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Autore: la luna nera    06/05/2016    5 recensioni
Un tempo esisteva un regno minuscolo e pacifico, affacciato sul gelido mare artico. Il Cuore di Ghiaccio, antico amuleto la cui origine si perde nella notte dei tempi, garantì pace e prosperità fino al giorno in cui il giovane erede al trono compì il gesto che avrebbe cancellato ogni cosa, compresa la sua memoria.
Una lunga avventura lo attende e lo fa vagare senza una meta ben precisa per le fredde lande gelate alla ricerca del suo sconosciuto passato. E il destino lo porta nel piccolo villaggio di Beflavik dove qualcosa sembra esserci veramente......
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA LUCE NEI SUOI OCCHI
 

 
 
Con mano tremante Burian poggiò la punta del Pugnale di Bloch nel punto in cui la pelle di Ranja non era più candida ed innocente, ma oscura e impregnata di negatività. “Perdonami amore mio….” Con gli occhi gonfi di lacrime il giovane principe impresse la forza necessaria a recidere l’epidermide ed un fiotto di sangue uscì con irruenza sporcandogli la faccia. Come la piccola ferita fu aperta, la ragazza si irrigidì ed aprì gli occhi, mosse dapprima impercettibilmente le labbra, le sue pupille iniziarono a muoversi con angoscia poiché sentiva una fortissima sensazione di dolore irresistibile. Portò a fatica la mano là dove qualcosa le stava facendo male, sentì il gelo di una lama e voltandosi leggermente riconobbe in Burian la fonte di quell’insopportabile fastidio. Iniziò a respirare più forte, poi sempre di più ed ancora più affannosamente, si fece sfuggire un gemito di dolore al quale seguì il primo tentativo di allontanarsi da quella sorta di tortura. Fu bloccata dall’abbraccio di Burian che piangendo, le chiese per l’ennesima volta perdono per quanto le stava facendo. Il ragazzo comprese che né lui né lei avrebbero sopportato a lungo quel supplizio, per cui decise di distendersi sopra di lei ed affondare ulteriormente il Pugnale per liberarla completamente dal potere malefico che Galdramardur aveva insinuato in lei. Il suo sangue dall’evidente colore assimilabile al nero scorreva andando a macchiare il candore del ghiaccio, mentre l’aria iniziava a riempirsi delle grida disperate della ragazza che chiedevano pietà, libertà e la fine di tutte quelle torture. Ranja scalciava come una forsennata, tentava di sbattere via Burian che la stava ferendo con quel maledetto coltellaccio, non conosceva lo scopo del gesto apparentemente insano, urlava di dolore e di disperazione con la faccia rigata dalle lacrime sue che andavano mischiandosi con quelle del ragazzo che con altrettanta disperazione portava avanti quel compito pazzesco che metteva a dura prova il suo cuore.
Theon era rimasto in totale silenzio a poca distanza dai due giovani, osservava quanto stava accadendo mentre recitava mentalmente preghiere su preghiere affinché Odino tenesse a bada Galdramardur il tempo necessario perché l’operazione fosse portata a termine. Sapeva di aver chiesto qualcosa di gigantesco al suo signore, l’amore che provava per quella ragazza era puro, sconfinato e sincero e mai, per niente al mondo, si sarebbe sognato di farle del male, anche a costo della sua stessa vita. Lo aveva messo ben in guardia sui grandissimi rischi dell’operazione perché infatti un movimento insano ed improvviso si sarebbe potuto rivelare fatale: il collo è pieno di vasi sanguigni e se malauguratamente ed accidentalmente ne avesse reciso uno, tutto sarebbe andato perso. Non era facile, tutt’altro, la ragazza in preda alla disperazione si dimenava, urlava, implorava pietà e Theon stesso faticava a mantenere i nervi saldi. Intrecciò le mani attorno al bastone abbassando lo sguardo e concentrandosi più profondamente nella preghiera, in quegli attimi era tutto ciò che potesse fare.
 
Nel frattempo Galdramardur era sempre steso a terra con il suo nero mantello sporco di polvere di neve. Aprì gli occhi dopo del tempo imprecisato e li incollò al cielo restando immobile come una statua di cera. Sentiva bruciargli la ferita alle dita, percepiva il sangue fuoriuscito dal suo corpo… Non avrebbe mai immaginato una tale evoluzione della situazione, era ad un passo dalla conquista del Cuore di Ghiaccio, aveva soggiogato la ragazza piegandola al suo volere ma qualcosa era andato storto. Quel maledetto principe aveva osato alzare la testa e combattere per quell’insulso regno di totali devoti a Odino, li aveva praticamente annientati tutti dieci anni prima, aveva fatto in modo e maniera che la loro più potente guida spirituale, vale a dire Theon, soccombesse nel disperato tentativo di proteggere il regno. C’era riuscito quasi del tutto, peccato solo che quei due guastafeste erano riusciti inspiegabilmente a fuggire e qualcosa li aveva protetti nella loro fuga, quel qualcosa ora aveva un nome ed era il tanto desiderato amuleto che gli avrebbe permesso di scalare le gerarchie celesti spodestando Odino dal suo trono. Quei maledetti erano ancora lì vicino, sentiva le urla della ragazza e una forza misteriosa bloccargli le membra, nonostante ora avesse recuperato le forze e la lucidità per rialzarsi. Detestava ammetterlo, ma iniziava a nutrire qualche timore sull’esito della battaglia, quell’insetto di un principe si era dimostrato molto più in gamba di quanto avesse mai immaginato. Possibile che un essere potente come lui potesse farsi sconfiggere da un insulso mortale privo di poteri? Osservò la sua mano ferita, la strinse in un pugno di rabbia infischiandosene del dolore e del sangue che ancora colava lungo le dita, maledisse per l’ennesima volta Badeneisten e il Pugnale di Bloch. Sbatté il pugno sul terreno e tentò di rimettersi in piedi ed andare incontro all’avversario. Doveva farlo assolutamente per non mandare a monte tutto quello che pazientemente aveva costruito sin dalla nascita di Badeneisten, doveva rialzarsi ad ogni costo, raggiungerli ed affrontarli con lo scopo di dividerli, distruggere il Pugnale di Bloch e mettere le mani sul Cuore di Ghiaccio: nella sua mente contorta e malata di onnipotenza già si affacciava l’idea che lo avrebbe portato al trionfo.
 
 
 
 
L’ultima goccia di sangue oscuro stillò dal collo di Ranja il cui volto era pallidissimo. La ferità scomparve magicamente non appena il suo corpo fu definitivamente libero dall’incantesimo di Galdramardur restituendo alla sua pelle il consueto candore che Burian ben conosceva. Era rimasta distesa sul terreno gelato con gli occhi sbarrati, il ragazzo madido di sudore e distrutto dalla difficile prova affrontata, era di nuovo in piedi vicino a Theon ed aveva riposto il Pugnale nel suo fodero. Non sapeva cosa fare e cosa dire, non era ben consapevole dell’esito di quanto fatto perché Ranja ancora non aveva mosso un solo muscolo e se ne stava sempre distesa con gli occhi fissi al cielo. Pian piano mostrò qualche debole segnale di ripresa, il suo respiro iniziò ad essere presente e regolare, mosse impercettibilmente l’indice della mano destra e da questo microscopico gesto il suo corpo fu invaso da miliardi di brividi che la fecero iniziare a tremare come una foglia.
“Amore mio… come… come stai?” Burian si avvicinò a lei con timore e premura.
Ranja non rispose, però mosse la testa rivolgendo lo sguardo verso di lui. Non disse nulla ma nel giro di un paio di secondi i suoi occhi si gonfiarono di lacrime. Riconobbe il blu delle iridi del ragazzo che amava e che l’amava più della sua stessa esistenza, nella sua testa si ricomposero i cocci del suo passato ed iniziò a ricordare del suo primissimo incontro con lui quando ancora bambina, gli fu promessa in sposa. In quegli occhi dal colore del mare rivide tutta la sua vita con i suoi alti ed i suoi bassi, vide l’oscurità cancellarle il sorriso facendola vivere nelle tenebre della dimenticanza per dieci lunghi anni, vide un raggio di sole infiltrarsi in tutto quel buio facendosi spazio con gran fatica assieme all’aiuto di altre due luci potentissime che le avevano fatto da guida lungo il suo cammino. Una di esse si era spenta all’improvviso consentendo al raggio di sole di prendere il sopravvento sulle tenebre.
Le sue labbra si piegarono leggermente in un sorriso. “Burian…. Sei qui…. Stai bene….”
Il ragazzo scoppiò in lacrime e la strinse a sé affondando il viso nei suoi capelli e sfogando nel pianto tutta la tensione e la paura che serbava nel suo cuore da quando Galdramardur l’aveva rapita. Sotto lo sguardo visibilmente più sollevato di Theon i sue si sciolsero in un bacio dolcissimo, sembrava che entrambi volessero sincerarsi di essere ben svegli, di non sognare ciò che desideravano ardentemente, di sentire sotto le mani dell’uno il corpo concreto dell’altra e viceversa.
Si finirono di carezze bagnate di lacrime, di sorrisi di abbracci e di baci.
“Burian… io… ora ricordo ogni cosa del mio passato. L’ho visto nei tuoi occhi, sai?”
Per tutta risposta le baciò le labbra sorridenti.
“Ricordo la faccia dei miei genitori naturali e ricordo perfettamente il nostro primo incontro… Eri talmente incavolato che mi spaventai! Dovevo essere proprio brutta…”
Si fece scappare una risata. “Davvero?”
“Volevi strangolarmi con la collanina, ricordi?”
“Avrei fatto l’errore più madornale della mia vita…. E bada bene che ne ho combinate di tutti i colori.” Le scostò una ciocca di capelli dal viso e la baciò in fronte. “Come ti senti? Riesci ad alzarti?”
“Ho dolori dappertutto, soprattutto qui.” Portò la mano sul collo in quel punto preciso. “Ho avuto la terribile sensazione che qualcuno mi stesse tagliando la gola con un coltello…”
Il ragazzo deglutì facendosi serio. “Sì e ti chiedo scusa, ho dovuto ferirti forzatamente con il Pugnale di Bloch per liberarti da un incantesimo di Galdramardur.” Chinò la testa sentendosi in colpa.
Anche lei abbassò lo sguardo, comprese al volo quale grande prova aveva affrontato per compiere quel gesto. “Capisco.” Lo accarezzò dolcemente. “Adesso sono libera, giusto?”
“Spero di sì, non saprei cos’altro fare….”
Ranja provò ad alzarsi nonostante le gambe faticassero a sorreggerla. Burian la aiutò a tirarsi su, comprese che era troppo debole per poterle chiedere di combattere al suo fianco contro Galdramardur, perciò guardando Theon gli fece intendere che la miglior cosa consisteva nel tornare a casa e permetterle di recuperare le forze.
“Ehi ma…” La ragazza solo allora portò l’attenzione sul quel leggero abito che portava addosso: era talmente leggero da lasciar trasparire il suo corpo! “Chi mi ha messo quest’affare?! Dove sono i miei vestiti?!” Si liberò dal braccio di Burian che la sorreggeva per ricadere seduta a terra e coprirsi le parti intime con il viso che stava per incendiarsi, tanta era la vergogna.
“Calmati, calmati… Va tutto bene.” Sorrideva semi-divertito: quella era la conferma che Ranja era tornata quella di sempre, quella ragazza dolce ma al contempo forte e determinata con quel pizzico di pudore che la faceva arrossire non appena la guardava con gli occhi innamorati.
“Tutto bene un corno!” Lo fulminò. “E smettila immediatamente di guardarmi a quel modo!”
Appunto. “Veramente io….”
“Ah, non inventare cose che non esistono! Tu stai guardando dove non devi, ammettilo!”
“Beh….” Si grattò la nuca in preda all’imbarazzo perché in effetti la sua attenzione era caduta in certe zone del corpo della ragazza.
“Theon, la prego faccia qualcosa! Faccia in modo che questo sporcaccione guardi altrove mentre vado a casa a vestirmi come si deve!”
“Ehi, sono il tuo promesso sposo, mica un estraneo!” Si avvicinò leggermente a lei e per tutta risposta ottenne uno spintone che lo fece finire a terra.
“Stammi lontano! Non mi toccare!”
Il vecchio sacerdote si lasciò sfuggire un sorriso nel vedere quella scena che stava spezzando la tensione. “Non è necessario che tu vada a casa.” Tese il bastone verso di lei e le fece comparire addosso il suo solito abito ben più casto e coprente.
“Oh, finalmente.” Si mise di nuovo in piedi ringraziando Theon e lanciando una nuova occhiataccia verso Burian che continuava a fissarla senza sosta.
“Coraggio, credo sia più sicuro tornare al villaggio per decidere cosa fare. Ci sono alcuni dettagli che il mio signore ha letto nel Libro di Badeneisten e ritengo opportuno tu debba conoscere, mia cara.”
 
“Dov’è che andate?”
Una voce minacciosa gelò i loro passi.
“Non vorrete lasciare le cose in sospeso. Oppure avete paura?”
 
 
 



 
Ciao a tutti!
Permettetemi di ringraziare Emmastory ed Eppy che con il loro supporto mi stanno aiutando tantissimo ad andare avanti nonostante le mille difficoltà che sto incontrando. Sappiate che grazie a voi cerco sempre di trovare il tempo ed il modo di scrivere i capitoli finali di questa storia. Già, perché non manca tantissimo alla conclusione, perciò invito tutti voi lettori ad esprimere un vostro minuscolo parere su quanto ho scritto fin ora.
 
Ranja si è risvegliata dall’incantesimo recuperando i ricordi, ho scelto di concludere il capitolo tentando di  spezzare un po’ la tensione prima di concentrarci sullo scontro finale dove tutto può accadere.
Al prossimo capitolo!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
 
 
 
 
  
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