
gli confidò:
-
Mi avrebbe dato fastidio
se tra voi due fosse nato qualcosa.
Lui
si mostrò stupito.
-
E perché mai? – le
chiese con un sorriso che gli dipinse una
simpatica aria divertita sul viso di solito molto serio.
La
ragazza stette un
poco zitta continuando a fissarlo e solo dopo un poco si decise a
spiegargli il
perché.
-
Avevate fatto assai colpo
anche su di me perciò non desideravo incontrarvi ancora. Il
farlo mi pareva
scorretto nei confronti del mio fidanzato. Pensate un po’
com’ero stupida!
L’uomo
tacque,
alquanto imbarazzato.
All’improvviso
la
giovane scattò in piedi ed indicando il cielo che si
scorgeva dall’ampia
vetrata, corse via sul balcone gridando con l’entusiasmo di
una bambina:
-
I fuochi d’artificio!
Come sono belli! Voglio guardarli!
Christopher
rimase
ancora un momento seduto a tavola, cincischiando il tovagliolo tra le
mani. Quanto
Forse anche Maria voleva
farlo, per questo
gli aveva detto di provare interesse per lui, magari per nascondere
persino al
proprio cuore la sofferenza
causatale
dal tradimento subito.
-
Su venite a vedere!
Sono meravigliosi – lo stava intanto chiamando Maria dal
balcone con una voce
così contenta che, dimenticando ogni pensiero triste, si
affrettò a
raggiungerla sorridendo.
La
trovò appoggiata
alla balaustra con il visino all’insù, intenta a
guardare i fuochi che
disegnavano nel cielo fantasmagorici disegni di luce.
Era
bellissima mentre
batteva le mani piena di una gioia quasi infantile, gli occhi che
brillavano
ancora più
delle stelle. Christopher si
sentì travolgere dall’attrazione per lei che tanto
a lungo aveva cercato di
reprimere invano.
Non poteva abbandonarsi
ad essa neanche stavolta, per cui se ne stette fermo, senza riuscire
però a
staccare lo sguardo da quella piccola donna che lo ammaliava.
Non
udendolo
partecipare al suo tripudio per uno spettacolo di tale bellezza, Maria
si volse
a guardarlo meravigliata. Era vicinissimo e la fissava con
un’espressione
intensa sul viso assai bello. Poco prima era riuscita a dirgli seppure
velatamente
il sentimento che provava per lui ed ora leggere il desiderio nei suoi
lucenti
occhi chiari, la turbò.
Abbassò
il viso, colta
da uno strano struggimento, ma gli si avvicinò di
più.
Incapace
di resistere,
Christopher le prese il volto tra le mani e, pianissimo,
posò le labbra sulle
sue. Lui, che da tanto tempo ormai si accompagnava solo a donne
occasionali o
addirittura a quelle che doveva pagare, aveva quasi dimenticato la
struggente
tenerezza di un bacio. Quella bocca fresca ed il giovane e morbido
corpo stretto
al suo, gli diedero una forte emozione.
Abbandonata
nella sua
stretta, anche a Maria pareva quasi di entrare in una nuova dimensione
dove non
c’era più solitudine o dolore ma solo una delizia
senza fine che le avvolgeva
l’anima ed i sensi.
Dopo
poco però l’uomo
la scostò, quasi con violenza.
-
Non dobbiamo – le
disse lasciandola andare.
Volgendosi
di colpo, si
appoggiò alla balaustra a guardare il mare in lontananza.
La
ragazza lo prese
per un braccio con l’intenzione di farlo girare di nuovo
verso di lei e farsi
prendere ancora tra le braccia, ma lui oppose una decisa resistenza.
Allora gli
si accostò, parlandogli
quasi in un
orecchio.
-
Mi spieghi perché
non dobbiamo? – gli chiese senza nascondere l’ansia.
-
Perché io ti
desidero da morire e non so se stasera riuscirei a comportarmi da
gentiluomo
con te – le disse, sempre senza guardarla – Non hai
detto tu stessa che l’onore
è l’unica cosa che ti resta?
Lei
sorrise, felice che
fosse solo quello il motivo. Si strinse a lui, poggiandogli il capo su
di una
spalla e gli sussurrò con grande dolcezza:
-
Sai, quando ti ho
detto che oggi sono venuta qui solo per suonare il piano, ti ho
mentito. Sono
venuta per te, per rivederti.
Christopher
questa
volta si drizzò e l’afferrò per le
spalle mentre lei continuava a parlargli,
molto concitata:
-
Stamattina, mentre
giravo sola come una disperata, mi dicevo che la maggior parte degli
uomini
sono esseri spregevoli: Ruggiero
mi ha
tradita in maniera infame, quel furbacchione dell’avvocato
Rigoli voleva solo comprarmi
per potermi sfruttare per non parlare poi di quel porco di Gaetano che
addirittura voleva abusare di me … Solo tu sei stato sempre
dolce e buono, solo
tu non mi disgusti e non mi fai paura …
Lo
abbracciò forte, ma
l’uomo non la strinse come lei avrebbe voluto, anzi la
respinse ancora.
-
No, sei giovane e
non sai quello che fai. Allontanati da me ora che sei ancora in tempo,
vattene
in camera tua prima che io non riesca più a controllare la
voglia che ho di te.
Maria
non si diede per
vinta. Lo guardò decisa e con dolcezza gli
carezzò una guancia ed i capelli.
-
Sì, andrò nella mia
stanza ma mi metterò ad aspettarti.
Zitto! – aggiunse mettendogli le dita sulle
labbra per impedirgli di
protestare – Sei tu l’unico uomo che voglio! Ti
prego, non sprechiamo più
nemmeno un attimo, la vita è sempre
così
triste e difficile, non neghiamoci la felicità che potremo
darci l’un l’altra!
Si
sollevò sulle punte
e lo baciò ancora. Ancora una volta Christopher si
abbandonò al bacio con tutto
se stesso e quasi si sentì privato di qualcosa quando lei si
allontanò.
Era
assai seducente
quando si voltò a guardarlo.
-
Vado in camera mia
adesso. Raggiungimi presto – gli sussurrò.
L’uomo
volse la testa
per non vederla e non doversene sentire irrimediabilmente attratto ma
lei,
avvedutasene, gli si avvicinò di nuovo e gli prese la mano
tra le sue.
Portandosela accanto al viso, gliene baciò con dolcezza il
palmo.
-
Vieni, ti prego -
gli sussurrò ancora.
La
guardò allontanarsi
con il cuore ed il corpo in tumulto. Per calmarsi,
andò ad accendersi un sigaro e si mise a
fumare girando per la stanza.
L’unica
cosa saggia da
fare quella sera sarebbe stata allontanarsi, magari per andare a
dormire in un
albergo. L’indomani avrebbe potuto chiamare Padre Mariano e
spiegare la
condizione in cui si trovava la giovane. Insieme
avrebbero trovato una soluzione, senza
costringerla a tornare in una casa dove non poteva più
stare. Non l’avrebbe
abbandonata, le avrebbe assicurato tutto l’appoggio sia
morale che economico
purché si fosse tolta dalla testa
quell’assurdità di stare insieme …
Eppure,
mentre cercava di ragionare, era sconvolto da un desiderio che non
riusciva a
placare. Ma non era solo la voglia di sesso a fargliela volere, era pure la consapevolezza
che la sua
presenza, anche solo per poche ore, aveva riempito la desolazione di
una vita
arida e solitaria con la grazia e la bellezza.
Quale
essere umano
avrebbe potuto rinunciare ad un simile appagamento offertogli con tanta
spontanea semplicità? Lui non era di certo un santo ed in
quel momento ogni
motivo di ordine morale ed ogni remora gli apparvero come stupide scuse
per
giustificare la paura di lasciarsi andare a qualcosa che avrebbe potuto
divenire
incontrollabile.
Si
ritirò in camera
sua. Dopo essersi preparato per la notte, restò ancora
qualche momento incerto,
poi la smania che sentiva dentro fu più forte di ogni altro
pensiero.
Aprendo
la porta della
stanza di Maria, si augurò di trovarla addormentata. Se
così fosse stato, se ne
sarebbe andato e lei non avrebbe mai saputo di averlo indotto a cedere.
Invece
era sveglia.
Nella penombra che le illuminava appena il viso grazioso, i lunghi
capelli
inanellati, neri come l’ebano, risaltavano tra i merletti delle lenzuola
candide.
Nel
vederlo gli
sorrise, scostò le coltri e gli fece cenno di andarsi a
stendere lì accanto a
lei.
Come
in preda ad un
sortilegio, Christopher le si avvicinò con il cuore in
tumulto.
Si
tolse la vestaglia
e le si sdraiò accanto, prendendola subito tra le braccia.
Un’infinita eccitazione
lo faceva tremare mentre le scostava piano la sottile sottana e le
scopriva il seno perfetto. Si chinò su di lei a
baciarglielo, piano, perduto
nell’infinita dolcezza della sua carne calda e morbida.
Sospirando
di piacere,
Maria lo stringeva forte tra le braccia e gli carezzava le spalle nude
e la
nuca. Era la prima volta che si trovava così tra le braccia
di un uomo ed anche
se non era quello stesso che aveva tante volte immaginato nelle lunghe
ore
passate a fantasticare sul mistero dell’amore, ugualmente si
sentiva travolgere
dal desiderio.
Christopher
era dolce,
le accarezzava tutto il corpo con molta maestria ed il fuoco che le
metteva
dentro distruggeva tutte le sue paure di ragazza, lasciandole presagire
un universo
di delizie a cui anelava.
Ad
un tratto però lui
smise di baciarla, si scostò e si mise supino, un braccio
ripiegato a
nascondersi il viso. Un po’ interdetta e vincendo una
naturale timidezza, Maria
gli appoggiò il capo sulla spalla e carezzandogli il torace,
rimase stretta a
lui, attendendo che parlasse.
-
Che ti aspetti da
me? – le chiese infatti dopo un poco.
-
Cosa vuoi dire? Non
ti capisco.
-
Se è vero che non
l’hai mai fatto prima, non vedo perché dovresti
farlo proprio con me. Sei una
ragazza perbene, dovresti conservarti intatta per l’uomo che
sceglierai …
Lei
si rialzò di
colpo, gli scostò il braccio e gli prese il viso tra le
mani, quel bellissimo viso
ora così accorato.
-
Sei tu l’uomo che ho
scelto, Christopher, ti voglio con tutta me stessa e non voglio, non
posso più
aspettare!
Incollò
la bocca sulla
sua e lo baciò con tutta la passione che sentiva dentro.
L’uomo
aveva resistito
anche troppo al desiderio. La strinse forte tra le braccia, la
rovesciò supina
e le fu addosso. La prese piano, per non farla soffrire mentre lei lo
cingeva
forte tra le braccia. Quando, nonostante tutta la delicatezza usata, le
sentì sfuggire
un lamento soffocato, si fermò e le accarezzò il
bel viso contratto per la sofferenza
fino a quando la ragazza non riaprì gli occhi e li fisso nei
suoi.
Anche
se in quel momento
Maria provava più dolore che
piacere ed era attanagliata dalla paura e dal senso di colpa per il
peccato
mortale che stava commettendo, guardare Christopher ed intuire che per
un uomo
così, bello e dolcissimo, era disposta a vendersi anche
l’anima, fu un
tutt’uno.
-
Sì, sì … - gli
sussurrò gettandogli le braccia al collo ed abbandonandosi
con trasporto.
Quando
lui riprese ad
amarla pensò che nessuno mai avrebbe potuto condurla con
altrettanta dolcezza
nel meraviglioso giardino dell’amore.
-
Buongiorno! – le
disse riaprendo gli occhi il mattino dopo e notando che anche lei si
stava
svegliando in quel momento.
Fece
per abbracciarla
ma Maria si scostò e gettandosi giù dal letto,
prese il copriletto di seta e se
lo avvolse intorno al corpo nudo.
-
Devo lavarmi e
pettinarmi prima! – gli gridò scappando di corsa
nel gabinetto da bagno.
Christopher
la guardò
alquanto perplesso e dopo essersi stiracchiato un po’ nel
letto disfatto, si
alzò lui pure ed uscì sul balcone.
Nonostante
fosse già autunno
era una mattinata bellissima, piena di luce e di sole. Da quel balcone,
dove piante
e fiori crescevano rigogliosi, si godeva un panorama stupendo e lui se
ne
rimase lì, tranquillo, a respirare l’aria pulita
del mattino. Si sentiva
felice, ma anche molto confuso perché non era abituato alla
felicità.
Dopo
un poco Maria lo raggiunse,
fresca come una rosa e raggiante. Lo circondò con le
braccia, posandogli il
capo sulla spalla.
L’uomo
la strinse
forte e la prese in giro.
-
Non mi ero accorto
che tu fossi così sporca da non potermi dare nemmeno un
bacio prima di correre
in bagno a lavarti – le disse sorridendo e si
chinò a baciarla sul collo con
enorme tenerezza.
La
ragazza si mise a
ridere, gettando il capo all’indietro e rabbrividendo di
piacere al contatto
delle sue labbra e della barba morbida.
-
Non è colpa mia, è
stata la mamma a mettermi in testa che per tenersi un marito
è meglio non
mostrarsi mai a lui come si è la mattina appena sveglie!
Affondato
con il viso
nei suoi lunghi
capelli profumati,
Christopher osservò scherzoso, senza smettere di baciarle il
collo:
-
Ma io non sono tuo
marito!
-
Tanto più! Non
vorrei che ti disgustassi di me ancor prima di esserci sposati!
Gli
aveva risposto con
lo stesso tono di scherzo ma all’improvviso lo
sentì irrigidirsi. Infatti lui
si scostò e la fissò in volto, con
un’espressione di diffidenza negli occhi
divenuti dell’azzurro trasparente del ghiaccio.
-
Io non ho nessuna
intenzione di sposarti – le disse senza tanti complimenti.
Questa
volta fu
l’espressione della donna a cambiare e fu come una nuvola
nera che passa
davanti al sole ad oscurarlo.
-
Chris, come puoi
dire una cosa del genere dopo quello che c’è stato
tra noi stanotte? – gli
domandò trepidante.
Lui
la lasciò andare e
poi le rispose, ancora più duro.
-
Sei stata tu a
volerlo ed ora non mi verrai a raccontare che ti ho sedotta per indurti
a
cedermi!
-
No, certo, ma io
pensavo che l’aver capito di amarci così tanto
potesse consentirci di stare
insieme senza aspettare di doverci sposare prima.
-
Io non ti ho mai fatto
promesse né tantomeno ho detto di amarti.
-
Non mi ami? Allora
cosa ne sarà di me ora? – gli chiese desolata,
afferrandosi con entrambe le
mani alla ringhiera di ferro quasi come a volersi sostenere.
Riddell
si mise a
ridere scuotendo la testa, sarcastico.
-
È questo il
problema, non è vero? Ma non devi preoccuparti, stamattina
stessa puoi
andartene e nessuno saprà mai quello che è
successo stanotte. Padre Mariano e
perché no, anch’io, provvederemo al tuo
sostentamento fino a quando non
troverai una nuova
sistemazione presso
un’altra famiglia.
Lei
lo guardò, rossa in
viso ed indignata.
-
Io però lo so quello
che è successo ed è qualcosa di irreparabile!
– protestò.
-
Non farmi ridere! –
sghignazzò l’uomo – A te non mancherà
certo la capacità di abbindolare qualche brav’uomo
fingendo di essere innocente
come una colomba!
-
Sei cattivo! – gli
urlò sull’orlo delle lacrime.
-
Forse. Comunque se
vuoi restare con me, resta pure, solo togliti dalla testa ogni idea di
matrimonio.
La
lasciò sola e lei,
in preda ad un’angoscia incontrollabile, scoppiò
in un pianto dirotto. Non
aveva neanche la forza di stare in piedi per cui si lasciò
andare a sedere sul
pavimento del balcone inondato di sole. Restò
così a piangere fino a quando non
si sentì esausta. Allora, intontita dalle lacrime, si
guardò intorno e vide i
fiori variopinti che la circondavano, gli alberi del giardino su cui si
posavano gli uccelli cinguettando e sullo sfondo il panorama del mare
turchino
che si confondeva nell’azzurro di un cielo terso e senza
nuvole. Le sembrò
quasi impossibile che tutta quella bellezza potesse continuare ad
esistere,
indifferente all’enorme pena che le gravava sul cuore.
Aveva
sbagliato a
lasciarsi trasportare dalla passione. Eppure, ripensando
all’attrazione che
Christopher esercitava su di lei, quasi si giustificava per essersi
comportata
in quel modo. La notte
prima, dopo la
gioia provata tra le sue braccia, era
rimasta molto tempo sveglia a guardare lui abbandonato nel sonno e la
stanza piena
di ricordi e di cose care. Per un breve ma intenso momento, si era
sentita
invadere da una grande felicità al pensiero che la vita le
aveva ridato con gli
interessi quanto la sventura le aveva così crudelmente
strappato. Pianissimo,
per non svegliarlo, gli aveva allora sfiorato con le dita il viso e si
era
detta fortunata perché l’amore che aveva trovato
in quell’uomo così bello,
nobile e generoso l’avrebbe ampiamente ripagata di tutti i
patimenti, i dolori
e le umiliazioni subite.
Invece
era stata solo
un’illusione e si sentiva più smarrita che mai.
Forse non avrebbe dovuto essere
così leggera, avrebbe dovuto ascoltare gli insegnamenti di
sua madre la quale
le aveva sempre raccomandato di non lasciarsi mai andare con gli
uomini, ma lei
non ci aveva pensato neanche un attimo a darsi a Christopher con tutto
l’ardore
che provava e che pensava fosse ricambiato. Aveva sbagliato ed ora non
poteva
più tornare indietro e non solo perché aveva
perduto la verginità ma
soprattutto perché l’idea di un altro uomo accanto
a sé la faceva rabbrividire
d’orrore.
Non
sapeva cosa fare.
Disperata, posò il capo sulle ginocchia e
ricominciò a piangere.
Intanto
Christopher si
sentiva furibondo e neanche il
bagno caldo era riuscito a calmarlo. Immerso ancora
nell’acqua, cercava di pensare
con freddezza alla situazione ma lo sdegno provato nei confronti di
Maria lo
faceva fremere. L’essere caduto come un gonzo nelle trame
sottili di quella
ragazzetta scaltra lo faceva sentire molto male. Doveva essersi fatta
bene i
conti: abbandonata dal fidanzato e senza essere riuscita a trovare un
uomo di
suo gusto, aveva pensato bene di esercitare il suo fascino su di lui
che, tutto
sommato, era di gradevole aspetto, futuro marchese e ricco al punto da
poterle
garantire una vita agiata. Era disgustato da quella sottile furbizia di
concedersi
per metterlo davanti al fatto compiuto, ma se la signorina de Oliveira
pensava
di incatenarlo in questo modo aveva proprio sbagliato! Anche se,
nonostante
tutto, non si sentiva l’animo di abbandonarla al suo destino,
non riteneva di
avere nessun dovere. Più di una
volta la sera precedente l’aveva implorata di non provocarlo,
se era successo,
era stato per la leggerezza di lei,
non
certo per sua colpa. Non pensava però che Maria fosse stata
leggera, piuttosto
la riteneva ben determinata a raggiungere lo scopo di sistemarsi. Anche
se gli
aveva fatto perdere la testa con la sua grazia e la sua enorme
bellezza, per
fortuna era ancora in grado di difendersi da tali seduzioni. Per esperienza sapeva
quanto le donne fossero
subdole e false e mai più sarebbe caduto
nell’errore di ritenerne una migliore
delle altre.
Intanto
si era aperta la
porta del bagno ed era entrato Anthony che nello scorgere il padrone
ancora
nella vasca, aveva sussultato.
-
Perdonate, signore –
si scusò – avendo visto il letto intatto avevo
pensato che non ci foste ...
Christopher
gli
rispose solo con un cenno della testa, preso dai suoi pensieri.
-
La signorina de
Oliveira rimarrà con noi? – gli chiese
l’altro dopo avergli preparato
l’accappatoio.
Riddell
gli rispose
infastidito:
-
Non lo so.
Decideremo più tardi. È un problema forse?
-
No, assolutamente.
Anzi, mi scuso se sono stato indiscreto – sussurrò
il maggiordomo e si
allontanò.
Maria
entrò nella sala
da pranzo ancora con gli occhi rossi di pianto. Si avvicinò
al tavolo dove
Christopher, intento nella lettura del giornale, non la
degnò neanche di uno
sguardo.
Anthony
invece la
salutò e la fece accomodare a tavola, accompagnandole la
sedia.
-
Mi sono permesso di
ordinare per voi alla cuoca una colazione all’italiana. Ha
preparato caffè,
latte, cioccolata, biscotti oltre che la sua specialità: un
ottimo plum cake –
le disse sorridendole affabile.
-
Davvero non so come
ringraziarvi di tanta gentilezza. Prenderò volentieri il
caffè ed una fettina
di dolce – gli rispose la giovane ricambiando il sorriso.
Christopher
intanto
aveva ripiegato il giornale e stava aspettando che il maggiordomo le
versasse
la bevanda e le tagliasse una fetta di dolce. Quando l’ebbe
fatto, gli chiese
di lasciarli soli.
Maria
sbocconcellava
svogliata la torta, alquanto in imbarazzo per lo sguardo di lui che la
osservava in silenzio aspettando forse che parlasse per prima.
Visto
che lei non si
risolveva ad entrare il argomento, trasse dal panciotto un orologio
d’oro e
guardò l’ora.
-
Allora, che vuoi
fare? - le chiese
in maniera un po’
brusca - Ho un impegno tra poco e ti sarei grato se mi comunicassi la
tua
decisione.
Lei
arrossì e lo
guardò implorante.
-
Tu cosa vorresti che
facessi? – gli chiese.
-
La cosa migliore per
te sarebbe andartene. Di sicuro troveresti un altro posto e la tua
reputazione
sarebbe salva. Certo la tua vita sarebbe modesta ed il futuro incerto.
. .
-
Perché, tu che futuro
mi daresti? – lo interruppe ansiosa.
-
Nessuno, ma almeno
posso assegnarti qualcosa ogni mese per le tue esigenze e poi,
naturalmente, quando
non ti vorrò più con me, potrò anche regalarti
una bella sommetta per farti sistemare niente affatto male.
-
Quindi mi stai
proponendo di diventare la tua mantenuta?
-
Se vuoi metterla
così! Mi piaci e mi farebbe piacere averti, almeno fin
quando dura, ma se tu
non vuoi, non mi metterò certo ad insistere.
La
ragazza lo guardò
fisso, gli occhi pieni di lacrime.
-
Che penserebbe il
mondo di me?
-
Che te ne importa?
C’è stato forse qualcuno a pensare a te quando ne
avevi bisogno?
Lei
abbassò lo
sguardo, perplessa. Christopher continuò:
-
È l’unico modo che
hai per campare bene sia tu che i tuoi fratelli, certo migliore che
andare a
fare la serva per quattro soldi o finire
addirittura in una casa chiusa.
Vedendo
che lei non
gli rispondeva, si alzò e poi concluse con un sospiro:
-
Comunque spetta a te
decidere, io non ti pregherò. Come ti ho detto, ora ho molta
fretta e devo
andare. Tu pensaci ancora un poco: se deciderai di restare, ti
ritroverò qui ad
ora di pranzo altrimenti chiederai ad Anthony di accompagnarti in una
pensione.
Gli dirò di provvedere a
pagarti il
vitto e l’alloggio per un mese dopodiché dovrai
pensarci tu. Più di questo non
posso fare, mi dispiace.
Maria
si sentiva il
cuore in tumulto. Nonostante lui fosse così cambiato, era lo
stesso uomo che
l’aveva amata con tanta dolcezza la notte precedente e poi
era stanca,
immensamente stanca, ed avvertiva il bisogno di rifugiarsi in quella
che non
aveva mai smesso di considerare la sua casa.
-
Aspetta! Potremmo
giustificare la mia presenza qui e la somma che intendi darmi dicendo
che mi
hai assunta come governante – gli disse in fretta quando era
già quasi sotto la
porta.
Lui
si voltò a
guardarla con uno strano sorriso tra l’ironico ed il
soddisfatto.
-
Allora dovremo
chiederlo ad Anthony. Sai, è il maggiordomo ed è
lui che si occupa della
servitù: può anche darsi che non gli faccia
piacere averti tra i piedi.
La
ragazza arrossì ed
abbassò di nuovo il capo, assai mortificata.
-
Stavo scherzando! –
la tranquillizzò – Hai visto invece? Ero certo che
alla fine avremmo trovato un
accordo. Bene, ci vediamo ad ora di pranzo
allora.
Le
rivolse ancora quel
sorrisino beffardo e poi se ne andò. Maria lo
guardò andar via mentre un mare
di pensieri la travolgeva. Su tutti, quello di potergli restare ancora
accanto
la faceva trepidare di più perché, nonostante
tutto, non aveva perso la
speranza di poterlo fare innamorare così come ne era
innamorata lei.