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Autore: Bad A p p l e    06/05/2016    2 recensioni
[FMA!AU] [Seguito di "The End Is Where We Begin"]
Il cielo piange, il vento urla e Tetsuya non può fare a meno di sentirsi almeno in parte capito; si sente più leggero e, con un balzo, è appollaiato sulla balaustra come un gatto, a meno di un passo dal vuoto.
Inspira profondamente, fino a che i suoi polmoni non supplicano per una tregua, poi espira ed il suo fiato subito si cristallizza in una nebbiolina argentata che viene spazzata via dalle raffiche.
Chiude gli occhi, ma non può evitarsi di storcere appena il naso quando, attutite dalle urla strazianti del vento, sente una voce chiamarlo con più preoccupazione del dovuto, come se temesse che Kuroko potesse buttarsi giù.
L’Alchimista di ghiaccio si lascia sfuggire un lieve sospiro che suona quasi come un sibilo; stacca le mani dalla balaustra e allarga appena le braccia, in modo che le sferzate d’aria lo sbalzino all’indietro, verso l’interno della fortezza. I suoi piedi ritoccano il suolo ad un metro di distanza dalla balaustra, in perfetto equilibrio; si volta e finalmente raggiunge il soldato semplice che l’ha chiamato.
«Il Generale Aida vuole vederla».

[KagaKuro] [MidoTaka] [KasaKise] [AoMomo]
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Seirin, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko, Yukio Kasamatsu
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The End Is Where We Begin'
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Capitolo 02: Misery Loves Company.

 

 

Sono passati già due giorni dalla lezione in cui Misaki ha accennato alla Trasmutazione Umana, eppure Shintarou non riesce davvero a smettere di sentirsi almeno un po’ turbato.

È una sensazione strana, perché per parecchi momenti della giornata riesce ad essere tranquillo e rilassato, ma di tanto in tanto il pensiero delle parole dell’allievo gli torna alla mente senza che possa fermarlo e allora la preoccupazione inizia lentamente a montare.

Se dovesse paragonare quell’inquietudine a qualcosa, sarebbero i momenti in cui è in giardino a godersi qualche raggio di sole, finché qualche nuvolone scuro e minaccioso non li copre all’improvviso. Forse la parte peggiore è che non sa se quelle nuvole porteranno una tormenta o se sono lì unicamente per oscurare la serenità e ricordargli che esistono e che mai spariranno sul serio.

Anche adesso il suo sole è oscurato da una nuvola particolarmente scura, probabilmente è perché è chiuso da quasi quattro ore nel suo studio a portare avanti le ricerche, nella speranza di riuscire un giorno a creare una Pietra Filosofale che non richieda Sacrifici Umani.

Non so neanche se sia possibile. Una cosa del genere invaliderebbe del tutto lo Scambio Equivalente…” pensa, ma sa che in fondo non è davvero quello a turbarlo.

Chiuso in una stanza, immerso in quella particolare ricerca, a volte ha l’impressione di essere ancora nel Laboratorio numero cinque.

Midorima di concede un rapido sospiro, per poi sfilarsi gli occhiali e massaggiarsi le palpebre.

Ovviamente quello studio non ha niente a che fare con il Laboratorio a Central City; quel luogo era ampio e quasi completamente bianco, nonostante ogni angolo fosse intriso di sangue. Il suo studio – be’, di Kuroko, a dirla tutta – è stretto, più adatto a qualcuno di minuto quanto l’Alchimista di Ghiaccio che ad uno spilungone ingombrante come Midorima. Su ogni parete c’è almeno una libreria stipata al limite, al punto che una volta Kazunari ha supposto che sarebbe bastato aggiungere un solo foglio di carta per far esplodere tutto; La scrivania in mogano fa abbastanza a pugni con le pareti di un delicato verde pastello, ma a Shintarou non importa, gli basta che sia piena di cassetti, in modo da riuscire a tenere in ordine tutti i suoi appunti.

All’improvviso si sente il rumore di un leggero tocco di nocche sulla porta, poi Takao entra nello studio. «Shin-chan, stai cominciando a fare la muffa» ci tiene ad informarlo, con una noncuranza del tutto simulata. Di sicuro, internamente, se la sta ridendo di gusto.

Shintarou brontola qualcosa sottovoce, ma non se la sente proprio di negare qualcosa di così evidente. «Crepa» dice, comunque, giusto per non perdere l’abitudine.

Si alza dalla sedia e si permette qualche istante per stiracchiarsi, sentendo parecchie ossa scricchiolare, un paio anche in modo quasi doloroso. «Ti raggiungo di là» mormora.

Kazunari alza un sopracciglio, scettico, ma non fa in tempo ad esternare i suoi dubbi che l’altro riprende la parola, «Takao, non ho cinque anni, devo solo riordinare. Non mi rimetterò a “fare la muffa”».

C’è ancora un po’ di sospetto negli occhi di Takao, tuttavia si limita ad alzare appena gli occhi al cielo, «Ti aspetto in cucina. Mettici più di cinque minuti e dovrai pagare pegno» motteggia, lasciando ben intuire dallo sguardo malizioso cosa intenda per “pagare pegno”.

Shintarou riesce, non sa neanche lui come, ad aspettare che l’altro sia uscito dalla stanza, prima di arrossire violentemente.

E rieccolo qua, il sole” pensa, sentendosi l’animo molto più leggero.

Inforca nuovamente gli occhiali e osserva la mole di documenti che ingombrano la scrivania. Ha appena realizzato che dovrà stiparli in almeno quattro cassetti diversi, quando la porta dello studio si apre di nuovo, facendogli sfuggire l’accenno di uno sbuffo.

«Takao, almeno dammi il tempo di–» sbotta, voltandosi. Si sente ghiacciare il sangue nelle vene nel rendersi conto che l’intruso non è affatto Kazunari.

Sgrana gli occhi, non potendo credere davvero a ciò che essi vedono. Deve esserci di sicuro un errore, non può essere reale; che stia dormendo? Sì, si dice, probabilmente si è addormentato mentre esaminava le carte e questo è il frutto di un incubo.

«Questa me la devi spiegare» esordisce l’intruso, chiudendosi la porta alle spalle e sogghignando appena; un’espressione che poco si confà a quel viso, «Perché pensavi che fossi Takao, Midorimacchi?»

«Kise…» esala Shintarou, indietreggiando appena di un passo.

«Che faccia, Midorimacchi, sembra quasi che tu abbia visto un fantasma» motteggia, per poi ridacchiare, «Oh, giusto, in effetti io sono morto, no?» placidamente stacca la schiena dallo stipite e si avvicina all’altro.

Un passo, l’espressione si fa più seria, «Se solo tu fossi arrivato un paio di secondi prima, mi sarei salvato, non credi?»

Un altro passo, l’espressione si indurisce ancora di più, «Oppure, tornando più indietro, se tu non mi avessi costretto a mostrarti il punto in cui mi sono diviso da Kurokocchi, non sarei stato coinvolto in tutta questa storia, sei d’accordo?»

«È stato Akashi ad ucciderti».

Inaspettatamente, Ryouta torna a sorridere con scherno, «Già, ma è dura prendersela con un morto».

«Cosa vuoi da me?» sussurra Midorima, non riuscendo a trovare neanche la forza di indietreggiare ancora. Una parte di lui continua ad urlargli che nulla di quello che sta accadendo può essere vero, eppure tutto gli sembra troppo reale. È troppo vivido per essere un incubo e, se quella è la realtà, una sola cosa potrebbe spiegarla.

Trasmutazione Umana… dopo due giorni da quando ne ho parlato con Misaki. Troppo assurda per essere una coincidenza” si dice, continuando ad osservare l’alchimista che gli sta davanti.

«Voglio che tu non opponga resistenza» flauta Ryouta, mentre il sorriso si addolcisce all’estremo, rispecchiando alla perfezione quelli a cui tutti lo associano, «Devi venire con me a conoscere un paio dei miei nuovi amici».

Shintarou si guarda attorno con discrezione, cogliendo il sotto testo della frase secondo cui Kise in un modo o nell’altro farà di tutto per portarlo via; cerca con lo sguardo la propria spada, pur sapendo che è inutile, ormai ha perso da tempo l’abitudine di portarsela sempre appresso, a Resenbool non ha senso. Fino ad ora.

«Allora, Midorimacchi, verrai con me da bravo bambino?»

C’è scherno nella voce di Kise, ma questo è l’ultimo dei problemi di Shintarou, troppo occupato a cercare di capire come difendersi senza una spada e con un’alchimia applicabile quasi esclusivamente in campo medico.

Maledizione” pensa, in direzione dei cerchi alchemici tatuati sulle mani, totalmente inutili.

Forse…

Scocca una rapida occhiata a Ryouta, la stessa Alchimia usata per curare le persone, può anche funzionare al contrario. Finge un sospiro rassegnato, «Suppongo di non avere scelta».

«Infatti, non ne hai» precisa Kise, con voce fredda.

L’Alchimista di Cristallo gli si avvicina e, una volta che ha finalmente a portata l’altro, gli poggia rapidamente le mani allo sterno, causando un’interruzione del flusso di ossigeno non abbastanza forte da ucciderlo ma sufficiente a fagli perdere i sensi.

Kise non sembra affatto sorpreso e, sotto lo sguardo stupito di Midorima, non solo non sviene ma lo allontana con un calcio abbastanza forte da farlo sbattere con forza contro la scrivania.

«Mi sembrava di avertelo detto: Io sono già morto», mormora, avvicinandosi a lui, «Peccato, dovrò usare le cattive maniere».

La pelle di Kise, dalle dita agli avambracci, si scurisce e Shintarou sa fi troppo bene cosa sta per succedere: l’ultima volta che l’ha visto è stato quando Aomine ha usato la propria alchimia per attaccare Kagami, finendo per colpire mortalmente Kuroko. “Certo che non se l’è tolto il brutto vizio di copiare l’Alchimia degli altri… ma non era mai stato in grado di copiare Aomine” pensa, spostandosi appena in tempo per non essere colpito da un pugno di Kise.

La scrivania, che ha ricevuto il colpo al posto suo, cede come burro al passaggio del braccio dell’altro, frantumandosi e disperdendo per la stanza tutti i fogli delle ricerche di Midorima.

In quel momento giunge Takao, allertato dal frastuono; si paralizza nel vedere Kise, anche lui non può credere a ciò che sta vedendo.

«Scappa!» intima Shintarou, approfittando di quel momento di distrazione generale per poggiare le mani sulle braccia di Ryouta.

Se ha copiato l’Alchimia di Aomine, questo è carbonio. Se so cos’è, posso scomporlo”, pensa, mentre le braccia dell’altro si sgretolano sotto le sue dita; non è ancora finita, Shintarou lo sa bene, ma Kazunari non sembra della stessa opinione, perché fa per avvicinarsi a lui.

«Ti ho detto di scappare!» sbotta, quasi urlando, abbassando la guardia per un attimo di troppo, non riuscendo ad impedire al piede dell’altro alchimista di abbattersi contro il suo fianco, sbalzandolo contro una delle librerie. Il mobile, reso instabile dall’impatto, gli cade addosso, bloccandolo a terra; riesce comunque a vedere Takao cercare di attaccare Ryouta.

Usa l’alchimia per scomporre la libreria che lo imprigiona a terra e si intromette tra i due, parando un colpo diretto alla testa di Kazunari che probabilmente lo avrebbe ucciso; con orrore, nota che il qualche modo le braccia di Kise si sono rigenerate.

«Vai a Central City, chiedi aiuto, io lo tengo occupato. Non ha senso venire catturati entrambi» sibila, iniziando ad colpire l’altro alchimista; ad ogni colpo messo a segno, qualche centimetro del corpo dell’altro si disintegra.

Takao osserva la scena per qualche frazione di secondo, profondamente combattuto, poi fa l’unica cosa che sa che non si perdonerà mai.

Scappa.

 

[…]

 

 

 Piove.

Taiga odia la pioggia da quando è diventato Alchimista, tutte quelle inutili gocce d’acqua rendono del tutto inutile il suo potere; la odia ancora di più da quando, parecchi anni prima, ha scoperto che oltre ad indebolire lui fino all’inutilità, la pioggia rafforza di molto l’Alchimia di Kuroko.

Anche in condizioni normali, Kuroko è un alchimista eccezionale e Kagami non ha nessun problema ad ammettere la sua forza, ma in una situazione come quella è completamente diverso, un conto è essere alla pari o quasi, un altro è sentirsi così debole in confronto a qualcuno all’apparenza tanto fragile.

È patetico e svilente” pensa, seguendo l’Alchimista di Ghiaccio per le strade di Central City. Aomine e Momoi hanno del lavoro in sospeso, quindi è toccato a lui affiancare Tetsuya nelle indagini, nonostante l’idea non esalti più di tanto nessuno dei due.

Taiga è ancora offeso per il trattamento ricevuto, mentre Kuroko continua ad ignorarlo per quanto possibile.

Finalmente raggiungono il vicolo descritto da Aomine; si trova tra due edifici particolarmente alti e c’è molto poco spazio, al punto da far sembrare quell’anfratto ancora più oscuro di quanto già non sia. Taiga per riuscire a passare deve mettersi di profilo, in modo da evitare di andare a sbattere contro i muri ad ogni passo, tuttavia non ci fa troppo caso, occupato ad “ammirare” quello spaccato di Central City dall’aria così trascurata da contrastare con tutto il resto.

«Ci sono segni di Alchimia» mormora Kuroko, riscuotendolo dai suoi pensieri.

Inarca un sopracciglio, «E Ahomine non se n’è reso conto?»

«Comprensibile, aveva appena visto Kise, doveva essere troppo sconvolto per rendersene conto. Il muro che chiude il vicolo dev’essere stato creato con l’Alchimia, forse dall’altra parte c’è qualcosa di interessante» dice, tastando con attenzione il muro.

«Vuoi buttarlo giù?»

Kuroko inizia a tastare anche le altre due pareti e parte del terreno, «No. Cerco di capire in quale punto sono più concentrati i residui di Alchimia» spiega, senza smettere.

«Capisco» annuisce Kagami, condiscendente, «E questo ci è utile perché…?»

«Perché il muro potrebbe anche essere uno specchietto per le allodole».

Inutile” pensa Taiga, “Non riuscirò mai a capire come io possa amarlo e odiarlo al tempo stesso quando fa il so-tutto-io”.

Lo osserva per qualche secondo, lo sguardo dell’altro è sempre distante e glaciale, ma almeno stanno parlando, anche se solo di lavoro.

È un inizio”.

«Spiegami meglio questa cosa dello specchietto per le allodole».

Kuroko gli scocca uno sguardo dubbioso, non capendo se l’altro sia davvero interessato alla sua teoria o se voglia solo parlare con l’intento di riavvicinarlo in qualche modo; trattiene un sospiro e si dice che, interesse o meno, quelle indagini le stanno svolgendo in due, non ha senso tenersi le informazioni solo per sé.

«Se io volessi scappare da qualcuno, per avere del vantaggio farei credere al mio inseguitore di essere andato in una direzione, magari creando un enorme muro per bloccare il passaggio, per poi passare da tutt’altra parte».

«Intendi dire come hai fatto ieri, quando ci siamo rivisti dopo due anni? Quando hai guardato da una parte per farmi credere che saresti passato di lì, per poi andare nella direzione opposta?» si informa Kagami, con un pizzico di acrimonia nella voce. Vuole evitare frecciatine come quella, ma non è riuscito a frenare la lingua e se ne pente subito.

Kuroko resta interdetto qualche istante, per poi decidere che il modo più veloce per chiedere la discussione è non negare, «Esattamente» mormora, quindi.

«E allora da dove è passato Kise?»

Le dita di Tetsuya tastano ancora per qualche secondo quello che sembra un vecchio tombino, poi il ragazzo si permette un piccolo sorriso, «Qui. Il passaggio è stato piombato con l’Alchimia dalla stessa persona che ha eretto il muro».

«Però ciò che è stato fatto con l’Alchimia non può essere disfatto, quindi non possiamo aprire il passaggio» nota, sbuffando appena; non fanno in tempo a giungere ad una soluzione che si parano davanti a loro nuove difficoltà.

«Credo ci serva una mappa delle fognature di Central City».

Taiga si passa una mano tra i capelli, con aria stanca. Un tour nelle fogne di Central City non è esattamente qualcosa che muore dalla voglia di fare, quindi quando si volta per tornare verso il quartier generale lo fa di controvoglia, seguito da Kuroko che, invece, sembra del tutto indifferente.

Be’, tipico. Però di sicuro l’idea non entusiasma neanche lui” pensa Kagami, allungando il passo, prima si procurano quella mappa e prima potranno mettere fine a quella situazione.

«Cosa ti aspetti di trovare?» brontola, per provare a mantenere vivo quell’accenno di conversazione iniziato poco prima; la strada da lì al quartier generale non è lunghissima, quindi con un pizzico di fortuna riuscirà a parlare con Tetsuya per tutto il tempo.

«Ci sono tre possibilità, per come la vedo io. Potremmo trovare un alchimista molto simile a Kise, invischiato in qualche affare illegale che lo costringe a nascondersi, potremmo trovare l’alchimista che ha effettuato la trasmutazione umana per riportare in vita Kise, oppure potremmo non trovare assolutamente nulla» mormora l’Alchimista di Ghiaccio, senza sbilanciarsi e senza chiedere a sua volta il parere all’altro, in un’evidente richiesta di mettere fine alla conversazione.

Quella situazione lo mette in difficoltà, Taiga lo mette in difficoltà e Tetsuya proprio non riesce a capire come faccia l’altro a non rendersene conto.

Oppure lo sa e lo fa di proposito” pensa cupamente, valutandolo qualche istante con lo sguardo. Si dice che probabilmente è così, perché sa che Kagami non è stupido e lo conosce più di quanto non creda, forse è l’unico a saper leggere la quasi totalità delle sue espressioni vuote.

«Non pensi che potrebbe essere stato Kasamatsu».

Kagami non molla, continua a parlare, non curandosi del fatto che quelle parole riportano al motivo per cui Tetsuya ha deciso di allontanarsi. Lo sa che è per quello e sa anche che in questo modo rischia di allontanare l’altro ancora di più, a vuole costringerlo ad affrontare l’argomento, perché sono due anni che Kuroko a modo suo fugge.

“E Tetsuya non è uno che scappa”.

L’alchimista di Ghiaccio esita qualche istante, perché se deve essere sincero, all’inizio anche lui è stato sfiorato da quell’idea e, anche se si vergogna ad ammetterlo, ha sperato che sia così. Se Kise è vivo ed è stato davvero Yukio a riportarlo indietro, forse lui potrebbe iniziare a perdonarsi almeno un po’. «Kasamatsu-san non è un alchimista» dice, sentendosi meschino ad aver accarezzato quell’idea nonostante ciò che comporterebbe, «E in ogni caso, Kise-kun soffrirebbe molto nel tornare in vita solo perché Kasamatsu-san si è macchiato le mani di sangue e lui lo sa, non gli darebbe mai un dolore del genere» aggiunge a voce così bassa da far fatica lui stesso a sentirsi.

Sa che probabilmente Kagami continuerà a parlare, a tirare fuori domande scomode, quindi è grato alla vista dell’ingresso del quartier generale davanti a loro, la ricerca della mappa può essere l’occasione perfetta per chiudere qualsiasi tipo di dialogo per concentrarsi unicamente sul lavoro.

Entra nell’edificio con un sospiro di sollievo, che si ghiaccia a metà strada non appena si rende conto di cosa sta accadendo alla reception.

Takao, che non dovrebbe essere lì, che dovrebbe trovarsi a Resenbool con Midorima, sembra fuori di se, ha gli occhi sgranati e la voce più acuta di un’ottava, nonostante stia cercando di mantenere un tono di voce moderato, continua a ripetere che deve vedere urgentemente il comandante supremo e di volta in volta una piccola luce folle gli illumina gli occhi. Ha il respiro affannoso, le gambe che tremano ed in generale è un completo disastro, bagnato da capo a piedi per la pioggia, con i capelli arruffati e gli abiti sgualciti.

La ragazza dietro alla scrivania bianca sembra stia cominciando a spaventarsi, ma gli ripete per quella che dev’essere l’ennesima volta, che i civili devono avere un appuntamento per vedere Hyuuga e lei non può farlo passare.

«Takao-kun» mormora Kuroko, avvicinandosi. Vorrebbe poggiargli una mano su una spalla per calmarlo, ma l’altro è troppo teso, probabilmente un gesto del genere lo farebbe scattare come una molla.

Kazunari si volta verso di lui e, se possibile i suoi occhi si sgranano ancora di più. Lo guarda con aria quasi supplice e Tetsuya fa un cenno alla ragazza, facendole intuire che sarà lui ad occuparsi della situazione.

«Takao-kun, adesso usciamo un attimo e mi spieghi cos’è successo» dice cautamente.

Kagami li segue fuori, ma nessuno dei due obietta alcunché.

«Kise-chan ha rapito Shin-chan». Le parole escono fuori dalla bocca di Kazunari non appena le porte del Quartier Generale si chiudono alle loro spalle; i due alchimisti si scambiano un’occhiata che Takao fraintende del tutto, perché sbatte con forza un pugno sul muro dell’edificio, richiamando su di sé l’attenzione. «Non sono pazzo! Lo so anche io che è assurdo, ma era lui. Ha combattuto con Shin-chan perché voleva portarlo via… Shin-chan mi ha detto di scappare e avvertire Central City dell’accaduto, quando me ne sono andato si stavano ancora scontrando, ma non credo che ce l’abbia fatta. Kise-chan era forte, molto più forte di… be’, prima, ha copiato l’Alchimia di Aomine!» racconta tutto d’un fiato. Inspira rapidamente, a corto d’ossigeno, poi li guarda con aria supplice, «Dovete credermi!»

«Takao-kun, calmati, ti crediamo» si affretta a dire Kuroko, conscio che queste sono le uniche parole che faranno recuperare un po’ di stabilità all’altro. Questo si concede un tremulo sospiro di sollievo, per poi poggiarsi alla parete del Quartier Generale, improvvisamente sfinito; sembra avere il peso del mondo intero sulle spalle, sembra sul punto di crollare e questo è destabilizzante, perché tra Kazunari e Shintarou è sempre stato il primo la colonna portante, nonostante le apparenze.

Kazunari chiude gli occhi e respira profondamente per una manciata di secondi, quando riapre le palpebre sembra sempre distrutto, ma più padrone di sé stesso di quanto fosse prima, «Mi credete davvero o è la frase di circostanza che si dice ai pazzi prima di rinchiuderli in manicomio?»

«Qualche giorno fa Ahomine giura di aver visto Kise passeggiare qua a Central City. Il Generale Aida ha costretto Kuroko ad iniziare un’indagine ufficiale» snocciola Kagami, grattandosi la nuca con aria seccata, la situazione non fa che complicarsi di secondo in secondo, «Ti crediamo sul serio».

«Cosa diavolo state dicendo?»

Takao, Kagami e Kuroko si voltano di scatto; così presi dal racconto di Kazunari, nessuno di loro si è accorto di una quarta persona abbastanza vicina a loro da sentire ogni singola parola.

Kasamatsu Yukio, probabilmente nell’atto di rientrare al Quartier Generale dopo aver portato a termine qualche compito, è fermo sull’ultimo gradino della lunga scalinata che conduce all’entrata dell’edificio; il suo sguardo spazia su tutti e tre, sembra fatto di acciaio puro, ma se possibile si indurisce ancora di più nel posarsi su Kuroko.

Nessuno pensa che la situazione possa ulteriormente degenerare.

Sbagliano.

 

Death Note: Sono in ritardo, lo so… però, dai, almeno non sono passati mesi e mesi dall’ultimo aggiornamento, piano piano sto migliorando! Prima o poi sarò in grado di fare aggiornamenti settimanali costanti!

Che dire del capitolo?

Avevo promesso la comparsa di Kasamatsu e, in effetti, eccolo qua, anche se in minima parte. Ci sarebbe dovuto essere un pezzo più lungo su di lui, più introspettivo, ma avrebbe tagliato di netto il filo conduttore del capitolo, ovvero il degenerare drastico della situazione di secondo in secondo, quindi ho deciso di rimandare.

Ci si vede al prossimo giro! Spero di essere più puntuale!

   
 
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