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Autore: cin75    12/05/2016    5 recensioni
Jared è un artista molto particolare e unico nel suo genere.
Jensen è un critico molto apprezzato e unico nel suo genere.
Entrambi hanno un passato alle spalle. Entrambi capiranno che devono vivere il presente. Entrambi faranno di tutto per avere un futuro insieme!!!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Richard Speight Jr.
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giù nel vicolo, nel frattempo….

“Fa’ l’eroico adesso, figlio di puttana!!” fece Gil mentre l’uomo che gli faceva da complice teneva Jensen fermo per le braccia così da consentirgli di colpirlo liberamente. “Mi hai rovinato!!..” e colpì ancora. “Mio padre mi ha tagliato i fondi dopo quel tuo exploit in ospedale e tutto quello che ne è venuto fuori, polizia compresa….” continuò colpendolo con una ginocchiata allo stomaco e Jensen non potè evitare di gemere raucamente mentre sentiva il sapore del sangue salirgli in bocca e cercava di trattenere la sensazione di nausea che lo invase. “.. Quelli con cui avevo contatti mi hanno voltato le spalle grazie a te!!” e colpì ancora più violentemente. “La polizia mi sta addosso mentre tu e Jared ve ne state in santa pace a godervi la vostra Paradise City!!” ringhiò furente mentre colpiva ancora.

“McKinney..datti una mossa. Non possiamo stare qui tutto il giorno!!” fece il complice che faceva sempre più fatica a sostenere il peso di Jensen che si faceva sempre più pesante.

A quell’esortazione così malevole, Gil, raccolse un tubo di ferro da terra.
“Lascialo!” intimò rabbioso.
“Ma che vuoi fare?!” chiese l’altro, colto di sorpresa.
“Concludere con lui quello che non ho concluso con il suo fidanzato!!” esordì rabbioso Gil. “LASCIALO!!” ordinò minacciandolo con la barra ancora stretta tra le mani
L’altro obbedì alzando le mani i segno di resa e Jensen si afflosciò rovinosamente a terra tossendo e sputando sangue. Il ragazzo cercò di riprendere fiato, ma il dolore che sentiva gli si irradiava dal petto al fianco e gli impediva di respirare bene.
“Non risolverai…niente…Gil….stai peggiorando…solo…solo le cose…”, ansimò. “..questa ….questa volta non te la caverai…te lo….te lo giuro!!” riuscì a biascicare Jensen, bloccato a terra dal dolore.
Gil sembrò perfino sorridere a quella sorta di spavalderia. Gli si avvicinò solo un po’, forse per essere sicuro di essere sentito.
“Nemmeno tu te la caverai, Jensen!” e così dicendo , alzò all’aria il braccio armato del tubo di ferro, pronto a sferzarlo contro Jensen che istintivamente , trovò le forze per alzare un braccio e coprirsi la testa.

Ma quel suo gesto, per quanto istintivo, non  gli impedì di sentire il dolore lancinante e bruciante che quel ferro gli causava ogni volta che gli colpiva il braccio e la spalla. A Jensen parve quasi di sentire anche il rumore delle sue ossa che si frantumavano ad ogni colpo.
Poi , gli insulti di Gil e le esortazioni del suo complice ad andare via, divennero sfocate, confuse, lontane.
Infine, arrivò il buio.
Anche se un eco assordante del dolore continuava a scuoterlo dentro. A farlo soffrire.
 
“O mio Dio!! delinquenti…delinquenti…chiamate la polizia…chiamate la polizia!!” fu il grido allarmato di una donna che solo per caso si era trovata testimone di quel pestaggio violento.
Jared e Rich , a quel grido , voltarono di scatto, lo sguardo verso la finestra del soggiorno in cui erano seduti.

“Ma che succede?!” fece Rich mentre Jared si affacciava alla finestra per rendersi conto effettivamente di quello che era successo.
Il giovane guardò quasi di sfuggita verso il vicolo e capì.
“Cavolo, Rich!! Hanno aggredito qualcuno nel vicolo. Chiama il 911 e …” poi però qualcosa attirò la sua attenzione su quel corpo inerme.
La forma stessa di quel corpo, i capelli, il colore dei capelli. I vestiti….quel pantalone nero e la camicia bianca. Istintivamente voltò appena lo sguardo sulle strada.
La macchina di Jensen ancora ferma in fondo al vicolo.
Acuì la vista come se volesse vedere oltre il sangue che sporcava i lineamenti di quel viso e 
oltre quel braccio che sembrava ancora proteggerlo. Il panico esplose. 
“No..no…no…no!!” iniziò a sussurrare istericamente mentre uscì di corsa dal suo appartamento.
“Jared , ma che….” fece confuso Rich che si affacciò appena per guardare anche lui. Un attimo dopo anche lui correva dietro a Jared.
 
Jared raggiunse Jensen in men che non si dica.
Gli si inginocchiò accanto, lo chiamò disperato, preoccupato, timoroso di toccarlo. Avrebbe voluto abbracciarlo, stringerselo vicino, ma il suo braccio….
Jared vedeva il braccio di Jensen piegato in punti in cui l’osso non avrebbe dovuto essere piegato.
“Jensen….Jensen…amore…ti prego…ti prego rispondini….ti prego apri gli occhi…” sussurrava spaventato, mentre si limitava solo ad accarezzargli la fronte o quella parte del viso che non era coperta dal braccio ferito. “Jensen…Jensen…”
“Tranquillo, Jared! L’ambulanza sta arrivando. Tu…tu…non toccarlo. Non toccarlo!” faceva Rich, anche lui accanto all’amico privo di sensi. Anche lui, visibilmente preoccupato da come Jensen era ridotto.
“Non si muove….Rich…non si muove!” mormorava, quasi balbettava Jared, terrorizzato dal fatto che Jensen non accennava a rispondere ai suoi richiami.
“Lo so…ma….ma forse è meglio…forse…” cercava di rassicurarlo l’amico alludendo al fatto che per Jensen, dato il modo in cui era ridotto, era meglio non muoversi.
 
Pochi minuti dopo, i paramedici, bloccavano collo e spalla di Jensen, e lo issavano sulla lettiga che poi avrebbero usato per portarlo in ospedale.
“Ci seguite in ospedale?!” chiese uno dei due.
“Sì…sì…certo. Certo!” fece ansioso Jared che guardò Rich.
“Vieni, prendiamo la macchina!” e i due si avviarono velocemente.
 

Quando arrivarono in ospedale, Jensen era già stato affidato alle cure dei medici di turno che lo stavano visitando e stabilizzando. Mentre aspettavano di sapere notizie, da uno dei corridoi fece capolino, Rob, il medico che aveva sempre avuto in cura Jared.
Il medico riconobbe il suo ex paziente e immediatamente notò le sue mani sporche di sangue. Se ne preoccupò. Gli si avvicinò immediatamente.
“Jared..Jared…ma che succede? Sei ferito?” fece prendendogli le mani e guardando perplesso anche Rich, al suo fianco.
“No…non è il mio sangue….non è mio!!” ansimò con quello che sembrava il tono di uno sull’orlo di una crisi nervosa.
“Ma cosa…chi?”
“Jensen.” fece Rich, amareggiato.
“Cosa?” stralunò il medico.
“Poco fa hanno aggredito Jensen. Lui…lui…” ma non riuscì a dire altro.
“Ok!, Tranquillo. Ora, me ne occupo io. Tu sta qui, anzi, no!” si corresse e guardò Rich. “Portalo in bagno e dagli una sistemata. Vi chiamo appena sistemo le cose!” fece sparendo velocemente verso la sala d’emergenza che ospitava Jensen.
 
Circa un ora dopo, Rob, tornò dai due amici, fermi nella sala d’attesa. Fece loro cenno di raggiungerlo.
“Come sta?...Rob…come sta Jensen!?”  chiese in apprensione Jared.
“Lo hanno appena portato in camera.”
“Ma come sta?!” intervenne Rich.
“Ha un paio di costole incrinate, una tumefazione importante all’occhio destro. Ho dovuto inciderla per ridurla , ma il chirurgo plastico farà in modo che non rimanga alcun segno.” disse anche se sembrava voler addolcire la pillola.
“Non me ne frega niente se rimarrà il segno, voglio sapere come sta!!” sbottò Jared. E poi, quasi in colpa: “Scusa..scusa. Mi dispiace!”
“Le sue lesioni non sono gravi. L’unica che ci preoccupa è quella alla spalla.” spiegò il medico.
“Perché?” fece Rich.
“E’ quella che noi chiamiamo ferita da difesa. Jensen ha usato il braccio per difendersi, per coprirsi la testa. È un gesto istintivo. Ma chiunque lo ha aggredito ha comunque infierito. Gli ha spezzato il  braccio in tre punti e ci sono fratture importanti alla scapola e alla clavicola. Il chirurgo ortopedico ha fissato per domani mattina l’intervento. Rimetterà tutto a posto, ma Jensen dovrà portare un tutore rigido per almeno un mese e poi dovrà seguire una riabilitazione fisica. Se tutto va bene…”
“Come “se tutto va bene..”?” esclamò ansioso Jared.
“A volte dagli esami radiologici non tutto è visibile e il chirurgo teme che, se le ossa sono ridotte in quel modo, anche i legamenti o i muscoli possano essere danneggiati.” disse ancora.
“Questo che cosa comporterebbe?!” chiese Rich.
“Potrebbe perdere molta della mobilità del braccio.”
“Del braccio ?” ripetè quasi in trance Jared.
“Dalla spalla in giù!” specificò il medico.
“Rob, non starai mica parlando di invalidità permanente?!” azzardò preoccupato.
“Temo di sì. Ma..”
“Oddio!” singhiozzò Jared.
“Ma questa è la peggiore delle ipotesi e il nostro chirurgo ortopedico è uno dei migliori dello Stato, quindi aspettiamo a disperarci, ok!?” ,fece battendo amichevolmente la mano sulla spalla del giovane. “Ora , ho bisogno che tu mi firmi qualche documento e che mi dia delle informazioni su Jensen.”, disse avviandosi e accorgendosi che il ragazzo non lo seguiva. “Jared…” ma niente. “Jared??”
Jared si riscosse, quasi come se fosse stato appena svegliato da un sogno decisamente poco piacevole. No! Quello era decisamente un incubo. “Sì…sì. Ti seguo.”
 
Dopo aver finito con Rob che restava all’accettazione per informarsi su alcune indicazioni che aveva lasciato, il cellulare di Jared squillò.
“Pro…pronto?!” fece dopo aver attivato la comunicazione senza leggere il nome sul display.
“Jared…sono Misha. Jensen è con te?!
“Misha..”
“Senti, amico. Scusa se ti disturbo o magari …vi disturbo, ma …
“Misha, ascolta….”
Ma quell’incosciente del tuo fidanzato avrebbe dovuto consegnarmi un lavoro e io…
“Misha è successo…”
Ascolta, so che vuoi difendere quella memoria da un bit che si ritrova il nostro attraente critico, ma quella recensione mi serve davv…”
“Jensen è in ospedale, Misha! E' ferito!” disse velocemente così da non essere più interrotto.
 
Silenzio!
 
Non mi piace come scherzo o peggio come scusa!” fu il tono severo che raggiunse Jared. Un tono che non aveva mai sentito provenire dalla voce di Misha.
“Non è né una scusa né uno scherzo. Jensen è stato aggredito qualche ora fa, vicino casa mia.”
“Cosa?!” fu quasi un sussurro.
“Non ci crederai ma stava per andare a casa sua per poterti postare la sua recensione.” disse ridendo nervosamente.
“Come…come sta?!” disse l’altro e Jared poteva sentire chiaramente i rumori di uno che si stava spostando velocemente, rumori di chiavi, porte sbattute. L’affanno di scale scese di fretta. Il bip dell’allarme della macchina. Lo sportello chiuso con forza.
“E’ conciato male e domani dovranno operarlo.”
“Operarlo?!”….rumori di una macchina messa in moto.
“Ha una spalla ridotta male e Rob teme…..teme che lui…lui…Oddio, Misha!!” e poi Jared non riuscì più a dire nulla, di nuovo sopraffatto dalle immagini di Jensen ferito.
“Se la caverà, Jared. Mi hai capito? Qualsiasi sia il problema.. Jensen se la caverà!!
“C’era tutto quel sangue…e lui…lui non mi rispondeva. Io lo chiamavo e lui non mi rispondeva e poi….poi lo hanno portato via e io…io ancora non posso vederlo….io…” e ormai piangeva.

Non lo aveva ancora fatto. Ancora non si era sfogato.

“Andrà tutto bene, Jared. Dimmi dove siete?
“Al Centro Traumatologico.” disse schiarendosi la voce.
“Sto arrivando!” fece risoluto Misha e prima di chiudere. “E…Jared?!” lo richiamò.
“Sì?”
Andrà tutto bene e lui tornerà Mr.Splendore. Mi hai capito?!
“….” ma Misha non sapeva ancora quello che Rob gli aveva detto sulle condizioni di Jensen.
Mi hai capito?!” riecheggiò con più convinzione dal cellulare.
“Sì!” sobbalzò Jared. “Sì.”
   
 
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