Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Ink Voice    10/05/2016    1 recensioni
Niente sarà più come prima. Forse è meglio così, pensa Eleonora, mentre si chiede esasperata quale sia il prossimo compito da portare a termine. È una domanda retorica che si pone solo per rispondersi subito dopo: “Salvare il mondo”. Una frase da supereroe, da film, che invece le tocca pronunciare per autoconvincersi che il momento è giunto e che lei, fino a qualche anno prima una ragazzina normale che non conosceva la realtà in cui è improvvisamente finita, è una delle più importanti pedine nel triste gioco della guerra.
Dalla parte di chi schierarsi e perché, quando ogni fazione ha numerosi difetti, che rendono l’una indistinguibile dall’altra? Troverà mai dei motivi che la spingeranno a non chiudersi in sé stessa e a non tirarsi indietro? Perché dover rischiare la propria vita per una causa che non si conosce davvero e per una verità svelata sempre poco per volta?
Queste domande l’accompagneranno mentre cercherà la forza per non arrendersi. È l’ultima parte di Not the same story.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Not the same story'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
X
L’Impero Vittoria

Non avrei mai creduto che nel giro di neanche una settimana la situazione di equilibrio che credevo di aver raggiunto, dopo giorni interminabili in cui ho conosciuto la sola compagnia dell’ansia e dell’angoscia, potesse capovolgersi e arrivare ad annunciare la salita dell’inferno, senza esagerazioni, sulla terra. Ma tant’è: è successo ed io non ero minimamente preparata ad affrontare niente del genere, perché non l’avrei mai immaginato. Scoprirmi ancora così ingenua non è stato per niente piacevole. L’unica consolazione, che però mi lascia in bocca uno sconfinato senso di amarezza e mi fa sentire tradita e presa in giro per più di un anno, è che la colpa non è soltanto mia, anzi, difficilmente avrei potuto prevederlo da sola.
Una mattina mi sveglio non perché Ilenia, Sara o chi per loro bussa insistentemente alla mia porta per dirmi che un’altra dura giornata di lavoro è alle porte, ma perché la stessa Hei Feng si disturba di venire a farmi alzare. La sua faccia, solitamente allegra e beffarda, non promette niente di buono. Resta impassibile di fronte alla mia faccia perplessa, già ripulita da ogni traccia di sono alla sua vista, e a voce bassissima dice qualcosa che non riesco ad afferrare: di sicuro però è implicato l’alzarsi dal letto.
Mi precipito fuori dalla stanza senza preoccuparmi di vedere in che condizioni mi trovo, cioè in pigiama: ho la maglia verde mela che ho sempre sotto il kimono e un paio di larghi pantaloni che normalmente mi levo prima di eseguire una mezza trasformazione e riprendere gli abiti del Legame, per poi presentarmi al mondo ristretto della base segreta. Per la fretta, adesso, nemmeno mi sono messa un paio di scarpe, ma appena sono fuori noto che Ilenia è nella mia stessa situazione. Credo che i miei capelli siano arruffati quanto i suoi, il che è tutto dire.
«Dove…» faccio per chiedere, ma ammutolisco e le vado dietro appena lei mi fa cenno, serissima, di seguirla. Le porte degli altri sono quasi tutte schiuse, segno che già si sono avviati sulla strada che ora percorriamo io e lei.
Ad un certo punto inizia a correre ed io, non senza un certo senso di paura, la imito: il cuore mi batte forte non per lo sforzo ma per il timore. Non riesco a memorizzare il percorso fatto: Ilenia continua a svoltare, sembra che lo faccia ad ogni angolo, e mi chiedo se sappia veramente dove stiamo andando. Ci infiliamo in uno stretto corridoio in cui è presente un’unica porta, e proprio qui incontriamo Hans, Lewis e Laura, che ci informano che Luke e Sara ci raggiungeranno a breve; io ed Ilenia non riusciamo a ribattere con nulla. Nel frattempo il Legato di Latios apre la porta, che dà direttamente sul Sentiero Ding-Dong.
Il bosco di aceri rossi è infiammato dei suoi colori magici come al solito, ma non c’è tempo di stare ad ammirare il paesaggio. Mi accorgo solo ora che è pressoché l’alba, infatti il rosso e l’oro delle foglie sono un po’ spenti rispetto a come si mostrano in pieno giorno. Subito noto che questo non è il percorso che porta alla Torre Campana - anche perché me ne sarei accorta dalla strada fatta per arrivare qui. Lewis sembra immediatamente un po’ spaesato ma pare che Ilenia sappia dove andare: prende le redini del gruppo e a passo svelto, anche se non più di corsa, si inoltra per un sentierino in cui siamo costretti a procedere uno alla volta.
Raggiungiamo una costruzione separata dal resto della base segreta, che ha l’aspetto di una casetta ad un solo piano simile a tante di quelle che si vedono per le strade di Amarantopoli. Prima di entrare Ilenia si preoccupa di assumere l’aspetto della Forma di Mezzo, e tutti noi, a parte Hans, la imitiamo - mi rassegno perciò a perdere i pantaloni che usavo come pigiama. Fa per aprire ma la porta si rivela chiusa: la maniglia si muove senza rispondere, e la cosa divertente è che non c’è una serratura e nemmeno qualcosa come un tastierino in cui inserire, eventualmente, un codice. La prima della fila sbuffa rumorosamente e si passa, innervosita, una mano tra i capelli, che si ferma ben presto a causa dell’esorbitante quantità di nodi.
«Aspetta. Fa’ vedere» intervengo, scostandola leggermente e prendendo in esame la maniglia. Trovo subito un foro neanche troppo piccolo: ci poggio la punta dell’indice e lo riempio con un po’ di fiamme arcobaleno. La mia intuizione si rivela corretta e la chiave che ho utilizzato funziona: la porta si schiude e la spingo con troppa forza, facendola sbattere contro la parete e producendo un rumore poco rassicurante.
Hei Feng è dentro e sembrava sul punto di venirci ad aprire lei stessa: è un miracolo che non le abbia appiattito la faccia con un colpo letale. La sua espressione corrucciata mostra disappunto, e con voce polemica borbotta: «Dovevo immaginare che fossi tu per spalancare la porta in questo modo.»
«Dove siamo?» le chiedo subito.
«In una struttura che si sperava di non dover utilizzare mai, ma c’è qualcosa di importante che non deve essere udito dall’altra parte.» Con la testa fa un cenno verso la direzione da cui siamo venuti, cioè la base segreta stessa. «Voi continuate, c’è la sala sotterranea, sedetevi là. Io aspetto gli altri due.»
La stanza in cui ci troviamo è del tutto spoglia ma, anche con le fioche luci dell’alba, si vedono sulle pareti di legno affreschi parecchio vetusti che devono rappresentare - non posso soffermarmi a guardare - l’esistenza di Ho-Oh e qualche avvenimento mitico a lui collegato. Sulla parete opposta c’è un varco che dà su delle scale, queste in cemento, per scendere a un qualche piano inferiore. La discesa è al buio e, siccome sono già abbastanza agitata senza che ci si metta anche la mia inimicizia con l’oscurità, faccio luce quanto basta per vedere dove metto i piedi - visto che ormai mi trovo in testa alla fila - con delle sfavillanti fiammelle arcobaleno.
Proseguiamo per parecchio mantenendo un silenzio totale, quasi inquietante. I gradini non terminano mai; mi sembra pure che la temperatura si stia abbassando piuttosto rapidamente. Quando arriviamo alla fine le gambe mi tremano, un po’ per tutto il tempo passato a scendere le scale, un po’ per la paura di quello che ci sta aspettando, qualsiasi cosa sia. Ci ritroviamo su un minuscolo pianerottolo che dà su una stanza grande e ben illuminata, che nell’aspetto è simile alla base segreta del Sentiero Ding-Dong. È quasi del tutto occupata da un tavolo metallico e rotondo con un buon numero di sedie di uguale fattura; c’è pure un altro paio di porte.
Come ci ha detto Hei Feng, prendiamo posto come scolaretti diligenti in attesa dell’inizio di un’importante lezione. Non ci rivolgiamo ancora la parola tra di noi; non so se gli altri si stiano come minimo scambiando qualche sguardo ma io non riesco ad alzare gli occhi dal centro del tavolo, anche se il mio sguardo si è perso e non sa cosa stia esaminando. Cerco di farmi venire qualche idea sul perché siamo stati chiamati a quella che ha l’aria di essere una riunione segreta, ma le possibilità sono talmente tante che la loro quantità mi dissuade dal proseguire. Ho un brutto presentimento e non riesco a capire perché in me alberghino, in questi lunghi minuti, tanta ansia e altrettanto timore. Sarà stata l’espressione della direttrice ad influenzarmi.
Fin dai primi tonfi prodotti da alcuni passi per le scale mi accorgo che sta arrivando il resto della compagnia - mi sembra che cammini in modo mortalmente lento. Il viso di Hei Feng è ancora corrucciato mentre le facce di Sara e Luke sono serie e, soprattutto quella di lui, piuttosto preoccupate. Si siedono vicino a me, mentre la donna prende posto di fronte a noi Legati, che ci siamo automaticamente disposti a semicerchio lungo il tavolo. Dà velocemente un’occhiata ad ognuno di noi, che al contrario la fissiamo con insistenza.
«Bene. Dovete sapere che nel giro di una notte è successo l’inimmaginabile.» Questa è la sua secca frase d’esordio. Credevo di dover assistere ad un lungo discorso ma lo stile della donna nelle comunicazioni è molto diverso da quello un po’ noioso e molto prolisso di Bellocchio, a cui mi sono abituata in due anni passati ad ascoltarlo. «Il Victory Team si sta preparando a prendere il comando del mondo.»
«Questa è una cosa che sta facendo da dieci anni a questa parte» risponde freddamente Sara dopo alcuni attimi di silenzio. In effetti l’annuncio di Hei Feng ha lasciato perplessi un po’ tutti i presenti.
«Ci ha provato per dieci anni e ora ha attuato il suo piano. Stanotte le reti televisive, le radio, la rete e qualsiasi altro mezzo di comunicazione possiate immaginare è stato preso d’assalto per una rivelazione scioccante. Non credo che vi dobbiate mettere d’impegno per capire quale possa essere.»
«L’esistenza dei Pokémon» sussurro, insieme a qualcun altro, passandomi stancamente entrambe le mani sul viso. Riguardando i palmi immacolati capisco che il trucco nero degli occhi non è per niente facile da rovinare.
La donna annuisce e apre bocca per riprendere a parlare, ma Lewis la interrompe, con una nota furente che non ho mai sentito nella sua voce: «E come può essere successo tutto questo senza che noi ci accorgessimo di nulla, o che fossimo così sprovveduti da bloccare l’accesso dei Victory alle telecomunicazioni?»
«Ve lo stavo per spiegare. Anzitutto, né noi né tantomeno il nemico abbiamo un totale controllo dei mezzi di comunicazione: possiamo intervenire in qualche modo, influenzare la diffusione di informazioni e bloccare quel che c’è di sconveniente che può mettere a repentaglio la situazione della realtà dei Pokémon… il problema è che i Victory hanno operato su scala globale. Tutto il mondo, stanotte, quando si è svegliato o quando si sveglierà, vedrà su ogni schermo e sentirà da tutte le parti la stessa cosa: nel giro di poche ore sono comparse delle creature non meglio identificate sul nostro pianeta. E la notizia ce l’hanno portata degli uomini sconosciuti, a quanto pare grandi amici dei nostri governi. Ma c’è di più, purtroppo: queste persone hanno individuato dei nemici che potrebbero usare queste importanti creature per minare alla sicurezza nazionale. Andiamoglielo a spiegare, alle masse, che il nostro nome è “Forze del Bene” e che non siamo terroristi: semmai i soggetti pericolosi sono i messia dei Pokémon, come ormai li hanno già battezzati.»
«I Victory vogliono fare leva sulle masse per combatterci?»
Non riesco a capire, disorientata come sono, chi sia stato a parlare. Non mi sono nemmeno resa conto se fosse una voce maschile o femminile.
«Sì, ma abbiamo qualche dubbio sul fatto che fosse questo il loro obbiettivo principale. Anzitutto si sono tolti di mezzo l’impiccio delle loro barriere, adesso sopravvivono solo le nostre… chissà però quanto poco ci vorrà perché comincino a provare ad abbatterle. Poi sì, adesso hanno accesso a grandi masse che possono reclutare… ma ora, e questa è la cosa peggiore, hanno un potere enorme sulla popolazione, sulle reti di comunicazione, hanno accesso a strumenti che prima potevano sognarsi, vivendo in uno stato di assoluta segretezza, e possono manovrare molto più facilmente i governi. Di infiltrati già ne avevano e per poco noi, colti alla sprovvista ed impauriti, non abbiamo ritirato i nostri. Adesso non possiamo fare altro che aspettare che la situazione si stabilizzi e solo dopo, quando ci sarà maggiore chiarezza, studiare alcuni movimenti. Il problema è che adesso abbiamo pochissimo tempo.»
«Non è stata mai presa in considerazione l’idea di una mossa simile? Perché siamo stati colti impreparati?»
«L’idea è stata presa in considerazione e subito, a ragione direi, bollata come folle. Non so se vi rendete conto della portata di quest’azione, ragazzi. Non sappiamo cosa si inventeranno per giustificare decentemente tutta la segretezza di cui si lamenteranno le masse: ci aspettiamo manifestazioni in piazza, tante grida, voci contrarie e movimenti incontrollabili, che toccherà reprimere con la violenza. È per questo che le Forze del Bene non si sono mai mosse in questa direzione: i Victory hanno fatto un azzardo molto grosso. Infatti questo, oltre ad essere il momento in cui sono più forti, è anche l’apice della loro vulnerabilità. Bisogna vedere se la fortuna li favorirà o se questa mossa li condannerà… siamo indecisi sul da farsi, se muoverci subito o no. Rischiamo allo stesso modo.»
«Su cosa siete esattamente indecisi?» chiedo a bassa voce.
Hei Feng sbuffa e si riavvia i capelli liscissimi. «Sono stati terribilmente imprevedibili e temiamo che si siano tenuti qualche asso nella manica. Abbiamo avanzato varie, numerosissime teorie, e le plausibili sono fin troppe: potrebbero volerci attirare in trappola, come se questa mossa sia stata solo un’esca, potrebbero aver veramente azzardato in un modo del tutto assurdo, potrebbero conoscere la situazione meglio di noi e per questo motivo hanno deciso di agire in questo modo. Perciò ripeto, a meno che non abbiano altre carte da giocare contro di noi, sono in una condizione precaria quanto la nostra. Potrebbero avere le masse nelle loro mani o potrebbero essere nelle mani delle masse… potrebbero essere una preda facile per noi o potremmo essere noi la loro preda, una stupida e impotente preda che corre in tondo senza capire perché…» Alla fine il tono della sua voce si è abbassato e si è fatto molto più inferocito: sta praticamente ringhiando tenendo i denti serrati e i pugni stretti.
È visibilmente frustrata dalla posizione di inferiorità in cui le Forze del Bene sono state ridotte da questa mossa assurda e misteriosa del nemico. Lo sono anch’io, così come altri dei presenti: alcune facce sono sconsolate, altre terribilmente serie; la mia, dopo la preoccupazione e lo sconvolgimento, ha preso una forte sfumatura rabbiosa.
«L’annuncio è stato inviato alla mezzanotte di Unima, perciò alle sei del pomeriggio qui a Sinnoh» riprende lei.
«E non è stato detto niente.» La voce di Luke è atona, e quindi colma di delusione. Lo capisco perfettamente: le notizie passate ai membri delle Forze del Bene sono sempre filtrate, non esistono televisioni nelle basi segrete, perciò si combatte quasi sempre all’oscuro di cosa stia succedendo al di fuori del proprio covo.
«Non era il caso di affrettarci prima di aver analizzato attentamente la situazione. Abbiamo passato in tanti una notte in bianco e non abbiamo fatto nemmeno tanti progressi.»
«Quanto tempo vi date per prendere qualche decisione?» chiedo.
Hei Feng mi scocca un’occhiata eloquente, irritata dalla mia domanda scomoda. «Quanto tempo ci diamo, semmai. Non vi ho chiamati solo per farci una chiacchierata e mettervi al corrente delle notizie: sarete anche degli adolescenti ma avete dalla vostra i Leggendari. Immagino sia chiedere troppo interpellare loro, ma voi qualcosa ci potrete pur dire, o no?» Aggrotto le sopracciglia, non capendo, e Ilenia prima di me la esorta a spiegarsi meglio. «Come minimo avete parte della loro saggezza ed esperienza. In più siete i soggetti più importanti all’interno della nostra organizzazione, il nemico si sogna una quantità simile di alleati come voi, e di questo ce ne vantiamo. E allora perché non mi dite un po’ voi, che siete così vicini ai Leggendari, cosa pensate che possa essere successo perché i Victory si muovessero in questa direzione? Cosa vi suggerisce la vostra natura?»
«Non suggerisce un bel niente» ringhio. La presenza che tanto temevo e da cui Ho-Oh stesso mi ha messa in guardia è tornata, ma non la rifiuto stavolta, perché affronterà egregiamente questa brutta situazione. «Possiamo collaborare con le Forze del Bene, ma visto che non siamo in una posizione di comando vi potete tranquillamente scordare che saremo noi a prendere decisioni al posto vostro.»
Hei Feng sta in silenzio per un po’, così come gli altri, poi ribatte: «Questa mi sembra collaborazione.»
«No. Dietro le sue richieste, Hei Feng, si cela un tentativo di controllare noi e i Leggendari, ed è questo che non accettiamo. Siete voi al vertice a dover decifrare le mosse del nemico e comportarvi di conseguenza. Noi siamo ben felici di accettare le vostre decisioni in merito, per quanto ci facciano rischiare la vita,» la sfido con un sorriso ironico, «ma non facciamo niente di più. Ci date dei comandi e noi eseguiamo: qui finisce la collaborazione.»
«Veda di fare attenzione, signorina, perché altrimenti questo rapporto di collaborazione si rovescerà, per lei» mi risponde con un sorriso più irritato e cattivo. «I comandi diventeranno ordini e vedrai com’è essere a completo servizio delle Forze del Bene.»
«Dimentica forse che…»
Sto per far valere la mia posizione di Legata, e in quanto tale posso decidere da quale parte stare e se continuare a lavorare per questa fazione, quando vengo bloccata da un improvviso calo di tensione che mi fa ammutolire. Le luci bianche appassiscono, danno un paio di sporadici segni di vita e, dopo un lungo secondo di buio, riprendono ad illuminare l’ambiente come di consueto. Hei Feng fa in tempo a sbuffare e ad esibire un sorrisetto non più arrabbiato prima che nel nulla dietro di lei si apra uno squarcio luminoso.
Manda un bagliore che mi fa socchiudere gli occhi e un momento dopo è apparsa una figura umana, che poggia i piedi per terra con un tonfo quasi impercettibile. I suoi occhi rossi ispezionano velocemente la sala, fermandosi brevemente sui presenti. Fanno un’eccezione con la sottoscritta, a cui dedicano un’occhiata un po’ più lunga, e il nuovo arrivato arriccia un angolo delle sue labbra sottili in modo quasi imbarazzato, forse a causa della sua entrata in scena a dir poco spettacolare. Poi riabbassa lo sguardo e, mormorando un “buongiorno” impacciato, va a sedersi accanto a Hei Feng.
Non riesco a scollargli gli occhi di dosso. Credo che la direttrice abbia notato la mia reazione e l’espressione basita che ho sul viso, perché quando riprende a parlare - e io non la ascolto minimamente - sembra divertita, forse soddisfatta, perché l’arrivo di Daniel mi ha praticamente sedata. Neanche mi pongo il problema di come sia arrivato qui, cosa fosse quello squarcio, come facesse a sapere che in un posto così nascosto era in corso una riunione; non avrei mai capito che si tratta di lui se non fosse stato per la sua aura, che non so come ricordo tanto bene da averla riconosciuta. Come si può ricondurre al ragazzo bassetto - che ciononostante aveva il coraggio di prendere in giro me per la mia modesta statura - e bellino, dagli occhi blu e gli arruffati capelli castani un po’ scuri, al giovane incredibilmente alto, muscoloso, con gli occhi rossi e i capelli blu striati di grigio argento che è appena apparso nella stanza? Il problema è sempre lo stesso: due persone esteriormente completamente diverse, che però appartengono ad un unico ragazzo poco più che diciassettenne.
Mi sembra di non vederlo da una vita. Daniel indossa un paio di pantaloni formali, di quel genere che non avrei mai creduto potesse indossare perché da ufficio. Sono di colore blu scuro e un po’ stretti, così evidenziano le gambe forti e lunghe. Su una semplice camicia bianca è abbottonata una giacca dello stesso colore dei pantaloni, e come questi presenta decorazioni argentate: questa sul bavero, gli altri sulle caviglie. Anche i bottoni della giacca, sui polsi e sul davanti, sono d’argento. La cosa che più colpisce - a parte, ovviamente, la bellezza sconfinata del Legato di Dialga - è la cravatta, realizzata con toni del celeste, del bianco e del grigio chiaro che la fa sembrare un diamante: ogni colore ha un frammento per sé sulla stoffa e ricrea proprio l’aspetto della più preziosa delle pietre. Non so come siano le scarpe, ma immagino molto eleganti, accordate con il resto dell’abbigliamento.
Che abisso tra i nostri aspetti fisici nella Forma di Mezzo e in quella Umana! Immagino mi abbia riconosciuta dallo sguardo che mi ha lanciato, a meno che le sue tendenze da cascamorto siano rimaste intatte e mi abbia trovata particolarmente attraente tra tutte le altre signorine Legate qui presenti. Ma vista la sua espressione stranamente riservata ne dubito: deve aver capito che sono io Eleonora. Inizio a provare ansia per la prossima conversazione che ci sarà tra di noi.
Non so quanto tempo passi prima che mi ricordi di essere a una riunione, e con immane difficoltà torno con i piedi per terra. Qualcuno fa una domanda che non colgo e Hei Feng risponde, seccata: «Lo ripeto per l’ultima volta, e toglietevi dalla faccia quell’espressione di accusa che mi sta facendo saltare i nervi, perché non abbiamo alcuna colpa. I Victory sono stati talmente imprevedibili e avventati che noi, già da tempo, avevamo scartato ogni possibilità che una mossa del genere potesse essere fatta, sia da parte loro che dalla nostra.»
«Ma andiamo! Ci sarà qualcuno che avrà riflettuto comunque sulla situazione. Non potete essere stati così sprovveduti da non prendere in considerazione ogni possibile circostanza!» scatta Ilenia, che finora credo non abbia mai parlato, quasi senza lasciarle il tempo di finire.
«Abbiamo cose più importanti a cui pensare, non c’è tempo per mettersi a fare congetture su situazioni che non si sarebbero, quasi sicuramente, mai presentate» risponde Hei Feng, freddamente rabbiosa.
«Ed è qui che sta l’errore» interviene Daniel prima che Ilenia, probabilmente, abbia uno scatto d’ira contro la direttrice. La sua voce è un po’ più profonda e virile, ora: è bellissima, neanche a dirlo. «Come se nelle Forze del Bene non ci fossero intellettuali che si sono dedicati a circostanze di questo tipo. Non è assolutamente plausibile: ci sarà qualcuno che avrà pensato qualcosa… il problema, semmai, è che nessuno gli ha dato retta. Forse perché non è stata ritenuta credibile una situazione del genere,» aggiunge prima che Hei Feng ribadisca per l’ennesima volta questa cosa, «ma questo non fa che mettere in ridicolo le intere Forze del Bene.»
«La parte delle Forze del Bene che aveva accesso a queste informazioni, semmai.» La mia voce risuona rigida, quasi cinica. Questo sarebbe rimasto un pensiero nella mia mente confusa se la presenza che convive con la mia vera personalità non si fosse messa in mezzo un’altra volta.
Hei Feng mi scruta, un po’ stordita e un po’ irata, con le guance colorite di imbarazzo e collera. Anche Daniel e tutti gli altri rivolgono i loro sguardi su di me, che però sono intenta a ricambiare quello della donna. E senza abbassare gli occhi continuo, con un sorriso sarcastico e terribilmente accusatore: «Che peccato, le Forze del Bene hanno sempre filtrato le notizie e non hanno mai fatto chiarezza sui loro progetti interni, sui documenti in loro possesso, sulla reale situazione dello scontro con il Victory Team! Che disdetta! Chissà perché i comandanti Victory invece rendono tutto pubblico, ma perché mai avranno la totale fiducia dei loro sottoposti e non hanno problemi di scontento e lamentele nelle loro fila?»
Aggrotto le sopracciglia e perdo del tutto quell’espressione crudele nel suo essere così sarcastica e beffarda. La rabbia sta sopraggiungendo e ha un viso serissimo, ma devo riuscire a controllarmi. «Questo è il risultato di anni passati a tacere con noi, poveri membri senza faccia né nome. Siete stati in silenzio su cosa è accaduto e sta accadendo in dieci anni di guerra, sempre che di questo di tratti. Non siete andati a cercare, voi che siete al vertice, l’affetto di ragazzi che brancolavano, anzi, brancolano tutt’ora nel buio e nell’ignoranza di cosa succede attorno a loro. Cyrus e compagnia hanno fatto della propria immagine e persona un culto, e sono l’idolo dei loro sottoposti; lei, Hei Feng, come Bellocchio e tanti altri… siete sempre rimasti nell’ombra. I più giovani li tenevate al posto loro nelle Accademie sperando non si facessero troppe domande, lasciandoli in compagnia di Capipalestra e persone che ne sapevano quanto i ragazzi di cosa si discutesse ai piani alti. E nelle basi segrete che cosa avete fatto? Mi stupisce che nessuno abbia mai protestato, se non quando avete dato prova di tutti i vostri fallimenti, come organizzazione quando avete annunciato l’esistenza di altri Comandanti, ma anche quella volta sono state poche le voci a farsi sentire. E mi lascia ancora più sorpresa il ricordo della faccia di Bellocchio quando osai solo insinuare che i Victory non sono un brutto partito, rispetto alle Forze del Bene.»
Hei Feng sembra altrettanto offesa da quest’affermazione, proprio come lo fu Bellocchio ai tempi. Però ha la risposta pronta, per quanto sappia già che chi sta parlando per conto mio le darà ancora parecchi problemi. La guardo intensamente e con enorme severità: la sua voce trema un po’, mentre la mia è andata facendosi più forte e sicura man mano che parlavo. «Non pensi al divario abissale che c’è tra voi e le reclute del Victory Team! Al contrario di quei ragazzi a cui viene fatto quotidianamente il lavaggio del cervello e che sono ridotti a condizioni di impotenza con i loro superiori, voi avete teste pensanti e non possiamo permetterci di togliervi questa libertà. Ma diffondere troppe notizie avrebbe portato scompiglio: non potevamo conciliare i troppi pareri contrari che ci sarebbero stati e le contestazioni a ogni mossa programmata, le domande sulle strategie da attuare, più in generale sulla situazione del conflitto… tenervi all’oscuro di tutto sarà stato sbagliato, secondo voi» sottolinea con forza queste parole, «ma purtroppo necessario.»
Qualcuno scuote la testa e mi viene da sorridere. «C’è chi non è d’accordo con questa storia delle teste pensanti. Io, prima di tutti, non sono assolutamente d’accordo. Lei è mai stata, anche solo di passaggio, in un’Accademia?» Hei Feng non risponde, preferisce continuare a guardarmi male. Io sorrido ancor di più. «Se ci fosse stata avrebbe visto le condizioni in cui erano ridotti gli studenti. Per carità, erano tutti in salute e allegri, contenti di starsene sotto la campana di vetro confezionata dalle Forze del Bene, nella speranza che la guerra non li toccasse mai… ricordo bene come mi occupassi soltanto dell’allenamento della mia squadra di Pokémon, perché era l’unica cosa che ci dicevano che contasse, all’Accademia! Non mi facevo domande sulla guerra in corso e gli altri allievi non erano da meno: tutti a pensare ai loro Pokémon, del conflitto praticamente non se ne parlava. Si figuri, Hei Feng, che ho cominciato ad oppormi a Bellocchio solo quando i Victory hanno rapito i miei genitori, segno inequivocabile del fatto che le Forze del Bene non li avessero protetti a sufficienza! Già un anno prima, quando ero ancora all’Accademia e avevano cancellato i ricordi della propria figlia e della vita a Nevepoli dalle menti dei miei genitori, non me l’ero assolutamente presa con questa operazione di… censura? Sì, direi che si può dire così… da parte delle Forze del Bene.
«Perciò come può osare parlare di teste pensanti, Hei Feng,» la mia voce inizia a scaldarsi, «se nessuno ha ma levato la voce contro il silenzio imperterrito di voi capi, che avete davanti agli occhi la realtà e la nascondete ai vostri sottoposti? Persino io ho iniziato a ribellarmi solo quando sono stata toccata sul personale, e vedendomi ora non si direbbe di certo! Mi sta dicendo che questa è una testa pensante?» Mi tocco un paio di volte la tempia con l’indice. Poi aggiungo, approfittando di un momento di silenzio: «E mi perdoni se non includo né me né gli altri Legati tra i membri delle Forze del Bene, avrà notato questa mia preoccupazione… ma credo sia comprensibile questa scelta, non la prenda a male» la sfido con un altro sorrisetto.
Hei Feng sembra veramente sul punto di dare di matto. Mi meraviglia che non mi abbia messa a tacere quando la conversazione stava andando a toccare punti scomodi per lei, che fa parte dell’élite delle Forze del Bene. Sono abbastanza sicura che la presenza dentro di me l’abbia ipnotizzata in qualche modo, e che solo ora le conceda il lusso di provare a farsi valere. «A voi Legati non importa niente delle sorti della guerra, del mondo intero ormai!»
Prova a cominciare una frase successiva, ma quasi impallidisce quando Daniel inizia a ridere. Sommessamente, sì, e forse è proprio questo modo di ridacchiare che l’ha ammutolita: sembra, anzi, sono abbastanza sicura che sia una presa in giro. E infatti: «E perché mai dovremmo interessarcene?»
Hei Feng non riesce a dire “Come, prego?”, ma la sua espressione basita parla da sé. Non che Daniel la stia degnando di uno sguardo: tiene le braccia conserte sul petto ampio e con una mano nasconde parte del viso; adesso sta semplicemente sorridendo. Poi sospira e alza la testa, incrociando completamente le braccia e tenendo gli occhi fissi sul centro del tavolo. «Mi spiace, Hei Feng, ma è proprio così: noi siamo le ultime persone a cui sta a cuore l’esito di questa guerra. Siamo, con ogni probabilità, gli individui più distaccati dal mondo terreno che lei potrà mai conoscere in vita sua. Non ci chieda di collaborare in nome del nostro amore per il pianeta.»
«E allora cosa dovrei fare? Mi sembra chiaro che siate intenzionati ad abbandonare il conflitto!» esclama la donna con voce acuta, nervosa com’è.
Daniel, continuando a guardare il nulla, scuote leggermente la testa e replica: «Purtroppo non possiamo. E non si preoccupi di chiederci il perché, tanto non riceverà risposta da nessuno di noi.»
«Non potete impedirmi di farvi domande, almeno sul perché non mi dite nulla!»
«Perché ce lo vietano i nostri superiori, che di certo non siete voi delle Forze del Bene.»
Hei Feng non sa più con cosa mandare avanti una conversazione che, d'altronde, non può avere alcun esito soddisfacente per lei. Si passa una mano tra i capelli e sbuffa rumorosamente, mantenendo però un’espressione seria e piena di dignità, come se ci volesse far capire, così, che non si è affatto arresa. «Va bene» dice allora, semplicemente. «Be’, passiamo oltre, visto che non abbiamo altro da dirci. Vi farò vedere il messaggio trasmesso stanotte dai Victory. Per quello di Sinnoh se n’è occupato Cyrus, Elisio di Kalos e Hoenn, Ghecis di Unima e Giovanni di Kanto e Johto… ditemi pure quale preferite visionare» conclude in tono polemico.
Un sommesso coretto, di cui anch’io faccio parte, esprime la sua preferenza per Sinnoh; perciò Hei Feng accontenta la maggioranza. Mentre parlava ha fatto qualcosa che è sfuggito ai miei occhi - perché erano tornati a concentrarsi su Daniel, che dal canto suo evita con cura di incrociare lo sguardo di chiunque dei presenti - e una tastiera è fuoriuscita dal tavolo davanti a lei. Le sue dita si muovono rapide su di essa e, prima che me ne renda conto, il centro del tavolo si è aperto rivelando una specie di schermino circolare, la cui natura è a me del tutto sconosciuta. Non so bene come faremo a guardare il messaggio di Cyrus alla regione di Sinnoh da una cosina così piccola - sarà grande la metà di un normale foglio di carta - e peraltro in una posizione tanto scomoda.
Però non mi stupisco nemmeno più di tanto quando, dopo qualche istante di impaziente attesa, da esso prende vita una proiezione olografica a cui non sono abituata e che dovrebbe sorprendermi. Invece, con occhi vitrei, fisso senza mostrare alcuna emozione lo schermo piatto che emana una tenue luce azzurrina, una gradita nota di colore nel bianco fastidioso e accecante della stanza. Sciami di pixel viaggiano impazziti sulla sua superficie astratta in attesa che il video venga caricato. Lentamente la loro corsa si fa meno frenetica e febbricitante, finché non escono tutti dallo schermo lasciandogli solo un contorno celeste che aspetta di accogliere l’aspetto di Cyrus. Non so quanto durerà questo messaggio ma di sicuro saranno minuti sgradevoli.
L’uomo si materializza di colpo nella proiezione. Sembra un giornalista che tiene un notiziario: seduto al tavolo di uno studio, con il solo busto visibile e le mani intrecciate avanti a sé, guarda negli occhi chiunque sia davanti allo schermo con un’espressione apatica, come se da tempo non avesse il piacere di provare un’emozione, come se non avesse più vitalità. Questo lascia indifferente la presenza meno umana che è in me, mentre la parte “normale” non può nascondersi di provare un po’ di pena, anche se non dovrebbe avere motivo di farlo: non so nemmeno cosa abbia fatto sì che Cyrus, il cui volto è diventato per me, nel tempo, sinonimo di Victory e di nemico, si ritrovi con una faccia così poco felice. Dietro di sé troneggia lo stemma del Victory Team.
Aspetta strategicamente qualche secondo prima di cominciare a parlare, per assicurarsi di aver catturato l’attenzione di uno spettatore basito, perché magari è stata improvvisamente interrotta la trasmissione della sua serie televisiva preferita o perché, mentre giocava al cellulare o al computer, si è visto spuntare quest’uomo mentre forse non era nemmeno connesso a Internet. Io mi trovo in una posizione in cui non mi è possibile scambiare una precisa occhiata con Cyrus, e nonostante mi faccia un po’ pena mi sento molto più sollevata così.
«Buonasera, cittadini di Sinnoh.» La sua voce suona più flebile di come io la ricordi: mi chiedo se sia in forma. Inizio ad avere qualche dubbio. «Il mio nome è Cyrus e sono uno dei Comandanti di un’associazione segreta strettamente collegata e vicina ai governi delle regioni di tutto il mondo. Il nostro è il Victory Team e noi che ne facciamo parte svolgiamo ricerche scientifiche sia su stadi avanzati della tecnologia e dell’informatica che su forme di vita distanti da ognuno dei regni in cui gli esseri viventi sono stati suddivisi: non è possibile inserirli tra gli animali, tra le piante, né tantomeno in altri gruppi, nonostante somiglino molto alle forme di vita da noi conosciute. Questi esseri si chiamano Pokémon.»
Al posto dello stemma dei Victory dietro di lui appare l’immagine di un Dragonite. Capisco questa scelta: è un Pokémon molto forte, uno dei cosiddetti pseudo-Leggendari, ma ha una natura pacifica che non incontrerà grandi opposizioni tra gli spettatori. Il muso del drago è infatti amichevole e ingenuo, con gli occhi intelligenti che sembra stiano ammiccando al pubblico sconvolto per cercare di rassicurarlo.
«Esistono centinaia di specie di Pokémon e se ne scoprono spesso di nuove grazie al meticciato continuo che avviene tra di esse. Alcuni hanno aspetto di comuni animali o piante, anche che avremmo creduto potessero esistere solo nelle favole o negli immaginari collettivi come draghi o uccelli mitologici, altri possono sembrare organismi invisibili all’occhio nudo ma in scala più grande, e ce ne sono molti ancora che hanno addirittura forma umanoide. Le caratteristiche che distinguono i Pokémon da qualsiasi altro essere vivente sono molteplici: in primo luogo le loro capacità fisiche e mentali, che li rendono in grado di avere controllo su elementi naturali e anche su forze sovrannaturali; in secondo luogo, ma non meno importante, la loro eccezionale intelligenza che li rende compagni fidati dell’essere umano. Non esistono Pokémon indomabili o aggressivi nei nostri confronti: possono essere ostili, ma non è nella loro natura aggredire altri esseri viventi cercando di provocarne la morte. Peraltro sono la minoranza le specie di Pokémon sospettabili di comportamenti violenti, e in ogni caso un buon Allenatore sarà in grado di renderli dei compagni innocui e obbedienti. Perché è questo che fanno gli umani che hanno a che fare con loro: li allenano perché diventino forti e siano validi combattenti nelle lotte tra Pokémon, una disciplina che si potrebbe definire di tipo sportivo.
«Sono state elaborate svariate teorie sulla provenienza e sull’evoluzione di questi esseri. Quelle di tipo scientifico sostengono tutte che abbiano seguito un percorso come quello di tutte le specie che hanno conosciuto il suolo di questo pianeta, e che la selezione naturale abbia fatto il suo corso in un modo del tutto particolare, dal punto di vista di noi umani, che non possiamo far altro che cercare la collaborazione di queste straordinarie creature. Ma esiste anche una teoria, peraltro molto accreditata, che sostiene l’esistenza di una divinità della natura dei Pokémon, che li abbia creati molto prima che l’essere umano e le altre specie viventi arrivassero sulla Terra seguendo un’altra strada. E allora c’è chi sostiene pure che gli animali, compresi l’uomo, e anche molte piante trovino i loro antenati nei Pokémon stessi, e che abbiano perso le loro capacità sovrannaturali.
«I Pokémon, creature così eccezionali e dal passato terribilmente oscuro, sono rimasti nell’ombra di questo pianeta per centinaia di anni: le barriere in cui si sono rinchiusi sono state studiate ed emulate dai nostri ricercatori, e abbiamo passato l’ultimo decennio in laboratori nascosti in queste stesse barriere, per rimanere a contatto con i Pokémon e non essere disturbati da chi non li conosce. Questo perché hanno cancellato ogni traccia di sé, grazie ai loro poteri psichici, dal passato del nostro mondo… per motivi tutt’ora sconosciuti. A causa di quest’operazione dalla portata inimmaginabile, abbiamo veramente pochi elementi per studiare la loro decisione di isolarsi dal resto del mondo: sono riusciti a cancellare tutto, ogni traccia, dando prova della loro intelligenza e dei loro grandiosi poteri. Ma non ci fermeremo, ed è per questo che, dopo anni di negoziazione con i vostri governi, abbiamo finalmente deciso di uscire allo scoperto e di allargarci a tutta la popolazione mondiale, abbassando le barriere di separazione tra umani e Pokémon.
«Comprenderemo la paura iniziale che vi attanaglierà, ma siete totalmente al sicuro. Non solo queste creature, come ho già detto, sono del tutto innocue e pacifiche; ma le forze militari sono già pronte a intervenire se accadesse qualcosa di inaspettato - anche se siamo assolutamente convinti che, se nessuno provocherà i Pokémon a tal punto da scatenare in loro un vero moto di violenza, si tornerà a convivere in modo pacifico così come si era nella notte dei tempi. Non siamo noi a dover fare attenzione ai Pokémon, sono loro a rischio, con noi…»
La trasmissione viene bruscamente interrotta da Hei Feng, che asserisce: «È più o meno così che va avanti per altri dieci o quindici minuti.»
«Sembra un discorso più realistico e serio di quelli tenuti dai professori ai nuovi alunni di un’Accademia» mormora Ilenia. Annuisco leggermente, imitata da qualcun altro.
«Cyrus non manca di insinuare, in qualche modo, che non è del tutto vero che i Pokémon siano così pacifici» continua la direttrice. «Un elemento che manca in tutti gli altri messaggi, anzitutto nell’espressione e nella presentazione del Generale di turno, che cerca di essere il più possibile accattivante e rassicurante. In più, Cyrus non ha con sé un Pokémon a tenergli compagnia per ottenere ancora di più la fiducia del pubblico: Giovanni, per esempio, ha il suo vecchio fidato Persian in una postazione completamente diversa da quella di Cyrus, che sembra di uno studio di un telegiornale. Abbiamo preso in esame il messaggio di Cyrus molto più attentamente di quelli degli altri; in più, se riusciamo a sorvegliare almeno in minima parte i movimenti dei Generali, lui da più o meno le sei e mezza di ieri, quando è finita la trasmissione, è del tutto scomparso. Non sappiamo cosa pensare.»
«I Comandanti lo hanno costretto a fare qualcosa che non voleva» affermo. Hei Feng mi guarda intensamente, interrogativa, insicura se fidarsi o meno della ragazza che le ha causato tanti problemi fino a dieci minuti prima. «Non è molto contento della sua posizione, Cyrus. Gli manca il comando di un Team, gli mancano i sottoposti suoi e solo suoi, la posizione più in alta in un’organizzazione.»
La donna continua a osservarmi: normalmente mi sentirei a disagio e abbasserei lo sguardo, ma continuo a ricambiare finché non è lei ad interrompere il contatto visivo. Mi chiede comunque come faccio ad esserne sicura e, in poche parole, le racconto i punti salienti del mio ultimo incontro con Cyrus, in cui era presente anche Sara e che, soprattutto, è stato il momento in cui si è rivelato Ho-Oh. Hei Feng è molto stupita di come l’uomo sia stato relativamente disponibile a parlare dei veri Comandanti: non le dico, però, della persona misteriosa superiore anche a loro. Forse già lo sa grazie a Bellocchio, o forse - è molto probabile, ma non ne sono sicura - non l’ho detto neanche a lui, e dell’esistenza di questa persona siamo a conoscenza solo io, Sara e pochissimi altri, tra Legati e Forze del Bene.
«È molto strano da parte di un Generale nemico» mormora la donna.
«Non è per niente strano, visto che Cyrus vuole con tutto sé stesso il comando di un Team solo suo, in cui non sia sottoposto a nessuno. La sua ambizione è spaventosa, ma non può fare niente contro i Comandanti.»
«Perché ne sei così sicura? Conosci i loro mezzi?»
«So che hanno poteri simili, se non superiori, a quelli di noi Legati. Di certo hanno la collaborazione di alcuni Leggendari, non so se anche dei Legati siano arrivati a lavorare per loro. Voi non avete traccia di nessun contraente tra i Victory, no?»
Hei Feng scuote la testa. «Questo lo sapremmo già, visto che abbiamo i documenti di praticamente tutti i membri del Victory Team - perlomeno dalle reclute ai Generali. Voi sapete se ci sono dei Legati che mancano all’appello e che potrebbero essere con loro?»
«Quelli di Zapdos e Moltres» mormora Sara. «Inoltre è scomparso, tempo fa, anche Shaymin.»
«Sono certo» interviene Daniel, «che nessuno dei Leggendari dei laghi di Sinnoh ha creato un Legame. Neanche Palkia lo ha fatto, né Giratina. Ma finora non ho trovato tracce di Cresselia, Darkrai, Manaphy, Phione e Heatran.»
«Regigigas invece è sotto la nostra protezione, pur non avendo un Legato» completa Hei Feng.
Lewis descrive la situazione a Hoenn: «I Regi dovrebbero aver creato Legami, ma non c’è traccia neanche di loro. Kyogre e Groudon non hanno cercato un contraente, mentre Oxygen delle Forze del Bene è il Legato di Rayquaza. Deoxys non ha creato Legami, mentre Jirachi è il Leggendario di Hans.»
«Qui a Johto ci siamo solo io, Eleonora e Luke come Legati» aggiunge Ilenia.
Annuisco. «Nessun’altra delle Bestie, e neanche Celebi, ha trovato un contraente.»
«Mewtwo e Mew?» domanda Hei Feng. Sara fa un cenno di diniego con il capo, facendo capire che non hanno creato Legami. La donna prosegue: «Abbiamo i Legati di Xerneas e Yveltal a Kalos, che ci hanno detto di non aver trovato altri come loro… come voi. Perciò togliamo dalla lista anche Diancie, Hoopa e Volcanion.» Questa novità mi stupisce, perché non avrei mai creduto che Camille sarebbe tornata a lavorare per le Forze del Bene.
«Manca Unima» nota Luke.
Hei Feng annuisce. «E qui veniamo ad una questione che intendevo sottoporvi tra non molto. Qualcuno di voi, un gruppetto di quattro o cinque persone, deve andare ad Unima per proseguire con la Missione Leggendaria. Non ci sono tracce di Legati a Leggendari di Unima né tra le Forze del Bene, né tra i Victory. Gli altri che non partiranno dovranno accompagnare il nostro Hans alla ricerca del suo Jirachi.»
Il biondino sobbalza quando si sente coinvolto. Non ha spiccicato parola per tutto il giorno; in effetti è da quando siamo qui che si è fatto molto taciturno. Il momento in cui l’ho visto più vivo è stato quando per poco non dava di matto mentre allenava i suoi Pokémon - ha già una squadra completa che aspetta di evolversi del tutto - e quando mi sono presentata davanti a lui nella Forma di Mezzo come la ragazzina che ha raccattato nel Bosco Smeraldo un paio di giorni prima. Lì per poco non sveniva.
«E chi dovrebbe partire per Unima?» chiede subito Sara.
«Quelli che non conoscono Hoenn abbastanza bene da poter guidare Hans nella sua ricerca. Perciò Lewis e Laura andranno con lui. Tu, Daniel, Eleonora, Ilenia e Luke andrete ad Unima, a meno che non sia necessario che un altro di voi si aggiunga all’altro gruppo.»
Di certo non mi aggiungerò io, e spero con tutte le mie forze che non lo faccia neanche Daniel. Ma dubito che inseriranno qualcun altro nel gruppetto dei Legati di Hoenn: Lewis e Laura sono abbastanza esperti da poter guidare e proteggere Hans per conto loro. Li ho visti allenarsi in questi giorni e sono davvero forti, soprattutto lei. Ma la mia avversaria peggiore rimane Ilenia, e anche Luke rende vani molti miei sforzi con i suoi dannati poteri del fulmine - non tanto quelli dell’acciaio, invece. Mi chiedo come siano le capacità di Daniel: l’ho visto a malapena piegare il metallo alla base segreta del Monte Corona, e finora le “mosse di tipo Drago” di Lewis e Laura sono state solo un supporto dei loro poteri psichici, rendendoli, quanto alle abilità fisiche, semplicemente più veloci e forti: non hanno mai usato, perlomeno in mia presenza, una vera mossa di questo elemento.
I Legati di Latios e Latias annuiscono quando nei fatti ricevono l’ordine di andare appresso a Hans; Laura sorride al biondino in un modo che mi fa venire qualche sospetto, sinceramente - non mi sono ancora chiare le intenzioni della signorina, che finora è sempre stata molto attaccata a Lewis ma che ha spesso fatto la civetta sia con Hans che con Luke, il quale ha cercato di evitarla, allenandosi con lei un paio di volte al massimo. Le sue assurde risatine hanno spesso ridotto al silenzio la stanza riservata agli allenamenti di noi Legati, imbarazzando in particolar modo Lewis. Ha sempre uno strano sorriso sul faccino tondo e tenerlo mentre combatte fa sì che l’avversario sia un po’ intimorito, temendo che la ragazza abbia qualche micidiale asso nella manica. All’inizio ci sono cascata anche io, ma ci ho fatto altrettanto presto l’abitudine, e riesco a mettere al tappeto praticamente sempre la piccoletta - non senza una grossa soddisfazione. Mi auguro per lei che non stia troppo appiccicata anche a Daniel, perché se lo facesse potrei per errore smettere di usare fiamme innocue quando combattiamo io e lei.
Adesso Laura mi sta guardando con un visetto interrogativo e leggermente divertito. Smetto di fissarla: non mi ero resa conto di averla studiata così a lungo. Immagino di non aver fatto una delle espressioni più amichevoli per tutto questo tempo. Mi sono persa l’ennesimo botta e risposta tra Hei Feng e qualcuno dei Legati, e l’unica cosa che capisco è che stiamo per guardare qualcuno dei notiziari più recenti sul televisore-ologramma.
«La rivelazione shock trasmessa contemporaneamente in tutto il mondo ha segnato un punto di rottura assolutamente non riparabile nel rapporto tra i governi e i cittadini di ogni regione…»
«I primi Pokémon, così si chiamano le creature studiate dal fantomatico Victory Team, hanno creato disordini inauditi nella maggior parte dei centri abitati in cui sono penetrati, e molti di essi hanno mostrato un lato violento che i presidenti dell’associazione che li studia avevano assicurato, proprio al contrario, che non avrebbe dovuto esserci. Allo stesso modo, però, i tentativi di approccio più tranquilli hanno dato risultati molto positivi, che confermano effettivamente le affermazioni degli uomini del Victory Team, secondo i quali i Pokémon risponderebbero con la violenza solo sentendosi provocati.»
«Sempre più accreditate teorie del complotto e voci che sostengono che già da tempo, nella società, avevano avuto luogo strani fatti che solo ora possono essere spiegati, con l’esistenza di questi Pokémon, che sarebbero responsabili di situazioni pericolose per l’intera umanità tanto quanto di condizioni favorevoli, soprattutto per l’ambiente. Innumerevoli domande sono state inviate agli indirizzi delle sedi del Victory Team, e tra queste se ne ripete sempre più spesso una in particolare: perché tanta segretezza, se parlate dei Pokémon come di validi amici e alleati per gli esseri umani?»
«Soprattutto i più giovani hanno cercato di fare amicizia con queste creature, e già hanno trovato dei compagni più intelligenti dei classici animali da compagnia e in grado di aiutarli con le loro facoltà incredibili. Molta diffidenza, invece, da parte di adulti e anziani.»
«I Pokémon continuano a dimostrare capacità intellettive paragonabili solo a quelle della specie umana: alcuni di essi sono più vicini al mondo animale, altri si trovano in uno stadio intermedio, alcuni addirittura sono alla pari dell’essere umano. Il Victory Team ha portato esempi di Pokémon simili a calcolatori, dall’aspetto artificiale, che arrivano al livello delle funzioni più avanzate dei supercomputer governativi. Sempre più persone si stanno convincendo della natura buona di queste creature e chiedono a gran voce ulteriori informazioni, che provengano esclusivamente dall’organizzazione Victory Team.»
«Saranno davvero le creature che ci vengono descritte nei messaggi o si tratta di forme di vita aliena, su cui i nostri governi hanno taciuto, talmente a lungo da essere arrivati ad una situazione intollerabile?»
Hei Feng smette di fare zapping tra i notiziari di tutto il mondo: alcuni giornalisti sono riusciti a mantenere un aspetto professionale e quasi del tutto indifferente, altri sembravano letteralmente in preda al panico, ma ne abbiamo visti anche di entusiasti. «Adesso concentriamoci su uno di questi.» Va a scegliere il telegiornale più serio e affidabile, che analizza la situazione con occhi critici anche se non del tutto oggettivi: d’altra parte è semplicemente impossibile in una situazione come questa. Nello studio televisivo è protagonista della scena un uomo di mezza età dall’aria seria e imperturbabile, con un paio di occhialetti ben sistemati sulla gobba del naso. Appena apre bocca, però, Hei Feng manda avanti il filmato borbottando che l’argomento dei primi minuti di trasmissione è prevedibile, e in effetti abbiamo avuto un’infarinatura più o meno sufficiente della situazione.
Il telegiornale riprende il suo corso normale appena comincia il primo servizio, con una voce maschile abbastanza giovane e agitata come sottofondo. Sullo schermino scorrono immagini di Pokémon in ogni tipo di ambiente, dal cittadino a quello di campagna, o anche marittimo. Non riesco a vedere molto bene dalla proiezione olografica di sua natura un po’ confusionaria, ma riesco a farmi un’idea generale delle riprese: dapprima vengono mostrati ragazzi in contatto amichevole con i Pokémon, poi le certezze e la sicurezza dello spettatore vengono demolite con spezzoni di boschi dati alle fiamme da creature arrabbiate e di fiumi straripanti, sempre per colpa di qualche essere mostruoso che può comandare l’acqua a suo piacimento; ma a passarsela peggio di tutti sono i Pokémon Veleno, Spettro, Buio e anche Psico, che vengono indicati come i colpevoli di ogni brutta situazione, anche se in gran parte sono innocui tanto quanto i loro simili identificati con altri tipi.
«La situazione è estremamente precaria» balbetta il giovanotto che ha offerto, forse non volontariamente, la sua voce per il servizio. «Abbiamo su alcuni fronti l’esempio della natura pacifica dei Pokémon di cui gli uomini del Victory Team hanno parlato, ma su altri vengono distrutte le affermazioni di questo tipo. L’organizzazione segreta che si dedica alle ricerche sui Pokémon sta diffondendo in rete le informazioni su ogni specie conosciuta, dividendo le creature in “tipi” e le famiglie in “stadi evolutivi”. Molti concetti sono ancora totalmente oscuri e in attesa di una spiegazione esaustiva, ma al momento l’unica cosa che sembra contare è il modo in cui bisogna comportarsi con i Pokémon: la paura detta violenza nei loro confronti e in molti sono convinti che sia per questo che alcuni di loro stiano rispondendo allo stesso modo, sentendosi aggrediti dagli esseri umani.»
Il servizio prosegue per un altro po’ e, nei fatti, non fa che lamentare la scarsità di informazioni sui Pokémon ed enunciare ogni dubbio, anche banale, sorto con l’annuncio dell’esistenza di queste creature. Il successivo va a toccare un tasto a mio parere ancor più sensibile, ovvero come i governi di tutto il mondo, forse veramente affiliati al Victory Team, si stiano comportando di fronte alle molteplici reazioni della massa: pochi sono i moderati ed i curiosi, la gran parte della popolazione è impaurita, si è barricata nelle proprie case e non è intenzionata ad uscirne, come se fosse stato proclamato lo stato d’emergenza; e, come si è capito, non mancano i violenti che pare stiano provocando i Pokémon a tal punto da scatenare il lato distruttore che è in loro.
Sinceramente non so quale specie si siano fin da subito mostrate disposte a stringere amicizia con gli esseri umani: finora ho sempre visto, allo stato selvatico, creature terrorizzate dall’uomo che le ha segregate in un complesso di barriere, impedendo loro di vivere il mondo al di fuori di esse. E siccome sono terrorizzate, non sono in grado di entrare in contatto con l’essere umano se non attaccandolo: solo dopo la cattura capiscono le intenzioni del loro nuovo Allenatore, che siano queste buone o cattive. Perciò ho qualche dubbio sulla natura pacifica di cui si parla tanto: sono più propensa a pensare, semmai, che dei Pokémon siano stati liberati di proposito tra la gente con il solo scopo di mostrarsi amichevoli e docili, e che ora il Victory Team abbia un bel po’ di lavoro da sbrigare dopo aver abbassato le barriere e aver quindi liberato la maggioranza dei Pokémon presenti sul pianeta, che di certo non sono intenzionati a “fare amicizia”.
«Tutti i governi danno le stesse identiche risposte alle domande che arrivano senza sosta, spingendo così molte persone a credere che il Victory Team stia dettando loro le cose da dire alla popolazione spaventata. Non è un’ipotesi da bocciare in partenza, anche perché le teorie del complotto stanno trovando terreno fertile in questa situazione che mai avremmo potuto prevedere. Davanti ai palazzi governativi già hanno luogo manifestazioni non organizzate, e mano a mano che vengono rivelate le sedi del Victory Team la massa si sposta davanti ad esse ed intensifica la sua protesta, mostrando tutta la sua rabbia, e inevitabilmente il terrore, del tutto comprensibile. Per mezzogiorno in punto, fuso orario di Unima, è già prevista un’intervista a due degli uomini dell’organizzazione, Elisio e Giovanni, che sono stati visti da tutta la popolazione delle regioni di Kanto, Johto, Hoenn e Kalos. Si parla di una conferenza stampa nei giorni a venire, ma i luoghi in cui si terranno questa e l’intervista di oggi sono del tutto segreti, così come non si sa chi avrà il privilegio di intervistare i messia della venuta dei Pokémon.»
Hei Feng interrompe il servizio appena la frase finisce e subito domanda: «Qualche considerazione da fare?»
Qualcuno scrolla le spalle, altri sospirano, c’è chi, come me, scuote la testa. Ma comincia Luke a dire la sua: «Premetto che non ho passato abbastanza tempo con i Victory per poter dire con certezza quali siano i loro piani… ma sono sicuro che sappiano cosa stanno facendo e che abbiano qualche altra carta da giocare. Altrimenti non mi spiego neanch’io una mossa tanto pericolosa e avventata. E poi sono sicuro che siano pronti ad usare la violenza contro gli oppositori, che come abbiamo visto si stanno facendo sentire parecchio - anche perché non hanno idea di cosa li aspetta. I Victory sono intenzionati a creare un impero, lo sappiamo bene tutti.»
«Se parli di violenza, allora si tratta di un regime» mormora Sara. «Non che avessi tanti dubbi in proposito, però…» Sembra che rabbrividisca e non finisce la frase.
«Dubbi non ce ne sono neanche sulla violenza come mezzo di repressione» borbotto a voce talmente bassa che non credo mi abbiano sentito più di due o tre persone.
«La cosa che più mi preoccupa» interviene Ilenia, «è che ora i Pokémon siano nelle mani degli umani… di tutti gli umani. Non ho mai immaginato che potesse verificarsi un evento del genere e ora non so cosa ne sarà dei Pokémon, vista la scarsa affidabilità di alcuni soggetti, anzi, di parecchi.»
«Vedrai che finiranno sotto il controllo dei Victory» ribatte Luke. «Avranno già messo in conto il… passatemi il modo di esprimermi… pessimo utilizzo che certi uomini faranno dei Pokémon, sfruttando la loro potenza e le loro capacità. Ora il mondo crede di trovarsi in una realtà fantastica, anzi, fantascientifica, appena i Victory riveleranno la tecnologia avanzata che hanno sviluppato… e che d’altronde abbiamo anche noi. Si sono presentati come un gruppo di ricerca sui Pokémon ma anche dedito al progresso informatico e tecnologico, no? Quindi vedremo come se la giocheranno su quest’altro versante. Però quello più pericoloso e ambiguo è quello dei Pokémon.»
«Più pericoloso di poco» gli risponde la stessa Ilenia. «Credi davvero che i cattivi di turno ignoreranno le innovazioni portate dai Victory in favore di bestiole che non capiscono bene come gestire? Sarà molto più facile, sulle prime, puntare sulle altre novità. In parte sono d’accordo con te a proposito del controllo che eserciteranno su queste persone, quelle che cercheranno di sfruttare in ogni modo tecnologia e Pokémon, insomma; ma ho anche seri dubbi sulle loro possibilità. Tu che sei stato con loro ne saprai più di me, anche per affermare certe cose, ma non starai ingigantendo fin troppo il potere dei Victory? Hanno vissuto nell’ombra finora, si saranno pure insinuati nei governi a tal punto da organizzare uno spettacolo come quello di oggi, ma rimangono delle specie di parassiti che solo adesso sono usciti allo scoperto. Non è tutto nelle loro mani, non ancora, perlomeno: penso che i politici e gli intellettuali di spicco saranno quelli messi alla prova dalla paura e dalle domande della massa, non loro. Al massimo daranno direttive agli interpellati, ma ci vorrà ancora del tempo prima che acquisiscano tanto controllo da ridurci in condizioni di clandestinità. E questo tempo dobbiamo usarlo nel migliore dei modi.»
Luke la guarda amareggiato. «Forse sono io il pessimista, ma anche tu potresti essere troppo ottimista. Ho una grande paura delle possibilità del Victory Team: temo che sia più forte di quanto chiunque di noi possa pensare, soprattutto dopo aver destabilizzato la situazione con una mossa del genere.»
«Forse vogliono intimidirci per indebolirci il prima possibile. Ma potrebbero essere impediti nei movimenti da tutte le persone che, come ho già detto, dovranno dare risposte soddisfacenti alla popolazione, che sicuramente li assilleranno in ogni momento, così come loro stessi sono pressati dalla massa.»
«Un’azione di portata così grande e che ha rotto definitivamente l’equilibrio tra il mondo umano e quello dei Pokémon, solo per intimidirci?» Luke fa un gesto di negazione con la testa. «Avevamo già abbastanza paura di loro dopo aver saputo dell’esistenza dei Comandanti e dopo che hanno distrutto una delle basi segrete meglio protette e nascoste del mondo. C’è qualcos’altro sotto e me lo spiego solo con un tentativo di presa di potere in tutto il mondo, per quanto sia un po’ goffo, vista la quantità di problematiche che presenta.»
La sicurezza di Luke riguardo allo strapotere - ancora da vedere dei Victory - ha disarmato un po’ tutti. Credo che la presenza dentro di me se ne sia andata, perché sono attanagliata da uno sconforto indicibile che non sarebbe mai sopraggiunto con il sostegno, se così si può definire e se la si può ritenere una cosa gradita, di quel qualcuno che cerca di manovrarmi come conviene a Ho-Oh - e per quanto quest’ultimo nemmeno apprezzi gli sforzi della persona misteriosa. Cerco di passarmi una mano tra i capelli ma mi ricordo all’ultimo di averli legati durante l’ultimo passaggio nella Forma di Mezzo.
«Presto saremo presentati per bene come il nemico da combattere.» È stato Daniel a rompere il silenzio teso e aggressivo che ha succeduto le affermazioni di Luke.
Hei Feng annuisce vigorosamente. «Questo è un tasto dolente… finora i Victory hanno solo accennato l’esistenza di questo nemico.»
Nessuno aggiunge nient’altro a riguardo del nuovo, enorme problema che ci è stato presentato, perché non ce n’è bisogno, semplicemente: tutti vediamo le stesse difficoltà arrivate. Le Forze del Bene non si trovano per niente in condizione di uscire allo scoperto e recitare una propria parte come hanno fatto i Victory, perché sarebbero troppo deboli e verrebbero subito aggredite da ogni dove: dal nemico di sempre, dai media, dalle “persone comuni” che, vedendo un’altra organizzazione invischiata nella faccenda dei Pokémon, non farebbe che spaventarsi ancora di più e non sarebbe in grado di vedere una differenza tra una fazione e l’altra. D’altronde la vedo a fatica io, figurarsi un individuo spaventato che vede spuntare da ogni dove questi esseri probabilmente pericolosi, che trova su tutti gli schermi i volti di giornalisti più o meno preoccupati o, peggio, quelli degli esponenti del Victory Team. Non invidio per niente, il che è tutto dire, i membri della “massa”.
Lewis si permette di sfidare il silenzio con qualcosa che tutti abbiamo già pensato: «Ci presenteranno come terroristi, pericoli per la sicurezza nazionale… e noi Legati saremo ricercati insieme ai massimi esponenti delle Forze del Bene. Se otterranno l’appoggio del popolo, ci metteranno un attimo a catturarci.»
«Voi sarete richiesti vivi» sbuffa Hei Feng, «mentre noi comuni mortali saremo sacrificabili.» Incrocia le braccia e mostra un’espressione di grande disappunto, come se le trovasse ingiusta la prospettiva di non essere trattata al pari dei Legati. «Cosa credete che dovremmo fare ora?»
Questa domanda mi risveglia da una sorta di sconsolato torpore in cui ero caduta, immergendomi nel vuoto della mia testa. Un incendio scoppia nel mio animo, provocato da un interrogativo tanto impertinente - è persistito pure dopo tutto quello che ci siamo detti sul fatto che i Legati non si immischieranno nelle decisioni delle Forze del Bene, che dovranno essere prese soltanto dalle persone deputate a queste faccende! Ma stavolta non me ne sto in silenzio, per quanto mi piacerebbe alzarmi e abbandonare Hei Feng e i suoi colleghi ai loro problemi, che mi riguardano in minima parte ormai. Non che quello che dirò sarà tanto d’aiuto alla donna e ai suoi, anzi, sono abbastanza sicura che la mia posizione radicale non sarà presa in considerazione - semmai verranno pure a farmi la predica, convinti di essere i miei superiori; ma proprio per questo farò sentire la mia voce contrariata dal comportamento delle Forze del Bene e lancerò loro l’ennesima sfida.
«Direte la verità a tutti, e non vi nasconderete dietro scuse assurde per gli sbagli di cui sarete incolpati.»
Suona proprio come volevo che fosse, cioè un ordine, non un consiglio. Mi rilasso notevolmente, perdendo un po’ dell’autorità che queste parole mi hanno fatto guadagnare, quando Daniel - come molti - fa un cenno d’assenso, pur continuando a non guardare né me, né altri dei presenti. La persona più importante ora non dovrebbe essere lui, ma Hei Feng; perciò dedico la mia attenzione a lei, che per l’ennesima volta in questa lunga giornata - ma mi si stringe il cuore al pensiero che sia appena cominciata - mi fissa con un’espressione affatto benevola, come invece ha fatto la prima volta in cui ci siamo incontrate. Ha pure la faccia tosta di sbottare: «Questo mi sembra il minimo.»
«Lo sembra anche a me» dico di rimando, anche se senza un particolare motivo.
E prima che qualcun altro provi a metterla ancor più in difficoltà, la donna pone fine alla riunione alzandosi dalla sedia, senza aggiungere una parola e senza ringraziarci della nostra partecipazione - che strano! La imitiamo tutti subito, desiderosi di lasciare questa stanza, in cui l’atmosfera si è fatta a dir poco opprimente; ma la direttrice mi lancia un’occhiata perentoria e fulminante che mi fa capire chiaramente che noi due saremo le ultime a lasciare questa stanza.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Ink Voice