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Autore: KiarettaScrittrice92    06/05/2016    3 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Il ballo

Il ragazzo stava ballando ormai da una buona mezz’ora con la sua partner, eppure la sua mente era da tutt’altra parte: non aveva nessuna voglia di ballare con lei. Non è che fosse una brutta ragazza, non poteva assolutamente dirlo, ma se una volta la considerava una grande amica, ora non era più così. Una volta, quando erano davvero amici, lo erano semplicemente perché lui non conosceva nessun altro a parte lei, adesso le cose erano cambiate e lei, da quando aveva conosciuto nuovi amici, si era dimostrata per la persona che era davvero, ossia una ragazzina viziata e snob. 
Nonostante ciò, era stato lui a invitarla a ballare. Subito dopo che tutti gli amici ed i parenti avevano concluso i saluti all’ospite d’onore e lei era rimasta sola, in compagnia solamente della sua migliore amica. Dopo qualche minuto, però, Sabrina fu invitata a ballare da un ragazzotto ben vestito con i capelli corvini, mentre lei era rimasta sola. La sua esuberanza ed il suo sentirsi troppo perfetta per tutte le altre persone che gremivano quella sala, sembrava respingere chiunque, e nessuno osava, o semplicemente voleva, invitarla a ballare.
Mosso da un moto di compassione, aveva così deciso di allontanarsi da Marinette e chiedere alla bionda se avesse voglia di danzare con lui, come si aspettava i suoi occhi s’illuminarono subito, ma non di gioia quanto di bramosia. Anche ora che ballava con lei da parecchio tempo, continuava a sentirsi a disagio proprio per quel motivo: Chloé Bourgeois non lo vedeva con aria amichevole o innamorata, lei lo guardava come un oggetto che voleva avere, un trofeo da esporre al mondo. Anche per questo motivo lo guardava raramente negli occhi, il suo sguardo era sempre intento a incrociare quello degli altri, come a dimostrare loro con chi stava ballando.
Iniziava a chiedersi per quale motivo stesse ballando con lei, perché si meritasse la sua compassione, ma pur non trovando una risposta il pensiero di lasciarla lì da sola gli faceva male.
Non passò che qualche secondo da quel pensiero, che capì che c’era qualcosa che sembrava fare ancora più male della semplice sensazione di un rimorso per una persona che non ti considera affatto, ossia quello per una persona che farebbe di tutto per te, come per il prossimo.
Nei vari volteggi, con cui accompagnava Chloé, incrociò lo sguardo blu cielo di Marinette: uno sguardo triste e malinconico, uno sguardo che chiedeva di essere rassicurato, questo gli diede una fitta al cuore molto più dolorosa. Al volteggio successivo, la ragazza con il vestito color lampone gli dava di nuovo le spalle e si stava riempiendo un bicchiere di succo d’arancia.


Dopo aver riempito il suo bicchiere, la ragazza sospirò.
«È assurdo che balli con lei e non con te!» protestò una voce di fianco a lei, come se avesse letto nei suoi pensieri.
Lo sguardo di Marinette s’incrociò con quello castano di Alya. 
«Perché dovrebbe ballare con me?» chiese abbattuta.
«Come perché? Perché sì! Insomma questo ballo era la tua grande occasione per avvicinarti a lui. Inoltre hai visto che faccia ha fatto quando ti ha visto?»
«Sì, ma Chloé era da sola. Non era giusto nei suoi confronti.»
«E tu ora non sei sola?» protestò anche Alya.
«Ma io posso stare con voi.»
«Oh insomma Marinette… Possibile che tu non voglia ballare con Adrien?»
«Non essere sciocca Alya, non sono venuta qui per deprimermi. La festa è bella, ho ricevuto un sacco di complimenti per il mio vestito e sono assieme ai miei amici. Mi chiedi se in questo momento vorrei che Adrien m’invitasse a ballare? Sai benissimo che la risposta sarebbe affermativa, ma lui adesso è con Chloé quindi…»
«Davvero ci tieni così tanto a ballare con me?» la interruppe una voce alle sue spalle.
La giovane Dupain-Cheng si voltò di scatto: davanti a lei aveva di nuovo il viso sorridente e cordiale del modello, i suoi occhi di un verde splendente la guardavano ancora ammirati, proprio come quando era arrivato.
«A-Adrien, ma tu… Ma Chloé…» ricominciò a balbettare.
«Chloé può sopravvivere senza di me per un po’. Non posso certo stare tutto il tempo con lei.» rispose lui indicandola con un cenno.
«Lei però non sembra molto contenta…» commentò Alya divertita osservando la bionda, in mezzo alla sala, che li stava guardando con aria scocciata e quasi furiosa.
Per un paio di secondi calò il silenzio, poi Adrien ricominciò a parlare.
«Allora? Non hai risposto alla mia domanda.»
«Eh? Domanda…? Cosa… Cioè sì… Insomma io…»
Il ragazzo la tolse dall’imbarazzo, o meglio la fece semplicemente smettere di balbettare, perché l’imbarazzo aumentò a dismisura al suo gesto. Porse la mano destra verso di lei, con il palmo rivolto verso l’alto, mentre la mano sinistra stava dietro la schiena poi, fece un elegante inchino e parlò.
«Mi concede questo ballo, my lady?»
La ragazza paonazza in viso stava già tendendogli la mano, ma alle ultime due parole si bloccò, fermandola a mezz’aria, mentre i suoi occhi azzurri si sbarravano nel più totale stupore.
A quello sguardo il biondo sembrò preoccuparsi.
«Ho forse detto qualcosa che non va?» chiese titubante.
La ragazza scosse la testa, accompagnandola con un mugolio di negazione, poi gli afferrò la mano.
Quelle due parole, pronunciate in quel modo così deciso ed elegante, quelle movenze da galantuomo: per un attimo Adrien le aveva ricordato Chat Noir. 
Ebbe davvero poco tempo per pensare che quell’appellativo lo usava solamente Chat Noir quando si rivolgeva a lei nelle sembianze di Ladybug, perché poi tutte le sue emozioni si persero in una fitta nebbia di beatitudine.


Appena la ragazza poggiò la sua mano, egli chiuse delicatamente le dita attorno ad essa, come se stesse tenendo qualcosa di estremamente fragile. Dopodiché la trascinò verso la zona interna della sala, dove altre coppie ballavano al suono della musica della piccola orchestra che il sindaco aveva assunto per la festa della figlia.
Nel tragitto, mentre teneva la mano a Marinette, pensò a quello che aveva fatto: per un attimo era riuscito a comportarsi come si comportava con la tuta in pelle nera di Chat Noir. La sua timidezza e la sua ansia di apparire sempre perfetto davanti agli altri, come gli aveva insegnato suo padre, erano sparite, per quell’attimo c’era stato solo l’elegante e malizioso felino che si nascondeva nel suo cuore. Quando aveva incrociato gli occhi azzurri ed imbarazzati di Marinette era uscito, senza che lui potesse fare nulla per fermarlo, usando quell’appellativo che di solito usava solo con la sua amata Ladybug.
Si fermò e cercò di rimuovere quei pensieri dalla testa. Ora non c’era Ladybug, per quanto gli sarebbe davvero piaciuto ballare con lei, ora c’era Marinette e sebbene non fosse la sua dolce metà, si sentiva comunque eccitato all’idea di ballare con lei.
Con un veloce movimento del braccio portò la ragazza, ancora rossa in volto e leggermente intimidita, proprio di fronte a lui, sorridendole per rassicurarla. Un sorriso che lei cercò di ricambiare, ma che, nel momento esatto in cui posò la mano destra sulla sua schiena, percependo i fili di stoffa che lasciavano semi scoperta la pelle diafana, lei rabbrividì e divenne ancora più rossa.
Non curandosi di questa nuova forma d’imbarazzo, la spinse delicatamente verso di sé, facendo quasi aderire i loro corpi. A quel punto non c’era più bisogno di gesti o parole: incatenò i suoi occhi azzurri al suo sguardo, quasi potesse impedirle di distogliere gli occhi da lui e poi iniziò a condurre la danza con la sua solita disinvoltura.
Tutta la sala era sparita, per lui c’erano solo loro due, che volteggiavano leggiadri sotto i suoi passi esperti. 
Marinette non era così brava a ballare, non certo come Chloé, che probabilmente aveva avuto più esperienza, eppure l’emozione che provava a danzare con la corvina non poteva essere paragonata a quella di nessun’altra.
Non seppe per quanto danzarono effettivamente, ma di una cosa era certo, avrebbe voluto che quel momento non finisse mai.

  
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