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Autore: BlackDream99    03/05/2016    1 recensioni
"Te lo prometto", le disse Ron, quando l'oscura presenza del dolore aleggiava ancora nelle menti di tutti e due. In un viaggio per terre lontane, il rapporto fra Ron e Hermione si andrà rafforzando, contro quello che pensavano gli altri, contro quello che pensavano anche loro stessi. Una storia limpida che si basa su frasi aleatorie, baci appassionanti, sulla voglia di stare insieme, di perseverare, di continuare ad andare avanti, perché la vita, appena pensi che debba lasciarti in pace, ti rende le cose più difficili di quanto già non lo siano state. Un'ennesima ricerca porterà Ron e Hermione prima su strade buie e scomode, e infine, a quello che desideravano entrambi, forse lui ancor più di lei. Tra lacrime, gioie, congetture e inesperienza, l'amore avrà la meglio. Perché loro sono nati per stare insieme. E insieme resteranno. Per sempre.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lettura consigliata con: Billie Eilish - Ocean Eyes

''Niente?''.
''Niente...''.
Era la quinta o la sesta volta in poche ore che si ripeteva la scena, con Hermione che sentiva dare alla propria domanda sempre la stessa risposta, la seconda solo quella mattina, nonostante non fossero neanche le otto. Il messaggio aveva sorvolato Adelaide durante tutto il pomeriggio precedente, un telo bianco di speranza che squarciava il cielo limpido seguendo traiettorie fluide e tondeggianti. Ron ed Hermione erano tornati alla tenda dopo pranzo, appena ebbero visto il loro aeroplano volare sulla città, pronti a scattare a qualsiasi accenno di vita da parte del telefono, cautamente appoggiato sul tavolino di legno al centro del salotto e ben lontano dagli sguardi dei due. Era una maledizione, l'oggetto che avrebbe portato alla salvezza o alla disperazione rinchiuso nelle dimensioni di una mano. Era simbolo di crudeltà, aveva ammesso Hermione a denti stretti, mentre continuava a rigirarsi freneticamente nel letto, alla ricerca di un sonno che sapeva benissimo non sarebbe mai giunto. Ron era seduto su una sedia di fianco al tavolo, ma si rifiutava di guardare il cellulare anche di sfuggita. Perfino il Manuale degli Incantesimi aperto sul comodino non gli infondeva più la stessa adrenalina di qualche ora prima; voleva solo chiudere gli occhi e restare in attesa del miglior segnale possibile. I minuti passavano velocemente, ma né l'uno né l'altra erano desiderosi di trovare un passatempo, anche un qualcosa di stupido e senza un fine specifico. Un paio di volte nella testa di Ron balenò l'idea di chiederle di uscire per prendersi un caffè, ma il buonsenso la respinse subito nelle profondità dell'anima. Avrebbe solo ricevuto insulti, ne era certo. 
I minuti scorrevano con lentezza inesorabile, presto anche le ore. Hermione aveva smesso di domandare riguardo qualche novità, anzi per un momento Ron pensò che si fosse addormentata sul serio e le si appoggiò sul letto di fianco. Le tolse una ciocca di capelli dal viso e la accarezzò quasi sfiorandola, ma venne bruscamente riportato alla realtà dalle appena successive parole di lei: ''Sono sveglia, scemo''. Ron si alzò di botto, ma stranamente sorrise. Era contento di essere divertito dalla situazione; di solito, si disse, dopo un'uscita del genere le avrebbe tenuto il muso per parecchio tempo.
Verso ora di pranzo, col sole alto e luminoso nel cielo, Ron si vestì lentamente e si preparò per andare a comprare qualcosa da mangiare. Hermione lo sostituì subito alla sedia, in attesa di un segno. 
''Che prendo?'' chiese lui cercando di essere gentile.
''Fa' come ti pare, basta che sia qualcosa di caldo''.
''Acidina, stamattina...'' pensò lui mentre usciva dalla tenda. ''E come non esserlo'' si disse ironicamente qualche istante dopo. 
Ron si ripresentò una mezz'ora scarsa dopo con due porzioni abbondanti di carne alla griglia.
Hermione divorò la sua con tale ferocia che era difficile dire che questa appartenesse alla stessa persona che solo poche sere prima cenava in abito lungo in un ristorante stellato, e poco dopo entrambi si ritrovarono nelle stesse posizioni in cui avevano passato la mattinata. 
Essendo stufo di fissare il vuoto, Ron propose, sapendo di rischiare: ''Hermione, per caso da casa hai portato qualche passatempo? Qualche gioco, un mazzo di carte stregate magari''. 
Lei non rispose, si alzò dal letto scura in volto e si sedette di fronte a Ron. Agitò rapida la bacchetta nella mano sinistra e una splendida scacchiera magica apparve sul tavolo. Ron era a bocca aperta.
''Ah, e io prendo i bianchi'' disse lei ridendo, e scatenando un grido di lotta dal suo lato del campo. Ron sorrise nervosamente, mentre il Re del suo schieramento si lamentava vistosamente per la mancanza d'incoraggiamenti alla truppa. 
Dopo i primi minuti di assestamento, la partita coinvolse in pieno i due avversari, e, con le azioni di guerra, minuti e ore andavano via sempre più leggeri, rendendo il silenzio del telefono non più motivo di preoccupazione. Fuori, il cielo prendeva pieghe arancio, e la brezza marina ricominciava a soffiare sostenuta. L'iniziale condizione di vantaggio di Ron fu riequilibrata grazie al sacrificio di un audace arciere e di una torre un po' pigra di Hermione. Sei contro cinque per lei. Re, due cavalli, una torre e due pedoni contro re, regina due arcieri e un pedone. Ron mordeva ansiosamente l'estremità dei lacci della felpa, Hermione era comodamente seduta sulla sedia, come un'imperatrice sul trono, col mento alto e l'aria austera. 
''Sta a te'' ricordò Hermione.
Ron era visibilmente agitato ed indeciso. 
''Insomma che dobbiamo fare?!'' urlò il re bianco dall'altra parte della scacchiera. 
''Intanto stai calmo...'' rispose di rimando lui. 
''Non ti azzardare a rispondere così ai miei soldati'' lo rimproverò Hermione seria.
Era diventata una guerra di nervi, più che di tattica. Ron mosse l'arciere di destra in modo da tagliare in la scacchiera quasi a metà.
''Ti scopri così scemo'' disse Hermione quasi sorridendo.
''La fortuna aiuta gli audaci''.
Il gioco riprese teso e concentrato come in precedenza. Quattro contro sei. Quattro contro cinque. Tre contro cinque. Re, torre, cavallo e due pedoni per lei; re, regina e arciere per lui. 
''Affondiamo il coltello nel burro!'' motivò Hermione, pronta a sferrare il colpo di grazia. Fece avanzare la sua torre vicino al cavallo che già si trovava in zona d'attacco. 
''Sono rimasti solo i pedoni a difendere il re...'' osservò Ron.
Dopo qualche istante, chiamò a sé la sua regina, e le sussurrò sottovoce la strategia. Quest'ultima acconsentì. 
''Bei tempi, quelli in cui i pezzi non stavano neanche a sentire come ti chiamavi...'' ricordò un po' nostalgico. 
La regina si spostò, come concordato, a protezione del re, a prevenire le mosse del cavallo, mentre il suo arciere era ancora da solo, pronto ad attaccare. Hermione mosse la torre orizzontalmente. Era quello che Ron aspettava. Spostò l'arciere precisamente di fronte al re nemico. Hermione fu colta di sorpresa; concentrata ad offendere non aveva prestato attenzioni al proprio re.
''Poco male però, l'arciere non mi preoccupa più di tanto in quella posizione'' si disse. Mosse il cavallo in modo da fare scacco al re. Ron lo mosse dietro la regina in attesa. Hermione mosse di nuovo il cavallo, e Ron spostò ancora la regina, sempre a protezione. Hermione si avvicinò con la torre, Ron fidò nuovamente nella difesa della regina.
''Ci siamo quasi, ci siamo quasi...'' continuava a ripetersi. La mossa che poteva risultare decisiva era dietro l'angolo. Se solo Hermione avesse fatto la cosa più ovvia...
Il turno di Hermione durò moltissimo. Immersa in ragionamenti che si agganciavano l'un l'altro come in una grossa ragnatela, dopo oltre cinque minuti, ordinò al cavallo di posizionarsi davanti alla regina, due caselle avanti al re. Avrebbe costretto Ron a sacrificare la regina, che sarebbe stata mangiata subito dalla torre, se avesse voluto privarla del suo pezzo più pericoloso. E con una calma olimpica, appena qualche secondo dopo, Ron spostò l'arciere dal lato opposto della scacchiera verso la torre, che a colpi di dardi infuocati venne buttata giù. Hermione dovette subito ritirare il cavallo, ma il danno era fatto. In pochi turni Ron spostò regina e arciere verso il re nemico e, spingendolo all'angolo, vinse presto la partita. 
I tre pezzi neri rimasti esplosero in un grido di gioia insieme a Ron, che esultò a gran voce alzandosi dalla sedia. Hermione scuoteva la testa incredula. Non si capacitava di come avesse potuto commettere quell'errore. 
''Hai ragionato troppo'' le disse Ron ancora sorridente.
''Bisogna usare il cervello fino ad un certo punto, ma poi bisogna percepire, usare l'istinto. Come nella vita. Lasciarsi trasportare da qualcosa di irreale e immateriale, ma anche affascinante, che ti cattura''. Hermione sorrise un po' malinconica. Sapeva benissimo di non esserne troppo capace. Quando si alzò dalla sedia, Ron la abbracciò.
''L'istinto mi ha portato a te, ricordatelo'' le sussurrò. E proprio mentre le loro labbra si univano dolcemente, dalle profondità della tenda immersa nella penombra, il telefono, improvvisamente, squillò.
   
 
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