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Autore: EuphemiaMorrigan    02/05/2016    2 recensioni
AU. Comica/Romantica/Drammatica.
SasuNaru.
-Dall'ultimo capitolo-
Questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto e Uchiha Sasuke, lasciate un messaggio e vi richiameremo. Se ne avremo voglia.
Se sei Sai: Visto le vendite? Ti ho battuto ancora.
Muori.
Se sei Ino: Nee-chan, non vorrei che tuo marito si suicidasse.
Ammazzalo e raggiungilo.
Se sei Nagato: Sono in perfetto orario con la scadenza.
Non è assolutamente vero.
Se siete Sakura, Hinata o Tenten: Tranquille, ho tutto sotto controllo.
E voi che ancora ci credete...
Se sei Gaara: Amico, mi devi un caffè.
Ed io ti devo un pugno.
Se sei Hidan: Lode a Jashin!
Non riesco a capire chi è più cretino tra te e Naruto.
***
***
Gensaku-sha ripercorre, a modo proprio, alcune vicende del manga.
Con personaggi casinisti, pazzi ed eccessivamente rumorosi.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-Capitolo 47-

 

Angolo autrice: Hola!
C'era ancora questa piccola cosa in sospeso di quest'altro personaggio ed era più che giusto risolverla; come è giusto sciogliere ogni nodo e far crescere tutti, anche se all'interno rimarranno sempre bambinoni...
Baci <3


Se ne stava fermo dinanzi a quella candida tomba di marmo bianco, il leggero vento primaverile smuoveva le ciocche argentee con delicatezza, come una carezza. Provava una serenità inusuale dinanzi a quella fotografia, come se Obito avesse smesso giudicarlo da tempo. O forse non lo aveva mai fatto.
Quando la sua vita aveva ripreso a scorrere, quando assieme ad Iruka aveva cominciato a provare nuova fiducia per il futuro, per un attimo s'era sentito in colpa, ancora, ma più andava avanti più il passato gli sembrava meno doloroso, meno ingombrante.
Notò degli sgargianti fiorellini rossi posati sulla lapide, si chinò piano per sfiorarne i petali, chiedendosi distrattamente chi li avesse messi lì. Non erano i soliti che lasciavano i genitori di Obito, erano così colorati che quasi stonavano con il silenzio di quel posto, ma si rese conto poco dopo di quanto in verità apparissero perfetti assieme al sorriso pieno di gioia del ragazzo nella foto.
-Perché non mi hai richiamato, Kakashi?-
Quella domanda improvvisa lo fece sobbalzare e sentì, di nuovo, la gelida morsa della colpa ghermirlo con eccessiva violenza. Sospirò pesantemente, cercando in se stesso la forza di voltarsi verso di lei, seppur inconsciamente desiderasse non farlo.
E la vide.
Dopo anni ed anni di silenzio e rancore i suoi occhi si posarono nuovamente sul viso di Rin. Cresciuta. Cambiata. Diversa da come la ricordava. Dal ricordo della ragazza che custodiva gelosamente dentro di lui.
Mandò giù un grumo di bile, abbassando gli occhi al terreno. Cosa dire?
Non aveva mai risposto a quel messaggio di anni prima, quello in cui gli chiedeva di incontrarsi, quello che per un attimo lo aveva fatto sperare, ma la paura di affrontare nuovamente il passato lo aveva bloccato.
Troppo codardo per un confronto. Troppo colpevole per affrontare a testa alta il suo personale demone.
-Non fa nulla. In fondo nemmeno io mi sono comportata bene con te, per tantissimo tempo- La sentì mormorare placida, lasciando che il vento trasportasse quelle poche parole.
-Mi dispiace, io...-
Lo bloccò dolcemente, non era lì per delle scuse. Non andava ogni giorno su quella tomba, sperando di incontrarlo, da mesi, per distruggerlo e fargli altro male -È così strano. Sei qui, sei Kakashi, ma ho la sensazione di parlare con un estraneo- Sorrise mestamente e poi domandò al suo silenzioso interlocutore- Non trovi sia quasi ridicolo?-
-Abbastanza- Accennò uno stiramento di labbra da sotto la mascherina medica, non sapendo come doversi comportare con lei.
Rin si avvicinò alla lapide con passi leggeri, affiancandolo, si chinò un poco per sistemare il vaso che aveva riempito d'acqua sopra il marmo bianco, inserendo al suo interno quei piccoli fiorellini. Lasciò una carezza affettuosa sulla foto di Obito con la punta delle dita e poi disse ancora -Ho letto quella cosa, sai? Quel Manga. Quello scritto da un certo Uzumaki, immagino tu lo conosca...-
-Rin, io... Mi dispiace. So che non ne eri al corrente, volevo solo... Solo che qualcosa di noi rimanesse e...- Non concluse, ben sapendo di aver commesso l'ennesimo errore nei suoi riguardi. Probabilmente ferendola ancora.
Non faceva altro che ferirla, anche quando erano lontani.
Si sentì mostruoso, un uomo egoista, ma quello che lei disse subito dopo riuscì a stupirlo e alleggerirlo da quel nuovo peso.
-Mi piace. Sì, potevi chiedermelo, ma... Mi piace davvero. Anche se il ruolo di Obito non rispecchia molto la realtà dei fatti-
Kakashi socchiuse le palpebre al sorriso divertito di lei, rilassando le spalle tese e affermando, mentre s'infilava le mani nelle tasche dei pantaloni -Mi sono già vendicato per quello-
La risata di Rin gli scaldò il cuore, come non credeva potesse più accadere, la vide tornare in piedi e scurirsi in viso poco dopo.
Indecisa se liberarsi di quelle parole che tratteneva da anni o lasciar perdere ancora, sollevò il mento verso il cielo limpido di quel giorno e abbatté quel muro che li divideva da anni con un sola frase -Potrai mai perdonarmi per averti lasciato solo, Kakashi?-
L'uomo sgranò gli occhi, smise di respirare di colpo per un secondo che gli parve una vita e poi tornò a farlo, più libero, più sereno. Grato.
-Ti avrei perdonata anche se ne fossero trascorsi altri venti-

-Non possiamo lasciarlo andare, Sas'kè- Affermò con tono lamentoso, spostando il peso da un piede all'altro e aggrappandosi al braccio del marito con forza, stritolandolo quasi.
L'altro trattenne un mugolio di dolore alla presa ferrea che stava quasi per fermargli la circolazione; si liberò da quella stretta, voltandolo del tutto verso di lui e posandogli le mani sui fianchi, dando fondo a tutta la sua pazienza per tranquillizzarlo -Naruto, ora stai esagerando-
Uzumaki per poco non gli tirò una testata in piena fronte a quelle parole.
Come poteva non capire? Come faceva ad essere così tranquillo? Sembrava quasi che non gli importasse nulla del loro bambino innocente.
Spostò gli occhi languidi in direzione di Daisuke, che li osservava leggermente scioccato da qualche minuto, tirò su con il naso e cominciò testardamente a scuotere la testa -No. No. È troppo piccolo!-
-Dobe, stai facendo una scenata inutile- Ringhiò Sasuke, tentando in ogni modo di far entrare un po' di sale in zucca dentro quella testa quadra che s'era sposato.
Purtroppo a poco servirono le sue parole, dato che il compagno non lo stava minimamente ascoltando, anzi cercava in ogni modo di liberarsi di lui per raggiungere loro figlio, continuando a ciarlare insensato.
-E se lo trattano male? E se incontra brutta gente? E se decide di andarsene di casa? E se comincerà a drogarsi, bere, per poi morire di overdose nei bagni della stazione? Solo e triste senza i suoi papà?-
Daisuke rimase completamente sconvolto da quelle parole, anche se gli veniva da ridere notando come i suoi padri stessero litigando per nulla. Vide Sasuke passarsi entrambe le mani in faccia, incredulo, con il palpabile desiderio di tappare per sempre la bocca del marito. E lui non voleva sinceramente sapere con cosa lo avrebbe fatto.
-Naruto, per pietà, sta solo iniziando le elementari-
-Se ne vedono di tutti i colori al telegiornale- Gracchiò ancora in ansia, agitandosi di più quando il bambino si mise in spalla la sua cartella e s'avviò verso la porta di casa.
-Io vado, il pulmino mi starà aspettando-
Sasuke strinse saldamente il compagno tra le braccia, intrappolandolo, facendo un cenno affermativo in direzione del figlio e premurandosi -Mi raccomando, fai il bravo-
-E non accettare caramelle dai ragazzi più grandi, potrebbe essere Ecstasy!-
-NARUTO- Lo riprese il marito, pizzicandogli un fianco per azzittirlo e non fargli fare la figura del completo idiota, anche se ormai era fatica sprecata ed aveva perso le speranze.
-Va bene, papà -Disse alzando gli occhi al cielo ed accennando una risata lievemente sadica a quella vista- Ci vediamo dopo!- Aggiunse velocemente, uscendo di casa e chiudendosi la porta alle spalle prima che Naruto potesse liberarsi e seguirlo.
Forse l'idea di iniziare la scuola un anno prima non era stata molto buona.
-Hai sentito?- Mormorò il biondo, accasciandosi sopra il torace dell'amante.
Sasuke lo scrutò per qualche attimo, poi alzò le spalle incurante e domandò -Cosa dovrei aver sentito?-
-Quella risata... Frequenta troppo Hidan. Si trasformerà in un Jashinista, in un assassino, in un folle...-
Ecco che ricomincia... Pensò esausto il più giovane, decidendosi a tappare per sempre la bocca del marito con le sue labbra.

Anko si guardò le unghie, battendo al contempo ritmicamente un piede a terra, per poi scoccare un'occhiataccia al mobile del bagno; controllò l'ora e sedette nuovamente sul gabinetto, un secondo dopo era di nuovo in piedi.
Non avrebbe mai creduto che tre miseri minuti potessero apparirle così lunghi e strazianti.
Negli ultimi otto mesi, però, ci aveva fatto fin troppo l'abitudine a quella sensazione d'impotenza; abbassò il viso al pavimento, lasciando che le ciocche scure le coprissero gli occhi e sospirò pesantemente, avvertendo un nodo in gola che non riusciva a sciogliere.
Forse s'erano decisi troppo tardi ad avere un figlio...
Aveva trascorso una vita intera a comportarsi da ragazzina, da pazza, ed ora che desiderava lasciarsi tutto alle spalle ed abbracciare quel nuovo futuro non ci riusciva, per colpa dei suoi maledetti ovuli.
Strinse i pugni con forza, tornando dritta sulla schiena e con rabbia afferrò il test di gravidanza, guardandolo senza emozione.
Negativo. Come sempre.
Lo gettò nel cestino dell'immondizia con stizza, sciacquandosi il viso con dell'acqua fresca per cercare di riprendersi. Ma quella terribile sensazione di bruciore alla gola non l'abbandonava.
Si sistemò alla bene e meglio, disegnandosi sulle labbra un sorriso strafottente ed uscì dal bagno, avanzando fischiettando in cucina ed ostentando una sicurezza che non le apparteneva per nulla.
-Smettila- La ammonì Madara come al solito, non premurandosi di alzare gli occhi sulla moglie e continuando a leggere il giornale con poco interesse. Odiava alzarsi così presto per andare in Comune, quasi stava pensando di tornarsene in vacanza.
Lei mandò nuovamente giù il groppo in gola, gli si avvicinò e posò le mani sulle sue spalle, decisa ad infastidirlo ancora di più per scacciare quei pensieri persistenti che non la abbandonavano mai -Di fare cosa, biscottino?-
-Di essere così irritante- Rispose come al solito, ma rilassandosi visibilmente al tocco della donna. Anche se poche volte lo dava a vedere.
Gonfiò le guance, poggiando il mento sopra la sua testa e carezzandolo con più affetto del dovuto, lasciando perdere il presupposto di farlo arrabbiare. Non ne aveva per nulla voglia.
-Mai una parola buona, vero?-
-Ormai dovresti esserci abituata- Di spalle, e poco concentrato su di lei, credeva che quella fosse una normale conversazione, in quella solita routine che condividevano da anni.
Non era mai stato bravo a guardare 'oltre'.
-Sono tua moglie, potresti essere più gentile- Mugolò, allungando le braccia per circondare il suo collo e stringersi un poco di più a lui, avvertiva l'estremo bisogno di un'amorevole gesto in quel momento.
Madara sbuffò quasi con divertimento, ripiegando il giornale, -Non ricordarmi le mie disgrazie già di prima mattina, strega-
Anko serrò la mascella a quelle parole, non comprendendo nemmeno lei per quale motivo l'avessero ferita così tanto. Si staccò immediatamente da lui, stupendolo, e provò a trattenersi, invano, prima di scoppiare come una bomba -Se faccio la pazza non ti vado bene. Se sono una persona normale non ti vado bene. Se faccio l'isterica non ti vado bene. Non ti vado mai bene, per nulla. Dimmi per quale dannato motivo mi hai sposata allora?-
Nemmeno gli lasciò il tempo di voltarsi e risponderle che si diresse a grandi passi verso la camera da letto. Non voleva vederlo, non voleva ascoltarlo.
Non voleva deluderlo.
Non era in grado nemmeno di dargli un figlio.
Madara si passò una mano tra i capelli, leggermente irritato da quello scatto di rabbia, secondo lui, immotivato. S'alzò dalla sedia e la raggiunse, deciso a mettere in chiaro che quel genere di comportamento, con lui, era assolutamente inaccettabile.
-Spero tu abbia finito di fare la pazza... -Bloccò le sue parole quasi sul nascere quando, aprendo la porta della camera, la ritrovò stesa sul torace, abbracciata al cuscino, a singhiozzare anche l'anima contro questo.
Quella era la seconda volta che la vedeva piangere, e non sapeva minimamente come comportarsi in una situazione del genere. Disprezzava la fragilità, così tanto che stava perfino per andarsene e lasciarla lì fin quando non avesse finito, ma vederla star male, per chissà quale motivo, gli procurava una strana sensazione di fastidio.
Puntellò un ginocchio contro il materasso, appoggiandosi con la schiena alla testata del letto e allungando una mano verso i corti capelli della moglie, carezzandoli come se stesse toccando un cane. Era il meglio che riuscisse a fare...- Cos'hai?-
-Da quando ti ho sposato sto diventando una frignona- Buttò fuori stizzita, parlando direttamente contro il cuscino e tirando su con il naso.
Madara le tirò una ciocca di capelli, facendole sfuggire un lamento dolente e rispose -Non incolpare me per qualcosa che sei sempre stata-
Anko strusciò il viso sopra la stoffa, cercando di asciugare le lacrime, poi si tirò su di scatto e lo colpì con un leggero pugno sulla spalla, lanciandogli un'occhiata arrabbiata. Tornò a martoriarsi il labbro inferiore ed abbassare lo sguardo quando si rese conto d'essere crollata di fronte a lui, quando s'era ripromessa di non farlo mai, sconfitta s'avvicinò al corpo del marito, posando la fronte sullo stesso punto che aveva colpito e aggrappandosi alla sua maglia con le dita, stringendo con eccessiva forza.
-E se non riesco a rimanere incinta?-
Quel mormorio dolente, finalmente, lo illuminò. Ecco cos'era che la turbava da tempo, ora lo capiva. Anche se... Forse se fosse stato un uomo migliore lo avrebbe compreso prima, per un attimo si sentì terribilmente in colpa, come mai avrebbe creduto di sentirsi.
Le circondò le spalle con le braccia, stringendola un poco di più contro di lui e domandò al suo orecchio -È davvero così importante? Non ci serve un moccioso a cui badare, probabilmente sarei anche un pessimo padre...- Oltre che un pessimo marito... Questo non lo disse.
La donna s'irrigidì per un secondo. Sì, per lei era estremamente importante. Ma non riuscì a non lasciarsi sfuggire un piccolissimo sorriso alle sue parole, sfiorò la pelle scoperta del collo con un bacio fugace e si lasciò cullare beata da quelle braccia, sentendosi meglio.
-Ed io sarei una pessima madre, ma... -Sospirò piccola, confessando- ...Lo desidero così tanto-
Lui allungò goffamente una mano verso la sua fronte, liberandola da qualche ciocca di capelli e osservando il viso intristito della moglie, non sapendo cosa dire in una situazione del genere, ma provandoci lo stesso per il suo bene -Sei la donna più irritante e testarda che conosca...-
Anko arcuò un sopracciglio, riaprendo gli occhi e non riuscendo a trattenere una corta risatina, interrompendolo dolcemente -In questi casi si dovrebbe consolare l'altro, non insultarlo-
-Se mi lasciassi finire... -Borbottò adirato, facendo scivolare la mano fino alla sua guancia e disegnando cerchi concentrici con il pollice sulla pelle ancora umida ed arrossata dal pianto, poi aggiunse neutro- Proprio per queste tue ''qualità'' sono certo che riuscirai a rimanere incinta e darmi un'altra bocca da sfamare di cui non sento il bisogno-
Nel sarcasmo la donna notò quanto fosse bravo a consolarla con così poche parole, quanto tenesse a lei e quanto l'amasse. Sì, alle volte essere la moglie di Madara Uchiha appariva terribilmente logorante, ma erano quelli i momenti in cui averlo accanto la faceva sentire estremamente fortunata.
-Grazie, tesoruccio- Miagolò contenta, accoccolandosi ancora di più tra le sue braccia.
Ci sarebbe riuscita di certo, e gli avrebbe fatto passare i successivi anni a cambiare pannolini.

   
 
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