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Autore: S h a d o w h u n t e r _    10/05/2016    6 recensioni
AU // Malec //
Eppure, glielo avevano detto.
L’avevano avvertito del fatto che una volta accettato, non si sarebbe più potuto tirare indietro.
Eccome, se glielo avevano detto: mai fare un patto col diavolo.
******
« Sei nervoso fiorellino? » gli sussurrò suadente all’orecchio, passandogli un dito smaltato su tutta la lunghezza della schiena.
Alec non era affatto nervoso, nel modo più assoluto. Semmai, cosa ben diversa, era terrorizzato.
Cosa diamine gli era passato per la mente quando aveva deciso di accettare una proposta così.. fuori dal comune?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Deal With The Evil.



3 Capitolo - The Deal With The Evil.

La scritta “Fashion Hair” si illuminava ad intermittenza davanti ai suoi occhi elegantemente truccati.
La porta d’ingresso vetrata permetteva di vedere all'interno i parrucchieri che, freneticamente, correvano da una parte all’altra per prendere gli strumenti giusti.
Un sorriso gli illuminò il volto appena ebbe varcato la soglia.
L’odore di shampoo gli arrivò dritto alle narici e Magnus non potè fare a meno di inspirarlo avidamente, come se fosse stata una droga.
« Ehi Magnus! Fammi indovinare, vuoi cambiare di nuovo look. » lo accolse una ragazza, mentre con aria divertita fissava il giovane portarsi una mano sotto il mento in una tipica espressione di riflessione.
Era piuttosto alta, forse pochi centimetri in meno di Magnus; i capelli bruni erano raccolti in due treccine che portava in avanti, sui lati; gli occhi a mandorla, dal color nocciola che ben si intonavano con la pelle ambrata, ricordavano vagamente quelli affilati di un lupo.
« Maia, tu sì che mi capisci al volo. » gli sorrise l’altro in risposta, mentre quest’ultima lo faceva accomodare su una sedia girevole davanti ad un grande specchio.
Voleva essere al massimo della sua bellezza quel giorno, il che non era poi così difficile visto che lo era sempre e in qualunque momento.
« Allora? Vuoi cambiare taglio o solo il colore? » gli chiese, spingendolo con la sedia verso il lavandino dove gli avrebbe lavato via tutto quel gel.
Magnus ci pensò su, mentre poggiava la testa e l’acqua cominciava a bagnargli le punte.
Il taglio che aveva ultimamente gli piaceva molto a dire il vero, gli dava un’aria piuttosto giovanile; inoltre, aveva giurato a Catarina di non tagliarseli per un bel po’.
L’odore dello shampoo al cocco lo rilassò, così socchiuse gli occhi.
Maia gli massaggiava bene la nuca, cercando di rimuovere completamente tutto quel glitter che sembrava non volersene andare via, troppo affezionato al suo padrone.
« Solo il colore, biscottino. » gli disse, dopo una lunga riflessione.
Ora il problema principale era: quale?
Al momento erano sfumati tendenti al blu, l’ultima volta invece erano tendenti al viola.
Doveva assolutamente trovare un colore che esprimesse a pieno l’eccitazione della giornata: avrebbe rivisto presto quel tale, Alexander.
Avrebbe dovuto essere adirato col giovane, visto il modo in cui gli aveva stravolto il locale, tuttavia gli era risultato praticamente impossibile quando era stato risucchiato all’interno di un mare tempestoso.
Mai aveva visto degli occhi blu così intensi, così.. espressivi.
Ne era rimasto completamente soggiogato - e no, non c'entrava nulla il fatto che adorasse quel colore -, perchè un turbine di pensieri e parole vi si poteva leggere dentro.
Qualcosa di più grande gravava sulle sue spalle e Magnus era estremamente interessato a scoprire di cosa si trattasse.
« Li voglio sfumati sul rosso. »
Maia sorrise, mentre lo riportava davanti allo specchio.
Magnus la osservò mentre preparava la tinta e, ancora una volta, il volto di quel ragazzo comparve di fronte ai suoi occhi.
Ah Alexander, pensò, così mi metti in difficoltà.
« Avanti dimmi: di chi si tratta questa volta? » lo riportò con i piedi per terra la bruna, mentre con il pennellino cominciava a tingergli le prime ciocche.
Il ragazzo sorrise ammiccante, accavallando le gambe: « Da cosa l'hai capito stavolta? » le chiese.
Maia sbuffò, tirandogli scherzosamente un buffetto sulla nuca.
Ormai conosceva Magnus da anni e sapeva che ogni volta che questo apportasse a se stesso un nuovo cambiamento esteriore, c’era qualcuno di mezzo.
« Rosso eh? Da quanto non li dipingevi di questo colore? Dai su, dimmi il nome della fortunata. » scherzò, mentre sciacquava il pennello sporco di tinta rossa.
Magnus si passò un dito sulla palpebra: l’ombretto si stava pian piano sbiadendo.
Ma tanto poco importava dato che sarebbe andato dritto a casa per prepararsi adeguatamente.
« Vorrai dire il fortunato, biscottino. Si chiama Alexander ed è super sexy. » le disse, facendola scoppiare a ridere.
Magnus la guardò dallo specchio, fintamente offeso per quelle risate insensate.
« Oh beh, stai attento allora! Non vorrai farti rubare il cuore. » gli disse, facendogli l’occhiolino.
Il ragazzo mosse la mano in un gesto stravagante: « Ho già dato tesoro, ma grazie per l‘interessamento. »
Certo, come se si potessero controllare certe cose, pensò la bruna.
Sapeva che Magnus era rimasto scottato una volta e che per questo si rifiutava di affezionarsi ad una persona in quel modo.
Ma al cuore non si comanda.
Maia lo squadrò, l’espressione di chi la sapeva lunga dipinta sul viso.
« Vedremo, mi ci gioco casa. » gli disse, mentre andava ad accogliere un’altra cliente.
Magnus agitò nuovamente la mano, ma non ribatté.



17.00

Erano già venti minuti che Alec si trovava di fronte all'entrata del Pandemonium, cercando il coraggio di entrare.
L'ansia e la paura di arrivare in ritardo - aggiungendo un'altra pessima figura a quella già fatta in precedenza - l'avevano portato ad uscire di casa di gran lunga prima del necessario.
Alla luce del giorno, con l'insegna al neon spenta e nessuna folla brulicante in attesa di entrare, quel luogo aveva un aspetto del tutto diverso.
Jace si sarebbe divertito da matti se avesse saputo che il suo caro e timido fratellino, - che si rifiutava di mettere piede in un locale perfino sotto tortura- avrebbe trascorso un mese intero lì dentro.
Peccato che lui non glielo avesse detto.
Non per vergogna, né tantomeno perché non aveva voglia di farglielo sapere, semplicemente.. non lo sapeva neanche lui.
Fatto sta che si era ritrovato a cancellare la solita sessione di allenamenti, senza però dirgli nulla di ciò che doveva fare.
Si era sentito stranamente sollevato nel momento in cui Jace aveva evitato di porgli domande: probabilmente, credeva che fosse la stanchezza il motivo che lo aveva portato a dargli buca.
Okay, adesso basta rimandare, si disse, sii uomo.
Prima di cambiare idea, spinse la porta ed entrò.
Si guardò intorno, riconoscendo lo stesso lungo bancone della sera prima, i tavoli disposti allineati, le sfere stroboscopiche con cui ormai aveva stretto amicizia e, notò infine, un ammasso di legno e vetri disposto in un angolo.
Per l'angelo.
Non c'era da stupirsi se l'uomo quella mattina gli era sembrato così adirato: aveva combinato davvero un bel disastro.
Non ebbe il tempo di farsi assalire nuovamente dai sensi di colpa poiché una porta, con su affisso un cartello che diceva "Vietato l'ingresso", si aprì, rivelando l’elegante figura di Magnus Bane.
Inutile dire che il suo abbigliamento, a confronto, rendeva l'ambiente circostante estremamente banale.
Indossava dei pantaloni di pelle talmente stretti che Alec si ritrovò a chiedersi come accidenti avesse fatto ad infilarcisi dentro; una camicia rosa shocking aderente aperta fino a metà, dava bella mostra del suo fisico tonico; i capelli scuri, ancora coperti di glitter, erano tirati su in una cresta tinta di diverse sfumature di rosso.           
Gli occhi, resi ancora più brillanti da una linea di eye-liner dorato che ne esaltava il colore, si posarono sul ragazzo, praticamente imbambolato di fronte a lui.
« Alexander Lightwood. Sei venuto in perfetto orario, vedo. » le labbra gli si incurvarono in un sorriso malizioso.
« Già, era il minimo che potessi fare dopo.. beh sai, sono veramente dispiaciuto. » si ritrovò a balbettare l'altro, arrossendo.
« Oh andiamo non c'è problema, dopotutto sei qui ad assumerti le tue responsabilità, che è più di quello che molti farebbero. E poi, succede a tutti di perdere il controllo una volta tanto. » rispose Magnus, in un palese tentativo di metterlo a suo agio.
Alec, nonostante la gentilezza dell'altro, continuava a sentirsi tremendamente colpevole, per non parlare poi della voglia matta che aveva di trovarsi ovunque, tranne che lì.
« Non a me, io non faccio mai queste cose. Sono stati quei due scapestrati dei miei fratelli a costringermi: solitamente me ne sto a casa per conto mio ad aspettare che ritornino. Non pensare che mi dispiaccia, io sto bene da solo, cioè ci sono abituato. - si affrettò a chiarire, a disagio - Non avevo mai bevuto neanche una goccia di alcool, per questo ho finito per combinare quel disastro, non sono certo uno che viene invitato alle feste, io.. » si interruppe bruscamente, rendendosi pienamente conto dell'impressione da totale sfigato che aveva appena dato all'altro.
Maledizione.
Se c'era una cosa che fin da quando era piccolo non era mai cambiata, era la sua tendenza a straparlare a ruota libera quando si sentiva in imbarazzo.
E considerando quanto quella situazione si sarebbe dimostrata imbarazzante, non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto uscirgli dalla bocca.  
Magnus era rimasto ad ascoltare quella sua tirata, sempre più sorpreso ed intenerito.
Non era mai stato un sentimentale, avendo capito fin da giovane - sperimentandolo sulla sua pelle - quanto la gente potesse essere meschina.
Dopo quello che gli era successo aveva imparato la lezione: non permetteva mai a se stesso di farsi coinvolgere, da niente e da nessuno.
Eppure, c'era qualcosa in quel ragazzo così sincero ed insicuro che gli faceva venire voglia di abbracciarlo e rassicurarlo.
Mosso dall'istinto si avvicinò a lui e, quasi contro la sua volontà, si ritrovò a sfiorargli una guancia con estrema delicatezza.
« Alexander tranquillo, non c'è problema. » gli disse nuovamente, ad un passo dal suo viso.
L'altro trattenne bruscamente il respiro, spalancando gli occhi per lo stupore e per.. qualcos'altro.
Cercando di allentare la tensione che si era improvvisamente creata, dopo avergli rivolto un sorriso allegro, Magnus si diresse verso il bancone del bar ed iniziò a preparare due drink per loro.
« Non startene lì impalato, siediti pure. » disse al ragazzo, facendo un ampio gesto con la mano, come per invitarlo a scegliere il posto che più preferiva.
Dopo un attimo di esitazione, Alec si sedette al tavolo più vicino, mentre guardava l'altro avanzare verso di lui con i due bicchieri nelle mani.
Mandò giù un sorso di quella roba che bruciava come l'inferno, cercando di cancellare il nodo che improvvisamente gli si era formato all'altezza dello stomaco.
Quando poco prima si erano ritrovati faccia a faccia, Alec era rimasto senza fiato: gli occhi di Magnus, visti da così vicino, non erano di un semplice verde, ma ricchi di pagliuzze dorate.
Non aveva potuto fare a meno di notare quanto fossero belli e particolari.
Quando poi l'aveva sfiorato, aveva sentito la sua pelle formicolare, mentre una sensazione mai provata prima lo aveva lasciato completamente spiazzato.
Sperò con tutto il cuore che Magnus non se ne fosse accorto: dubitava  che la cosa gli avrebbe fatto piacere.
« ..Alexander. Sei d'accordo? »
Fu riportato bruscamente alla realtà dalla voce del ragazzo.
« Certo, certo. Concordo su ogni cosa. » gli ripose, cercando di darsi un tono e di non far trasparire i suoi pensieri.
« Fantastico! Allora possiamo cominciare a montare il palo in quell'angolo della stanza. Preferisci esibirti all'inizio della serata o vuoi aspettare che la festa entri nel vivo? » gli chiese l'altro battendo le mani e saltando in piedi dalla sedia.
« Il palo? Perché mai vuoi montare un palo? » gli chiese confuso, passandosi le dita tra i capelli.
Era un gesto che faceva spesso quando si sentiva a disagio o in imbarazzo.
Ma perché non era stato ad ascoltare ciò che gli diceva?
« Ma sciocchino! Dove vorresti ballare la lap dance, altrimenti?» gli rispose l’altro, visibilmente divertito.
Alec sbiancò completamente, in preda all'orrore.
Dall'espressione sul suo volto sembrava fosse davvero sul punto di svenire.
« Ripensandoci.. io magari non sono poi così d'accordo.. ti prego, c'è altro che potrei.. » iniziò a balbettare, in preda al panico.
Magnus lo fisso per alcuni istanti con gli angoli della bocca che tremavano, alla fine scoppiò a ridere a crepapelle.
« Per Lilith, la tua faccia! Rilassati, non dovrai farlo davvero. Non ho potuto resistere dal prenderti in giro! - gli disse, tra una risata e l’altra - Così impari a non ascoltarmi! » riuscì a concludere, dopo essersi un minimo calmato.
« Non è affatto divertente! » esclamò Alec in tono indignato, stringendo le labbra in una linea sottile per impedirsi di sghignazzare a sua volta.
La risata dell'altro era veramente contagiosa.
« Oh sì che lo è, solo che tu sei un musone! Anche se, ripensandoci, non sarebbe poi una cattiva idea: i miei affari schizzerebbero alle stelle. » dalla sua faccia sembrava veramente che ne stesse valutando la possibilità.
« E' più probabile che ti ritroveresti a chiudere nel giro di una settimana, piuttosto. Non sono esattamente un bel vedere, dubito che alla gente piacerebbe uno "spettacolo" del genere. » ribadì il moro, ormai convinto di essere l'unica persona razionale nella sala.
« Aspetta un secondo: vuoi dirmi che tu seriamente ti reputi brutto? Ma ci sono gli specchi a casa tua? » chiese Magnus a dir poco allibito.
Sembrava un bambino a cui era stato appena rivelato che Babbo Natale non esiste.
« Certo che ci sono, per questo posso dirlo. E' sempre stato Jace il bello della famiglia, io sono.. solo io. E non sono proprio niente di speciale. » non si stava auto commiserando, nient'affatto, enunciava solo quella che per lui era una cosa ovvia.
Sempre più scioccato, Magnus osservò l'altro con attenzione: lui, credeva davvero a quel che stava dicendo.
Okay, magari i suoi vestiti avevano visto giorni migliori, ma sebbene informi e consumati non riuscivano del tutto a nascondere il suo fisico pressoché perfetto.
Per non parlare poi di quel volto diafano dai lineamenti marcati, incorniciato da quei capelli ribelli e scuri come la notte e di quegli occhi blu spettacolari.
Come poteva un ragazzo del genere avere così poca stima di sé?
Possibile che mai nessuno gli avesse rivolto la sua attenzione o lo avesse fatto sentire speciale? Il pensiero gli mise addosso una strana tristezza e un insolita volontà di essere lui stesso a rimediare.
« Il fatto che tu la pensi così, è un ulteriore prova di quanto il mondo sia pieno di idioti. In caso contrario, sapresti già da tempo quanto sei bello, perché sei bello. Che tu ci creda o meno. » gli disse con tutta la sincerità di cui era capace.
Alec, che non si sarebbe mai aspettato di sentire simili parole, alzò lo sguardo stupito.
Magnus vi lesse dentro lo sconcerto, la riconoscenza e un qualcosa che assomigliava vagamente al desiderio.
Prima di fare qualcosa di cui probabilmente in seguito si sarebbe pentito, decise di riportare la conversazione su un terreno più neutro.
« Tornando a noi e al fatto che dovrai lavorare per me, che ne dici del ruolo di inserviente? Dovrai venire qui tutti i giorni alla stessa ora, ad aiutarmi a preparare e sistemare il locale. E poi, se ne dovessi avere bisogno, farai qualche turno notturno come barista. » gli propose, cercando di assumere un aria professionale.
« Mi sembra perfetto, iniziamo. » rispose Alec, con il cuore che ancora batteva a mille per quello che l'altro gli aveva detto, soltanto un minuto prima.


***

Stupida macchia.
Da quasi cinque minuti, Alec continuava a strofinare con tutta la forza che aveva, il bancone di fronte a lui.
Era ben consapevole di star sfogando tutta la sua frustrazione su di una cosa così insignificante, ma non riusciva a smettere.
Quella, poteva facilmente definirsi come una delle giornate più orrende di tutta la sua vita.
Come un disco rotto, la sua mente non poteva fare a meno di tornare ripetutamente sugli eventi di quella mattina.

Come al solito, si era svegliato ben prima del suonare della sveglia, iniziando poi a prepararsi per l'ennesima giornata di lezione e di.. lavoro.
Erano infatti ormai ben due settimane che, ogni giorno, tenendo fede alla parola data si recava al Pandemonium.
All'inizio la cosa gli era parsa insolitamente bizzarra, circondato da quell'arredamento stravagante e in compagnia di un proprietario ancora più sfavillante, ma poi aveva inaspettatamente iniziato a sentirsi a casa.
Tutto grazie a lui.
Con i suoi strani vestiti, gli eccentrici modi di fare e quegl'occhi stupendi, Magnus Bane era riuscito pian piano a conquistarsi sempre più un posto nei suoi pensieri.
Se prima era assalito dalla nausea al pensiero di mettere piede in un locale, ora non riusciva a non sentirsi un minimo emozionato ogni volta che varcava la soglia di quel luogo.Tutti i pomeriggi avevano lavorato fianco a fianco, con Magnus che rallegrava l'ambiente con le sue battute improbabili e la risata cristallina.
Capitava spesso che Alec, intento nelle sue occupazioni, si ritirasse nei suoi pensieri; quando poi tornando in sé si ricordava della presenza di Magnus, lo trovava a fissarlo intenerito, con un sorriso che gli illuminava il volto e che lo faceva sentire sull'orlo di un precipizio.
Non aveva mai provato niente del genere prima, neanche con Jace.
Cercava con tutto l'impegno possibile di impedire a se stesso di sentirsi in quel modo: l'ultima cosa di cui aveva bisogno era fare strani pensieri su quel ragazzo che difficilmente avrebbe mai potuto considerarlo.
Poi però, si ritrovava a pensare al bellissimo viso di Magnus e la determinazione svaniva.
Per l'angelo.
Prima il suo fratellastro, ora il suo datore di lavoro? Che accidenti aveva che non andava?
Magari c'era qualcosa di sbagliato in lui.
Anche se non era così che si sentiva, non quando era con Magnus; imbarazzato, timido, insicuro, ma mai sbagliato.
Le sue riflessioni erano state interrotte improvvisamente da Isabelle, che si era catapultata come un mini uragano nella sua stanza.
« Iz! Ma che modi sono questi? Non si bussa più? » le chiese, visibilmente scocciato.
La mora aveva l'irritante vizio di piombare in camera sua senza neanche premurarsi di bussare, cosa che lo irritava oltremodo.
« Piantala di fare la lagna! Mamma e papà sono tornati a casa!» gli rispose lei, fastidiosamente raggiante.
« Come sarebbe a dire che sono a casa? - domandò Alec stupito - Dovevano essere in viaggio ancora per settimane! » continuò, andando verso sua sorella.
« Sì, e infatti partiranno a breve. Ma hanno deciso di fare un salto a casa per salutarci e vedere come stiamo. Sbrigati, aspettiamo tutti te! » gli disse, sbattendo immediatamente dopo la porta alle sue spalle.
Alec sospirò, ormai rassegnato al comportamento impetuoso di Isabelle, e si diresse verso la rampa di scale che conduceva al piano di sotto.
Sentiva la voce inconfondibile di sua madre mentre parlava con Jace.
Quest'ultimo, nei giorni scorsi, era stato costantemente e disgustosamente di buon umore.
A quanto pareva, era riuscito a rincontrare la rossa di quella notte - si, ormai la chiamava così - e l'aveva convinta ad uscire insieme a lui.
Fin qui nulla di strano, suo fratello era sempre stato piuttosto popolare.
La cosa che davvero aveva sconvolto Alec, era che il biondo tenesse veramente a quella ragazza.
Se all'inizio non aveva potuto fare a meno di sentirsi un minimo infastidito dalla cosa - era pur sempre stato convinto per anni di provare qualcosa per lui - ora ne era veramente felice.
Alec entrò in cucina, dove trovò la sua famiglia seduta intorno al tavolo, intenta a fare colazione.
Erano mesi che non succedeva più: i suoi genitori, costantemente in viaggio per lavoro, lasciavano spesso - e per un lungo periodo - i ragazzi da soli, contando sul senso di responsabilità di Alec per tenere in riga gli altri due.
« Mamma, papà, siete tornati! Come state? Come è andata? » chiese loro il ragazzo, contento di rivederli.
Maryse Lightwood guardò con affetto il suo figlio maggiore, prima di rispondergli: « Buongiorno Alexander. Come stavo dicendo a tuo fratello, l'affare è andato per il meglio, ma tu avanti, siediti. »
Alec prese posto tra Iz e Jace, mentre suo padre alzava il volume del televisore, per ascoltare il notiziario.
Era sempre stata una sua mania quella di tenersi informato su ciò che accadeva nel mondo, motivo per cui nessuno se ne sorprese più di tanto.
Ad un tratto, passarono un servizio in cui un intervistatore chiedeva ad una serie di invitati ad un matrimonio omosessuale, di dare il loro parere sulle nozze appena avvenute.
« Io trovo incredibile anche solo il fatto che qualcuno abbia il coraggio di presentarsi ad una pagliacciata del genere. » esclamò all'improvviso Maryse, in tono di scherno.
Alec, all'udire simili parole, restò raggelato.
Ma quello non era niente in confronto a ciò che disse immediatamente dopo.
« Non riesco proprio a capire come possano permettere di sposarsi a persone del genere - sputò fuori con disprezzo -  il matrimonio è un istituzione sacra, non un divertimento per certi fenomeni da baraccone. » continuò infatti, in tono altezzoso.
Alec non riusciva a respirare: era di lui - seppur indirettamente - che sua madre stava parlando.
Si era sempre chiesto come lei, nel caso in cui si fosse deciso ad uscire allo scoperto, avrebbe potuto prendere la cosa.
Ora lo sapeva.
« Io invece trovo incredibile il solo fatto che esistano. Sono disgustosi. » rincarò la dose Robert Lightwood, completamente ignaro dell'effetto che quella affermazione, aveva appena avuto sul figlio.
Disgustosi.
Per Alec fu come ricevere un pugno nello stomaco.
Avrebbe voluto gridare, sbattere in faccia ai suoi genitori la realtà, avere il coraggio di difendersi, ma non riusciva a riemergere dallo stato di shock in cui era precipitato.
Fu Isabelle a parlare al posto suo.
« Come osate dire una cosa del genere? Come potete essere così crudeli e meschini? Parlate di loro quasi come se non fossero degli esseri umani! » esclamò, balzando in piedi dalla sedia.
Lei che non si lasciava mai sconvolgere da niente, che non perdeva mai il controllo, stava praticamente gridando loro in faccia, con gli occhi fiammeggianti d'ira.
« Isabelle Lightwood! E' questo il modo di rivolgerti ai tuoi genitori? Sei per caso impazzita?! » chiese Maryse, completamente basita dalla reazione della ragazza.
« Avete iniziato voi parlando in modo così retrogrado! » ribatté Iz immediatamente.
« Insisti ancora? Ti avverto signorina, sarà meglio per te che tu ti scusi e la faccia finita. » si intromise Robert furibondo, rivolgendosi alla figlia.
Alec sapeva, grazie a quel minimo di razionalità di cui era ancora in possesso, che in quel momento sarebbe dovuto intervenire, o che perlomeno avrebbe dovuto sentirsi in colpa.
Dopotutto era per lui che sua sorella si stava esponendo in quel modo.
Ma  non era così: si sentiva solo vuoto dentro.
Tutta la sua fatica, tutti gli sforzi fatti per smettere di considerarsi diverso, erano crollati in un istante.
« Perché, altrimenti? - chiese Iz, sbattendo con violenza la mano sul tavolo - Che avete intenzione di fare? Mettermi in punizione? Per farlo dovreste essere presenti, cosa che non accade quasi mai! » continuò lei imperterrita.
Prima che Isabelle finisse col mettersi seriamente nei guai, Jace intervenne nella discussione.
« Basta Izzy, lascia perdere. » esordì, alzandosi a sua volta.
La ragazza lo guardò stupita e tradita, con la chiara intenzione di mettersi a gridare anche contro suo fratello.
Quest'ultimo però, la interruppe.
« Non ha senso discutere con gente che ha l'apertura mentale di una nocciolina. E' solo fiato sprecato. » continuò il biondo, assumendo il suo tipico atteggiamento non curante.
Maryse boccheggiò offesa: non si aspettava certo che anche Jace l'attaccasse in quel modo.
Per un attimo Alec fu quasi tentato di mettersi a ridere, vedendo l'espressione della madre, ma poi si ricordò dell'argomento della disputa e ogni traccia di ilarità scomparve.
« Sai cosa ti dico fratellino? Hai ragione, sarà meglio che andiamo. Vieni Alec, muoviti. » rispose Izzy, rivolgendo un sorriso di superiorità agli altri due.
Alec non ebbe neanche il tempo di dire "bah", che già i suoi fratelli lo stavano trascinando fuori di casa.
Per tutto il resto della giornata, Isabelle e Jace lo avevano osservato con un espressione preoccupata stampata in volto, quasi temessero di vedergli dare i numeri da un momento all'altro.
In realtà, aveva una gran voglia di mettersi a urlare, di distruggere qualcosa, ma si rifiutava di cedere, per di più poi davanti a loro.
Alec adorava i suoi fratelli e li amava ancora di più per il modo in cui lo avevano difeso, ma non vedeva l'ora di liberarsi di loro.
Vederli osservarlo circospetti lo faceva impazzire, mettendo a dura prova il suo già scarso autocontrollo.
Proprio per quel motivo al termine delle lezioni li aveva lasciati senza dire una parola, recandosi al Pandemonium ancora prima del solito.

Ed ora eccolo lì nel locale ad eliminare ogni granello di polvere e ogni traccia di sporco, come se ne andasse della sua vita.
« Alexander, hai per caso deciso di consumare il mio povero bancone? » fu riportato bruscamente alla realtà dalla voce divertita di Magnus.
« Non è colpa mia se questa maledetta macchia non vuole saperne di togliersi. » gli rispose, lanciando brutalmente lo straccio a terra.
Poi, praticamente pestando i piedi, si andò a stravaccare su una sedia poco distante, sotto lo sguardo sbigottito di Magnus.
« Se tu fossi una donna adesso probabilmente ti chiederei se soffri di sindrome premestruale, ma dato che così non è, qual è il problema? » gli chiese, portandosi di fronte a lui.
« Niente! Ti sembra che io abbia qualcosa? No. » gli rispose stizzito.
Poi, vedendo l’espressione offesa sul volto di Magnus, si sentì in colpa.
Non voleva assolutamente prendersela con lui, ma il peso della conversazione avvenuta quella mattina lo stava lentamente distruggendo.
Sospirò affranto, guardandolo appena.
« Mi dispiace.. è che non è stata una bella giornata. » esordì, pentito.
No, era stata una pessima giornata infatti, si corresse mentalmente.
« Alexander, magari non sarò il tuo migliore amico o un tuo parente, ma so ascoltare. »  gli disse, sedendosi affianco a lui e poggiandogli una mano sulla gamba, nel tentativo di rassicurarlo.
La mano di Magnus era grande e calda al contatto, sebbene ci fosse un largo jeans a dividere le due pelli; le dita erano impreziosite da una moltitudine di anelli e, le unghie smaltate di nero, erano ben curate.
Di certo, era uno a cui non dispiaceva apparire.
Alec spostò lo sguardo sul pavimento, ed improvvisamente sentì il bisogno di liberarsi di quel macigno che gli rendeva quasi difficile respirare.
Forse avrebbe dovuto avere paura al pensiero di confidarsi con uno sconosciuto - non che lo fosse davvero, alla fine -,  ma c’era qualcosa in lui che lo spingeva a fidarsi.
« Stamattina c’è stata una discussione con i miei. Vedi, loro sono molto all'antica, considerano il modello di famiglia classico l’unico possibile. - cominciò, in tono amareggiato - Al telegiornale hanno dato un intervista su una coppia omosessuale che stava per sposarsi, ed hanno subito espresso il loro disappunto sulla questione. » continuò, massaggiandosi le tempie con una mano.
Magnus lo studiava attento, in totale silenzio.
« Persone del genere sono disgustose a loro dire. Non riescono a capire che stanno pur sempre parlando di essere umani e che alla fine non c’è niente di male ad essere diversi. » disse con tono basso, e Magnus giurò di aver sentito la sua voce incrinarsi per un istante.
L’espressione triste e spenta che Alec gli rivolse, gli fece sentire una stretta al cuore: lui la conosceva benissimo quella faccia.
Lui capiva cosa stava cercando di dirgli.
« Io ho sempre pensato che quel tipo di persone fossero le più speciali, a dire il vero. » gli sorrise in risposta, lasciando il moro sorpreso.
L’aveva detto con una semplicità ed un’ingenuità tale da averlo lasciato completamente sbalordito.
Lo guardò grato, cosa che diede a Magnus il coraggio di porgli la domanda che aveva in mente.
« Per quale motivo la cosa ti turba così tanto Alexander? » gli chiese, pur conoscendone già la risposta.
Alec sussultò a quell'interrogativo.
Doveva aspettarsi che parlando di una questione del genere, Magnus avrebbe intuito che c’era qualcosa che non andava.
Perché altrimenti non aveva senso prendersela così a cuore.
Poteva mentire come aveva sempre fatto, tuttavia sentiva di poter essere per una volta se stesso, con lui. Sentiva che non lo avrebbe giudicato.
« Perché.. Io sono gay. » sputò fuori Alec, tutto d'un fiato.
Sgranò gli occhi, quasi avesse realizzato solo in quel momento ciò che le sue labbra avevano appena proferito: non riusciva a credere di averlo detto davvero.
Il momento di silenzio che ne seguì fece pensare ad Alec che probabilmente l’altro lo avrebbe guardato con disapprovazione, con disgusto.
Quello stesso disgusto che era trapelato da ogni singola parola fuoriuscita dalle bocche dei genitori, quella mattina.
Invece, quando lo guardò, il sorriso che Magnus gli rivolse gli scaldò il cuore.
« Allora sei speciale fiorellino. » gli disse, facendolo arrossire.
Magnus non potè fare a meno di sorridere ancora, intenerito di fronte a quelle guanciotte tinte del color dei ciliegi.
« Non credevo che avresti capito. A parte Jace ed Izzy, non lo avevo mai detto a nessuno. » si ritrovò a rispondergli, piacevolmente stupito dalla reazione dell'altro.
« Non è stato poi così difficile. Sai, qualche anno fa mi trovavo nella tua stessa situazione - gli disse, mentre Alec sgranava gli occhi - Motivo per cui ho troncato i rapporti con la mia famiglia. »
Il moro lo studiò, prendendo pian piano consapevolezza di quello che gli aveva appena rivelato.
D’un tratto sentì la necessità di volerne sapere di più su quello strano ragazzo tutto glitter, perché solo a guardarlo dava l’impressione di una persona che portava un grosso fardello sulle proprie spalle.
Ed Alec voleva aiutarlo ad alleggerirlo.
Scosse la testa, come a voler allontanare quel pensiero.. assurdo.
« Come hai fatto ad andare avanti? Io per quanto ci provi non riesco a venire a patti con me stesso. » gli chiese poi, tornando ad osservare la mano che era ancora poggiata lì, sulla sua gamba.
Magnus ci pensò un po’ su, quasi stesse soppesando la domanda, poi parlò: « Mi sono semplicemente reso conto che il giudizio degli altri non è poi così importante. Non c'è niente di male ad essere quelli che si è. » gli rispose, con un tono solenne che non gli aveva mai sentito usare.
Alec restò colpito da quella sua affermazione.
Per quanto ci avesse provato, non era mai riuscito a vederla in quel modo: aveva sempre lasciato che fosse il giudizio altrui a guidarlo, sempre timoroso di quello che avrebbero potuto pensare o dire su di lui.
Perfino con i suoi genitori, la sua famiglia, si era sempre sforzato di dimostrarsi perfetto, impeccabile, nel terrore che gli altri sarebbero stati delusi da lui.
Troppo occupato a pensare all'apparenza, alla finzione, aveva finito col perdere di vista la cosa più importante: se stesso.
Forse era giunta l'ora di iniziare a cambiare prospettiva.
Era però abbastanza intelligente da sapere che non sarebbe stato in grado di farcela; non da solo.
Si ritrovò dunque a guardare gli splendidi occhi dorati di fronte a lui, pieni di comprensione e in parte, persino di affetto.
« Aiutami. » esordì ad un tratto, sotto lo sguardo confuso dell'altro.
Magnus lo fissava, senza avere la minima idea di dove volesse andare a parare.
« Tu hai detto che non c'è niente di male ad essere se stessi. Beh, io non ci sono mai riuscito, ma tu sì. Da quanto ho capito ti sei trovato nella mia stessa situazione e sei riuscito a farcela. Guidami. Dimmi che cosa devo fare. » riprese a parlare Alec, rivolgendogli uno sguardo supplicante.
Quella richiesta lasciò Magnus completamente spiazzato: non si sarebbe mai aspettato che quel ragazzo così timido prendesse in mano le redini della questione in quel modo.
All'inizio fu tentato di rifiutare, non avendo la minima intenzione di farsi coinvolgere negli affari altrui.
Non un’altra volta.
Poi però, gli tornò in mente il viso di suo padre che lo accusava di essere un disonore, il dolore e la paura; pensò che in parte quei dubbi che lui aveva avuto allora, erano gli stessi che attanagliavano il ragazzo di fronte a lui.
Per qualche motivo, Alexander Lightwood lo aveva colpito come nessuno faceva ormai da tempo, e se poteva voleva aiutarlo ad evitare che soffrisse come aveva sofferto lui.
Si rese conto in quel momento di aver preso una decisione.
« Okay. se è questo che vuoi, ti aiuterò. Ma il mio aiuto, ha un prezzo. - gli disse, l'espressione seria - In cambio dovrai fare tutto quello che ti dirò. » gli rispose infine Magnus, pregando con tutto il cuore che quella storia non si trasformasse in una catastrofe.
L'altro lo guardò da prima sorpreso - evidentemente non si aspettava che accettasse -, poi stranamente determinato.
« Farò tutto quello che vorrai. » disse in tono deciso.
Magnus sorrise in modo felino, avvicinandosi poi ad Alec, tanto che i loro nasi quasi si sfiorarono.
« A quanto pare, io e te abbiamo appena stretto un patto. » gli sussurrò suadente. « Bene fiorellino, da adesso sei mio. »






HeLLo! :D
Ed ecco qui anche il terzo capitolo >.<
Beh, che dire, la storia ha preso una piega piuttosto stravagante: di fatti, la vera storia inizia da questo capitolo in poi :D
Finalmente siamo arrivati al punto di questo benedetto patto e, fidatevi, ne vedrete di tutti i colori ahaha!
Dunque, all'inizio ho voluto inserire una breve scenetta Magnussosa, in modo da farlo conoscere un pochino meglio. Spero abbiate gradito questo piccolo stacco prima del vero capitolo!
Poi, l'incontro al locale che sembra aver segnato entrambi :D Alec è curioso, perchè Magnus lo attrae e beh, anche quest'ultimo non sembra affatto indifferente alla questione.
Motivo per cui, accetta questo 'patto' particolare, sebbene abbia tremendamente paura di lasciarsi andare col suo fiorellino :D
E ora? hahahaha se volete saperne di più, non vi resta che continuare a seguire la mia storia :D
In ogni caso, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, mi farebbbe molto piacere sentire i vostri pareri a riguardo, quindi, se volete, ve ne sarei grata! :D
Prima di lasciarvi finalmente in pace (>_<), vorrei dirvi che ho creato un gruppo su facebook! Dunque, se volete seguire meglio la storia o, avere spoiler e quant'altro siete i benvenuti! :D
Il link è questo:------> https://www.facebook.com/groups/1695283824068412/





   
 
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