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Autore: _BlueLady_    11/05/2016    3 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ CAPITOLO 21 ~
 
Era uno dei più bei giorni primaverili che si fossero mai visti dall’inizio di quella primavera, alla contea Dewdrop.
Il sole, più rinvigorito e libero dal suo pallore invernale, irradiava l’atmosfera del suo tepore.
L’aria, ancora tersa del sapore di una neve ormai lontana, faceva rabbrividire con un tocco i timidi germogli che attendevano ansiosi sugli alberi l’occasione di aprirsi ad una nuova vita.
Rein passeggiava distratta nel giardino di Villa Sunrise, radiosa più del sole, le labbra tirate in un sorriso, la mano che ancora accarezzava le labbra dalla sera precedente, gli occhi limpidi persi in un ricordo non troppo lontano.
Si aggirava per le aiuole posando lo sguardo prima su un fiore in boccio, poi su un altro, sempre con quell’aria serafica, lieta, pacata, imperturbabile, delicata come la tenerezza che ispirava in quel momento dai toni quasi infantili.
Sgranava gli occhi stupiti nell’osservare il volo di un calabrone ancora leggermente assopito dal letargo, increspava le labbra in un sorriso scorgendo il volo delicato di una farfalla, tendeva le orecchie nell’ascoltare il tenue canto degli usignoli, messaggeri di quel ritorno alla vita che lei aveva la fortuna di poter ammirare in prima persona.
Tutto le sembrava meraviglioso, niente poteva turbare il suo animo reso pacifico da una confessione d’amore inaspettata, eppure tanto ardentemente desiderata.
Mai l’avrebbe immaginato, ed ecco che il sogno diventava realtà: Eclipse l’amava.
Non c’era nulla di sbagliato, terrificante o grottesco in quell’amore proibito, come invece le era parso dai dubbi della sera precedente. Dopotutto era pur sempre amore.
Perfino il tradimento del visconte le pareva una sciocchezza, se messo a confronto con la felicità di quel momento.
Lei amava ed era amata, nient’altro importava.
Nonostante i dubbi, nonostante le paure, nonostante tutti i “se” ed i “ma” che quella vicenda portava con sé, nonostante gli ostacoli, nonostante i mille altri motivi per cui la sua storia d’amore non potesse continuare, lei amava.
Più cercava di redimersi da quella cieca follia, più ci sprofondava dentro.
- Rein!-
Avrebbe anche tollerato che Eclipse si presentasse nuovamente da lei annunciandole che il bacio della sera precedente era stato tutto un equivoco, uno spiacevole incidente, purché le fosse sempre permesso di amarlo in silenzio, discretamente, come le era stato concesso di fare fino ad allora.
- Rein!-
Toglierle anche quell’amore, dopo la delusione ricevuta dal visconte riguardo la sua identità, sarebbe stato come aspirarle l’anima dal corpo con la semplice forza di un respiro.
- Rein, ma dove sei? Non ti vedo da stamattina a colazione!-
Una voce alquanto familiare e così vicina a lei la riscosse dai suoi pensieri.
- Rein, eccoti finalmente! È tutta mattina che ti cerco! Come mai non mi rispondi? Ti stavi nascondendo da me?- il viso sorridente ed il tono canzonatorio di un’amabile Fine la accolse in un caloroso saluto, i capelli rosso fuoco che spaziavano tra il verde della vegetazione, e gli occhi cremisi lucidi di affetto.
- Troppo pensierosa per darmi una risposta?- fu la domanda seguente.
- Scusami Fine – parlò infine la turchina, ricambiando lo sguardo affettuoso – Ero sovrappensiero e non ti ho sentita chiamare –
- Ho notato – asserì l’altra risoluta.
Il silenzio aleggiò tra loro per un istante che parve durare un secolo.
- Hai visto quanti boccioli hanno le rose quest’ anno?- affermò Rein impacciata, nel tentativo di stracciare quel velo di imbarazzo che sentiva aleggiare nell’aria - Sono certa che tra poco avremo una splendida fioritura. Per non parlare dei narcisi e dei gerani…-
- Rein, che sta succedendo?- le domandò Fine a bruciapelo, bloccando qualsiasi tentativo della sorella a fuggire ancora al confronto.
- Perché me lo chiedi?- chiese la turchina in un sorriso tirato e forzato – Ti sembra forse che qualcosa non vada?-
- Rein, per favore, non prendermi in giro – le disse di rimando la rossa con una certa gravità nel tono della voce – Siamo nate e cresciute insieme, abbiamo condiviso gli stessi giocattoli, lo stesso letto, gli stessi insegnamenti, le stesse amicizie. Abbiamo affrontato passo dopo passo i cambiamenti dell’adolescenza l’una nelle mani dell’altra, abbiamo vissuto una vita intera insieme, e dopo tutto questo tempo credi ancora di essere in grado di nascondermi i tuoi turbamenti?- le si avvicinò piano, cingendole le spalle con un braccio con fare quasi materno – Sono tua sorella, gemella oltretutto. Sono parte di te. Davvero credi che non mi accorga quando c’è qualcosa che ti preoccupa?-
Al tocco delicato del braccio di Fine sulle sue spalle, Rein si sciolse in un sospiro liberatorio, discreto, quasi infantile.
- Hai ragione, Fine, scusami – disse, accogliendo le mani della sorella nelle sue – Sono successe così tante cose ultimamente, che se te le raccontassi non ci crederesti. Da un po’ di tempo a questa parte mi rendo conto di trascurarti, e me ne vergogno tanto. Vorrei poter tornare ad essere serena come un tempo, ma non posso. Non ci riesco. Troppi pensieri occupano la mia mente, paure e dubbi su questioni più grandi di me. Neanche immagini quello che sto passando da quando i Tinselpearl e il visconte sono comparsi nella nostra vita. Se solo sapessi…-
- Forse se tu me ne parlassi, sarei in grado di…-
- No, Fine – la freddò in un istante Rein – ho sbagliato a lasciarmi andare a questa confessione con te. Non avrei neanche dovuto nominare il tuo amato duca e il visconte in queste circostanze. Perdonami, io… sono confusa. Non so più che strada percorrere – dovette abbassare lo sguardo per celare alla sorella le lacrime che cominciavano a pizzicarle gli occhi.
- Rein…- la chiamò Fine dopo averla osservata accartocciarsi su se stessa impotente – Forse non sono in grado di aiutarti, né di comprendere quello che stai passando. Però ho notato che da un po’ di tempo a questa parte sei molto assente, mangi poco, rispondi a monosillabi e ti rifugi spesso nella tua solitudine, in camera tua o perdendoti in lunghe passeggiate fino a tarda sera. Sei sempre pensierosa e distratta, anche quando sorridi e socializzi ti accompagna quell’inspiegabile velo di malinconia che mai ti ho vista indossare. È da qualche settimana dopo la nostra discussione riguardo quello strano gioiello che porti sempre al collo che volevo parlarti del tuo cambiamento, ma ho sempre temuto di risultare indiscreta, o forse speravo che fosse soltanto un malessere passeggero, e che presto ti avrei rivista sorridere spensierata come un tempo. Oggi però sento in te più malinconia del solito, e non posso permettermi di ignorare ancora questa muta richiesta di aiuto che mi stai lanciando da mesi, e che solo ora ho il coraggio di cogliere. Vedo tanta angoscia in te, e vorrei potermi far carico della tua pena perché tu possa tornare a respirare serenamente. Mai ti forzerei ad una confessione che giudichi io non possa comprendere, tuttavia voglio che tu sia consapevole che io sono qui. Ti aspetto. Quando vorrai parlarne, sarò pronta ad ascoltare – le prese il volto tra le mani, e le regalò un sorriso incoraggiante, che Rein ricambiò a fatica, ingoiando lacrime amare che tentavano capricciosamente di uscire.
La osservò un istante, perdendosi nell’affetto profondo che provava per lei.
Cara, tenera, dolce Fine, sorella amata… come poteva essere così crudele dal nasconderle ancora tutto, conscia ormai del fatto che stesse soffrendo per lei?
E del resto, come poteva essere così irresponsabile dal lasciarsi sfuggire una confessione che inevitabilmente l’avrebbe coinvolta in quella losca faccenda ancora poco chiara persino a lei stessa?
Anche se erano coetanee, e mai nessuna delle due aveva voluto prevalere sull’altra in qualsiasi situazione, la fragilità e la sensibilità di Fine avevano sempre fatto sentire Rein in obbligo di mettersi nella posizione di proteggerla, di difenderla dalle crudeltà che quel mondo spietato teneva in serbo per loro.
Lei, così innocente e delicata. Lei, così amabile nei suoi modi da bambina.
Non poteva darle una delusione simile, non poteva lasciarsi sfuggire che il visconte di Moonville non era che una menzogna, e che forse, chi mai poteva saperlo, anche il duca di Tinselpearl era coinvolto.
Non poteva farglielo sapere proprio in quel momento, quando ancora la situazione non era ancora del tutto chiara nemmeno a lei.
Si, avrebbe tenuto quella piccola confessione ancora per se.
Quando sarebbe stato il momento, e se ce ne fosse stato effettivamente bisogno, le avrebbe parlato a cuore aperto, conscia di lanciarle un pugnale dritto nel cuore, ma con la coscienza pulita per averla salvata da un male più grande.
- Amo un uomo – si lasciò sfuggire tra le labbra, confessando quella colpa ad occhi bassi, quasi fosse un peccato impudico, una vergogna, incapace di lasciare la sorella, dopo il discorso caloroso che le aveva fatto poco prima, con l’amaro in bocca per una risposta mancata.
Fine sgranò gli occhi sorpresa, registrando nella mente quell’informazione ricevuta così di getto, senza nessuna possibilità di metabolizzare a fondo.
- Hai detto…?-
- Che amo un uomo, si – rincalzò Rein, piantando le iridi cristalline in quelle cremisi di lei – Non so dirti da quanto di preciso, so solo che è da stamattina che analizzo la faccenda, e sono giunta a conclusione che non può che essere così. Sono innamorata di un uomo.-
- Rein, ma… Ma è fantastico! Sono davvero felice per te! Adesso mi spiego tutti i tuoi silenzi e la ricerca della solitudine! – esclamò Fine in un impeto di gioia, soffocandola in un energico abbraccio – E dimmi, come è successo? Quando? Chi è il fortunato?- cominciò a riempirla di domande, incapace di trattenere l’euforia – Aspetta solo che lo vengano a sapere mamma e papà!-
- Proprio per questo non mi sono lasciata mai sfuggire questa confessione con te, Fine – la interruppe Rein freddamente, frenando ogni sorta di entusiasmo nella sorella – Mamma e papà non dovranno mai venirlo a sapere. Promettimelo - e furono di nuovo occhi negli occhi, ma con una serietà tale che l’animo di Fine si caricò di preoccupazione.
- Perché i nostri genitori non devono venirlo a sapere? C’è forse qualcosa di losco che vuoi tenere nascosto Rein?- le domandò sinceramente, squadrandola da capo a piedi – …Non mi dire che il prescelto è il visconte di Moonville – mormorò a un tratto, guardandola come si osserva un appestato – Non vorrai trascinare nel fango il buon nome dei nostri genitori seducendo un uomo fidanzato! Rein, ti ricordo che è promesso sposo della duchessa di Tinselpearl, la sorella di Bright! Hai idea del disonore che gettereste sulla nostra e sulla loro famiglia se solo si venisse a sapere della vostra relazione? Ci tengo troppo a te per lasciare che ti rovini con le tue stesse mani –
- Ma no, Fine, che idee ti vengono in mente?- la zittì divertita Rein, non senza provare un cenno di fastidio al pensiero che l’idea dell’imminente matrimonio del visconte potesse scatenare in lei ancora una punta di amara gelosia – Mai mi sognerei di mandare a monte un matrimonio!- asserì poi sinceramente, riacquistando la lucidità perduta.
- Meglio così – si lasciò andare Fine in un sospiro sollevato – temevo avessi perso il lume della ragione. Beh, dunque – riprese poi, con una certa vivacità nel tono della voce – Si può sapere da quanto me lo tieni nascosto e come si è svolto il tutto?- le domandò maliziosa.
Rein ridacchiò, dimentica delle angosce provate fino a qualche istante prima.
- C’entra per caso un ballo?- incalzò ancora la rossa, incapace di celare la curiosità.
- Diciamo di si – sorrise Rein nostalgica, ripercorrendo con la mente quella sera lontana del ballo in maschera, il cuore che ancora le bruciava e le scalpitava forte in petto.
- Come è successo?-
- È bastato un semplice sguardo, un ballo, una conversazione dal tono pungente, e le mie difese sono venute meno – asserì dolcemente, perdendosi nel sapore di quel ricordo.
- E lui?- chiese ancora Fine sulle spine.
Rein schioccò la lingua estasiata, e vide di fronte a sé scorrere infinite immagini dei momenti passati insieme al suo misterioso innamorato.
Il loro primo ballo, il gioiello tra le mani, le visite in camera da letto, le loro conversazioni dai toni di sfida, ma sempre cariche del desiderio di scoprirsi, ancora ed ancora, sotto la luce di altre mille sfaccettature diverse, le notti insonni passate ad arrovellarsi nel tentativo di scoprire chi davvero si celasse sotto quella maschera…
Poteva davvero essere innamorata dell’ombra di un uomo? Amarne il riflesso, senza sapere chi davvero si ergesse di fronte allo specchio?
…il bacio rubato della sera prima, che era tornato a bruciarle le labbra ed il cuore…
Sorrise.
Si…
- Lui?- soffiò flebilmente tra le labbra, gli occhi impastati di un amore cieco – Lui è Eclipse
 
¤¤¤¤¤¤¤
 
- Qualcuno ci ha traditi- affermò irosamente mentre percorreva senza sosta il perimetro della camera buia a passo deciso sotto lo sguardo placido e attento del duca di Tinselpearl.
- Sei proprio sicuro possa trattarsi di un tradimento?- domandò quello perplesso, ancora perso ad analizzare le parole del visconte – Certo che ne sono sicuro, Eclipse ci ha quasi rimesso la pelle – affermò seccamente, in preda ad una rabbia angosciosa e incontrollata - E come se non bastasse la marchesa ha fatto il nome di Rein Sunrise. Sa dove si trova il gioiello, e non credo lascerà passare molto prima di tentare di appropriarsene.-
- Questo rappresenta un problema notevole – biascicò Bright tra i pensieri – Un enorme problema – precisò Shade infervorito – Quella fanciulla è senza alcuna protezione, rappresenta una facile preda. Dio solo sa cosa sono capaci di farle… bisogna tenerla sotto stretta sorveglianza, accertarsi che non le accada nulla di male –
- È solo la faccenda del gioiello che ti preoccupa, vero Shade?- sentì domandarsi a un tratto, il cuore in petto che perse di un battito, e lo stomaco che si aprì in una voragine capace di risucchiare qualsiasi cosa.
- Come dici? – soffiò flebilmente, volgendo lo sguardo al suo interlocutore.
Bright schioccò la lingua assente, rigirando il whisky che si era appena versato nel bicchiere, ed osservando meticolosamente i giochi di luce che il liquido ambrato produceva ogni volta che prendeva contatto con un raggio di sole che cercava disperatamente di infiltrarsi nella camera buia.
- Dicevo, è solo la faccenda del gioiello che ti preoccupa, no?- ripeté di nuovo, stavolta osservandolo negli occhi con determinazione.
- Ovviamente, che altro credi mi dovrebbe importare?- rispose Shade dopo un istante di smarrimento in cui le parole gli erano venute a mancare di fronte a quegli occhi indagatori.
Bright alzò le spalle disinvolto: - Non so – disse – mi sembra che la signorina Sunrise ti stia molto a cuore, ultimamente. Per la verità, ho sempre pensato tu avessi un debole per lei –
La bocca del visconte si fece improvvisamente secca.
- È da quando siamo giunti alla contea che non fai altro che tentare di infilarmi questa pulce nell’orecchio – rise infine, con un’ironia quasi glaciale – Ma no, ovviamente. Ti ho già detto che Rein Sunrise per me non vale nulla. La considero solo la semplice custode del gioiello. Mi preme la sua incolumità in quanto è inevitabilmente legata ad esso. Non c’entrano nulla i sentimenti –
- I tuoi pensieri sono alquanto materialistici – asserì il duca in un sospiro, alzando le spalle – In ogni caso, meglio così. Siamo già abbastanza vulnerabili ora, non possiamo permetterci di fare i sentimentali –
- Io no di certo, tu si – lo freddò Shade in poche parole.
- Hai idea di chi possa essere il traditore?- chiese Bright, dopo aver accusato silenziosamente il colpo della frecciatina lanciata dall’amico.
Il visconte sospirò gravemente, prima di rispondere: - Io un’idea ce l’avrei – mormorò cupo.
- Chi?- domandò il duca con gli occhi balenanti di impazienza.
Il moro cessò il suo inqueto camminare, e si volse verso l’amico con aria tetra e solenne.
- Ricordi il giorno dopo il ballo in maschera a casa Windsworth, quando scorgemmo due figure chiacchierare nei pressi della serra?- (*)
Bright sgranò gli occhi incredulo ripercorrendo nella mente quel ricordo, sentendosi mancare la terra sotto i piedi, il cuore pugnalato da una triste verità.
- No…- mormorò flebilmente, la voce incrinata di delusione.
Shade annuì amaramente.
- Altezza…- soffiò il duca in un‘invocazione disperata, prendendosi la testa tra le mani – Perché?-
 
¤¤¤¤¤¤
 
- Eclipse?!- strillò la rossa sconvolta, non appena ebbe udito quel nome uscire dalle labbra della turchina – Non può essere vero, Rein! Dimmi che non è vero!- la pregò, quasi in procinto di piangere.
- È così, Fine. Mi dispiace- furono le sole parole che riuscì a dirle.
- Perché?- domandò Fine in un soffio, gli occhi cremisi lucidi e smarriti, incapaci di comprendere – Non lo so – rispose Rein, il cuore che si faceva pesante – Davvero, Fine, non lo so. Semplicemente è successo, e quando ho preso coscienza di quanto fosse sbagliato, era ormai troppo tardi per tornare indietro –
- Quando lo hai conosciuto?- fu la domanda successiva.
- Al ballo in maschera di Villa Windsworth. Ma allora non conoscevo ancora la sua fama di ladro –
- Ti ha ingannato – azzardò Fine – Forse – fu la risposta della sorella – però tu non lo conosci come lo conosco io, Fine. C’è più di un cuore avido sotto quella maschera nera come la pece –
- Naturalmente. Chiunque nasconda il proprio volto sotto una maschera sa come apparire giusto e senza colpe agli occhi delle persone – asserì l’altra quasi con un sarcasmo sprezzante.
- Smettila – sussurrò Rein, ferita a morte da quelle parole – Cerco di aprirti gli occhi!- le disse la rossa di rimando, sinceramente preoccupata – Sapevo che non avresti capito – affermò la turchina distrutta, la voce incrinata.
- Rein, ma cosa ti aspettavi? Che avrei saltato e urlato di gioia nel sentirti dire che sei innamorata di un delinquente? –
- Non ho bisogno di sentirmi dire che è sbagliato, Fine, credi che l’angoscia non venga a tormentarmi tutte le notti al pensiero che tutto quanto possa rivelarsi una deludente illusione?- rispose Rein con impeto, piantando le iridi cristalline nelle cremisi della sorella – So quali sono i rischi che corro, ne sono stata cosciente fin dal principio. Amare un ladro, un delinquente, di cui non ho presente neanche i lineamenti del volto… ma come mi è venuto in mente? Cosa direbbero i nostri genitori se lo venissero a sapere? Come posso immaginarmi un futuro assieme ad una persona di cui a malapena conosco il nome? – si cinse le spalle con le braccia, raggomitolandosi su se stessa in preda a brividi di angoscia – Come posso essere così cieca, e al contempo così ingenua, Fine? Come? Chi mi dice che lui non mi stia ingannando, non si stia prendendo gioco di me… Magari non sono neanche l’unica che è caduta scioccamente in preda del suo fascino. Magari ce ne sono state altre. E poi, chi mi può assicurare che si limiti solo a rubare? C’è anche dell’altro, qualcosa di peggio, che sia anche uno spietato assassino? Chi può dirlo? Da chi mi devo proteggere, Fine? – mentre parlava, gli occhi cominciarono a grondarle di lacrime, e vide quelli della sorella fare altrettanto mentre la ascoltava impotente e incapace di replicare qualsiasi cosa.
- Secondo te perché sono così cambiata? Perché mi vedi così malinconica, angosciata, distrutta dai sensi di colpa? – le domandò prendendosi la testa tra le mani – Sono perfettamente cosciente di sbagliare. Tutto quanto è un irrimediabile errore. Più ci penso, e più mi detesto per come ho permesso alla situazione di sfuggirmi di mano. Forse neanche l’ho fatto involontariamente… Forse sono giunta a questo punto di non ritorno perché in fondo è quello che ho sempre desiderato –
- Rein, ma che cosa stai dicendo?-
La turchina scoppiò in una singhiozzante risata, prima di proseguire: - Ti sembro pazza, vero? Cieca, completamente fuori di senno – le disse, riprendendola a guardare negli occhi – Ho paura, Fine…- sussurrò piano, accoccolandosi sul petto della rossa, che mossa da un naturale istinto materno, prese ad accarezzarle i capelli, lasciando scorrere le dita delicatamente tra le ciocche color del cielo della sorella.
- Perdonami, Rein – sentì sussurrarle all’orecchio, con una tenerezza quasi commovente – Non volevo aggredirti in quel modo. Ho reagito così soltanto perché ci tengo a te, moltissimo, e non voglio lasciarti sprofondare da sola in questa situazione paradossale –
- Lo so – sorrise Rein, ancora tra le lacrime – Tuttavia lo amo…- soffiò tra le labbra, quasi un miagolio - Nonostante le paure, nonostante gli ostacoli, nonostante sia cosciente che è sbagliato, nonostante tutto… non posso evitarmi di amarlo. È la mia gioia più grande, e la mia amara condanna. Questa cruda verità alimenta tutta la mia rabbia e la mia disperazione. E nonostante questo, continuo ad amarlo –
- Dimmi la verità, è stato lui a regalarti quello strano gioiello?-
Il silenzio di Rein fu più eloquente di qualsiasi risposta avesse potuto mai pronunciare.
– Oh, Rein…- sentì mormorare, tutta la delusione e la compassione del mondo racchiusa in quelle due semplici parole.
- Perdonami, Fine. Credevo di essere forte, una roccia… E invece sono più fragile di un petalo di rosa – sospirò amaramente, un sorriso tirato tra le lacrime.
C’era molto più dell’umiliazione di quella confessione nelle sue parole.
Annunciando i propri sentimenti d’amore alla sorella, Rein aveva voluto dare sfogo a tutto lo sconforto che l’aveva travolta in seguito agli ultimi avvenimenti: la menzogna del visconte, il timore di un amore non corrisposto, il desiderio di voler dire di più e l’amarezza di non poter sfogarsi fino in fondo con Fine, temendo che anche la sua amata sorella potesse, presto o tardi, morire di quel dolore che ora attanagliavano la sua mente ed il suo cuore.
- Io sono qui… e farò in modo di aiutarti ad uscirne – le disse di rimando Fine, inarcando la bocca in un lieve sorriso di incoraggiamento.
La turchina sospirò languidamente.
- E se io non volessi uscirne, Fine?-
Silenzio.
Soltanto il cinguettare degli usignoli in sottofondo addolciva l’opprimente atmosfera che aleggiava nell’aria.
- Promettimi che manterrai il segreto, Fine. Non tradirmi anche tu… Promettimelo-
Ci fu ancora silenzio, Rein percepì una nota di esitazione attraversare i pensieri della sorella prima che annunciasse la sua risposta definitiva.
- Te lo prometto -



Angolo Autrice:

(*)
 è successo nel capitolo 10


A volte i miracoli accadono...
Ebbene sì, compaio anche qui con un nuovo capitolo. Incredibile, vero?
Ora, non so se il vostro desiderio è quello di uccidermi o di graziarmi, ma come ho già accennato nell'altra fiction, problemi di causa maggiore mi hanno trattenuta dal completare questa storia.
Dopo aver postato il capitolo sette di "Switch",  però, improvvisamente mi è piombata addosso l'ispirazione dal nulla, ed ho cominciato a scrivere come un treno, tentando di portare a compimento quello che ho iniziato.
Certo, mancano ancora un pò di capitoli prima della fine (ahivoi), ma ormai siamo vicini alla risoluzione del mistero, e non posso lasciarvi ancora ad aspettare senza darvi un minimo di soddisfazione.
Perciò ecco a voi un nuovo capitolo, che spero non vi deluderà e che vi faccia ancora amare questa fiction. Ho notato piacevolmente che il numero di lettori silenziosi è salito, ed anche il numero di coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti, quindi non potevo proprio lasciarvi ancora a bocca asciutta.
Come vedete, questo è solo un capitolo di transizione, che lascia presagire futuri svolgimenti, ma non per questo è meno importante dei precedenti.
Spero lo apprezzerete.
Io davvero non so come ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuta in tutti questi anni (ommioddio, parlo davvero di anni!!) nella stesura di questa fiction. Nonostante il tempo passi, c'è semre qualche nuovo inaspettato recensore che mi allieta con le sue parole entusiaste, e io sono sempre commossa e incredula che dopo così tanto tempo la fiction ancora piaccia.
Davvero, grazie di cuore, questa storia mi è entrata nel cuore, e spero sia lo stesso per voi.
Mi auguro che l'ispirazione non torni ad abbandonarmi, perchè ho la stesssa frenesia vostra di voler vedere conclusa questa fiction, rappresenterebbe un grande traguardo per me.
Grazie a tutti coloro che hanno preso parte a questa corsa con me.
Ci vediamo al prossimo capitolo.
Un bacio

_BlueLady_

 
  
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