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Autore: borndumb3dumber    02/05/2016    3 recensioni
«Devi dire che sono il tuo preferito o vado da Yun»
Spalanco la bocca alla sua richiesta, esterrefatta dall’assurdità della questione, ma nell’esatto istante in cui provo a contestarlo, muove un dito verso il pulsante dell’ascensore. [...]
«E va bene!» mi arrendo. Porto le mani alle tempie e chiudo gli occhi. Un profondo respiro e sto guardando di nuovo le sue iridi scure. [...]
«Sei il mio preferito» borbotto le parole e mangio consonanti volutamente in modo da distorcerne il suono. Come mi aspettavo, tuttavia, il ragazzo non se lo fa bastare.
«No» scuote la testa «Devi dire il mio nome e scandire le parole. Potresti averlo detto a chiunque»
«Ho detto» ripeto, stringendo i denti per non dare di matto proprio adesso «che tu, Junhoe, sei il mio preferito»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Non volevo interrompere nulla…» inizio, lasciando la frase in sospeso e sperando che capisca da solo che io mi stia riferendo ad Harumi.
«Ci ha provato davvero» dice dopo aver scosso la testa «Ma le ho fatto capire di non farlo» si gratta la nuca, prendendo oggetti a caso dal suo comodino per osservare qualcosa che non sia la mia faccia.
«Dicendole di farsi i cazzi suoi?» alza lo sguardo al suono delle mie parole e mi sento inaspettatamente così sollevata di poter avere i suoi occhi su di me.
Sunhee?
«No» ammette con un ghigno, senza fare domande su chi mi abbia detto dell’accaduto «Quello è stato solo il principio. Le ho detto che davvero non sono interessato»
«E l’ha presa bene» indago, riferendomi al fatto che sia venuta qui e sembravano non essere in cattivi rapporti.
Annuisce e dice «Sa accettare dei rifiuti ed è anche abbastanza simpatica quando non è troppo impegnata a mostrarsi ingenua»
Questa volta sono io a fare un ghigno «Di questo ancora non ho avuto esperienza, ma mai dire mai»
Sono ancora vicina alla porta, così mi prendo del tempo per osservare
stanza –non ho mai oltrepassato quella porta nel muro- e trovare le parole giuste per dire quello per cui sono qui.  
«Jinhwan,» dico, fermandomi un attimo ad esaminare se io abbia fatto bene a tirare in ballo il suo nome, visto il loro rapporto attuale, e Junhoe fa una leggera smorfia «mi ha detto una cosa»
Il moro assume un’espressione che nasconde una muta domanda e mi ritrovo a guardarmi intorno imbarazzata e un sorriso nervoso sul volto.
«E’ passato tantissimo, però non posso far finta di nulla ora che lo so» ammetto, lasciando volontariamente Junhoe sulle spine. Certamente non sto prendendo tempo per superare l’ansia.
«Pensavo che non ti importasse quando quella ragazza del video musicale mi ha colpita» comincio, non troppo sicura di voler sapere a cosa lui stia pensando adesso «Sinceramente, non lo credevo neanche quando mi hai offerto il pranzo. Per me Jinhwan ti aveva spinto a farlo e un po’ me ne vergogno» mi rendo conto di aver nominato il più grande un’altra volta dai pochi minuti che sono qui, ma Junhoe non sembra darci troppo peso. Piuttosto, sembra concentrato a capire dove io voglia andare a parare, nonostante dalla sua espressione sembra proprio che abbia inteso a quale evento io stia facendo allusione.
«Quello che voglio dire è che so cosa hai fatto e mi dispiace di aver avuto una così pessima opinione di te in quel periodo» dico in fretta, strappando il cerotto in una volta sola.
«Dovrebbe essere migliore adesso? La tua visione di me, s’intende»
Alzo improvvisamente il volto «Perché non dovrebbe? Il fatto che io spesso ti aggredisca non vuol dire che non ti ammiri» ammetto con un po’ di vergogna formarsi sulle mie guance «Non sono brava ad elogiare gli altri, a maggior ragione quando penso che ci siano motivi per farlo»
«E’ la prima volta che ti sento dire qualcosa di carino su di me» sogghigna Junhoe, questa volta senza evitare il mio sguardo «Sembra surreale»
«Non volevo che ti montassi troppo la testa» scherzo con evidenza e cerco di assumere un’espressione risoluta. Tuttavia, il moro sorride anche di più e di riflesso le mie labbra si incurvano all’insù.
«Penso sia troppo tardi ormai» sta al gioco, ma ritorna serio prima di dire «Non devi scusarti di niente, ad ogni modo. Quelle ragazze hanno esagerato ed ero abbastanza irritante anche io»
«Su quest’ultimo punto concordo,» ricordandomi di un argomento che ho sempre rimandato ma mai affrontato «per esempio c’è quell’audio»
Junhoe alza un sopracciglio e mi porge il telefono «L’ho cancellato da un pezzo, non avevo mai pianificato di farlo sentire a qualcuno»
Mi porge ancora l’apparecchio ma, se non per uno sguardo di sfuggita, non faccio altro. Non ho intenzione di farmi gli affari suoi e sono più che sicura che non ce ne sia davvero traccia.
«Questo lo so, ma non riesco a spiegarmi l’intera cosa con un semplice “ero irritante”, capisci?» ammetto con un pizzico di risentimento. Per quanto possa averlo fatto con al principio un bluff, mi sono seriamente preoccupata per mesi della possibilità che quell’audio venisse divulgato e sapere adesso che in realtà non ce n’era motivo, non cancella nulla.
«Sì che lo capisco» risponde Junhoe, le labbra in una smorfia «A parte scusarmi non so che altro dire»
«Dimmi il motivo reale, non è poi una domanda così difficile» tento allora, dovendo già iniziare a demordere in un’eventuale risposta quando una sua risata piuttosto ilare fende l’aria in un mormorio.
«Per te niente è difficile, a quanto pare, però voglio svelarti un segreto: lo è eccome» e questa volta sono io a fare una smorfia.
«Sei tu quello che giorni fa mi ha detto di potermi fidare» sputo fuori con la rabbia che monta dentro «e l’ho fatto, mi sono fidata! Speravo non fosse una cosa a senso unico, ma dai tuoi atteggiamenti recenti non posso fare a meno di pensarlo»
«Atteggiamenti recenti, dici? Sto cercando di essere il più amichevole possibile per venire incontro al tuo di atteggiamento!»
Passo una mano tra i capelli comprendendo una cosa piuttosto spiacevole: stiamo di nuovo litigando.
«Non credere che non me ne sia accorta, perché è quello che anche io ho tentato di fare» provo a dire con un tono più controllato ma sempre sull’orlo di uno scoppio aggressivo «Però cosa mi dici di queste “frecciatine” che mandi continuamente? Lanci la pietra e nascondi la mano il secondo dopo e se riuscivo a mandare giù la cosa, adesso inizio a stufarmi sensibilmente»
Junhoe si scalda a sua volta e si avvicina piuttosto arrabbiato –seppur anche lui controllato nel gesto- per poter replicare alle mie più che lecite accuse.
«Vuoi sapere cosa, Sunhee?» ribatte rosso in volto e una vena sul collo in rilievo «Chiedi e ti sarà dato» e alza le mani in rassegnazione, senza però riuscire davvero a placarsi. Mi avvicino d’istinto e premo il dito indice sul suo petto, tenendolo lì fermo sotto il suo sguardo in un misto di incomprensione e impulso rabbioso trattenuto allo stremo.
«Uno:» dico ad alta voce, premendo il dito con un pizzico di insistenza «in aereo hai detto “non accadrà un’altra volta” mentre scherzavo su me e Jinhwan come coppia e subito dopo hai evitato mie domande»
Aggiungo il medio all’indice sul suo petto. Mantengo gli occhi bloccati ad osservare le mie stesse dita ed evito di alzare lo sguardo sul volto del moro.
«Due: quando parlavamo di Jungsu» e il suo petto, al solo sentire il nome del mio ragazzo, ha un fremito quasi impercettibile «stavi per dire qualcosa, ma Jinhwan ci ha interrotti e mi hai fatto capire più che chiaramente che col cazzo che avresti continuato dopo»
«Tre: che cosa-» mi interrompo un attimo ricordarmi del conto che sto tenendo e, con evidente difficoltà, blocco il mignolo con il pollice e premo anche l’anulare sul suo petto «-Che cosa so che non so? Per quale merdoso motivo te ne esci con questi giochetti psicologici invece di dire le cose per quelle che sono?»
Aspetto che il mio respiro ritorni un minimo regolare per poi alzare la testa e incontrare, con sorpresa, lo sguardo più che rilassato del moro. Noto che la vena sul collo è pressoché sparita e non sembra turbato dalle mie parole. Piuttosto, pare rassegnato.
Sembrano passare secoli fino a quando, con i nostri occhi ancora incatenati, Junhoe alza una mano, posta fino a quel momento mollemente vicino al suo fianco, e vi chiude senza pressione le mie dita che gli perforano il petto.
«Sono quattro cose che vorresti sapere contando anche l’audio, non tre» parla piano, senza fretta o tensione. Di rimando il mio respiro torna presto ad essere normale e la rabbia a scemare con la stessa velocità con cui è arrivata. Mi dimentico di lamentarmi della sua correzione.
«Quando dico che è difficile dare una risposta, mi riferisco alle conseguenze che questa può portare, non all’effettiva risposta in sé» continua a parlare, la sua mano ora a racchiudere la mia ma non più sul suo petto.
Vorrei poter chiedere che tipo di risposta sia, ma mi ritrovo muta di fronte alla situazione. La spiegazione, comunque, arriva lo stesso.
«Non è per niente difficile, la risposta. Anzi, è più che basilare» comincia, la voce bassa che mi fa accapponare la pelle.
«Sunhee» sospira «credo proprio di aver preso un abbaglio per te. Estremamente vomitevole, aggiungerei, e il fatto che non mi importi dice molto»
Per un istante, rimango impietrita dal flusso di emozioni contrastanti che sento attraversarmi il corpo nello stesso momento.
Sono felice? Sì.                                                  
Non sono felice? Anche.
«Quindi…» provo a riprendere facoltà nel parlare, unendo i pezzi di un puzzle che solo ora si forma nella mia mente «…era questo che non sapevo ma sapevo» e ricevo in risposta un piccolo cenno.
«Oh mio Dio, Junhoe» affermo con stupore, ricordandomi ciò che ho pensato in aereo nella situazione del punto due:
“Crede davvero che possa rubargli l’amico?”
Ma lui non stava vedendo la situazione dal mio stesso punto di vista.
«Eri… sei geloso di Jinhwan!»
«Come posso non esserlo?» chiede retoricamente e mi giunge dalla memoria l’immagine del suo volto contrariato nel vedere come avessi salvato il numero del più grande. Apro la bocca per dire quanto sia stupido questo fraintendimento, ma penso che anche Harumi, vedendoci, credeva ci fosse qualcosa oltre l’amicizia. Stringo le labbra, pensierosa.
«Non allontanarti da lui per questo» dico in fretta, cercando di depistare la mia mente sulla nostra effettiva vicinanza fisica. Siamo fin troppo vicini e quando due persone lo sono così tanto, succede solo una cosa.
«Non c’è niente tra noi e lui non capisce perché tu abbia questo comportamento» e detto questo, cerco di prendere le distanze, rendendomi conto che gli sto guardando le labbra come non dovrei. Junhoe, però, mi trattiene non con troppa fatica.
«Non ti bacerò anche se vorrei» afferma convinto e la delusione si fa strada nel mio stomaco «non mi dimentico che hai un ragazzo»
Alle sue parole, un senso di nausea si affaccia prepotente.
Che cosa sto facendo?
Junhoe lascia la presa e barcollo un passo indietro. Jungsu non si merita questo.
Eppure la volontà di dimenticarmi per un attimo le mie implicazioni amorose è sempre più forte e le mie labbra sempre più desiderose di quelle del ragazzo che ho di fronte adesso.
«Ho voglia di baciarti così tanto che tu neanche immagini» ammette Junhoe e penso di riflesso che anche io vorrei! Ma sono consapevole che sarebbe un errore che non potrei perdonarmi.
«E so che piacerebbe anche a te» dice e aggrotto la fronte. E’ proprio il momento di fare il presuntuoso?
«Non provarci, Sunhee. Per quanto possa sembrarlo, non sono affatto ingenuo e di certe cose mi rendo conto subito»
«Non puoi essere sicuro di piacermi» provo a difendermi, con la paura che possa leggere la mia mente in questo istante e scoprire la palese menzogna.
«Chiamalo sesto senso maschile o evidenza, è più o meno la stessa cosa»
«Jungsu mi piace» inizio ad agitarmi. E’ vero, Junhoe non mi è indifferente e credo di averlo accettato solo adesso che la realtà mi è stata sbattuta in faccia, cruda e senza pietà, ma ciò non toglie che io provi qualcosa anche per il mio ragazzo.
«Non sei così stupida da stare insieme a qualcuno che non ti interessa e infatti non ho detto questo» si affretta a spiegare «Sto dicendo che ti piacciamo entrambi e rispetterò qualsiasi scelta tu abbia intenzione di perseguire»
«E se avessi già deciso?» lo stuzzico, per capire meglio la sua posizione.
Junhoe ride «Non mi staresti fissando le labbra così» dice indicandomi «e non ti sentiresti in competizione con Harumi»
Ecco quel sentimento odioso che mi viene quando vorrei picchiarlo. Non solo perché ha la presunzione di dire queste cose senza un briciolo di titubanza, ma anche e soprattutto perché ha ragione. Cavolo se ce l’ha.
«Ho mentito quando ti ho detto di Harumi» dico una quasi bugia per non fargli sapere che quello che crede sia corretto «Le ho detto che l’avrei aiutata in qualsiasi modo»
«Oh immagino, non prima di averle fatto imparare il mio nome correttamente. Junhoe non June, mh?»
La mia bocca assume la forma di una “o” e sono tentata di domandargli rabbiosamente come faccia a saperlo. Poi però realizzo che questo non farebbe altro che alimentare l’atteggiamento di palesata consapevolezza della diva che è in lui e taccio controvoglia.
«Parliamo piuttosto del fatto che io ti piaccio» cambio argomento «Pensi ancora che il mio nome faccia schifo?» alludo al primo giorno in cui ci siamo conosciuti, nel camerino di Mike e mi domando spontaneamente come sia capitato tutto questo, come quell’odio reciproco fine a se stesso sia tramutato in un’attrazione reciproca.
«Assolutamente» risponde, contro le mie aspettative, Junhoe «Rimango obiettivo su certe questioni. E poi, potrei sempre chiamarti “amore”, non sarebbe davvero un problema»
«Stai costruendo castelli in aria. Fino a prova contraria il mio ragazzo non sei tu» ribatto, irritata e un po’ scossa dall’impeto gioioso che la sua frase mi ha involontariamente provocato.
«Per il momento no, su questo non ci metto parola» alza le mani in difesa di se stesso «Vedremo ciò che il futuro porta»
«Sono stufa di starti a sentire» sbotto e mi avvio verso la porta. Tuttavia, Junhoe mi si para davanti in fretta e sono costretta a fermarmi bruscamente per non finirgli contro il petto e subire l’agognante processo di lotta interiore per non fare qualcosa che però vorrei fare.
«Presunzione a parte» mi guarda dritto negli occhi, più serio e risoluto «Ti sto chiedendo di pensarci per davvero, Sunhee. A noi due»
E detto questo, si sposta dalla porta per lasciarmi la possibilità di andar via. Non me lo faccio ripetere due volte.
Deglutisco a fatica e procedo a passi calcolati, ritrovandomi in un attimo nel silenzioso e vuoto ambiente del corridoio.
Ho bisogno di alcohol.










 
Here it is w.w 
Proprio a dirlo sinceramente, avevo in mente un'idea diversa per questa scena maaaaaa non so, è uscita così e devo ancora decidere se ne sono almeno in parte entusiasta. 
Ditemi pure cosa ne pensate voi, insomma! Il capitolo, come potete aver notato, è tutto incentrato sull'interazione Junhoe x Sunhee e spero non vi siate annoiati troppo, nonostante non abbiano semplicemente parlato del tempo ma ci sia stata una svolta abbastanza importante per l'intera storia. Dopo 12 capitoli di angoscia era ora :,)

Ringrazio come sempre chiunque legga questa storia e anche di più chi trova un minutino per rendermi contenta con una recensione sentita ♥
♥♥♥ la voglia di scrivere nasce anche dal riscontro che ne ottengo, non posso negarlo e non voglio! Grazie cuoricini ;-; 
Baciucchi

 
 
 
 
 
   
 
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