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Autore: Lales    09/04/2009    1 recensioni
Non poteva crederci realmente perchè non pensava stesse succedendo davvero a lei. Erano passati quasi dieci anni da quando aveva detto addio ai Tokio Hotel. Come un flash, come il film della tua vita che ti scorre nella mente prima di morire, Michelle in quel momento riviveva tutto, tutto quello che aveva fatto per loro. Le sentiva sulla pelle, perchè quelle esperienze l'avevano segnata, ed anche fatta crescere. I giorni passati sotto al sole, sotto alla pioggia, fuori dai concerti, aspettando solo loro. Le ore perse sotto agli hotel, semplicemente per immaginarsi che lui le avrebbe sorriso, che le avrebbe detto mezza parola, e magari fatto una foto insieme. Lo sapeva, ci era cresciuta con quel mito e ne era consapevole del fatto che loro due non avrebbero mai avuto niente a che fare. Mondi opposti, completamente diversi, mondi che non si sfiorano neanche per sbaglio.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Georg Listing, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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3.

- Non ha un telefono, qualcosa per avvisarlo? - chiese Michelle girandosi verso Bill e Gustav seduti dietro, mentre Georg guidava tranquillo. Erano partiti non troppo presto quella mattina e Bill non aveva aperto bocca da quando si erano visti, se non per dire Buongiorno. Il trio di amici era un po' preoccupato ed anche Michelle avvertiva una certa ansia nell'aria.
- No, è isolato da mondo, gliel'ho detto mille volte di farsi almeno una connessione a internet, ma farneticava cose incomprensibili - rispose Gustav.
- Diceva che l'avrebbero trovato vero? - chiese Georg svoltando a sinistra e osservando l'amico tramite lo specchietto retrovisore.
- Si una cosa simile -
Si sentì un sospirò più profondo e Bill che scendeva sul sedile continuando a fissare il verde fuori dal finestrino.
- E non gli viene un colpo se ci trova fuori casa a tutti e quattro? - continuò Michelle preoccupata - Insomma a me non mi conosce, non voglio piombargli in casa così, voi siete una cosa, ma io non c'entro niente -
- Neanche io c'entro niente - sussurrò il cantante non muovendosi di un millimetro.
- Bill ma che dici, sei suo fratello, smettila di dire cazzate per l'amore del cielo -
- Gustav - disse lui girandosi a fissarlo - Lo sai come la penso, lo sai che sono preoccupato, così non mi tranquillizzi -
- Neanche una botta in testa ti tranquillizzerebbe - rispose compunto il batterista incrociando le braccia.
- Meglio che sapere che mio fratello mi ripudia -
Georg alzò gli occhi al cielo e prese una strada sterrata sulla sinistra cominciando a percorrere vere e proprie strade di campagna, composte di sola terra e brecciolino.
- Neanche ti rispondo - gli disse Gustav girandosi, mentre Michelle osservava il paesaggio stupita, si stavano inoltrando in una specie di bosco.
- Ma dove si è andato a nascondere? Nella foresta nera? - chiese perplessa rimirando la fitta vegetazione che ricopriva la macchina.
- Si è praticamente isolato nel nulla - disse Georg sbuffando - Circondato da pecore e mucche, dio santo, solo lui sa come fa -
- Ma come fa per la spesa e cose del genere? - chiese la donna preoccupata.
- C'è una vecchietta di ottant'anni del paese qui vicino che ogni tre giorni viene qui e gli porta quello che gli serve, per il resto si è messo a coltivare pomodori, cavoli, patate ed altre robe strane che mi ha fatto vedere l'ultima volta, ma che sembravano più OGM che verdure -
- Oh mio dio - disse Michelle reggendosi alla portiera.
- Si dillo Michelle - la esortò Gustav - E' completamente impazzito -
- Beh forse ha ritrovato se stesso nella coltivazione di patate OGM, non saprei che altro dire -
- E' semplicemente impazzito - continuò Georg - Quando mi ha detto che mungeva le mucche non ci ho voluto credere fino a quando non l'ho visto con i miei occhi -
- Cosa? - gridò Bill affacciandosi tra i due sedili anteriori - Mio fratello munge le mucche? -
- Ed anche le pecore - continuò il batterista.
- Però la casa è bella - disse Georg - La vedrai tra un po', è una specie di castello, l'ha costruita un vecchio barone del '700 per rifugiarsi dalla mondanità quando ne era stufo -
- Mi ricorda qualcuno - concluse Gustav, mentre la macchina usciva dal bosco e si ritrovava davanti a se una distesa di verde incontaminato. Michelle ci mise un po'  a mettere a fuoco, ma poi la vide; la casa in lontanza sembrava decisamente barocca, e sembrava anche essere messa lì per caso, non c'entrava granchè con il paesaggio. Aveva dei grandi cancelli neri e d'oro che la circondavano, per il resto il bianco del marmo della costruzione riluccicava al sole.
- Oh santo cielo - disse Bill sgranando gli occhi - Santo cielo santo cielo -
- Già - annuì Gustav - Anche io ho reagito così, solo che ho detto tante parolacce -
- Anche io - disse Georg.
- E' bellissima - constatò la donna - Ma non è proprio nello stile di Tom -
- Aspetta di vederla dentro - le comunicò Georg - Sembra un parco giochi -
La macchina si avvicinò ai cancelli e si fermo al fianco di un enorme citofono, Georg aprì il finestrino e premette il pulsante. Il nervosismo nella macchina si tagliava con il coltello e Bill si era aggrappato al sedile tendendo le orecchie in attesa di sentire qualcosa.
- Georg - sentirono gracchiare dal citofono pochi istanti dopo - Che ci fai qui? -
Il bassista abbozzò un sorrisetto cosciente del fatto che Tom lo vedeva tramite il video citofono - Ehi amico, vengo in pace -
- Non sei da solo - constatò la voce metallica di Tom.
- No - rispose Georg non nascondendo una ridarella nervosa.
- Chi è la donna? - chiese Tom riferendosi a Michelle, mentre lei guardava Gustav preoccupata.
- Tom, dobbiamo parlarti, apri il cancello -
- Dimmi chi è la donna - continuò la voce metallica non mostrando neanche il minimo nervosismo.
- Si chiama Michelle ed è una mia amica -
- E' una psicologa? -
- No - disse Georg sorpreso - No Tom diamine, ti pare?! -
- Va bene - rispose la voce - E dietro chi c'è? Vedo delle mani -
Bill al sentire quella frase ritrasse le mani dal sedile anteriore e si appiccò contro Gustav che lo guardava perplesso.
- Gustav e... - disse Georg sospirando - Tuo fratello -
- Bill? - chiese Tom sorpreso.
- Hai altre fratelli oltre lui? - rispose il bassista sarcastico.
Non rispose nessuna voce dalla citofono ed i quattro pensarono che Tom non volesse vederli, ma appena si accorsero che il cancello si apriva lentamente davanti a loro, tutti e quattro cacciarono aria dai polmoni in un fragoroso sospiro di sollievo.
- Oh mio dio - disse Bill - Non ci ha cacciato -
- A quanto pare ci toccheranno meravigliose ore all'interno di Tomland - rispose Gustav sorridendo.
Michelle non seppe se ridere o continuare ad essere agitata dall'incontro con il chitarrista; la macchina avanzava verso il portone che si trovava in cima ad una scalinata bianca. Georg parcheggiò proprio sotto alle scale e spense la macchina girandosi verso gli altri.
- Beh, o la va o la spacca - disse sicuro di se.
Gli altri non risposero, visibilmente tesi e si girarono automaticamente verso il portone pensando di trovare Tom sull'uscio, cosa che non videro. Michelle fu la prima ad aprire lo sportello, ed anche la prima a salire il primo gradino delle scale. Non si girò mai a vedere gli altri, sentiva i passi dietro di lei e i loro occhi puntati sul suo corpo, nel frattempo il portone diventava sempre più grande e vicino, era di un bel verde prato, come i paesaggi che circondavano la villa.
Venne raggiunta anche dagli altri, che si ritrovarono come lei a fissare il portone della casa un po' perplessi.
- Si apre da sola? - chiese Michelle spingendola leggermente e notando che era chiusa.
- Di solito no - rispose Georg facendo lo stesso gesto della donna e guardandosi intorno - Chissà dov'è finito? -
Non fece in tempo a finire la frase che la porta si spalancò e il viso di Tom si parò di fronte a quello di Michelle, che impallidì all'istante.
Non aveva ancora confessato agli altri quanto lei adorava Tom Kaulitz, lo vedeva così piccolo ed indifeso che lo aveva sempre ritenuto come un fratello minore, anche quando da piccolo ed indifeso era diventato un bestione alto più di un metro e ottanta, di conseguenza, molto più di lei. Il Tom che si ricordava era un pallido ricordo, i dread erano scomparsi, ora aveva i capelli lunghi e biondi dello stesso colore e lunghezza di Bill, ma il viso era ancora uguale, da bambino, nonostante i trenta anni che avrebbe compiuto dopo pochi mesi. Anche i suoi occhi erano tristi, identici a quelli di Bill. Il volto rilassato e tranquillo, il corpo più massiccio, dalla maglietta quasi della misura giusta si intravedevano due bicipiti da far concorrenza a quelli di Georg.
- Ehi - disse Georg avvicinandosi e abbracciandolo - Come stai? -
- Tutto bene - rispose lui sorridendo.
Il bassista si girò e prese Michelle per mano - Lei è Michelle -
- Piacere - disse lei leggermente intimidita.
- Tom, piacere - rispose lui tranquillo, mentre anche Gustav si avvicinava per abbracciarlo. La donna si girò per vedere Bill fermo sulla soglia ad ispezionarsi le scarpe, se lo immaginava cosa potesse esserci nella sua testa in quel momento, il caos probabilmente; non aveva la minima idea di come avrebbe potuto reagire Tom, eppure era fiduciosa del fatto che sarebbe andato tutto bene.
Appena Gustav si spostò e Tom vide il fratello abbassò gli occhi imbarazzato, mentre Bill alzava il viso.
- Tomi - sussurrò Bill fissandolo con gli occhi lucidi - Come sei diventato grande -
- Devo arrivare fino a lì o ti degni di venire ad abbracciare tuo fratello? - sorrise lui allargando le braccia aspettando che Bill su muovesse, ed il cantante non se lo fece ripete due volte. Michelle sentiva le lacrime arrivargli agli occhi. Nello sguardo di Bill e Tom c'era molto di più di mille discorsi persi nel vento, molto di più di mille scuse banali, c'era un mondo, il loro mondo, che si stava riaprendo.
Bill avanzò verso l'ingresso e si aggrappò alle spalle del gemello affondando il viso sul collo. Tom lo strinse forte aggrappandosi alla sua felpa e socchiudendo gli occhi.
- Scusami Tomi, scusami - sussurrò Bill mentre Tom lo stringeva più forte.
- Stai zitto idiota - sentirono rispondere dal gemello, prima che Georg fece un cenno eloquente ai due rimasti e li indirizzasse verso la cucina.
I gemelli Kaulitz erano tornati.

Non seppero esattamente quanto tempo fossero rimasti abbracciati in silenzio, non pensando minimamente al niente. Bill e Tom ora si guardavano negli occhi ridendo, e si stavano dicendo tutto ciò che era mancato in quell'anno di lontananza. Bill era felice, non riusciva a credere che la persona che amava di più al mondo l'avesse perdonato, e che sarebbe tornato tutto come prima. Tom invece era orgoglioso di suo fratello, della sua forza di volontà, e dell'uomo che era riuscito a diventare nonostante lui non ci fosse.
- Vieni, voglio farti vedere una cosa - disse improvvisamente Tom prendendo il gemello per un braccio e portandolo fuori.
- Dove andiamo? - chiese Bill ridendo.
- Voglio farti conoscere Samantha -
Il fratello scoppiò a ridere - Lo sapevo che non avresti perso tempo neanche qui in mezzo al nulla - scherzò Bill scompigliandosi i capelli, mentre Tom gli faceva strada verso quella che aveva tutto l'aspetto di essere una stalla.
- Ma che hai capito? - disse il fratello aprendo la porta di legno - Lei è Samantha - disse indicando una gigantesca mucca che mangiava ruminando il fieno che aveva di fronte.
- Oh mio dio - si spaventà il gemello rimanendo sulla soglia  - E' gigantesca Tomi e poi puzza, io ho paura -
- Macchè - gli rispose Tom andandogli vicino e accarezzandole la testa - E' dolcissima, e più le faccio sentire il mio amore più mi fa il latte buono, anzi vuoi assaggiarlo? - chiese Tom raggiante.
- No - disse Bill alzando il tono della voce - Mio dio Tom ma stai bene? -
- Bill io sto benissimo! - rispose il gemello spostando una balla di fieno - Qui ho tutto quello che mi serve, e nessuno mi tratta diversamente perchè sono Tom Kaulitz -
- E certo - rispose il fratello - Come fa una mucca a sapere chi sei! -
- Io non parlo di Samantha - rispose scuotendo la testa e sorridendo - Io parlo della signora Mauer che mi porta tutte le cose che non riesco a produrre io con le mie mani, e poi delle pastorelle che si vedono qui di tanto in tanto - rispose Tom alzando un sopracciglio.
- Ah le pastorelle - disse Bill annuendo - Mi pareva strano che fossi rimasto un anno senza concederti a nessuno -
- Mi conosci fratello - sorrise Tom - Ma qui sto davvero bene - Continuò verso l'altro lato della stalla insieme al fratello, per arrivare al piccolo campo coltivato in cui si trovavano pomodori, cavoli, zucchine, patate... - Lavorare la terra è una cosa bellissima, sopratutto quando mangi le cose che coltivi con le tue mani -
Bill lo osservava con gli occhi sgranati, non sapendo cosa dire o fare, era senza dubbio suo fratello, ma era completamente impazzito!
- Ho imparato tante cose nuove e sto per farmi costruire anche un pollaio così ho anche le uova fresche per fare lo zabaione! Qui è un paradiso... E devi vedere gli altri piani della casa! -
- Cosa ci sono? Teste di cervo appese ai muri? - chiese il fratello sarcastico.
- No, in un certo senso non mi sono poi così dedicato alla vita di campagna, ho una piscina al quarto piano metà del terzo è una palestra, senza contare la sala giochi del secondo piano... -
- Ho capito Tomi ma, spero tu non ti sia dimenticato come suonare la chitarra -
Tom sorrise mettendo una mano sulla spalla di Bill e conducendolo verso una porticina laterale - Certo che no, ho composto un sacco in quest'anno, sopratutto pensando a quello che mi mancava stando qui -
- Cosa? - chiese il fratello già preoccupato per la risposta.
- Tu Bill, tu mi mancavi, ma ora che sei qui potremo coltivare insieme questa bellissima terra, mungere Samantha e andare in giro con le pecore, non è fantastico?  -
- No che non è fantastico, qui puzza tutto. -
- Oh poi il naso si anestetizza, io non sento più niente, e poi la natura fa bene, io non sono più stressato! -
- Tu odiavi la natura - constatò Bill puntiglioso.
- E' vero - ammise il gemello alzando un dito al cielo - Ma prima di fuggire dalla civilità e rendermi conto che da solo sono riuscito a sopravvivere, ed anche abbastanza bene... -
Il fratello si scostò dalla presa e gli mise le mani sulle spalle, scuotendolo: - Tom ritorna in te, santo cielo! -
Il gemello rimase fermo mentre con il minimo sforzo prendeva le braccia di Bill e se le toglieva dalle spalle - Dai Bill, spara, perchè siete venuti al gran completo? E chi è quella donna? -
Nel frattempo camminando erano arrivati in una specie di taverna dove Tom teneva tutte le sue chitarre, Bill appena le vide sorrise, gli erano mancate come gli era mancato il fratello.
- Tom, dobbiamo tornare ad essere un gruppo -
- Cosa? - chiese girandosi di scatto - Non se ne parla -
- E' quello che abbiamo sempre sognato...-
- Già, e l'abbiamo già avuto. Se noi due non ci parliamo da un anno è stato proprio per il gruppo. -
- No non è stato per il gruppo Tomi. E' successo perchè tuo fratello è sempre stato troppo debole e troppo orgoglioso. -
- Ti rendi conto che ci siamo rovinati a vicenda per i soldi Bill, solo per i soldi! -
Bill si avvicinò stringendo i pugni - Non era per i soldi, era per la musica -
- All'inizio forse - disse Tom - Poi abbiamo avuto successo, e ne volevamo sempre di più, sempre di più ancora... La fama ci ha ucciso come gruppo Bill, ed ecco cosa siamo ora -
- Siamo qui per ricominciare, per essere ancora quello che siamo stati... -
- Ovvero? Nasconderci tutto il tempo dai giornalisti e dalle fans pazze?! Non poter dire che si ha una donna per paura che qualcuna si ammazzi?! A questo dovremmo tornare?! No grazie, sarò un coglione ma rimango a coltivare patate. -
- No Tomi, non si tratta di tornare a fare quella vita. Le cose sono cambiate, non abbiamo più 13 anni e sopratutto non saremo più contornati da quelle persone che volevano solo spremerci fino all'ultimo euro. - Bill si avvicinò al gemello con lo sguardo determinato - Adesso abbiamo la possibilità dopo tanti errori di poter lavorare liberamente, fare musica con qualcuno che non gliene frega niente se ho i capelli neri, gialli o blu oppure se tu hai la ragazza. Abbiamo davvero l'occasione di essere quello che siamo sempre stati... -
- Che ne sai? Chi te l'ha detto? -
- Michelle - disse semplicemente Bill sorridendo - E' una tosta, sono sicuro che ti piacerà -
- Chi è? -
- Lavora per la Warner -
- E l'Universal? -
- L'abbiamo lasciata, anche perchè era scaduto il contratto -
Tom si lasciò cadere su una sedia lì vicino con lo sguardo perso nel vuoi - Abbiamo lasciato l'Universal? -
- Si beh, tanto ci avrebbero mollato loro, abbiamo solo fatto il primo passo -
- Bill cazzo - berciò Tom - Potevate dirmelo! -
- Hanno pensato a tutto Georg e Gustav, io non potevo, ero in riabilitazione -
Tom si guardò le mani prima di rialzare il viso verso il gemello e alzare la spalle - Che stronzo che sono, non ti ho neanche chiesto com'è andata là dentro... -
- Non sei stronzo - gli rispose il fratello avvicinandosi - E' che sono io che non ne parlo volentieri - sorrise piano sedendosi al suo fianco.
- Tu che non parli volentieri, bella questa - sorrise il fratello guardandolo negli occhi.
- Sono cambiato un po', ma solo un po' -
- Cosa ti facevano fare? -
Bill sospirò - Beh da un certo punto di vista mi piaceva, parlavo tutto il giorno con una psicologa, Hanna si chiamava, era davvero bella, ti sarebbe piaciuta - rise Bill - Le parlavo della mia vita e del perchè ero finito in quel giro, giorno dopo giorno mi aiutava a fare spazio nella mente cercando di ricostruire un nuovo me, non completamente diverso, ma più positivo -
- Ti sento da come parli che sei cambiato Bill - disse Tom piano - E non vorrei vederlo questo cambiamento -
- Tomi, io sono sempre io, anche se non siamo stati insieme, io ti ho sempre pensato, ogni giorno, ogni ora che sono stato lontando da te... -
- Non mi sono mai perdonato il fatto di averti lasciato da solo - continuò Tom - Ma stavo impazzendo, non ti riconoscevo più ed era così frustrante... -
- Scusa, scusa se ti ho messo in quella situazione -
- No scusami tu Bill, è solo colpa mia -
Tom si girò con le lacrime agli occhi e abbracciò il gemello con quanta forza avesse in corpo sentendo di rimando l'abbraccio del fratello. Rimasero qualche altro istante abbracciati dopodichè Bill sorrise e si asciugò le lacrime - Ti va di parlare con Michelle? E' dolcissima, sicuramente ti convincerà -
L'uomo sorrise e si girò verso il fratello - Non serve, mi ha già convinto mio fratello - e sorrise prima di rientrare in casa.


  
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