Seduta Numero 2 (muri)
Hanno fatto colazione insieme, e Hannibal ha invitato Will a cena. «Mi farebbe piacere la tua compagnia» Gli ha detto, mentre William ingurgitava le uova strapazzate. E poi ha riso di gusto, quando il profiler, storpiando le lettere a causa della bocca piena, ha accettato.
Il cibo è la mia arte. Col coltello in mano, la carne sul tagliere e i fornelli accesi sono come il pittore con i suoi pennelli, la sua tavolozza e una tela bianca. Creo, dipingo, compongo, invento, esprimo, mi sfogo, mi emoziono, mi esalto. Le portate sono il mio disegno.
***
Un disco di musica classica in sottofondo. Le gambe si sfiorano, e la mano di Will che regge il calice di vino trema leggermente. «Spero che sia stato tutto di tuo gradimento» Il divanetto è comodo, e lo scaffale pieno di libri al posto della televisione dona serenità. «Non mi deludi mai» Dice Will, a bassa voce. Hannibal lo guarda e Graham fa lo stesso. La mano dello psichiatra si posa dolce sulla guancia del profiler.
Tutte le sensazioni delle notti, passate a sognare momenti del genere, invadono Will senza chiedergli il permesso. Stritolano lo stomaco, fanno battere il cuore a mille, intrecciano la realtà con l’immaginazione più sfrenata, quella fatta di desideri che si manifestano senza limiti e barriere, e il cervello esplode nel cranio, con uno scoppio secco, assordante.
Nell’istante che segue l’esplosione Will non sa come si chiama, dove si trova, quel che è stato e quel che è. Ha dimenticato l’universo, le leggi della scienza e le regole della grammatica. Conosce solo le sottili labbra di Hannibal, che delicate baciano le sue.
Il bicchiere di vino scivola dalla mano, cade a terra e si frantuma.
***
Ho sentito tutte le tue difese crollare Will. Si sono sgretolati i muri della mente, sotto un leggero tocco di labbra. Sei fragile ed instabile come un castello di carte.
Non temere, avrò cura di te.
Sei il mio disegno.