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Autore: Manu75    04/05/2016    3 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
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Come sempre grazie a chi segue questa storia e in particolare a miss Gold_394 e a EcateC per aver recensito con la solita sollecitudine <3 a presto!


 



“Devo prendermi un istante,

Un istante per pensare ad alcune cose,

Leggere meglio fra le righe,   

Nel caso ne abbia bisogno quando sarò vecchio

Adesso la montagna che devo scalare,

Sembra come il mondo

Sulle mie spalle,

Attraverso le nuvole vedo l'amore risplendere,

Mi scalda quando la vita si raffredda.

Nella mia vita ci sono stati dispiaceri e sofferenze,

Non so se riuscirei ad affrontarli ancora.

Non mi posso fermare adesso, ho viaggiato così lontano,

Per cambiare questa vita solitaria

Voglio sapere cosa sia l'amore,

Voglio che sia tu a mostrarmelo.

Voglio provare cosa sia l'amore,

So che tu puoi mostrarmelo.

Mi prenderò un istante,     

Un istante per guardarmi intorno

Non ho più un posto dove nascondermi,

Sembra che l'amore

Mi abbia finalmente trovato.

Voglio sapere cosa sia l'amore,

Voglio che sia tu a mostrarmelo

E voglio provare, voglio provare cosa sia l'amore

E lo so so, che tu puoi mostrarmelo.

Parliamo d'amore     

Voglio sapere cosa sia l'amore

L'amore che tu senti dentro  

Voglio che tu me lo mostri

E provo così tanto amore    

Voglio provare cosa sia l'amore, no

No, non puoi nasconderlo

So che tu puoi mostrarmelo  

Voglio sapere cosa sia l'amore, parliamo d'amore

Voglio che me lo mostri, voglio provarlo anche io

Voglio provare cosa sia l'amore, voglio provarlo anche io

E so e so, so che tu puoi mostrarmelo        

Mostrami che l'amore è vero

Voglio sapere cosa sia l'amore”

(I want to known what love is - Foreigner)








 

“Un gelido destino”

 

(Un segno sulla pelle, uno sul cuore)

 

Cinquantesimo capitolo

 

(Dicembre)

 

La Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts era semideserta.
Le vacanze natalizie aveva svuotato la scuola della maggior parte dei suoi studenti, solo una ventina di loro aveva deciso di rimanere e di non ritornare a casa: Narcissa era tra loro.
Frequentava il settimo anno e doveva prepararsi per i suoi M.A.G.O e, inoltre, non aveva voglia di ritornare nella buia e triste casa di Londra, sapeva cosa l’attendeva nel caso in cui avesse deciso di rientrare: solitudine, noia e l’obbligo di non muoversi da casa perché era entrato in vigore il coprifuoco.
In quei ultimi due anni aveva cercato di tenersi informata costantemente leggendo “Il Cavillo” o “La Gazzetta del Profeta” e così era riuscita a cogliere qualche informazione e notizia.
In realtà non si sapeva poi molto di ciò che accadeva e a che punto fosse la diatriba tra i seguaci di Lord Voldemort e il Ministero ma, una cosa era certa, la scelta di imporre un coprifuoco denotava un livello di gravità maggiore di quello che traspariva dai mezzi di comunicazione.
Narcissa aveva cercato disperatamente notizie di Lucius, che non fossero storielle d’amore o eventi mondani, ma senza successo. L’unica nota positiva era che le sue continue apparizioni in pubblico la rassicuravano sul suo stato di salute.
Su Bella aveva perso le speranze, nel senso che i giornali non parlavano di lei e sua sorella non considerava nemmeno i suoi sporadici messaggi di auguri o le laconiche comunicazioni di servizio: semplicemente Bellatrix viveva la sua vita ignorandola.
Ogni tanto riceveva notizie da Beb, che la aggiornava sulla sua vita e le passava le poche notizie in più che erano in suo possesso.
La cosa straordinaria era che la sua amica, oltre ad essersi sposata, era diventata subito mamma di una bambina: Nilaja.
A Narcissa faceva uno strano effetto immaginare Bebhinn nel ruolo di mamma, non che la sua amica non fosse protettiva, dolce e piena di calore ma una guerriera come lei, una donna così forte e indipendente, in fondo, aveva seguito un destino preordinato e preparato da altri senza alcuna esitazione.
Il fatto di aver avuto una figlia femmina era un grande onore perché la tribù di appartenenza di Beb era di tipo matriarcale e quindi la discendenza era assicurata.
Come aveva predetto Kerenza, senza bisogno di consultare la sua palla di cristallo o la sua piramide, lei e Cissy aveva avvertito davvero molto la mancanza della namibiana e ciò aveva finito per farle avvicinare ed instaurare un rapporto di amicizia.
Narcissa sospettava che Beb le avesse fatte conoscere proprio nella speranza che le due donne legassero e si supportassero a vicenda.
Anche Kerenza era una donna solitaria e non sembrava avere legami con nessuno, era imparentata con Lucius ma Narcissa non lo aveva mai visto passare a trovare la donna, come aveva vagamente sperato, e la veggente non aveva mai nominato nessuno in particolare.
Ogni tanto lei si assentava per delle settimane e il suo cottage dal tetto viola restava disabitato, la pesante tenda nera veniva ritirata e la porta di legno scuro che chiudeva la casa restava serrata.
Narcissa era troppo discreta per chiederle dove andasse e ogni volta che, passando di la per andare ad Hogsmeade, rivedeva il fumo uscire dal camino e la tenda nera di nuovo al suo posto sentiva una sensazione di benessere e andava a trovare Kerenza per fare quattro chiacchiere.
Parlavano sempre di cose generiche, non toccavano mai argomenti quali la divinazione e, sopra ogni cosa, evitavano di nominare Lucius.
Narcissa si mordeva la lingua ogni volta, perché avrebbe voluto sapere. Sapere qualcosa di lui da bambino, sapere qualcosa di Gwen e, sopra ogni cosa, sapere se Kerenza sapeva. Se era a conoscenza della doppia vita dell’uomo e se aveva notizie su come stava, cosa stesse facendo.
Il ricordo di Lucius era cristallizzato proprio al centro dell’addome di Narcissa, immobile e muto.
Non ne parlavano ma la sua presenza era tra di loro, lei lo sentiva e Kerenza ne aveva la certezza.
Studiava Narcissa di nascosto e, in quei due anni, aveva finalmente capito: la simpatia di Evan per lei, la propensione di Beb per lei, l’amore appassionato e travolgente che Lucius provava per lei e che celava nel profondo del suo cuore.
Aveva capito anche i sentimenti di Narcissa.
La donna soffriva in silenzio per questo, perché amava Lucius da molto tempo e non come un parente, ma aveva imparato a voler bene anche a Narcissa e sentiva che quella ragazza era sola e abbandonata da tutti, Lucius in primis, davanti a degli eventi e a dei fardelli troppo pesanti da portare da sola.
Kerenza voleva aiutarla e proteggerla con tutta sé stessa e, per il momento, si accontentava di esserle amica ma anche lei aveva delle priorità che svettavano su tutto.  Le notizie preoccupanti che arrivavano da tutta l’Inghilterra la spingevano costantemente a ritornare in Cornovaglia per vigilare sulla cosa più importante e preziosa che possedesse al mondo.

 

Per Narcissa l’idea di trascorrere dei giorni con la Sala Comune, praticamente deserta, era assai allettante perché avrebbe avuto  l’occasione di poter passare più tempo con Severus.
Lui usufruiva della stanza e del camino anche di giorno e, in quei momenti, era visibilmente più rilassato e sereno.
Niente compagni che lo studiavano e bisbigliavano alle sue spalle, nessun obbligo di frequentare le lezioni con tutto ciò che questo comportava. Al sesto anno aveva abbastanza tempo libero, anche se lui seguiva quasi tutti i corsi, ma troppo spesso le classi erano formate da Serpeverde e Grifondoro e ciò portava solo guai.
Purtroppo anche Sirius e il suo compare James Potter avevano deciso all’ultimo minuto di passare le vacanze ad Hogwarts e, un paio di volte, Severus si era ritrovato in serissima difficoltà mentre si recava nella Sala Grande per la cena e, a dirla tutta, spesso era andato a cercarsele.
Era più forte di lui, un demone lo spingeva a osare e sfidare.
Quel venerdì sera il ragazzo aveva deciso di saltare la cena e quindi rimase nella tana dei Serpeverde, seduto a gambe incrociate di fronte al camino, con davanti a sé degli alambicchi dai quali fuoriuscivano vapori dalle tinte verdi, viola ed amaranto.
Era concentratissimo e distillava la sua misteriosa pozione con perizia e precisione.
Era talmente impegnato in quel delicato lavoro che il suo sesto senso sempre all’erta non lo avvertì che qualcuno era li, a pochi passi da lui, e lo osservava.
Narcissa era rientrata a cercarlo per portargli un pezzo di pane alla zucca e una fettina di torta di melassa: Severus era talmente magro e pallido che sembrava sempre reduce da qualche malanno.
Non aveva alcuna cura di sé e del proprio aspetto, non aveva a cuore la propria salute, non gli importava nulla che non riguardasse l’accrescere la propria sapienza e la propria conoscenza, che già sembravano sconfinate.
Lui non aveva altri obiettivi: diventare forte, diventare potente, prevalere su chiunque e schiacciare Potter e Black.
Pretendeva di avere la sua rivalsa su tutto e tutti in quello sporco e maledetto mondo.
Narcissa, che gli era accanto sovente e che negli ultimi due anni si era concessa la sua compagnia ogni volta che aveva potuto, l’aveva visto indurirsi progressivamente, diventare sempre più imperscrutabile e più distaccato.
Adesso la ragazza era in piedi poco distante e lo osservava liberamente senza che Severus se ne rendesse minimamente conto.
Per una volta lui aveva tirato indietro i capelli neri, in modo che non gli coprissero la visuale, e così mostrava senza pudori, credendo di non essere visto, il suo viso.
Cissy si concesse di studiare e di catturare ogni più piccolo particolare che poteva: le sopracciglia scure e diritte, che sovrastavano gli occhi, erano perfettamente delineate. I suoi occhi straordinariamente unici, bui e profondi: sapevano sondare chiunque ma non consentivano a nessuno di essere oltrepassati, erano una barriera invalicabile. Il naso, dalla linea importante e prominente: per molti era oggetto di scherno, per lei era semplicemente il tratto che più lo definiva e lo contraddistingueva dalla massa di visi tutti uguali che le scorrevano davanti ogni giorno. La bocca sottile e dalla piega ironica o sarcastica, a seconda del momento e da chi aveva davanti, lei sapeva che quelle labbra dure riuscivano ad aprirsi in un piccolo sorriso prezioso e raro. Il collo lungo che mostrava il pomo d’Adamo in maniera evidente accentuandone l’energia.
Lo sguardo di Narcissa indugiò poi sulle sue mani: avevano dita lunghe e nervose, abili e dalla forza nascosta, mani bellissime.
Mancava solo un cosa da catturare e tenere stretta, da coltivare nel suo cuore o nella sua mente: la sua voce.
Una voce che non aveva eguali, modulata perfettamente e che inglobava nei suoi toni l’inverno o la primavera. Una voce avulsa a tutto ciò che lui era e appariva, come se Madre Natura avesse voluto celarla in quel corpo sottile e scuro per tenerla lontana dal mondo intero.
Severus era l’involucro di quella melodia meravigliosa.
L’immagine di lui, seduto mentre distillava abilmente la sua misteriosa creatura, avvolto da quei vapori colorati e caldi, lei la rinchiuse dentro di sé, in quell’angolo nascosto situato tra il cuore che batteva e i polmoni che le portavano l’aria.
“Vorrei poter vivere molteplici vite…” pensò Narcissa, e quello struggimento si materializzò in lacrime che le riempirono gli occhi e restarono impigliate tra le sue ciglia, minacciando di rotolare giù e palesarsi.
All’improvviso Severus si accorse di lei e si voltò, sorpreso e in allerta.
Allora Narcissa poté vedere anche il lato destro del suo viso e dovette reprimere un grido, lasciò cadere il cibo che gli aveva portato e si inginocchiò accanto a lui.
Tutto lo zigomo era ricoperto di un esteso livido bluastro.
- Severus!- esclamò la ragazza con la voce piena di angoscia - Cos’è successo?- allungò la mano per sfiorargli il brutto ematoma ma lui scostò il viso e una ciocca di capelli gli ricadde sul volto.
- Non è nulla...- si schermì, guardandola sorpreso per quella reazione così veemente e insolita per lei.
Narcissa aveva gli occhi lucidi come se avesse appena pianto e il volto era preoccupato.
Le dita della ragazza gli avevano sfiorato il livido come una carezza e ora lei era di fronte a lui, una mano appoggiata a terra per sostenersi e l’altra posata con sollecitudine sulla sua spalla, più vicina al collo a dire il vero.
I vapori colorati andavano spegnendosi e pian piano rimase solo la luce tenue del camino e, all’improvviso, Severus si rese conto di quanto il corpo di Narcissa fosse vicino al suo.
La mano che la sosteneva era posata accanto alla sua gamba, lei era reclinata verso di lui che invece era indietreggiato leggermente. Il seno della ragazza gli sfiorava il torace.
Riusciva a sentire il calore della mano appoggiata sulla sua spalla attraverso la divisa; poteva vedere il suo viso, così fine e orgoglioso, a pochi centimetri dal suo. La pelle di Narcissa era perfetta e quasi non si distinguevano i pori.
Per la prima volta la vide davvero, per quello che era e solo per quello: una ragazza bellissima e femminile.
La vide come un uomo vede una donna.
E Severus provò qualcosa che non aveva mai provato prima: sentì la bocca dello stomaco chiudersi dolorosamente, il cuore perdere un battito e un calore spandersi in ogni nervo e ogni organo del suo corpo.
Per la prima volta Severus provò desiderio.
Desiderio di accarezzare ed essere accarezzato, di abbracciare e toccare e sentire un corpo, il corpo di lei, stretto al proprio.
Quell’esplosione di sentimenti così violenti ed appassionati gli tolse il fiato e lui si ritrasse ancora, per nascondere ciò che provava e che sentiva, ciò che il suo corpo dimostrava e reclamava.
“ Dimmi, Nguvu” gli aveva detto Naghib tanto tempo prima  “hai mai baciato una ragazza? E dimmi, come pensi di sapere cosa vuoi nella vita se prima non provi tutto?” le parole della ragazza riemersero dai suoi ricordi e gli rammentarono cosa significassero la dolcezza di un bacio e il contatto leggero con la pelle di un’altra persona.
Cosa avrebbe significato sentire le labbra di Narcissa sulle sue, sentire le punte dei loro nasi sfiorarsi, le loro mani intrecciarsi? Cosa mai avrebbe potuto provare sentendo i loro corpi incollarsi mentre la stringeva a sé?
- Come fai a dire che non è nulla?!- la voce della ragazza lo riscosse - Chi ti ha fatto questo?-
Non trovò la capacità di rispondere, la vide alzarsi di scatto, senza aspettare la sua risposta, con gli occhi fiammeggianti e il viso pieno di furore, e correre via.
Severus rimase per una volta tanto inerme, travolto da ciò che aveva appena capito: aveva compreso dove si trovava il suo cuore.

 

Sirius e James avevano mangiato a sazietà e si apprestavano a rientrare nella Sala Comune, chiacchierando del più e del meno.
Black si prendeva gioco di Potter, dileggiandolo per i suoi continui insuccessi nel tentativo di conquista di una certa rossa.
James accettava abbastanza cordialmente quelle prese in giro, Sirius era l’unico che osasse farlo e che avesse il nulla osta per affrontare quell’argomento così delicato.
All’improvviso, la mano di James scattò verso la bacchetta e, un secondo dopo, un leggero sibilo anticipò una sferzata d’aria che andò a colpire Sirius e gli tranciò di netto una ciocca dei suoi amatissimi e lunghi capelli corvini, ferendogli anche il suo viso perfetto.
- Cosa fai, sei impazzita?- Potter si ritrovò a puntare la bacchetta a un millimetro dal naso di Narcissa, che lo ignorò e seguitò a puntare la sua contro suo cugino.
- Dannato bastardo, traditore del tuo stesso sangue, quando la smetterai di metterti quattro contro uno e di colpire alle spalle le persone?!-
Sirius la fissò con gli occhi spalancati dalla sorpresa, la mano posata sul viso graffiato e dolorante.
- Si può sapere cosa maledizione fai, razza di inutile donna??- il ragazzo era fuori di sé e, se sua cugina non fosse stata una ragazza, le avrebbe già devastato il viso a suon pugni.
- Sai di cosa parlo, lascia in pace Severus una volta per tutte! Ti ho già avvisato! Ho già parlato con Lupin che è un Prefetto: se non la pianti di esseri così vigliacco giuro che ti faccio cacciare da Hogwarts!-
- Andiamo, calmati!- James era esterrefatto - Credi che il tuo amico non abbia colpe? Non fa che spiarci e brontolare strani incantesimi verso di noi, ti togli quella benda che porti sugli occhi e la smetti di fare l’isterica?!-
Narcissa si girò finalmente verso di lui, come se si accorgesse solo in quel momento che era li, accanto a lei.
- Nessuno ha chiesto la tua opinione e a nessuno interessa, tra l’altro - la voce e gli occhi erano gelidi: per lei quel ragazzo occhialuto non era altro che un estraneo inutile e vanaglorioso.
James fischiò piano e alzò le mani in segno di resa.
- Francamente nemmeno mi interessa- disse Potter, con una smorfia - Quello che riguarda te o Mocciosus nemmeno mi sfiora ma, se ci tieni alla sua salute, dì al tuo ragazzo di smetterla di essere così fastidioso e insulso! Sir, con questa esaltata te la vedi da solo, io vado a dormire! Comunque credo che il problema sia la Fattura Atramento*...- e ghignò verso il suo amico, poi si voltò senza più rivolgere uno sguardo a nessuno dei due.
Sirius ci mise un attimo a capire e poi scoppiò a ridere di gusto, rise per qualche istante e poi sospirò.
Lei lo fissò senza scomporsi, continuando a tenerlo sotto tiro, e i due cugini si studiarono per qualche secondo.
- Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensa Malfoy del fatto che vai in escandescenze per quel disgustoso e viscido bamboccio rachitico!- le ringhiò Sirius, fissandola con malevolenza - Dura, per un signorotto così spocchioso, dover gareggiare con uno sgorbio di quella portata!-
- Sei davvero patetico...sai solo insultare e picchiare la gente, mi fai vomitare!-
Sirius scoppiò a ridere di gusto.
- Sei meravigliosa quando diventi volgare! Ma sai, hai osato tagliare i miei bei capelli, ciò non va affatto bene! - con una rapidità sconcertante estrasse la sua bacchetta e disarmò Narcissa - Di solito non me la prendo con le ragazze ma, visto che tu sei solo una cugina e nemmeno questo granché come parente...i capelli sono di nuovo belli lunghi, vero?- le sussurrò con cattiveria, studiando la chioma bionda di Narcissa che in quei due anni era ricresciuta a dovere, e mosse il polso ma, un attimo dopo, fu lui quello ad essere disarmato.
- Black...sei davvero ridotto a prendertela con una donna?- la voce di Severus li colse entrambi di sorpresa.
Ma Sirius fu più svelto a riprendersi - Accio!- e la bacchetta volò di nuovo nella sua mano.
I due ragazzi si fronteggiarono, fissandosi con rabbia e odio.
Narcissa non esisteva più, c’erano solo loro due: i due rivali.
Erano entrambi abili e determinati e l’esito non era affatto scontato.
La ragazza li osservò incredula, non potevano affrontarsi in un autentico duello proprio nelle vicinanze della Sala Grande!
Severus sentì di essere svantaggiato, poteva cogliere perfettamente i pensieri del suo rivale, perché Black non aveva filtri, era sanguigno e senza alcuna difesa, si offriva in tutto e per tutto.
“Tsk, schifoso e idiota bastardo! Creatura fatua e fallibile!” valutò dentro di sé.
Tuttavia sapeva di essere lui quello più vulnerabile, i sentimenti che aveva appena capito di provare, i desideri che si era scoperto dentro e la vicinanza di Narcissa gli remavano contro.
Poi, quando sembrava che lo scontro fosse sul punto di esplodere, la Professoressa McGranitt comparve da dietro l’angolo, osservò il terzetto e le bacchette sfoderate, avvertì l’aria tesa.
- Cosa succede qui?- chiese severamente, avanzando decisa - Devo togliere punti alle Case anche durante le vacanze?- batté le mani con un suono secco, come per dichiarare chiuso uno spettacolo - Vi voglio nelle vostre Sale Comuni entro due minuti esatti...e non scherzo, se ritenete di metterci di più vi consiglio di correre!- il tono non ammetteva repliche e scornò i due duellanti, che si lanciarono un ultimo sguardo pieno d’odio e poi rinfoderarono le bacchette lentamente.
- Sono già passati venti secondi, avanti marsch!- li ammonì la Professoressa e ognuno si allontanò nella direzione della proprio sala comune.

 

Mentre percorrevano il buio corridoio che li conduceva alla Tana dei Serpeverde, Narcissa faticava a star dietro a Severus che andava a passo di carica e sembrava non avere intenzione di rivolgerle la parola o anche uno sguardo.
Alla fine, quando giunsero in prossimità della sala comune, lei sbottò - Vuoi aspettarmi si o no!-
Lui si fermò di botto e lei quasi gli rovinò addosso.
Severus rimase li fermo con la schiena dritta per qualche secondo e poi si voltò verso di lei.
Era poco più alto di Narcissa e quindi lei poteva fissarlo negli occhi senza dover sollevare la testa di molto.
- Chi ti da il diritto di ficcare il naso nei miei affari?- la sua voce era talmente bassa e fredda che Narcissa credette di aver capito male.
- C-cosa?- il cuore le diede un balzo perché capì che Severus era furioso, era adirato con lei.
Non era mai successo prima.
- Ti ho chiesto chi ti ha dato il diritto di farti gli affari miei - le ripeté, non aveva alcun bisogno di alzare la voce per incutere timore - Black, Potter e chiunque altro io ritenga sia un problema, sono solo ed esclusivamente un mio problema. Quello che riguarda me e queste persone, ha a che vedere con me, con loro e con nessun altro - il tono era minaccioso e gelido - non riguarda il Preside, non riguarda la Mc Granitt, non riguarda i Serpeverde o i Grifondoro e, di certo, non riguarda te!-
Fu come se l’avesse schiaffeggiata in pieno volto e invece lui non aveva alzato la voce nemmeno di un tono, non aveva gridato, non si era scomposto, non l’aveva insultata: le aveva detto, semplicemente, le cose come stavano.
Lui non era affar suo.
Sentirlo direttamente dalla sua voce la ferì come non credeva possibile.
Lo vide sotto una luce completamente diversa, riuscì a cogliere quel lato buio e oscuro che non le aveva mai rivelato prima, come la Luna che rivela la sua parte coperta e in ombra.
Il ragazzo abile e sardonico che conosceva si era come spogliato dalle sue vesti e aveva gettato la maschera e questo nuovo Severus che lei non aveva mai conosciuto faceva paura.
- Hai capito?- le chiese, senza mostrare alcun pentimento per essere stato così duro.
- Certo - lei non mostrò il suo dolore.
- Ottimo, perché io non amo ripetermi!- e chiuse così quella conversazione.
Una volta davanti all’entrata della sala si scostò e la fece passare per prima, con la consueta cortesia e rimanendo impassibile, come se nulla di quello che era appena successo fosse accaduto.
Per Narcissa fu molto più difficile dissimulare, gli rivolse un piccolo cenno di saluto sfiorandolo appena con lo sguardo e poi sparì dietro l’arazzo che celava il dormitorio femminile.
Una volta da solo, Severus prese a raccogliere i suoi alambicchi e un improvviso tremito delle mani lo colse, un furore ed un rabbia ciechi, una sofferenza immani. Scagliò quei soavi recipienti di sottile vetro soffiato nel caminetto, devastando tutto il delicato lavoro che aveva fatto fino a quel momento.

 

Il giorno dopo era sabato e Narcissa decise di sfruttare le poche ore concesse dalla Scuola prima del coprifuoco per andare ad Hogsmeade e, con sua somma gioia, vide che dal camino del cottage di Kerenza usciva del fumo.
La tenda nera era al suo posto e lei entrò a salutare la donna.
- C-ciao! - la veggente le sorrise ma Narcissa avrebbe giurato che ci fosse qualcuno con lei fino a qualche istante prima.
- Ti disturbo? - le chiese già pronta ad andarsene.
- Niente affatto!- Kerenza si riprese subito - anzi, non sai che piacere mi faccia vederti, sono mancata un po’ di più questa volta!-
La ragazza si chiese se non si fosse immaginata tutto e se non fosse diventata paranoica, ma la sensazione che il suo arrivo avesse disturbato qualcosa permaneva.
La giovane donna invece sembrò quella di sempre e chiacchierò con lei per un’oretta nel suo solito modo amabile.
Alla fine si salutarono come sempre e Narcissa riprese la strada per Hogwarts ma, improvvisamente, decise di deviare e percorse il sentiero che portava verso il bosco.
Individuò più o meno il punto in cui era stata aggredita dalla Vulpes Ferrilata, poco più di due anni prima.
Si fermò li ad osservare: ora una leggera coltre di neve copriva il prato e la piccola radura dove lei si era impegnata a raccogliere i cardi.
Poteva sentire gli echi di quel lontano giorno: il ringhio e l’odore fetido della bestia, il grido di Beb, la concentrazione e l’abilità di Severus. Sembrava tutto lontanissimo ed irreale, quel giorno l’aria era frizzante e preannunciava l’inverno, adesso l’aria era gelida e nuvolette di alito caldo fuoriuscivano dalla bocca di Narcissa.
Nulla a che vedere con il freddo che la ragazza sentiva di avere dentro.
Rimase li a lungo, con la mente persa nel nulla e le braccia abbandonate lungo i fianchi, le mani coperte dai guanti ricadevano inerti.
Al posto del petto lei sentiva di avere un gelido blocco di ghiaccio: Lucius campeggiava proprio al centro, fermo ed immobile, bello ed elegante così come lei lo ricordava anche se, a distanza di più di due anni dal loro ultimo incontro, cominciava a dubitare di rammentarselo perfettamente.
Severus era incastrato subito dietro, in un angolo più nascosto ed intimo e sembrava comprimere i polmoni.
Pensare a lui la impediva di respirare liberamente.
“Presto terminerò gli studi…” rifletté, persa in quella specie di trance.”non ho idea di cosa fare della mia vita…” la professoressa di Antiche Rune l’aveva implorata di non abbandonare lo studio di quella materia, perché aveva un talento naturale e doveva farlo fruttare in qualche modo.
Soffiò fuori altra aria che si condensò davanti al suo viso.

 

Severus non aveva chiuso occhio fino all’alba e poi era caduto in un sonno agitato e pieno di sogni confusi. Era abituato a dormire poco ma non a crogiolarsi in certi pensieri: aveva rivissuto ogni singola parte di quella serata fino allo sfinimento, ogni parte, ogni parola.
Quando Narcissa era andata a dormire aveva trovato per terra il pezzo di pane e la fetta di torta che lei, evidentemente, gli aveva portato con sollecitudine non vedendolo a cena.
Il senso di colpa lo aveva tormentato, lei era corsa a cercare Sirius solo per vendicare lui, in un impeto di generosità e, non poteva negarlo, in uno slancio di affetto.
Era quello il problema, lei era sempre così...dolce. Narcissa elargiva poco calore e pochissimo di sé agli altri ma a chi teneva davvero, a chi amava...gli mancava il fiato solo a pensarci.
Scoprire di essere stato così cieco, sordo e folle da non cogliere i propri sentimenti per lei, nascosti da ammirazione e cameratismo, lo lasciava basito.
E lei, cosa provava? Di certo molto affetto.
Ma lui aveva scoperto in un unico istante non solo di amarla da impazzire ma anche di desiderarla immensamente.
Il suo corpo si era risvegliato insieme al suo cuore e adesso, solo l’idea di averla vicina, lo turbava come non mai.
Nei suoi sogni confusi si erano insinuati anche pensieri che non aveva mai avuto prima: l’aveva rivista chinata su di lui, preoccupata per la sua ferita, e questa volta lui non aveva esitato, aveva osato e l’aveva baciata.
Si era svegliato completamente travolto da quella sensazione realistica delle sue labbra sulle proprie, del suo corpo stretto al suo e aveva capito che, da adesso in poi, stare accanto a lei sarebbe stata una tortura.
Aveva fatto in modo di andare ad Hogsmeade prima di incontrarla, perché aveva un impegno che, alla luce dei fatti, avrebbe preferito evitare.
Aveva atteso per un po’ dalle parti del pub fatiscente “La testa di Porco” e infine Lucius Malfoy era giunto.
- Scusa il ritardo - gli aveva detto, asciutto - comunque ti prenderò poco tempo - Severus aveva avvertito chiaramente che l’altro uomo era turbato da qualcosa, era meno amichevole e spaccone del solito - a gennaio compirai diciassette anni, ciò significa che non avrai più bisogno di avermi come tutore al di fuori delle mura di Hogwarts - sembrava che l’idea gli desse un certo sollievo - e poi...ciò significa che è giunta l’ora...-
Il corpo di Severus si era teso in uno spasmo di anticipazione: il momento tanto atteso era infine arrivato.
Lucius lo aveva studiato un attimo senza mostrare alcuna emozione, anche se era stato lui il principale fautore dell’incontro che presto sarebbe avvenuto.
“Se volessi potrei penetrare la sua mente come una lama incandescente con un panetto di burro…” aveva valutato Severus, sapendo che Lucius era un maestro nella dissimulazione ma un pessimo Occlumante.
Era come Sirius, ma in modo diverso: mentre Black era troppo irruento e impulsivo per sapersi controllare, Lucius era eccessivamente calcolatore e trattenuto.
“Deboli…” li aveva classificati Severus cinicamente. E poi si era chiesto se, dopotutto, non fosse la gelosia a fargli giudicare l’altro uomo in modo così poco generoso, dopotutto Lucius era una persona molto vicina a Narcissa e forse era promesso a lei in qualche modo.
“Anche tu sei debole, Severus. Ma non durerà a lungo, tu saprai contenerti, saprai essere padrone di te stesso, non sarai come tuo padre…” si era detto con forza, stringendo i pugni.
Si erano lasciati con la consueta stretta di mano e con la promessa di combinare quell’importante evento per febbraio al più tardi.
Poi Lucius si era smaterializzato e Severus aveva ripreso la via del Castello.
Ora stava camminando a passo spedito solo che, giunto ad un certo punto, decise di andare a controllare la sua riserva naturale di Elleboro, che si trovava in una rientranza nascosta poco lontano da dove la volpe Animagus aveva aggredito Narcissa e Beb.
Prese il sentiero per il bosco e proseguì alla svelta e, ad un certo punto, si piantò nel terreno, paralizzato.
Narcissa era a pochi metri da lui e fissava il nulla o guardava qualcosa ma senza in realtà vederlo.
Severus fu tentato di fare dietro front ma sapeva che così non avrebbe risolto nulla e che essere così vulnerabile non era di buon auspicio per ciò a cui lui anelava sopra ogni cosa: conoscere e servire Lord Voldemort.
Inspirò ed espirò lentamente e si concesse di osservare la ragazza ancora qualche istante prima di rivelarle la sua presenza. Cullò con gli occhi quel profilo che conosceva così bene ma che ora gli era particolarmente caro, ammirò i riflessi chiari dei suoi capelli, registrò dentro di sé la postura elegante e misurata di lei anche nell’inerzia e il suo bel corpo appena celato dal mantello ma non per questo mortificato.
Di nuovo quelle sensazioni palpitanti presero vita dentro di lui e dovette passarsi una mano sul volto per cercare di dominarle e riprendere la padronanza di sé.
Quando la mano scese dal suo volto vide che Narcissa si era voltata verso di lui e lo stava fissando, si guardarono per qualche istante e poi lei gli rivolse un piccolo sorriso incerto e carico di sofferenza.
Severus avrebbe voluto correre dalla ragazza, prenderla tra le braccia e baciarla fino a coprire quel sorriso triste, avrebbe voluto stringerla e dirle che non la odiava ma, anzi, la amava talmente tanto che aveva paura di annegare in quel mare di sentimenti così potenti.
Invece rispose con il suo sorrisetto storto e le disse - Vieni, ti faccio vedere un  mio piccolo segreto…- e la raggiunse, superandola e invitandola a seguirlo.
Una volta che il sentiero prese a scendere raggiunsero una zona piana ma circondata da avvallamenti ricoperti di edera, Severus puntò verso un gruppo di rocce e sollevò con la mano la fitta cortina di rampicanti e rivelò una specie di piccola grotta.
Narcissa vi entrò e vide che era interamente coperta di piantine di elleboro, salvia, malva, gelsomini gialli e persino calendula, in una sinfonia di delicati colori.
- La mia serra personale…- le disse lui, fissandola intensamente mentre lei contemplava quello spettacolo inusuale nel mezzo di un inverno scozzese.
- E’ meravigliosa Severus…- sussurrò lei, rapita e ammirata.
- Si, meravigliosa…- ripeté lui continuando a guardarla.
- Grazie di avermi portato qui…- gli disse Narcissa, voltandosi verso il ragazzo.
- Grazie a te... - le rispose lui quietamente e lei intuì che si riferiva alla sera prima.
Si sorrisero ma entrambi erano consapevoli che qualcosa era inesorabilmente mutato nel loro rapporto.

 

(Febbraio)

 

La stanza era semibuia, come sempre.
Le tre figure erano immobili: Lord Voldemort stava in piedi e fissava con profondo interesse il suo ospite.
Lucius sentiva la tensione addosso: il Signore Oscuro era concentrato su Severus ma sentiva che stava valutando attentamente anche lui, teneva d’occhio il suo stato d’animo cogliendone ogni sfumatura.
L’uomo cercò disperatamente di controllarsi ma capiva che i suoi pensieri erano un’emorragia e inondavano la stanza.
Fece un piccolo inchino per congedasi ma Voldemort lo bloccò - Desidero che tu assista, Lucius - la sua voce gelida era permeata di un piacere sadico.
Lui rimase dov’era: ogni desiderio dell’Oscuro Signore era un ordine.
- Mi sono state dette cose strabilianti su di te - la voce fredda del Signore Oscuro volò attraverso il pavimento e raggiunse Severus, che era inginocchiato davanti a lui - sento che sarai davvero fondamentale per la nostra causa e che mi servirai bene…- e l’onda arrivò ma il ragazzo era prontissimo e, come un abile illusionista, camuffò ogni sentimento personale, ogni desiderio, ogni struggimento in un angolo dove nemmeno Lord Voldemort poteva arrivare.
Celò Narcissa nel profondo.
Per il resto si offrì senza riserve e senza menzogne: la sua vita, la sua infanzia, i suoi sentimenti di rabbia, la sua esigenza di rivalsa e la sua smania di vendetta.
Suo padre, sua madre, i maltrattamenti, la scuola, i nemici...si offrì con tutto sé stesso e avvertì che l’Oscuro Signore fece suoi tutti questi ricordi e questa volontà.
Quando si ritirò Lord Voldemort sorrideva - Mi compiaccio immensamente...- si avvicinò al ragazzo - porgimi il braccio sinistro, Severus Snape: il Mezzosangue…- e, sotto gli occhi azzurri e intensi di Lucius, il Signore Oscuro appose il suo marchio indelebile sulla pelle del ragazzo e sulla sua intera vita.

 

Fine cinquantesimo capitolo

 

*atramento= inchiostro


Angolino simpatico (ossia le note dell’autrice) : si capisce che amo Severus di un amore malsano? :D chissà...siccome sono vecchia (*ride scioccamente) amo la musica datata, è inevitabile...quindi quando penso a Severus e anche a Severus e Narcissa ho sempre e solo in mente una canzone vecchissima ma stupenda e, non so se si può dire, “sbragamutande” come quella della quale ho citato il testo (ovviamente tradotto) a inizio capitolo. Se la conoscete (ma sono certa l’abbiate sentita almeno una volta) bene, se non la conoscete correte su you tube perché è bellissima ^_^ se avete canzoni romantiche più attuali sono tutta orecchie! Buonanotte e a presto ^_^
  
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