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Autore: Manu75    11/05/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
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Come sempre grazie a chi legge, segue e a chi ha recensito: miss Gold_394 e Gialy66! Grazie mille! Come volevasi dimostrare sto rallentando il ritmo :D ma sono costante, come volevasi dimostrare, inoltre, ho scelto una canzone vecchia ed obsoleta per aprire questo capitolo! Perdonatemi ^_^ a presto!






Voltati,

Tutte le volte

Divento un po' più sola

E tu non vieni mai

Voltati,

Tutte le volte

Divento un po' più stanca

Di ascoltare il suono delle mie lacrime.

Tutte le volte

Divento un po' più nervosa

Del fatto che i migliori anni sono passati

Tutte le volte

Divento un po' più impaurita

E poi vedo il tuo sguardo

Voltati, occhi luminosi

Tutte le volte

Cado a pezzi

Tutte le volte

Divento un po' più irrequieta

E sogno qualcosa di selvaggio

Tutte le volte

Divento un po' più indifesa

E sono distesa tra le tue braccia come una bambina

Voltati

Tutte le volte

Divento un po' più arrabbiata

E so che devo uscire e piangere

Tutte le volte

Divento un po' più impaurita

E poi vedo il tuo sguardo

Voltati, occhi luminosi

Tutte le volte

Cado a pezzi

E ho bisogno di te stanotte

E ho bisogno di te più che mai

E se solo mi terrai stretta

Noi ce la faremo

E andrà bene

Perché non saremo mai sbagliati insieme

Possiamo portarlo alla fine della strada

Il tuo amore é come un ombra su di me tutto il tempo

Non so cosa fare, e sono sempre al buio

Viviamo in una polveriera e facciamo scintille

Ho davvero bisogno di te stanotte

Per sempre partirà da stanotte

Una volta, mi stavo innamorando

Ma adesso sto' solo cadendo a pezzi

Non c'è niente che possa fare

Un eclisse totale del cuore

Una volta, c'era una luce nella mia vita

Ma ora c'è solo amore nel buio

Non c'è niente che possa dire

Un eclisse totale del cuore

Voltati, occhi luminosi,

Tutte le volte

So che non sarai mai

Il ragazzo che sei sempre voluto essere

Voltati,

Ma tutte le volte

So che sarai sempre

l'unico ragazzo che mi vuole per come sono

Voltati,

Tutte le volte

So che non c'è nessuno nell'universo

Magico e meraviglioso come te

Tutte le volte

So che non c'è niente di meglio

Non c'è niente che non farei

Voltati, occhi luminosi

Tutte le volte

Cado a pezzi

E ho bisogno di te stanotte

E ho bisogno di te più che mai

E se solo mi terrai stretta

Noi ce la faremo

E andrà bene

...

Un eclisse totale del cuore

Una volta, c'era una luce nella mia vita

Ma ora c'è solo amore nel buio

Non c'è niente che possa dire

Un eclisse totale del cuore

 

(Total Eclipse of the heart - Bonnie Tyler)








 

“Un gelido destino”


(La giostra)


Capitolo cinquantunesimo


(Luglio)


Narcissa rigirò tra le mani l’elegante cartoncino color avorio, gli occhi esprimevano tutta la perplessità che provava.
Aveva conseguito i suoi M.A.G.O e, da poco più di una settimana,  aveva lasciato definitivamente Hogwarts.
Nel corso degli ultimi mesi aveva sentito il suo rapporto con Severus sgretolarsi pian piano, come l’intonaco da un muro ormai logorato dalle intemperie, e ciò le aveva causato un senso di angoscia indicibile.
Si erano salutati con la consueta cortesia ma lui le era apparso ermetico e del tutto desideroso di lasciarsi la loro amicizia alle spalle.
Lei ricordava ancora la sensazione di ineluttabilità che aveva avvertito quando il ragazzo le aveva fatto vedere la sua serra personale: un ultimo atto di quel cameratismo che da sempre li aveva uniti.
Non capiva del tutto cosa avesse portato ad un simile distacco ma sapeva che l’idea di non vederlo più le causava una sofferenza acuta, l’idea di saperlo solo ad Hogwarts la inquietava, pur sapendo perfettamente quanto lui sapesse cavarsela egregiamente in ogni situazione.
Rientrare a casa le aveva dato la misura della vita che l’aspettava da quel momento in avanti: noia e prigionia.
La guerra in atto aveva reso ogni attività e ogni spostamento difficoltoso, il coprifuoco del Ministero era chiaro e anche l’invito a non aggregarsi in gruppi troppo numerosi in luoghi esposti e vulnerabili.
Ed ora ecco quell’invito.
Sfidando le indicazioni del governo, un nutrito gruppo di maghi purosangue aveva deciso di partecipare ad un evento mondano, come a dimostrare che i pericoli che si insediavano nella società magica non li riguardava.
- Dovreste chiedere a Vostro padre il permesso, signorina - la incoraggiò Dorothy, che aveva seguito ben poco ciò che accadeva al di fuori delle mura di casa Black - la famiglia Hinchinhooke è una delle più importanti e in vista del mondo Magico.-
- Davvero? Non l’ho mai sentita nominare- mormorò la ragazza facendo mente locale - e poi l’invito non viene direttamente da loro, viene da Barty Crouch…- arricciò le labbra con aria poco convinta.
Avevano mantenuto i contatti in quegli anni, perché lui si era dimostrato molto rispettoso e gentile e lei non aveva trovato una scusa valida per non consentirgli di scriverle o di spingersi fino ad Hogsmeade per incontrarla un paio di volte.
Ora la invitava ad essere la sua dama a questa festa lussuosa dove si sarebbe tenuta persino una sfida a sciarada figurata*, gioco che lei aveva praticato, con le sue sorelle e i suoi cugini, da bambina.
La tentazione di accettare e partecipare era tanta, perché l’unica festa alla quale aveva preso parte era stata quella a Malfoy Manor sette anni prima: ricordava ancora l’eccitazione, l’emozione...la maledizione di Aloise Alderman che, vista da così lontano, le sembrava davvero irreale. Ricordava Lucius nello splendore dei suoi sedici anni, così come le era apparso ai suoi occhi di bambina undicenne.
Il cartoncino le sfuggì di mano.
- Signorina, c’è qualcosa che non va? Siete preoccupata per il vestito?- la voce di Dorothy la riscosse e lei valutò che, in effetti, quello dell’abbigliamento era un problema non da poco.
A Diagon Alley non esisteva più nessuno che confezionasse abiti di una certa qualità e Madama Mc Clan riceveva solo su appuntamento e solo per confezionare le divise di Hogwarts, dietro espressa richiesta di Silente.
La paura era tanta e tutti cercavano di rendersi quasi invisibili.
“ Certo, i sanguesporco, i babbani e i loro simpatizzanti hanno tutto da temere, noi purosangue viviamo in un altro mondo…” pensò senza provare alcuna particolare empatia.
- Papà non sarà mai di ritorno entro domani, vero? Potrei spedirgli un gufo…-
- Vostro padre dovrebbe essere a Weirwater ormai- le rispose Dorothy - a quanto pare ha l’intenzione di riaprire la casa, Londra non è più un luogo sicuro per la brava gente!- lo disse con un tono leggermente indignato.
Cissy si guardò bene dal dirle che la definizione di “brava gente” era piuttosto opinabile, non ci avrebbe messo in mezzo i sanguesporco ma nemmeno certe persone incappucciate.
L’idea di ritornare a Weiwater non le sorrideva poi tanto, aveva anelato di poter rivedere la sua cara dimora scozzese per anni ma vicino al suo adorato castagno, giusto un filare di alberi più in la, aveva assistito ad un omicidio a sangue freddo da parte di Lucius.
Nelle ultime settimane, senza capire bene come, gli incubi che l’avevano tormentata per anni si erano diradati e affievoliti e lei sperava che una vita tranquilla le consentisse di chiudere definitivamente con quelle visioni inquietanti.
Lanciò un’occhiata all’invito e si morse le labbra.
Era così tentata di partecipare a quell’evento che non sapeva decidersi, Barty era stato talmente bene educato e discreto in quegli anni che non le dispiaceva affatto l’idea di uscire e fare qualcosa di completamente nuovo.
- Potremmo guardare tra i vestiti di Vostra madre!- propose Dorothy - alla Vostra età partecipava ad un ballo almeno due volte a settimana! Era sempre la più bella e la più elegante!- la domestica aveva un’aria sognante - ricordo ancora quando compì i diciassette anni e io potei accompagnarla al suo ballo di ingresso in società! La corteggiarono tutti disperatamente e Vostro padre fu il primo ad avere l’onore di danzare con lei! Tre mesi dopo erano fidanzati…- gli occhi della donna erano velati di nostalgia.
Narcissa evitò di chiedersi di quanti millesimi di secondo Cygnus avesse vinto la corsa contro Abraxas e scattò in piedi piena di entusiasmo.
- Ottimo! Bella idea, tanto a lei non serviranno più!- la brutalità di quell’affermazione colpì dolorosamente la governante, che sbarrò gli occhi ma non ebbe il coraggio di dire nulla e si limitò a sistemarsi la cuffietta con aria sofferente.
- Perdonami…- le sussurrò Narcissa, accarezzandole un braccio - sono stata orribilmente indelicata. Ti prego, aiutami a cercare qualcosa di adatto in modo che io possa accettare questo invito.-
La donna si riprese e condusse la ragazza nella stanza guardaroba che era stata di Druella e che era rimasta inalterata da quel giorno di tre anni prima, quando la padrona di casa era stata rinvenuta priva di vita.
La quantità di abiti era impressionante ma quello che fece lanciare a Narcissa un’esclamazione  di entusiasmo, fu una parte dell’armadio dedicato esclusivamente agli abiti giovanili di sua madre.
Le due ore successive furono estremamente divertenti, tralasciando i momenti di commozione della domestica che si soffiò il naso più e più volte, e Cissy scrutò con profonda ammirazione ogni singolo vestito.
Riconobbe, con un colpo al cuore, lo splendido abito che Druella indossava nel ritratto babbano di Malfoy Manor e che Dorothy le rivelò essere quello del debutto di sua madre.
Chiaramente per Abraxas era stato un colpo di fulmine e l’immagine di lei era rimasta inalterata per sempre, incisa nella sua mente in modo indelebile.
Narcissa lo scartò con decisione, anche perché non sapeva se l’uomo sarebbe stato presente o meno.
Evitò di pensare a Lucius ma immaginò che non avrebbe partecipato perché le cronache non trattavano di lui da diverse settimane: il giovane sembrava sparito nel nulla.
Alla fine optò per un vestito color argento dal corpetto stretto come un bustino, con le stecche di balena, i lacci che lo chiudevano sul davanti e le spalline sottili, ma decise di aggiungere alla gonna di chiffon un ulteriore strato di velo color malva, per staccare un po’ senza appesantire l’effetto così elegante e sobrio.
- Come sempre avete buon gusto!- si congratulò Dorothy e disse a Narcissa di non preoccuparsi e che avrebbe preparato lei l’abito, in tempo per l'indomani.
Cissy gettò al vento qualsiasi riserva e mandò Galatea a recapitare la risposta affermativa a Crouch.

 

La sera successiva la ragazza si preparò con cura, raccolse i capelli sulla nuca e li chiuse con un fermaglio tempestato di zaffiri rosa e si allacciò attorno al collo un semplice nastro di raso color argento, che sottolineava discretamente il suo bel collo diafano.
Essendo il corpetto del vestito piuttosto audace, Dorothy aveva avuto la buona pensata di confezionare uno scialle di velo dello stesso color malva della gonna.
Narcissa si sentiva felice in quel momento e sentiva il cuore battere in profondità, facendole provare la gioia di essere viva e giovane come non si sentiva da tempo.
Indossò dei lunghi guanti bianchi e scese al piano di sotto, dopo aver promesso alla governante di raccontarle tutto al suo ritorno.
Quando Barty la vide rimase senza parole e non trovò di meglio che farle un lieve baciamano.

- Sei splendida, davvero - le sorrise con calore - sarà l’uomo più invidiato della festa!-

Lei gli sorrise e si complimentò per la sua eleganza ineccepibile.

Infine si avviarono al ballo nella carrozza dei Crouch, conversando amabilmente.


La casa londinese della famiglia Hinchinhooke era leggermente defilata rispetto la centro ed era molto bella ed elegante.
L’aspetto era forse un po’ troppo cupo all’interno ma l’illuminazione sfarzosa, creata in occasione della festa, alleggeriva l’aria opprimente data dalla pesante tappezzeria e dai pavimenti scuri. Un incantesimo aveva allargato a dismisura il salone principale, in modo da consentire agli invitati di muoversi comodamente, di accedere al buffet e di avere una visuale ottimale del palco eretto appositamente per l’orchestra e per i giochi previsti.
Narcissa ammirò tutto in modo tiepido: nulla era paragonabile a ciò che avevano fatto i Malfoy per la festa della Vigilia di tanti anni prima, tuttavia era stato profuso molto impegno.
L’inizio della festa fu dedicato ai saluti e alle presentazioni: Bartemius conosceva tutti, lei nessuno.
Fu ammirata dagli uomini e invidiata dalle donne ma lei, come sempre, volò con la mente lontano e perse il contatto con la realtà, osservando ogni singolo dettaglio dell’allestimento e prestando poca attenzione alle persone.
Ad un certo punto vide una coppia che sorseggiava le loro coppe di champagne e osservava attentamente la folla scambiandosi qualche parola.
Narcissa rimase a bocca aperta e si avvicinò ai due, tallonata da un improvvisamente guardingo Crouch.
- Bella…- sussurrò Cissy, rivolta a sua sorella.
La donna si voltò e le sorrise beffarda, studiandola in ogni dettaglio.
Il fascino di Bellatrix era esaltato da un abito splendido e aderente color amaranto, che le lasciava le spalle e le schiena del tutto nude, sottolineava il suo seno perfetto e femminile e copriva le braccia sottili grazie a delle maniche lunghe ed aderenti.
Chiaramente la donna non voleva passare inosservata.
- To’, guarda chi c’è...la mia dolce sorellina!- e poi lo sguardo scivolò su Barty e la bocca si strinse in una smorfia divertita - e c’è anche Bartemius “fil di paglia” Crouch...voi conoscete già mio marito, no?- gli occhi le brillarono ilari.
Solo l’esemplare educazione di Narcissa le impedì di sussultare e sgranare gli occhi.
Non vedeva Rodolphus da anni e il cambiamento fatto dall’uomo era a dir poco sconvolgente.
Era elegante in un completo scuro e il viso mostrava dei bei lineamenti, piacevoli e regolari, gli occhi chiari non erano più acquosi e dementi e i capelli erano perfettamente pettinati sulla testa.
Ed era sobrio.
Lui sorrise brevemente a Cissy e rivolse un cenno colmo di disagio a Barty, poi si rivolse alla moglie, invitandola a ballare.
Lei lo prese sottobraccio, sotto gli occhi increduli di sua sorella, e si fece condurre al centro della pista dove presero a seguire il ritmo della musica in modo ineccepibile.
- Che ne dici, ci buttiamo anche noi?- Crouch sorrise a Narcissa e lei si avviò sulla pista, piena di stupore.
Barty era un ottimo ballerino e un piacevole conversatore, educato e interessante e, poco alla volta, lei si sciolse e iniziò a godersi la serata.
- Non sai quanto mi hai reso felice accettando il mio invito…- le mormorò lui ad un certo punto, stringendola a sé in modo un po’ più intimo - ...in tutti questi anni ho cercato di restare al mio posto e di mostrarti tutto il rispetto che meriti, Black...ma permettimi di dirti quanto io ti ammiri e quanto io pensi a te, sempre - la voce di Barty, sussurrata all’orecchio, era gentile ed educata e le diede dei piccoli brividi sul collo.
Il suo abbraccio era confortevole e lei si rese conto di quanto soffrisse di solitudine: avere qualcuno che pensava a lei e che la faceva sentire importante e desiderabile era piacevole.
Capì quanto le mancasse un punto di riferimento, una compagnia della sua età, un compagno che la facesse sentire amata.
Di quanto le mancasse qualcuno da desiderare, sognare, amare.
Di quanto le mancasse…
Si scostò leggermente e guardò il ragazzo negli occhi - Mi dispiace…- gli sussurrò, leggermente contrita.
Lui le sorrise senza perdere la sua cortesia - Lo so, ma lasciami sperare - le disse serenamente - io so attendere -
Narcissa si morse le labbra ma non aggiunse altro e, per fortuna, quel ballo finì in fretta.
Ad un certo punto lui le offrì calice di un vino bianco leggero ed aromatico e lei bevve senza pensarci troppo, osservando Bella camminare disinvolta per la sala al braccio del suo irriconoscibile marito e chiedendosi perché si fosse lasciata intrigare da quell’invito.
Al secondo bicchiere sentì la testa leggera e il desiderio di imprecare decisamente contro sé stessa.
Al terzo bicchiere sentì caldo e la voglia di uscire da quella sala stracolma di maghi e streghe decrepiti o almeno di togliersi le scarpe e poggiare i piedi nudi sul pavimento fresco.
- Sei ubriaca?- la voce di Bellatrix la riscosse e lei si rese conto di essere sola, senza il suo cavaliere.
- Cosa? - la voce voleva essere indignata ma ne uscì un “cosgia?” poco convincente.
Sua sorella la prese per un braccio e la trascinò in un luogo più appartato.
- Si può sapere cosa ci fai tu, qui?- le sibilò, sventolandole il viso con la mano per aiutarla a riprendersi - ti rendi conto di chi sia la padrona di casa? Sai chi ha organizzato questa festa almeno??!- gli occhi di Bella erano quelli di una folle e Cissy la fissò sbattendo i suoi in modo abbastanza stolido.
- Aspetta...lo so…- si concentrò, socchiudendo gli occhi e vacillando leggermente - sono gli antichissimi Signori...Chinchinuuse!- e le sfuggì un piccolo singhiozzo.
- Hinchinhooke…- ringhiò Bella a denti stretti - si può sapere perché bevi se poi non reggi l’alcool?- le disse, afferrandola per le spalle e scuotendola leggermente.
- Perché, mia cara e adorata sorellina, sono infelice...ecco perché!- le sussurrò Narcissa con aria complice, sottolineando ogni parola con dei piccoli colpetti del dito indice sullo sterno di sua sorella, strizzandole l’occhio.
Bellatrix rimase senza parole e la fissò per qualche istante, studiò il volto bello e leggermente stravolto dell’altra ragazza, gli occhi velati e indifesi e imprecò in modo poco signorile.
- Ancora non sai cosa sia l’infelicità, fidati!- le disse, lasciandola andare.
- Certo, scusa, hai ragione!- Cissy alzò le mani in segno di resa - tu sola sei la padrona della disperazione, della solitudine e del vuoto che ti corrode dentro! Dimenticavo che la tragicità è tutta solo ed esclusivamente tua!- le due giovani donne si fissarono e, all’improvviso, si accorsero di non essere più sole.
Un giovane che indossava la livrea della servitù si era avvicinato a loro e le osservava in silenzio, aspettando di essere notato.
- Che vuoi?- esclamò Bella, voltandosi con furore verso l’intruso.
Il giovane la fissò con interesse ma mascherò il tutto dietro un’espressione professionale e molto dimessa.
- Le Signore anziane della festa chiedono che, per questa seconda parte della sciarada, la più giovane delle donne sposate presenti in sala si presti a comparire al centro della scena.-
Le due sorelle Black lo guardarono come se lui avesse avanzato loro quella proposta improvvisando un balletto.
- Seconda...cosa?- chiesero insieme.
Il domestico sorrise lievemente.
- E’ stata allestita la seconda parte della sciarada, Madame e Mademoiselle. - spiegò lui, gentilmente - La prima scena è stata risolta con successo e ora manca la seconda parte per completare il quesito...come potete notare, gli ospiti si sono divisi in due squadre e aspettano di proseguire con il gioco…- e fece un cenno con la mano per indicare due folti gruppi ben separati che chiacchieravano allegramente.
Le due ragazze non si erano accorte di nulla.
- E perché chiedono di me? - domandò Bella, socchiudendo gli occhi bruni con diffidenza.
- Perché le Signore sposate avrebbero piacere di essere rappresentate dalla più giovane di loro - spiegò pazientemente il ragazzo - Visto che si tratta di uno scenario particolare e che, contemporaneamente, verrà indetta un’asta per raccogliere i fondi da donare all’ospedale San Mungo- il giovane sorrise più apertamente - La presenza di una bella e giovane Signora permetterà di raggiungere la cifra necessaria in minor tempo.- chinò il capo in attesa di una risposta.
Bellatrix tacque qualche istante.

- Cosa ci si aspetta che io faccia? Che salga su quel palco?- chiese sprezzante.
Gli occhi del domestico ebbero un guizzo ma non mostrò nessuna emozione.
- Esattamente, Madame Lestrange. - assentì, senza alterare il proprio tono di voce - La scena prevede la presenza de “La Giostra” ma, niente paura, il meccanismo originale non funziona, Madame. Il bracciale scatterà allo scioglimento della sciarada o al raggiungimento della cifra di diecimila galeoni d’oro.- le spiegò.
Bellatrix strinse gli occhi a una sottile fessura - Un’asta? E dovrei mettere in palio che cosa?- chiese velenosamente.
- Un ballo Madame, solo un ballo - le spiegò ancora il ragazzo - Se mi permette, credo che l’idea di chiedere a Voi di partecipare sia per consentire il raggiungimento della cifra in modo più repentino…- era chiaramente un complimento ma la donna non sembrò lusingata.
- Dovrei essere attaccata alla Giostra?- chiese e si portò la mano destra automaticamente a coprire il braccio sinistro.
Pur nella sua profonda ubriachezza, il cervello di Cissy prese a funzionare: sapeva cos’era questa famosa “Giostra” , chiamata anche “La Ruota” o  “Il Sole che purifica” e, onestamente, non capiva perché mai si fossero sognati di usarla per una serata del genere.
Si trattava di uno, sfortunatamente, famoso mezzo di tortura che era divenuto molto popolare durante i grandi processi e la caccia alle streghe.
La poveretta di turno veniva legata mani e piedi e poi le due ruote, dotate di raggi a cui erano fissati i ganci, venivano fatte girare, una in un senso e una nell’altro, portando di fatto la malcapitata a venire lacerata in due tra atroci sofferenze.
Un cosa del genere era stata usata anche dagli antichi Governi dei maghi contro le Streghe della Cornovaglia, accusate di essere delle ribelli.
In quel caso, lo strumento era stato permeato di magia: gli anelli si stringevano da soli, ad ogni rifiuto della strega di confessare la sua appartenenza alle seguaci del Dio Bucca Duh, e finivano con il tranciare di netto mani e piedi della povera vittima, che moriva tra atroci dolori per dissanguamento.
- E’ inaudito ed umiliante!- si indignò Narcissa, recuperando un minimo della padronanza di sé.
Il giovane la guardò con intensità e sorrise: un sorriso che non raggiunse gli occhi.
- E’ solo un gioco Mademoiselle, le altre dame si sono già prestate nella prima scena allestita e i cavalieri hanno provveduto a sciogliere l’enigma e a raggiungere una cifra importante per la donazione all’Ospedale -poi si rivolse a Bellatrix - Devo dire che non intendete prestarVi, Madame?- chiese in tono innocente ma l’opinione che traspariva da quelle parole era chiara.
La serata era allegra e aveva uno scopo nobile, nessuno si era tirato indietro.
Narcissa osservò che sua sorella seguitava a stringere in modo protettivo il braccio sinistro e, finalmente, capì.
Per funzionare il meccanismo doveva stare a contatto con la pelle nuda e per Bellatrix mostrare il proprio braccio, marchiato dall’Oscuro Signore, era impossibile.
- Lo farò io!- esclamò, prima di ragionarci troppo su.
Gli altri due si voltarono a guardarla: lei molto sorpresa, lui no.
Il domestico sorrise lievemente.
- Mademoiselle, onde evitare imbarazzi si preferiva che fosse una donna sposata a partecipare…- le disse, con aria costernata.
“Non mi piace questa persona…” valutò Cissy, cercando di ricordare se l’aveva già visto da qualche parte.
- Immagino che potrò restare vestita e dovrò togliermi solo i guanti, no? Quindi non vedo il problema, a meno che non voglia insinuare che l’asta per strapparmi un ballo sarà un fallimento!- il tono era abbastanza arrogante da far desistere il ragazzo da ogni tipo di protesta.
Bellatrix fece per dire qualcosa ma Narcissa la bloccò e invitò il giovane a condurla sul palco dove, nel frattempo, era stata tirata una tenda per allestire la prossima scena.
- Bene, dove sarebbe questo aggeggio?- chiese con aria pratica togliendosi i guanti e, quando venne condotta davanti al grande marchingegno, un po’ dell’audacia di Narcissa si spense.
A quella grande ruota dorata, simile a quella di un enorme carro, che si teneva in equilibrio grazie alla magia ,erano appese due catene che scendevano e terminavano in due grossi bracciali, che ricordavano molto quelli indossati dai carcerati.
Quelle per i piedi erano state tolte e quindi lei sarebbe stata agganciata solo per le braccia.
Man mano che si avvicinava a quella specie di rappresentazione stilizzata di un sole punitore e crudele, Cissy sentiva che maledirsi da li all’eternità non sarebbe bastato a dare la misura di quanto si sentisse stupida e avventata.
Il ragazzo la studiò di sottecchi, ridendo sotto i baffi.
- Bene Mademoiselle, se Volete essere così cortese da fermarVi di fronte a “La Giostra”, dandole le spalle, potrò metterVi i bracciali.-
Lei fece come le era stato detto e lui chiuse sui suoi polsi le due grosse fasce dorate. Il metallo freddo e pesante le diede una sensazione orribile e un piccolo rivolo di sudore le scese lungo la schiena, sollevò la testa cercando di nascondere il profondo disagio.
- Grazie Mademoiselle, adesso tireremo la tenda e i partecipanti all’asta potranno cercare di indovinare la parola chiave puntando del denaro. Quando la parola sarà stata indovinata o la cifra che Vi ho detto raggiunta o superata, i bracciali scatteranno da soli e Voi sarete libera.- le sorrise inchinando le testa in modo rispettoso.
- Ci siamo già incontrati?- non poté resistere dal chiedere Narcissa, mentre quello si allontanava.
Lui si fermò un attimo e la guardò diritto negli occhi.
- Non credo, Mademoiselle…- sussurrò e seguitò ad allontanarsi.
- Grazie, allora…- gli disse Cissy, avvertendo ancora una profonda inquietudine e sentendo che la sbornia era passata di colpo.
- Non c’é di che, dovere mio Madamoiselle. Grazie a Voi...- e sparì, lasciandola sola su quel palco.
Le Sciarade figurate erano un gioco del tutto innocente e popolare, allora perché sentiva che era tutto profondamente sbagliato?
Le tende presero ad aprirsi e lei cercò di controllare l’espressione del volto e di non lasciare trasparire il disagio che le faceva cedere le gambe: Bellatrix sarebbe stata molto più a proprio agio con i riflettori puntati e, probabilmente, sarebbe rimasta dritta come una spada e con l’aria di sfida ben piantata sul volto arrogante.
Ed ecco che decine di occhi si concentrarono su di lei e il silenzio fu irreale per qualche secondo.
Tutti gli uomini presenti in sala la soppesarono per diversi istanti molto lunghi, osservarono il suo corpo, passandolo al microscopio e lei maledisse anche la scelta di un abito con un corpino così rivelatore.
Non ne aveva azzeccata una.
Poi il brusio ruppe quell’agghiacciante mutismo e le due squadre iniziarono a parlottare e cercare di sciogliere l’enigma.
Sembravano sinceramente presi dal gioco e lei si rilassò un po’ e lasciò scorrere lo sguardo lungo i presenti.
Individuò Barty in una delle due squadre, la guardava lievemente perplesso e preoccupato ma sembrava anche molto preso dal gioco.
Lei gli sorrise e poi cercò Bellatrix: sua sorella la stava guardando ridendo apertamente e scuotendo la testa, poi sollevò il braccio sinistro, aprì i bottoncini del polsino e arrotolò la manica, mostrando a sua sorella un braccio perfetto e senza alcun marchio nero.
Ovviamente esisteva un modo per occultarlo quando serviva.
Narcissa la guardò e non trovò nulla di abbastanza offensivo da pensare: Bella si era presa gioco di lei, di nuovo.
“Ma perché sono così idiota?” si disse, sconcertata dalla sua tendenza a ripetere gli stessi errori costantemente.
Le squadre iniziarono a puntare denaro e a tentare di indovinare la parola chiave, non era molto semplice e entrambe le fazioni sbagliarono tre tentativi a testa.
La cifra aveva raggiunto i tremila galeoni d’oro.
Narcissa si dispiacque di non aver seguito la prima parte della sciarada perché avrebbe potuto divertirsi anche lei ad indovinare la parola giusta, invece doveva starsene la con l’unica consolazione che nessuno le badava particolarmente.
Cercò di nuovo Bella con lo sguardo e non la trovò da nessuna parte, sembrava sparita e con lei anche suo marito.
Clang.
All’improvviso le catene fecero un rumore sinistro.
Clang.
Narcissa aggrottò le sopracciglia e osservò le catene che la tenevano legata.
Clang.
Si mossero di nuovo e, con sgomento, lei comprese che si stavano ritirando e riavvolgendo, quindi la stavano costringendo a sollevare leggermente le braccia.
I bracciali presero a stringere sempre di più e lei dovette reprimere un gemito.
Clang.
Con gli occhi sbarrati capì che le catene avevano preso vita e non si sarebbero fermate.
Barty Crouch offrì mille galeoni e disse la sua parola che risultò errata.
Cissy cercò di non agitarsi ma la morsa dei bracciali diveniva sempre più insostenibile, lei cercò di allertare qualcuno ma non c’era nessuno vicino a cui dare l’allarme.
Clang.
La ragazza non voleva urlare ma le braccia erano ormai quasi completamente sollevate e nessuno sembrava aver colto che tutto ciò non faceva parte della sciarada.
All’improvviso qualcosa di piccolo e colorato svolazzò davanti ai suoi occhi e, dopo un attimo di perplessità e con un singulto di orrore, Narcissa riconobbe la farfalla variopinta che ogni tanto compariva nei suoi sogni.
La creatura volò leggiadra intorno a lei e poi si posò delicatamente sul suo braccio, srotolò la sua lunga lingua sottile e arpionò la pelle diafana di Cissy, succhiandole il sangue come un minuscolo vampiro assetato.
Ormai in preda al terrore lei agitò il braccio per scacciarla e il bracciale si strinse ancora di più strappandole un piccolo grido.
Qualcuno delle persone giù dal palco sembrò capire che qualcosa non andava e un lieve brusio si spanse per la sala.
Bartemius la fissò con le sopracciglia corrugate e prese ad avvicinarsi, mentre nell’altra squadra un omone grande e grosso, che non si era reso conto di nulla, offrì cinquecento galeoni e propose la sua soluzione.
Narcissa non sapeva più come trattenere le urla di dolore per la forza bestiale con cui i bracciali le stavano quasi stritolando i polsi ormai.
All’improvviso una voce risuonò chiara dal fondo della sala e dei passi decisi si fecero strada, fendendo la folla che iniziava ad agitarsi.
- Diecimila galeoni d’oro!- Lucius avanzò con falcate lunghe e distese, con gli occhi azzurri fiammeggianti di una gelida rabbia e, toltosi il pesante mantello invernale che indossava, lo gettò tra le braccia di Barty, superandolo e issandosi agilmente sul palco.
- Ray!*- esclamò, si udì un ‘click’ ma né il superamento della cifra pattuita né la soluzione della sciarada servirono a fermare le catene e i bracciali.
Narcissa gemette più forte.
- Guarda me!- le ordinò Lucius con la sua voce fredda piena d’urgenza.
La ragazza lo fissò con gli occhi grigi sgranati e lui puntò la bacchetta facendo saltare le catene e accogliendola tra le braccia mentre le gambe le cedevano.
I bracciali si aprirono di colpo e caddero ai loro piedi con un clangore che risuonò nella sala ridotta al silenzio.
Subito alcune persone salirono di corsa per sincerarsi dello stato di salute di Narcissa ma Lucius li gelò con un unico sguardo, sollevò la ragazza e scese agilmente dal palco, recuperando il suo sfarzoso mantello fuori stagione dalle braccia di Crouch, che lo fissava con odio mal celato, poi si allontanò dalla sala insieme a Cissy esclamando con voce chiara e udibile in ogni angolo - Vogliate scusarmi ma, per diecimila galeoni, penso di avere diritto ad un ballo privato al chiar di Luna! - aprì la porta con un calcio poderoso e carico di rabbia e lasciò tutti i presenti attoniti e sgomenti.


Lucius era la.
Lucius, che la teneva tra le braccia.
Lucius, che profumava come lei ricordava, i suoi capelli erano biondi come sempre e gli incorniciavano il volto più maturo e affilato di come ricordasse.
Lucius, dagli occhi azzurri e gelidi.
Lucius, che non vedeva da quasi tre anni. Sarebbero stati tre anni il ventisei di agosto. Aveva contato ogni singolo giorno e superato quelle ore infinite cristallizzando la sua vita e trattenendo il proprio respiro.
Lucius, Lucius, Lucius.
Narcissa sentiva il respiro caldo di lui sul suo viso.
Trovò il coraggio di sollevare gli occhi e lo guardò in volto, lui spalancò un’altra porta con un altro calcio e le fece posare i piedi per terra, poi si richiuse la porta alle spalle.
Cadde il silenzio mentre si guardavano negli occhi per qualche istante.
- Si può sapere cosa diamine combini?! Possibile che tu sia così stupida?! Ti sei esposta su quel palco coperta a malapena da questo vestito da sgualdrina!-
Lucius che la insultava con la sua voce fredda e snob.
L’enorme emozione di Narcissa si assopì e la rabbia si destò, con la potenza di una tormenta di neve.
- Come ti permetti?! Sei sparito per tre anni e mi offendi in questo modo?! Sei il solito bastardo egoista!-
- Se non fosse per questo bastardo egoista a quest’ora al posto delle mani avresti due moncherini! Ti rendi conto che quell’aggeggio era pieno di magia oscura? Riesci a capire qualcosa o sei e rimarrai sempre così dannatamente ingenua e immatura?!-
L’orgoglio di Cissy sanguinava ma non intendeva cedere di un passo: la paura l’aveva atterrita e lei sapeva quanto in realtà dovesse a Lucius, ma sentiva la furia agitarle le ali in petto, come un uccello preso in trappola.
- Scusa!- esclamò con le guance in fiamme - Scusa se io non mi rendo conto che tutto il tuo dannatissimo mondo é solo un inganno, una macchina della morte, dell’orrore e del terrore! Tu, tu che sei un vigliacco assassino, tu che hai l’anima nera e marcia puoi capirlo, non io!- stava gridando a pieni polmoni.
- Ma certo! Io sono la causa di tutto, vero? Io sono il lurido bastardo che è l’unica causa di tutti i tuoi problemi, non è così? Sono un dannatissimo, egoista, vigliacco assassino, me l’hai appena detto! Adesso ti faccio vedere come si comporta un lurido e dannato bastardo!- e, così dicendo, le afferrò entrambi i polsi martoriati con una sola mano e le sollevò le braccia, ignorando il suo grido di dolore.
-No!- urlò lei.
- Eccome, invece!- le rispose lui con voce piena di furore.
La fece arretrare fino al muro e ve la schiacciò con il suo corpo, sollevandola leggermente per portare il volto della ragazza all’altezza del suo, e poi la baciò con foga.
Narcissa si ritrovò con le braccia doloranti libere e restituì l’abbraccio con altrettanta foga, ricambiandolo con tutta la passione che aveva in corpo.
Lui interruppe quel bacio e mormorò qualcosa di intellegibile, strofinando la sua guancia sul volto di lei e poi si dedicò a sciogliere i nastri del suo corpetto.
Cissy gli passò le dita tra quei capelli così biondi che amava tanto, e non cercò di fermarlo in alcun modo, anzi lo aiutò nella sua opera certosina e lasciò che lui infilasse le dita nella scollatura, afferrasse le estremità rigide del corpetto, adesso libero da vincoli, e strattonasse con forza, liberando il seno da quella prigione e scoprendolo quasi del tutto.
Non le importava di nulla: era bello ed era giusto.
Era Lucius.
Lui fissò la sua pelle bianca con gli occhi che ardevano e quasi la scottavano solo con lo sguardo, poi le circondò il volto con le mani e la baciò di nuovo, questa volta in modo più gentile e sensuale.
Lei gemette piano e non protestò quando le mani del ragazzo scesero lungo il mento, poi volarono sulle spalle bianche e arrivarono ad accarezzarle delicatamente il decolleté, fino ad insinuarsi di nuovo sotto la stoffa in cerca della pelle più sensibile ancora coperta.
Anche lei si dedicò alla camicia di lui e la sbottonò, poi iniziò a baciarlo sul collo come un’assetata che assaggia l’acqua dopo tempo immemore.
Questa volta toccò a lui gemere piano, le fece capire quanto gradisse il tutto spingendo i fianchi contro quelli della ragazza e sorrise sollevando il mento - Il collo, eh?*- le sussurrò ilare e poi la sollevò di nuovo e la depositò su un divano poco distante.
Narcissa era distesa, Lucius si sedette accanto a lei e riprese a baciarla con passione, infilando le mani sotto il vestito.
- Ho fatto bene ad aspettare…- le sussurrò all’orecchio e per Narcissa fu come una doccia fredda.
Le immagini di quegli ultimi tre anni le sfilarono davanti agli occhi: la sua freddezza al Ministero, le sue donne, la sua assenza, i suoi insulti.
Prese a scalciare  e voltò il viso in modo che non potesse più baciarla, si agitò sotto di lui.
- No, non voglio!- urlò, improvvisamente consapevole del suo seno quasi del tutto esposto e delle mani di lui sotto la gonna, che le accarezzavano le gambe e i fianchi.
- Davvero? Non vuoi?- la voce di Lucius era gelida e il volto duro - secondo me invece vuoi!- e si chinò a baciarla di nuovo, con le labbra fredde e violente che la trascinarono di nuovo sull’orlo di un abisso di passione.
- No!- sussurrò debolmente mentre lui le dava dei piccoli baci umidi sui seni.
All’improvviso lui smise e la costrinse a fissarlo negli occhi.
- Lo vedi quello che fanno i bastardi, Narcissa?- la sua voce era metallica - i bastardi vanno avanti e si prendono quello che vogliono, se ne fregano dei no…-
Le lacrime presero a scendere sul viso stravolto di Cissy e le labbra le tremarono.
- Io volevo solo...passare una bella serata…- sussurrò con voce rotta.
Deglutì e distolse lo sguardo dal bel volto di lui, rifuggì le sue iridi azzurre e algide.
- Ti odio…- gli disse a bassa voce - odio te, odio quello che fai, odio tutto...e odio lui…- chiuse un attimo gli occhi - e spero che…-
- Non dirlo!- la voce di Lucius fu come una frustata.- se lo dici allora non ha senso che tu mi compaia ancora davanti agli occhi!-
Si alzò e strinse i pugni con rabbia.
Raccolse il suo mantello pesante e glielo gettò addosso.
- Cerca di stare attenta a quello che fai e anche a quello che dici, da adesso in avanti - la ammonì, voltandole le spalle -e scegliti amicizie migliori. Se odii me e quello che faccio, Barty Crouch non è la compagnia più adatta a te. E nemmeno Severus. - aggiunse con maggiore durezza e con un moto di rabbia -Ho fatto chiamare la carrozza dei Black prima di entrare in questa casa, ricomponiti che ti accompagno fuori.-
Lei si alzò e cercò di richiudere il corpetto con mani tremanti, lui le gettò uno sguardo.
I lividi sui polsi spiccavano in modo impressionante, le labbra erano tumefatte e gli occhi erano lucidi e arrossati, l’acconciatura era disfatta, la gonna dell’abito stracciata in più punti.
Si avvicinò e lei arretrò di un passo, Lucius le afferrò il nastro del corpino e lo tirò, lo strinse fino a ricomporlo e a chiudere la scollatura, poi le sistemò meglio il mantello addosso.
Si guardarono ancora per un attimo ma il muro tra di loro era avanzato ancora, più alto e massiccio che mai.


L’effetto della pozione polisucco stava svanendo.
Il giovane cameriere in livrea stava perdendo le sue sembianze mascoline, i capelli scuri divennero di un biondo spento.
Gli occhi assunsero una tonalità pallida e il volto divenne comune e poco attraente.
- Adesso hai capito, Brigid?- le chiese Solange Araujo in Hinchinhooke, osservando la sua nipote adottiva.
- Certo, lo so che è così...è lui che io devo usare per far cadere ogni singolo Black e, soprattutto, Narcissa Black. Lui è il pezzo determinante di quel domino. - la ragazza era fredda e risoluta.
- Le fondamenta del loro rapporto devono crollare…ricordati che ci vuole un lavoro costante di erosione perché ciò che noi vogliamo si compia- le disse Solange, vagando con lo sguardo sulla sala della festa ormai deserta da ore.
- Le fondamenta del loro legame sono formate da un sottile e fragile strato di ghiaccio. Ed è già spezzato in più punti...la spaccatura si allarga e l’acqua si insinua - la ragazza sospirò compiaciuta - e, in ogni caso, io staccherò la testa di Lucius Malfoy da quel suo collo insolente, fosse l’ultima cosa che faccio…e lo farò davanti agli occhi di Narcissa Black in Malfoy-

 

Fine cinquantunesimo capitolo

 

*Sciarada figurata=in questo caso si tratta di due allestimenti scenici dai quali estrapolare due parole chiave, l’unione delle due, se corrette, darà una terza parola nonché la soluzione.

* ray= raggio, inteso come il raggio de "Il Sole purificatore"

*Cissy espresse a Lucius quanto gli piacesse il suo collo quando lui la baciò a casa Black, prima di rompere il fidanzamento.

  
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