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Autore: LucreziaPo    09/04/2009    3 recensioni
“Cosa ami di me?”ripeté Greg.
“Sei arrogante, presuntuoso, cinico, egocentrico. Sei un manipolatore bastardo, come ti chiama Foreman, ti piace manipolare la gente ed essere crudele per ottenere quello che vuoi. E certe volte mi fai davvero impazzire.”
“In che senso?”
“Eh?”
“Impazzire nel senso che vorresti saltarmi addosso o nel senso che ti faccio…”
“Arrabbiare. Sì, quello. Sei un ottimo dottore ed ammiro la tua genialità, intelligenza, la tua perspicacia. Ma nonostante i tuoi mille e più difetti, e ce ne sono, credimi, sono il tuo migliore amico e non sono mai riuscito a pensare alla mia vita senza la tua presenza. Mi viene da ridere se penso ad un qualsiasi momento senza di te.”
“Quindi mi ami anche se non mi sopporti?”
“Certe volte non ti sopporto. Comunque, sì. Ti odio e ti amo allo stesso modo.”
mi raccomando, commentate in molti!!!!!!!!
baciotti Lily Black 90
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, James Wilson
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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La Cuddy entrò nell’ufficio di Greg, due giorni, trovandolo coinvolto in una diagnosi differenziale con il suo staff.

“Posso parlarti?”

“Se hai intenzione di parlare della scorsa notte, ti comunico che non ho alcuna intenzione di ripetere l’esperienza. Troppo traumatizzante.”fece lui, con un ghigno.

Foreman, Chase e Cameron alzarono gli occhi al cielo.

Erano abituati alle uscite idiote del loro capo.

“Niente affatto.”

“E se vuoi fare sesso con qualcuno chiedi a Foreman. Lui è libero.”

“Non voglio chiedere nulla del genere, House!”

“Non ha nulla a che fare con te?”chiese lui, speranzoso.

“Si tratta del tuo compagno.”

Greg tacque, smettendo di scherzare e tutti concentrarono gli occhi sulla Cuddy.

“Cos’è successo?”chiese, serissimo.

“Ha appena picchiato un paziente.”

“Cosa? Wilson ha picchiato un paziente?”esclamò Cameron, sorpresa come tutti.

“Poco fa. In ambulatorio. Probabilmente era seccante o cose del genere e…”

“Ma cosa diavolo gli è saltato in mente?”

Greg era stupito.

“Beh…tu non sei nuovo a queste cose.”fece Foreman.

“Lui sì, però.”

“Il paziente non sporgerà denuncia, ma devi parlare con Wilson. Non l’ho mai visto così…nervoso, irritato…

È stressato, sfiduciato. Due giorni fa è morto un bambino di 5 anni, suo paziente. Te l’ha detto?”continuò la Cuddy.

Greg scosse la testa.

“Immaginavo.”

“Perché?”

“Perché non vuole stressarti con le sue preoccupazioni o problemi.”

“E’ un idiota.”

“Sei egocentrico. Può darsi che non gli abbia lasciato spazio per…”

“Stai dicendo che ora la colpa è mia? Se è fuori di testa?”

“House!  Non so di chi sia la colpa o se sia di qualcuno!”

“Ed allora sta zitta se non sai un accidenti!”

Tacquero.

“So che…”

“Sai? Cosa sai?”

“So che sei cambiato.”

“Io non sono affatto cambiato. E se vuoi te lo posso anche dimostrare.”

“No. Hai ragione. Bisogna seguire la tua teoria: le persone non cambiano. È vero. Non nelle cose importanti. Ma ti sei preoccupato per James quando ho detto che si trattava di lui.”

Greg non rispose.

“Saresti sempre disposto ad uccidere un paziente per dimostrare una tua teoria, o inventarti cose surreali ed operazioni folli. Sei sempre lo stesso Gregory House, folle, che ho assunto. Ma sei cambiato nei suoi confronti. L’hai ammesso nella tua vita.”

“Già faceva parte della mia vita. È il mio migliore amico, ricordi?”

“Non così. Ti chiedo solo di stargli vicino. Di capire cosa gli sta succedendo. Se dipende da te o dalla morte del padre o…qualsiasi cosa…

“Come vuoi. Ma lo finisci di risolvere tu questo caso. L’hai già spedito nel reparto psichiatria?”

“E’ ancora in ambulatorio.”

“Strano che tu non lo abbia ancora legato a qualcosa. O credi lo faccia io nel tempo libero?”ghignò lui.

“Sparisci, House.”

 

 

“E’ permesso, tesoro?”

Greg entrò nella Sala 1 dove James stava visitando una paziente.

L’oncologo si limitò a fulminarlo con lo sguardo ed a controllare il battito della paziente.

“E’ tutto ok. Si è presa solo un bello spavento. Tutto qui.”le disse.

“Sì. Capita spaventarsi ed il nostro cuore fa una cosa strana, sa? Accelera i battiti. Che cosa affascinante e strana, vero, tesoro?”intervenne Greg, gelido e la paziente uscì, accigliata.

“Vuoi finirla?”

“Ah, perché ti secca?”

“Vuoi far sapere a tutto l’ospedale che ci frequentiamo?”

“Credo già lo sappia. Se Cameron non ha affisso i manifesti, mi stupisco di lei.

Perché? Te ne vergogni?”

Gli s’avvicinò.

“No, idiota. Mi da solo fastidio che…parlino.”

“E tu lasciali parlare.”

Greg posò le labbra su quelle di James, catturandole con un bacio.

James si staccò dopo pochissimo.

“Và via. Devo lavorare. Mi distrai.”

“Era quello l’obiettivo.”

“Ed allora vai a distrarre qualcun altro. Ho un sacco di lavoro arretrato.”

La Cuddy mi ha detto che hai picchiato un paziente.”

“Gli ho chiesto scusa. È tutto ok. Torna al tuo ufficio.”

“Cosa diavolo ti è preso?”

“Sai, non sei esattamente la persona più adatta a rimproverarmi.”

“Non è da te.”

“Ci sono un sacco di cose che non mi sarei aspettato da me in questi mesi. Ad esempio fare sesso con te. Quindi…”

“Scelta tua.”

“E non me ne sto pentendo, infatti. Ora te ne vuoi andare?”

“Vieni via da questo posto. Andiamo a pranzo.”

“Non ho fame. Dovrai mangiare da solo, oggi, mi dispiace.”

“Perché non mi hai detto del tuo paziente?”

“Di chi?”

“Del bambino che non sei riuscito a salvare.”

James tacque, irrigidendosi.

“L’hai detto anche tu per mio padre. Sono cose che capitano. Era inutile parlartene.”replicò, asciutto, ma Greg avrebbe giurato di aver visto i suoi occhi inumidirsi.

“E da quando hai estromesso questi particolari dalle nostre conversazioni?”

“Da quando non ho voglia di parlarne!”

“Perché?”

“Perché diavolo devi chiedere sempre il perché di tutto? Ci sono cose inutili delle quali non voglio parlare. Perché t’interessa? Solo per soddisfare la tua maledetta curiosità?”

“Sono fatto così! E non sono cose inutili se ti fanno soffrire...”

Era sincero per una volta.

“Sto bene, House! Perché diamine ti preoccupi per me? Dovresti pensare a te, a riprenderti…”

“Sto bene! Sei tu quello che sta cadendo a pezzi! La Cuddy è…”

“Scommetto che ti ha mandato lei a parlarmi.”

“E’ stata lei a dirmi tutto. Cosa che tu non hai fatto!”

“Perché non era importante!”

“Hai perso la testa!”

“La mia testa è a posto! Sto benissimo. Sono felice, ok?”

“Già, sei l’immagine della felicità!”

“Cosa vorresti dire?”

“Stai soffrendo e non vuoi ammetterlo.”

“Sono stato mesi terrorizzato all’idea di vederti morire, mi sono innamorato del bastardo che sei e per poco non sei morto mentre tentavo di rianimarti. Poi è stata la volta dei tuoi genitori e di quel maledetto ordine, del tuo cuore che stava cedendo e tu che eri troppo idiota per fidarti di chiunque altro che non fosse di te stesso. E poi è stata la volta di mio padre, della sua morte, del suo funerale, di mio fratello che ti ha picchiato, del bambino di soli 5 anni che non sono stato in grado di salvare e contavano su di me…

Ed oggi di quel idiota del paziente che non la finiva più d’assillarmi…

Cosa cazzo dovrei fare? Mettermi a piangere? L’ho fatto e c’eri anche tu. Rompere cose? L’ho fatto!

Ora cosa diavolo pretendi da me?”gridò, avvicinandosi ad ogni frase a Greg.

Ora erano vicinissimi, i loro visi quasi si sfioravano e James era sull’orlo di una crisi, gli occhi umidi.

“Tira il freno. Rallenta.”sussurrò Greg, fin troppo stupito da quello sfogo.

Non si era reso conto di tutto quello che aveva dovuto patire il suo migliore amico in quei mesi.

“Non posso, ok? Ho troppe cose cui pensare, da fare e…”

“Che possono aspettare.”

“Non posso! Ora, ti prego, lasciami con i miei pazienti! L’ha fuori c’è la fila di persone che aspetta una mia visita. E ho 5 visite per oggi pomeriggio ed un mio collega mi ha chies…Uh!”

Fu un attimo.

James barcollò arretrando, portandosi una mano al capo, colpito da un violentissimo capogiro.

“James…Cosa ti succede?”

Greg l’afferrò per un braccio, ma l’oncologo l’allontanò.

“N-nulla. S-solo un capogiro…”

S’appoggiò allo scaffale dei medicinali, posando la fronte sul freddo metallo, tentando d’attenuare il dolore che provava.

Greg s’avvicinò, ma, come prima, James l’allontanò.

“Vai. E fa entrare un altro paziente.”disse, controllando la voce.

“Non visiterai nessuno in queste condizioni. Potresti ammazzare qualcuno.”

“Sparisci dalla mia vista, House! Sto bene! Vai via!”disse urtato, la voce flebile.

Lasciò la presa sullo scaffale e gli fece cenno di andarsene, spazientito.

Greg sbuffò, s’avviò alla porta.

E poi un secondo capogiro, ancora più violento del primo, colpì l’oncologo.

Sbam

Greg si voltò di colpo e lo vide a terra.

“JAMES!”

Gli fu accanto in un attimo, controllandogli polso e battito.

Il cuore batteva più lentamente del solito e James era pallidissimo e la sua pressione era precipitata pericolosamente…

Zoppicò velocemente alla porta e l’aprì.

“Qualcuno porti il carrello d’emergenza! Il Dr Wilson è svenuto!”gridò, afferrando dal cassetto delle siringhe una contenente Epinefrina, per accelerargli il flusso del cuore.

“Ed ora chi è che ha bisogno di aiuto…”disse, fissando il volto del compagno, preoccupato.

 

“Esaurimento nervoso. E non sono affatto stupita.”

Greg lanciò uno sguardo alla Cuddy, prima di concentrarsi nuovamente sul suo videogame.

James era stato ricoverato e loro vegliavano su di lui.

“Sembra stare meglio.”constatò la dottoressa.

“Dorme, è sotto sedativi ed è stata Jess di oncologia a spogliarlo ed ad infilargli il camice. Anche io starei bene al suo posto.”ribatté Greg, riferendosi all’infermiera famosa per le sue generose prosperità.

“Sei il solito.”

“Uhm…”

Greg continuò a giocare.

“Quando inizierai a crescere?”

“Quando mi preoccuperò e mi occuperò di qualcuno…Ops, lo sto già facendo!”disse, irritato.

Era preoccupato sul serio.

“Scusa, io…”

“Lascia perdere. Impediscigli di lavorare. Da a qualcuno le sue ore di ambulatorio ed alleggeriscigli il peso dei pazienti. O ce lo ritroveremo sul serio del reparto di psichiatria.”

“Hai ragione.”

“Come sempre. Solo tu ne dubiti ancora.”

“Almeno c’è la festa. Così si distrarrà un po’…”

Cadde il silenzio, interrotto ogni tanto dal suono del videogame di Greg.

“Ti lascio solo con lui. Se si sveglia, o succede qualsiasi altra cosa…”

“Ti avvertirò. Lo so...”

Greg rimase seduto a fissare il volto del compagno. Sembrava veramente distrutto.

Tentò di concentrarsi sul suo videogioco, ma fu completamente inutile. I personaggi, le istruzioni di gioco…gli guizzavano dinanzi gli occhi, senza avere alcun senso…

Lo gettò, infastidito in un angolo, dove si spense con un rumore acuto.

Vide James agitarsi e, preoccupato, gli s’avvicinò.

L’oncologo aprì gli occhi lentamente.

Posò lo sguardo sul compagno ed abbozzò un debole sorriso.

“E-ehi…”

“Idiota.”

“C-ciao anche a te.”

“Quando imparerai a darmi ascolto?”

“S-sto bene…”

“Certo. Sei svenuto perché non avevi di meglio da fare, eh?”

“G-greg….ti prego…sto b…”

“Zitto. Prova a dirlo ancora una volta e potrei anche non rispondere delle mie azioni.”

James tacque.

“Avevi la pressione così bassa che sei svenuto. E non significa stare bene.”

“E’ successo solo una volta.”

“Aspettiamo che tu venga prima investito da una macchina e ne riparliamo, ok?”

“E qual è la tua mossa, genio?”

“Io? Io non farò assolutamente nulla.”

Greg si sedette sulla poltrona accanto al letto e prese in mano in cellulare.

“Aspetterò di vedere cosa farai tu.”

“Ce la faccio.”

“Buon per te.”

James s’alzò lentamente e gli s’avvicinò, appoggiandosi allo schienale della poltrona.

“Cosa vuoi che faccia?”gli sussurrò all’orecchio.

“Tira il freno.”

“E vado in vacanza alle Maldive?”

“Se vengo con te, sì.”

“Greg…”

Il diagnosta si alzò, fronteggiandolo ed appoggiandosi al bastone.

“Ammettilo. Hai bisogno di aiuto.”

James chiuse gli occhi.

“Cosa vuoi che faccia?”ripeté.

“Spetta a te decidere.”

“Fallo tu.”

Greg rise.

“Ti fidi più di me che di te?”

“Ora sì. Non so cosa mi stia succedendo.”

S’avvicinò.

“Rimani a casa. Riposati. Parla con qualcuno. Parla con me.”

James annuì ed afferrò le sue mani, stringendosi a lui.

Greg, stupito, gli batté una mano sulle spalle.

“Ti è ancora difficile?”chiese James.

“Fare che? Sai che per me, nulla è difficile.”

“Abbracciarmi. Fare queste cose “sdolcinate”.”

“Sì. Molto. Ma sei m’applico sono bravo, vero?”

“Sei perfetto…”

James chiuse gli occhi, respirando il suo odore. Si sentiva così tranquillo quand’era con lui, così bene, così protetto…

Sentì le lacrime rigargli le guance, senza neanche essersene reso conto.

Tentò di asciugarle in modo che Greg non le vedesse, ma il diagnosta abbozzò un ghigno.

“Fregatene.”

James si chiese dove fosse l’amico che di fronte a manifestazioni di debolezze non faceva altro che prendere in giro ed essere pungente.

“Non cambiare.”gli disse.

Non voleva. Non per lui.

“Cosa?”

“Non comportarti diversamente con me. Non farlo. Non voglio. Non per me.”

“Non sono cambiato. Cerco solo di fare meno il bastardo…con te.”

“Perché?”

“Perché crolleresti. Perché rischi di impazzire. E non riuscirei a reggerti…”

Quanto era maledettamente vero.

Strinse le braccia attorno alla sua schiena e posò il viso contro la sua spalla.

“Mi sa che la Cuddy ti vuole mandare da uno psicologo. Dice che non stai superando ciò che è successo.”

“Dille di smetterla di preoccuparsi.”

“Anche secondo me non stai superando un bel niente.”

“Se parli di mio padre, ci sto provando, ok?”

Tentò di sciogliersi dall’abbraccio, ma Greg gliel’impedì.

“Sono passati pochi giorni. Ed hai pianto solo una volta. Non ne parli mai e…”

“Non lo sai.”

“Viviamo insieme, andiamo a letto insieme…ci ritroviamo persino in bagno insieme! Come fai a dire che non lo so?”

“Sto cercando di andare avanti.”

“Evitando di pensarci?”

“Non sei nella mia testa…grazie al Cielo.”

“Molto divertente. Segui i consigli della Cuddy. In questo momento mi sento la persona più inadatta per stare con te.”

“Stronzate.”

“Non sono precisamente la persona più sensibile del mondo. Ma posso prestarti la Cameron. Ti saprà confortare meglio di me.”

“Greg? Fammi un favore: la prossima volta che ti viene in mente una sciocchezza del genere, sta zitto e non la dire, ok?”

Greg rafforzò la stretta.

“Va bene.”

 

Era in momenti come quello che James Wilson si rendeva conto di come sarebbe stato impossibile andare avanti senza Gregory House.

Aveva bisogno di tranquillità e di tirare il freno ed anche se Greg House era l’esatto opposto della persona tranquilla…beh…aveva sviluppato una tale condizione di dipendenza da lui, che allontanarsi sarebbe stato impossibile.

La Cuddy l’aveva obbligato a prendersi un periodo di riposo e Greg, che forse sotto sotto aveva capito che parte dello stress era dovuto alla sua malattia ed a ciò che n’era seguito, rimaneva con lui.

La Cuddy ti ammazza, se salti ancora l’ambulatorio. E non puoi ignorare le chiamate dei tuoi assistenti per sempre, sai?”rise James.

Era steso sul divano accanto al compagno, gli occhi chiusi.

“Sì che posso. Potrei gettare il cercapersone dalla finestra!”

“Talmente che sei preoccupato per me? Mi ami così tanto?”lo prese in giro James.

“Affatto! Pensavo solo di prendermi un anno sabatico.”

“Impazziresti. Non ce la faresti!”

“Sarebbe divertente. Andare in giro e fare stronzate…”

“Che fai anche qui!”

James rafforzò la stretta attorno alla vita di Greg e posò il viso contro il suo collo.

“Stai bene? Sei troppo affettuoso oggi.”

Greg lo guardava interrogativo, ghignando, ma quando James fece per sciogliersi dall’abbraccio, lo trattenne.

“Non ho detto di andartene.”

“Anche perché questo è il mio ufficio.”

Risero, stretti l’uno all’altro.

“Dicevi sul serio? Dell’anno sabatico?”mormorò James.

“Mmm…Forse. Mi annoio a starmene qui. Sono un tipo attivo, io?”

“E cosa vorresti fare, sentiamo! Scalare le montagne o riprovarci con gli scii?”

“Il bunging jumping!”

James scoppiò a ridere.

“Te lo proibisco! Saresti un pericolo pubblico, per te e per quelli che ti circondano!”

“Sarebbe fico!”

“Ci sono un sacco di cose “fiche”, che non includono il rompersi l’osso del collo!”

“E far morire te di crepacuore!”

“Già. Ma andarsene via, lontani da tu…”

“Lontani? Chi ha detto che ti porterei con me?”ghignò Greg.

James alzò lo sguardo su di lui, incrinando appena un sopracciglio come a voler dire “a chi vorresti darla a bere, eh?”.

“Non ti porterei con me, James. Te lo giuro. Sei un tipo troppo tranquillo per fare le cose che ho in mente.”

Greg ghignava.

“Se intendi andare in giro per locali ed ubriacarsi o stare con le prostitute…beh…”

“Intendo cavalcare le rapide in canoa, andare in Perù e visitare Machu Picchu…”

“Ce la farei. Non sono così provinciale e cittadino!”

Greg rise.

Si guardarono per un lungo attimo, tacendo.

Poi James gli fece uno sguardo supplichevole, prendendolo in giro e sedendosi sul divano, al suo fianco.

“Non mi convinci. Se fai così mi dai so…”

James posò le mani ai lati del suo viso, intrappolandolo.

L’oncologo si chinò lentamente su di lui, sfiorandogli le labbra con le sue.

“Portami con te, ok? Altrimenti troverò un modo per vendicarmi.”rise contro le sue labbra.

Sapeva che non sarebbe mai andato via senza di lui. Niente e nessuno gli dava una certezza simile, ma lo sapeva e basta.

Lo baciò con dolcezza, godendosi quel bacio attimo per attimo.

Quando si allontanò Greg ghignava.

“Togliti quel ghigno dalla faccia, Greg!”

Il diagnosta rise.

“Hai bisogno di un apprendistato sulla coercizione. Davvero. Per convincermi ci vorrà molto di più di un bacio.”

“Andiamo!”

Si guardarono nuovamente per un lungo istante, occhi castani contro occhi azzurro cupo.

James deglutì a vuoto. Perché diavolo gli faceva sempre quest’effetto guardare Greg?

Erano mesi che si frequentavano, non avrebbe mai smesso di esplodergli il petto?

Greg l’afferrò per un braccio, tirandolo su di sé, interrompendo il contatto.

Aveva visto James fremere al suo sguardo, come ogni volta.

E, anche se non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura, gli era difficile interrompere quel legame di sguardi.

Sentì la presa di James farsi più forte attorno a lui.

“Ti porterei, ok? Ma dovresti fare il bravo…”lo prese in giro.

“Mft! Io?”

“Lasciamo perdere. Sarebbe divertente vederti alle prese con le rapide o con la scalata del monte Huayna Picchu.”

“Già, divertentissimo! Saprei chi incolpare della mia morte! Saresti davvero intenzionato ad andare in Perù?”

“Direi di sì. Mi darei alla scalata di un monte.”

“Con la tua gamba non ti allontaneresti dall’albergo.”

“Farei questa follia.”

“Già, immagino.”

James alzò lo sguardo su di lui. Stava scherzando od era davvero intenzionato a partire?

 

Greg passò le giornate che lo separavano dalla festa, tallonato dalla Cuddy, che gli chiedeva consigli e dai suoi assistenti, che lo assillavano con le loro idiote ipotesi…

A dirla tutta, quello era un periodo che non riusciva a stare in ospedale; lo annoiavano i soliti casi, fin troppo semplici per il suo genio, ed il fatto che James non lavorasse.

Era privo del suo giornaliero sfizio, gli mancavano le sue entrare in scena in ambulatorio o nel suo ufficio, prendendolo in giro apertamente e pubblicamente ed i loro consulti.

La cosa divertente di avere James in ospedale era lavorare con lui.

Ed ora nulla e s’annoiava.

L’idea dell’anno sabatico non lo turbava molto, anzi l’allettava. Sarebbe stato divertente andarsene per un po’, da tutto e da tutti.

Fuggire via..con James? Con il suo migliore amico, il suo compagno?

Sì, l’avrebbe fatto e visto anche la determinazione di James, l’avrebbe fatto anche lui.

 

“Come sta?”

“Sono stufo di questa domanda, sai? Sta morendo, ok?”

“Smettila. Se così fosse tu non te ne staresti a girovagare per i corridoi.”

“E chi te lo dice?”

“Il fatto che sei innamorato di lui?”

La Cuddy bloccò House fronteggiandolo.

“Sta bene, si sta riposando e pensa ai campi fioriti. Ora mi lasci andare?”

“Abbiamo fatto la cosa giusta?”

“Se parli della scorsa notte…direi di no! Sono ancora traumatizzato!”

“Parlo della festa.”

“Idea tua. È tua la colpa se va male.”

“E per James che sono preoccupata, House! Non per la festa!”

“Starà bene.”

“In questo momento è fragile…ce la farà a…”

“Stare ad una festa? Mmm…”

“Affrontare tutti. Verranno anche i suoi parenti ed i suoi amici. E ci sei tu. State insieme, Greg.

Ce la farà a…”

“Non tutti sanno che…”stiamo insieme”. E non c’è bisogno di dirlo. E poi ce la farebbe. Smettila di preoccuparti. Ti fai venire le rughe…”

Ci mancava solo il capo preoccupato…

“Hai pensato al regalo?”

“Cosa? Che regalo? Non basta la festa che tu mi hai convinto ad organizzare?”

“Convinto, hai detto bene. Potevi anche rifiutarti.”

“Dovevo avere qualcosa da fare. Mi annoiavo.”

“Nessun regalo?”

“Non sono il tipo che festeggia i compleanni. O le feste in generale. Sono una stupidaggine.”

“E’ solo un’occasione per essere felici, per stare con gli amici…Solo tu riesci a vederci qualcosa di male.”

House fece una smorfia, limitandosi a scrollare le spalle.

“Pensa al regalo.”

“Se lo portassi con me in giro per il mondo?”propose House, sogghignando.

L’idea l’aveva solleticato più volte da quando ne avevano parlato.

Ma era troppo folle, troppo da irresponsabili…

Ma in fondo, quando mai ci aveva fatto caso a cose del genere?

“Me lo riporteresti in una bara. Nessun regalo pericoloso. Già stare con te è una sfida continua ed un costante pericolo.”

  
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