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Autore: Lesta_Mancina    12/05/2016    3 recensioni
Regina prese una decisione: non avrebbe visto, sentito, incontrato, in qualche modo interagito, o anche solo pensato ad Emma Swan per l'intero fine settimana che stava per iniziare!
O almeno ci avrebbe provato... Riuscirà il Sindaco di Storybrooke a mantenere il proprio proposito?
(SwanQueen, ovviamente)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4 – PESCA

 

Metà della giornata era trascorsa, nessuno dei buoni propositi di Regina di non vedere, sentire, incontrare, in qualche modo interagire, o anche solo pensare ad Emma Swan era riuscito.

Ogni tentativo di evitare la vagabonda bionda era fallito miseramente e la cosa peggiore era che ora Regina continuava a rimuginarci sopra!

Il Sindaco aveva deciso di andare a prendere a piedi Henry a scuola. Quattro passi le avrebbero fatto bene, aveva davvero un po' troppa tensione da scaricare. Era nervosa e non aveva un reale motivo per esserlo infondo, e questo, più di tutto, le dava ai nervi!

Perché l'aveva sognata? In quel modo poi, inaudito! E sicuramente era a causa di quel sogno che poi durante il loro incontro in ufficio quella mattina, si era ritrovata a guardare il posteriore Emma in modo non del tutto lecito. Sì, quello non poteva che essere l'unico motivo.

Regina attraversò l'intero isolato, camminando tranquilla e guardando prima il cielo terso di quella giornata, poi il marciapiede e ancora le vetrine dei negozi, ma mai senza vedere veramente le cose. Non riusciva a smettere di analizzare tutto quello che era successo in quella metà giornata.

E poi al Granny's Diner!

Perché diavolo aveva reagito in quel modo quando aveva sorpreso Emma a fissare le nudità della cameriera. Come se ogni tanto non capitava anche a lei di lasciarsi distrarre dalla carne esposta della signorina Lucas. Era lì apposta per essere guardata.

Però, che Emma prestasse quel tipo di attenzioni ad un'altra donna e proprio mentre lei era lì, lo aveva trovato offensivo, come se ne fosse stata gelosa.

Era buffo, ma Regina aveva sempre pensato che il suo rapporto di attrazione/odio con lo sceriffo fosse una specie di “esclusiva”.

Comunque, la prossima volta che si fosse imbattuta di nuovo nello Sceriffo ci avrebbe pensato lei a sistemare quella donna e a rimetterla al suo posto.

Accortasi del trambusto che proveniva dalla via che faceva angolo con la strada che stava percorrendo, Regina accelerò il passo per vedere cosa stesse succedendo.

Appena raggiunto l'incrocio, come una saetta, una figura indistinta le schizzò davanti correndo a tutta velocità.

Regina si bloccò di scatto per evitare di essere travolta.

Dalla via qualcuno gridava “al ladro”.

Il Sindaco si sporse per vedere chi stesse chiedendo aiuto, ma non fece in tempo a fare un altro passo che qualcos'altro in arrivo dal vicolo la centrò in pieno.

Emma non fece in tempo a gridare: “Regina, spostati!” che la collisione fu inevitabile.

Le due donne finirono rovinosamente a terra, incastrate l'una nell'altra.

Quando Emma vide Regina all'angolo era troppo tardi per evitare lo scontro. I due corpi impattarono duramente e il Sindaco cadde all'indietro finendo prima sedere e poi schiena a terra. Regina cercò di attutire la caduta con le mani, ma non fu sufficiente e si procurò delle escoriazioni e l'urto con il suolo non fu piacevole per il suo deretano. Aveva rischiato di battere anche la testa sul marciapiede, ma in qualche modo Emma era riuscita a portarle una mano dietro la nuca per proteggerla, sacrificando così il proprio gomito e la mano.

Dei lividi si sarebbe preoccupata in seguito, ora c'era una situazione più impellente dalla quale doveva districarsi.

Emma era in ginocchio tra le gambe del sindaco. Un ginocchio tra le cosce della donna, restando a cavallo di una gamba di lei. La gonna del sindaco si era sollevata pericolosamente sopra la coscia ed un bottone della camicetta si era slacciato mettendo in mostra il pizzo bordeaux.

Emma rimase pietrificata, voleva aiutare Regina a rialzarsi e voleva allo stesso tempo scappare in Messico al più presto possibile, o in qualunque altro luogo sufficientemente lontano per sfuggire alle ire della donna, che presto si sarebbero abbattute su di lei.

-Ahi...- gemette Regina guardandosi i palmi escoriati.

-Mi spiace, stavo inseguendo...- cercò di scusarsi Emma.

Regina alzò lo sguardo verso Emma che se ne stava immobile imbarazzata sopra di lei, tra le sue gambe, ben oltre i limiti consentiti degli spazi personali. Con una manata la donna spinse via lo Sceriffo.

Emma fu in piedi di scatto, come se il tocco di Regina l'avesse fatta saltare via come una molla carica e mentre lo sceriffo osservava il sindaco fare altrettanto, rialzandosi in piedi il più in fretta possibile, si ricordò di qualcosa di grondante e appiccicoso che ancora stringeva in mano da prima della caduta.

Emma guardò incredula la pesca semi spappolata che ancora stringeva nella mano sinistra. Come era possibile che non le fosse caduta in tutto quel trambusto?

Imprecando, Regina era in piedi di fronte a lei cercando di risistemarsi prima la gonna e poi la camicetta.

-Ah! Ma che diavolo è successo?- gridò la donna che, cercando di allacciarsi il bottoncino della camicia, aveva toccato una chiazza umidiccia e appiccicosa.

Guardandosi, Regina vide che una grossa chiazza di succo e polpa di pesca era visibile sul suo petto.

Allora Emma guardò terrorizzata prima la pesca che ancora aveva in mano, poi la camicetta del Sindaco ed infine lo sguardo scandalizzato dell'altra donna, che a sua volta guardò prima Emma, poi la propria camicetta, quindi la pesca sgocciolante ed in fine nuovamente lo sceriffo, ma con uno sguardo che avrebbe incenerito il sole.

Il Messico non era abbastanza lontano! Forse in Antartide Emma sarebbe stata al sicuro. Forse.

Regina non parlava, aveva le labbra serrate e tese ed Emma si sentiva irrigidita di conseguenza.

Quell'incidente era stato del tutto imprevisto ed Emma non aveva un piano per uscirne.

Meccanicamente, con incertezza, Emma cercò di sbloccare la situazione e fare ammenda.

-Mi perdoni Sindaco, ero dal fruttivendolo qui dietro l'angolo, avevo fame, mi sono comprata una pesca. Poi d'improvviso qualcuno ha gridato al ladro e mi sono messa all'inseguimento dello scippatore e...-

-Basta!- Regina troncò bruscamente il rapido farneticare dello Sceriffo. -Non ha detto che ha un ladro da prendere? E allora vada a fare il suo mestiere, “inutile spreco di soldi pubblici”!

Mortificata, Emma prese il proprio fazzoletto da una tasca e timidamente cercò di offrirlo alla donna per pulire almeno alla meglio il danno che le aveva fatto, ma con un colpo secco, Regina cacciò via con il rovescio della mano la genuina offerta di Emma.

-Ho detto: se ne vada!

Il Sindaco era davvero arrabbiata, ma dallo sguardo collerico che Emma ricevette capì che qualcosa non andava. Emma aveva imparato a conoscere Regina, anche se sgradevole, quel piccolo incidente non poteva essere la causa di tutta quella rabbia. Doveva esserci altro. Ma per il momento Emma decisa che la cosa migliore era, per una volta, fare un passo indietro. Sapeva quando non era il momento di giocare.

Senza aggiungere altro Emma si allontanò nella stessa direzione dello scippatore che non avrebbe comunque preso quel giorno.

Si vergognò un po' di pensare che la sua priorità al momento era aggiustare le cose con il Sindaco, ma sapeva anche che Storybrooke era una piccola cittadina da cui nessuno se ne andava e lei era davvero in gamba a rintracciare i furfanti. Lunedì avrebbe sistemato quel delinquente.

Aveva esagerato, e lo sapeva. Ed era arrabbiata con sé stessa per aver perso il controllo di nuovo, era arrabbiata perché con tutte le faccende che aveva da sbrigare, altro non riusciva a fare che a pensare ad una persona che odiava. Perché lei “odiava” Emma Swan e voleva solo per un po' riuscire a non pensaci ma...

Regina guardò di nuovo la sua camicia bianca di raso. Una delle sue camicie nuove. Era già da buttare. Anche questa, ed era la seconda!

Emma Swan voleva forse distruggerle tutto il guardaroba?

Ora si sarebbe dovuta presentare a scuola, di fronte a tutte le altre madri a prendere Henry. Quelle megere avrebbero subito notato la macchia e messo in moto le loro biforcute malelingue. Quelle sciatte casalinghe disperate altro non aspettavano che vedere intaccata l'armatura di perfezione di Regina e trascinarla nel loro mondo di normalità. “Oh guarda! Allora è umana anche lei.” “Anche il Sindaco si sporca come tutti, allora è come noi.”

-Io non sono come voi- disse a sé stessa la donna. -Emma Swan, me la pagherai anche per questo!

No, non riusciva davvero a non pensarci.

   
 
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