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Autore: AlexiaKH    09/05/2016    5 recensioni
La quarta guerra mondiale ninja si era conclusa da mesi, ma ancora non si potevano chiamare tempi di pace. Vi erano ancora questioni e conflitti irrisoliti, riorganizzazioni e nuove minacce.
Niente di preoccupante, fino a quando un intero villaggio venne raso al suolo per mano di un nuovo gruppo di nukenin. Ciò che però tutti ignoravano, era l'esistenza della sola sopravvissuta di quella strage: una ragazza con un chakra e un potere molto particolare, che il suo villaggio si era assicurato di nascondere agli occhi del mondo.
Senza più un villaggio, una casa e una famiglia dove far ritorno, la ragazza si dedicherà anima e corpo nella vendetta. Ma riuscirà nel frattempo a ricostruirsi una vita?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 3: Evoluzioni inaspettate.
 
“Ma che…” Si lasciò sfuggire Yui dalla sorpresa. Era finalmente riuscita a accendere una lanterna, ma le sue caviglie vennero di nuovo immobilizzate. Voltandosi vide il ragazzo che le puntava il braccio, ma non la stava veramente osservando: lo sguardo dei suoi occhi smeraldini era perso nel vuoto, mostrando qualche segno di nervosismo, tipico di una persona colta da un imprevisto. Alla ragazza venne un’illuminazione, ricordandosi della presenza della ragazza del Clan Yamanaka fuori della miniera; capì come si erano organizzati per tenderle la trappola, usando le abilità di quella ragazza come mezzo di comunicazione.
“Se sta aspettando notizie dal ninja sensitivo del gruppo, sappia che è tutto inutile.” Commentò. “Queste rocce sono particolarmente resistenti ai flussi di chakra, sta perdendo solo del tempo.” La sua non era una frase di cortesia, sapeva che non l’avrebbe liberata, ma voleva almeno convincerlo a spostarsi da lì. La frana aveva chiuso la loro l’uscita più vicina, provocando un forte spostamento delle ceneri. Ciò aveva reso l’aria un po’ più respirabile, ma in parte era anche un male: se prima le ceneri potevano essere concentrate solo nella zona più superficiale, ora si erano sparse più in profondità. “Inoltre è meglio non rimanere qui, se respiriamo troppa cenere di pirite, nei nostri polmoni, si cementificherà e moriremo soffocati.” Aggiunse alla fine, cercando di mantenere la calma in modo da apparire sicura delle sue affermazioni.
“Vedo che sei parecchio informata.” Commentò il Kazekage, impassibile ma spostando il suo sguardo verso di lei. “Sei di questo villaggio?”
“Ha importanza in questo momento?” Rispose seccata, reggendo lo sguardo intenso del suo carceriere. In quello sguardo rubino, Gaara riuscì in qualche modo a cogliere l’essenza di quella misteriosa ragazza: era palesemente una natia del villaggio e, da come l’aveva vista muoversi e parlare, conosceva quelle gallerie. Il dilemma, però, stava nel fidarsi. Non sembrava intenzionata a ucciderlo, anzi non sembrava nemmeno intenzionata a combattere, quindi c’era il rischio che scappasse e lo abbandonasse, tra quelle mura instabili.
Yui in quel momento sentii le sue gambe lentamente liberarsi, ma non si mosse lo stesso. Anche lei era stata in grado di cogliere i suoi pensieri: la stava mettendo alla prova, voleva vedere se sarebbe scappata, per capire se concederle una temporanea tregua. Ora a preoccuparla non era più la sua sopravvivenza, ma la sua libertà una volta usciti da lì.
 “Vorrei fare un patto.” Iniziò a dire, con la voce ovattata dalla sciarpa. “La farò uscire di qui, ma mi deve promettere che mi lascerà andare, quando avrò onorato la mia parte.” I ricatti non erano proprio nel suo stile, li aveva sempre visti come dei metodi infami, ma in quel momento non aveva altra scelta. Notò una leggera sorpresa nello sguardo impassibile del ragazzo, non aspettandosi una mossa del genere. “Lei si è fidato di me, ora vorrei farlo io.” Concluse alla fine. Era risaputo che fosse un kage benevolo, pronto a morire per il suo Villaggio, ma soprattutto tutti sapevano che era uno shinobi d’onore, che non avrebbe tradito la sua parola. Questo Gaara lo sapeva molto bene.
“D’accordo, mostrami la via.” Disse dopo aver meditato per qualche secondo, chiudendo gli occhi.
Yui, udendo quelle parole, staccò la lanterna accesa dal muro per poi iniziare a correre, seguita dal ragazzo. Durante il tragitto si sentivano solo gli echi dei loro passi, un rumore provocato dal contatto con la cenere che stava entrando nella fase di cementificazione a causa dell’umidità, mentre l’atmosfera si faceva sempre più gelida. La ragazza notò, mentre scendevano, che anche lì gli uccellini erano trucidati. Le venne istintivo fermarsi per controllare le lanterne ma, per non perdere tempo, lo avrebbe fatto non appena avrebbe raggiunto una zona con l’aria pulita. Ciò che la preoccupava era la frana: quelle rocce avevano una lega con una consistente percentuale di ferro e carbonio, che le rendevano particolarmente resistenti, e dalla fondazione del Villaggio non erano mai franate. Ripensò al boato che aveva sentito, cominciando a sospettare che forse la frana non era stata accidentale. Bisognava saper rilevare i punti dove la lega era più debole, se si voleva spezzarla, e solo i membri del Villaggio degli Artigiani ne erano in grado. Se prima nutriva qualche dubbio, ora era sicura: forse era più in pericolo di quanto pensasse.
I due ragazzi arrivarono ai portoni della prima zona di sosta, a circa una trentina di metri sottoterra, dove i minatori erano soliti a rinfrescarsi e idratarsi grazie alla sorgente che vi si trovava al centro. Essendo la zona più estesa e collegata alla maggior parte delle uscite segrete, era stata progettata anche sia come rifugio e sia come punto di ritrovo.
Yui ebbe una brutta sensazione non appena si avvicinò e, dopo aver aperto quelle porte, venne sorpresa da un fetore allucinante, che le fece lacrimare gli occhi. Non appena riuscii ad attivare il sistema d’illuminazione del posto, comportava un collegamento a olio che avrebbe acceso tutte le lanterne all’istante, rimase pietrificata: decine di cadaveri in avanzato stato di decomposizione, alcuni impalati, altri inchiodati alle mura o sventrati. Tutti gli oggetti erano sparsi o distrutti, l’acqua della sorgente aveva assunto un colore scuro e notò un triangolo equilatero all’interno di un cerchio, disegnati con il sangue. Yui osservò i pochi volti che riusciva a scorgere, riconoscendoli tutti, per poi cadere sulle sue ginocchia shoccata. Avevano tutti un’espressione agghiacciante, l’essenza della paura e del dolore. Non era abituata a uno spettacolo del genere, rimase con le lacrime agli occhi, colme di tristezza e rabbia. Ciò che aveva davanti a sé erano i corpi di donne a bambini del suo Villaggio, uccisi nel peggiore dei modi. Perché? Si chiedeva ripetutamente nella sua mente.
Gaara, invece, scrutò impassibile con attenzionescovando, oltre al simbolo dei seguaci di Jashin, anche una scritta Tsukiyo incisa ai piedi della sorgente. Ciò non era niente di rassicurante. Osservò la ragazza lasciarsi cadere a terra, probabilmente spaventata nel vedere simili atrocità, tipico di chi non fosse mai sceso su un campo di battaglia. Quel momento di debolezza, però, durò solo pochi secondi: nonostante il suo volto fosse coperto dalla sciarpa e dal cappuccio, lesse nei suoi occhi una notevole forza di volontà, rimanendo sorpreso quando la vide rialzarsi. La ammirò, rivedendo in lei la stessa forza di volontà di Naruto, la stessa incapacità di resa di fronte a qualsiasi situazione. Quella forza di volontà che lo aveva salvato più volte, quella forza di volontà che aveva permesso all’alleanza di vincere la guerra… quella forza di volontà che lo affascinava ogni volta che ne era testimone. La volontà del fuoco.
In quel momento i pensieri di entrambi vennero interrotti da un rumore, che riecheggiava per tutta l’area. Subito entrambi si misero subito sull’attenti, cercando di individuare la sorgente del rumore costante; Yui subito si fiondò verso est, la zona degli spogliatoi, dove venivano tenute le tute per sopportare il gelo nelle gallerie più profonde, e con lo sguardo puntò uno dei armadi. Con la sabbia, Gaara aprì un’anta, trovando un sopravvissuto in fin di vita legato e imbavagliato.
“Rikuto?” Esclamò Yui sorpresa, mentre gli si avvicinava istintivamente per liberarlo. Era un suo coetaneo, avevano frequentato assieme l’accademia ninja, ma a stento lo riconosceva in quelle condizioni: i suoi capelli biondi erano completamente rovinati, la carnagione era eccessivamente pallida e gli abiti rovinati e sporchi.
“Chi…” Chiese, mentre i ragazzi lo facevano uscire da quell’armadio, aiutandolo a sedersi. Una volta appoggiata la schiena, aprii le sue palpebre, mostrando con i suoi occhi scuri in uno sguardo vacuo.
Yui, nell’osservarlo, capì di non essere stata riconosciuta e subito abbassò sciarpa e cappuccio, rivelando il suo volto: occhi color rubino, a taglio felino, messi in risalto dai lunghi capelli, castano scuri leggermente mossi, e dalla carnagione rosata e pallida.
“Rikuto, sono io.” Gli disse alla fine.
“Yui… Che bello vedere un volto amico.” Disse a fatica il sopravvissuto, con il respiro affannato, dopo aver leggermente spalancato gli occhi. Gaara gli si avvicinò per toccargli il polso, sentendo il battito stranamente regolare. C’era qualcosa che non quadrava, i seguaci di Jashin non lasciavano sopravvissuti, mentre gli Tsukiyo li lasciavano solo in condizioni peggiori, distrutti fisicamente e mentalmente. Intuendo che potesse essere una trappola, chiuse gli occhi per cercare di individuare rumori strani, come dei passi o il bruciare di una carta bomba innescata.
Yui notò lo sguardo perplesso del Kazekage, come conferma dei suoi sospetti. Anche il suo sesto senso l’aveva allarmata: aveva l’aria di essere stato imprigionato per tutto quel tempo ma, attraverso il tatto, avvertiva che la corporatura di Rikuto era rimasta invariata.
Non appena Gaara riaprì gli occhi, i due finirono per guardarsi e, attraverso lo sguardo, capirono che dovevano uscire da lì, e alla svelta.
 
“Non ce la faccio… C’è qualcosa che disturba il mio flusso di chakra.” Disse Ino, appena fuori dal perimetro del Villaggio, massaggiandosi le tempie. Le scoppiava la testa per come si era disperatamente sforzata, ma non era riuscita in nessun modo a contattare Gaara. Semplicemente non riusciva a fargli arrivare i suoi pensieri, nonostante i suoi numerosi tentativi.
Shikamaru le appoggiò una mano sulla spalla, facendole segno di fermarsi, per poi guardare i due fratelli Sabaku. Kankuro serrava i denti, frustrato, mentre Temari provava a rimanere calma, ma era evidente che fosse preoccupata a morte per il fratello minore. Qualcosa era andato storto, anzi qualcosa aveva interferito. I suoi calcoli erano stati perfetti, riuscendo a prevedere ogni mossa dell’intrusa.
 “Adesso basta! Ora vado a liberare mio fratello!” Disse esasperata Temari, interrompendo l’analisi che il moro si stava facendo mentalmente. Prima che potesse andarsene, lui la bloccò prendendole per il braccio.
“Fermati. Se facciamo qualcosa di avventato rischiamo solo di peggiorare le cose.” Le disse, mentre la bionda si divincolò dalla sua presa. Non aveva intenzione di ascoltarlo, era troppo preoccupata. “Temari, cerca di rimanere lucida.” Aggiunse. Provare a spostare quei massi era fuori discussione, tutti avevano visto l’esplosione e non era sicuro che quella potesse essere l’unica, se avessero provato a fare qualcosa.
“Se prendo quella ragazza io giuro che…” Commentò cercando di rimanere calma, inutilmente.
“Non credo che sia stata lei.” Rispose il Nara, interrompendo la sua compagna di squadra. “Penso invece che sia opera degli Tsukiyo.”
A quella affermazione tutti rimasero ammutoliti, guardando il loro caposquadra confusi. Non avevano tutti i torti, erano troppo preoccupati per Gaara per potersi accorgere degli indizi e delle incoerenze. Che seccatura… Pensò sospirando, ma non aveva altra scelta se non quella di spiegare, sorbendosi le domande che avrebbero potuto fargli. Si accese una sigaretta e, dopo aver fatto il primo tiro, iniziò a parlare.
“Penso che quella ragazza sia una sopravvissuta, in fuga per di più.” Iniziò a dire, notando gli sguardi ancora più spaesati. “E’ chiaramente un’artigiana o un fabbro, da com’era riuscita a rendere inutilizzabili alcune delle nostre armi, inoltre ha dimostrato di conoscere bene il luogo, dalla sicurezza dei suoi movimenti. Qualcosa però deve averla spinta a non chiedere aiuto, per questo agiva come se non volesse aver a che fare con noi.”
“Non fa una piega…” Intervenne Choiji, mentre gli altri rimasero in silenzio a valutare il ragionamento appena esposto. Lo avevano sospettato anche loro, con Kankuro poteva anche essere stata solo una coincidenza, ma solo un’artigiana poteva sapere come rendere inutilizzabile il ventaglio di Temari in un solo colpo.
“Ma come fai a dire che l’esplosione è stata causata dalla Tsukiyo?” Intervenne Temari, facendo notare che non aveva ancora risposto al loro dubbio più grande.
“Osservate attentamente la montagna.” Commentò il moro, per poi ispirare il fumo della sigaretta. “Non notate qualcosa di strano?” Aggiunse dopo aver espirato.
Fu così che tutti si voltarono, cominciando a osservare il soggetto indicato dal Nara. Il crollo non aveva solo tappato l’entrata della miniera, ma aveva anche distrutto le case circostanti, liberando in aria le ceneri, formando una leggera nebbia. Qualcosa, però, distolse la loro attenzione, attraendo i loro sguardi su qualcos’altro: sul punto dove i massi erano crollati, sopra all’entrata della miniera, si era creata una sorta di scavatura a forma di quarto di luna. A quel punto, non c’era più bisogno di fare domande.
Sarà proprio nella più totale distruzione, che la Luna farà la sua apparizione…” Commentò a bassa voce la Yamanaka. Quella frase la lesse tempo fa nella mente di un testimone, con la mente semi-distrutta, sopravvissuto a uno degli attacchi della Tsukiyo. Quel gruppo cominciava lentamente a spaventarla, anzi cominciava a spaventare tutti: erano sempre un passo davanti a loro e, ovunque andassero, lasciava sempre alle loro spalle morti e distruzione.
“Ci sei arrivata finalmente.” Commentò di nuovo il moro, riattivando a sé gli sguardi dei suoi compagni di squadra. “Ora la nostra priorità e ritrovare Gaara e mettere sotto custodia quella ragazza, potrebbe sapere più di quanto ci immaginiamo.”
“E come pensi di farlo? Tu stesso ci hai spiegato che non abbiamo nulla sulle miniere, e non riusciamo nemmeno ad usare le abilità sensoriali di Ino.” Commentò Choiji. Il ragazzo si fidava ciecamente del suo amico d’infanzia, nonché suo caposquadra, ma doveva ammettere che anche lui non riusciva a capire che cosa gli passasse nella testa in quel momento. Provare ad avvicinarsi all’entrata sigillata era fuori discussione, studiare le mappe avrebbe richiesto fin troppo tempo e, una volta dentro, si correva il rischio di smarrirsi in quelle gallerie.
“Ecco che cosa faremo: Choiji, tu accompagnerai Ino nei pressi della montagna, se ci sono uscite saranno sicuramente in zone dove lei capterà il disturbo di chakra. Temari, tu studierai le mappe della zona, segnandoti su di esse le zone d’interferenza.” Disse per poi rivolgersi all’ultimo membro della sua squadra, buttando la sigaretta. “Kankuro, tu invece verrai con me. Ci sono delle cose che ti vorrei chiedere.”
Dopo aver ricevuto le direttive, ognuno si dedicò ai suoi compiti, mentre i due ragazzi si misero in un luogo appartato tra gli alberi.
“So già che cosa vuoi chiedermi.” Parlò per primo Kankuro, mentre tirava fuori dalle sue tasche un pezzo di stoffa. “Come ti avevo già spiegato prima, ho trovato questo quando mi sono risvegliato.” Il Nara prese l’indumento e lo analizzò con lo sguardo: sembrava un manicotto, sicuramente appartenuto alla ragazza, e odorava di veleno.
“Non vedo tracce di sangue…” Commentò. Gli sembrava strano, i tagli erano troppo profondi ed era impossibile non essersi ferita, a meno che non avesse usato una tecnica di difesa assoluta. “Non l’hai vista fare dei segni o qualcosa d’insolito?”
“No, te l’ho già spiegato. In quel momento stava cercando di tagliare i miei fili chakra, mentre usava il braccio sinistro come scudo. Era impossibile fare dei segni, senza essere infilzati.” Spiegò il secondo dei Sabaku. “Non me ne sono accorto finché non ho notato che non sanguinava.”
Eppure, quando l’ho vista lanciare i kunai, il braccio sinistro non mostrava segni particolari… Valutò il giovane Nara, continuando a scrutare il pezzo di stoffa. Decise di guardare nella parte interna e notò una stranezza: un sottile taglio verticale in una delle due estremità, dove solitamente veniva coperto il palmo della mano, come se avesse avuto una sottilissima lama, anzi un ago, al suo interno. “Kankuro, mi puoi dire che cosa ha usato per tagliare i fili chakra?”
“Una spada a lama corta, simile a una kodachi.”
“Ne sei sicuro?” Chiese dubbioso.
“L’ho vista con i miei occhi.”
Ma che strano… Pensò. Quando si scontrò con la ragazza, l’aveva colta disarmata, senza avere alcun fodero addosso. La risposta ottenuta non gli aveva chiarito le idee, anzi gliele confuse ancora di più.
In quell’esatto momento, i due ragazzi avvertirono alle loro spalle una presenza minacciosa. A Shikamaru salirono i brividi, avvertendo una sensazione gradevole ma familiare.
“Mi stavo proprio chiedendo chi fosse l’idiota caduto nella nostra trappola, ma non pensavo d’incontrarti sulla mia strada, non oggi per lo meno.” Disse una voce maschile, che trasudava un forte desiderio omicida, mentre rideva. “Sai che ti dico? Che rimarrò qui, al diavolo quello là che mi sta aspettando nelle miniere: avevo promesso il tuo sacrificio al Sommo Jashin, semmai ti avessi incontrato.”
Non appena Shikamaru si voltò, sbiancò di colpo, rimanendo senza parole dall’incredulità. “Tu?” Fu solo capace di dire. Non gli sembrava vero, non se lo sarebbe mai aspettato, portandolo a chiedersi come avesse fatto a fuggire dalla sua tomba.
“Non fare quella faccia, ti avevo avvertito che il Sommo Jashin ti avrebbe punito per ciò che mi avevi fatto!” Continuò l’uomo ridendo. Ciò che i due ragazzi avevano davanti era un uomo sulla trentina, con capelli platinati, pettinati all’indietro, occhi color ametista e armato con una falce a tre lame. Ciò che i due ragazzi avevano davanti ai loro occhi era Hidan, nurkenin dell’ex-Villaggio delle Calde Primavere ed ex membro dell’Akastuki indossando, infatti, un nuovo mantello nero, senza le nuvole rosse.
Le cose si sono messe davvero male… Pensò Shikamaru, mentre indietreggiava con Kankuro. Non poteva distrarsi, o tutti sarebbero morti per mano di quel pazzo omicida. Doveva ideare un piano, e in fretta, sperando che i due rimasti intrappolati nelle miniere potessero essere stati più fortunati. Dalle parole del nukenin, Hidan non era da solo.







 


Angolo dell'Autrice:

Buonsalve a tutti!
A grande richiesta, ecco il nuovo capitolo!
Yui e Gaara hanno trovato un punto d'incontro per una tregua, ma le cose non sembrano filar liscio, sopratutto per Shikamaru.
Spero di non aver deluso le aspettattive di nessuno (anche se ne dubito con la bomba che ho appena lanciato, ma non si sa mai... i pareri sono soggettivi), e ci sentiamo presto nel prossimo capitolo!
 
  
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