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Autore: DarkDevil9700    09/05/2016    2 recensioni
{Storia temporaneamente sospesa}
E se Mikan non avesse vissuto la vita che tutti conosciamo? Se la sua storia fosse ben diversa?
Cosa succederebbe se una ragazza che per quindici anni ha vissuto nel terrore incontrasse un ragazzo deciso a liberarla dalle tenebre che la circondano?
Nessuno lo sa perché tutto può succedere...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikan Sakura, Natsume Hyuuga, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12
Quando crolla ogni difesa
 
(Aya)

Il silenzio, l'autocontrollo, lo sguardo, l'atteggiamento... C'era davvero un elenco infinito di "elementi", per così dire, che dovevo controllare scrupolosamente, come se da essi fosse stato dipeso il destino della mia stessa esistenza, le mie possibilità di sopravvivere insomma. Probabilmente, però, nascondere la paura e il dolore era stata la cosa più difficile da fare in assoluto.

"Resta calma, respira e, soprattutto, rifletti prima di parlare. Non essere un libro aperto nè per il tuo nemico nè per chiunque sia il tuo interlocutore. Per farla semplice devi nascondere le tue emozioni che sono l'unico accesso alla vera te stessa.
Fissa nella tua mente queste parole e seguile come una legge, perché grazie ad esse potrai usare il tuo Alice al
meglio."
Queste testuali parole mi erano state dette da bambina quando, ancora inesperta, tentavo di imparare ad essere una spia eccellente, una di quelle che si vedevano nei cinema in quei film ricchi di azione. Io le avevo seguite ogni giorno, in ogni momento...

"E ora colui che ti ha dato questa lezione di vita è morto a causa di una di queste emozioni... A volte il destino si comporta in modo malato e contorto, non credi?" mi disse una voce nella mia testa facendomi roteare gli occhi, come in segno d'approvazione.
"Nonostante ciò quel consiglio mi serve ancora" mi dissi mentre avanzavo tranquilla per i bui corridoi dei dormitori. Il cielo, fuori dalle finestre, appariva ancora spento e poco rischiarato dalla luce dell'alba, appena percettibile sotto la fitta cortina di nuvole grigie che la copriva. Alle cinque del mattino era comune assistere ad uno spettacolo simile e, anzi, sarebbe sembrato strano se l'esterno fosse parso già allegro e spensierato o se il dormitorio fosse già stato invaso dagli studenti che uscivano rapidamente dalle loro stanze.
"L'ora giusta, insomma, per convocare una studentessa "normale". Ma quanto sono originali Persona e il preside? Hanno la stessa mentalità di un bambino piccolo: estremamente prevedibile" pensai.
Ad un tratto mi fermai davanti alla finestra, con una certa rabbia a dire il vero, notando il colore grigio metallizzato dei miei occhi. Quel colore che, devo ammetterlo, odiavo particolarmente si stava riflettendo sulla superficie cristallina del vetro mostrando la sua luce spenta e opaca, la sua luce naturale, quella che esso emanava a priori e che non veniva influenzata dal corso degli eventi. Esso faceva contrasto con la mia pelle diafana e si abbinava abbastanza a quei capelli neri che mi incorniciavano il volto perfettamente.
"Questa perfezione non mi si addice, rende ancora più orribile e disgustoso il colore di questi occhi..." pensai e, nel frattempo, il mio sguardo aveva riacquistato i suoi colori chiari e brillanti: il verde e l'azzurro.
In quel momento, o almeno così ricordo, maledissi il mio Alice per il suo pessimo funzionamento e pregai in silenzio affinché non decidesse di tradirmi davanti ai miei "supervisori" delle abilità Pericolose.
Avevo paura che ciò accadesse? Paura della reazione di Serio? O di quella del preside Kuonji?
No, non era paura, era la consapevolezza che un'operazione controllata da tempo, e con una certa attenzione, potesse andare in fumo, come un castello di carte che crolla miseramente a causa di una brezza troppo forte.
"Non ho paura e non devo averne".

 
***

Quella figura che mi osservava era diversa dal solito. Il suo sguardo, perennemente coperto da quell'assurda maschera per il controllo, era ancora più freddo e duro rispetto alle altre volte in cui lo avevo potuto scorgere. I suoi occhi dal colore delle tenebre sembrava volessero inghiottirmi per sempre in un'oscurità senza fine, una sorta di pozzo senza fondo...
Persona si avvicinò a me con passo felpato, tipico delle persone che vogliono evitare di dare nell'occhio, e mi prese per le spalle con forza.
Mentre mi spingeva dentro una stanza, mai vista prima di allora, sentivo le sue unghie conficcarsi nella mia pelle e l'argento degli anelli trasmettermi il freddo che emanavano attraverso quella camicetta che indossavo.
Mi ritrovai in un ambiente piccolo e freddo, decisamente spoglio per giunta. Le pareti erano intonacate di un rosso scuro simile al colore del sangue mentre il pavimento era di legno e piuttosto rovinato, inoltre la stanza era priva di finestre ed era illuminata da una fastidiosa luce a led mezza fulminata. Essa era quasi totalmente priva di mobili, eccezion fatta per la poltrona sgualcita messa in un angolo.
Sentii la porta chiudersi alle mie spalle silenziosamente e il suono della chiave che girava nella serratura.
-Non mi è piaciuto il modo in cui ti sei comportata Otonashi...per niente- mi disse Persona con un disprezzo e una rabbia evidenti nel tono della sua voce.
-Ciò che pensi di me, Serio, non è una mia priorità. Io devo solo seguire gli ordini che mi sono stati impartiti per garantire la riuscita della missione- dissi impassibile cercando di controllare sia la mia agitazione sia il mio Alice.
-ZITTA!- gridò il mio interlocutore spingendomi con forza e facendomi sbattere la faccia contro la parete. Sentii un dolore allucinante propagarsi sul mio viso mentre del sangue fresco colava dal mio naso e dal mio labbro inferiore che, a causa della botta, avevo tagliato con i denti.
-Senti mocciosetta schifosa- mi fece Serio facendomi voltare e sollevandomi da terra prendendomi per il colletto della camicia -Non so perché tu ieri abbia avuto una crisi così forte e non ho intenzione di scoprirlo, ma non sentirti importante perché il tuo Alice è rarissimo. Sei solo una pedina della scuola e io posso distruggerti quando preferisco, Alice delle Metamorfosi o no.-
Sentii un brivido percorrermi la schiena al suono delle sue parole così fredde... Ormai sapevo cosa sarebbe successo...

____________________________________________________________________________________________

***

(Mikan)

Aya, quella mattina, non era venuta in classe e Natsume era decisamente pensieroso, anche piuttosto silenzioso. Non mi era mai capitato di vedere i suoi occhi cremisi persi fra migliaia di pensieri, cercando una soluzione in una sorta di indistricabile groviglio di nodi.
Io, invece, stavo passando la mattinata a fissare il cielo, perdendomi fra le nuvole e cercando una via di fuga fra quella cortina grigia. Ogni tanto vedevo un debole raggio di sole farsi strada in quella coperta color piombo, ma poi, inevitabilmente, esso veniva oscurato nuovamente.
"Io sono così" pensai "Rinasco con fatica ma sono destinata ad annegare nuovamente".
-Signorina Sakura mi sa dare la risposta a questo problema?!- mi chiese il professore indicando, con rabbia e nervosismo, la lavagna e mostrandomi un problema di matematica.
-La risposta è 556,3- dissi io con disinvolutura dopo aver osservato la superficie nera segnata dal gesso, scatenando uno stupore generale.
Proprio in quel momento, mentre tutti erano in silenzio, la porta dell'aula si aprì sbattendo contro la parete con una forza inaudita, come se avessero usato un'ariete per sfondarla. Sulla soglia apparve L'esile figura di Aya che, però, lasciò sul volto di tutti un'espressione a metà fra l'inorridito e lo spaventato. Aveva graffi su tutto il viso, il labbro inferiore tagliato trasversalmente dal quale gocciolava del sangue, si potevano vedere delle tracce di rosso sotto le sue narici e le braccia, scoperte dalla camicetta a maniche corte, erano piene di lividi violacei quelli che, solitamente, vengono alle persone dopo una rissa finita male.
-Scusi per il ritardo professore. Ho avuto un "contrattempo"- disse la corvina sottolineando l'ultima parola con una nota evidente di sarcasmo.
-Dove è stata fino ad ora Otonashi?!- chiese il professore nervoso tamburellando le dita sulla cattedra.
-Se desidera può chiederlo al professor Rei Serio- fece lei in risposta andandosi a sedere ai primi banchi.
Il prof deglutì e finse che nulla fosse successo continuando a fare lezione normalmente.
-Quindi lei è Aya Otonashi?- mi chiese Natsume sussurrando.
Io annuii, troppo sconvolta per parlare. Avevo la gola secca e lo stomaco chiuso, era come se avessi l'influenza nonostante stessi benissimo.
"Le è successo questo perché mi ha difesa?" mi chiesi mentre le mie emozioni si mescolavano in maniera imprecisa, creando una specie di tornado il cui unico scopo era quello di portare un'infinita confusione.
-La sua voce...- disse Natsume buttando il suo sguardo color rubino su Aya -è familiare... L'ho già sentita...-.
Io non feci domande, non mi sembrava giornata, per così dire. Se volevo essere una "buona amica", per quanto mi fosse possibile, dovevo lasciargli i suoi spazi e non impicciarmi degli "affari suoi".
E così rimasi zitta, con lo sguardo sul quaderno, il cuore altrove e la mente che pensava...pensava a Natsume, ad Aya, a tutto...

***

Quando la campanella suonò i ragazzi si alzarono frettolosamente raccogliendo rapidamente il materiale scolastico e gettandolo alla rinfusa nello zaino, mentre una calca si ammassava davanti alla porta dell'aula.
Io, invece, sistemai con estrema tranquillità la mia cartella cercando di non dimenticare nulla e assicurandomi di aver copiato tutti i compiti dalla lavagna. Natsume, dal canto suo, era già pronto da un pezzo e stava "armeggiando" con un MP3 rosso che, dopo poco, mise nella tasca dei pantaloni.
Lo vidi gettare uno sguardo attento verso l'esterno, come a voler "valutare" se fosse il caso di uscire nonostante le nubi, ignorando con disinvoltura il rischio della pioggia e accettando la possibilità di potersi bagnare a causa di un'acquazzone improvviso. Lo vidi scuotere la testa, un segno che non capii, per poi mettersi le mani in tasca.
-Hyuuga- qualcuno chiamò Natsume. La voce di quel qualcuno era stanca, ma conservava la sua inconfondibile freddezza ed inespressività che, in un certo senso, la caratterizzava.
Aya, con lo zaino in spalla, si avvicinò lentamente puntando i suoi due occhi di quei colori brillanti su Natsume. Le sue condizioni fisiche facevano a pugni con la grazia del suo fisico e, a mio parere, rovinavano la sua bellezza perché, mi costava ammetterlo, era davvero carina.
-Lui vuole parlarci. Non mi ha detto perché- disse lei indicandomi con un cenno del capo, come se fosse stato un segno che solo loro due capivano e, sicuramente, era proprio così che stavano le cose.
Vidi il mio amico annuire e sul suo volto comparve la sua espressione distaccata, quella dalla quale non trapelava mai alcuna emozione o sentimento.
-Capito- fece solamente e, subito dopo, mi prese delicatamente per il polso e mi trascinò fuori dall'aula ormai vuota.
-Vai da Hotaru. Il suo laboratorio è accanto ai dormitori. Va da lei e resta lì, dopo ti vengo a prendere- mi fece Natsume mettendomi le mani sulle spalle, proprio come se fossi stata una bambina piccola ed indifesa.
"Non negare l'evidenza: lo sei e basta" disse una voce nella mia testa che, prontamente, ignorai.
-Ma perché?- gli chiesi cercando, scioccamente, di ottenere una risposta.
Lui scosse la testa.
-Mikan, per favore, fai come ti ho detto, lo dico per te- mi disse.
Io feci cenno di sì con la testa e lo salutai con un cenno della mano, facendo buon viso a cattivo gioco.

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***
(Natsume)

-Non mi fido di te- dissi ad Aya mentre ci dirigevamo verso l'ufficio del preside Kuonji.
-Non sei il primo- mi fece lei in risposta gesticolando con la mano, facendo il tipico gesto da "lo so, lo so, non rompere".
-E non ti fai due domande?-
-Tsz... Sono una spia, no? Tu pensi che "quelle come me" non provino sentimenti, giusto? Cosa te ne importa?- mi rispose lei con un certo astio nella voce.
-Che c'è?- la provocai io -Hai le tue cose?-.
-'Fanculo stronzo- mi fece lei con tono calmo fermandosi davanti all'ufficio del preside e posando la sua mano sulla maniglia.
La porta il legno si aprì lentamente mentre Aya mi lanciava un'occhiata agghiacciante.
Come al solito il preside delle elementari se ne stava seduto in tutta tranquillità dietro la sua scrivania con le mani incrociate, ma, stavolta, i suoi occhi erano puntati sulla parete davanti a lui.
Io, incuriosito, voltai il mio sguardo nel medesimo punto: appese al muro c'erano una trentina difotografie, cartine segnate scrupolosamente da puntine colorate, piccoli postit attaccati un po' dovunque e alcuni pezzi di spago che collegavano fra loro le varie puntine, come a voler creare un percorso tracciato con un filo logico sconosciuto a tutti.
-Sono davvero allietato dalla vostra presenza, ragazzi- fece Kuonji senza smettere di fissare quella mappa degna dei migliori gialli polizieschi.
Vidi anche Aya analizzare con attenzione la parete soffermandosi, solo per pochi secondi,su ogni dettaglio che la componeva. Poco dopo la ragazza annuì frettolosamente come per "incoraggiare" quel bimbo-preside a continuare.
-Vi ho chiamati- iniziò lui -perché la scuola desidera il vostro aiuto dato che...- 
-Io non aiuto proprio nessuno- dissi interrompendo il discorso di Kuonji -Non vi devo nulla-.
-Questo è vero, Natsume, ma credo che ti interesseranno queste notizie che sto per comunicarti...- per la prima volta lo vidi alzarsi dalla sua sedia e rimasi in silenzio, ormai incuriosito dalle sue parole. Lo vidi avvicinarsi verso la mappa e subito vi puntò il dito contro.
-In questo periodo ci sono state varie sparizioni ingiustificate di ragazze non-Alice. Queste, in comune, hanno varie cose oltre al sesso: tutte hanno fra i sedici e i diciasette anni, tutte sono castane e tutte hanno gli occhi color nocciola. Per di più tutte queste ragazze sono orfane e, per la maggior parte, sono depresse. Drogate, autolesioniste...e chi più ne ha più ne metta. Non vi ricorda qualcuno?-.
Alle sue parole sentii il mio stomaco chiudersi e vidi gli occhi di Aya spaventarsi.
-Sono pressoché identiche a Mikan...- dissi sotto voce e il suono che uscì parve solo un debole soffio.
-Esattamente. Tutte le ragazze, dopo pochi giorni dalle loro scomparse sono state ritrovate, morte, nell'esatto luogo dove erano state rapite- disse Kuonji per poi allontanare il dito dalla parete.
-Hanno scoperto di lei?- chiese Aya con voce smorzata.
Perché sembrava così preoccupata per Mikan?
-Non ne siamo sicuri ed è per questo che desideriamo la vostra collaborazione. Due aiuti in più ci farebbero comodo- fece lui.
-Ok- dissi io mentre la corvina accanto a me annuiva con convinzione.
-Bene- continuò il preside andandosi a sedere dietro la sua fidata scrivania -In caso avessimo bisogno sarete contattati e, se lo riterremo necessario, verrete anche informati sui progressi delle indagini-.
Dopo poco sia io che Aya uscimmo dalla stanza.
-Ma perché?! Perché vogliono tutti farle del male?!- ringhiai io battendo un pugno contro la parete.
-La verità è dura da accettare, Hyuuga- mi fece Aya socchiudendo gli occhi -Per questo non la conosci ancora-.
La vidi allontanarsi lentamente ed io non la seguii.
Oramai tutte le pareti difensive che avevamo innalzato io e Mikan erano crollate miseramente e tutto stava di nuovo precipitando senza motivo, solo perché quel Dio che tutte le popolazioni pregavano aveva un "conto in sospeso" con noi. Sapevo cosa significasse quella sensazione di confusione: era quella che sentivi quando avevi paura di perdere qualcosa...quando crollava ogni difesa.
  
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