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Autore: mistaya    10/05/2016    1 recensioni
Fin da quando è nata, in molti sapevano che Rosette era destinata a essere una grande maga. All'alba dei suoi sedici anni, i suoi poteri si destano, ma ci sono forze che cospirano contro di lei: forze oscure, forze del cuore. La più grande speranza di chi la ama, è che possa vivere e praticare la sua buona magia a lungo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13

La Regina della Rosa Bianca, Signora dei Fiumi

 

 

Rosie e le sue amiche andarono nel paese di Halloween. La festività era ancora lontana, ma molti abitanti di quella terra, ovvero vampiri, zombie, lupi mannari e mostri di ogni genere, stavano facendo delle prove generali. Lo spirito della festa di Halloween era Jack Skeletron che, per distinguere da Jack Frost, i Guardiani e gli altri maghi chiamavano Skelly. Gli abitanti di quel mondo sembravano tipi sinistri, ma allo stesso tempo erano simpatici e divertenti.

In quei giorni, Dentolina osservò attentamente Rosie, e decise di farle un regalo speciale...

 

 

Una leggenda diceva che il capostipite della famiglia di Colette, un cavaliere di nome Raymond, avesse sposato una fata-sirena, Melusina, e costruito il castello vicino al lago dove questa creatura viveva, affinché lei potesse sentirsi a casa, e lei in cambiò portò alla sua famiglia e al suo paese prosperità. Non per niente diede al marito dieci figli.

Che fosse vero o no, tutti sapevano che Colette aveva una grande passione per il nuoto, pari solo a quella per i suoi libri. In quell'ultimo periodo, la sedicenne aveva un motivo in più per essere felice: sua madre, lady Laudine, aspettava un bambino. Ormai mancava poco, e Colette approfittava delle belle giornate per nuotare, visto che una volta nato il piccolo non avrebbe avuto tutto quel tempo libero.

Sembrava una mattina come tante, quando lei tornò al castello dopo la sua nuotata mattutina, ma all'ingresso vide che alcune domestiche le stavano andando incontro. Le spiegarono che sua madre aveva le doglie, e il dottore era andato subito da lei. Il padre di Colette non c'era, e lei corse dalla madre. Aspettò per ben tre ore fuori dalla sua stanza, quando il dottore e la levatrice uscirono. Purtroppo il bambino non ce l'aveva fatta, e sua madre era molto debole.

Entrando da lei, Colette notò con la coda dell'occhio due domestiche che uscivano tenendo un fagottino tra le mani, ma lei dritta al letto della madre. Era così pallida, come una bambola di porcellana, dai lunghi capelli castani ondulati. La donna aprì i suoi occhi azzurri, e sorrise debolmente alla figlia. “Mi dispiace, mamma” le disse lei, prendendole una mano e baciandola,

Lo so, tesoro...”, sembrava davvero provata, e Colette la lasciò solo quando si addormentò. Dopo andò nella stanza dove avevano portato il bambino. Era così piccolo e pallido. Solo allora la ragazza scoppiò in lacrime.

Nei giorni seguenti la situazione non migliorò: le condizioni di salute di sua madre sembravano solo peggiorare, e una sera, uscendo dalla sua camera, Colette sentì suo padre e il dottore. “Mi dispiace, milord” fece il medico, “Sua moglie ha contratto un'infezione...le abbiamo dato dei medicamenti, ma non sembrano funzionare...temo che ci lascerà presto, purtroppo...”.

Colette sbarrò gli occhi e si accasciò per terra. Corse in camera sua, e si gettò sul letto a piangere. Il suo fratellino, tanto desiderato, era morto, e anche sua madre la stava lasciando...cosa poteva fare?

Alzò lo sguardo, e vide che c'era la luna piena. Andò alla finestra, e ripensò alle storie sui Guardiani dell'Infanzia che aveva letto, e si ricordò la formula usata per invocare i guardiani, nei momenti del bisogno. “Io credo, io credo, io credo...” disse ad occhi chiusi, come una preghiera.

Dopo qualche istante, sentì una presenza dietro di lei e c'era più luce, nella camera. Si voltò e riconobbe chi aveva davanti perché l'aveva vista nelle illustrazioni del suo libro: era Dentolina, la fata dei denti e protettrice dei ricordi.

Ciao Colette” la salutò, “Tu sai chi sono, non è vero?”,

Dentolina” rispose lei, “Sei identica alle illustrazioni del mio libro”,

Sono proprio io, mia cara, e so che ti serve aiuto...”,

Sì, mia madre sta morendo e io non so cosa fare...”,

Lo so...Purtroppo la morte è un evento a cui i mortali non possono scappare, e quella di tua madre si sta avvicinando...”,

Oh, ti prego...non c'è qualcosa che si possa fare per aiutarla?”,

Dentolina la guardò, e infine le disse: “C'è una soluzione...”,

Cosa? Dimmi?”,

Vedi, al centro della foresta nera, c'è un cespuglio di rose bianche...Quelle non sono rose comuni, e la leggenda dice che se bagnerai con il sangue una di esse, fino a farla diventare rossa, essa potrà guarire da qualsiasi male una persona...”,

Dici sul serio?”,

Sì, mia cara...Dovrai appoggiare quella rosa sul cuore di tua madre, e saprai che funzionerà perché da rossa diventerà nera”,

Se è l'unica soluzione, ce la farò!”,

Dentolina le sorrise, e le accarezzò maternamente una guancia, “Sei una ragazza forte e coraggiosa, Colette, e io spero con tutto il cuore che tu riesca...” e allora comparve una fatina dei denti, più piccola, “Lei è Dente Da Latte, e ti guiderà fino al cespuglio”.

Colette la ringraziò, e uscì dal palazzo di nascosto, con la piccola fatina dei denti sotto il mantello.

 

 

Rosie e le ragazze parteciparono alle prove generali della festa di Halloween, e la ragazza si offrì di fare un duetto con Skelly. Dopo un po', Dentolina e gl'altri Guardiani la presero da parte, e la condussero in un piccolo palazzo, incastonato in una grotta, che in realtà era composto da un ampio salone, e sul fondo c'era una grande porta nera.

“Questo è un posto particolare, Rosie” le spiegò Dentolina, “quella porta, collega il nostro mondo a quello dell'aldilà, e in alcune sere, solo qui nel paese di Halloween, i due mondi entrano in contatto, e questa è una di quelle notti...”, e tirò fuori una pergamena, che emanava una grande forza magica, “Se scrivi su questa pergamena il nome di una persona che ha lasciato il mondo dei vivi, e la passi attraverso la fessura nella porta, questa notte potrai stare in sua compagnia, ma solo fino a mezzanotte...”, e gliela porse, “Può essere chiamata solo una persona per notte, ad eccezione di quella di Halloween, in cui possono essere chiamate più persone, ma credo che a te una basterà...”,

“E, chi dovrei chiamare?” chiese Rosie,

“Chiunque tu voglia, ma credo che tu sappia per chi usarla...”,

Rosie guardò la porta, e c'era una persona con cui avrebbe voluto conoscere, dopo aver incontrato in un sogno Evanna. Scrisse il nome sulla pergamena, e la fece passare nella fessura al centro della porta. I Guardiani allora la lasciarono, perché preferivano che fosse un momento solo suo.

La ragazza si mise ad aspettare, seduta su una panca vicina alla porta. Si lisciò nervosamente la gonna, e alzò lo sguardo di tanto in tanto, finché l'uscio si aprì. Ne uscì fuori una donna vestita di scuro, con i capelli e gl’occhi castani. “Rosette” pronunciò lei in un soffio quando la vide,

Grand-maman!” esclamò lei piano, andandole incontro e abbracciandola,

Colette, la sua nonna materna, l’avvolse nel suo abbraccio, e le diede un bacio sulla fronte, “Oh, mon petit! E’ bello poterti abbracciare!” le disse teneramente,

“Anche per me!” fece Rosie commossa,

“Fatti guardare” si sciolse dal suo braccio, tenendola sempre per mano, e la osservò per qualche minuto, “E’ incredibile…Se non fosse stato per gl’occhi, ti avrei scambiata per tua madre”,

Rosie arrossì, e poi la invitò a sedersi.

 

 

Ormai Colette era quasi arrivata al centro del bosco. Doveva attraversare una sorta di barriera fatta di enormi spine, per arrivare al cespuglio. Smontò da cavallo, e cercò una fessura abbastanza grande per infilarsi dentro. Ad un certo punto, Dente Da Latte si nascose in fretta sotto il suo mantello. La giovane guardò prima lei, e poi da dove stava guardando un momento fa.

Un uomo era comparso misteriosamente davanti a lei, e lo riconobbe, sempre dal suo libro: era Pitch, il re degli Incubi, e il suo intento era di distruggere il roseto.

Perché vorresti fare una cosa del genere?” gli chiese Colette, dopo che lui gli spiegò cosa voleva fare,

E' molto semplice, mia cara: perché finalmente la gente crederà in me, e non starò più relegato sotto un letto!” rispose con un tono malvagio, “Se te ne vai ora, comunque, ti lascerò prendere una rosa per salvare tua madre...cosa ne dici?”,

Colette era pietrificata. Non sapeva che fare, ma dopo qualche istante riacquistò la lucidità, si alzò e si diresse davanti a Pitch, per guardarlo negli occhi. “Vuoi distruggere quelle rose perché vuoi che la gente creda in te...ma la verità è che vuoi che abbiano paura, di te!” gli disse,

Già, e perché non dovrei volerlo?”,

Be' ti dico una cosa, Pitch: io credo che tu esista, ma non mi fai paura!”, allora il re degli Incubi cercò di colpirla, ma non funzionò, e questo diede coraggio a Colette, “Tu non hai potere, su di me!”

A quelle parole, Pitch sembrò scomparire, ma fece in tempo a mandare un Fearling, un demone della paura, per distruggere le rose. Colette andò verso le rose e fece in tempo a prenderne una, ma il Fearling le passò attraverso, prima di dissolversi, e questo la indebolì. Doveva intingere la rosa bianca con il sangue, ma Dente Da Latte la fermò. Era troppo debole per perdere sangue, e per quanto Colette non volesse ammetterlo, aveva ragione: anche se avesse tinto la rosa di rosso con il suo sangue, non ce l'avrebbe fatta a tornare al castello.

Si accasciò piangendo. Era stato tutto inutile. Poi sentì che qualcuno le aveva fatto un po' di vento sulla guancia. Era un usignolo. Colette lo aveva riconosciuto: era lo stesso a cui dava da mangiare, e che cantava per lei ogni notte. Il suo piccolo amico fece qualcosa di strano: si premette il petto contro una grossa spina del roseto, e cominciò a versare il suo sangue sulla rosa bianca.

Colette rimase senza parole, e prese il suo piccolo amico tra le mani quando spirò, ringraziandolo in silenzio per il suo sacrificio.

 

 

Rosie e Colette conversarono per un bel po'. Rosie le raccontò della vita che sua madre conduceva al castello con lei, suo padre e la famiglia degli orchi. “Tuo padre, è gentile con lei?” gli chiese Colette,

“Certo” rispose prontamente, “Hanno avuto momenti difficili, ma...”, non sapeva bene quali parole usare, ma ci provò, “...se fosse infelice con lui, lo sarebbe anche con me...Io e papà, ci somigliamo molto, sotto diversi aspetti...A volte credo che i peggiori difetti li ho presi da lui”, e la fece sorridere, “Però proprio perché gli somiglio, so quanto lui la ami...Se la ama la metà di quanto la amo io, tu puoi stare tranquilla!”,

“Sono felice di sentirlo...”,

“Sai, c'è stato un periodo in cui aveva creduto di averla persa per sempre...Gli avevano fatto credere che era morta, e so che quando si trovava in un mondo senza magia, lui portava una anello blu, dello stesso colore dei suoi occhi...” glielo aveva raccontato tempo fa, “diceva che gli serviva per ricordarla, quando ne aveva bisogno...Gli dava coraggio...1”,

Colette annuì, rassicurata. “Ti credo”, e l'orologio appeso suonò: mancavano cinque minuti a mezzanotte. “Tra poco dovrò andare via, Rosie...il tempo è quasi scaduto”, e si alzarono, “Mi raccomando, prenditi cura di te e di tua madre, non dimenticare mai chi sei!”, e si abbracciarono, “Ti voglio bene” le sussurrò.

Rosie era troppo commossa per parlare. Si sentiva come quando aveva sognato Evanna, e alla fine disse addio anche alla sua nonna materna.

“Rosie” le disse, prima di oltrepassare quella porta, “Sono molto fiera di te!”, e riuscì a farla sorridere anche tra le lacrime.

 

 

Colette tornò di corsa al castello, in camera di sua madre. Le mise la rosa sul petto, ma questa non accennava a diventare nera. A quel punto Colette pianse disperata, e si scusò con la madre. Il sacrificio del suo piccolo amico non era bastato, e ora anche sua madre stava morendo. “Non dispiacerti, cara” fece sua madre, “non devi scusarti di niente...hai fatto più di quanto ci si potesse aspettare da una persona della tua età, e io non rimpiango niente...Quando sarai madre anche tu, capirai cosa vuol dire sacrificarsi per un figlio...” e Colette annuì, “Mi raccomando, Colette…rimani sempre la stessa, e se puoi cerca di vedere sempre il meglio nelle persone che ti sono accanto…potresti trovare dei tesori nascosti”,

Va bene, te lo prometto!” gli disse la figlia,

Laudine le accarezzò la guancia, “Tu sei il più grande amore della mia vita…ti amerò per sempre”, e spirò. Colette pianse calde lacrime sul corpo della madre.

Il giorno dopo, prima del funerale, Colette seppellì anche il suo piccolo amico, nella parte più bella del giardino. Gli doveva almeno quello, dopo che lui si era sacrificato nel tentativo di salvare sua madre.

Sua madre sarebbe stata sepolta con il suo fratellino, nato morto, nel cimitero di famiglia, che si trovava a pochi metri dal lago. Tutto il paese gli diede il suo ultimo saluto. La giovane andò vicino al carro che la trasportava, piangente, per dire addio alla madre. “Mamma…” mormorò lei in lacrime.

Dentolina e gli altri Guardiani guardarono affranti la scena, e decisero di non abbandonare quella giovane. Sarebbero rimasti sempre dei buoni amici, per lei...

 

 

La notte dopo, Rosie tornò al castello. Dentolina entrò in camera sua, per parlarle: non aveva quasi detto niente, dopo l'incontro con sua nonna. Rosie aveva tra le mani un libro che aveva portato da casa, e lo fece vedere alla fata.

Dentolina conosceva bene quella calligrafia: era di Colette. Era un piccolo libro di poesie scritte di suo pugno, per il quindicesimo compleanno di Belle. La Guardiana accarezzò le pagine delicatamente, era come se quel libro provasse che Colette era esistita davvero. Belle aveva aggiunto delle pagine, e l'aveva regalato a sua volta alla figlia, sempre per il suo quindicesimo compleanno. Una pagina era una dedica per lei con gli auguri, subito dopo quella che Colette aveva scritto per lei. Dopo l'ultima poesia, aveva aggiunto un'altra pagina.

 

Cara Rosie,

tua nonna, in una delle sue poesie ha scritto “Se mi dai un bacio, ti darò una rosa. Rossa come le tue labbra”.

A me successe questo con tuo padre: lui mi regalò una rosa rossa, e lo stesso giorno gli diedi il Bacio del Vero Amore. Anni dopo, mi regalò una rosa ancora più bella e rara.

Anche per te il Vero Amore verrà, tesoro mio. Forse ti farà soffrire, a volte, ma ti porterà anche tanta felicità. Serbalo sempre nel tuo cuore.

Con tutto il mio amore, mamma

 

Dentolina sorrise, e poi Rosie le disse: “Non voglio perderla, Dentolina”, la fata la guardò con aria interrogativa, “So cosa accadrà se Angelique prenderà il mio cuore”, lo aveva letto in un libro nella biblioteca del castello, “non morirò, ma non proverò più niente per nessuno di quelli che amo, tranne che per chi mi mangerà il cuore, cioè per quella strega...”,

“Non succederà, Rosie!” le disse con fermezza Dentolina, e ci credeva. Sapeva che Rosie era più forte di lei, anche se forse nemmeno lei ne era cosciente. L'abbracciò, rassicurandola.



 

1Questa storia dell'anello, è una teoria che ho preso tempo fa dalla pagina facebook I will see you again Rumbelle, fan della coppia Rumbelle.

  
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