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Autore: darken_raichu    10/05/2016    3 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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All’ansa dell’Ursaring, 15/07/4783, circa le 19
Zangoose, terminato di spiegare l’accordo preso con Re Houndoom, rimase in attesa di sapere da Eelektross cosa ne pensasse. Gli altri, si rese conto, erano impietriti, e Chande in particolare lo guardava con gli occhi sbarrati. “Beh, in fin dei conti non c’era altra scelta.” Si disse. Erano arrivati appena un’ora prima, schivando per altro una tempesta di pioggia acida dall’aria piuttosto pericolosa, e il pokémon Normale era davvero stanco. Era stato contento di vedere che i compagni stavano tutti bene, ma aveva bisogno di dormire. Solo che prima Eelektross voleva sapere nei dettagli com’era andato l’accordo con il Re delle Fiamme Nere.
Eelektross tamburellò per un poco sul tavolo con gli artigli, poi scosse la testa «Chande, non ricordo, esiste una religione a Spettria che permette la poligamia? Toglimi questa curiosità.»
«No, e che io sappia non ce ne sono in tutta Pokémos. Abra lo saprebbe, credo, ma sta dormendo.» Commentò lo Spettro.
«Perfetto. In tal caso, abbiamo ufficialmente un problema, dato che ora sulla carta sei promesso a due nobili famiglie.»
Zangoose spalancò la bocca «Cosa?!»
«Hai sentito bene Zangoose, due famiglie. Per merito anche vostro» rispose Eelektross lanciando uno sguardo a Raichu e Chande «La situazione rischia di precipitare.»
«Ma non potevamo saperlo!» Esclamarono all’unisono i tre pokémon.
«Precisamente. Se non potevate saperlo, perché lo avete fatto? Come potevate sapere che suo padre non aveva già stretto accordi con altri nobili? Chande, come credi che si comporterà tuo padre ora? Credi che gli basterà chiedere scusa? Dovrà inventarsi una soluzione, e in ogni caso le due parti non saranno soddisfatte.»
«Noi…»
«Voi dovrete riflettere meglio, la prossima volta, ma ormai il danno è fatto. Inutile rimuginarci sopra, dovremo lasciare l’Alleanza a sbrogliarsela. Noi dobbiamo pensare ad andare avanti. Quindi, parliamo di Normalia. Zangoose, la situazione è sempre la stessa grossomodo, vero?»
«Sono stato qui a Normalia l’ultima volta due anni fa, quindi prendi la mia risposta con le pinze, ma dovrebbe essere rimasto tutto uguale.» Rispose Zangoose.
«Va bene, credo sia così. Qui a Normalia ho più informatori che in ogni altra base fuori Elettria, mi avrebbero detto se ci fossero stati sconvolgimenti. Il che significa che la situazione è complessa.»
«In che senso… complessa?» Chiese Emolga, interrompendo la frase a metà con uno sbadiglio.
«Adesso vi spiego. Fino a un secolo o due fa, la data esatta non la ricordo, Normalia era governata stabilmente dalla Voce di Arceus. Suppongo sappiate tutti chi è.» Cominciò Eelektross.
«Certo, è la proiezione di Arceus in terra, il signore spirituale di Pokèmos, il Massimo Sacerdote dell’Arceismo.» Rispose Raichu.
«…Sì, diciamo di sì a tutto per comodità.» Rispose Eelektross «Anche se sulla prima questione c’è molto di cui discutere, ma non è il momento. Comunque, questo finché i nobili di Normalia decisero che la Voce di Arceus non aveva il diritto di governare su di loro come un re. Perciò, si rivoltarono e lo costrinsero a firmare un accordo in cui si dichiarava che Normalia era governata da un consiglio di nobili, seguendo la divisione del paese dell’epoca, quella che vale ancora adesso. Ovviamente, per tenerlo buono, diedero anche alla Voce un posto in quel consesso, ma in realtà il valore del suo voto era simbolico.»
«Quindi dobbiamo convincere i nobili. Quanti sono?»
Eelektross sospirò «Centoquaranta.»
Raichu lo fissò a bocca aperta «Cosa?»
«Venti Duchi, quaranta Conti, ottanta Baroni. Centoquaranta posti nel consiglio. Centoquarantuno se conti la Voce.»
«E come dovremmo fare a convincere tutta questa gente?»
«Adesso ci arrivo. In pratica, nelle votazioni del consiglio i voti sono pesati.»
«Pesati?» Chiese Flaaffy.
«In pratica, il voto di un Barone vale uno, il voto di un Conte due e il voto di un Duca quattro. Quello della Voce vale otto.»
«Beh, questo ridimensiona un po’ le cose. Ci basta convincere la Voce, i Duchi e una parte dei Conti o dei Baroni. No?» Commentò Riolu.
«E quanto tempo credi ci vorrebbe? Normalia è enorme, non pensare con i tempi degli altri paesi, in cui bastano quattro o cinque giorni per andare da un lato all’altro se si è veloci. Qui ci vorrebbero settimane, e c’è anche la questione del raduno. Il consiglio dei nobili si riunisce una volta ogni due mesi. L’ultimo è stato tre settimane fa. Credete di poter perdere tutto questo tempo qui a Normalia? Inoltre, non è detto che i Duchi ci diano retta, e per ognuno di loro che rifiuta di crederci o di aiutarci sono altri viaggi da fare. Infine, dovete considerare che, pur con una certa autonomia, i Conti e i Baroni sono sottoposti dei Duchi. Se il Duca rifiuta categoricamente, sarà difficile che i nobili loro sottoposti accettino. Al contrario, non è detto che un Duca che accetti porti anche i voti di Conti e Baroni. Insomma, è una gran confusione e un’immane perdita di tempo. Non possiamo restare qui a Normalia così a lungo.»
«Concordo, ma in tal caso cosa dovremmo fare?»
«Oh, è semplice. Uno di noi deve restare indietro e cercare di concludere qui, mentre il resto di noi va avanti.»
«E chi?» Chiese Draak.
«Oh, non è difficile. Dev’essere qualcuno che sa come muoversi a Normalia e che ha conoscenze. Non credo ce ne siano molti nel nostro gruppo. Dico bene, Zangoose?»
Zangoose annuì «Ci stavo pensando anche io. Io posso riuscirci. Ma non posso farcela in poco tempo, perciò devo per forza restare indietro.»
«Sei certo di riuscirci da solo?»
«Oh, sono sicuro di sì. Ho un vecchio debito, e posso cominciare da lì. Vedrai, Normalia sarà dalla nostra.»
«D’accordo. In ogni caso, noi ci dirigeremo lungo la Strada di Arceus fino a Knowledge Castle, per parlare con la Voce. A quel punto, proseguiremo per Fatia.»
Raichu fissò Zangoose, combattuto. Lui e l’Investigatore dell’Ignoto si erano conosciuti per poco tempo, ma a Raichu il pokémon sarebbe mancato. Gli tornò in mente il loro discorso nella Città Sconosciuta. Si rese conto che nonostante si fossero incontrati per poco, il pokémon era stato un compagno importante.
«Ottimo.» Rispose Eelektross «Ero preoccupato, ma vedo che è tutto a posto. In tal caso, mi affido a te.»
«Mi servirà aiuto alcune volte. Posso chiedere ai tuoi?»
«Raut ti conosce, non c’è problema. Se ti serve qualcosa, basta che vai da lui o lo contatti in qualche modo.»
«Bene. Allora, se non vi dispiace, vado a dormire. Avrò bisogno di energie domani.»
«Serviranno a tutti.» Rispose Eelektross «Se siete stanchi, riposatevi stasera. Nei prossimi giorni dovremo muoverci velocemente, visto che voglio cercare di arrivare a Fatia entro una settimana. Non ci serve restare a Normalia.»
Raichu e gli altri annuirono, poi si alzarono e si divisero, ognuno diretto alla propria stanza. Al tavolo, rimasero solo Eelektross e Zangoose.
«Sei sicuro di farcela?» Chiese Eelektross «Sarai costretto a buttarti di nuovo in quell’inferno.»
«Questa volta però avrò degli alleati. Non è cosa da poco. L’ultima volta mi ci vollero anni per scoprire un colpevole, ma questa volta, con l’aiuto dei tuoi, riuscirò a muovermi velocemente tra di loro. Sono certo di riuscirci. Inoltre, con quel vecchio debito potrò subito entrare in azione.»
«Sei deciso ad usarlo per questo, quindi?»
«Già. Vedrai, ne varrà la pena.» Rispose Zangoose.
«Sacrificare una cosa simile… non avrei mai pensato che l’avresti fatto.»
«Devo farlo. Il suo aiuto mi serve.»
«Già.» Commentò Eelektross «Ma è un prezzo alto, per te.»
«Un prezzo che pagherò. Come sempre.» Rispose Zangoose. Poi si alzò, e andò a dormire, lasciando Eelektross a riflettere.
 
Electronvolt, Palazzo Reale (biblioteca), 15/07/4783, circa le 19
«…E queste sono le casse provenienti dalle scuole di Arenia. Ci è stato ordinato di tenerle ben divise, ma abbiamo il permesso di leggerle.» Commentò Tor, posando la cassa con uno sbuffo. Anche per un Troh come lui, spostare tutte quelle casse era stato faticoso.
«Eccellente, eccellente. Se solo avessimo più tempo, si potrebbe copiare e inviare tutto alla Cattedrale.» Rispose Heliolisk, in carica come Bibliotecario al Palazzo Reale di Electronvolt.
«Beh, concentriamoci su quello che possiamo fare.» Disse il terzo pokémon seduto al tavolo, Claydol, il Bibliotecario di Espia «Io tra poco avrò una nuova sessione del Concilio, ma prima di andarmene vorrei terminare almeno di copiare questo capitolo.» Aggiunse, mentre davanti a lui una penna, controllata con la telecinesi, ricopiava con una grafia elegante la pagina di un anonimo scritto proveniente dalla Biblioteca di Spettria.
«Sono d’accordo.» Rispose Nett, il Banette Bibliotecario di quella di Spettria «A Spettria noi bibliotecari siamo troppo pochi, in trenta è difficile star dietro a tutti i documenti da ricopiare. Ma grazie a voi potremo portarci avanti con questo lavoro.»
«Voi siete pochi? Ad Arenia siamo appena diciotto. Scommetto che nessun paese è messo peggio.» Rispose Tor.
«Perdi la scommessa. Qui ad Elettria siamo solo cinque, tre qui a palazzo, uno a Ohm Town e uno ad Ampere City. Ormai tutti coloro che vogliono tentare un lavoro più mentale che fisico si concentrano al Centro di Ricerca. Maledetto Electabuzz VII, quella torre può aver fatto tutto il bene del mondo ma ha distrutto l’ordine dei Bibliotecari.»
«E gli altri paesi dell’Alleanza? Quelli che non sono qui, intendo. Voglio dire, il Bibliotecario di Oscuria è un anziano che non esce mai da palazzo, quello di Velenia un genio, ma poco più che un ragazzino. Ovviamente nessuno dei due è venuto. Ma gli altri?»
«Quello di Aeria è anche un Colonnello dell’Aviazione.» Rispose Heliolisk «L’ho incontrato quando è arrivato il grosso dell’esercito. Un tipo simpatico, anche se un po’ marziale.»
«Ha fatto carriera nell’esercito? Perché?» Domandò Claydol, sorpreso.
«Non so. Comunque, nessuno ha mai detto che è vietato. Solo, è strano che trovi il tempo per entrambi i suoi ruoli. Quelli di Alvearia e Laghia invece sono rimasti dov’erano.»
«In conclusione, possiamo dire che siamo solo noi quattro.» Commentò Tor «Che peccato, fossimo stati di più avremmo avuto potuto ricopiare tutto.»
«In ogni caso, possiamo solo accettare tutto e proseguire. Io ho finito il capitolo.» rispose Claydol, chiudendo il libro mentre la penna si posava «Adesso devo andare a fare qualcosa di molto meno piacevole.» Commentò alzandosi.
«Avete deciso alla fine?» Chiese Heliolisk.
«Non posso parlarne, mi dispiace.» Rispose Claydol. A coloro che dovevano eleggere il Re era vietato parlare dei risultati con chiunque non fosse un candidato. “E di quelli ce ne sono fin troppo pochi.” Pensò.
Inizialmente, rifletté mentre si allontanava, era stato tra coloro che propendevano per l’elezione del principe Alakazam, finché questi non aveva rivelato di aver ucciso il padre. A quel punto, aveva deciso di sostenere Gallade, che se non altro sembrava il più adatto ai tempi di guerra. Anche perché, con sorpresa di tutti, nessun altro si era presentato offrendosi per essere eletto. Ma quello che aveva detto Mimer… Non era facile non rifletterci sopra. “Se eleggessimo Abra, romperemmo le regole stabilite dopo la morte di Drowzee l’Imprudente, ma la profezia non dovrebbe avverarsi. Sempre però che sia vera.” Rifletté. Era ben noto che gli Indovini di corte spesso prendevano le loro decisioni in base a offerte fatte dai nobili che desideravano farsi eleggere, inventando profezie. “Ma in questo caso non guadagnerebbe nulla. Abra è un ragazzo docile, ma se dovesse scegliere un reggente non sarebbe Mimen. Probabilmente sarei io.” Pensò il pokémon con una risatina “Ma non voglio quel ruolo. Se ci si risolve per una reggenza…” E in quel momento capì di aver deciso per chi avrebbe votato.
Nella sala, al suo ingresso, mancava solo Reuniclus. Lady Gardevoir e Gallade stavano parlottando. Lord Wobbufett si teneva sulle sue, in disparte, e Mimen sembrava star pensando a qualcosa di molto grave, a giudicare dall’espressione.
Poco dopo, anche Reuniclus entrò nella stanza, sorridendo.
«Siamo riuniti qui per eleggere il prossimo Re di Espia.» Esordì Claydol «Gli unici candidati sono il principe Abra, attualmente in viaggio, e il Generale Gallade. Se qualcun altro volesse farsi avanti, adesso è il momento.»
Attese per qualche momento, poi riprese a parlare «Che quindi votino i presenti. Io, Claydol, Bibliotecario del Palazzo Reale, voto per il Principe Abra come prossimo Re. Per quanto questo contraddica le regole di eleggibilità imposte a seguito dell’elezione e della prematura morte di Drowzee l’Imprudente, è mia intenzione sostenere la pretesa del principe. Ci sono precedenti di Re inetti saliti al trono evoluti, e ci sono precedenti di Re abili saliti al trono in stato precedente alla forma completamente evoluta. Ed è su questi ultimi che fondo la pretesa al trono del Principe.»
Ancora una volta, si interruppe, perché i presenti comprendessero appieno ciò che aveva detto “Con questa azione ho tolto un ipotetico sigillo all’elezione di chiunque al trono. Ma l’ho fatto per il bene, spero.” «Parlerà ora Mimen, l’indovino di corte.» Concluse, dando la parola al Mr.Mime, che annuì.
«Il mio voto è per il principe Abra. Il futuro è oscuro, contorto come le mille correnti di un fiume, ma una cosa è chiara negli auspici: la strada che ci porterà alla catastrofe passa per il malaugurato regno del Generale Gallade. E non permetterò che ciò accada.»
“Due per il Principe, ma erano gli unici due che potevo aspettarmi.” Pensò Claydol. «Cedo dunque la parola al Duca Wobbufett Weft.» Disse. Lord Weft annuì.
«Il mio voto, dopo molto ponderare, va al Generale Gallade. Siamo in guerra. Il Generale è un guerriero, il Principe Abra un ragazzo timido, inadatto a gestire una situazione di crisi. A regnare su di noi, dev’essere il Generale.» Disse il nobile, e Claydol si limitò ad annuire.
«La parola passa quindi alla Duchessa Gardevoir Galdeir.» Disse Claydol. “E lei è un voto sicuro per Gallade.” Pensò il bibliotecario, un attimo prima che la pokémon desse voce alle sue certezze.
«Io voto per mio figlio, il Generale Gallade. Egli è di certo il miglior comandante di Espia, e saprà guidarci alla vittoria contro il nemico.» Disse la pokémon con un sorriso.
Claydol attese, per vedere se la pokémon volesse dire altro, ma quando non rispose si rivolse all’ultimo rimasto «Tocca quindi a Reuniclus, ultimo a votare.» Concluse. “Nel bene o nel male, lui è l’ago della bilancia. Sarà lui a scegliere.”
Dal canto suo, Reuniclus non sapeva che pesci pigliare. Il capo gli aveva ordinato di comprare un posto nel Consiglio per poter pilotare l’elezione al momento opportuno, e lui aveva ubbidito. Solo che quando quel momento era venuto si era trovato impossibilitato a discutere il da farsi con Eelektross. Ne aveva discusso con Stunfisk, che Eelektross lo conosceva bene, ma quello gli aveva risposto che non aveva idea di cosa avrebbe ordinato il pokémon. Il che significava che la decisione era competamente in mano sua, con tutta l’importanza che questo avrebbe avuto sul futuro di Espia.
“Giratina, che situazione.” Pensò. Quando aveva saputo l’ordine della votazione si era sentito sollevato, sperando il tutto si risolvesse senza il suo intervento.
Ripassò mentalmente quello che era stato discusso in precedenza dal Consiglio “Il Principe Abra è un ragazzino, e impacciato. Anche al casinò in effetti ha solo dormito, ma è normale, è un Abra. Invece il Generale… beh, tolta la passione eccessiva per le belle Pokémon è un guerriero valoroso. Solo che su di lui pesa la profezia dell’indovino… Ah, al Giratina” Si disse scuotendo la testa “Lascerò che sia il destino a decidere. Sono il direttore di un casinò in fin dei conti. Rosso Abra, nero Gallade.”
Uno dei suoi mazzi prese a girare all’impazzata, nascosto accuratamente dietro la schiena. Poi, Reuniclus estrasse una carte, e girandosi con cautela la fissò.
Poi sorrise, si girò, e confermò la propria votazione.
 
Normalia, Lago Cornoalto, 15/07/4783, circa le 20
La nave fendette le acque del fiume metre questo defluiva nel Lago Cornoalto, il lago più grande di Pokémos. Marsh fissò l’enorme acquitrino. Il lago aveva un colore azzurro limpido. Se ne poteva scorgere il fondo, una prateria di Baccalghe alternata a zone spoglie, probabilmente sotto cui si trovavano grossi massi o relitti. Sembravano esserci numerose navi affondate, rottami rimasti sul fondo ad imputridire.
Mentre la nave fendeva l’acqua, comparvero le isole. Prima piccoli scogli, poi almeno una decina di isolette, che formavano un intrico insidioso al centro del lago. Il nascondiglio ideale per qualunque criminale fluviale, pensò Marsh. Una cosa simile capitava nel mare a nord di Alvearia, dove un piccolo agglomerato di isolette erano la base di diverse bande pirata, che se le dividevano e vi si rifugiavano in caso di pericolo. Per altro, le isole erano ben lontane dalle rotte usuali, perciò se una nave si avvicinava erano in grado di entrare subito in assetto da combattimento.
Poi davanti ai Pirati della Rosa Rossa comparve l’Isola del Corno, la più grande. Quella su cui era sorta la cittadina pirata di Isola del Corno, il sogno di ogni criminale.
Il porto era una sorta di zona franca, in cui potevano attraccare solamente le navi pirata, e in cui era severamente proibito entrare in conflitto con altre ciurme. In compenso, in città le risse erano all’ordine del giorno. Le case intorno erano un concentrato di taverne e sale da gioco, il paradiso di ubriaconi, violenti ed imbroglioni. E dietro tutto il resto svettava l’unico edificio in pietra della città, il Palazzo dei Capitani. I fondatori della città, pirati e masnadieri, avevano messo insieme il loro denaro sporco per costruirlo. E per quanto esso fosse stato bruciato tre volte dall’esercito di Normalia, e altre quattro volte fosse stato abbattuto, era sempre stato ricostruito, perché esso era il simbolo del potere dei pirati sull’alto corso del Draak.
Tutto questo a Marsh era stato spiegato da Rose nei giorni precedenti, ma vederlo era ben altra cosa. Il pokémon guardò il grande palazzo in pietra nera, rubata e comprata a Spettria ed Oscuria. Guardò le finestre a mosaico, fatte costruire dagli schiavi catturati a Fatia. E si chiese cosa lo aspettava in quella città.
  
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