TI PROTEGGERÒ PER SEMPRE

Le lezioni di storia erano quanto di più spaventoso esistesse per il piccolo Beerus. Whis gli elencava senza sosta gli eventi più significativi dell’universo, le guerre più cruente, le perdite più sofferte, il dolore e la paura degli abitanti, mentre lui non poteva fare altro che assimilare tutto ciò che gli veniva insegnato, con gli occhi sempre più spalancati e sempre meno innocenti. Nascondeva il tremito delle membra e si stringeva impaurito al fianco del Maestro che, non capendo il suo comportamento, gli circondava le spalle con il braccio e seguitava a parlare.
“Whis”, chiamò un giorno Beerus con voce tremante, fissando terrorizzato le immagini di morte che l’alieno non si stufava mai di mostrargli. “Accadranno anche a me, un giorno, queste brutte cose?”
Whis lo fissò stupito, vedendo per la prima volta la paura nei suoi splendidi occhi gialli. Con tranquillità e delicatezza lo fece sedere sulle sue ginocchia e gli sorrise, sereno e rassicurante.
Presto Beerus avrebbe capito che con un potere come il suo c’era ben poco di cui aver paura, ma in fondo ora non era che un bambino e, come tutti i bambini, non aveva bisogno di sentirsi forte, ma di sentirsi protetto.
“Certo che no”, rispose quindi, con la voce delicata. “Io ti proteggerò per sempre. Ti terrò sempre al sicuro”.


Tra gli infiniti misteri dell’universo vi sono cose che neppure un essere dalla forza e dalla saggezza di Whis può controllare, promesse che nemmeno lui può mantenere, bugie insospettabili che si rivelano nei momenti più scomodi e nel modo peggiore possibile; a soffrirne sono quasi sempre i più innocenti.
Le conseguenze di quella particolare bugia ricaddero tutte su di lui, un dio della distruzione malvagio all’apparenza ma dal passato fin troppo puro.
Erano bastate poche ore di lontananza, un attimo di distrazione ed un nemico potente, di quelli che un dio del suo stampo non poteva fare a meno di crearsi.
Disteso tra la polvere, esalando i suoi ultimi respiri, dopo miliardi di anni da quella promessa, Beerus non potè fare a meno di rimproverare Whis per la menzogna. 
Non l’aveva protetto. La sua morte era solo colpa sua.
Immerso in quei pensieri bui, il gatto si accorse di non essere più solo; nell’aria che lo circondava si era levato un singhiozzo triste, dal tono colpevole.
Beerus concentrò su quel suono, per aggrapparsi ancora qualche istante a quello che rimaneva della sua vita.
Una mano calda si insinuò nella sua e la strinse forte, una voce tremante gli chiese scusa.
Fu sorridendo che Beerus lo perdonò. In fondo, riflettè con le ultime forze che gli rimanevano, non poteva nemmeno dire che il Maestro non avesse rispettato il suo impegno. 
La sua promessa di proteggerlo non era stata una bugia, era stata una mezza verità: stringendo la sua mano, Beerus si sentiva protetto anche nella morte.
In fondo, Whis era sempre tornato da lui, fino alla fine.
Finalmente felice, Beerus si lasciò andare.