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Autore: Ehris    08/05/2016    4 recensioni
Dopo aver miseramente fallito nella conquista del potere assoluto, le Trix, troveranno nuovi potenti e temibili alleati. Amici e nemici, non ci si potrà fidare di nessuno...
Tratto dal capitolo 18:
-Vogliamo il potere; vi chiediamo aiuto a conquistare una delle scuole più prestigiose ed importanti dell’intera Dimensione Magica ed in cambio vi ridaremo la libertà che tanto agognate e che vi è stata strappata molti anni fa- spiegò Icy con molta calma e con fare suadente.
-Impossibile!- urlò lo spettro furente -La nostra libertà è andata persa per sempre! Il nostro destino ci impone queste condizioni per l’eternità. Una vita insulsa, fra le pareti di queste montagne. Una vita che non può essere vissuta ma allo stesso tempo che non ci dà pace. Una vita da non morti!-
Una storia che racconta di come il desiderio di vendetta dia sfogo alla malvagità più oscura; di come a volte occorri tirare fuori coraggio e grinta. Una storia incentrata sulla forza dell'amore e dell'amicizia.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Specialisti, Trix, Winx
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dedicato a tutti voi lettori che, con molta pazienza, continuate a seguirmi


Capitolo 40 – Un sacrificio in cambio della libertà


Se mai mi avessero chiesto di pensare alla morte e di definirla secondo il mio immaginario, con tre semplici parole, i termini che avrei usato sarebbero certamente stati: freddo, buio e silenzio. Se mi venisse chiesto ora, di descrivere la mia morte, le parole che userei sarebbero: calore, luce e confusione.

Non so se ci sia un modo giusto o uno sbagliato per andarsene, tuttavia io sono in pace con me stessa. So di aver appena compiuto un grande sacrificio; non è un’illusione o una presunzione la mia, è convinzione e a dimostrazione di essa c’è la vita che lentamente sta scivolando via dal mio corpo, sempre più debole, sempre più stremato.

Malgrado la mia anima mi stia abbandonando, lasciando di me solamente un involucro vuoto e senza valore, io mi sento completa. Sono fiera di essermi sacrificata per una causa in cui ho creduto e in cui continuo a credere anche ora: la mia vita e la sconfitta dei non morti in cambio della libertà della Dimensione Magica.

Ora mi aspetto di vedere quel bagliore accecante spegnersi da un momento all’altro. Ora mi aspetto di smettere di provare ogni tipo di emozione e sensazione. Ora mi aspetto di cadere fra le braccia del silenzio. Ciò che mi aspetto semplicemente è di smettere di esistere, da un momento all’altro. Tutte le decisioni sono state prese, tutte le azioni sono state compiute e lo scopo è stato raggiunto.

Un sacrifico in cambio della libertà.

La mia vita e un passo verso l’oscurità eterno; poi finalmente il buio, da qui all’eternità.
 

~~~


Musa non riusciva ancora a capire quale buona stella dovesse aver guardato giù dal cielo in quel momento. La fata negli ultimi giorni si era ritrovata a guardare in faccia alla morte più volte, ma ogni volta aveva finito per cavarsela, in un qualche modo.

Musa era sconvolta. Questa volta aveva realmente creduto di morire. Era certa che non sarebbe sopravvissuta alle torture di Darcy ed era più che certa che la strega era pronta a mantenere fede alle sue parole e alla promessa che le aveva fatto di ucciderla.

Minerva l’aveva però sorpresa; lei l’aveva liberata senza bisogno di muovere alcun dito. Minerva aveva allentato le corde che la tenevano imprigionata alla sua sedia in attesa che il momento della sua morte arrivasse; cattivo, spietato e tutt’altro che inaspettato.

La fata rimase seduta su quella sedia ancora qualche minuto. Aveva paura che alzandosi da lì si sarebbe potuta accorgere di essere, in realtà, semplicemente in una visione, voluta dalla strega delle illusioni.

Quando tuttavia la fata riprese il controllo di sé e delle sue azioni, si alzò e si diresse alla porta della grande stanza in cui si ritrovava prigioniera ormai da qualche ora. Quando appoggiò la mano sulla maniglia e quando trovò il coraggio di guardare fuori, sul corridoio, si accorse che tutto taceva. Attorno a lei ogni voce si era spenta. I segni della battaglia erano visibili: quel luogo, ora, altro non era che testimone di distruzione.

Musa era titubante ma quando uscì dalla stanza fu come se si fosse risvegliata improvvisamente da un sogno. Ad un tratto sentiva di essere di nuovo padrona di sé e quando si ritrovò a pensare al volto di Riven, dietro alle sbarre della cella giù nei sotterranei, la paura lasciò spazio al bisogno di vederlo e di tirarlo fuori da lì.

Con passo veloce percorse tutto il corridoio e con molta cautela scese le scale: non voleva assolutamente farsi notare. Fonterossa sembrava essere stata abbandonata completamente ma la fata sapeva che i non morti erano ancora lì, impegnati a riprendersi la libertà che da tempo, molto tempo, andavano cercando.

***


Nelle segrete di Fonterossa il silenzio la faceva da padrone già da un po’. I tre giovani rinchiusi non avevano più detto nulla e purtroppo dalle celle vicine non arrivava nessun segnale che potesse far ben sperare i tre specialisti sulle sorti dei loro compagni.

Timmy teneva le mani ben salde alle sbarre della cella, mentre ragionava su tutta quella assurda situazione. Minerva aveva chiesto il loro aiuto ma in particolare aveva chiesto il suo. Il giovane perciò si domandava quando sarebbe accaduto qualcosa, ma soprattutto in che modo avrebbe potuto aiutare la strega.
Improvvisamente si udì un “clic”. Quel rumore ridestò i tre specialisti dai loro cupi pensieri, spingendoli a guardarsi in modo interrogativo sulla fonte di quel rumore.

Il giovane Timmy sbiancò e dopo un’intuizione che gli venne dal profondo del suo animo spinse le sbarre della cella: con grande sorpresa dei tre ragazzi la cella si aprì, lasciandoli finalmente liberi di andare.

Riven scattò in piedi e senza attendere oltre uscì da quella gabbia.

-Musa!- si limitò a dire lo specialista.

-Andiamo!- rispose semplicemente Helia, facendogli capire che lo avrebbe seguito ed aiutato a ritrovare la sua amata.

-Seguitemi!- disse Timmy, estraendo dalla tasca uno dei suoi aggeggi tecnologici, certo che non appena fuori dalle segrete sarebbe riuscito ad individuare Musa e ad indicare ai suoi amici la strada più veloce per raggiungerla.

Percorrendo quel sotterraneo i giovani rabbrividirono guardando dentro le celle. Vi erano specialisti ovunque e in cuor loro, i tre giovani, speravano fossero solo privi di senso. Quando uscirono da quell’inferno si accorsero subito che fuori dalle segrete la situazione non era migliore: molto della loro scuola era andato distrutto.

Il giovane Timmy si prese un istante per controllare il suo apparecchio. Digitava sui piccoli tasti furiosamente e dopo appena pochi secondi esclamò: -L’intero esercito dei non morti si è appena riunito nel cortile d’addestramento-

-E Musa?- domandò Riven, sempre più impaziente.

-Lei…- inizò Timmy che poi sgranò gli occhi e andò a risistemarsi gli occhiali in un gesto quasi automatico -Lei si sta muovendo!- la sua voce non era in grado di celare una certa sorpresa.

-Dove? Dove Timmy?- Riven sembrava pregare il giovane specialista con gli occhiali, quasi come se la sua vita dipendesse proprio da quella risposta.

-Sta venendo verso di noi- spiegò Timmy -Da quella direzione- aggiunse poi, indicando con la mano una rampa di scale.

Senza attendere oltre Riven si lanciò a corsa verso il luogo indicatogli da Timmy e non appena raggiunse i piedi delle scale, la fata della Musica sbucò dalla cima.

-Riven!- disse gridando, iniziando a percorrere velocemente i gradini e saltando volutamente gli ultimi per finire fra le braccia dello specialista; il suo specialista.

-Musa, come stai?- chiese il giovane stringendo la fata forte a sé. Aveva bisogno di quel contatto e di sentirsi dire che lei stava bene.

-È tutto okay- rispose la fata come se stesse seguendo un copione. In realtà nulla era okay ma ammettere il contrario non avrebbe portato da nessuna parte né lei, né Riven. Inoltre la fata sapeva molto bene di non dover per forza esprimere le sue emozioni, perché tanto allo specialista sarebbe bastato un solo sguardo per leggerla dentro, fino in fondo alla sua anima.

-Musa sono contento di vederti sana e salva, sai per caso qualcosa degli altri?- domandò Helia che non voleva interrompere nulla ma che comunque si sentiva in dovere di dover ricordare ai pochi presenti la gravità di quella situazione.

-D’accordo, vi faccio un riassunto: dopo che ci siamo divisi abbiamo affrontato un gruppo di spettri. Tecna si è allontanata e così Flora ed io abbiamo deciso di seguirla mentre Aisha e Bloom sono andati alla ricerca di Stella. Sulla strada abbiamo incontrato Sky e ci siamo diretti verso il salone centrale. Lì abbiamo dato una mano come abbiamo potuto  e dopo un po’ siamo stati raggiunti da Tecna, Stella, Bloom, Aisha ed Edna. Tecna ha fatto in modo che chiunque fosse ancora in grado di lottare o almeno di tenersi in piedi battesse in ritirata. Codatorta è venuto con noi, su ordine di Saladin…- spiegò la fata della musica, tutto d’un fiato, prima che venisse interrotta da Riven.

-Come mai tu non sei con loro?-

-Mentre uscivo dalla fortezza per raggiungere il lago di Roccaluce ho sentito delle grida e così sono tornata indietro a controllare e il resto più o meno lo avete visto- esclamò la giovane col capo chino, leggermente in imbarazzo per essere stata aggredita sotto gli occhi di tre specialisti.

-Hai detto che mio nonno ha ordinato a Codatorta di seguire voi ad Alfea; e lui? Lui dove è?- chiese Helia, in apprensione.

-Mi dispiace Helia, io purtroppo non lo so. È rimasto con Griselda- spiegò allora Musa.

-Timmy non riesci a trovarlo come hai trovato Musa?- domandò allora il ragazzo all’amico.

-No, i professori non sono tracciabili- chiarì Timmy.

-Cosa? Ma che senso ha questo?- disse Helia. Lo specialista sapeva che il nonno era una persona in gamba tuttavia temeva per lui e per la sua sorte.

-Mi domando perché Tecna voglia portare tutti ad Alfea anziché a Torrenuvola. La nostra scuola è ormai caduta- esclamò Musa.

-Ha ricevuto istruzioni ben precise da Minerva. Lei e gli altri devono liberare i prigionieri e tornare qui in un secondo momento. Stando alle parole di Minerva, il momento di maggior vulnerabilità dei non morti sarà quando questi riacquisteranno la loro libertà. Quello sarà l’istante esatto in cui dovremo attaccare- spiegò Timmy.

-E quando accadrà ciò?- domandò la fata della musica.

-Credo da qui a breve. Timmy hai detto che si sono riuniti nel cortile d’addestramento giusto?-  disse Riven.

-Sì, è così. Si stanno preparando a riavere indietro la loro libertà- rispose lo specialista occhialuto.

-Allora direi di andare lì e di prepararci ad attaccare- suggerì Riven.

-Pochi ma buoni eh?...- sussurrò Musa. Le sue parole non furono tuttavia pronunciate abbastanza a bassa voce perché Riven, sentendola, si girò verso di lei con due occhi che fecero accelerare il battito del cuore della fata. Quelle iridi viola erano in grado di infondere a Musa tutto il coraggio ed il conforto che in quel momento lei necessitava.

-Andiamo allora!- esclamò Helia ai compagni, che subito lo seguirono verso il cortile d’addestramento.

-Timmy è tutto a posto? Cosa fai?- domandò Musa al ragazzo, vedendo che questo stava restando volutamente indietro.

-Comunico la posizione dell’attacco- si limitò a rispondere il giovane, prima di distogliere finalmente e definitivamente lo sguardo dal suo apparecchio.

***
 

-Preside Faragonda, cosa ci dice allora?- domandò Bloom non appena Faragonda uscì dal suo ufficio insieme a Codatorta.

-Torrenuvola è pronta ad unirsi a noi per questa battaglia- rispose l’anziana donna.

-Ci mancherebbe altro!- esclamò Stella.

-Questa guerra si protrae ormai da tempo. È giunto il momento di mettere fine a tutto ciò- le parole di Faragonda sembravano sottintendere un significato nascosto agli occhi di Winx e specialisti, che avrebbero tanto voluto chiedere spiegazioni ma che tuttavia non ne ebbero proprio il tempo.

-Non ci posso credere!- esclamò Tecna e dalla sua voce si poteva percepire tutta la sua emozione.

-Cosa c’è Tecna?- domandò curiosa Aisha mentre tutti i presenti si erano voltati a guardarla.

-Timmy…- e la voce della fata tremò leggermente -Mi ha appena mandato un messaggio-

-Cosa dice? Come sta? Dove si trova?- domandò Brandon, senza prendere fiato tra una domanda e l’altra.

-Non lo so, dice solo “Urgenza rinforzi, cortile d’addestramento Fonterossa”-

Codatorta e Faragonda si scambiarono una rapida occhiata, dopodiché la donna fece segno ai giovani di seguirla; avrebbe radunato tutti gli studenti disposti a combattere ancora e, senza perdersi in inutili discorsi, avrebbe aperto un varco in grado di condurre quel piccolo esercito del bene proprio al cospetto delle forze più oscure dell’intera Dimensione Magica.

Quando Faragonda raggiunse il punto prescelto aprì il varco, poi si voltò in direzione dei ragazzi. Per un momento provò una grandissima pena per tutti quei giovani: i loro volti erano terribilmente stanchi e la loro poca esperienza non era in grado di celare la paura nei loro occhi.

-Nessuno di voi deve sentirsi obbligato a venire; non sappiamo quale sarà l’esito di questa battaglia. Non vi nascondo che c’è da avere paura; molte vite, troppe, andranno certamente distrutte. Io mi sento disposta a mettere a rischio la mia, sono pronta a sacrificarmi per sconfiggere le forze del male e per riportare la pace nell’intera Dimensione Magica, tuttavia non voglio costringere nessuno a seguirmi e ci tengo che se sappiate che se doveste decidere di rimanere qui, nessuno oserà giudicarvi male per questo- la preside Faragonda accompagnò le sue parole con due passi decisi in direzione del varco che lei stessa aveva appena aperto e Codatorta la seguì, esattamente come un’ombra segue la sua persona.

Le fate e gli specialisti di Alfea e Fonterossa si scambiarono rapide occhiate per vedere chi per primo avrebbe scelto quella strada.

-Io ho un compito e intendo portarlo a termine. Ho promesso a Minerva che sarei tornata e così farò- Tecna accompagnò le sue parole con una falciata decisa in direzione della sua preside.

Udendo quelle parole anche Stella si avvicinò ai due insegnanti, fornendo la sua motivazione: -Io ho promesso di fidarmi di te Tecna, quindi non ti lascio sola-

Senza pensarci troppo persino Bloom, Flora, Aisha, Brandon e Sky si aggiunsero al gruppo di professori ed amici e molto presto fecero altrettanto anche tutte le altre fate e specialisti presenti in sala.

Gli occhi di Faragonda si riempirono di lacrime; la donna infatti non sapeva se essere felice di avere al suo fianco giovani tanto valorosi o se disperarsi per questo, perché una cosa era certa: da lì a poche ore i sogni di molti di loro si sarebbero irrimediabilmente infranti.

***
 

-Miei fedeli seguaci, ecco a voi la pietra verde!- urlò lo spettro all’esercito di non morti, alzando poi la sua mano verso il cielo, al fine di mostrare a tutti l’oggetto che avrebbe ridato loro la libertà eterna. Dall’orda di spettri si innalzò un incontenibile vociare, prova dell’entusiasmo generale.

-Dovreste esultare anche voi tre- esclamò sottovoce Minerva, rivolta alle Trix -Anche a voi sta per essere restituita la libertà- L’unica risposta che la strega ottenne fu un’occhiataccia da parte di Icy.

-Vi ringrazio per la lealtà che in questi anni avete mostrato nei miei confronti e tutto ciò che ora posso fare per mostrarvi la mia profonda gratitudine è restituirvi la libertà che in passato vi è stata ingiustamente tolta- si pronunciò Riabu in modo solenne e dopo pochi istanti la pietra iniziò a brillare di un verde sempre più accesso. In un attimo il sasso iniziò ad emettere una luce abbagliante e diventò talmente incandescente che lo spettro fu costretto a lasciarlo cadere.

-Ora!!!- gridò improvvisamente Minerva, sapendo che i rinforzi dovevano ormai essere arrivati.

Quel richiamo spinse tutte le fate di Alfea e gli specialisti di Fonterossa ad uscire allo scoperto e ad attaccare l’orda di spettri che, come effettivamente preannunciato da Minerva, si trovò da subito in estrema difficoltà a rispondere all’attacco.

Riabu, che aveva ancora le mani che bruciavano per aver tenuto in mano la pietra, si voltò verso Minerva con aria minacciosa: -Cosa hai fatto?- le domandò adirato.

-È il momento della mia vendetta!- si limitò a rispondere la strega, con un’espressione divertita in volto -Ho dovuto pazientare e aspettare la giusta occasione ma ora posso finalmente vederti crollare!-

Lo spettro rimase come inebetito, incapace di rispondere all’affermazione di Minerva. Fu come se le sue parole lo avessero stordito.

-Hai sempre creduto che mia sorella ti avesse tradito e invece no. Lei avrebbe tanto voluto salvarti. Lei ti era fedele ma Morgana ed io avevamo intuito che razza di persona tu fossi e così abbiamo fatto l’unica cosa che ci sembrò giusta a quell’epoca: abbiamo allontanato mia sorella da te e abbiamo rinchiuso la tua libertà in questa maledetta pietra- ringhiò Minerva, indicando poi il sasso a terra, che ancora emetteva luce.

-Tu non puoi farmi assolutamente niente e sai perché lurida sgualdrina?- tuonò allora lo spettro, scattando verso la strega che stava a pochissimi metri da lui -Perché io ti ho reso esattamente come me: un mostro. Non puoi usare quella pietra contro di me senza distruggere anche te stessa- continuò Riabu con un tono che sapeva di vittoria.

-No hai ragione; lei non può, ma io sì- esclamò Tecna, ora alle spalle di Riabu, con la pietra stretta fra le mani.

A quel punto lo spettro impallidì, come se avesse capito di essere ormai con le spalle al muro. Si guardò brevemente attorno e per la prima volta dopo molto, molto tempo, sentì di aver perso il controllo della situazione: la battaglia era iniziata. Fate e specialisti stavano combattendo l’una al fianco dell’altra contro quelli che per molto tempo erano stati i suoi compagni. Coloro che avevano condiviso con lui la prigionia dell’anima.

Riabu allora non ci pensò due volte e si fiondò senza pietà sulla fata. La giovane reagì prontamente, bloccando lei e lo spettro all’interno di uno scudo di energia che permise alla giovane di attaccare la creatura senza che questa potesse avere la possibilità di scappare.

Minerva rimase lì, in mezzo al campo, ferma ed impassibile a guardare mentre la fata lottava con le unghie e con i denti contro lo spettro che le aveva rovinato la vita.

Tecna intanto si dimenava all’interno della gabbia di elettrodi per difendersi dagli attacchi dello spettro che lottava per non cedere alla forza della pietra che, secondo dopo secondo, lo stava indebolendo fino a distruggerlo.

Per Tecna quello scudo era sempre stato la sua miglior difesa, ma in quell'istante la ragazza si ritrovò a comprendere che, mentre veniva privata di tutti i suoi ricordi più felici, alla fine sarebbe stata proprio la sua magia ad ucciderla.

La lotta proseguì ancora per una lunga serie di minuti che parvero durare un'eternità e quando lo spettro fu finalmente sconfitto Tecna cadde a terra, ormai esausta e senza più forze. I rumori della battaglia che si stava consumando a pochi passi da lei erano forti e chiari così come lo erano le grida delle Winx, che l’avevano appena vista crollare, che la fata udì.






Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Che dire? Questo capitolo è dedicato a tutti voi! Volevo farmi perdonare per la mia lunghissima assenza e volevo riuscire a regalarvi un capitolo che avesse i suoi colpi di scena. La parte iniziale avrete ormai capito che altro non è che un momento dedicato ai pensieri di Tecna.... l'ho volutamente inserire all'inizio per lasciarvi il dubbio per tutta la durata del capitolo su chi potesse esprimere la riflessione. Spero di aver azzeccato la scelta. In questa seconda parte di storia, come accennato ad alcuni, ho voluto dare un ruolo di rilievo proprio alla fata della tecnologia. Mi domando se i suoi pensieri e le sue azioni nel corso della storia vi siano sembrati conformi al personaggio che tutti noi abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare.
Vi ringrazio infinitamente perché nello scorso capitolo ho potuto vedere che in molti avete continuato a sperare nel mio ritorno! :) fa piacere.
Ura vi saluto e nella speranza di sentirvi numerosi vi abbraccio
Ehris

  
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