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Autore: _f r a n c y_    08/05/2016    0 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Letizia liquida







Mentre si immergeva nella vasca da bagno, Hanabi si trattenne dal dare voce a un sospiro intessuto di piacere. L'acqua fumante risaliva la sua pelle, come dita accaldate che sfiorano la punta delle spighe di grano, bramose di liberarne il sussurro. Quell'acqua era letizia liquida.
Neji Hyuuga era morto. Questa volta senza ritorno. Il suo cadavere era stato portato fuori dalle carceri di Konoha quella mattina stessa. Una contorsione di ossa e muscoli: questo era rimasto di lui.
Le prime guardie ad arrivare sul luogo dell'incendio avevano riferito di un'ultima, portentosa fiammata. Il corrispondente elementale del fuoco per una frana o un cavallone marino. Una delle guardie, la prima a scorgere il corpo di Neji, era stata travolta in pieno. Le fiamme si erano portate via metà della sua faccia. Di quella di Neji, invece, non restava nulla. Solo carne arricciata e cavità.
Hanabi sorrise. Scivolò verso il basso e concedette l'intera curva delle spalle a quell'abbraccio di acqua e sali profumati.
Lo sguardo instillato di altezzoso giudizio, la linea insolente delle labbra. Tutto disciolto. Quale pena più deliziosa per un uomo che aveva fatto della sua mancanza di rispetto una lotta?       
Forse avrebbe dovuto accendere un incenso alla guardia Morokushi? Dopotutto, a quanto sembrava era stato lui a portare le carte bomba nella prigione.
Un rumore di cocci irruppe nella sua contemplazione mentale. Mana aveva fatto cadere uno dei vasi coi sali.
- Vi chiedo scusa, Hanabi-sama.
La figlia del capoclan disegnò con lo sguardo la schiena della sua cameriera personale.
- Devi essere grata di questo giorno, Mana. Mi auguro che il tuo spirito sia terso a sufficienza per capirlo.
La risposta di Mana mancò la consueta puntualità.
- Certamente, Hanabi-sama.
- Neji agiva in nome dei suoi risentimenti personali e soltanto ad essi era devoto. L'odio e la vendetta erano diventati il suo sangue e la sua aria. Ne era intossicato. - Si raddrizzò e distese una mano sul bordo ligneo della vasca. - Voi eravate solo uno strumento all'interno dei suoi giochi. Voleva usarvi per rivoltare l'intera famiglia e distruggerla. Questo bramava: il caos e dopo il nulla.
Mana depose i cocci dentro un fazzoletto e lo annodò in grembo. Si alzò in piedi.
- Procuro subito un nuovo barattolo. Tornerò tra pochi minuti, Hanabi-sama.
- Mana.
Il suo nome schioccò nell'aria. Mana si voltò verso Hanabi, il capo chino in segno di riverenza.
Trasalì quando le dita color sabbia di Hanabi si avvicinarono alle sue mani intrecciate. Si fermarono prima ancora di poterle sfiorare. Il vuoto rimasto a separarle era attraversato da una vibrazione. Mana la percepiva pizzicare sulla pelle: il calore del potere di Hanabi su di lei. Non pensava fosse tanto discreto.
- Non possiamo vivere gli uni senza gli altri. Neji voleva demolire il nostro equilibrio. Voleva la rovina di tutti noi. Io sono la tua famiglia. Noi siamo la vostra famiglia. 
- Cer-certamente, Hanabi-sama.
Mantenne il capo chino fino a quando non richiuse lo shoji alle sue spalle. Per il resto del giorno, fu attenta a mantenere le debite distanze fra lei e la sua padrona.
Mana non aveva mai abbracciato con slancio le parole di Neji. Lo ammirava, tutti lo ammiravano. Era il miglior guerriero dell'intero clan. Persino i membri della casata principale avevano dovuto constatarlo e per questo lo odiavano. Mana tuttavia non aveva mai partecipato agli incontri segreti dei cadetti. Quando Neji, Hoshiko, suo fratello ed altri si riunivano nel buio a discorrere sui cambiamenti che sognavano.
Forse perché non era mai stata in missione. Nelle vesti di cameriera personale di Hanabi, infatti, godeva di preziosi vantaggi. Non aveva mai visto coi propri occhi i sacrifici cui i cadetti erano tenuti a votarsi.
Forse perché non aveva mai provato odio per la sua signora. Hanabi-sama aveva modi bruschi, sgarbati a volte, ma non era mai stata violenta con lei. A Mana non piaceva immaginarla mentre dei cadetti la spingevano a terra e le urlavano contro gli zigomi la loro esasperazione. Neji non aveva mai dipinto un simile scenario ma Mana dubitava che potesse garantire per tutti gli altri.
Ogni sera, quando la figlia del capoclan si coricava, Mana faceva ritorno al proprio alloggio a nord del cortile. I passi piccoli, stretti nel kimono, scivolava da un ciottolo all'altro. Isole umide sull'erba ammantata di rugiada. Il respiro di dicembre era un brivido sul suo collo diafano.
Superato l'acero al centro del giardino, sollevò il capo e rilassò le spalle. Fu allora che vide Hoshiko. Sedeva sulla passerella fuori dalla palestra dei cadetti. Come ogni sera, ma questa volta da sola. Il fianco a cui soleva sedere Neji sarebbe rimasto vuoto per sempre.
Mana le sfiorò il ginocchio.
- Mi dispiace tanto. Se vuoi parlare, io...
- Grazie, Mana. - la interruppe. Nonostante il portamento privo di scalfitture, un tremore nella sua risposta rivelò quanto le fosse davvero riconoscente, - Sarai stanca, ritirati pure.
- Non molto, in realtà.
Fece per sedersi accanto a lei, ma Hoshiko la anticipò.
- Tua sorella Nanami ha chiesto di te prima. Ha sentito dei racconti sul corpo di Neji e non riesce a prendere sonno.
Mana annuì.
L'Hokage non aveva ancora rilasciato una versione ufficiale sull'accaduto. In un villaggio ninja, però, le indiscrezioni saltano da un orecchio all'altro come cavallette. A quanto sembrava, era stata una guardia frustrata, Morokushi, ad introdurre materiale esplosivo nelle prigioni. La maggioranza dei reclusi era stata liberata, forse da Morokushi stesso, forse da un'altra guardia prima di mettersi in salvo. Qualcuno aveva provato ad approfittare dell'emergenza per evadere, usando un passaggio nella montagna. Doveva essersi ricreduto sulla fattibilità dell'impresa però, poiché al termine delle operazioni tutti i carcerati erano presenti all'appello.
Erano sopravvissuti tutti, tranne qualcuno all'ultimo piano, uno del quinto e Neji. Non era ancora chiaro perché si trovasse vicino a Morokushi. Forse aveva fatto da diversivo per permettere agli altri di uscire. 
Mana era già diretta verso casa quando la voce di velluto blu la raggiunse.
- Almeno, Nobuto non ha dovuto assistere a tutto questo. Alla fine di ogni speranza.
- E' un bene che lo abbiano convocato per quella missione.
- Già... La sua prima missione, una delle prove per essere promosso all'accademia. Non speravo nemmeno più che lo chiamassero. - sorrise, - Quello stupido potrebbe anche farcela.
- Devi essere orgogliosa di lui.
Hoshiko cercò il suo viso tra i bagliori delle lanterne.
- Sì. Lo sono. Resti un segreto però.
- Buonanotte, Hoshiko-san.
- Buonanotte, Mana.
Quando il fruscio del kimono di Mana si disperse nella quiete della notte, Hoshiko tornò a fissare davanti a sé. Dopo qualche minuto, allungò una mano sulle assi di legno accanto a lei.
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Povera Hanabi. "Neji Hyuuga era morto. Questa volta senza ritorno." Illusa, ahahah. Piccolo appunto: lei non sa del piano del finto suicidio orchestrato dagli Anziani. Neanche Hiashi, ovviamente.
Il personaggio di Hanabi non mi hai mai detto nulla nel manga. Anche perché Kishimoto non l'ha mai fatta parlare. In queste vesti di orgogliosa discendente del clan, però, la adoro. Anche se detesta Neji, sì. Lei ama le tradizioni degli Hyuuga e ama la grandezza a cui li hanno portati. Sebbene sappia che non potrà mai contribuirvi, essendo una donna. Ricordo che in questa fanfic solo le Hyuuga cadette possono andare in missione. E che Hanabi non ha diritto di successione al ruolo di capoclan. Lo potrà essere suo figlio, quando ne avrà uno.
Ricordo anche che Hanabi è comparsa per la prima volta nel cap. 5 ed è tornata nel cap. 23.

Piuttosto, povera Hoshiko. Ignara di cosa sia accaduto a suo fratello. Sì, ha un debole per Neji. E' comparsa nel cap. 21 ed è tornata nel 22.
E' la donna più bella dell'intero clan, nonché un'abile kunoichi. Vorrebbe andare in missione per tutta la vita, invece di smettere quando il vertice del clan la darà in sposa a qualcuno. Da brava Hyuuga, non fa mostra dei suoi sentimenti e li coltiva in privato. Per ora, muahah.


  
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