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Autore: Red_Coat    11/05/2016    3 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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ELABORAZIONE DATI IN CORSO ...
...

Da quando il professor Gast se n'era andato erano ormai passati altri cinque anni, e contro ogni previsione Sephiroth era riuscito a sopravvivere all'inferno, raggiungendo i suoi primi e ultimi 12 anni di età.
Non era cambiato molto, a dirla tutta, né fisicamente, né per quanto riguardava la sua tremenda vita lì.
Fisico asciutto e snello, occhi felini in cui risplendeva vivido il bagliore del Mako in tutte le sue sfumature, e capelli albini lunghi appena fin sopra le spalle, con due ciocche ribelli che si dividevano ai lati della fronte e scendevano a carezzare gli zigomi.
Aveva provato a farseli crescere, ma a Hojo non era andata giù, diceva che non erano pratici per i suoi allenamenti con la katana e per le iniezioni, anche se non sembrava essere dello stesso parere quando glieli tirava per trascinarlo via con la forza.
Lo faceva fino a farlo piangere dal dolore, così alla fine aveva dovuto temporaneamente rinunciarci, a malincuore in attesa di un tempo migliore.
Nel frattempo aveva imparato a difendersi dagli attacchi emotivi del professore riuscendo quasi sempre a mantenere un perfetto autocontrollo delle proprie emozioni senza lasciare che trasparissero, e quando aveva bisogno di sfogarsi non c'era nulla di più bello che farlo assieme alla sua arma, imparando a conoscerla.
Aveva un'amicizia speciale con lei, un dialogo aperto che non riusciva ancora a descrivere ma che cominciava quando inziavano a combattere insieme.
Finalmente, si sentiva capito, sostenuto, ascoltato.
Erano una cosa sola, lui e la sua adorata Masamune.
Quando l'aveva vista per la prima volta, si era accorto subito di essere alla presenza dell'arma fatto apposta per la sua anima.
Era cresciuto molto in altezza negli ultimi mesi, e dopo tutti quegli allenamenti e quegli interventi di Mako anche i suoi muscoli stavano iniziando ad essere più forti ed evidenti.
Hojo era soddisfatto, tra qualche anno avrebbe potuto finalmente entrare in SOLDIER.
Ma lei, la Masamune, era l'unica in grado di capire cosa significasse davvero tutto questo per lui.
Sapeva quando aveva bisogno di libertà, quando di sfogarsi, e quando invece non aveva per nulla voglia di combattere.
E ad ogni modo agiva, assieme a lui, per aiutarlo a vincere sempre e comunque.
La adorava, tanto che aveva chiesto al professore di conservarla in camera assieme a lui, e non vedeva l'ora di iniziare con lei questa nuova avventura.
Anche se ci sarebbe voluto ancora qualche anno prima dell'entrata effettiva in SOLDIER.
Sospirò, seduto al bordo del letto, e rivolse uno sguardo alla lama che scintillava sulla parete vicino alla spalliera.
Sorrise, sentendosi immediatamente più calmo. Era stata una sorpresa il fatto che Hojo gli avesse concesso di tenerla con sé, ma la gioia gli aveva impedito di porsi ulteriori domande in merito.
Stava per seguire l'istinto di riprenderla tra le mani, ma non ebbe neanche il tempo di muoversi che la porta si aprì con un cigolio delicato.
Voltò lo sguardo, nuovamente atono, mentre il suo cuore prese a battere forte dentro il petto.
Sulla soglia apparve l'immagine di un uomo in camice che si affacciava alla porta, ma non era Hojo.
Era giovane, magro e forse un po' troppo gracile, ma tutto sommato molto meno orribile del professore.
Sorrise, chiese se poteva entrare.
Il giovane Sephiroth lo guardò appena un po' stupito. Non la aveva mai visto prima, e non accadeva mai che un inserviente usasse modi così gentili nei suoi confronti.
Doveva essere uno dei nuovi tirocinanti del professore, arrivato a sostituire quelli che avevano osato mettergli le mani addosso l'ultima volta e che ... non erano sopravvissuti alla sua reazione.
Rabbrividì di nuovo, scacciando il pensiero.
Poi annuì con disinteresse scuotendo le spalle. Jim gli sorrise di rimando, ed entrò nella stanza col carrello della cena, trascinandoselo dietro fino ad arrivare di fronte a lui.
Il ragazzo guardò le pietanze sul ripiano superiore (un primo di riso e verdure e un secondo di carne al vapore) e decise che non aveva fame. Ma si chiese come mai di ogni piatto ci fossero due porzioni

<< Posso? >> chiese nel frattempo il giovane ricercatore, indicando lo spazio vuoto sul materasso alla sua destra

Sephiroth lo scrutò di nuovo.
Ma che aveva di strano quell'uomo? Perché si comportava così?
Scrutò ancora i piatti, poi con sospetto riportò lo sguardo atono su di lui.
Ancora una volta restando in silenzio si scostò un po' verso la Masamune, lasciando che si sedesse come aveva chiesto, poi attese che quello gli offrisse il riso per rifiutarlo, respingendolo appena con un gesto della mano

<< Non ho fame, grazie. >> rispose, guardandolo negli occhi

Quello annuì, posando la ciotola di terracotta di nuovo sul carrello

<< Capisco. >> disse << Colpa del Mako, eh? >>

Sephiroth sorrise appena, guardando davanti a sé

<< Sono abituato ... >> disse soltanto

Il giovane ricercatore annuì ancora, quindi prese un bicchiere di plastica, lo riempì a metà d'acqua e glielo porse con gentilezza.
Lui lo fissò con diffidenza, senza prenderlo.

<< Comunque io sono Jim Parson ... >> aggiunse con un sorriso sincero << Uno dei nuovi tirocinanti del professore. >>

Poi, visto che il ragazzo non aveva accettato neanche l'acqua la posò sul carrello assieme agli altri piatti e prese uno dei due al piano inferiore, coperti da una cupola di acciaio inox

<< Sicuro di non volere neanche una fetta di torta? >> chiese, scoprendo il piatto e rivelando una bella fetta di deliziosa torta al cioccolato e panna con su una candela a forma di 1 e l'altra a forma di 2, messe in ordine a formare la sua età attuale.

Stavolta, il ragazzo non poté impedirsi di sgranare gli occhi e spalancare la bocca, sorpreso.
Guardò le candele e la torta, poi di nuovo Jim, che gli sorrise felice

<< Buon compleanno, Sephiroth! >> esclamò

Un nodo gli si strinse in gola. Non seppe che rispondere, e allora Parson intervenne di nuovo a sciogliere la situazione con un sorriso

<< Perché sei così sorpreso? >> chiese
<< Nessuno se lo è mai ricordato... >> fu la risposta.

In dodici anni, mai una volta gli era stata fatta una sorpresa così grande come una torta con la sua età scritta sopra.
Forse perché non c'era nulla da festeggiare, in fondo, O semplicemente perché perfino Gast era troppo impegnato per farlo.

<< Davvero? Mai? >> replicò Jim, stupito

Sephiroth scosse la testa, sicuro

<< Ma tu ... come hai fatto a sapere che era oggi? >> chiese poi

Il ricercatore tornò a sorridere e scosse le spalle con leggerezza

<< Era scritto sul tuo fascicolo. >> spiegò << Ho visto che eri in difficoltà oggi, durante le iniezioni. Così ho pensato che sarebbe stato utile distrarsi, per qualche minuto. >>

Quindi prese l'accendino dal taschino del camice e accese le due candele.

<< Forza, esprimi un desiderio. >> lo incoraggiò << A mente, poi soffia forte. >>

Sephiroth sorrise, e annuì. Fece per obbedire, ma appena prima di soffiare qualcosa lo frenò.
Rimase immobile per qualche minuto, col piattino sulle gambe e lo sguardo assorto

<< Cosa c'è? >> chiese Jim, cercando di capire

Lo guardò, dritto negli occhi

<< Tu credi ... che se esprimo un desiderio adesso, si avvererà di sicuro? >>

Parson sorrise e annuì deciso

<< Certo! >> disse << Non lo sai? È la magia dei compleanni, per ogni candelina, un desiderio. >> poi spiegò << Guarda me, quando avevo sei anni espressi di voler diventare un biologo, ed eccomi qua! >> sorrise rassicurante, poi appoggiò una mano sulla sua spalla << Visto che non posso farti un regalo, prendilo come se fosse questo. >>

Convinto e commosso dalla spiegazione, Sephiroth annuì e sorrise.
Un desiderio per ogni candelina. Oh, erano così poche ... doveva scegliere bene cosa chiedere, perché se era vero che si sarebbero avverati avrebbero potuto fare la differenza.
Perciò ci pensò su qualche secondo, poi chiuse gli occhi, tirò un grande respiro e infine soffiò, pensando a ciò che il suo cuore più di ogni altra cosa ambiva per i suoi anni futuri.
"Vorrei ... sapere di più su mia madre, Jenova. Trovare un modo per conoscerla, magari.
E non essere più da solo..."
Si, è questo che vorrei.

Grazie Jim. Non lo dimenticherò.
 
***
 
I muscoli rilassati e la mente ancora all'intenso allenamento a cui si era sottoposto fino a pochi istanti prima in sala di simulazione, il giovane Victor Osaka dall'abitacolo abbandonando il visore 3D dove lo aveva trovato (vicino alla porta scorrevole pressurizzata) e rinfoderando sulla schiena la spada ordinaria di SOLDIER che gli avevano dato in dotazione alla divisa da 3rd, appena qualche settimana addietro.
Sospirò, e sorrise.
Da quando era entrato nell'esercito, il conferimento della divisa da 3rd da parte del direttore Lazard Deusericus era stato il momento più emozionante della sua vita, dopo la cerimonia di presentazione delle reclute in cui aveva visto Sephiroth, per la prima volta.
Era stato un sollievo immenso il sapere di potersi finalmente liberare della divisa da fante e del fastidioso visore 3D, per un'altro che comunque avrebbe dovuto indossare solo in missione e avrebbe potuto togliere quando voleva.
Ma soprattutto, lo aveva riempito di orgoglio.
C'era una selezione molto dura tra i fanti, per decidere per decidere chi tra di loro avrebbe potuto ambire al titolo di SOLDIER 3rd class, entrando a tutti gli effetti nei soldati d'élite.
E c'era un solo requisito per superarla, uno su cui non si poteva né mentire, né cercare di ottenerlo studiando o allineandosi di più.
La compatibilità al Mako.
Potevi essere anche il migliore, esperto in tutte le armi, tiratore scelto e ottimo sul campo di battaglia.
Ma se il tuo corpo non era abbastanza forte da riuscire a reggere i continui e sempre più pesanti interventi endovena col Mako che servivano a farti diventare potente e forte come un 1st, sempre più macchina e sempre meno umano, allora eri fuori.
SOLDIER non era per te, e non lo sarebbe stato mai.
Questo Victor lo sapeva, e continuava a ripeterselo ad ogni seduta.
Perché facevano male, tanto.
Ma questo non importava, da quando Sephiroth lo aveva guardato in quel modo, quel giorno.
Perché lui, era degno. Il suo corpo aveva un'elevata compatibilità col Mako, le sue cellule lo trattenevano alla perfezione e non lo respingevano affatto, anzi.
Una condizione perfetta per permettere agli scienziati di proseguire.
Lo aveva sentito da uno di loro, un giorno mentre era inchiodato a quella sedia e stringeva i denti dal dolore che sembrava quasi voler farlo impazzire, il viso rigato da lacrime calde.
E nonostante tutto aveva sorriso, fiero.
Gli interventi di Mako subito dopo il suo ingresso ufficiale in SOLDIER erano aumentati. Ora erano praticamente giornalieri e lo sarebbero stati per qualche mese ancora, fino a che anche nei suoi occhi il Mako non avrebbe preso a scintillare vivido e riconoscibile davanti a tutti.
"Sono un SOLDIER" avrebbero gridato quelle pupille, senza più alcun dubbio.
Non vedeva l'ora che il processo fosse completato. E nel frattempo, dopo ogni iniezione, sfogava il dolore nelle simulazioni e negli allenamenti, sperando anche che Sephiroth si accorgesse di lui.
Lo avrebbe fatto, prima o poi.
Solo che allenarsi da solo aspettando e sperando non era proprio il massimo per sopportare il dolore.
Sospirò di nuovo. "Pazienza Victor" si disse "Pazienza."
Gli faceva un po' male la testa e la vista, probabilmente per effetto dell'intervento subito appena una quindicina di minuti addietro, e si sentiva stanco.
Visto che non aveva nulla da fare al momento sarebbe tornato a casa a riposare, in attesa della prossima missione.
Ma a metà strada, una voce mai udita prima chiamò il suo nome alle sue spalle, inducendolo a fermarsi e a voltarsi.
Un ragazzo con indosso una divisa da 2nd class, giovane, gli occhi ridenti e azzurri lucenti come il cielo d'agosto, un sorriso travolgente sulle labbra e una capigliatura blu notte corta e sfrangiata, di cui due lunghe ciocche gli carezzavano gli zigomi dolci.
Gli corse incontro fermandosi affannato proprio a pochi metri da lui, che lo guardò con perplessa curiosità
 
<< Hey, Victor aspetta! >> esclamò affannato << È Victor, giusto? >> chiese poi, col dubbio di essersi sbagliato
 
Annuì
 
<< Victor Osaka. >> rispose << E tu... ? >> chiese poi, lanciandogli una rapida occhiata
 
Era già abbastanza strano che un 2nd si fermasse a parlare con un novellino come lui, figurarsi poi che gli corresse incontro.
Di sicuro aveva qualche missione da assegnargli, anche se era parecchio strano. Di solito era Lazard, tramite sms, ad assegnargliele.
 
<< Oh! Giusto, scusami. >> sorrise l'altro, porgendogli una mano << Io sono Zack. Zack Fair, piacere di conoscerti. >>
 
Victor guardò quella mano aperta verso di lui, quegli occhi allegri e sinceri, e per un attimo rimase a guardarlo, un po' spiazzato da quella situazione così imprevista.
Da quando era entrato nell'esercito era sempre rimasto solo, dritto al suo obbiettivo.
Dopo le pugnalate alle spalle ricevute dai suoi vecchi amici d'infanzia e dalla sua fidanzata dopo che aveva saputo che sarebbe entrato in SOLDIER, aveva deciso di inseguire il suo sogno di arrivare a Sephiroth senza lasciarsi distrarre da altri impicci come quello di avere amici.
Qualche commilitone ci aveva anche provato, ma lui non aveva dato loro troppo filo e alla fine ci avevano rinunciato.
Adesso però, ecco che un perfetto sconosciuto gli correva incontro gridando il suo nome e non vedeva l'ora di conoscerlo. Un 2nd class, per di più.
Accettò la stretta di mano, più per gentilezza che per altro.
 
<< Piacere mio. >> disse
 
Fair sorrise, lasciandosi andare ad un sospiro sollevato
 
<< Ti ho visto in sala di simulazione l'altro giorno. >> spiegò << Sei spettacolare, per l'amor del cielo! E non hai idea della fatica che ho fatto per sapere il tuo nome. Non lo sapeva praticamente nessuno! >> concluse, strappandogli un sorriso
<< Si, bhe ... >> si scusò, sciogliendosi << Non sono il tipo che lo dice al primo che capita. Devo imparare a fidarmi, prima. >>
<< Ah! >> fu la risposta colpita di Zack << Allora che ne dici? Di me puoi fidarti? >>
 
Un altro sguardo, poi un sorriso. Chissà perché, continuava ad avere la strana sensazione di averlo già visto da qualche parte. Forse, pensò, si erano incrociati qualche volta di sfuggita nei corridoi. Anche se non era certo di ricordare una cosa simile.
 
<< Dipende ... >> ribattè, divertito << Sei una specie di stalker, o robe simili? Tipo un mezzo turk? >>
 
Fair rise.
Una risata libera, sincera. Gli riempì l'animo, sembrò come una musica rilassante per l'anima.
 
<< No, no. Te lo assicuro. >> rispose << Ho chiesto a Kunsel, di solito lui e sempre molto informato sulle ultime novità del reparto. >>
 
Sul volto di Victor si dipinse un'espressione pensierosa.
 
<< Kunsel? >> disse, pensando ad alta voce
 
Zack lo guardò stupito, poi rise di nuovo
 
<< Certo che sei proprio un tipo strano tu, e Vic? >> osservò << Posso chiamarti Vic? >> gli chiese, e lui scosse le spalle
<< Non mi dispiace. >> ribattè
<< Bene. Allora Vic, hai da fare adesso? Ti va di bere qualcosa insieme? >>
 
Osaka sospirò.
 
<< In effetti ... >> disse << ... mi sento un po' stanco. Credo sia per colpa delle iniezioni. >>
 
Chiedendosi poi subito dopo perché lo avesse fatto. Che genere di poteri aveva quel ragazzo? Telepatia? Si conoscevano da soli cinque minuti, e già sembrava fossero amici da una vita.
Fair si fece serio, assunse un'espressione comprensiva e gli avvolse un braccio attorno alle spalle, come a volerlo sostenere.
Di solito lo avrebbe respinto, invece si sentì confortato e lo lasciò fare
 
<< Ah, giusto ... >> disse << hai iniziato quelle giornaliere, mh? Sono terribili, ti capisco ... >>
<< Già ... >>
<< Allora hai proprio bisogno di un attimo di pausa. >> continuò quello << John fa dei gelati che sono davvero una forza contro questo tipo di problemi. Come l'Ambrosia! >>
 
Victor arricciò il naso, un po' disgustato
 
<< Non ho molta fame ... >> bofonchiò tenendosi lo stomaco
 
Non era neanche riuscito a bere un sorso dell'acqua che aveva portato da casa senza avere la nausea, lo stomaco era in subbuglio.
 
<< Ah, lo so! >> fu la replica di Zack << Per questo devi mangiare. Non riuscirai a reggere quelle di domani se non ti carichi abbastanza. >> staccandosi per un attimo da lui e puntando quei grandi occhi azzurri nei suoi
 
Ci pensò un attimo, sostenendo lo sguardo. In effetti, il ragionamento aveva una sua logica. Se voleva arrivare ad essere vicino a Sephiroth, arrendersi alla prima difficoltà era decisamente la strada sbagliata.
 
<< D'accordo ... >> disse allora, accettando di seguirlo
<< Così mi piaci! >> la replica di Fair
 
Presero insieme l'ascensore e uscirono all'aria aperta parlando del più e del meno.
A dire il vero, fu Zack a parlare di più, e Victor si limitò a rispondere alle domande aggiungendo ogni tanto qualche opinione personale sugli argomenti che gli proponeva.
Parlarono della loro vita in SOLDIER, Fair fu una miniera di consigli per quanto riguardava il problema che stava affrontando Osaka in quel momento, e quest'ultimo da parte sua si ritrovò ad ascoltarlo senza mai stancarsi.
Era un treno in corsa, ma aveva un modo di fare e di parlare che lo rapiva.
Non era mai noioso, riusciva a non fargli pesare la situazione in cui si trovava e a fargli dimenticare il dolore fisico e mentale.
Ordinarono due gelati, li finirono in un batter d'occhio nonostante fossero coppette enormi, e poi se ne andarono a fare due passi lungo viale Loveless.
Quando si ritrovarono di fronte al negozio di televisori, Victor non poté fare a meno di fermarsi a pensare
 
<< Cosa c'è di speciale in questa vetrina? >> chiese Zack, interrompendo il filo dei suoi ricordi
 
Victor sorrise, spostando gli occhi dagli schermi accesi sul solito tg al volto del nuovo amico
 
<< È qui che ho visto per la prima volta Sephiroth, su una di queste tv. >>
 
Zack sorrise di rimando e annuì osservandole anche lui
 
<< Oooh, ora capisco ... vuoi diventare un first anche tu? >>
 
Victor continuò a sorridere, e una nuova luce si accese nei suoi occhi cerulei, più determinata, sognante.
Stava per rispondere, quando il telefono cellulare di Zack squillò costringendolo a rispondere
 
<< Scusa, devo andare. >> gli disse subito dopo, un po' dispiaciuto << Era Angeal, il mio mentore. >>
 
Stavolta fu Victor a stupirsi
 
<< Angeal? Il First Class? >> chiese
 
Zack sorrise
 
<< Si, esatto. È eccezionale, ma sa essere anche un grandissimo rompiscatole quando vuole. E vuole spesso, credimi. >> rise
 
Anche Osaka si concesse un sorriso, più melanconico però
 
<< Almeno tu ne hai uno ... >> sospirò
 
Allora, Zack Fair tornò a guardarlo serio e comprensivo
 
<< Ecco perché stai sempre in sala di simulasione ad allenarti. >> disse << Hai già un obiettivo preciso? >> gli chiese poi
 
Victor sospirò e, senza dir nulla, fissò le immagini del first class dai capelli argentei che proprio in quel momento furono mandate in onda sugli schermi.
Zack li guardò insieme a lui, e ci mise poco a capire.
Si esibì in un'altra espressione stupita, poi però guardando quella abbattuta dell'amico sorrise, e gli battè comprensivo una
pacca sulla spalla
 
<< Ce la farai, Victor. Tu, secondo me, sei l'unico che può farcela. >> gli disse << Dico davvero, non ho mai visto nulla di simile alla tua maniera di combattere. Non arrenderti e vedrai, perfino Sephiroth non potrà non notarti. >>
 
Osaka sorrise, annuì confortato
 
<< Grazie Zack. >>
 
Un ultimo sorriso, un abbraccio. Poi Zack si voltò e lo salutò con un gesto della mano, correndo via dal suo mentore, non prima di avergli ripetuto di nuovo
 
<< Non arrenderti, Vic! Ce la farai, ne sono sicuro! >>
 
Lo guardò allontanarsi, ripensò alle sue parole; fino a sera, fino a che i suoi occhi non si chiusero arresi al sonno, e anche l'indomani e quello successivo.
Era il giorno del suo 20esimo compleanno, un giorno che non avrebbe mai più scordato.
Quattro mesi e mezzo più tardi, Lazard gli avrebbe assegnato la missione di Wutai, e lì Sephiroth gli avrebbe proposto di diventare ciò che sperava. Un suo allievo,
proprio come aveva sempre detto e sostenuto Zack Fair.
L'unico che ci aveva creduto a volte forse anche più di lui.

INTERRUZIONE DATI ....
 
   
 
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