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Autore: uadjet    04/05/2016    2 recensioni
Dal settimo capitolo:
"Riaprii gli occhi solo per trovarmi di fronte a mia sorella, senza averla nemmeno sfiorata. E lei pareva essere tornata in sé.
“Stai bene?” le chiesi preoccupato.
Lei annuì con la testa, spiegandomi che ora dovevamo chiedere allo spirito di andare dove era venuto. Ci sedemmo nuovamente, pronti per concludere quell’esperienza, e facemmo la nostra ultima domanda.
“Kokkuri-san, Kokkuri-san, puoi tornare da dove sei venuta?”
La moneta non si muoveva. Era un buon segno? Reiko non sembrava convinta.
“Dovrebbe rispondere sì, e poi spostare la moneta sul torij” replicò confusa, quando la moneta si mosse.
La risposta non era quella che aspettavamo.
NO."
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kokkuri-san parte 2



“NO.”

Io e Reiko aspettammo per diversi minuti. Un segno, qualcosa. Nulla. Era come se tutto si fosse bloccato improvvisamente. Come se il tempo fosse sospeso.

“Ma … che dovremmo fare adesso?” mi chiese lei, sul viso ancora un’espressione angosciata.

“Non ne ho idea” risposi sinceramente. Avevo ancora in testa l’incontro con Katsumi, e non riuscivo a prendere completamente sul serio quello che era appena capitato. Gli spiriti sono strani.

I nostri pensieri furono improvvisamente interrotti da un rumore fragoroso, che, in quel silenzio assordante, ci fece balzare dalle nostre sedie.

“Proviene dalla cucina” osservai io, e poiché mia sorella stava osservando la porta come se da un momento all’altro potesse entrare un alieno, le dissi: “Vado a controllare io, tu strappa il foglio in piccoli pezzettini e poi bruciali nel cesto dell’immondizia”

“Va bene” rispose lei, alzandosi subito dopo, “forse è meglio che veng...”

Non era riuscita nemmeno a concludere la frase che improvvisamente il tavolo si spostò da solo davanti a noi, lasciando uno striscio visibile sul pavimento.

Il tavolo si era appena spostato.

Da solo.

Rimanemmo immobili.

Come a seguire quell’avvenimento, tutte le sedie balzarono indietro, come mosse da una forza invisibile.

“Ahhh!” riuscì solamente a dire Reiko, mentre entrambi ci coprivamo il volto con le braccia. Rimanemmo così per un po’, io fui il primo ad allargare le dita delle mani per poter vedere davanti a me.

Ora c’era solo silenzio, e così mi voltai verso mia sorella.

Reiko però si era riscossa subito e ora stava camminando velocemente verso la cucina. Dopo aver aperto la porta si bloccò all’entrata.

“Reiko, che succe-de?” le scesi raggiungendola: in cucina, nella nostra cucina, stava volteggiando un palloncino colorato, come se fosse la cosa più normale del mondo. Contemporaneamente udii un altro rumore dalla cucina, come di vetri infranti.

Io però continuavo a fissare Reiko, che era come persa a fissare l’oggetto galleggiante. Come in trance recuperò un coltello dal primo cassetto. Improvvisamente avevo paura.

Ma lei inaspettatamente non rivolse l’arma verso di me, bensì, con un colpo fulmineo, squarciò il palloncino, facendo uscire da esso un fiotto di sangue, che, contro ogni logica, investì tutta la cucina e ci fece cadere a terra.

Sapore metallico.

Poi, l’oblio.





(Reiko POV)

“Aki? Aki?!”

Buio. Tutto nero. Una ragazza prova ad alzarsi, sente in bocca un sapore metallico. Improvvisamente ricorda. Il sangue.

Lo sente, viscoso sul suo viso, mentre si alza a fatica. E’ tutto così assurdo!

Avrebbe dovuto essere tutto facilissimo! Invocare Katsumi, riportare Kakkuri-san nel suo regno, e poi infine strappare e bruciare il foglio e spendere la moneta il giorno dopo per non essere perseguitati dalla sfortuna.

Ma a quanto pare con i demoni non c’era da scherzare.

E cosa aveva ottenuto con la sua cocciutaggine? Si trovava in un luogo freddo e buio, e aveva perso suo fratello.

Si guardò intorno, sperando di riuscire ad abituarsi al buio. Era in una piccola stanza spoglia, adornata solo da qualche mobile consunto. Davanti a lei si trovava una porta. Non aveva molta scelta, così, armandosi di tutto il coraggio di cui era capace, si avventurò fuori.

Si ritrovò in uno stretto corridoio, ai suoi piedi una torcia che emanava una strana luce fioca e azzurrognola. Decise che sarebbe stato comunque meglio di nulla e la raccolse.

Il corridoio permetteva solamente di avanzare: dietro di lei, solo un muro di mattoni.

Lentamente e barcollando cominciò a camminare.

Un passo. Un altro passo.

Cominciò a notare diverse porte ai lati del corridoio, una dietro l’altra, tutte della stessa fattura. Provò ad aprire la prima alla sua destra, e poi anche la prima alla sua sinistra.

Chiuse.

Fece lo stesso con tutte le altre porte, ma nessuna si apriva.

Il silenzio venne rotto da un cigolio sommesso da qualche parte davanti a lei.

Alzò davanti a sé la torcia.

Una porta si era appena aperta.





La stanza era spoglia come quella in cui si era svegliata, ma poiché la porta era aperta Reiko decise comunque di entrare.

Ciò che la colpì prima di ogni altra cosa fu una strana sensazione: sembrava che l’aria fosse densa, tanto che le era difficile respirare. Avrebbe potuto persino tagliarla con il coltello, pensò.

Avventurandosi nel piccolo locale notò una sagoma in un angolo.

Si avvicinò cautamente, i piedi leggeri e il cuore a mille: con la luce della torcia poté riconoscere un bambino seduto ad una scrivania.

Il fatto che ci fosse un altro essere umano lì dentro (o qualcosa che avesse le fattezze di un essere umano) da un lato la confortava, ma dall’altro la inquietava, forse proprio per la possibilità che la creatura potesse non essere umana.

Si avvicinò al ragazzino, che non si accorse minimamente della sua presenza, tanto era concentrato sulla scrivania, o meglio, su qualcosa che si trovava sulla scrivania: i suoi occhi infatti stavano fissando un foglio bianco …. no, non bianco, con dei caratteri.

Quando Reiko capì di cosa si trattava inorridì.

Il bambino aveva una Kukkuri.





Cosa fare allora?

Aveva bisogno dell’attenzione del ragazzino, l’unica sua speranza per uscire da lì.

L’unico modo era catturare la sua attenzione.

“Bambino?”

“Ehi?”

“Mi senti?”

Il diretto interessato non si muoveva, tanto era concentrato sulla tavola spiritica.

Reiko sospirò.

Appoggiò la torcia sul pavimento vicino a sé, e si avvicinò ancora al tavolo, in modo da trovarsi esattamente di fronte al bambino.

Alzò le mani, e prese la tavola Kukkuri per i lembi. Cominciò delicatamente a tirare.

Bum. Bum. Bum.

Il cuore le stava battendo così forte che Reiko non si sarebbe sorpresa se fosse balzato fuori dal petto, come nei cartoni animati.

Quello che non sopportava era che fosse l’unico rumore nella stanza, oltre al suo respiro.

Solo il suo respiro.

Non doveva pensare, doveva agire e basta.

A malapena trattenne un respiro di sollievo quando riuscì a prendere la tavola.

Senza esitazione la strappò a metà. Poi strappò la metà in due parti, e continuò fino a che non ebbe tra le mani un mucchietto di carta finemente strappata.

Questo la sorprese molto, visto che aveva le dita che tremavano così tanto da far cadere inavvertitamente tutto il loro contenuto.

Fatto questo, il suo sguardo si posò sulla moneta.

Lentamente, la prese con il dito, e cominciò a tirare anche quella verso di sé.

Ce l’aveva quasi fatta.

Un sorriso le affiorò sulle labbra.

Non si accorse che lo sguardo del bambino non era più sulla moneta.

Reiko ora aveva la sua attenzione.

Accortasi di essere osservata, la ragazza alzò lo sguardo.

Avrebbe voluto non averlo fatto.

Gli occhi che la stavano guardando erano rossi come il sangue appiccicato sulla sua faccia e cattivi.

Soprattutto cattivi.

Provò a lasciare la moneta, ma una stretta d’acciaio le bloccò il polso.

Non riusciva più a muoversi, tutto ciò che vedeva era il rosso.

E poi il buio.







Ora, caro lettore, ti starai chiedendo: che fine hanno fatto fatto Reiko e Aki?

Lo sai, nemmeno io ho la risposta.

Quando i genitori tornarono a casa preoccupati per i figli non trovarono nessuno, solo un salotto distrutto.

E della Kukkuri? Beh, la madre trovò per terra un foglio intatto rappresentante una tavola spiritica e poco lontano una moneta.

Ora sarai arrabbiato, deluso forse, per questo finale.

Purtroppo non posso darti torto.

Quando si finisce al confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti e difficile uscire, e puoi solo immaginare, caro lettore, quali potrebbero essere le conseguenze di un ritorno da quel luogo.

Non posso dirti se i protagonisti di questa storia sono vivi o morti. I genitori non perdono la speranza nemmeno dopo tutto questo tempo.

Posso darti solo un consiglio: mai giocare con i morti.

Ti potresti scottare.

Un bel po’.



Hello! Scusate il ritardo! (grandissimo ritardo!) Bando alle ciance, ringrazio come sempre HoshiOujo, Marina Agnes e TheAuthor99 per le loro recensioni, e lascio il link per le prime tre tavole della storia “Am I beautiful?” su Webcomics.it. E’ solo l’inizio, ma ad ogni aggiornamento lascerò il link con le nuove tavole XD a presto

Uadjet



http://www.webcomics.it/rimatesa/2016/04/27/am-i-beautiful-tavole-1-3/





  
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