Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: LyricalKris    12/05/2016    3 recensioni
Lei gli era costata tutti quelli che avesse mai amato. Di sicuro qualche mese di matrimonio non sarebbe stato un prezzo troppo alto da pagare, per lei, in cambio.
Dal testo: Lei non aveva assolutamente il diritto di essere felice ...
Lasciò che il suo fastidio e la sua rabbia lo guidassero, aggrappandosi a entrambe come se fossero le sue sole ancore di salvataggio, mentre saliva le scale su cui lei era arrancata ...
«Ma stai scherzando», disse Bella, e girò un’altra pagina del contratto, scuotendo la testa mentre continuava a leggere.
«In quale parte?» chiese lui avvicinandosi. Mise i palmi sulla superficie del tavolo, prima di toglierli in fretta e ripulirsi, facendo una smorfia.
Lei lanciò uno sguardo nella sua direzione. «Tutto quanto», disse lei con tono incredulo. «Non penserai onestamente che qualcuno ci crederà.»
Edward la guardò impassibile. «Perché no? Ti credevamo tutti, prima, te lo sei scordato?»
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Esme Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CONTRACTUALLY BOUND, è stato scritto in inglese da LyricalKris e tradotto in italiano da beate. A questo indirizzo potrete trovare la versione originale. https://www.fanfiction.net/s/9193694/20/Contractually-Bound




Capitolo 21

«Non guardare adesso, ma penso che tuo marito e il tuo ex-boyfriend stiano provando ad impressionarti.»
Bella ghignò, guardando quel pissing contest tra maschi alfa. Era il giorno del trasloco. Edward, Emmett e Jacob stavano facendo del loro meglio per sollevare il maggior numero di cose pesanti allo stesso tempo. Emmett era solo Emmett, il tipo era forte, nulla da dire, ma gli altri due stavano facendo i coglioni.

«Non guardare adesso, ma non è me che Jacob sta cercando di impressionare», disse Bella alla sua sorellastra. Si piegò dalle risate l’attimo in cui vide lo sguardo inorridito sul viso di Leah. «E’ te che sta guardando, non me.»

«Questo è… conosco Jacob da tutta la vita. E’ folle.»

Bella alzò le mani. «Hey, sto solo dicendo che guarda te, e non me. Tutto qui.»

Leah guardò in direzione di Jacob. Di sicuro, il sorriso di lui si allargò. Lei scoprì i denti, mimando un morso. Jacob scoppiò a ridere, caricando sulle spalle una scatola enorme e dirigendosi in casa.

«Penso che tu andresti bene per Jacob.» Bella la stava stuzzicando.

«E come ti viene in mente?»

«Ha bisogno di qualcuno che non gli lasci passare niente.»

«Oh, grandioso.» Leah roteò gli occhi, ma poi guardò di nuovo in direzione di Jacob. «Quindi cosa dovrei ricavarne io?»

Bella si accigliò, dentro di sé. L’incerta amicizia con la sua lunatica sorella era qualcosa di nuovo. Non voleva spingere troppo. Ma poi, Leah era una tipa tosta. Forse la franchezza era il modo giusto con lei. «Ma andiamo, Leah. Ti piacerebbe un ragazzo con cui puoi fare la prepotente.»

Leah si accigliò, e Bella stava quasi per scusarsi, ma poi scoppiò a ridere. «Sì, immagino che tu abbia ragione.»

«Hey, Hells Bells.» Emmett veniva verso di loro. Prese la bottiglia d’acqua che Bella gli offriva e la buttò giù tutta prima di parlare. «Tuo marito è più ricco di Gesù, giusto?»

«Gesù era un falegname senza un penny, Emmett. Sono piuttosto sicura che la maggior parte di noi sia più ricca di Gesù.»

«Hey, intelligentona, rispondi alla domanda.»

Bella sospirò e incrociò le braccia. «Il mio boyfriend non sta messo male a soldi. No.»

«E allora perché cazzo il tuo boyband», si fermò a ridacchiare al suo stesso stupido gioco di parole, «non assume un po’ di traslocatori?»

Bella sorrise. «Per due motivi. Primo, Edward presume, correttamente, che io vorrei che non avesse tutti i soldi che ha. Sa che mi fa sentire come se non avessi abbastanza da mettere sul tavolo.» Fece una smorfia ma continuò prima che Emmett potesse parlare. «E secondo, sta provando ad essere più inclusivo con i miei amici.»

«Ma che diavolo? Vuole includerci nei lavori manuali.»

«Guardala in questo modo, Em, adesso lui ti deve un favore che non può rifiutare.»

Gli occhi di Emmett si illuminarono. «Ah. Adesso è in debito con noi. Capisco.» Si strofinò le mani e rise come un cattivo dei cartoni animati. «Be’, è uno strano modo di entrare nelle grazie di qualcuno, ma me lo prendo.»

***

Ogni muscolo del corpo di Edward faceva male.
Non che fosse così fuori forma, ma era stata una giornata come minimo faticosa. Ma lui e suo padre si erano sistemati nella nuova casa, la casa con l’unità per i suoceri e l’enorme prato, e avevano appena scaricato l’ultimo scatolone nella nuova stanza di Bella, in casa di Leah.

Edward si lasciò cadere a faccia in giù sul letto di Bella con un gemito di puro sfinimento. «Lasciami qui a morire.»

Il letto si abbassò quando Bella si mise seduta vicino a lui. L’attimo dopo sentì le sue mani sulle spalle. Lei cominciò a impastare, muovendo i pollici in cerchio dietro il collo di lui. Edward gemette di nuovo, questa volta per un dolore più piacevole. «Non… non devi farlo.»

Rimpianse di averlo detto quando quella deliziosa pressione scomparve, ma lei teneva la mano sul suo sedere. «Togliti la camicia.»

La sua voce era bassa, e lui si chiese se lei fosse seduttiva di proposito. Il suo uccello si contrasse, a dispetto del suo desiderio di non muoversi mai più. Con un grugnito, si mise sulle ginocchia. La guardò con la coda dell’occhio, tenendo il suo sguardo per un attimo prima di togliersi la camicia. Gli occhi di lei si abbassarono, guardando tutto il suo corpo per un lungo momento prima di guardarlo di nuovo in faccia. «Stenditi.»

Un brivido di pura eccitazione gli corse lungo la spina dorsale, comprimendosi nella sua pancia. Deglutì il groppo che aveva in gola stendendosi di nuovo sulla pancia. Il tocco di lei era elettrico. Si chiese se sapeva quello che gli stava facendo.

L’ultimo mese era stata una pratica di pazienza. Erano in uno strano posto con regole non scritte. Andare piano significava che poteva baciarla e stringerla, ma non andavano mai troppo lontano. Si vedevano spesso, ma non tutti i giorni. Si stavano dando spazio l’un l’altro, progettavano le loro vite mentre si muovevano, passo dopo passo, l’uno verso l’altro.

Edward trovava sempre più difficile ricordarsi che era sua moglie solo sulla carta. Come era strano. Il corpo di lei non aveva segreti, per lui, ma era ancora un mistero. Più spesso che no, quando erano insieme, trovava strano non comportarsi nel modo che a lui sembrava il più naturale del mondo.

In quel momento, gli faceva male fisicamente non poterla toccare. Le mani di lei erano sulla sua pelle, massaggiavano i nodi dei suoi muscoli. Sapeva che la stanza di lei era spaziosa, ma sembrava piccola, il calore dei loro corpi rendeva l’aria incendiaria. Gli aveva consumato ogni senso. Tutti e due erano sudati per quel giorno di duro lavoro, ma invece che spegnerlo, questo accentuava il suo desiderio, alimentando in lui un’urgenza più primitiva.

«Dovresti lasciare che te lo faccia io.» Non era un’offerta altruistica. Non ricordava com’era la sua schiena nuda, e desiderava toccarla come lei stava toccando lui. Poteva già immaginare la sua pelle morbida sotto le dita. Voleva spingere il palmo nell’incavo in cui la sua schiena incontrava il sedere di lei. Aveva sentito tante volte quel punto quando la baciava, quando la stringeva, ma non l’aveva mai visto.

«Hai lavorato duro, oggi.»

«Anche tu.»

Mentre parlavano, le mani di lei scivolavano lungo la sua schiena, seguendo la sua spina dorsale prima di allargarsi sui suoi fianchi. Edward prese un respiro improvviso, mordendosi l’interno della guancia per provare a calmare la sua reazione immediata. Era contento di stare a pancia in giù.

Comunque, era solo questione di tempo e non sarebbe riuscito a soffocare i suoi gemiti di piacere. Le cose che stava facendo al suo corpo dovevano essere peccato. «Sono sporco e sudato», disse lui.

«Sì, lo so. Dovrei essere disgustata.» Le dita di lei premettero in fondo alla sua schiena e lui sobbalzò, sussultando istintivamente al suo tocco. Quando lui cominciava a rilassarsi di nuovo, lei si chinò, così che i suoi vestiti sfiorarono quelli di lui. «Stai spargendo la tua puzza per tutto il mio letto.» Si chinò di nuovo, la sua voce appena un sussurro al suo orecchio. «Quando andrò a dormire stanotte sarà come se tu fossi con me.»

A Edward si mozzò il respiro.

Non poteva essere un caso che le sue mani fossero scivolati sui suoi fianchi, i pollici premuti contro il suo sedere.

C’era appena lo spazio sufficiente tra i loro corpi perché lui potesse rotolarsi sulla schiena. Dovevano essere sulla stessa lunghezza d’onda, perché lei si mise subito cavalcioni su di lui, chinandosi a prendere le sue labbra in un bacio febbrile. La bocca di lui si aprì per la sua lingua e le sue mani la strinsero alla vita.

«Ti voglio», mormorò tra i baci.

«Sono qui.» Erano le stesse parole che gli aveva detto in precedenza. Le aveva dette tante volte, in effetti, mentre navigavano la loro complessa e confusa relazione. Ma questo era diverso. La sfumatura cambiava il suo significato.

E lei si strusciava contro di lui, esattamente dove la voleva.

Edward sentì le vertigini. Rimase immobile solo per un momento, poi le tolse via la maglietta. Lei alzò le braccia sopra la testa, lasciando che lui gliela tirasse via.

Le mani di lui andarono alla sua vita e la immobilizzarono, così che poté guardare. Veramente guardare.

Era magnifica. Splendida. Glielo disse e lei arrossì. Il rossore delle sue guance gli diede un’ondata di adorazione. Era chiaro adesso che aveva fatto apposta a sedurlo, eppure c’era ancora un accenno della ragazza timida che era stata un tempo. Passato e presente convergevano finalmente in un unico pezzo.

Ignorando il bisogno del suo corpo, Edward si mise seduto. Le avvolse le braccia intorno, le labbra premute sulle sue in un bacio lento e crescente. Solo quando ebbe abbastanza della dolcezza della sua bocca si fermò. Si allontanò appena di qualche centimetro prendendole la testa tra le mani e guardandola negli occhi.

«Ho bisogno che tu capisca una cosa.» Come riuscisse a mantenere la voce salda quando lei era su di lui, con le mani infilate nella cinta dei suoi jeans e gli toccavano i sedere, non avrebbe saputo dirlo, ma ci riuscì. «Io sono innamorato di te, Bella. Voglio fare l’amore con te.»

Rotolò, godendosi il suo sospiro improvviso mentre si sistemava sopra di lei. Chinò la testa, baciandola mentre spingeva i fianchi contro i suoi, lasciando che sentisse quanto la voleva. «Dimmi cosa vuoi.»

«Voglio te.» Le dita di lei scivolarono dai suoi capelli ai suoi jeans, aprirono il bottone e fecero scendere la chiusura mentre pregava. «Per favore, Edward.»

Lui prese di nuovo le sue labbra, appoggiandosi su un braccio mentre la sua mano trovava le gambe aperte di lei. Lei si contorse sotto di lui mentre rispondeva al bacio. Rotolarono avanti e indietro, lottando con la stoffa finché riuscirono entrambi a togliersi i pantaloni.

Per quanto spesso Edward avesse immaginato questa scena negli ultimi mesi, non avrebbe mai indovinato che sarebbe stato così. Erano sporchi e stanchi. Eppure, in qualche modo, era perfetto proprio perché non era nulla di preparato. Naturale.

Di nuovo, come quando lei era alla finestra della casa che ora possedevano, Edward ebbe una visione del loro futuro. Poteva averla proprio così, con totale accettazione. Potevano fare l’amore quando erano sporchi, quando erano stanchi. Immaginò di svegliarla con le sue dita, così da poter fare l’amore e baciarsi con l’alito mattutino mentre erano ancora tutti e due mezzi addormentati.

Per un secondo, immaginò che fossero stanchi e doloranti perché lei aveva traslocato nella sua casa, oggi.

Fino quel punto, Edward si era preso il suo tempo. Aveva accarezzato, aveva esplorato il suo corpo con le dita, con la bocca, con la lingua. Aveva mordicchiato il suo collo e aveva sentito il sale della sua pelle. Ma quando pensò al loro futuro, a rendere reale il loro matrimonio, non riuscì più ad andare lentamente.

Il sesso tra loro era un altro modo di conversare.

La loro prima volta era stata intensa e incredibile. Un accumulo che si era costruito in anni. Lui l’aveva già toccata, prima, l’aveva assaggiata, ma era così diverso essere parte di lei. Erano nuovi al sesso, e imbranati, ma fu bello. Indipendentemente dai piani di Bella per il giorno successivo, quell’unica notte fu solo per ciò che sentivano l’uno per l’altro. Il loro amore era vero, e commovente. Ogni tocco, ogni bacio, ogni spinta del suo corpo dentro quello di lei era stato un “ti amo” sussurrato.

La volta successiva che erano stati insieme, dopo la morte di sua madre, Edward cercava di sentire qualcosa, oltre quel dolore che lo schiacciava. Voleva perdersi in qualcosa che riaffermasse la vita, e cosa meglio del sesso? Ma quello a cui non era riuscito a pensare era ciò che era rimasto non detto, e il troppo che non avrebbe dovuto essere detto, tra lui e Bella. I loro corpi avevano parlato anche quando loro non avevano le parole. L’amore era ancora lì, tra loro, intenso come sempre, ma era mescolato con emozioni altrettanto forti. La loro rabbia, il loro dolore, i loro problemi erano tutti lì con loro, tra loro, mentre si muovevano insieme.

Uno a uno, avevano fatto fronte a tutti i loro problemi. Gli ultimi mesi erano stati una rieducazione per entrambi, scoprendo dove erano individuali e dove si sovrapponevano. Edward conosceva questa donna tra le sue braccia. Conosceva la sensazione dei suoi baci, conosceva i suoi sogni e le sue speranze. Conosceva i suoi punti più bassi e i più alti, aveva visto e accettato le sue colpe e le sue virtù, così come lei aveva accettato quelle di lui.

Quando fu dentro di lei, Edward sentì un profondo senso di giustezza. Che lui dovesse amare questa donna, era stato il suo pianto per anni. Ora era la sua gioia, la sua estasi. Edward immaginò che poche cose in tutto il pianeta si potessero paragonare a come si sentiva quando lei sospirava il suo nome, la sua voce un respiro vicino al suo orecchio. Con una parola, lui sentiva tutto quello che il corpo di lei gli stava dicendo. Lei era innamorata di lui, e lui di lei. Quello che condividevano poteva essersi piegato, ma non si era mai spezzato. Erano più forti, adesso, le loro cicatrici li rendevano solo più belli agli occhi l’uno dell’altro, e insieme.

«Oh Dio, Edward. Oh Dio.»

«Bella. Bella, Bella, Bella.»

Aprì gli occhi e la trovò che lo guardava, e fu perso. Andato. Era suo. E lei era sua. Gli ultimi pezzi rotti si fusero mentre precipitavano insieme nell’orgasmo. Quando si riprese, Edward si spostò appena per toglierle il peso. Appoggiò la testa sul petto di lei, riprendendo fiato. Lei gli teneva la mano in una delle sue, passandogli l’altra tra i capelli. Una grande pace calò su Edward, allora.

Erano esattamente nel posto giusto. Gran parte del loro viaggio era ancora davanti a loro, e andava bene così. Era perfetto. Lei gli camminava a fianco, adesso, e questo faceva la differenza.

Diversamente dalle ultime due volte che erano stati insieme, non c’era nessuna finalità nel loro fare l’amore. Avevano tempo, adesso. Erano ancora giovani e molto innamorati. C’erano milioni di modi di esprimere l’amore, e a Edward piaceva l’idea di avere il tempo per scoprirli tutti.

«Dovremmo farci una doccia», disse Bella sbadigliando.

Edward grugnì. «Non ne ho voglia. Sto bene così.» Era mezzo addormentato, con la testa sul seno di lei e il braccio sui suoi fianchi.

«Puzziamo. Dovremmo farci una doccia, o quando ci sveglieremo faremo schifo.»

Riluttante, Edward alzò la testa per guardarla.

Era bella, la sua forma nuda perfetta sotto la sua mano. Si leccò le labbra, immaginando di premere i palmi di lei contro le piastrelle della doccia, così da guardare l’acqua scorrere sulla sua schiena prima di prenderla di nuovo. La baciò sotto il mento. «Dammi qualche minuto per recuperare. Poi facciamo la doccia.»

«Un po’ egocentrico?» Lo baciò con un sorriso giocoso. «E se io volessi solo lavarmi?»

«Se volevi solo lavarti non avresti dovuto invitarmi.»

«Chi dice che ti voglio?»

Edward assottigliò gli occhi. Invece che rispondere, la baciò. Fu un bacio duro, esigente. Chiuse la mano sul suo seno, stuzzicando tra le dita il suo capezzolo e lei sospirò nella sua bocca.

Quando lei cominciò ad afferrarlo, inarcando il corpo contro il suo, Edward si tirò indietro. Lei sbatté gli occhi, le labbra ancora aperte a metà bacio, le pupille dilatate. «Okay», disse lei ansimando. «Mi hai dato una motivazione convincente. Immagino che potremmo farlo nella doccia.»

Lui ridacchiò e la baciò di nuovo, con dolcezza, stavolta. Gli piaceva fare questi giochetti da amanti con lei. Era bello sentirsi a proprio agio con lei. «Ti amo», disse lei rispondendo al bacio. Erano naso a naso, labbra a labbra.

Lui fece un gran sorriso, più felice di quanto non fosse da tanto, tanto tempo. «Come ti amo io.»





   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: LyricalKris