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Autore: marauder11    08/05/2016    2 recensioni
"Il giorno dopo, al termine delle lezioni, il professore di Pozioni ritornò esausto nel suo studio.
Scorse sulla sua scrivania una boccia di vetro dalla forma sferica; si avvicinò cauto ad essa, sembrava che qualcosa galleggiasse (...)
Un petalo, un petalo di un giglio bianco candido galleggiava in acqua, (...)Iniziò a sprofondare e, poco prima di toccare il fondo, si trasformò in un meraviglioso pesciolino rosso, che adesso guizzava qua e là..."
**
«Noi pensiamo che questo Mago Oscuro e i suoi seguaci si siano infiltrati ad Hogwarts. Pensiamo che si stiano servendo di alcuni studenti di questa scuola, non sappiamo se sotto maledizione Imperius...»
Sirius si alzò di scatto, ma l'insegnante afferrò il suo braccio. Si avvicinò al viso di Sirius e piantò le sue iridi verdi sulle grigie di Sirius, con forza e tenacia.
«So perfettamente cos'ha in mente. Voglio avvertirla: non deve assolutamente cercare vendetta per ciò che è successo al signor Potter e alla signorina Evans. Gli esiti potrebbero non essere tra i migliori... E io difficilmente mi sbaglio, signor Black. Deve fare molta attenzione, la prego. C'è qualcosa di molto più grande in ballo»
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo Cinquantaquattresimo -
Sorprese pasquali

 

Spazzolava i lunghi capelli biondo grano quando si accorse che un gufo di un colore molto scuro picchiettava alla sua finestra; chissà da quanto tempo era là fuori, sotto quella tempesta!

«La cena è quasi pronta, Mary!»

Il padre della ragazza, come suo solito, era entrato nella stanza della sua unica figlia, senza premurarsi di bussare.

Sobbalzò, udendo la voce del padre, però si volse in sua direzione con il suo solito sorriso benevolo in viso, che il padre prontamente ricambiò.

Era molto felice di essere a casa con i suoi genitori.

«Oh, posta? A quest'ora?» chiese l'uomo avvicinandosi, mentre Mary ora richiudeva la finestra dopo aver slacciato dalla zampa di un gufo reale una pergamena scritta in calligrafia elegante.

«Già... E' Emmeline Vance, mia compagna di dormitorio»

L'uomo annuì, sorridendo lievemente sotto i folti baffi ormai quasi del tutto ingrigiti.

«Com'è? E' molto rigida come il resto della sua famiglia?» disse il signor MacDonald, appoggiandosi con aria incuriosita allo stipite della porta della graziosa stanza dalle pareti blu notte.

«E' dolcissima, papà... Però si, ha un'aria naturalmente composta e regale proprio non riesce a scollarsi di dosso...»

disse Mary sorridendo, volgendo lo sguardo altrove, probabilmente figurando nella sua mente qualche aneddoto che le era venuto in mente su Emmeline. Il signor MacDonald, osservando la figlia sorridere, si scompigliò i capelli folti mentre con un braccio ora avvolgeva la schiena della ragazza, mentre entrambi si recavano in sala da pranzo per cenare con la signora MacDonald che li attendeva già tavola, un po' spazientita.

Quella giornata era trascorsa in una maniera incredibilmente lenta per Mary, che si era un po' annoiata a gironzolare per l'ampia casa da sola.

Non aveva fatto altro che mandare Giglio, il suo gufo personale, in giro per la Gran Bretagna per tentare di scambiare qualche parola con qualcuna delle sue amiche, che al contrario di lei sembravano affaccendate.

 

James Potter era venuto a farle visita quel pomeriggio, ma con grande dispiacere del signor MacDonald era andato via in poco tempo, dato che James aveva detto di attendere Peter Minus a casa Potter.

«Mary, mamma ti aspetta domani per il tè... Verrai?» chiese James, prima di uscire dall'ingresso della tenuta dei MacDonald.

«Oh, io... Credo che...»

«Ma certo che verrà! Devo ancora rendere una teiera che mi ha prestato la cara Dorea, James, la manderò con Mary domani pomeriggio»

Mary era restia ad andare a casa dei Potter, dato che sapeva che oltre a James ci sarebbe stato anche Sirius. L'aveva evitato come la peste durante gli ultimi giorni ad Hogwarts prima delle vacanze, nonostante avesse visto i tentativi del ragazzo di avvicinarsi a lei e parlarle, soprattutto durante il viaggio in treno verso Londra.

James lo sapeva, e dato che aveva visto la sua amica giù di morale sull'Espresso di Hogwarts si era premurato di farle visita non appena avesse avuto un po' di tempo, così l'indomani dal viaggio aveva suonato al campanello dei MacDonald, per fortuna senza Sirius alle calcagna come faceva di solito.

Mary aveva osservato dalla finestra del salotto James camminare fino a due case di distanza, varcare la soglia del cancello che dava l'ingresso all'ampio giardino e scomparire dietro il portone di legno.

«Cara, non viene a trovarti Lily?»

La voce della madre la riportò alla realtà, mentre la felice famigliola sedeva tranquilla a tavola, quella sera.

«Verrà lunedì o martedì» rispose Mary, sorridendo. La madre le sorrise di rimando, felice che la migliore amica della sua bambina sarebbe venuta a passare un po' di tempo con loro, che la conoscevano ormai da sei anni.

I signori MacDonald, infatti, usavano trattenersi in salotto fino a tarda ora per chiacchierare con Lily Evans quando era loro ospite.

I genitori di Lily, erano delle persone molto a modo ed educate.

Spesso mandavano via posta babbana dei regali per ringraziarli di essere sempre così gentili con la loro figlia, per averla ospitata da loro durante le vacanze ogni qualvolta la ragazza litigava con la sorella Petunia e cercava rifugio e conforto dai MacDonald.

«Spero porti una scatola di quei biscotti al burro della signora Marion, sono squisiti» affermò il padre di Mary ridacchiando colpevole. Mary scosse la testa divertita, in segno di disapprovazione, mentre simultaneamente, quasi in maniera sincronizzata, la signora MacDonald ripeteva gli stessi identici gesti della figlia, che provocarono una risata nel signor MacDonald.

«Papà... Come va al Ministero?» chiese la ragazza, mentre la madre si alzava da tavola e sparecchiava in fretta.

L'espressione felice sul viso del signor MacDonald sembrò gelarsi alla domanda della figlia, che rivolse a sua volta alla madre un'occhiata preoccupata.

«Oh, beh... Non molto bene, a dire il vero, di questi tempi... Con queste sparizioni, sai... Ma per fortuna, io mi occupo di udienze, il lavoraccio spetta a Charlus e ai suoi colleghi»

Il papà di Mary, Matthew MacDonald, era un membro del Wizengamot da molto tempo, ormai.

Mary vide trafficare la madre attorno ai mestoli, incantandoli per far sì che si lavassero da soli, ma qualcosa sembrava non andare nella sua bacchetta.

«Quella bacchetta di prugnolo ti dà ancora fastidi, cara? Perchè non fai un salto da Ollivander e la sostituisci! Non puoi curare nessuno, così...»

Elizabeth MacDonald gettò un'occhiata dubbiosa al marito, mentre afferrava la sua borsa di pelle che stava su di un mobile del salotto e tentava, contemporaneamente, di indossare il suo cappotto.

«Hai ragione caro, ma adesso non ho tempo... Il mio turno inizia tra dieci minuti, credo proprio che ci andrò domattina...»

«Hai il turno di notte, mamma?»

Mary si era avvicinata alla madre per aiutarla ad indossare un cappotto, e questa l'aveva stretta a sé per ringraziarla.

«Si tesoro, non andare a letto tardi... Ci vediamo domani mattina, va bene?»

Mary lasciò un bacio alla madre sulla guancia, mentre Matthew guardava le sue due donne di casa con occhi bonari e sognanti.

Richiusa la porta dietro le sue spalle, la donna si smaterializzò in giardino, mentre papà sembrava trafficare con la bacchetta da dietro la finestra mormorando chissà quali incantesimi, cercando di non attirare l'attenzione della figlia.

 

«Sono incantesimi di protezione, papà?»

Il tono serio di Mary riscosse Matthew dai propri pensieri, che dopo aver fatto un ultimo gesto della bacchetta si sforzò di guardare con serenità la figlia, che lo osservava guardinga.

«Perbacco, sai già riconoscerli?»

Mary annuì, non lasciandosi abbindolare dalla sorpresa sul viso del padre, che voleva mostrarsi compiaciuto dell'istruzione di sua figlia.

«Salvio Hexia e Protego Horribilis, giusto? Riconosco il movimento della bacchetta anche se si tratta di incantesimi non verbali, papà»

Matt si sedette stancamente di fronte alla figlia, si passò una mano davanti agli occhi e poi li fissò su quelli di Mary.

«Sono solo a scopo precauzionale, tesoro. Non preoccuparti... Me l'ha suggerito Charlie, ad ogni modo»

Mary fissò gli occhi blu su quelli identici ai suoi che la fissavano tentando di convincerla, poi distese un lieve sorriso.

«Bambina mia, sei così grande ormai... Credimi se ti dico che non ti terrei troppo all'oscuro di tutto...»

Mary si accovacciò al petto del padre, che la strinse forte a sé. Le era mancato così tanto quel contatto, durante quella metà dell'anno trascorso ad Hogwarts durante il quale aveva passato alcuni tra i momenti più difficili della sua vita.

Aveva quasi perso James e Lily, e adesso che si trovava stretta tra le braccia possenti e forti del padre non sapeva come aveva fatto durante quel periodo terribile senza di lui.

Il camino di marmo bianco scoppiettava allegro davanti ai MacDonald, quella sera. Mary, senza rendersene conto, si addormentò sulle gambe del padre mentre questo leggeva il resoconto dell'ultima udienza a cui aveva presenziato la settimana precedente alla figlia, che si era sempre mostrata interessata al mestiere del padre e ai modi in cui la Legge Magica veniva applicata.

«Josephine, come al suo solito quando si tratta di questi argomenti così delicati, si è astenuta dal votare... Ma io, indovina tesoro? Oh»

Le labbra rosse di Mary incurvate in un sorriso intenerirono l'uomo dai folti baffi, che si accorse d'improvviso che Mary si era addormentata.

Prese delicatamente la figlia in braccio e la portò con cautela nella sua stanza, fino a poggiare il suo corpo sotto le coperte del suo letto.

Le lasciò un bacio fra i biondi capelli e vide, sulla scrivania della ragazza, la lettera della figlia dei Vance ancora chiusa con il suo sigillo verde.

Un pensiero che gli fece arricciare le labbra in un sorriso attraversò la sua mente, mentre usciva dalla stanza di Mary chiudendo la porta dietro di sé.

 

*

 

Abbandonò l'altalena con una risata allegra, decisa a raggiungere colui che tentava di ignorarla ad ogni costo da più di mezz'ora.

Cosa diavolo stava facendo di tanto importante?

Percorse il piccolo prato del parco al centro di Spinner's End, quartiere in cui aveva vissuto da sempre, e vide Remus seduto ricurvo su sé stesso che guardava l'orizzonte, oltre la collinetta, con un quaderno sulle gambe incrociate e una matita a carboncino stretta tra le mani.

Lily sbirciò il disegno dell'amico, che però doveva essere proprio all'inizio della sua realizzazione, dato che vi era sul foglio solamente qualche linea qua e là.

Lily ridacchiò, accorgendosi del fatto che l'amico era così concentrato da non notare la sua presenza, così prese misure drastiche per attirare l'attenzione del ragazzo...

«Remus John Lupin!» strillò Lily, con tono giocoso, e scoppiò in una risata gioiosa quando vide l'amico sobbalzare notevolmente per poi imbronciarsi.

«Mi stai per caso ignorando? Cosa fai?» chiese la ragazza, abbassandosi e abbracciando l'amico da dietro.

Remus si divincolò un po', nascondendo con le mani il disegno.

«Un disegno, Lily! No, dai! Non posso fartelo vedere, non ho ancora finito!»

Protestò il ragazzo, tenendo le mani di Lily lontane dal foglio, non con molta difficoltà a dire il vero. Lily rise, poi sembrò imbronciarsi.

«Dai, Ti preeeegooo!»

Remus osservò Lily di sottecchi, fingendo di ignorare il labbrino che la ragazza stava facendo per intenerire il suo migliore amico.

I capelli di Remus, alla luce del sole che stava quasi per tramontare, divennero quasi dorati e sfioravano quasi i suoi occhi.

Lily osservava le molteplici sfumature che quei capelli così lisci creavano al sole, quasi incantata. Remus le passò una mano davanti agli occhi, divertito.

«Sei invidioso dei miei capelli, Lillina cara?» chiese il ragazzo, imitando in maniera quasi perfetta la voce di Alice. Lily sorrise ampiamente e strinse a sé Remus abbracciandolo da dietro, dopo essersi seduta su quel prato proprio vicino al suo migliore amico.

«Ho sempre adorato i tuoi capelli»

«Oh, ma davvero? Sono lusingato» ribattè lui, mimando un inchino e facendo ridere la ragazza per l'ennesima volta, quel pomeriggio.

Quel fil di vento che muoveva leggermente i loro capelli sembrò accarezzare i due ragazzi, che nonostante il freddo pungente quel giorno erano scappati da casa Evans per fare una passeggiata e stare un po' tranquilli.

I preparativi procedevano bene, dopo tutto; se non si volevano considerare i continui litigi di Lily e Petunia, gli invitati al matrimonio che venivano ospitati in casa Evans venuti da ogni parte dell'Inghilterra che giravano per casa a tutte le ore del giorno, Petunia che sbraitava contro la madre e il signor Evans che stava iniziando a stufarsi di tutto quel caos, lui che era amante della tranquillità, e per questo spariva per ore e ore ogni giorno senza dire a nessuno dove stesse andando.

«Chissà se Vernon si è trattenuto...»

«Verme Dursley, intendi?! Oh, spero proprio di no...» disse Lily, tremando leggermente per una colpo di vento più freddo di quello precedente. Remus si tolse la giacca e la porse alla ragazza, che gli sorrise grata.

«Dai, riparati anche tu...» disse Lily, coprendo le spalle di entrambi dalla giacca grigia di Remus.

Il ragazzo biondo rivolse uno sguardo al cielo, che tutto il giorno era stato di un azzurro limpido ma che ora si macchiava di qualche nuvola grigia.

«Sarebbe bello se domani ci fosse la stessa bella giornata di oggi, non è vero?» chiese, distrattamente.

«Oh, se dovesse esserci dinuovo bel tempo, dirò a papà di accompagnarci a Cambridge. Non è molto lontana da qui, sai? E' bellissima»

Il tono eccitato di Lily coinvolse Remus, che però continuava a osservare il cielo con un sorriso stampato sulle labbra.

«Oh, non vedo l'ora che passi lunedì...»

«Passeranno in fretta questi giorni, vedrai... Oggi è già sabato»

Lily si alzò, levando una ad una le foglie secche che si erano appiccicate ai suoi jeans. Osservò il panorama aldilà del lago, pensando all'improvviso a quando in quel posto ci veniva sempre in compagnia di sua sorella, o di Severus.

La sua espressione si fece improvvisamente triste.

«Sei così preoccupata?»

La voce di Remus la riscosse da quei pensieri, mentre porgeva ora una mano all'amico che si alzava in piedi e teneva il suo quaderno da disegno sottobraccio, ed entrambi si incamminavano verso l'uscita del parco.

«Oh no, certo che no... Ho te»

Remus strinse con un braccio la spalla di Lily, che gli sorrise affettuosamente e appoggiò la testa sul petto di lui.

La strada era quasi del tutto sgombra di macchine, molti abitanti della via non erano probabilmente ancora rientrati dal lavoro che svolgevano nelle grandi città.

Spinner's End era, infatti, una piccola zona residenziale non lontana dal Tamigi e da Cambridge, la grande città che Lily amava visitare con la madre per fare shopping quando ritornava dalle vacanze.

Le case di mattoni rossi sembravano riflettere il cielo del tramonto, tutto sembrava colorarsi di rosso come i capelli di Lily, che sembravano completare il quadretto delizioso.

«Non ho più risposto a Mary, me ne sono completamente dimenticata...»

«Oh, te lo ricorderò io non appena arriveremo a casa. Anch'io devo scrivere una lettera a Sirius. Non hanno ancora deciso cosa fare per il resto delle vacanze, quindi...»

«Non restate a casa dei Potter come sempre?»

Remus fece un gesto stanco della mano, mentre scuoteva la testa.

«Hanno saputo che voi ragazze andrete a fare una gita in Cornovaglia, così hanno avuto la brillante idea di fare una gita da qualche parte...»

Lily sollevò un sopracciglio, sospettosa.

«No Lily, non so dirti se anche noi saremo lì... James ha una casa da quelle parti, quindi la tua supposizione potrebbe rivelarsi veritiera...»

Svoltarono l'angolo, passando proprio davanti ad una libreria che attirò l'attenzione di entrambi i ragazzi, che sorrisero all'unisono e si guardarono negli occhi con la stessa espressione sognante.

«Entriamo?»

«E sia!»

Lily afferrò l'amico per la manica della giacca e lo trascinò all'interno della libreria. Era disposta su tre piani, vi erano numerosi scaffali traboccanti di libri divisi per genere; Remus rimase affascinato da tutti quei libri, che oltretutto, non avevano le figure che si muovevano come quelli magici.

Era una libreria completamente babbana. La commessa osservò i due fare il loro ingresso e subito puntò lo sguardo su Remus, mentre masticava convulsamente una gomma da masticare. Il ragazzo se ne accorse e raggiunse in fretta Lily, che nel frattempo era stata attirata dalla solita libreria in fondo al primo piano che ospitava i Grandi Classici della Letteratura Inglese.

«Un malandrino sa sempre come attirare l'attenzione delle ragazze, eh?» cantilenò Lily, divertita, mentre faceva scorrere il suo sguardo lungo i titoli sul ripiano appena sopra la sua testa.

Remus arrossì, il che fece ridacchiare Lily.

«A me, comunque, non dispiace che voi veniate in Cornovaglia... Se non fosse per Sirius e Mary, ovviamente»

Remus si appoggiò stancamente allo scaffale accanto per osservare meglio la sua amica, che era troppo impegnata ad esaminare avidamente un libro che aveva attirato la sua attenzione.

«Lo so... Quei due la stanno tirando troppo per le lunghe...»

«Sirius dovrebbe scusarsi!» disse stizzita Lily, chiudendo con un tonfo il libro che aveva in mano per prenderne un altro.

«Se fosse una persona normale l'avrebbe già fatto, ma sai quanto è complicato e orgoglioso... Spero trovi il coraggio di parlare seriamente a Mary»

Lily sospirò stancamente, mentre la sua bocca assumeva la forma di una perfetta "O" notando un nuovo libro che, probabilmente, stava cercando da quando aveva fatto il suo ingresso in libreria.

«Beh, Mary a dire il vero non rende le cose più semplici...»

Lily dovette ammettere che se Sirius era testardo, orgoglioso e complesso in tutto, Mary lo era forse il doppio di lui. Non faceva altro che evitare il suo sguardo, scostarlo quando incrociava quello di Sirius e fare dietro front quando se lo ritrovava davanti.

La commessa, intanto, si era avvicinata ai due, mentre continuava a lanciare frecciatine a Remus che, imbarazzato, sarebbe volentieri sparito da quel posto se non fosse stato per Lily che adesso si era seduta su uno sgabello per leggere l'introduzione di un libro dalla copertina gialla.

«Prendi un libro anche tu, dai... Così la smetterà di fissarti a quel modo» disse Lily infastidita, interrompendo il flusso di pensieri del povero Remus che assecondò la ragazza e afferrò il primo libro che gli era capitato tra le mani.

«Ottima scelta... Le avventure di Sherlock Holmes è proprio uno dei libri più interessanti che io abbia mai letto, Rem. Te lo consiglio»

Remus si rigirò tra le mani il libro dalla copertina blu, poi lo aprì con cautela.

Lesse le prime pagine, e decise di acquistare immediatamente quel libro: ne era praticamente stato rapito.

Stava per tirare fuori dalla tasca una decina di Falci d'argento, quando Lily spinse via la sua mano dal bancone e lo ammonì con uno sguardo.

La commessa aveva assistito alla scena in maniera interessata, e Lily, con un po' d'imbarazzo, aveva sorriso nervosamente in sua direzione, inventando una scusa per giustificare il loro comportamento.

«Al mio ragazzo, qui, piace scherzare... Caro, pensi che per il giorno del tuo compleanno ti lascerei pagare quel libro?»

Remus arrossì dalla punta dei capelli fino alle orecchie, mentre la commessa, dall'aria incredibilmente dispiaciuta, passava il libro stretto tra le mani di Remus pochi minuti prima dalla cassa.

«Ma, Lily!»

«Niente ma! Quanto ti devo?» chiese Lily voltandosi verso la commessa, l'aria allegra e vispa.

«Il libro di Doyle e il tuo di Thomas Hardy fanno... Diciotto sterline e sessantacinque cents»

Lily tirò fuori una banconota che Remus disconosceva e pagò i due libri, che la commessa infilò dentro una busta rossa.

Maledizione, aveva completamente dimenticato di andare alla Gringotts per chiedere un cambio di valuta per il denaro babbano.

Non appena richiusero la porta dietro le spalle, Lily scoppiò in una sonora risata.

«No dico, hai visto la sua faccia? Non appena ho detto "il mio ragazzo" ha stretto le labbra e gli occhi sono diventati due fessure! Ahahahah»

Remus ridacchiò al suo fianco, pensando che l'amica fosse una vera burlona.

«Lily, quanto ti devo?» chiese Remus, tirando nuovamente fuori dalla tasca il suo portafogli. La ragazza scosse la testa, sorridendo, mentre prendeva sottobraccio l'amico e lo guidava presso la via che adesso si era fatta più buia e trafficata.

«Assolutamente niente, Rem. Questo è il mio regalo per essere venuto qui ad aiutarmi...»

Remus sbuffò e protestò fino a quando non arrivarono a casa Evans, che era illuminata al suo interno dalle luci delle lampade sparse per casa e fuori dai faretti del piccolo e modesto giardino.

Un leggero vociare si avvertiva da fuori, e il morale di Lily improvvisamente cambiò.

«Sento la voce di Verme... la senti anche tu?»

Il tono esausto di Lily fece ridacchiare Remus, che tentò di tirarla su con un buffetto sui capelli rossi e mossi.

«Dai, dopo la cena diremo che dobbiamo studiare e andremo nello studio di tuo padre... Sarà felice di continuare a leggere Gli animali fantastici: Dove trovarli»

Una voce fastidiosa, nel frattempo, l'aveva raggiunta dall'uscio. La sorella di Dursley, a quanto pareva, era ancora lì. Probabilmente, infastidiva Lily ancor più del quasi marito di Tunia, con quei suoi modi burberi di fare e la sua aria da finta sapientona.

Si volse a guardare Remus che stava con il naso all'insù, mentre faceva girare la chiave all'interno della serratura, che aveva rivolto l'attenzione al cielo stellato di quella sera affascinato.

Lily riuscì a sorridere sinceramente l'ultima volta, grazie all'espressione sognante del suo migliore amico.

Non sapeva come sarebbe riuscita a sopravvivere in quei giorni, senza Remus.

 

*

 

«Maaaryyy...»

«Alice, lasciami dormire...»

La voce soffocata di Mary giunse ovattata alla ragazza che stava ritta in piedi davanti al letto della sua amica.

«Sapevo che te ne saresti dimenticata, così sono passata prima da qui per svegliarti... Alzati, pelandrona!»

«Prewett, esci di qui... Un momento...»

Mary scostò con uno scatto fulmineo le coperte dal suo letto.

Aveva creduto per qualche istante di trovarsi sul suo letto a baldacchino, ad Hogwarts. Man mano che riprendesse coscienza di sé, dopo essersi svegliata, si era ricordata di essere a casa per le vacanze. Ma allora, cosa ci faceva lì...

«...Alice!»

Alice Prewett, sua amica, le sorrideva in carne ed ossa mentre si sedeva comodamente sulla poltrona azzurrina a pois bianchi della sua cameretta, in casa MacDonald, a Birmingham.

«Avevamo un appuntamento, oggi? Davvero?»

Mary si alzò di scatto, reprimendo a fatica un brivido di freddo.

Alice la osservava con sguardo di disapprovazione, mentre apriva l'armadio bianco e tirava fuori da esso due indumenti del tutto a caso.

«Personalmente, ti consiglierei di indossare quel maglioncino color avorio che non hai mai messo e che è davvero così carino!»

Mary alzò gli occhi al cielo, dando le spalle all'amica, ma la assecondò.

Tirò fuori dall'armadio anche un paio di jeans di un blu slavato, ignorando le proteste dell'amica che, come sempre, aveva da ridire sul suo abbigliamento fin troppo sportivo.

Alice, infatti, indossava un vestitino color borgogna a pois piccolissimi rosa confetto e degli stivaletti grigi che le arrivavano fino al polpaccio. Una giacca grigio scuro molto graziosa e sui capelli un cerchietto dello stesso colore del vestitino.

«Ti aspettiamo giù?»

Mary annuì distrattamente e poi, mentre Alice si richiudeva la porta dietro le spalle, si chiese mentalmente chi ci fosse di sotto ad aspettarla, oltre ad Alice.

Lasciò i capelli biondi sciolti sulle spalle, non poteva farci niente dato che aveva fretta, e prese il suo bomber blu scuro che era poggiato sulla sedia accanto alla porta, proprio sopra le sue sneakers dello stesso colore.

Scese le scale, e subito si trovò davanti a niente popo di meno che James Potter, che chiacchierava come sempre amabilmente con sua madre, appena rientrata dal turno di notte; Frank Paciock, che seguiva il discorso della signora MacDonald e annuiva a tratti regolari, Alice Prewett che gli stringeva la mano e continuava a sorriderle, guardandolo e Peter Minus, che sembrava molto imbarazzato e a disagio, in quella casa che non aveva mai visitato.

«Oh, eccola! La nostra campionessa...»

La voce di Matthew MacDonald giunse alle orecchie di Mary, che non si era accorta della presenza del padre che stava proprio davanti alla porta della Sala da pranzo, accanto a Sirius Black.

Matt sembrava guardare il ragazzo in cagnesco, e questo tentava di sorridere in sua direzione per paura l'uomo potesse ucciderlo da un momento all'altro, visto le occhiate minacciose che gli riservava.

Il padre di Mary, infatti, aveva intuito che il motivo per cui Mary non avesse voluto assolutamente avvicinarsi nei giorni precedenti alla casa dei Potter era proprio dovuto a quel ragazzo; Matt, infatti, aveva osservato i due lanciarsi delle occhiatacce, due sere precedenti, mentre i MacDonald e i Potter si trovavano a cena insieme a casa di questi ultimi.

Aveva passato una notte del tutto insonne, pensando a come avrebbe dovuto spezzare le gambe a quel ragazzo che aveva sicuramente fatto un torto alla sua bambina, fin quando poi la moglie, esasperata, non gli aveva chiesto di smetterla di borbottare idee bizzarre e di addormentarsi una volta per tutte.

«Pronta?» chiese Frank alla ragazza, sorridendo sinceramente. Mary annuì, salutando i presenti con un cenno del capo.

«Miraccomando, occhi vigili»

«Stai tranquillo, Matt! Darò io un'occhiata a Mary» rispose James, sorridendo all'uomo che gli sorrise da sotto i baffi di rimando.

«Lo so ragazzo, lo so...» mormorò quest'ultimo dando un buffetto al figlio di Charlus, mentre assottigliava gli occhi, sospettoso, lanciando un'occhiata di avvertimento a Sirius, che scappò a gambe levate fuori dal giardino dei MacDonald.

«Fate attenzione, miraccomando!»

La voce della madre di Mary li raggiunse mentre si avviavano verso il marciapiede dell'ampio viale. Il sole, anche quel giorno brillante, rese come sempre felice Alice, che ora ridacchiava stringendo la mano di Frank, mentre indicava gli alberi che ricordavano tanto il parco di Hogwarts di una casa lì vicino.

«Allora! Che si fa, oggi?»

«Prima di tutto, prendiamo la metropolitana... Poi, andiamo verso Cannon Hill Park!» esclamò James, e tutti, che conoscevano il posto, annuirono sorridenti. Tutti tranne Alice, che fissò James con espressione interrogativa.

«Oh Ali, lo so che tu non ci sei mai stata! Per questo ho programmato una mini gita presso i posti più carini di Birmingham! Vedrai, ti piacerà Cannon Hill...»

Dopo il tragitto in metropolitana, che fu piuttosto lungo per i gusti di Mary – dato che la ragazza fu costretta a sedersi accanto a Sirius, per la mancanza di posti a sedere e per la folla di turisti che andava proprio verso la loro direzione – i ragazzi finalmente arrivarono davanti ai cancelli del parco di Cannon Hill, che piacque molto ad Alice.

Visitarono lo stagno, pieno di papere a cui le ragazze diedero da mangiare dei pezzi di pane che comprarono ad un chiosco lì vicino, poi fecero numerosi giri presso il piccolo Luna Park babbano che si trovava proprio al centro del parco; verso mezzogiorno, uscirono per andare in un posticino molto carino che vendeva cibo pronto chiamato "Fast Food" per cui Alice uscì fuori di testa e nel pomeriggio, a grande richiesta di quest'ultima, tornarono a Cannon Hill Park proprio per fare ancora una passeggiata verso il lato che non avevano ancora visitato.

Mentre James, disteso per terra sul prato verde rigoglioso, faceva il solletico a Peter, Frank mostrava ad Alice un piccolo campo di fiori coltivati che la ragazza fu felice di ammirare; erano tutti colorati di diverse sfumature di rosa, così la ragazza chiese a James di prestarle la macchina fotografica per immortalare il posto, e il ragazzo fu felice di accontentare l'amica che sembrava sprizzare felicità da tutti i pori. Proprio al contrario di Mary, che invece era stata quasi tutto il giorno in silenzio e in disparte, sorridendo poche volte a James o a Frank, che cercava di coinvolgerla ridendo delle esclamazioni di gioia della sua ragazza, che non aveva avuto occhi che per quel magnifico posto in cui i suoi amici l'avevano portata.

«Hey, posso sedermi qui?!»

Mary sobbalzò, udendo la voce di Sirius che era sbucato praticamente dal nulla. Era seduta sull'erba di fronte a James, che adesso non faceva più il solletico a Peter ma osservava i due di sottecchi. Sirius stava ritto in piedi davanti alla ragazza, l'aria scaltra e le mani nelle tasche dei suoi jeans stretti e chiari.

Mary lo guardò, sospirò e annuì lievemente.

Così Sirius si sedette accanto a lei, stando attento a non toccarla.

Mary aveva strappato un fiore giallo e lo teneva stretto in mano, osservandolo, fingendo quasi che Sirius non esistesse. Lui, invece, studiava ogni particolare della ragazza. I suoi capelli biondi, mossi dal leggero venticello che quel giorno aveva fatto compagnia a tutti gli abitanti di quella città, brillavano al sole come fili d'oro.

Le sue labbra, come sempre rosse e rigonfie, si incurvavano in un'espressione chiaramente nervosa.

Gli occhi, così blu e contornati da lunghe ciglia nere, erano puntati esclusivamente sui petali di quel fiore che aveva tra le mani, che sembrava essere stato fortunato ad aver attirato tutta l'attenzione della ragazza, pensò Sirius.

«Mi dispiace, so di aver fatto degli errori con te...»

Le parole quasi sussurrate del ragazzo giunsero nitide alle orecchie di Mary, che comunque non accennò a volersi voltare in direzione del ragazzo o a voler replicare. Sirius sembrò sbuffare, poi incrociò lo sguardo di James che annuiva in sua direzione in segno d'incoraggiamento, mentre si alzava e chiedeva a Peter di avvicinarsi con lui allo stagno che vi era proprio dietro l'angolo. Sirius fece un mezzo sorriso all'amico, che sorrise di rimando incoraggiandolo.

«Molti errori, in effetti»

Mary abbozzò un lieve sorriso, quasi come se volesse replicare.

Ecco, adesso mi insulta e litighiamo dinuovo, pensò Sirius.

Non lo fece.

Rimase dritta sulla schiena, seduta a gambe incrociate, in assoluto silenzio. Alzò lo sguardo verso il cielo, fingendo di ignorare ancora Sirius, che invece non aveva occhi che per lei, e continuava a fissarla cercando un cenno di incoraggiamento.

«Non credo davvero che tu sia un'incapace, Mary. Non lo sei affatto, ero solo... arrabbiato»

Mary finalmente si volse a guardarlo, e Sirius non si seppe spiegare perché avvertì come se qualcosa fosse capitombolato nel suo stomaco.

Il grigio dei suoi occhi incontrò lo sguardo brillante e magnetico della ragazza, che ora lo fissava insistentemente. Le labbra ancora socchiuse, i capelli volteggiavano mossi dal vento.

«Non pensavo che l'avresti ammesso...»

Sirius ridacchiò «Avanti, non avrai davvero pensato che io fossi davvero convinto che tu fossi un'incapace a Quidditch?»

«Non mi riferivo al Quidditch. Mi riferivo al fatto che tu abbia fatto così tanti errori, con me»

Il tono glaciale di Mary bloccò ogni movimento di Sirius, che fino a poco prima si era sentito più rilassato, udendo la voce della ragazza per la prima volta dopo molto tempo.

Si sdraiò, mettendo in bocca un filo d'erba e le mani dietro alla testa, mentre continuava ad osservare Mary.

Il suo sguardo era carico di sensi di colpa, pensieroso, e incredibilmente impenetrabile. Mary lo osservò per un attimo, e come sempre non riuscì a capire a cosa il ragazzo stesse pensando, guardandola.

Mentre i loro occhi ancora una volta si incrociavano avidamente, entrambi incapaci di aggiungere altre parole che valessero l'intensità dei loro sguardi, Sirius si lasciò sfuggire una frase in un fil di voce, che non pensava avrebbe mai detto.

«Io te lo giuro Mary, che se ci fosse un modo per tornare indietro, lo farei»

Mary sembrò per un attimo lasciare andare le barriere oltre i suoi occhi che emanavano scintille, poi scostò il suo sguardo da quello di Sirius, quasi come se avesse paura che quegli occhi dello stesso colore del ghiaccio, avessero il potere di mandare i suoi in fiamme.

«Ma non si può... Non possiamo, no? E poi anch'io ho fatto i miei errori...»

Mary sembrava imbarazzata, adesso; si era intenerita per quella frase che capì Sirius si era lasciata sfuggire, così abbozzò un piccolo sorriso, che fece sorridere anche lui.

Sirius si tirò dinuovo su, guardandosi intorno, mentre Alice e Frank correvano ridendo verso di loro.

«Mary... Ahahahah... Non sai che... Ahahahaha»

Mary si alzò, raggiungendo l'amica che era praticamente piegata in due dalle risate, le lacrime agli occhi, mentre Sirius guardava il trio con aria incuriosita e piuttosto divertita.

«Un uomo piuttosto grasso è caduto nello stagno, sta inveendo contro James perché lo ha per sbaglio urtato mentre scattava una foto a Pet» disse Frank, il viso rosso per le risate, mentre Sirius scoppiava nella sua risata simile ad un latrato.

Poco dopo, infatti, Sirius vide James correre con Peter alle calcagna inseguiti da un uomo che era zuppo d'acqua con del fogliame in testa e districato nei baffi.

«Andiamo via, viaaaa» urlò James divertito a Sirius, che cominciò a correre verso l'uscita, mentre i tre malandrini ridevano a crepapelle e l'uomo, infuriato, li inseguiva non con poca fatica.

«Siete dei mascalzoni! Incivili e stupidi ragazzini! Me la pagherete!» urlava l'uomo, mentre Alice, Frank e Mary uscivano dal parco seguendo gli altri tre senza nascondere le risate.

Si avviarono presso una stradina che James sosteneva fosse una scorciatoia, capeggiando assieme a Peter il gruppetto. Alice e Frank, dietro di loro, ancora ridacchiavano commentando l'accaduto, mentre Mary e Sirius, che chiudevano la fila, si lanciavano a turno occhiate indecifrabili.

In quello che fu un millesimo di secondo, Sirius riuscì solamente a capire che James si era gettato per terra, urlando «Giù!» ai suoi amici, mentre gli altri seguivano il suo esempio.

Alice e Frank erano stati i più veloci a tirare fuori dalle tasche le loro bacchette, probabilmente furono i primi a realizzare che qualcuno stava lanciando proprio addosso a loro delle maledizioni.

L'istinto di Sirius gli disse che avrebbe dovuto coprire Mary, che era rimasta come imbambolata accanto a lui; così la superò, tirando fuori la bacchetta dalla tasca e aiutando James, che stava evocando un sortilegio scudo dopo l'altro, mentre Alice e Frank contrattaccavano e Peter si era accovacciato per terra dietro di loro, tremante.

«James, fratello, alla tua destra!» una maledizione sfiorò quasi James, che grazie ai suoi riflessi da giocatore di Quidditch riuscì ad evitarla come si evitava un bolide.

Sirius urlava incantesimi in direzione dei cinque uomini incappucciati, mentre questi sembravano accanirsi sempre più contro di loro.

«Mary, Mary! Rimani dietro di me!» urlò Sirius terrorizzato alla ragazza, che invece fece un passo avanti e lanciò uno stupeficium che colse in pieno petto uno dei cinque incappucciati.

Fu in un millesimo di secondo, che Sirius vide le traiettorie di due incantesimi diretti proprio alla ragazza che lo fiancheggiava; scorse chiaramente un lampo verde sfiorare Mary e un attimo dopo la vide per terra, parandosi davanti a lei quando era troppo tardi.

«No! Mary!»

Lacrime copiose uscirono senza che se ne accorgesse dai suoi occhi, mentre la ragazza giaceva per terra, sembrando solo un mucchio di vestiti inanimato.

Alice urlava in sua direzione continuando a scagliare incantesimi a caso verso i suoi aggressori, mentre James non accennava a volersi fermare dal combattere, anzi, sembrava ancora più imbestialito.

Peter osservava con lo sguardo vuoto Frank, che accanto a lui combatteva con uno sguardo duro dipinto in volto, impassibile.

Sirius si chinò accanto alla ragazza, scostandole con estrema delicatezza i capelli dal viso. Un rivolo di sangue usciva dal suo naso, che lui prontamente asciugò.

Dopo quello che sembrò un secolo, trovò finalmente il coraggio di afferrare il polso della ragazza. Scostò il maglioncino color panna che lo copriva, e pressò con due dita il polso, per sentire se c'era vita in lei.

Realizzò dopo pochi istanti che c'era, il suo cuore batteva forte, era viva.

«E' viva, è viva James!» urlò Sirius, euforico, mentre Alice sembrava ridere adesso, con le lacrime agli occhi e la tenacia di prima mentre scagliava incantesimi ad uno e poi ad un altro uomo senza volto.

Frank riuscì a schiantare uno degli aggressori, James ne schiantò un altro ancora nello stesso momento, ma uno di loro non accennava ad arrendersi, continuava a colpire in direzione di Sirius, che stava ancora chinato su Mary priva di sensi.

«Mary, Mary, stai bene? Svegliati, ti prego...» Sirius strinse a sé la testa della ragazza, avvicinando il viso di lei al suo viso, ancora bagnato di lacrime per lo spavento preso poco prima, quando credeva che la ragazza fosse morta.

«Sirius, sono rimasti in due! Ce la facciamo, portala via di qui! Portala via e chiama aiuto!» urlò James attirando l'attenzione dell'amico, che prese Mary in braccio e si alzò in piedi.

«James, non posso lasciarvi qui!»

Sirius vide numerosi anatemi sfiorare quasi il corpo di James, ed ogni volta sentiva perdere il respiro. Se avesse perso James mentre lui correva ai ripari, non se lo sarebbe mai perdonato.

Pensò che sarebbe morto, sarebbero morti tutti, non ce l'avrebbero mai fatta lì, da soli. La guancia di Frank perdeva sangue copiosamente, mentre Alice sembrava non esaurire mai le energie, e combatteva con coraggio e abilità.

«Vai Sirius, ti prego! Porta via Mary da qui e chiama qualcuno, forza! Petey, vai con loro!»

Mentre Sirius si allontanava in fretta per ripararsi dai fiotti di incantesimi in un cubicolo lì accanto, vide James scagliare l'ennesimo incantesimo di disarmo verso uno dei due aggressori rimasti.

«Scappate, scappate!» urlò James a Frank e Alice, ma i due non accennavano a volersi ritirare, così fiancheggiavano ancora James. I tre se la stavano cavando piuttosto bene, notò Peter, che si era accovacciato accanto a Sirius, che ancora scuoteva delicatamente Mary.

«Mary, ti prego... Reinnerva»

La ragazza sbarrò gli occhi, che si fissarono subito a quelli di Sirius, che le sorrise con gli occhi ancora umidi di pianto.

«Oh, sei viva! Sei viva!»

La gioia della voce di Sirius ridestò Mary, che cercò di tirarsi su mentre udiva da lontano la voce di James che ancora combatteva con i suoi amici.

A quanto pareva, il ragazzo credeva che lei fosse morta. Aveva diversi graffi sul viso, gli occhi grigi imperlati di lacrime, come il suo viso bagnato delle stesse.

«Dobbiamo aiutarli... Sirius... »

«Tu resti qui con Peter, va bene? Vado io» disse Sirius, guardando la ragazza e l'amico impaurito al suo fianco, alzandosi. Mary si aggrappò alla camicia di Sirius, avvicinando la testa al viso del ragazzo notevolmente, che fissò le sue labbra e poi gli occhi blu, velati di lacrime, a un paio di centimetri dai suoi.

«Hai una ferita sulla fronte, Sirius... Mi dispiace, perché ti sei messo davanti a me?» disse la ragazza che sembrava poco lucida, quasi piagnucolando. Sirius le sorrise rassicurante, mentre rivolse un'occhiata alle sue spalle dove gli altri ancora combattevano. Avrebbe dovuto aiutarli.

«Ti prego, Sirius. Non lasciarmi...» disse Mary, socchiudendo poi gli occhi, stremata dalla debolezza del colpo che l'aveva colta in pieno.

«Pet, manda un messaggio ai Potter, dì loro che siamo qui...»

Mentre Sirius rivolgeva queste poche parole all'amico, non si accorse che James, Frank e Alice correvano verso di loro.

«Via, via di qui!»

«Li avete stesi?» chiese Sirius a James, incredulo, mentre si tirava su con Mary tra le braccia.

«Si amico, ma qualcuno di loro si sta risvegliando, dobbiamo andarcene subito via di qui!»

James afferrò il braccio di Sirius trascinandolo con sé, mentre lanciava un incantesimo ad una scatola sull'asfalto trasfigurandola in uno sventolio di bacchetta in un enorme muro di mattoni rossi perfettamente incastrati tra loro.

«Come diavolo hai fatto, James?» urlò Frank, affascinato.

«Leggo sempre gli approfondimenti di Trasfigurazione Avanzata quando vado in biblioteca per spiare la Evans, Paciock! Adesso, via di qui!»

E così, correndo a perdifiato con le bacchette ancora in mano, i sei ragazzi riuscirono ad uscire da quella viuzza e a sfuggire agli aggressori, senza ancora riuscire a spiegarsi il perché quelle persone li avevano attaccati, per quale ragione si trovassero lì e come, combattendo per gran parte del tempo in tre, erano riusciti a schiantare tutti i cinque uomini incappucciati.

Mentre James scoppiava a ridere liberatorio per averla in maniera incredibile e inspiegabile scampata, i sei ragazzi – cinque, dato che Mary non sembrava molto in sé – udirono il rumore della materializzazione.

«Papà!» urlò James, avvicinandosi al signor Charlus Potter che camminava trafelato velocemente verso di loro, affiancato da un signor MacDonald piuttosto impallidito, alla vista dei ragazzi coperti di sangue e di sua figlia che era tra le braccia di Sirius Black, semisvenuta.

«Che cos'è successo, James? State bene?» chiese il signor Potter, terrorizzato, mentre osservava i ragazzi per assicurarsi che ogni cosa fosse al loro posto. Poi tirò fuori la bacchetta e si guardò le spalle, mentre strinse a sé James.

«Siamo stati attaccati, Charlus... Ma voi come...?»

«Sono un membro del Wizengamot, ho ricevuto una segnalazione del Ministero su dei maghi minorenni che avevano usato la Magia nei pressi di Birmingham... Ho avuto il sospetto che si trattasse proprio di voi, e sapevo che non l'avreste fatto senza un motivo ben preciso, così sono corso da Charlus, che per fortuna era in casa, e ci siamo smaterializzati qui... Bambina mia, come stai?»

Il signor MacDonald aveva preso con cautela la figlia dalle braccia di Sirius, adesso era sveglia ma diceva di sentirsi molto debole.

«Erano in cinque e...»

«Non qui, James. Prendetevi per mano, ci smaterializziamo al San Mungo»

Con un ultimo pop i due uomini vestiti di nero e i sei ragazzi in vesti babbane, sparirono dal cunicolo.

 

*

 

Scese le scale lentamente, mentre un borbottio indistinto giungeva alle sue orecchie.

Dopo che la madre si fosse accertata delle condizioni ottimali della figlia e dei suoi amici, Mary era stata dimessa dal San Mungo, con la raccomandazione di rimanere a letto almeno per un giorno. L'incantesimo di disarmo, infatti, pur essendo un incantesimo basilare che solitamente non porta conseguenze, aveva provocato un lieve trauma cranico alla ragazza, che era sbalzata ad un metro di distanza rispetto a dove si trovava e aveva battuto la testa.

La scala di marmo bianco che si affacciava al salotto di casa MacDonald, aveva gli occhi degli ospiti dei due divani della stanza puntati addosso, quella mattina.

«Ciao, combinaguai»

Mary sorrise ampiamente a Lily, che aveva addosso un mantello da viaggio verde smeraldo e il naso rosso, mentre si avvicinava per stringerla a sé.

«Ciao, Lils... E' già martedì?»

Lily annuì all'amica, mentre prendeva posto sul divano accanto a Frank e Alice, che erano venuti a trovare la loro amica quella mattina per assicurarsi che stesse bene.

Il giorno prima, infatti, Alice e Frank erano stati dimessi dal San Mungo; dopo esser stati visitati e tenuti in osservazione per una notte intera, erano stati accompagnati dal signor Potter a casa Paciock, dove li attendeva un'ansiosissima Augusta.

«Remus non è venuto con te?» chiese la bionda, mentre si sedeva sulla poltrona davanti al divano su cui erano sentiti i tre.

Sentiva il rumore di stoviglie provenire dalla cucina; la madre, quel giorno, aveva deciso di rimanere in casa per assistere la figlia, mentre suo padre era stato costretto a lasciare la casa per un'udienza indetta proprio quel giorno.

«Oh si, passerà più tardi... E' andato da Potter» rispose Lily, mentre esaminava ogni movimento della sua migliore amica. Mary era piuttosto pallida, ma non aveva l'aria cadaverica che aveva avuto il giorno prima, pensò Alice.

«Come stai oggi?» chiese infatti gentile quest'ultima.

«Oh, molto meglio! Non ho più mal di testa... E voi?»

ribattè Mary, porgendo ai suoi ospiti le piperille che come sempre erano nel portadolci del salotto.

«Mai stata meglio» affermò Alice, Frank al suo fianco le scoccò un bacio sulla guancia e disse di stare altrettanto bene, così Mary sorrise ampiamente ai due.

Qualcuno, intanto, aveva bussato alla porta. Lily si era prontamente alzata dal divano per andare ad aprire, costringendo Mary a stare sdraiata sulla poltrona, ancora in vestaglia.

«Oh! Ciao, Lily»

Il ragazzo dai capelli neri e arruffati sorrise lievemente a Lily, che si bloccò un attimo a fissarlo. Non si aspettava, forse, di trovarselo davanti all'improvviso.

Remus, notò, era proprio dietro James, così come Sirius, che però sembrava impegnato a chiacchierare amabilmente con Peter, che in mezzo ai tre nemmeno si notava.

«Ciao! Entrate pure...» disse la rossa, riscuotendosi dopo qualche istante.

«Allora, come sta la nostra Mary?» esclamò con fare teatrale James, che subito si avvicinò alla poltrona su cui sedeva sorridente la ragazza per scoccarle un bacio tra i capelli, mentre Sirius salutava gli altri due ospiti come Remus e Peter.

«Molto meglio, e tu Jamie?»

«Benone!» ululò il ragazzo occhialuto, sedendosi sul bracciolo della poltrona su cui stava seduta la ragazza. Sirius lanciava occhiate indecifrabili alla bionda che, con un lieve rossore a colorarle le guancie, fingeva di non notarle per poi tirar fuori sempre un nuovo argomento.

I due, infatti, non avevano avuto modo di parlare, dopo l'attacco.

Un sacco di gente si aggirava sempre attorno alla malcapitata di turno, Mary, così non si erano ancora trovati da soli.

Mary continuava a pensare e ripensare al modo in cui il ragazzo si era frapposto tra lei e gli aggressori, al fatto che l'avesse tirata fuori dal mirino e che la prima cosa che lei avesse visto fossero stati i suoi occhi grigi ricolmi di lacrime di paura per lei, per il sospetto che fosse morta.

Gli stessi pensieri, dopo tutto, non avevano abbandonato Sirius, che era stato molto taciturno in compagnia di James, mentre quest'ultimo invece sembrava essersi ripreso del tutto, con il sorriso di sempre continuamente stampato sul viso.

«James, Sirius! Ragazzi, sono felice di vedervi... Sapevo che sareste venuti... Gradireste dei biscotti al cioccolato? Li stavo giusto tirando fuori dal forno!»

La madre di Mary, una donna molto bella con gli stessi capelli biondi della figlia e gli occhi grandi e neri, fece capolino dalla cucina con il suo grembiule rosso e bianco a quadri.

«Personalmente, penso che lei non dovrebbe scomodarsi così tanto!» esclamò Sirius, con il suo solito sguardo ammaliante e il sorriso che andava da un orecchio all'altro.

La signora MacDonald, dopo aver saputo che era grazie a quel ragazzo che la figlia non aveva più subito dei colpi durante l'attacco dato che era stata subito tratta in salvo, si era dimostrata subito gentile nei confronti di Sirius, fino al punto da invitare a cena uno di quei giorni non solo James, come faceva di solito, ma anche lui, con grande disapprovazione del marito, che continuava a non vedere di buon occhio Sirius, anche se l'aveva ringraziato quando avevano saputo tutta la versione dei fatti.

 

«Sciocchezze, caro! Non sono mai in casa, quindi voglio approfittare del momento per accogliere come si deve gli amici della mia piccola!» affermò gioiosa la donna, che si recava nuovamente in cucina per prendere i biscotti.

Mary alzò gli occhi al cielo, con grande divertimento di James che ridacchiò.

«Vorrebbe una mano?» chiese Sirius, affacciandosi verso la porta della cucina di casa MacDonald, gentile.

Lily continuava a guardare Mary con sospetto, così come Remus fissava insistentemente il giovane Black.

Evidentemente, pensò la rossa, si era persa più di quel pensava.

«Mi sono persa più di un semplice attacco, vero?»

Lily sussurrò queste parole ad Alice, che sedeva accanto a lei e annuì energicamente alla rossa, che divenne, se possibile, ancora più curiosa e vogliosa di sapere.

Si accorse che James Potter la stava fissando e sorrideva, probabilmente aveva udito ciò che aveva detto ad Alice. Lily ricambiò il suo sorriso, seppur imbarazzata.

«Ho saputo dal signor MacDonald che gli aggressori sono stati bloccati, probabilmente, da un muro di mattoni che non esisteva in quel vicolo che è stato evocato con un incantesimo da uno di voi... Che idea incredibilmente brillante!»

Lily disse quella frase velocemente, dopo aver ricordato d'improvviso le parole di quella mattina del signor Matt.

James ridacchiò abbassando il capo, mentre Mary gli batteva una pacca sulla spalla.

«Tutto merito del grande James Potter, Carotina...»

Le labbra di Lily si incurvarono in una perfetta "o" che indicava quanto fosse sorpresa di quella dichiarazione.

«Oh, Davvero?»

James ridacchiò, mentre afferrava un biscotto dal vassoio della signora MacDonald, che intanto li aveva raggiunti.

«Tesoro, il caro James è sempre stato un ragazzo geniale... Vi conoscete, no? Mi chiedo come mai la cosa ti sorprenda tanto...» il tono amorevole della signora MacDonald aveva comunque fatto arrossire la ragazza, che si imbarazzò tanto da diventare lo stesso colore dei suoi capelli.

«Su, non esagerare mamma, o il nostro James si monterà la testa...» aggiunse Mary, facendo ridere tutti compresa Lily, che si rilassò e sorrise in direzione dell'amica.

 

*

 

Cara Emmeline,

so che vedendo il sigillo di casa MacDonald non ti saresti aspettata di leggere la mia calligrafia, che avrai quasi certamente già riconosciuto...

Ti scrivo perché so che Alice ti ha scritto, così intendo rassicurarti: Mary e gli altri stanno tutti bene.

Mi dispiace che tu abbia saputo tutto da lei, che come ben sai è come al solito esageratamente melodrammatica.

Ad ogni modo, ti racconteremo tutto non appena ci vedremo.

Mi dispiace che i tuoi non ti lascino venire qui da sola, ma abbiamo già rimediato a questo.

Mary mi ha detto di chiederti di Preparare il tuo baule, a breve qualcuno verrà a suonare alla porta del tuo grande castello magico.

 

Con affetto, tua Lily. 

  
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