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Autore: _f r a n c y_    08/05/2016    2 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Pubblicati i capitoli 32 e 33. Quindi, se avete aperto direttamente questa pagina, dovete andare indietro di un capitolo! :)
E adesso riavvolgiamo il tempo di qualche ora. Torniamo a Neji e Tenten che sono appena sgusciati fuori da una montagna.


Compromesso all'alba








Una pausa. Questo era quanto Tenten reclamava. Una pausa dopo quello che la vita le aveva scaricato addosso nelle ultime settimane.
Aveva raggiunto il villaggio dei ninja e strappato Neji dalla prigionia. Finalmente, non era più una viaggiatrice solitaria costretta a cercare conversazione in un cavallo.
- Non puoi tornare a Konoha!
Neji però non condivideva il suo desiderio. Era intenzionato a recuperare i fili della normalità là dove si erano recisi e nemmeno il tepore dell'alba sul volto lo dissuase. Dopo neppure un quarto d'ora di libertà, Neji voleva tornare in prigione.
- Certo che posso. Devo! Sono trattenuto in cella in attesa di giudizio: quello è il mio posto. Non sono un fuggitivo.
- Non puoi tornare, invece! - ripetè lei mentre teneva il suo passo. Sbuffi di polvere rossa si gonfiavano sotto i loro piedi. Come spiriti della foresta destati troppo presto dal loro sonno.
- E per quale motivo? Perché tu hai paura di affrontare il mondo da sola? Non sono il tuo animale da compagnia.
- Perché ti credono morto! Credono che Nobuto sia...
Neji si fermò. Gli spiritelli si posarono. Si rintanarono al sicuro, prima che la bufera in arrivo potesse trascinarli via.
Neji si voltò verso Tenten, le palpebre socchiuse.
- Credono che Nobuto sia cosa?
Tenten inspirò più volte prima di rilasciare quell'unica sillaba. Avrebbe preferito aspettare un momento più disteso per confessare. Almeno, dopo aver lavato dai loro corpi e dagli abiti l'odore della morte.
- Te.
La mandibola di lui si irrigidì. Sembrava una spada affilata: - Spiegati. Subito.
- Le manette... Pensavo che prima avessi Visto che non sono più nella sacca.
- Bugiarda. Stai cercando di alleggerire la tua colpa. No, non avevo Visto. Ero concentrato sulla strada davanti a noi. Sul sollevarti e sull'afferrarti al momento perfetto, per non farti precipitare nelle viscere della montagna. - Si portò di fronte a lei. Il disprezzo gli arricciava il labbro, la rabbia espandeva le sue narici. - Quindi tu ti sei concessa la libertà di spacciare il corpo di mio cugino per il mio? 
- E' stato lui a chiedermelo! Perché credi si trovasse lì? Era venuto per farti evadere! Era disposto a tutto pur di riuscirci!
- E tu non avresti dovuto assecondarlo! 
Tenten serrò un brivido fra i denti. All'improvviso, tutta l'estraneità dell'ambiente circostante divenne tangibile: decine di piccoli ragni che zampettavano sulla sua pelle. Litigare con Neji nella locanda de I sette nani non era come farlo qui, sotto lo sguardo di alberi che soltanto lui era in grado di riconoscere.
- Tu... Chi ti ha dato un simile diritto? Come ti sei permessa di affondare le mani in un terreno che non ti appartiene? E' la mia famiglia, il mio sangue! Come avresti reagito se io avessi fatto lo stesso con una delle tue Sorelle?
Lei tacque. La risposta era lì, davanti a lei.
- Te l'avevo già detto nelle Terre del Nord: tu non fai parte di questa battaglia. Non hai voce nelle scelte che la riguardano. Grazie a te, adesso non posso più guidarla! Lo capisci questo? E' finita... E'... finita. - Se si fosse ripresentato a Konoha, si sarebbe scoperta la verità su Nobuto. Gli Anziani e l'Hokage avrebbero potuto accusarlo di aver orchestrato la morte del cugino e forse sarebbe stata indagata l'intera casata cadetta.
Si sentiva tradito. Nemmeno quando gli Hyuuga lo avevano portato tra le montagne del Nord per assassinarlo, aveva provato un tale disorientamento. Da loro, dopotutto, avrebbe dovuto guardarsi.
Ora, al contrario... Aveva avuto un'ultima occasione per trattenere a sé ciò che aveva costruito nei mesi trascorsi e non lo sapeva. Era convinto di poter tornare indietro, dopo aver messo in salvo Tenten e se stesso. Invece lei e un ragazzino di quindici anni avevano demolito la strada che aveva dato per scontato. Senza interpellarlo.
Per alcuni istanti, vide soltanto estraneità intorno a sé. Aveva smarrito la rete di significati da gettare sulle cose. Le sue stesse gambe, instabili e inconsistenti, gli parvero appendici del corpo di qualcun altro.
- Era la sua volontà. - provò di nuovo Tenten, - Nobuto non poteva andarsene senza saperti salvo. Pensava che la vostra causa non valesse il sacrificio della tua vita. Perché non puoi essergli riconoscente e basta?
In un istante, l'indice di Neji era vicino al suo viso. Troppo vicino.
- Non mentire. Sappiamo entrambi perché gli hai messo quelle manette. Tu lo hai usato per il tuo scopo. Se Nobuto era entrato nelle prigioni per ridarmi la libertà, tu sei entrata per dare conforto a te stessa.
Tenten schiaffeggiò la sua mano e si spostò dalla traiettoria che prima tracciava.
- Adesso stai esagerando. D'accordo, forse non sono approdata al tuo villaggio mossa dalle più nobili ambizioni...
- "Forse"? Ah! Sei irrecuperabile. Nemmeno quando ammetti le tue colpe ti spogli del tuo orgoglio.
- ... ma non ho sfruttato la morte di Nobuto per i miei fini. Accusi me di essere orgogliosa? Come se tu mi avessi ringraziata per aver protetto la tua aristocratica pelle di porcellana! Senza di me saresti morto asfissiato! E sai cosa significa? Non saresti comunque stato di nessun aiuto per la tua casata. Quindi perché ti arrabbi tanto per quelle manette?
- E' questa la spiegazione, allora. Tu non puoi più fare ritorno dalla tua famiglia, perciò hai voluto privarne anche me. E' una vendetta? E' a causa mia che ti hanno ripudiata, dopotutto. 
L'accusa risuonò tanto subdola che la voce di Tenten si accartocciò su se stessa, prima di riuscirsi a ribellare. Sango doveva essersi sentita allo stesso modo, quando lei l'aveva accusata di essersi invaghita dello Hyuuga.
- Certo che no! Che immagine distorta hai di me? Neji, per favore! Io... - prese un respiro e riportò la conversazione ad un volume civile, - Sto solo cercando di risvegliare la tua ragione. E' stata una scelta di un attimo, non c'era più tempo... Nobuto ed io credevamo di agire nella maniera più giusta. Non sarebbe stato peggio se avessero riconosciuto il suo cadavere? Avrebbero capito che era stato lui ad appiccare l'incendio! Avrebbero screditato i tuoi parenti!
Questa volta Neji non rispose. Strinse due dita all'attaccatura del naso e chiuse gli occhi. Come la mattina in cui avevano litigato sui figli maschi delle Amazzoni.
Alla fine assentì debolmente col capo. La mano, graffiata, polverosa, tremante, scese a strofinare la bocca.
La neve nei suoi occhi senza pupilla d'un tratto tremava, mentre i raggi del primo mattino la scioglievano.
Stolto e ignorante era colui che credeva Neji Hyuga una somma di calcolo, freddezza e onore personale. Stolta era stata lei stessa, a lasciarsi persuadere dalle parole di Horu Hyuuga quel giorno lungo il sentiero Verde.
Malgrado Neji continuasse ad annuire, il cadavere di suo cugino era una visione che non poteva esorcizzare. Tutta la sua sconfinata umanità premeva per fluire. 
Frappose il palmo fra sé e Tenten quando lei si avvicinò. Le sue iridi terrigne erano un nettare tanto prelibato quanto proibito per la vulnerabilità che Neji si ostinava a dominare. Un richiamo ad un culto primordiale, dove l'affinità tra animo umano e natura era gelosamente preservata dall'incursione di un alto ideale di asetticità.
- Hirono era a pochi metri da me quando l'hanno uccisa. - mormorò Tenten, semplicemente, - Io nemmeno lo sospettavo. Ero sua Sorella maggiore, avrei dovuto vegliare su di lei.
Aveva familiarità col suo tormento. Quell'incessante bussare di interrogativi ed ipotesi, mentre gli arti e i polmoni non riuscivano a tenerne il ritmo. Affogavano. L'impotenza e il rimorso erano maledizioni che Neji non poteva dissimulare davanti a lei.
Il fruscio delle maniche, larghe intorno a quelle braccia ossute, gli accarezzò le orecchie. Quando le dita di Tenten sfiorarono la sua nuca, Neji avvertì un soffio rovente sprigionarsi dal punto del contatto. Come se lei avesse trovato l'accesso al suo dolore, lo avesse aperto ed esso stesse scorrendo fuori dal suo corpo.
L'incavo del collo di Tenten doveva essere caldo e confortevole, scostato il velo di fuliggine. Lì, dove vene e arterie pulsavano vita liquida appena sotto la pelle.
- E' per te stessa. - ripeteva un ricordo della sera precedente, - E' solamente per te stessa che lo stai facendo.
Fece un passo indietro. Scacciò le lacrime con due polpastrelli e si schiarì la gola.
- Non posso fidarmi di te, Tenten. E non posso restare al tuo fianco.
- Cosa... Cosa stai dicendo?
- Non voglio cominciare una nuova vita lontano da qui. Voglio rientrare a Konoha come Neji Hyuga. Escogiterò un modo.
- Ma io come farò? Non ho più nessuno a parte...
- Posso aiutarti a trovare Sango. - propose Neji, - O almeno, posso scoprire se ha attraversato la Terra del Fuoco e quelle limitrofe. Inventerò una valida copertura per sfruttare i miei contatti sul territorio. Se non dovessimo trovarla, ti procurerò una sistemazione sicura in uno dei villaggi vicini.
La neve evitò di incrociare la terra, malgrado i suoi taciti richiami. Tenten capì: lo aveva perduto. Non le restò che pregare. Pregare che Sango stesse calpestando quella stessa roccia rossa, fosse anche a decine di chilometri di distanza.
Si incamminarono l'uno accanto all'altra, in silenzio. Per sopravvivere nella foresta, dovevano costruirsi nuove identità, con abiti puliti ed un aspetto che non urlasse: "Siamo una donna spregiudicata ed uno Hyuuga cadetto appena evasi dalle rispettive prigioni, dopo aver convinto tutti della nostra morte".
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Dopo secoli, un (doppio) aggiornamento.
Ho scritto questi capitoli al volo. Per evadere dall'incubo di una tesi di laurea che non riesce ad andare oltre il secondo capitolo.
Forse ho tralasciato qualcosa. Farò delle aggiuntine, eventualmente. Segnalatemi qualsiasi incongruenza senza esitazioni.

La scena quasi fluff tra Neji e Tenten: all'inizio non doveva esserci. Poi ho pensato che fosse un buon cambio di ritmo, dopo il dialogo. E che ve lo meritaste, con tutta l'attesa che avete patito. C'è chi distribuisce caramelle, io distribuisco scene fluff. Toh, toh.

Spero che questi capitoli abbiano un senso. Non vi nascondo quanto sia difficile ristabilire un contatto logico-emotivo con una storia, dopo tanto tempo. Ribadisco: Tenten era spinta da motivi egoistici. Certo, non voleva vedere Neji appeso per il collo, ma prima di tutto non voleva restare da sola. Non è nobile, ma è anche comprensibile. Insomma, è umana!
 
Spero di liberarmi presto dai miei (odiosi) impegni universitari.
Grazie a tutti quelli che, nonostante il ritardo, leggeranno questi capitoli.

francy
  
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