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Autore: Rorschach D Wolfwood    11/05/2016    4 recensioni
La città dei sogni di qualunque animale, la bellezza, la maschera dietro la quale si cela la verità: un letamaio che non aveva conosciuto nè pietà nè bontà.
Ispirato dal fumetto Blacksad, la storia di una giovane volpe solitaria dal carattere chiuso e senza alcuna speranza in un futuro migliore, un incontro inaspettato, uno spiraglio di luce in una spirale di eventi oscuri.
Genere: Dark, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Furry
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4- E fu così che venni incastrato

Il corpo venne tirato giù dal palo e posto in un’ambulanza arrivata poco dopo, tra lo sconcerto generale dei presenti. Sapevo che prima o poi “spacca tutto” sarebbe finito male, ma non immaginavo così male. Né tanto meno io gli avevo mai augurato una fine del genere, nemmeno nei miei pensieri più profondi; più che altro pensavo che si sarebbe suicidato per  via del tradimento della moglie. In fondo mi divertiva prenderlo per il culo. Osservai l’intera scena; la corda sciolta dal palo, il corpo poggiato a terra e l’ambulanza che si allontanava. Ai piedi del palo, la chiazza di sangue era ormai quasi una pozzanghera. Devo ammettere che ci rimasi un po’ male per lui. Ma lo stesso, ormai non si poteva fare più niente, per cui non mi restava che mettere le zampe in tasca, voltarmi e andarmene per i fatti miei. 
Un’altra vittima di quel killer di cui tutti parlavano. Tutti predatori. Io sono un predatore. Probabilmente avrei rivisto presto il mio caro lupo all’altro mondo. Molto probabilmente all’inferno.
Le vie di Zootropolis erano in fermento per la notizia. Ovunque sentivo bisbigliare, formulare ipotesi, addirittura urla isteriche di qualche gallina incapace di controllare le proprie emozioni.
- Peccato che non fossero state uccise loro al posto di “Bianco”-

Rincasai al solito orario, le 8 di sera, e trovai Finnick che guardava la tv, spaparanzato sul divano come sempre. Mi sedetti accanto a lui e girai qualche canale sperando che trasmettessero qualcosa di interessante, ma le reti erano intasate dalla notizia del poliziotto impiccato. La serie di omicidi stava terrorizzando sempre di più i cittadini, enfatizzando il particolare che le vittime fossero tutte predatori. Durante una conferenza, il sindaco Lionheart e il Capitano Bogo cercavano di tranquillizzare gli abitanti, garantendo loro che ogni agente di polizia era alla ricerca del responsabile, e che presto tutto sarebbe finito. Ma io e Finnick eravamo troppo impegnati a guardare la sua assistente, tale Bellweather, una minuta pecorella talmente sbadata che sarebbe stata capace di inciampare persino sulla propria gonna, nonostante le arrivasse alla caviglia; cercava di farsi notare in ogni modo e di nascondere la timidezza che la conferenza le aveva messo, ma il più delle volte si nascondeva dietro la pila di fogli e fascicoli che aveva in mano per conto del sindaco. Eravamo talmente impegnati a ridere di lei che, prima che potessimo accorgercene, il notiziario era finito.
"Beh, amico, io vado al solito posto, ho bisogno di bere qualcosa. Non aspettarmi alzato, mi raccomando" dissi a Finnick, anche se, in ogni caso, non l’avrebbe mai fatto.
"Ehi, amico, stai attento. Insomma, tu sei un predatore… Eheheh" Con un tono bastardo che sembrava me lo stesse augurando. La sola risposta che potei dargli fu un bel dito medio.
Uscii in strada e mi recai al solito locale – l’avete capito, insomma, era la mia seconda casa, praticamente- . Per fortuna, nessuno borbottava a proposito dell’omicidio, anche perché non mi andava proprio di parlarne. Non perché la morte di “Bianco” mi avesse toccato nel profondo, voglio dire, non era mica il mio migliore amico, mio “fratello”, ma semplicemente non era affar mio. I tavoli erano circondati dai soliti brutti musi, intenti a cazzeggiare tra di loro, chi fumava, chi sniffava della coca fresca, chi giocava a carte, mentre io mi sedetti al bancone e ordinai la solita “birra”.

-Magari vi starete chiedendo “ma se quella birra fa schifo, perché la bevevi?”
Beh, il succo di mirtilli non lo vendevano, quindi… Quando hai fame o sete tutto diventa buono-

Le mie labbra toccarono per l’ennesima volta quella poltiglia, ma essa non fece in tempo a scendere nel mio esofago che il barista, ippopotamo beota, mi domandò se fossi a conoscenza di ciò che era accaduto a “Bianco”. Assottigliai lo sguardo, rimasi in silenzio per qualche secondo e posai il boccale sul bancone con aria seccata.
"E io che speravo non me l’avresti chiesto" Gli dissi sospirando "Si, ne sono al corrente. Ho visto dal vivo il suo cadavere appeso al lampione..."
La serata procedette chiacchierando del nostro vecchio “amico” e di quanto ci fossimo divertiti a prenderlo in giro per il suo carattere spaccone, uno che cercava di sembrare un duro quando invece era uno smidollato. E del famigerato tradimento. Per fortuna, lui non seppe mai che anche io andai a letto con la moglie.
Una volta sola, però. Ok, forse 2. O 3? In mia difesa, posso dire che era sempre stata lei a chiedermi di passare la notte insieme. Probabilmente “Bianco” era un fallimento anche a letto.
L’ippopotamo sosteneva che si fosse suicidato, ma non era plausibile come teoria; era stato chiaramente ucciso, altrimenti come si spiega il cranio sfondato?
"Sai, l’altra sera è venuto proprio qui. Ad un certo punto è stato avvicinato da un giaguaro, era vestito che sembrava un autista. – Forse lo era- Ha parlato un po’ con lui e poi lo ha accompagnato fuori"
Drizzai le orecchie. Un giaguaro vestito da autista? Forse avevo capito di chi si trattava. Ma non poteva essere opera sua.
"Parlavano di Mr. Big. Che dici, sarà stato proprio lui a farlo fuori?" Mi chiese l’ippopotamo
 "Non credo. Mr. Big non è tipo da uccidere e mettere in bella mostra la vittima. Non può essere stato lui" Controbattei io. Quando Mr. Big eliminava qualcuno, lo faceva in modo fin troppo silenzioso. Anche per questo tutti lo temevano.
-E allora chi potrebbe essere stato?-
"Stai attento, Nick. Tu sei un predatore, in fondo, giusto? Eheheh"
"Ma che cazzo!" Lo fulminai con lo sguardo "Non sono il miglior residente del quartiere, ok, ma volete tutti che quello mi becchi? Sei il secondo stronzo che me lo augura!"
Mandai a quel paese anche lui e mi congedai, mentre tutti ridacchiavano alle mie spalle. Avrei potuto scatenare un’altra bella rissa per farli stare zitti, magari avrei pestato a sangue qualcuno in particolare – d'altronde non avevo frequentato boxe per 4 anni per niente, e il mio fisico un po’ lo dimostrava- ma quella sera proprio non mi andava di menare le mani.

Oh, ma basta parlare delle nostre supposizioni, sicuramente voi vorrete sapere come andò avanti la mia storia con Judy, giusto?
Bene: passarono due giorni dall’omicidio. Al cantiere avevo solo il turno di mattina, per cui, una volta finito, potei andarmene senza problemi. Era un po’ una rottura, però, quel giorno non avevo nulla di particolare da fare. Camminai senza meta per un po’, finchè non venni raggiunto da una volante dei piedipiatti. Mi fermai e guardai l’auto con fare interrogativo. Per una volta che avevo fatto il buono…
Lo sportello si aprì e si, dalla macchina saltò fuori la vostra tanto amata coniglietta poliziotta – Vostra.. . La mia – Tirai un sospiro di sollievo. Con lei non avrei avuto alcun problema a scappare via, se fosse servito.
Sorrisi nel vederla avvicinarsi, in mano un taccuino e nell’altra una penna.
"Ehi, guarda chi si rivede, la Carotina tutto pepe!" Dissi con tono pungente. Ovviamente, in quell’occasione, ero del tutto infelice di vederla.
"Non sono qui per fare dello spirito, oggi" Mi zittì lei  "Ho qualche domanda da farti, riguarda il caso dell’agente Thomas Howlingstone" - Ovvero “Bianco spacca tutto”-
Tentai la classica evasione dal discorso, anche perché lei cosa ne poteva sapere della ma conoscenza di quel povero idiota?
"Mi spiace" Dissi io "Ma non so di chi stai parlando, Carotina. Non conosco nessun.. Ehm, come hai detto che si chiama?" - Ripensandoci ora, mi viene da ridere. Dai, Nick, come potevi davvero pensare che una coniglietta acuta come lei potesse abboccare alle scemenze di una volpe ottusa come te? -
Lei mi guardò con aria da “non mi prendere per il culo”, picchiando la zampa sul marciapiede, attendendo una mia risposta, proprio come durante il nostro primo incontro. La testolina inclinata a destra, con quegli occhioni viola semi chiusi che mi fissavano, magari pensando che fossi solo un povero bugiardo da rinchiudere, o, peggio ancora, una sporca volpe, creatura di cui non fidarsi, e le labbra ridotte ad una linea orizzontale.
"Senti, signor Nicholas Wilde" Deglutii al solo sentirla pronunciare il mio nome "Esatto, mio caro, non puoi prendermi in giro. Ho fatto delle ricerche su di te, e ho scoperto che sei moolto famoso da queste parti" - Oh, Judy, perché dovevi sorridere così “malignamente” nel pronunciare quelle parole? Perché deve tornarmi in mente così, limpida come un cielo libero dalla presenza opprimente delle nuvole, cristallina come la più pura acqua di una sorgente incontaminata?-
"Lavori in un cantiere edile, o meglio, dovresti  lavorarci, ma a quanto pare ti dilegui molto spesso, e infatti mi meraviglio che ancora non ti abbiano licenziato, passi le serate in un locale chiamato “l’ippopotamo ubriaco”, nel quale sei stato recentemente arrestato per aver scatenato una rissa, e, per rimanere in tema, hai moolti precedenti, per lo più furti e truffe, e in ultimo, e questo è molto interessante, sei “l’esattore delle tasse” di tale Mr. Big, il boss criminale di Tundra Town"
La mia faccia. Non potete immaginare la mia faccia in quel momento.
"Sai, la lista non è del tutto finita; ci sono molti, molti altri motivi per i quali potrei arrestarti e tenerti chiuso in gabbia, e non perché sei una volpe, ma perché, a quanto pare, sei una minaccia per la tranquillità di questo quartiere, ahahah" Il fastidio provocato da quella risata si attaccò alla mia pelliccia come una terza pelle – vi ricordo che avevo già addosso il marciume e la realtà che si respirava a  Zootropolis-. Essendo una volpe di strada, cresciuto nella totale cattiveria, avrei dovuto iniziare a ringhiare, digrignare i denti e, probabilmente, saltarle addosso per  tentare un inutile attacco. E sarebbe stata la volta buona per  finire definitivamente in gabbia: aggressione ad un pubblico ufficiale e resistenza all’arresto. Ottimo titolo per i giornali.
"Si, può darsi che io sia una minaccia per questo quartiere" Aggiunsi io "Ma tu sei una minaccia per la credibilità della nostra polizia. Ah! Colpita e affondata!"
Il sorrisetto e la sicurezza di Carotina scemarono con la stessa velocità con cui cresceva il mio orgoglio nell’averla fregata. "Detto questo..." Continuai io "Mi congedo. Mi ha fatto piacere riveder.." Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai con dei “braccialetti” poco fashion che mi impedivano di allargare le braccia. Il bello fu che non me ne accorsi nemmeno.
"Nicholas Wilde, ti dichiaro in arresto!" Esclamò la coniglietta.
"Come ti permetti di.."
"Arrestarti? Sarò pure un’inutile coniglietta, ma sono comunque un agente di polizia, e, come ho detto prima, i motivi per arrestarti sono molteplici, tra cui… Evasione fiscale"
Al diavolo!
"Suppongo tu conosca il Capitano Bogo, dico bene? In fondo so che tu conosci tutti in città, perciò, se non vuoi ritrovarti dietro una cella, o peggio, con l’esofago letteralmente ridotto ad una linea retta dagli zoccoli del mio capo, ti conviene aiutarmi e dirmi tutto quello che sai sull’agente Howlingstone! Niente di personale, tesoro" Occhiolino.
 - Tesoro… -
Potete immaginare il resto della conversazione; vi dico semplicemente che non potei fare altro che accettare. E fu così che venni incastrato, e collaborai ad un caso che, come si suol dire, avrebbe cambiato la mia vita.


La nostra prima tappa fu il caro vecchio bar. Carotina rimase dapprima sconvolta nel vedere il posto; una mezza baracca che dimostrava tutti e 50 gli anni che si portava dietro, un pavimento con mattonelle mancanti in più punti, muri verdi e pieni di crepe, con appese foto di qualche vecchia celebrità, tra le quali spiccavano le foto in intimo di Gazelle, tavoli disposti a casaccio e un lungo bancone grigio, che una volta era bianco. Appena 3 lampadari illuminavano il posto. Non riusciva a credere che un rappresentante della legge potesse frequentare un posto simile, pieno di canaglie e tipi poco raccomandabili. Io le risposi che le canaglie, si ritrovano sempre e comunque, dappertutto, persino sotto una divisa blu. Lei però sembrò non capire. Entrammo. L’ippopotamo sobbalzò leggermente  vedendo entrare un agente di polizia, mentre tutte le altre presenze buttarono un occhiata maliziosa su Judy –dovetti ammetterlo anche io, nonostante fosse solo una coniglietta, era molto carina- ma le occhiate erano accompagnate da bisbigli incomprensibili, ma qualcosa mi diceva che stessero speculando sul mio passaggio dalla parte dei piedipiatti. Ma vi ricordo che parlo sempre di bestiacce ben più disoneste di me.
- in realtà era bellissima!-
Ci avvicinammo al bancone e ci sedemmo. – Avevo intravisto anche le faine che, giorni prima, avevo fregato a poker. Speravo che loro, al contrario, non mi avessero notato- . L’ippopotamo, nervoso come se nascondesse qualcosa e temeva che Judy lo avrebbe scoperto. Non chiedetemi perché, non so se effettivamente avesse qualcosa da nascondere- ma, nonostante tutto, rispose alle domande della coniglietta. Le ripetè ciò che aveva detto a me, ovvero del giaguaro che aveva avvicinato Thomas e lo aveva condotto fuori dal locale.
"E per caso non gli ha detto dove lo avrebbe portato?" Chiese Judy "Non ha sentito un luogo, qualcosa? Niente di niente?"
"Mi spiace, agente" Rispose lui "Non ha aggiunto altro. Ha solo detto che avrebbe dovuto seguirlo dal suo capo, per un certo affare in sospeso, e che lui – Thomas- sapeva bene di cosa si trattasse"
"Quello era l’autista di Mr. Big!"
Sia io che Judy ci voltammo nello stesso momento. Una donnola, col gli occhi coperti da una vecchia coppola rovinata e la testa quasi del tutto nascosta dal colletto alto di una vecchia giacca di pelle nera, un sigaro in bocca, ci aveva interrotti.  "Quello era l’autista di Mr. Big, il capo indiscusso di Tundra Town. Thomas, o come lo chiamavano tutti, “Bianco spacca tutto”,  gli doveva un bel po’ di soldi, e da parecchio, anche!"
Mi voltai verso Judy. Vidi il suo – dolce- musetto contorcersi in un’espressione di puro shock. Le mani le tremavano, le orecchie caddero pesantemente sulle sue spalle, gli occhi sembrarono spalancarsi sempre più, oltre il loro limite. Sembrava cercare di dire qualcosa, ma ci volle un po’ prima che il fiato riuscì ad abbandonare la sua bocca.
"N-no.. Non.. Non può essere… Tu stai mentendo!" Ciò che prima era shock divenne rabbia. La coniglietta saltò giù dallo sgabello e, con un unico balzo, si avvicinò alla donnola, afferrandola per il colletto, iniziando a scuoterla e urlare contro di lui, e credo che stesse per piangere nel farlo. Continuava a urlare che un poliziotto di Zootropolis, la città perfetta per tutti gli animali, non avrebbe mai potuto fare affari con un criminale. Dovetti intervenire personalmente ed allontanarla da quel tipo per calmarla. La presi per gli avambracci e, con forza, riuscii a farle staccare la presa da quella vecchia giacca. Dovetti abbracciarla e stringere, non troppo ovviamente, per impedirle di continuare. Fortunatamente si calmò.
"Scusami… Scusami, Nick. Non so… Cosa mi sia preso"
Sarebbe stato palese anche per l’animale più stupido che in quel momento, in quella coniglietta, una forte delusione l’aveva colpita.
"Siediti, ci penso io a lui, Carotina"  Detto fatto, presi una sedia e mi sedetti al tavolo di quella donnola. Un muso coperto di pelo brizzolato e quasi completamente grigio, con qualche piccolo sfregio intorno al naso, e, pur non conoscendolo di persona, sapevo che quel tipo conosceva vita, morte e miracoli di ogni abitante, ogni vicolo, ogni centimetro, perfino il più nascosto, di tutta Zootropolis e di ogni suo distretto., da Tundra Town a Piazza Sahara. Ancor più di me.
"La tua amica è proprio una novellina" Bisbigliò sarcasticamente  "Ancora non sa come funzionano le cose in questa città"
"Qualcosa che imparerà comunque. In ogni caso..." Proseguii io  "Ho due domande da farti;  numero 1: sei sicuro che quel tipo fosse l’autista di Mr. Big? E numero 2: dato che tu sai tutto, dove ha portato il lupo?"
Il sorriso della donnola si allargò sempre di più, fino a mostrare un ammasso di denti giallognoli storti e, non credo proprio di sbagliarmi, marci. Questo spiegherebbe l’odorino che sentii subito dopo.
"Risposta numero 1, si, quello era Manches, l’autista personale di Mr. Big. E risposta numero 2…"
Lo fissai in modo enigmatico. Stava per parlare ma non disse nulla. Io fissavo lui e lui fissava me.
"Allora? "
"Posso solo dirti che, forse, è meglio se ne parli con il boss in persona. In fondo, tu sei uno dei suoi, no? Perché non chiedi direttamente a lui?"  - Tsk, bastardo- Sapevo che non sarei riuscito a convincerlo a parlare. Non ci fu altro da fare. Presi Judy e me ne andai da quel posto. Sapevo già dove recarmi quella sera, in un posto di proprietà di Mr. Big nella zona nord della città. Non potei fare a meno di buttare lo sguardo sulla –mia- coniglietta. Era ancora afflitta e dispiaciuta da ciò che aveva appreso poco prima. Nessuno di noi accennava a parlare. Il silenzio che ci circondava divenne quasi assordante, tanto che decisi di prendere l’iniziativa e rompere quel silenzio. Col mio solito modo di fare, ovviamente.
"Sai, Carotina, da quello che ho visto prima, sembrava che “Bianco spacca tutto” ti piacesse" Aggiunsi forse un pizzico di malignità –innocente- nella mia affermazione. Questo la fece bloccare di colpo, e credo anche arrossire. Ciò provocò una risatina bastarda in me, come se avessi detto “ti ho beccato!”,  ma lei subito smentì tutto ciò.
"Ma cos’hai capito, scemo?" Disse spintonandomi. "No che non mi piaceva, è solo che…"
- I suoi occhi… Stava per piangere. La sua passione, il suo amore per la giustizia… -
"La giustizia è qualcosa a cui tengo molto. Qualcosa in cui credo fin da piccola. Ed avendo sempre sentito cose meravigliose su queste città ed essendo riuscita a realizzare il mio sogno, quando ho sentito di un rappresentante della giustizia in affari con un criminale non ho voluto crederci..." Le ultime parole uscirono come un debole sussurro dispersosi nell’aria. Era proprio una novellina.
"Devi ancora imparare come funzionano le cose in questa città, Carotina"  Mi dispiaceva doverle dire quelle cose, e rischiare di cancellare il suo entusiasmo dalla faccia della Terra, ma prima o poi, essendo una poliziotta, sarebbe venuta a contatto con essa comunque. La Zootropolis di cui aveva sentito parlare forse era esistita in qualche tempo lontano, magari proprio quando lei era solo una cucciola. Ma, per quanto cercassi, nelle gallerie oscure del mio cervello bacato, un ricordo che mi confermasse che fosse davvero esistito un tempo in cui Zootropolis era la città dei sogni di ogni animale, un posto in cui ogni animale poteva essere ciò che voleva, e non il letamaio che vivevo ogni giorno. Ma non trovai nulla. Nada. Nisba. Forse perché ogni tentativo mi riportava alle vicende della mia infanzia. Vi ricordate di mio padre e di tutto il resto, no? In fondo, io avevo scelto di essere un bugiardo.
Beh, in ogni caso dovetti rinunciare. Salimmo sulla volante e guidai Judy nel luogo dove ero sicuro si trovasse Mr. Big; non un posto nascosto di Tundra Town, non un palazzo diroccato fuori ma arredato come una villa ottocentesca o di lusso o qualcosa del genere, ma un posto di sua proprietà, nella zona nord di Zootropolis, un quartiere colorato e tempestato giorno e notte, notte e giorno di luci al neon, flash e ogni altra sorte di illuminazione possibile. Una sorta di Las Vegas, insomma, ma più piccola e senza lo spropositato giro di soldi che domina quella città. Non dimenticherò mai la faccia di Carotina quando, una volta giunti a destinazione, scoprì che il posto era…
"U-un bordello?" Domandò. Ero troppo impegnato a ridacchiare, o meglio a cercare di trattenermi, vedendo il suo musetto. Sembrava che l’imbarazzo e il disgusto in persona l’avessero preso e deformato, con loro grande diletto, aggiungerei, dandole quell’espressione che mischiava disgusto, shock, paura, nervosismo, imbarazzo mortale e chissà cos’altro.
"Che succede? La nostra intrepida coniglietta si sente in imbarazzo nell’entrare in un posto simile?" Il mio classico, impareggiabile sarcasmo. "Pensa che la maggior parte dei poliziotti della città vengono qui. Chissà, potresti trovare qualche tuo collega" Non era vero, o del tutto falso, eheh, lo dissi più che altro per istigarla un po’ , ma era un posto effettivamente frequentato anche da poliziotti. Quelli in affari con Mr. Big, pagati per chiudere un occhio sugli affari del boss di Tundra Town. Pagati sia in soldi che in donne. Carotina scosse la testa, si schiarì la voce e si schiaffeggiò le – tenere, morbidissime- guance grigie con le proprie zampette. Fece un respiro profondo e gonfiò il petto. "O-ovvio che non sono imbarazzata! Sono un’agente di polizia!" Esclamò con un lieve, ma evidentissimo, tremore nella voce, lucidandosi nel frattempo il distintivo posto sul giubbotto antiproiettile che indossava. Ci avviammo insieme all’entrata –io ovviamente cercavo ancora di trattenermi dal ridere- . La sola occhiata che Carotina lanciò al tabellone posto sul cornicione, una seducente lupacchiotta sdraiata in posa sensuale, con addosso un mini costume rosso, con intorno ogni tipo di frase provocatoria e sporcacciona per richiamare clienti, bastò a bloccarla a pochi passi dalle due grandi porte in legno rosso dell’ingresso.
"Ci stai ripensando? Posso entrare solo io, se vuoi"
Aveva senza dubbio capito che, ancor più di prima, non la ritenevo assolutamente all’altezza di quel luogo, così come non la ritenevo all’altezza di risolvere il caso. Carotina non mi rispose; mi passò davanti, sguardo determinato e pronto all’azione, pugni stretti e passo pesante. Aprì le porte e….
   
 
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