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Autore: _Fallen_Angel_    06/05/2016    1 recensioni
Ma non ho il tempo di preoccuparmi di quello perché di colpo, senza nessun preavviso, la testa mi esplode. Il dolore è accecante. Urlo, e quasi non me ne accorgo. Mi stringo le mani alle tempie, tentando di reprimere quel dolore insopportabile. [...] Era un ricordo. Non è la prima volta che mi succede una cosa del genere. Ci sono delle notti in cui sogno ricordi vissuti nella gabbia, frammenti di memoria ancora non tornati al loro posto. Ma questa volta è stato diverso. Questo ricordo non era mio.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Sono sveglio? Sto sognando? Non mi sembra. C’è Dean, qui accanto a me. Eppure… Qualcosa non torna. Ah, già, la mia anima. Bobby si sposta nella stanza. Va in cucina a prepararsi il caffè, probabilmente. Una fitta al petto mi distoglie da quel pensiero. La mia anima… E’ vero, fino a poco tempo fa, un’anima non ce l’avevo. Ero solo l’involucro vuoto di un uomo che non c’era più. Eppure, forse, sarebbe stato meglio se fosse tutto rimasto com’era prima che Morte mi restituisse ciò che avevo lasciato per troppo tempo sola nella gabbia di Lucifero. E che Castiel facesse il resto, restituendogli la memoria. I ricordi di un anno di torture e di solitudine mi sono ripiombati addosso tutti insieme, senza lasciarmi via di fuga da quella realtà orribile. Mi ricordo tutto. Ogni cosa. Dalla risata del demonio ogni qual volta che mi infliggeva dolore psicologico, al rantolo godurioso che gli usciva dalla gola quando il dolore, invece, era fisico. Non avevo idea di quanti modi per torturare un’anima esistessero… Eppure, in mezzo a tutto quel marciume nero, c’era anche una luce. Qualcosa era stato con me in quella gabbia, per tutti quel trecento sessanta cinque giorni. Qualcosa di bello, che era riuscito a darmi la forza per non impazzire del tutto. Ogni tanto, in mezzo alle torture, riuscivo a scorgere un lampo di luce alle spalle del mio aggressore. Era solo un istante, ma ogni volta avrei giurato di sentire una voce familiare sussurrarmi all’orecchio: “Tieni duro Sammy.” E io la ascoltavo. Stringevo i denti, pensavo a cose belle, e tutto si faceva più sopportabile, per quanto la situazione lo permettesse. Bobby torna dalla cucina, tre tazze fumanti tra le dita. Mi rivolge uno sguardo veloce, mi fa un mezzo sorriso, porgendomene una.
-Bevi.- il suo tono e brusco, ma i suoi occhi sono gentili. E’ preoccupato. Per me. Di nuovo. Sorrido a mia volta, prendendo di buon grado la tazza tra le mani.
-Grazie Bobby.- lui brontola un prego, allontanandosi verso Dean, intento a studiare delle carte. Adesso davano la caccia ai Leviatani. Bel cambio di rotta. Dall’apocalisse ai peggiori mostri mai creati da Dio. Non potrò mai lamentarmi della mia vita monotona da uomo d’ufficio. Mi sarebbe piaciuto, una volta… Ma ora è tardi. Bevo un sorso della brodaglia bollente che mi ha preparato Bobby, scottandomi la lingua. E’ tè. Da quando Bobby fa il Tè? Ma non ho il tempo di preoccuparmi di quello perché di colpo, senza nessun preavviso, la testa mi esplode. Il dolore è accecante. Urlo, e quasi non me ne accorgo. Mi stringo le mani alle tempie, tentando di reprimere quel dolore insopportabile.
(Sfogliava pigramente le pagine della rivista, annusando di tanto in tanto le pagine patinate. Amava quel profumo. Pensava a come potersi sbarazzare dei due ficcanaso che si erano presentati quella mattina alla scuola, facendo ricerche dove non dovevano e intrufolandosi in posti che non era loro concesso di visitare. Tipo il suo territorio di “caccia”. L’alieno che ballava il liscio con un ometto spaventato a pagina 21 della rivista gli fece scappare una risata. Gli umani sanno essere assurdi, a volte… E di certo lui non aiutava a normalizzare quella razza bizzarra. Quanto amava quel caos divertente… Il pensiero gli tornò automaticamente a quei due strani ragazzi che aveva incontrato quella mattina. Un mezzo sorriso prese a solcargli il volto. Certo che quello alto era proprio carino…)
Era un ricordo. Non è la prima volta che mi succede una cosa del genere. Ci sono delle notti in cui sogno ricordi vissuti nella gabbia, frammenti di memoria ancora non tornati al loro posto. Ma questa volta è stato diverso. Questo ricordo non era mio. Non ho mai vissuto una cosa del genere!
-SAMMY!- la voce di Dean spazza via ogni mia traccia di riflessione su ciò che ho appena visto, costringendomi ad aprire gli occhi sul mondo reale.
-Cosa…- balbetto. Bobby, che mi sovrastava fino a cinque secondi fa, si lascia cadere a sedere alla mia destra, tirando un sospiro di sollievo. Dean non sempre per nulla rincuorato dal mio risveglio.
-Che cazzo è successo Sammy!?- chiede. Esige delle spiegazioni. Che io non ho.
-Non… non lo so Dean… Era un ricordo, uno di quelli che avevo perso per quella cosa del blocco della memoria…- Dean alza gli occhi al cielo, esasperato. Vorrei farlo anche io.
-La so quella roba, Sam! Mi hai detto che anche di notte ti succede di recuperare dei pezzi. Ma non ti sei mai messo ad urlare così!- aveva ragione. Questa volta era stato diverso. Abbasso lo sguardo, notando solo adesso il contenuto della mia tazza di tè sparso ovunque sul tappeto del salotto. Mi do un nocchino mentale. Adesso Bobby dovrà pulire quell’affare vecchio di cento anni, che probabilmente non vede del sapone dalla prima guerra mondiale. Sbuffo. Devo rispondere a Dean.
-Non era mio, questo frammento. Non era un mio ricordo. Non so di chi fosse, ne perché sia nella mia testa.- alzo gli occhi in quelli di Dean. –Lo giuro.- lui esita un momento, come se fosse indeciso sul credermi o meno. Ma poi cede, annuendo piano. Fa per alzarsi.
-Ok… Bene. Dobbiamo capire questa faccenda. Ora chiamo qualche sensitivo e…- ma lo fermo. Gli afferro un braccio, costringendolo a rimettersi seduto accanto a me.
-No. Non adesso. Lasciamo questa cosa così com’è, per ora. Ok? Ci sta che questa cosa non succeda più, ci sta che fosse un ricordo intrappolato nella gabbia con me, che per sbaglio è venuto via insieme alla mia anima. Vediamo come vanno le cose e, se peggioro, chiamiamo qualcuno.- sono risoluto. Non voglio che gente sconosciuta frughi un altro po’ nella mia psiche. Non dopo l’ultima bravata che ha fatto Castiel. Che riposi in pace… Sempre se questa frase si possa applicare anche agli angeli. Alla fine, povero diavolo, aveva sempre cercato di agire per il meglio. “Il meglio per Dean”. Il pensiero, acido e tagliente, mi attraversa la mente in un lampo, quasi non mi accorgo di averlo pensato. Bobby e Dean si scambiano uno sguardo dubbioso. Negli occhi di Dean c’è anche tanta paura. Semra quasi rabbia. Ma alla fine tacciono entrambi e, annuendo, si alzano, tornando a ciò che stavano facendo prima della mia crisi. Sospiro, andando ad arrotolare il tappeto. Sembra che avrò molto lavoro da fare, oggi. Sperando che tutto vada bene…

Nota dell'autrice: salve a tutti coloro che hanno avuto la pazienza e la curiosità di arrivare fin qui :) Spero che vi sia piaciuto questo primo capitoletto. Non è nemmeno quello meglio scritto, quindi, se questo pezzo non vi è piaciuto particolarmente, magari gradirete di più quelli che seguiranno. O almeno, così si spera ;) Chiedo scusa anche per eventuali comportamenti OOC dei personaggi. Ho cercato di rispettare quelli originali, ma è dura... Grazie dell'attenzione e del tempo dedicatomi!
   
 
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