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Autore: Isbazia    10/05/2016    1 recensioni
Lexa Woods vive con Anya e Lincoln in piena città. Un'improvvisa vacanza in montagna la porterà a conoscere gli amici di Octavia, tra cui una bellissima ragazza bionda con gli occhi azzurri.
(Liberamente ispirata al brano Mind Over Matter dei PVRIS)
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Lincoln, Octavia Blake
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Jeans neri attillati, felpa extra-large grigio chiaro con un’enorme “Oxford” stampato sopra, semplice cappellino di lana nero in testa e uno sguardo confuso riflesso sullo specchio. Non ho proprio idea di come vestirmi. Questo abbinamento sembrava convincente fino a pochi istanti fa. Come lo sembravano gli ultimi tre che ho cambiato nel giro di dieci minuti. Non ce la farò mai a sistemarmi in tempo, manca poco alle 9 ormai e sono ancora immobile davanti allo specchio. Non so che tipo di serata sarà, non so in che locale andremo, non so nemmeno quanto freddo faccia realmente fuori. Esasperata mi volto verso il letto e sbuffo. Cerco di sgombrare la mente e rilassarmi. Inspiro. Espiro.

Sento bussare per la seconda volta. “Dieci minuti Woods!” mi avverte Anya dal bagno. Mi metto le mani nei capelli. Osservo la confusione di vestiti che sto per lasciare sul letto e cerco di scacciare via i brividi che stanno per farsi strada lungo la mia schiena. Sotto un paio di jeans chiari scorgo un bordeaux intenso, mi avvicino e afferro il maglione che mi aveva regalato Lincoln un paio di compleanni fa, allargandolo per bene davanti a me. Sembra ottimo. Mi cambio velocemente e sistemo nuovamente il cappello. Un ultimo sguardo allo specchio, controllo il trucco e credo di poter finalmente dire di essere pronta. L’insieme non sembra affatto male, il maglione è stupendo con questo scollo a barca, ma di sicuro mi terrà abbastanza calda per tutta la sera. Ho preferito non fare granché col trucco, giusto un filo di matita nera e un po’ di mascara, non ho intenzione di impressionare nessuno. Mi avvicino alla scrivania, afferro il lungo cappotto nero e la borsetta, soffio velocemente sulle ultime candele accese rimaste ed esco dalla stanza facendo un grosso respiro.
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Nella mia vita ho visto tanti tipi di locali, anche alcuni molto strani, ma questo “Shrieking Bar” li batte tutti. Lincoln aveva cercato di spiegarci che tipo di posto fosse, che gente lo frequentasse, ma sinceramente non credevo che ‘locale alternativo’ e ‘gente alla mano’ fossero solo eufemismi. Appena ci avviciniamo all’entrata si sente già la musica risuonare all’interno, sentiamo risate ad alta voce e qualche sporadico colpo sordo che accompagna il tutto. Non a caso il nome Shrieking. All’inizio non sono molto convinta di voler scoprire il livello di caos che si nasconde dentro quel locale, ma non passa troppo tempo che già Anya mi prede sotto braccio e mi trascina con lei, ammiccando contenta.

“Sembra elettrizzante!” dice entusiasta. Apriamo la porta ed è tutta una gran confusione di suoni e rumori. La musica sembra voler fare esplodere gli altoparlanti disposti agli angoli delle pareti, il locale è pieno di gente, chi seduto ai tavoli e chi vicino al bancone. Tutti parlano più o meno ad alta voce, molti di loro ridono di gusto e altri urlano frasi incomprensibili prima di bere il loro shot e sbattere violentemente i bicchieri sui tavoli di legno. Cerco di fare chiarezza nella mia testa osservando con attenzione tutta la sala.

“Credo che tu abbia dimenticato di specificare quanto casino ci fosse in questo posto” cerco di farmi sentire da Lincoln, che mi sorride con espressione colpevole e fa spallucce. Inutile dire quanto vorrei che i suoi sorrisi non mi facessero effetto, ma non posso negare la tranquillità che mi trasmettono. Se avessi avuto un fratello maggiore, probabilmente lo avrei adorato come adoro lui.

“Avanti Lexa, buttiamo giù un po’ di carburante e diamo inizio a questa serata” mi risponde lui, mettendomi un braccio sulle spalle e guidandomi verso il bancone.

“Io credo che alla nostra Lexa non ne servirà poi molto, data l’ultima esperienza” commenta Anya, con un sorrisetto divertito, facendo l’occhiolino a Lincoln. Lui per tutta risposta scoppia a ridere e cerca vanamente di ricomporsi dopo aver visto il mio sguardo di ghiaccio.

“Molto divertente. Innanzitutto, quella serata era cominciata malissimo, e non c’è bisogno di ricordarvi il perché. E poi, il liquore fatto in casa di Nyko è più forte di quanto sembri” tento di spiegare con serietà, anche se le facce divertite dei miei amici non mi aiutano a tenere il broncio per molto.

“Lexa, quella doveva essere una semplice serata per risollevarti il morale dopo la batosta di ‘tu sai chi’, ma sono bastati un paio di bicchieri per trasformarla in un karaoke alcolico” ridacchia Anya, incrociando le braccia e inclinando leggermente la testa, in attesa di una mia risposta. Rendendomi conto di avere le spalle al muro mi limito a farle una smorfia e ad uscirle la lingua.

Davanti al bancone riusciamo a trovare solo un paio di sgabelli liberi, così io ed Anya ci accomodiamo (dopo un tipico atto di cavalleria da parte di Lincoln) e tutti e tre decidiamo cosa ordinare. Mentre Lincoln attira l’attenzione del barista io mi guardo un po’ intorno. C’è davvero gente di tutti i tipi, a partire da un gruppo di montanari cinquantenni barbuti che sorseggiano la loro birra direttamente dalla bottiglia, a coppie di svariate età che discutono davanti ai loro drink, a gruppetti di amici che ridono e si divertono sotto i fumi dell’alcol. Devo ammettere che l’atmosfera non è poi così male. Il posto è parecchio caotico, anche perché il locale non è grandissimo, però si respira aria di spensieratezza e divertimento. Il look da vecchio rudere in pietra e legno grezzo aiutano a calarsi completamente nell’ambiente tipico di montagna, grazie anche all’illuminazione non eccessiva, data soltanto da una serie di lanterne disposte sulle pareti in corrispondenza di ogni tavolo e da un paio di neon istallati dietro il bancone di legno. Noto anche un piccolo palco in fondo alla sala, ma non sembra molto praticato stasera.

“Birra per le signore e whiskey per lei” annuncia il barista, scuotendomi dai miei pensieri e facendomi voltare di scatto verso di lui. Sorrido timidamente e prendo la mia birra.

“A noi e all’inizio di questa nuova avventura!” propone Lincoln, alzando il bicchiere verso di noi. Annuisco sorridente e insieme ad Anya alziamo le bottiglie e brindiamo. La serata comincia.
//
Siamo seduti al bar da almeno una decina di minuti, ma di Octavia nemmeno l’ombra. Lincoln deve essersi slogato il collo a forza di guardarsi intorno alla ricerca di un viso conoscente. Sinceramente credevo che lei e i suoi amici fossero già nel locale quando siamo arrivati noi, ma a quanto pare non è gente molto puntuale. Questa cosa mi infastidisce non poco. Relax, Lexa.

“Dovrebbero arrivare a momenti” ci avverte Lincoln con un enorme sorriso stampato in faccia, guardando il cellulare. Davvero non vede l’ora di rivedere la sua ragazza. A volte penso che certe sue reazioni siano un po’ esagerate, però non l’ho mai visto così felice in vita sua, e devo dire che la cosa mi fa tanto piacere. E poi, ho avuto l’onore di conoscere Octavia per bene, e credo che non possa esistere ragazza migliore per lui.

“Lo spero bene, sto diventando vecchia su questo sgabello” commenta Anya con aria sostenuta, prendendo un sorso di birra.  Il tempo di scambiarci un’occhiata complice e vediamo Lincoln drizzare la testa verso l’entrata e agitare il braccio per farsi vedere. Io ed Anya ci sporgiamo leggermente per vedere chi si avvicina verso il bancone. Eccola lì, Octavia, in tutta la sua allegria e il suo splendore. Dietro di lei segue un gruppo di persone, tutte più o meno della stessa età. Riconosco Bellamy Blake, suo fratello, un ragazzo non altissimo, ma con un corpo massiccio e dei riccioli caratteristici che gli scendono sopra gli occhi. Tutti gli altri sono dei perfetti sconosciuti. Lincoln afferra la sua ragazza e la stringe in un abbraccio, mentre gli altri si raggruppano davanti a noi, e ora riesco a vederli meglio. Insieme ai Blake ci sono due ragazzi mingherlini, uno asiatico e l’altro con degli occhialoni da snowboard in testa, e due ragazze, una con tratti ispanici e l’altra biondissima con un paio di occhi azzurri stupendi. Che occhi…

“Ragazze, conoscete già Bellamy… ” comincia Lincoln, indicandolo di fronte a noi. Con un segno del capo annuiamo e rispondiamo con un sorriso, mentre Lincoln continua a presentarci il resto del gruppo. “Loro invece sono Monty, Jasper, Raven e Clarke”. In ordine comincio a stringere le mani a tutti e a ricambiare l’entusiasmo con un timido sorriso. Rimango un po’ spiazzata quando stringo la mano della bionda con gli occhi stupendi, Clarke. Non so dire cosa sia successo, ma una strana sensazione mi ha pervasa, ho avvertito un brivido lungo tutta la schiena e uno strano movimento allo stomaco. Credo abbia avvertito la mia temporanea assenza, perché si schiarisce la gola e mi rivolge un’occhiata interrogativa, accompagnata da un sorriso.

“Tutto bene?”. La sua voce… non so cosa, ma di sicuro qualcosa di strano mi sta succedendo. Colta un po’ alla sprovvista blatero un ‘sì’ e distolgo lo sguardo. Non riesco a mantenere il contatto visivo, è ipnotico, mi distacca completamente dalla dimensione reale. Che sensazione strana…

Decidiamo di accomodarci ad un tavolo appena liberatosi, proprio di fronte al bancone, attaccato alla parete di pietra. Ordiniamo nuovamente da bere. Ho bisogno di un’altra birra. Anya si siede accanto a me e sembra tranquillissima. Io invece mi sento leggermente spaesata e stranamente incuriosita da tutta questa nuova situazione. I ragazzi cominciano a parlare un po’ di loro, come si sono conosciuti, come hanno conosciuto Lincoln, cosa fanno nella vita e cosa ci fanno tutti insieme in questa Mount Weather. Sembrano tutti molto uniti, e devo ammettere che sono una compagnia piacevole. I due ragazzi, Jasper e Monty, sono sempre pronti con qualche battuta da fare, con qualcuno da prendere in giro, e Raven gli fa da ottima spalla. Octavia è una che sta al gioco, ma è quella più pacata nel gruppo. E poi c’è Clarke, lì di fronte a me, che beve la sua birra scura e tra una risata e l’altra mi lancia diverse occhiate. Sono sfuggenti, sguardi veloci, rubati. Forse me li sto solo immaginando. Forse l’alcol comincia a farsi sentire sotto forma di allucinazioni. Dovrei smettere di pensarci e godermi la serata.

“Allora, Lexa, tu invece cosa fai per vivere?” vengo riportata alla realtà da Jasper, che mi guarda sorridente in attesa di una mia risposta.

“Oh, ehm… studio letteratura. Saltuariamente aiuto Anya al bar dove lavora” rispondo un po’ impacciata.

“Al bar che Anya possiede, specifichiamo” mi corregge lei in tono di superiorità, punzecchiandomi il braccio con un dito. La reazione dei ragazzi è quella di un rumoroso ‘ooh’ seguito da alcune risate soffocate. Io alzo gli occhi al cielo, ma sorrido. Anya è sempre la solita.
 
La serata continua così, tra risate, altro alcol e ancora risate. Siamo quasi tutti abbastanza brilli, e le conversazioni si fanno sempre più strane e divertenti. Forse perché riusciamo a ridere per ogni singola parola che diciamo. Non passavo una serata così da un po’ di tempo, e la tranquillità che sento addosso è qualcosa di profondamente rilassante. Non faccio più molto caso a tutte le imperfezioni che mi circondano, non sento la necessità di preoccuparmi di quello che succede attorno a me, e forse per questa sera non devo farlo affatto. Eppure c’è una cosa di cui mi accorgo, una cosa che non posso fare a meno di notare: Clarke continua a guardarmi. Non so se sentirmi lusingata o intimorita. Non conosco questa ragazza, so solo quello che ha condiviso con tutti qui, attorno a questo tavolo. So che disegna di professione e che ama cantare, so che sua madre è un dottore e lavora in un pronto soccorso a Mount Weather per tutta la stagione sciistica, ed è per questo che lei si trova qui, e ogni inverno invita i suoi amici per passare le vacanze insieme. Non so altro. Anche se credo di volerlo scoprire.

“Dovreste venire a trovarci alla Sky Crew, abbiamo delle piste fantastiche, potete essere nostri ospiti” interviene Monty, col il supporto di un Jasper super sorridente accanto a lui. Il viso degli altri si illumina e cominciano una serie di ‘sì’ da parte di tutti, mentre Raven e Clarke si scambiano un’occhiata complice.

“Sarà divertente, è una zona turistica riservata, siamo tra amici, possiamo fare qualsiasi cosa vogliamo” aggiunge Bellamy con un sorriso e battendo il cinque ad Octavia.
 
Non ho mai sciato in vita mia, ma ho fatto snowboard un paio di volte e l’ho adorato, credo che potrebbe essere divertente. Cerco lo sguardo di Anya, che mi guarda e annuisce contenta. Decidiamo di andare alla Sky Crew già la mattina seguente, e i ragazzi ci spiegano come raggiungere il posto e ci dicono di non preoccuparci per l’attrezzatura necessaria, ci forniranno tutto al loro centro noleggi. La serata continua tranquilla, in compagnia di un’atmosfera più rilassante, con della musica suggestiva di sottofondo, e tutto sembra sempre più piacevole. Uscire è stata proprio un’ottima idea, il posto mi piace, la compagnia mi piace… sinceramente, non vedo l’ora di conoscerli di più. Qualcuno più di altri.
   
 
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