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Autore: Yasha 26    07/05/2016    5 recensioni
(Cain/Setsu/Reino)
- Ma che t'importa con chi esco? Se anche andassi a letto con mezza città, a te che importa? -
- Non osare nemmeno pensarla una cosa del genere! – esclamò Cain, guardandola torvo. Lui ci provava a mantenere la calma, ma Setsu era abile nel fargliela perdere.
- Perché non dovrei? Adesso potrei anche uscire da questa stanza e andare a letto col primo che incontro! Non potresti impedirmelo! - lo sfidò, avvicinandosi all'ingresso, ormai stanca di quella lite.
Fu tutto troppo veloce per Setsu, che quasi non capì come avesse fatto a finire sul letto, con Cain su di lei a bloccarla con forza contro il materasso.
Era sorpresa da quella reazione, ma non impaurita. Le sembrava di assistere ad un attacco di gelosia e non al rimprovero di un normale fratello preoccupato. Poteva forse sperare che fossero la gelosia e la rabbia di un uomo innamorato?
- Perché ti stai comportando così? Che cosa vuoi da me? - gli chiese, sperando in una risposta diversa dal suo solito: "Sei troppo piccola e ingenua per avere un uomo”.
- Volevi andare a letto col primo che incontravi, no? Ti sto accontentando! – rispose lui, baciandola.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cain Heel, Reino, Setsuka Heel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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“Maledetto regista! Non la finiva più di parlare! Setsu sarà su tutte le furie!” pensò Cain, guardando l’orologio al suo polso, che segnava quasi l’una di notte.
Era sicuro che la sorella lo stesse aspettando sveglia, pronta a lamentarsi del suo ritardo, e non poteva darle torto. L’aveva lasciata da sola per tutta la giornata e ne era dispiaciuto.
Non vedeva l’ora di tornare da lei, per osservare cosa aveva fatto dal parrucchiere quella mattina. Quando gli aveva detto che non lo avrebbe accompagnato sul set, perché voleva farsi bella per lui, ne era rimasto segretamente felice. Oltretutto, il fatto che Murasame non l’avrebbe vista, era già un buon motivo per essere contento. Poi, purtroppo, il regista e il produttore avevano chiesto a lui e ad un paio di attori, di andare a cena fuori per discutere di alcuni cambiamenti che volevano apportare al copione, quindi non aveva potuto rifiutare. A riunione conclusa, si era congedato subito, precipitandosi in albergo dalla sorella.
Arrivato in camera, però, restò basito nel trovarla vuota. Sua sorella non c’era. Il letto era intatto e sul tavolo c’erano delle buste con il logo di un salone di bellezza, quindi doveva essere fuori da parecchio per non averle sistemate, pensò. Colto dal panico che potesse esserle accaduto qualcosa, prese il cellulare per chiamarla, notando solo allora il messaggio che lampeggiava. Lo aprì e restò basito nel leggere un semplice: Torno tardi.
Se prima era preoccupato, in quel momento diventò furibondo. Compose il numero della sorella, ma il cellulare risultò spento. Riprovò diverse volte, ma continuò a rispondere la segreteria. Gettò con stizza il telefono sul letto e andò a lavarsi, provando a far sbollire la rabbia che iniziava a logorarlo.
Nella sua mente, iniziavano a crearsi assurdi scenari di Setsu con altri uomini, e la cosa lo stava facendo impazzire. La voglia di uscire a cercarla era tanta, ma dovette controllarsi, poiché non aveva la minima idea di dove cercarla.
Spense la luce e aspettò.
Erano quasi le quattro del mattino quando Setsu rientrò in albergo. Trovò le luci spente e la cosa la tranquillizzò. Temeva di trovarlo sveglio ad aspettarla. Aveva deciso di uscire per ripicca, ma iniziava a pentirsene. Non aveva voglia di una sfuriata di Cain. Richiuse la porta il più silenziosamente possibile e si diresse in bagno per struccarsi e mettersi a letto.
“Ecco che oggi tornerebbe utile avere i letti divisi. Speriamo non si svegli sentendomi.” si disse, togliendo i piercing e la maglia a collo alto che non sopportava più. Mise la camicia da notte in seta e ripose gli abiti nella cesta dei panni.
Si specchiò, guardando i capelli freschi di tinta e ancora perfettamente acconciati. Si era fatta bella per lui, ma Cain non l’aveva nemmeno vista. Una lacrima le sfuggì senza controllo, infrangendosi sul bordo del lavandino. La osservò scivolare via con odio, come se fosse qualcosa di orribile. Doveva smetterla di farsi dominare da quei sentimenti che la rendevano debole, ma non ci riusciva.
- Dove sei stata? – irruppe una voce dal tono spettrale alle sue spalle. Alzò lo sguardo e lo vide attraverso lo specchio. Era arrabbiato, e molto. La sua espressione era dura, carica di rabbia, e non prometteva niente di buono.
Avrebbe voluto rispondere e dirgli tutto quello che aveva pensato durante la giornata ma, in quel momento, le parole non vollero saperne di uscire. Si trovò completamente immobilizzata dalla collera che traspariva dai tratti tesi del suo viso.
- Ti ho fatto una domanda! Dove accidenti sei stata fino alle quattro del mattino? – alzò la voce Cain, irritato dal suo mutismo.
- Io… ero a un concerto... – sussurrò appena Setsu, voltandosi verso di lui e facendo un respiro profondo, provando a calmare i battiti accelerati del suo cuore. Era la prima volta che si sentiva intimorita da suo fratello.
Cain si avvicinò minaccioso, bloccandola con le braccia contro il lavandino, vedendola inarcarsi con la schiena per allontanarsi da lui più che poteva. Avrebbe voluto schiaffeggiarla, ma si trattenne, conscio che un suo colpo l’avrebbe ferita anche piuttosto seriamente. Soprattutto in quel momento in cui i suoi nervi rischiavano di cedere.
- Con chi eri? – domandò furente, liberandosi di quella domanda che lo tormentava da quasi tre ore. Insieme alla paura che le potesse accadere qualcosa, il pensiero che fosse con un uomo lo stava uccidendo.
Setsu non sapeva cosa rispondere. Iniziava a pentirsi di quello stupido colpo di testa. Immaginava che Cain si sarebbe arrabbiato, ma non che l’avrebbe addirittura terrorizzata con un semplice sguardo. I suoi occhi erano talmente gelidi da penetrarle le ossa.
La odiava forse?
- Con nessuno. Perché? – mentì, ben sapendo che se avesse nominato Reino, le cose sarebbero degenerate.
- Perché è mio dovere proteggerti! Ma se ti comporti in modo così sconsiderato non me lo permetti! Non costringermi a rinchiuderti in questa stanza. Non azzardarti mai più a tornare a quest’ora senza avvisarmi! – le impose, pur sapendo di non averne alcun diritto, ed infatti, lei non mancò di farglielo notare.
- Non puoi segregarmi in camera! Non sono più una bambina, sono maggiorenne da un bel po’!  – replicò contrariata, cercando di scostarsi da lui. In altre circostanze non le sarebbe dispiaciuta quella vicinanza, ma in quell’occasione la turbava. I suoi occhi glaciali la turbavano.
Ancora più infuriato di prima, Cain le afferrò con forza le braccia, immobilizzandola del tutto tra il suo corpo e la fredda ceramica del lavandino, fissandola con aria talmente ostile da farla quasi tremare.
- Posso eccome finché sarò io a occuparmi di te, quindi non provare a sfidarmi. Te ne pentiresti amaramente. – soffiò minaccioso ad un passo dal suo viso, tanto che Setsu poté sentirne il respiro infrangersi sulle sue labbra quasi tremanti. - Quando andrai per la tua strada, farai come vuoi tu, ma fintanto che dipendi da me in tutto, comando io. Farai come ti ordino. Sono stato chiaro, Setsuka? – la zittì, terminando sul nascere qualunque altra sua protesta.
Il cuore di Setsu martellava furioso nel petto. Non potendo fare altro, annuì, vinta dalla durezza di quelle parole. Si era trovata del tutto spiazzata dal pesante rimprovero del fratello. Lo vide uscire dal bagno, sbattendo la porta, e non poté fare a meno di sussultare per il rumore.
Dov’era finita la rabbia per essere stata messa da parte? Dov’erano finiti gli insulti che avrebbe voluto riversargli contro? Erano spariti, insieme al suo coraggio e alla sua stoltezza.
Cain, invece, anche se furioso, si sentiva soddisfatto dalla reazione della sorella. Avrebbe fatto di tutto pur di tenerla lontana dai pericoli, e se doveva essere estremamente severo per riuscirci, lo avrebbe fatto senza incertezza alcuna. Non solo si sentiva responsabile della sua incolumità, ma si trovava anche in un paese a lui sconosciuto, in cui non sapeva come muoversi se fosse accaduto qualcosa. Non le avrebbe permesso di gironzolare da sola come meglio credeva e senza che lui ne fosse a conoscenza. Non che in California le concedesse molte più libertà, ma lei neppure le chiedeva.
“Perché qui è diverso? Perché non dice come sempre che io vengo al primo posto, e al secondo, e al terzo, e al quarto, e anche al quinto? Perché non ripete che esisto solo io per lei? Cos’è cambiato in questo viaggio?” si chiese, sdraiandosi stancamente sotto alle coperte e dando le spalle all’altro lato del letto.
Pochi minuti dopo, anche Setsu si coricò, ma non al suo fianco. Restò distante, incerta su cosa fare. Era delusa dal comportamento del fratello per averla lasciata sola, ma al tempo stesso si sentiva in colpa. Sapeva di aver esagerato. Tornare alle quattro del mattino era stata una stupida bravata che avrebbe dovuto evitare. Aveva ragione a essere infuriato.
Si sentiva combattuta sul da farsi. L’istinto le diceva di scusarsi, ma l’orgoglio glielo impediva.
“Orgoglio per cosa poi? Sono io quella in torto adesso.” si disse, rigirandosi un paio di volte, senza trovare una sistemazione comoda. Sapeva che non era il letto a essere scomodo quella notte, ma era lei a essere sulle spine. Il nervosismo non le diede pace, finché, vinta dal tormento, si decise a porvi rimedio. O almeno, era ciò in cui sperava.
- Fratellone… sei sveglio? – bisbigliò, per non svegliarlo nel caso dormisse, ma non si stupì di ricevere per risposta uno sbuffo, segno che fosse perfettamente sveglio.
- Cosa c’è? – domandò scontroso.
- Mi dispiace. Non volevo farti arrabbiare. – si scusò la ragazza, realmente dispiaciuta.
- Perché l’hai fatto? – le domandò, girandosi verso di lei. Più ci pensava, più Cain non riusciva a spiegarsi il perché sua sorella avesse agito in quel modo. Non le avrebbe negato di andare a un concerto. Si sarebbe solo premurato di non mandarcela da sola. Quindi non capiva.
- Per ripicca. – rispose flebilmente, sentendosi ridicola per il gesto stupido e infantile che prima, invece, le era sembrato più che giusto.
- Ripicca? Nei miei confronti? Perché? – chiese confuso, voltandosi ad accendere l’abat-jour sul comodino. Iniziava a stancarsi di parlare senza vederla.
- Perché… perché sono una stupida! Ero arrabbiata perché te ne sei andato a quella cena da solo, senza chiedermi se volessi venire. Eppure ti avevo detto che andavo a farmi bella per te, ma a quanto pare te ne sei fregato! Così, per una sorta di vendetta, sono stata fuori fino a tardi. – gli confessò, sentendosi ancora più sciocca di quanto già non fosse.
- Non ero a una cena con amici! Il regista ha invitato solo alcuni membri del cast e tu non ne fai parte. Sei la mia assistente e non era richiesta la tua presenza. Possibile che tu non lo capisca? Non ti ho lasciato da sola perché volessi. Quindi direi che hai ragione a definirti stupida, considerato che hai pensato questo di me. – replicò amareggiato per i pensieri della sorella.
- Potevi giustificare la mia presenza dicendo che ti servivo per tradurre ciò che dicevano. Non è quello che faccio spesso? – contestò lei.
- C’era già il produttore a tradurmi ciò che non capivo. E comunque nulla ti giustifica dal tornare quasi all’alba senza avvertirmi! – ribatté nuovamente arrabbiato. Avrebbe preferito mille volte tornare in albergo da lei e godere della sua compagnia, piuttosto che passare la serata con gente che a volte faticava a comprendere, ma aveva deciso di non portarla con sé, per non farla annoiare con dei discorsi che già sapeva sarebbero stati noiosi. Lei, invece, aveva travisato il tutto, pensando che non la volesse tra i piedi.
- Ti ho mandato un messaggio. –
- Con scritto solamente che facevi tardi. Non mi hai detto dove andavi e soprattutto con chi! –
- Ok, hai ragione! Mi dispiace davvero. Mi rendo conto da sola che è stato un gesto idiota. L’ho capito mentre tornavo qui. Scusami, ti prego. – lo implorò. Anche se aveva causato tutto da sola, non riusciva a sopportare che suo fratello fosse arrabbiato con lei. Aveva agito spinta dalla rabbia, senza pensare poi alle conseguenze e a come si sarebbe sentita a causa dei rimproveri.
Cain la guardò qualche istante. Era arrabbiato, ma lei sembrava davvero pentita. Avrebbe davvero voluto segregarla in camera, però sapeva di non poterlo fare. Ma certamente a lei non lo avrebbe detto.
- Non fare mai più una cosa del genere. Per nessun motivo al mondo! Hai capito? – le intimò severo.
- Sì fratellone. Mi perdoni allora? – domandò Setsu, addolcendo i tratti del viso per commuoverlo.
- Per questa volta sì, perché sei troppo carina quando fai l’espressione da cane bastonato. Però non ci sarà una seconda volta. Ricordalo Setsuka. – la informò, riprendendo un tono inflessibile, ma prendendola ugualmente tra le braccia e stringendola al suo petto. Per quanto ci provasse, non riusciva a stare troppo tempo arrabbiato con lei, tuttavia, la paura provata qualche ora prima, lo portava a essere ancora un po’ duro, e in fondo lo meritava anche.
Finalmente più tranquilla, Setsu si sistemò nell’abbraccio del fratello, ringraziandolo a lungo per averla perdonata. Pregò, però, che lui non venisse mai a sapere che gli aveva mentito quando le aveva chiesto se fosse sola o con qualcuno. Come avrebbe potuto spiegargli che era andata con un ragazzo con cui aveva un appuntamento nel pomeriggio, e che era stata in compagnia di ben cinque ragazzi? Di certo, non doveva venirne a conoscenza se ci teneva a non essere rispedita a casa. Non aveva fatto nulla di male, ma Cain non amava saperla in compagnia di un ragazzo, figurarsi di cinque.
 
Per loro fortuna, quello iniziato, era un giorno di riposo per Cain, così non dovettero alzarsi presto dopo la nottataccia trascorsa. Il primo a svegliarsi fu lui. Erano le undici e iniziava ad avere fame. Si alzò piano, per non svegliare la sorella, e quando finì di vestirsi, scese giù al bar per prendere la colazione anche per lei. Ordinò due caffè e i pancake preferiti di Setsu, ma prima che ritornasse da lei, fu fermato da uno dei responsabili dell’albergo.
- Heel-sama, mi perdoni se la disturbo, ma volevo chiederle se sua sorella sta bene. – gli chiese l’uomo, con aria preoccupata.
- Sì. Perché me lo chiede? – domandò lui, perplesso.
- Sono stato informato, da una delle cameriere del bar, che ieri pomeriggio sua sorella si trovava lì insieme a un ragazzo dall’aria sospetta. Ad un certo punto, lei lo ha colpito col suo portamonete, ha pagato ed è andata via di corsa, ma credo che il ragazzo l’abbia seguita fuori. Mi chiedevo se stesse bene. – gli spiegò il responsabile.
- Un ragazzo? – ripeté Cain, sorpreso da quell’informazione.
- Sì. Ho pensato che la stesse importunando, per questo mi sono permesso di chiederle come sta. Se fosse un molestatore sarebbe un problema, poiché si è introdotto in albergo. Potrebbe essere necessario segnalarlo se sua sorella non lo conosce. – commentò l’uomo, che aveva già provveduto ad informare un suo superiore dell’accaduto.
- Non ne so nulla, ma per certo le dico che mia sorella non ha amicizie qui, quindi sicuramente non conosceva quel tizio. – chiarì Cain, sperando che davvero non conoscesse quel ragazzo. Il fatto di averlo colpito, in teoria, doveva significare che non gradiva la sua presenza. – Spero non accada più un fatto simile. Non voglio dovermi preoccupare per l’incolumità di mia sorella anche qui dentro. – commentò severo il ragazzo.
- Certamente! Provvederemo al più presto Heel-sama! Ci scusiamo per il disagio! – si scusò concitato l’uomo, inchinandosi più volte e lasciandolo tornare in camera con la colazione.
Rientrato in camera, notò che Setsu non era più a letto. Si avvicinò al bagno e la sentì canticchiare una canzone in giapponese.
“Che sia una delle canzoni che ha sentito al concerto di ieri?” pensò, posando la colazione sul tavolo e bussando poi alla porta del bagno.
- Setsu, ho portato la colazione! – la avvisò. Un attimo dopo, lei aprì avvolta solamente da un piccolo telo da bagno a coprirle il minimo indispensabile. “Come sempre!” sospirò stanco.
- Buongiorno fratellone. Hai preso i pancake? – gli chiese, schioccandogli un bacio sulla guancia e avvicinandosi al tavolo.
- Sì ma vai a vestirti prima. – le disse, cercando di fare l’indifferente, anche se era tutt'altro che tale, al corpo della sorella.
- Perché? – domandò lei, voltandosi a guardarlo con speranza. Era una cosa che faceva spesso e volutamente; lo provocava come poteva. Testava le reazioni di suo fratello, nella speranza di vedere qualche effetto in lui che, purtroppo, non arrivava mai.
- Prenderai freddo. – rispose calmo, dando fondo a tutte le sue doti recitative, pur di non mostrare l’apprezzamento per il seno pieno, la vita sottile e le gambe perfette che stava osservando. “Impazzirò prima o poi!”
- Ok. – disse solamente lei, andando a vestirsi. Per quanto ci provasse, il risultato era sempre lo stesso. Le aveva provate tutte, ma niente lo smuoveva. Nemmeno dormirgli attaccata indossando una camicia da notte semitrasparente aveva fatto effetto. Ritornata a sedersi per mangiare, Cain iniziò a guardarla, come in attesa di qualcosa. – Che c’è? – gli chiese infine, infastidita dal suo sguardo indagatore.
- Non hai niente da dirmi? –
- Cosa dovrei dirti? – rispose incerta, non intuendo cosa volesse sapere.
- Cos’è successo ieri pomeriggio giù al bar? –
- A-al bar? Perché? – balbettò, timorosa che avesse scoperto di Reino.
- Chi era quel ragazzo con cui parlavi e che hai colpito? - le chiese esplicito, notando il suo tergiversare.
- Non era nessuno. Solo un seccatore. – rispose, cercando di mostrarsi sicura. Non voleva mentirgli, ma sapeva che se gli avesse detto chi era, avrebbe iniziato a fare domande su domande, e subire un interrogatorio era l’ultima cosa che voleva.
- Quindi non lo conosci? – domandò nuovamente.
- No, perché me lo chiedi? E poi chi ti ha parlato di lui? – chiese lei stavolta.
- Ti hanno visto mentre lo colpivi e te ne andavi. Che voleva da te? –
- Ma nulla! Era solamente un idiota. – e quella, pensò, non era una bugia.
- Probabilmente era un pervertito o qualcosa del genere. Stai attenta e parlamene se lo incontri nuovamente. – le raccomandò, lasciandole una dolce carezza tra i capelli e sorridendole teneramente.
Se quel sorriso, da una parte la fece arrossire per la felicità, dall’altra parte la fece sentire una traditrice. Sentiva come se avesse tradito il fratello con un altro uomo, il che era assurdo, poiché non era il suo ragazzo, e mai lo sarebbe stato.
Non si capiva più nemmeno lei. Si contraddiceva in continuazione, perché lo desiderava come uomo, ma sapeva che era suo fratello, di conseguenza sapeva che avrebbe potuto avere un ragazzo senza sentirsi in colpa, ma al tempo stesso credeva di tradirlo se lo avesse fatto. Un ragionamento assolutamente contorto.
La cosa più sconcertante, però, era che nelle ultime settimane, non faceva che pensare ai pro e ai contro dell’amare il proprio fratello. Prima, notò, non si poneva tante domande, come invece faceva ultimamente. Doveva ammettere che il fatto che Reino avesse scoperto il suo “segreto” e le avesse detto in faccia ciò che da sempre segretamente pensava, l’aveva messa davanti alla realtà delle cose: avrebbe sofferto continuando ad amare Cain.
Verso sera, mentre stava preparando la cena, il cellulare di Setsu vibrò. Era un messaggio di Reino. Lo aprì senza farsi notare dal fratello, intento a leggere il copione, e lo lesse, sorridendo inconsapevolmente.
 
Come va, tatuatrice di guance di poveri ragazzi indifesi? Sei ancora tutta intera? 
 
Esitò qualche secondo prima di rispondere, indecisa se farlo o no, finché si decise e inviò un sms.
Sì, sono in perfetta salute, stupido! Perché non dovrebbe essere così?
 
Pochi secondi dopo arrivò la sua risposta, che la fece innervosire come solo lui riusciva.
Perché immagino che il tuo padrone ti abbia messo in punizione. Ti ha fatto dormire sul freddo pavimento o sul letto, ai suoi piedi?
 
Digitò furiosa il testo e inviò il messaggio. Odiava le sue battute.
Non sono un cane! E se proprio ci tieni a saperlo, ho dormito tra le sue braccia, come ogni notte!
 
La risposta fu qualcosa che Setsu non capì, ma che per lui aveva un chiaro significato.
Attenta, cucciolo. A volte i padroni si stancano del loro fido dopo averci giocato, abbandonandolo in qualche luogo, lontano da casa.
 
Setsuka lesse per ben tre volte il messaggio di Reino, cercando di cogliere il significato di quella metafora assurda, ma non ci riuscì, così provò a chiederlo a lui.
Che vuoi dire?
 
Reino aveva dei brutti presentimenti riguardo alla storia di quella ragazza col fratello. Sentiva che qualcosa sarebbe accaduto di lì a poco, e ad uscirne a pezzi sarebbe stata lei, che non era affatto la donna forte che voleva mostrare al mondo. Sentiva lo stupido impulso di proteggerla da se stessa, ma non sapeva come, se non avvisandola.
Nulla in particolare, ma fossi in te smetterei di scodinzolare, chiedendogli di giocare. Potrebbe essere un gioco poco piacevole. Per te soprattutto.
 
Ancora una volta, Setsu non capì le sue parole, ma le era chiaro che il ragazzo sapesse qualcosa che non voleva dirle. Non aveva più dubbi sul sesto senso di Reino e dei suoi strani poteri.
Che significa? Cosa sai?
 
La risposta, però, non fu quella che si aspettava.
Vediamoci e te lo dirò. Buonanotte cucciolo ;)
 
Smettila di chiamarmi così e paragonarmi a un cane! Sei irritante! ‘Notte, imbecille!
 
Dopo quel messaggio spense il telefono e sbuffò infastidita. Nessuno riusciva ad irritarla tanto quanto Reino. Era impossibile fare un discorso serio con lui. Per colpa delle sue parole tanto enigmatiche, sarebbe stata costretta a vederlo nuovamente.
Il primo incontro era stato decisamente diverso da come se l’era immaginata. Gli aveva proposto quell’appuntamento solo per chiedergli di conoscere Cain e leggere anche nel suo cuore, così come aveva fatto con lei, in modo da sapere cosa lui provasse realmente nei suoi confronti, ma non era riuscita a farlo, poiché la sua rabbia le aveva stravolto i piani. Si ritrovava, così, a dovere incontrare nuovamente quel ragazzo, sia per chiedergli quel favore, sia per capire cosa realmente lui sapesse. Quei messaggi l’avevano impensierita. Per lei erano frasi sconnesse, ma per Reino avevano un profondo significato.
“Che intendesse dire che Cain potrebbe stancarsi di me? Ma perché? Come può dirlo se nemmeno lo conosce? Ora, più che mai, devo convincerlo a incontrarlo. Ho bisogno di risposte se non voglio perdere la ragione!” pensò stanca, ad un passo dall’esaurimento.
- Setsu, tutto bene? – le domandò Cain, vedendola pensierosa. Si era improvvisamente incupita e non ne capiva il perché.
- Sì fratellone, tutto bene. – gli sorrise, ma con poca convinzione, destando in lui maggiori sospetti che la sorella gli nascondesse qualcosa.
Chiederglielo sarebbe stato del tutto inutile, sapeva che non gli avrebbe detto nulla, quindi doveva scoprirlo da solo, e avrebbe cominciato con lo scoprire chi fosse il tipo che si trovava con lei al bar. Era quasi sicuro che lei lo conoscesse, o non si sarebbe spinta a pagare anche la sua consumazione. Quando si era informato con la cameriera, aveva saputo che Setsu e quel ragazzo, erano rimasti qualche minuto a parlare a uno dei tavoli e che, dopo averlo colpito, lei aveva pagato per lui prima di andare via.
“Non si paga per uno sconosciuto venuto a importunarti.” rifletté, per nulla tranquillo.

Reino stringeva pensieroso il cellulare tra le mani, anche dopo aver letto l’ultimo messaggio di Setsu, sempre più conscio di quello che il suo cuore iniziava a provare per lei.
“Chi, di noi tre, si farà più male di tutti alla fine di questa storia?” si chiese, guardando dalla finestra del suo attico, le luci della città sotto di sé.
Aveva dato un consiglio a Setsuka la prima volta che l’aveva incontrata: Amare qualcuno impossibile da avere, l’avrebbe fatta solamente soffrire. Quel consiglio, forse, avrebbe dovuto darlo anche a se stesso, tuttavia, sapeva già che non lo avrebbe seguito.










Salve mie care lettrici ^.^ (trovo difficile possa esserci qualche maschietto a leggere ^^' in caso contrario fatemelo sapere *-* ne sarei onorata in effetti!)
Ecco la scena tanto attesa della rabbia di Cain ^_^ (scommetto vi aspattevate accadesse altro =D ma non è ancora il momento per quello :3 per arrivare alla scena che leggete nella presentazione, dovrete aspettare un paio di capitoli, ma non gioirete quando lo farete ^^''''')
Siamo in una fase di stallo al momento tra Cain e Setsu, ma entrambi si sono accorti che qualcosa sta cambiando. 
Grazie a chi legge questa storia, lasciandomi commenti davvero bellissimi, sia qui che nella pagina Facebook di  Skip Beat Italia - Cain&Setsu  grazie davvero <3 <3 <3 
Alla prossima ^_^ 
Baci Faby <3 <3 <3 <3 
   
 
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