We need to talk

"E con i mobili abbiamo finito. Te l'avevo detto che chiedere un aiuto avrebbe velocizzato i tempi. Lo so che volevi che facessimo tutto io e te, ma dopo aver scheggiato un mobile perché mi è caduto e essere rimasto incastrato con la cassapanca nella porta perché pensavo di poterci passare bene se ero in velocità, non c'era altra soluzione."
"Io avevo fatto un ottimo lavoro da solo. Sei tu che hai avuto questi incidenti, Barry" rispose l'uomo con tono ironico, prima di finire il proprio caffè.
Il più giovane alzò gli occhi al cielo, prima di tornare alla lista di cose da fare. Avevano ormai quasi finito, a quanto vedeva. "Secondo la lista, dobbiamo svuotare le scatole delle nostre cose e riempire gli armadi e i mobili della cucina. Ah, e poi manca la decorazione delle pareti e qualche soprammobile, se ci fa piacere che ce ne siano."
L'uomo sembrò per un attimo interessarsi e si piegò sul tavolo, togliendo la lista e la matita dalle mani di Barry e cancellando la seconda parte del suo discorso con una linea sottile. "Questa la faccio io. Tu ti occupi delle scatole?"
"Sì, certo, Len" rispose, guardandolo con una certa curiosità.
Leonard sollevò un sopracciglio, ricambiando lo sguardo. "Cosa c'è?"
"Sono solo curioso. Che cosa vuoi appendere alle pareti?"
"Qualche quadro" rispose l'uomo, facendo un gesto con la mano.
"Non andrai a rapinare il museo di Central City per decorare i nostri muri, vero?"
Il criminale fece un sorriso divertito e, alzandosi, scompigliò i capelli del compagno prima di uscire dalla cucina mentre stava ancora rispondendo. "Certo che no, Barry, promesso."


Barry non si era mai chiesto, da quando conosceva Leonard, cosa il ladro facesse di tutto ciò che rubava.
Aveva sempre pensato che le vendesse sul mercato nero o a qualche ricco collezionista senza scrupoli, dopotutto da qualche parte dovevano arrivare i soldi che aveva, oltre che dalle banche che rapinava.
Non aveva però mai pensato che qualche pezzo Leonard se lo fosse sempre tenuto.
Perciò, alla comparsa dei primi quadri sui muri del corridoio e del salotto, Barry aveva solo pensato che Leonard avesse un ottimo gusto perché alcuni pezzi, nonostante non ci capisse niente, piacevano anche allo stesso velocista. Erano delle ottime copie.
Poi un giorno l'occhio gli cadde su un quadro che Leonard aveva messo nel loro salotto. Lo stile era di Van Gogh, con uno splendido blu a dominare ogni dettaglio dell'opera e Barry rimase a fissarlo a lungo, rapito, prima di notare la firma in basso.
Quello non sembrava un falso. Quella firma sembrava proprio vera.
Barry cercò su Internet e scoprì che quel quadro era scomparso due anni prima durante uno spostamento, sostituito da allora da una copia al museo di Gotham City.
Leonard non poteva aver messo uno dei suoi migliori furti in casa loro, in bella vista a tutti quanti.
Fece un giro velocissimo per la casa e scoprì che anche tutte le altre opere, alcune persino pezzi storici in teche apposite perché la temperatura esterna non li rovinasse messi come soprammobili, erano autentiche.
Barry raggiunse quindi il compagno in cucina. "Len, dobbiamo parlare" disse con un tono molto serio e ancora scioccato.
Il criminale alzò gli occhi dalla copia del Central City News che stava leggendo. "Non so mai cosa aspettarmi da questa frase, ogni volta."
Anche se ce la mise tutta, Barry non riuscì a convincere Leonard a restituire le opere d'arte che aveva sparso per la loro casa.
E per un lungo periodo, prima di abituarsi alla loro presenza, fece finta di non sapere di essere circondato da milioni e milioni di dollari sotto forma di pittura per non essere divorato dal suo inarrestabile senso della giustizia.






NdA:
Ed eccoci al secondo episodio di questa raccolta <3
Stavolta sono io (Lia) a postare e ho deciso di lanciarmi in questo piccolo momento in cui i nostri ColdFlash sono occupati in un trasloco nella loro nuova casa **
Spero davvero che vi sia piaciuta e che continuerete a lasciarci commenti per farci sapere cosa ne pensate **

Baciiiii
Lia Allen e Anto Snart