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Autore: dreamfanny    07/05/2016    4 recensioni
Questa storia ha come protagonista Laxus, che dopo l’ennesimo litigio tra suo padre e suo nonno, è partito senza salutare nessuno viaggiando per due anni tra una città e l’altra. Sentendone la mancanza e a corto di soldi, ritorna finalmente a Magnolia per trovarsi ad affrontare alcuni fantasmi del passato e ritrovare gli amici più cari. Forse anche innamorarsi.
Piccolo avvertimento: alcuni personaggi potrebbero metterci qualche capitolo per comparire, ma essendo Laxus il protagonista dovrete pazientare. Se siete interessati per lui, invece, buona lettura!
*Le età dei personaggi sono leggermente diverse da quelle del manga: Laxus e altri hanno solo due anni o poco più di differenza con gli altri ragazzi più giovani, invece di quattro anni come nella storia originale.*
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Raijinshuu, Lisanna, Luxus Dreher, Mirajane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell’autrice (LEGGETEMI!)
Ce l’ho fatta anche questa settimana, con qualche giorno di ritardo rispetto alla tabella di marcia, ma ce l’ho fatta! Questo capitolo è un po’ diverso dal solito, ho voluto sperimentare un pochino e ho raccontato parte della storia dal punto di vista di Mira. Sì, lo so che il protagonista è Laxus ma volevo provare a cambiare prospettiva per un solo capitolo. Anche perché mi diverte scrivere le scene viste dai vari personaggi… ma questo è un mio problema, non vi tedierò troppo :D
Cosa ne pensate? Continuo con Laxus? Alterno con Mira? Cambio ancora il personaggio? Smetto di scrivere? Let me know ;)
Come sempre ringrazio chi mi legge e mi commenta (ringraziamento speciale ai fedelissimi honeyzen123 e Redpowa) e vi aspetto al prossimo capitolo.
Un abbraccio,
dreamfanny.
 
 




 
Restare o non restare?
 
 
 
-DUE ANNI PRIMA-
 
«Non mi interessa, lascia perdere» quelle parole le si conficcarono nel petto e sentì il viso prenderle fuoco. Rimise la busta in tasca e, senza guardarlo, lo superò per entrare nel cortile del liceo costringendosi a non correre. Sentì qualcuno chiamarla, ma non si fermò a controllare chi fosse. L’unico pensiero che le occupava la mente in quel momento era trattenere le lacrime, o almeno arrivare in bagno prima che fosse troppo tardi. Non aveva intenzione di farsi vedere piangere, tanto meno da lui. L’aveva trattata male, con indifferenza, eppure non riusciva ad odiarlo. Prima che le rispondesse aveva visto della gentilezza nei suoi occhi ed era scomparsa nel momento in cui aveva preso in mano il cellulare, era successo qualcosa? O forse si stava solo illudendo che fosse davvero il ragazzo di cui era innamorata? Arrivò in bagno e si chiuse dentro, cercando all’inizio di contenersi sciacquandosi solo il viso per poi scoppiare a piangere senza controllo. Per qualche strano motivo era sempre stata convinta che, nel momento in cui si fosse confessata, sarebbero finalmente stati insieme. Che stupida! Si erano parlati a malapena nell’ultimo anno e solo perché Freed era con lei quando si incontravano. Che stupida! Prese a pugni il lavandino maledicendosi subito dopo e sedendosi a terra massaggiandosi la mano. Qualcuno bussò alla porta e riuscì solo a biascicare «Occupato…» tra le lacrime. Quanto poteva far male sapere di non avere nessuna possibilità con il ragazzo di cui si è innamorati?
«Sono io, Cana… tutto a posto?»
«No, vai via…»
«Mira, apri subito!». La voce di Erza scatenò dentro di lei una rabbia improvvisa, corse alla porta e la spalancò. «Tu! È colpa tua! Sei stata tu a convincermi!» le bisbigliò a denti stretti «Vattene e lasciami in pace! È tutta colpa tua!» e richiuse la porta. Il piede di Cana però la bloccò e spingendola entrarono entrambe in bagno.
«Ma che è successo?» le chiese «Hai un aspetto orribile…»
«Grazie, grazie tante Cana. Mi ci voleva proprio! Guardati tu come sei messa, potresti almeno coprirti l’ombelico visto che sei a scuola…»
«Qualcuno si è alzato con il piede sbagliato oggi…» le rispose sedendosi di fianco a lei, a debita distanza visto lo sguardo che le aveva lanciato quando si era avvicinata. Erza fece lo stesso senza dire nulla. Rimasero in quella posizione, l’una di fianco all’altra in silenzio, fino a quando la campanella non suonò per segnalare l’inizio delle lezioni.
«Mi dispiace… non sa quello che si perde, sai?» Erza finalmente parlò, mentre le posava un braccio intorno alle spalle per confortarla.
«Di cosa stiamo parlando? O meglio… di chi?» le guardò confuse Cana. «Oh! Laxus? È un deficiente, non devi dargli nemmeno retta. Vedrai che tra qualche anno sarà lui a correrti dietro! Poi, insomma, non è un grande periodo per lui… suo padre sta dando un po’ di matto ultimamente» e disegnò in aria dei cerchi con l’indice all’altezza della tempia per enfatizzare le sue parole. «Bisogna un po’ prenderlo al momento giusto, non pensarci nemmeno. Che poi… facendo un passo indietro, perché ne hai parlato solo con Erza?». Incrociò le braccia davanti al petto e la guardò offesa aspettando una risposta.
«Non stavamo parlando di lui, infatti… assolutamen…» fu bloccata da alcuni colpi sulla porta.
«Chi c’è qui dentro?» chiese la voce di un adulto «Le lezioni sono cominciate, dovresti essere in classe. Ti senti male?».
«Sì, non sto bene. Qualche minuto ed esco, mi scusi».
«D’accordo, di che classe sei?»
Erza, Cana e Mira si guardarono interrogandosi in silenzio e gesticolando per concordare cosa rispondere.
«Ho un terribile mal di pancia, ho bisogno di qualche minuto. Non si preoccupi» provò a giustificarsi alla fine Mira, sperando che se ne andasse.
«Mmm… d’accordo, verrò a controllare più tardi. Se hai bisogno vai in infermeria, d’accordo?»
«Certo, grazie» e lo sentirono allontanarsi.
«Fantastico, ci mancava anche questa. Che schifo di giornata!»
«Senti, non puoi ridurti così per Laxus. Guarda che c’è di meglio in circolazione… anzi, stasera usciamo e andiamo a conoscere qualche ragazzo carino. Lo avrai già dimenticato domani mattina, fidati di Cana!» decretò la sua amica abbracciandola e aiutandola ad alzarsi subito dopo. Mira non disse nulla, era troppo stanca per ribattere. Acconsentì solo con un lieve gesto della testa, si sciacquò il viso e, sforzandosi di sorridere ad entrambe, uscì dal bagno.
 
 
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Ed ora eccolo lì, il ragazzo che avrebbe dovuto dimenticare la mattina seguente era intento a pulire il bancone del bar con più energia del necessario. Lo osservava dalla cucina tenendo la porta semichiusa mentre si domandava chi fosse quell’uomo e perché lo avesse sconvolto così tanto. Il suo viso era concentrato in chissà quale conversazione mentale con se stesso, sembrava indeciso su qualcosa mentre fissava la porta dell’ufficio dove suo nonno e quel signore erano entrati. Mira stava cercando in tutti i modi di controllare l’impulso di correre da lui e abbracciarlo limitandosi solo a guardarlo da lontano: il fatto che qualche ora prima si fosse scusato per come si era comportato con lei non le dava il diritto di immischiarsi nella sua vita.
«Cosa stai facendo?» sentì la voce di Erza a pochi centimetri da lei e sussultò, chiudendo subito la porta per evitare che vedesse Laxus.
«Io? Niente, perché?» le rispose imbarazzata e cercando mentalmente una scusa. La sua amica la guardava con sospetto e aspettava che le desse una risposta più convincente. «Stavo prendendo questi piatti…» disse all’improvviso, notando dei piatti sporchi sul ripiano di fianco a lei «E controllando che non ne fossero rimasti altri in sala». Quasi persuasa dalle sue parole Erza allungò una mano per aprire la porta della cucina, ma Mira la bloccò subito e la girò dalla parte opposta spingendola verso i lavandini. «Non ce ne sono, tutto a posto!» le disse con un largo, e finto, sorriso. Sapeva di non averla convinta, era stata colta impreparata e il suo cervello non era riuscito a costruire una scusa migliore, ma sperava lo stesso che Erza lasciasse correre. Infatti alzò le spalle e andò a lavare le pentole che aveva preso dai fornelli. Erano rimasti in pochi visto che la maggior parte dei camerieri aveva già pulito i propri tavoli ed era andato a casa. In cucina ormai c’erano solo lei, Erza e due aiuto cuochi. Prese i piatti e andò verso la lavastoviglie per sistemarli, sospirando pesantemente. Non sapeva come comportarsi con Laxus, ma non poteva andarsene senza almeno controllare che stesse bene.
 
Dopo un quarto d’ora la cucina era stata pulita e gli altri stavano andando nello spogliatoio a cambiarsi.
«Allora, cos’è successo? Quel cretino ti ha detto qualcosa?». Mira stava bevendo dell’acqua appoggiata ad uno dei ripiani, cercando di distrarsi dall’ossessione di aprire la porta e controllare cosa stesse facendo Laxus. Erza le si avvicinò e prese un pezzo del pane avanzato dal servizio, posato in un contenitore di fianco a Mira.
«Hai visto l’uomo che è entrato prima?» le chiese senza rispondere.
«No, chi era?» disse Erza mordendo il pane.
«Non lo so, per quello te lo sto chiedendo. Era alto, capelli scuri e una barba… Sembrava che conoscesse sia Laxus che il capo».
«Mmm… è una descrizione piuttosto vaga, lo sai? Potrebbe essere Ivan comunque, almeno è l’unico che mi viene in mente che possa conoscere entrambi e abbia barba e capelli neri. È stato il mio allenatore per qualche mese quando praticavo arti marziali.Non lo si vede da parecchio tempo, però, quindi non saprei… perché?»
«Chi è Ivan?».
«Il padre di Laxus»
«Oh…». Ripensò alle parole di Cana di qualche anno prima e finalmente le fu chiara la sua reazione. Forse era un po’ esagerata, visto che sembrava avere l’intenzione di scolarsi l’intera bottiglia di vodka, ma da quello che Cana le aveva detto Ivan non sembrava una brava persona. Chissà cos’era successo tra loro due. «Sì, credo fosse lui…» bisbigliò tra sé e sé. Erza la guardò interrogativa, ma lei era totalmente persa nel dilemma di poco prima: restare o non restare? Un ritornello infinito che si ripeteva da un’ora. Bevve l’ultimo sorso di acqua e andò nello spogliatoio per prendere la borsa e il cappotto, seguita da un Erza confusa ma silenziosa. Una volta dentro la stanza, dopo aver salutato Jet e Droy, i due aiuto cuochi, che stavano andando via, finalmente parlò «Mi dici cos’è successo?»
«Niente, perché continui a chiedermelo?» le rispose Mira mentre apriva il suo armadietto.
«Ti comporti in modo strano da quando è finito il turno…»
«Va tutto bene, non ti preoccupare» e si voltò per sorridere e tranquillizzarla. «Ti va se domani andiamo a fare shopping? Ho voglia di comprarmi un nuovo vestito… magari posso usarlo sabato quando andremo al Mon Amour» cercò di distrarla cambiando argomento.
«Oh! Siii! Ne ho visto uno stupendo in un negozio in centro. Devo assolutamente provarlo… va bene, ci sentiamo domani mattina allora e ci mettiamo d’accordo». Erza si mise la giacca e fece per uscire dalla stanza.
«Non mi aspetti?» le chiese allora Mira, quasi risentita.
«Perché, vieni via?» le disse Erza con uno sguardo malizioso e aprendo la porta senza aspettare una risposta. Sorrise scuotendo leggermente la testa e si mise il cappotto, se c’era qualcuno che potesse capirla tanto quanto sua sorella era proprio Erza. Rimasta da sola nel spogliatoio, ci mise qualche minuto prima di decidersi ad andare nella sala e parlare con Laxus. Camminò lentamente verso di lui, provando mentalmente tutti i saluti che conosceva e scartandoli uno ad uno. Alla fine, arrivata a qualche centimetro dal bancone aprì la bocca e la richiuse appena lui si voltò verso di lei. Era seduto su uno sgabello con una birra in mano e aveva il volto teso dall’agitazione, quando la vide la guardò confuso. E Mira non disse nulla. Si sedette di fianco a lui, prese il cellulare dalla borsa e aprì il primo gioco che trovò a portata di dito. Non lo salutò. Non gli chiese come stava. Nulla. Improvvisamente si sentì un coniglio e non fece altro che stare seduta in silenzio a fissare lo schermo del telefonino, fingendo di concentrarsi su quel gioco.
«Non c’è bisogno che resti, anzi è meglio che tu vada via» gli sentì dire. Decise di ignorarlo, nella sua voce non c’era fastidio quanto piuttosto una piccolissima speranza che lei non ascoltasse quelle parole e rimanesse. Non vado da nessuna parte finché non so che stai bene pensò, ma prima che potesse dirglielo la porta dell’ufficio si aprì e dei passi si avvicinarono a loro. Si costrinse a continuare a guardare il cellulare, più che altro per non intralciare qualsiasi conversazione ci potesse essere tra Laxus e suo padre. Ma non si dissero una parola. Ivan attraversò la sala, arrivò all’entrata e dopo pochi minuti era già scomparso. Solo quando sentì la porta del ristorante chiudersi alzò lo sguardo e si voltò verso di lui, lo vide con gli occhi fissi davanti a sé, persi in chissà quale ricordo o pensiero e pieni di tristezza. Istintivamente Mira ripose il cellulare e gli prese la mano, la accarezzò e, quando lui si girò verso di lei, gli sorrise dolcemente. Laxus non parlò, ricambiò soltanto il suo gesto stringendole le dita leggermente e si alzò andando verso l’ufficio.
Mentre entrava nella stanza, Mira si chiese ancora se avesse fatto bene a restare e se dovesse aspettare che uscisse. Si sentiva un po’ fuori posto, ma era troppo preoccupata per lui: il viso di Laxus rigato dalle lacrime continuava a tormentarla e non riusciva ad alzarsi dallo sgabello. Lo dimenticherai domani mattina si ripeté nella mente le parole di Cana canzonandola Certo, infatti. L’ho proprio dimenticato, si vede… Maledizione!
Dopo qualche minuto Laxus uscì dall’ufficio e si appoggiò alla parete, con le mani tra i capelli e gli occhi chiusi. Allora riprese il cellulare e finse di nuovo di giocare. Al diavolo! Ormai sei qui, tanto vale aspettarlo e basta. Tuttalpiù ti chiede di andartene.
«Ho bisogno di uscire, ti va di andare in qualche locale?».
«Mmm…» Mira alzò lo sguardo, nascondendo più che poteva la sorpresa per quella richiesta. Gli sorrise e disse solo «Va bene», mentre si alzava e si sistemava la gonna.
 
 
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Avevano chiamato un taxi e ora erano seduti sul sedile posteriore diretti all’indirizzo che Freed aveva scritto a Laxus. Aveva chiesto anche ai suoi fratelli se avessero voglia di uscire e, ovviamente, Elfman aveva accettato con entusiasmo sapendo che ci sarebbe stata anche Ever. Lisanna aveva detto che non era dell’umore adatto, ma era riuscita a convincerla dopo aver menzionato Bickslow. Non era ancora sicura che la loro amicizia le piacesse, lui era un tipo piuttosto strano e decisamente poco serio, però sua sorella sembrava divertirsi con lui e non se la sentiva di negarle quella piccola gioia. Non finché fosse rimasta una semplice amicizia almeno.
«Da quanto conosci Bickslow?» chiese all’improvviso a Laxus.
«Credo dalle medie… parecchi anni comunque, perché?»
«Ed è una persona affidabile?».
Lui la guardò per qualche secondo riflettendo sulla risposta «Sì, direi di sì… dipende per cosa però. Stiamo parlando di Lisanna?»
«No, assolutamente no. In nessun mondo possibile. Categoricamente no» rispose lei, enfatizzando le sue parole con dei gesti decisi delle braccia, quando un’immagine di loro due abbracciati le apparve davanti agli occhi.
«Qualcuno è un po’ protettivo…» disse Laxus scoppiando a ridere. «Tranquilla, ti ho detto che l’avrei tenuto d’occhio. E poi, anche se può sembrare un cattivo ragazzo, non lo è affatto. Credimi».
«Detto da te non suona per niente rassicurante».
«Ouch!» disse lui, fingendo di massaggiarsi il cuore «Questa ha fatto male…». Mira trattenne una risata e tornò a guardare fuori dal finestrino. Osservava i palazzi scorrere davanti a lei e dal riflesso sul vetro vedeva Laxus voltato dalla parte opposta, le tornarono in mente i suoi occhi dopo che suo padre era uscito e «Stai bene vero?» sussurrò. Non rispose ma sentì le sue dita stringersi attorno alla sua mano, allora si girò verso di lui sorpresa per quel gesto: aveva il mento appoggiato sul palmo sinistro e sembrava assorto in qualcosa. Sentiva il suo tocco sul dorso, gentile e lento, e senza pensarci gli si avvicinò posando la testa sulla sua spalla. Laxus non si mosse e rimase con lo sguardo rivolto fuori dall’auto. Cominciò a pensare a qualcosa da dire, qualsiasi cosa, ma non le venne in mente nulla, così restò appoggiata a lui in silenzio e chiuse gli occhi.
«Eccoci, sono 9 e 56. Facciamo 9, non ho il resto» disse il tassista, mentre Mira lo insultava mentalmente per aver interrotto quel momento. Si scostò contro voglia da lui e fece per prendere il portafoglio dalla borsa, ma Laxus la precedette dandogli una banconota da 10. «Tenga, grazie». Aprì la portiera e scese dall’auto, porgendole poi la mano per aiutarla.
Vide Elfman e Lisanna dall’altra parte della strada e li salutò appena la notarono. Mentre attraversavano per andare da loro, sentì il tocco di Laxus sul suo fianco e si accorse che le aveva cinto la vita con il braccio. Quando furono a qualche metro da loro, però, la lasciò andare sussurrandole all’orecchio «Grazie» e raggiungendo Freed ed Ever, che li aspettavano insieme ai suoi fratelli. Ci mise qualche secondo per riprendersi da quel viaggio in taxi, non aveva previsto che potesse esserci una conversazione figuriamoci quel piccolo momento di intimità. Si scosse dall’imbarazzo nel ripensare alla vicinanza con Laxus e raggiunse Lisanna abbracciandola. Subito dopo intravidero Bickslow tra la folla di persone in attesa ed entrarono nel locale, la musica la distolse dai suoi pensieri e cominciò a parlare con sua sorella chiedendole cosa avesse fatto nel pomeriggio.
«Sono stata a casa a guardare un film, non avevo voglia di uscire. Natsu mi ha chiamata per chiedermi di andare in centro con Gray e alcuni compagni di università, ma ho detto di no. Probabilmente si arrabbierà se verrà a sapere che sono venuta qui stasera, ora che ci penso».
«SE lo verrà a sapere, hai detto bene. Ci provi solo a dire qualcosa» le disse Mira con aria protettiva.
«Ecco, vi ho riservato persino una saletta tutta per voi. Sono o non sono il migliore?». Bickslow indicò una piccola stanza in fondo al locale, separata dalla pista da ballo da una grande porta-finestra, e fece loro segno di entrare. Si sistemarono sull’enorme divano lungo una delle pareti e, mentre si toglieva il cappotto, Mira notò con disappunto che Laxus era dalla parte opposta della saletta.
«Cosa prendi da bere?». Lisanna interruppe il piano che stava escogitando mentalmente per sedersi di fianco a Laxus.
«Mmm… non lo so, credo una birra. Tu?»
«Voglio provare qualcosa di nuovo, quindi penso prenderò questo» e indicò un cocktail con frutta tropicale e rum sul menù.
«Sembra buono, lo prendo anche io» le disse sorridendo. «Che film hai guardato?»
«”Le pagine della nostra vita”» le rispose sua sorella con aria colpevole.
«Qualcosa di un po’ meno romantico?» chiese Mira ridendo.
«Non ho potuto resistere, lo davano in televisione».
«Di cosa state parlando?» Elfman si intromise nella conversazione.
«Tu non eri a casa oggi? Perché le hai lasciato vedere quel film?»
«Lui non c’era infatti…» disse Lisanna. Suo fratello cominciò a boccheggiare, probabilmente per trovare una scusa plausibile pensando che Mira si sarebbe arrabbiata. «Oh, dai. Non ho bisogno della babysitter… e poi aveva appuntamento con Ever, lascialo divertire» disse alla fine Lisanna stuzzicando Elfman.
«No, non è come pensi sorellona. Mi ha detto che stava bene e che non c’erano problemi… perché cos’hai guardato scusa?»
«Ehi! Non sono mica malata…» si risentì Lisanna incrociando le braccia sul petto offesa «E “Le pagine della nostra vita” è un film bellissimo! A trovarlo uno come lui…». Prese delle patatine dalla ciotola che il cameriere aveva appena portato e li guardò arrabbiata.
«Va bene, va bene. Ero solo preoccupata, ma a quanto pare ti sei ripresa benissimo. E pensare che non volevi nemmeno venire…» le disse Mira abbracciandola. In quel momento Bickslow arrivò con un vassoio pieno di vari tipi di tramezzini e frutta secca, seguito da una cameriera pronta a prendere i loro ordini. Quando notò Laxus, cominciò a comportarsi da gatta morta e cercò di flirtare con lui. Mira li guardò infastidita: nonostante lui non sembrasse interessato, il fatto che quella ragazza ci provasse in maniera così spudorata la rendeva nervosa e inquieta. Tsk! So fare di meglio… pensò mentre prendeva un panino da uno dei piatti e la vedeva allontanarsi ancheggiando. Si voltò di nuovo verso Lisanna per distrarsi dalla gelosia che stava provando in quel momento e addentò il tramezzino.
«Com’è andato il turno?» le chiese sua sorella.
«Bene, anche se c’era un gruppo di ragazze insopportabili che ha urlato e flirtato con un tavolo di fianco per tutta la sera». Con la coda dell’occhio vide Laxus sorridere alle sue parole, mentre beveva un sorso di birra, e sentì le sue guance prendere fuoco.
«Stai bene?» disse Lisanna con un tono preoccupato e divertito allo stesso tempo.
«Sì, è solo stata una lunga giornata. Devo prendere un po’ d’aria, vado un momento in bagno». Posò il panino e si alzò facendo segno di non seguirla, quando vide che stava venendo con lei. Maledizione! Non va bene che mi senta così con lui, non va affatto bene. In nessun modo devo incoraggiare quella cotta adolescenziale. In nessun modo.
Si sciacquò le mani e si guardò allo specchio accorgendosi che aveva ancora i capelli legati e due splendide occhiaie. Fantastico, ottimo… pensò mentre cercava di sistemarsi con i pochi trucchi che portava in borsa. Si sciolse i capelli, sospirò poco convinta dall’immagine riflessa e uscì dal bagno.
«Che gnocca!» si voltò verso il ragazzo che le aveva parlato e la stava trattenendo per un braccio «Posso offrirti da bere?». Tolse la mano che la bloccava e disse seccamente «No, grazie» continuando a camminare verso la saletta. Dopo qualche secondo, però, qualcosa la fermò nuovamente. Si girò e vide lo stesso ragazzo «Dai, solo un drink». Lo disse sorridendo e, a guardarlo bene, era anche carino ma non era la serata giusta. Oltretutto il suo tipo non aveva i capelli castani… Mira! Si riproverò quando il volto di Laxus comparve mentre pensava a quale fosse il suo ideale di ragazzo. «No, davvero. Grazie» gli rispose con un leggero sorriso.
«Ti sta dando fastidio?» la voce di Bickslow la fece sussultare.
«No, va tutto bene». Il ragazzo esitò un attimo, ma vedendo la maglietta con il logo del locale se ne andò senza dire una parola.
«Bisogna stare attenti, gli uomini vanno in cerca di una sola cosa la sera…» disse Bickslow parlando con un tono da vecchio saggio.
«Tu lo sai meglio di tutti immagino…» gli rispose Mira, sorpassandolo e raggiungendo gli altri nella saletta.
«Allora, le ragazze non possono girare da sole. Uno ha già provato ad abbordare Mira, quindi se dovete andare da qualche parte ci andate in coppia, chiaro? Oppure accompagnate da uno di noi…» sentenziò Bickslow una volta che si fu seduta di fianco a sua sorella.
«Cosa stai dicendo, deficiente?» si arrabbiò Ever alzandosi per tirargli un pugno sulla spalla.
«Ahia! Cerco di fare il galantuomo e guarda cosa mi becco… Laxus… aiuto!» si rivolse all’amico con tono supplichevole.
«Non mettermi in mezzo» gli rispose scuotendo la testa con aria divertita.
«Freed?»
«Credo siano in grado di difendersi tutte e tre, Ever l’ha dimostrato molto bene» decretò Freed.
«Non avevo bisogno del tuo aiuto… ma ti ringrazio!» disse Mira vedendolo in difficoltà.
«Certo, certo. Prendetevela con il buon Bickslow, certo» e offeso uscì dalla saletta.
«Chi è che ci ha provato?» le chiese poi Lisanna.
«Nessuno, non era nemmeno carino». Mira guardò senza volerlo in direzione di Laxus e lo vide arrabbiato mentre mangiava delle patatine. Ora ti immagini anche che sia geloso? Sei un caso disperato, ragazza! si rimproverò una seconda volta.
«Sapete che non siamo mai usciti tutti insieme, nonostante Ever ed Elfman siano fidanzati?» disse Freed a nessuno in particolare.
«Noi non siamo fidanzati!» gridarono insieme.
«Oh, mamma! Potete anche smetterla di offendervi ogni volta… volevo solo fare una considerazione. Dovremmo farlo più spesso, tutto qui. Potete tornare a fare i piccioncini…» li congedò Freed con un gesto della mano e un sorriso malizioso.
«Com’è che vi siete conosciuti?» chiese poi Laxus.
«Noi…»
«Ecco, ero in palestra…» farfugliò Elfman.
«Tu vai in palestra Ever?» chiese Freed scettico.
«No, lui era in palestra… io… passavo di lì…»
«Passavi in una palestra? Così, per caso…» intervenne Laxus ghignando.
«Certo, volevo iscrivermi… stavo pensando di farlo… ecco…»
«Sì, esatto! E niente, questo è quanto». Elfman sorrise rivolto a tutti e prese una nocciolina, visibilmente imbarazzato.
«Dai, non può essere stato così terribile. Come mai non volete raccontarlo?» si intromise Mira curiosa, rendendosi conto solo in quel momento che non aveva mai saputo come si erano conosciuti Ever e suo fratello.
«Oh, e va bene!» si spazientì Ever «Ci siamo incontrati in biblioteca, ora siete contenti?»
«E cosa ci sarebbe di male in una biblioteca?». Freed guardò l’amica con aria interrogativa e inquisitoria, sapeva anche lui che c’era sotto dell’altro.
«Niente, non c’è niente di male infatti…» disse Elfman quasi gridando.
«Ma che problema avete?» chiese Lisanna scoppiando a ridere «Stavi prendendo qualche libro p…»
«No! Non è da vero uomo!» la interruppe suo fratello.
«Veramente lo è…» lo corresse Laxus, facendo scoppiare a ridere Freed.
«Freed!» lo sgridò Ever.
«Cosa?»
«Non puoi approvare queste cose…»
«Perché no? Il fatto che sia gentile non significa che sia immune al sesso…». Laxus alzò una mano e Freed gli batté il cinque.
«Uomini!» sentenziò Ever scuotendo energicamente la testa.
«Com’è che sei loro amica?» le chiese Lisanna divertita.
«Non ne ho idea…» le rispose alzando le spalle e ripetendo afflitta «Non ne ho idea...».
«Non avete ancora risposto alla domanda comunque» insistette Laxus con uno sguardo che non ammetteva rifiuti. Ever si voltò verso Elfman e lui sembrò scervellarsi per inventarsi qualcosa «È una storia davvero buffa, in realtà…» prese tempo suo fratello cominciando a bere il suo drink.
«Ah sì?» chiese Freed, mentre cercava di trattenere una risata vedendolo in difficoltà.
«Sì, ecco… eravamo in biblioteca…»
«Sì, esatto…» lo appoggiò Ever.
«E stavamo cercando dei libri… per la scuola!»
«Infatti…»
«Insomma stavamo cercando dei libri e… bum! Ci siamo incontrati!» concluse Elfman guardando Ever, sorpresa quanto loro per la fine così improvvisa.
«Sì, esatto» disse poi voltandosi verso Freed e Laxus. Entrambi alzarono le sopracciglia per nulla persuasi dal racconto.
«Tanto prima o poi lo verrò a sapere… voi due non me la contate giusta» disse Laxus. «Vado a fumarmi una sigaretta, quindi avete il tempo di pensare ad una versione più convincente» e uscì dalla saletta tirando una pacca più forte del dovuto ad Elfman. Lui si massaggiò la spalla e interrogò con gli occhi Ever, che scosse la testa come a dirgli di non provare a ribattere. Mira rise divertita per la scena e prese un altro panino, guardando Laxus allontanarsi e scomparire tra la folla. Poi si voltò e vide Freed che la guardava con aria complice, arrossì non sapendo come rispondere e si mise a mangiare il tramezzino fingendo di non vederlo.
«Mira mi accompagni al bagno? Non so dove sia» Alzò gli occhi e vide Freed che la fissava.
«Lo noti subito, c’è un sacco di gente davanti…» provò a dire lei.
«Dai, per favore…» le chiese.
«Va bene» e si alzò di malavoglia aprendo la porta-finestra.
«Lo sai che non sei il mio tipo, vero?» le disse una volta che furono lontani dagli altri.
«Cosa?» Freed si fermò disorientato.
«Perché mi guardavi in quel modo prima?»
«Oh! Non…» scoppiò a ridere rendendola più confusa di prima. «Non ci proverei mai con te, Mira. Non sei il mio tipo nemmeno tu…»
«Scusa?» quasi gridò risentita per le sue parole.
«No-non che tu non s-sia una bell-llissima r-agazza!» cercò di rimediare Freed gesticolando imbarazzato.
Mira lo guardò furiosa e «Qui c’è il bagno!» gli indicò una fila di ragazzi e ragazzi davanti ad una porta, lasciandolo da solo. Tsk! Non ce n’è uno normale tra di loro… pensò arrabbiata mentre ritornava dagli altri Anche se, a dire il vero, gli ho detto la stessa cosa… e non mi ha spiegato perché mi fissava in quel modo. Si pentì per la sua reazione e ritornò subito sui suoi passi. Lo trovò confuso esattamente dove l’aveva lasciato, gli diede un lieve colpo sulla spalla e lui si voltò. «Scusa… sono nervosa stasera, mi dispiace» disse Mira, sinceramente imbarazzata per come si era comportata.
«Non importa, tranquilla» le rispose Freed con un sorriso. «Ti piace Laxus?» sussurrò poi avvicinandosi a lei.
«Cosa?» Mira fece un passo indietro e sentì le sue guance diventare rosse «No!»
Lui la osservò divertito per qualche secondo, poi scosse la testa e disse solo «Siete due stupidi…». Lei lo guardò ancora più confusa, arrabbiandosi appena per quelle parole. «In senso buono» aggiunse Freed, probabilmente notando l’irritazione sul suo viso. «Siete a due passi l’uno dall’altra e sembrate non riuscire mai a trovarvi. Al liceo… ora… non so più cosa fare con voi due…» parlò più a se stesso che a Mira. Lei lo fissò interrogativa mentre mille pensieri le affollarono la mente confondendola ulteriormente.
«Cosa vuoi dire?» bisbigliò. Lo ripeté ad alta voce perché la sentisse e aspettò una sua risposta.
«Ti piace Laxus?» le chiese di nuovo Freed guardandola con determinazione.
«Non cambierebbe molto, non credi?»
Lui la continuò a fissare e iniziò a scuotere la testa, sembrava frustrato. «Davvero?» le chiese, ancora senza risponderle.
«Freed, parlami chiaro. Non ho intenzione di dirti nulla, sono già stata rifiutata una volta da lui. E non hai idea di quanto sia stata male, quindi non mi chiedere se mi interessa. È evidente che sono innamorata di lui, è evidente che sono due anni che mi chiedo che fine abbia fatto ed è evidente che non l’ho dimenticato…». Mira si tappò la bocca appena si accorse di quello che aveva appena detto e lo guardò terrorizzata. Maledizione! Maledizione! Si voltò e camminò veloce verso il patio esterno, si sentiva incredibilmente infantile a scappare in quel modo ma non aveva intenzione di continuare la conversazione. Sarei dovuta tornare dagli altri, a quest’ora non sarebbe successo nulla! Superò un paio di ragazze che stavano entrando e sentì finalmente l’aria fredda della notte. Respirò profondamente per qualche minuto per calmarsi, ma le ritornarono in mente le sue parole e il panico la prese di nuovo. Non aveva mai confessato nemmeno a se stessa che era ancora innamorata di Laxus, perché lo aveva detto proprio al suo migliore amico? Si coprì il viso con le mani e si sedette su una sedia vicino a lei. Immagini di tutta la giornata le passarono velocemente davanti agli occhi chiusi finché non si fermarono a quella mattina, quando loro due erano seduti sulla sabbia e parlavano stuzzicandosi a vicenda. “Siete a due passi l’uno dall’altra e sembrate non riuscire mai a trovarvi. Al liceo… ora…” le parole di Freed le risuonarono nella mente.
«Stai bene?»
Merda! Alzò la testa e lo vide davanti a lei che la guardava preoccupato. Merda!
«Sì, tutto a posto» gli rispose sforzandosi di sorridere. Perché diavolo sei venuta fuori? Era a fumare, era a fumare!
«Non sembra… hai il viso tutto rosso». Laxus soffiò fuori il fumo e la osservò dubbioso.
«Sì, sto bene. Mi è venuto caldo e sono uscita, tutto qui» gli rispose sbrigativa alzandosi e facendo per tornare dentro il locale. Sentì la sua mano sul polso e si fermò, girandosi per guardarlo.
«Aspetta, ho finito. Vengo con te». Diede un ultimo tiro alla sigaretta e la spense in un posacenere poco distante, poi la raggiunse e la spinse leggermente toccandole la schiena. Mira cominciò a camminare verso l’uscita, ma si fermò dopo pochi passi. Si voltò di nuovo verso Laxus, gli prese il viso tra le mani e lo baciò. 
   
 
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