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Autore: Hikaru_Tsuki    12/05/2016    1 recensioni
“Caro diario, sono passati ben cinque anni dall'evento che ha sconvolto la mia vita..."
Dopo la grande battaglia contro Le Papillon sia Marinette che Adrien perdono i loro poteri poiché non serviva più dei supereroi... Ma se una persona misteriosa dal passato di Adrien stesse seguendo le tracce di Le Papillon? Parigi ha bisogno di più supereroi questa volta, Ladybug e Chat Noir avranno finalmente una squadra da far invidia agli Avengers.
******** sequel di "I hate you! Why don't you leave me alone?" di Photografic_Therapy *********
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Felix Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Miraculous Adventures'
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Capitolo due.




Bridgette era una classica ragazza parigina, aveva dei lunghi capelli rossi, e due grandi occhi verdi.
Da qualche anno i suoi amici, se così si potevano chiamare, avevano iniziato a chiamarla Merida in onore della protagonista di un noto film Disney, per il suo aspetto, ma Bridgette, al contrario di Merida, non era di certo una combina guai, anzi lei cercava di evitarli il più possibile e viveva con tranquillità il suo ultimo anno di liceo prima di prendere la grande scelta.
In fatto di amore, Bridgette, sperava di trovare un principe delle favole, ma era un sentimento che lei in prima persona non aveva mai provato né mai visto.
I suoi genitori si erano divorziati quando lei aveva solo tre mesi e di buoni motivi per amare qualcuno, non ne conosceva.
Cercava di essere forte per sua madre, che l'aveva allevata da 
sola, come solo l'amore di una madre sa fare, ma la mancanza di un padre aveva ovviamente segnato la sua infanzia.

L'aria parigina aveva qualcosa che la tranquillizzava. “Posso farcela! - si ripeteva. - Non è poi così difficile, no?
La ragazza si era fermata un attimo, prima di attraversare la strada e girare l'angolo, e con gli occhi chiusi si godeva il dolce calore del sole primaverile. Con il cuore che le scoppiava nel petto, camminò per quei pochi metri e ciò che vide le tolse il respiro.
«Oh cielo.» esclamò.
Davanti a lei si stagliava un edificio gigantesco, l'academia delle belle arti nella quale aspirava di entrare.
Per sua fortuna, Bridgette non aveva mai sofferto di vertigini, ma aveva da sempre avuto qualche problema con il panico... molti problemi, in effetti.
Iniziò a respirare con maggiore frequenza, sentiva il cuore scoppiarle nel petto. «Calmati, Bridgette. Ricorda cosa ha detto il dottore: “Se senti che sta per arrivare un attacco di panico, siediti e inizia a contare”.»
La ragazza si guardò intorno, e con un sospiro si sedette sulla scalinata principale dell'università, chiuse gli occhi e iniziò a contare facendo dei respiri profondi.
«Stai bene?» le chiese una voce dolce e allegra.
Bridgette alzò la testa, davanti a lei si trovava una ragazza con dei lunghi capelli neri, intrecciati lateralmente e dei grandi occhi blu. «S-si, grazie.»
La mora sorrise. «Bene, sei la futura matricola che oggi deve fare il giro dell'università?»
«S-si, sono io. M-mi chiamo Bridgette. - rispose saltando in piedi e stringendole la mano con aria seria. - Piacere!»
«Riposo soldato. - rise la mora, facendole segno di seguirla. - Mi chiamo Marinette e sarò la tua guida per oggi, quindi non devi essere composta o ansiosa. Ormai da futura stilista sono diventata una guida turistica, quindi qualsiasi domanda ti passi per la mente, fammela. Sono sempre disponibile a risponderti, purché io sappia la risposta.» concluse ridendo nuovamente.
Bridgette annuì e la seguì in silenzio, senza fare domande. Osservava in silenzio ogni aula e ogni laboratorio, ancora più convinta della scelta che stava per fare.
 
Una volta concluso il tour, Bridgette si mise ad osservare Marinette. Era convinta di averla già vista prima di quel giorno.
Forse in una rivista di moda? - iniziò a rifletterci. - No! Lei è...
«T-tu sei la fidanzata di Adrien Agreste!» da come l'aveva posta non sembrava una domanda, ma un'affermazione.
Marinette sussultò dall'impetuosità della ragazza e, per un attimo, la guardò confusa, per poi arrossire vistosamente.
«Ehm... si, sono io. - disse grattandosi la base della nuca, cercando di evitare l'argomento. - Come stavo dicevo, questi sono i bagni. Vuoi fare una pausa?» chiese, osservando il viso sorpreso di Bridgette.
«S-si, grazie. Torno fra poco.» disse, correndo in bagno e chiudendosi dentro.
Era arrossita come non mai. “Avrà pensato che sono strana e se n'è andata.” pensò una volta uscita, quando non vide Marinette da nessuna parte.
In un certo senso ne era sollevata, avrebbe evitato altre figuracce, dall'altro aveva il timore di perdersi in quel gigantesco edificio.
 
Stava camminando a testa china ripetendosi che da qualche parte avrebbe sicuramente trovato una mappa e se ne sarebbe andata subito, però infodo le dispiaceva molto che marinette l'avesse abbandonata per colpa della sua sfacciataggine.
Una volta trovata la strada, si incamminò verso un ufficio quando si scontrò contro qualcuno. «Mi scusi.» disse subito.
«Stai più attenta, ragazzina. Gli occhi sono fatti per guardare la strada.» disse una voce gelida, che le fece venire i brividi lungo la schiena.
Bridgette alzò lo sguardo e si perse in due iridi color ghiaccio. Guardò il ragazzo con cui si era scontrata, e rimase a bocca aperta. Aveva i capelli di un biondo chiarissimo, e quegli occhi penetranti che colpirono subito Bridgette al cuore.
In un certo senso, aveva qualcosa di familiare.
«Mi perdoni... avevo la testa fra le nuvole e non l'avevo notata.» sussurrò Bridgette, ancora persa in quegli occhi.
E' forse così che la gente si innamora nei film?
«E spostati, stai bloccando la strada.»
La giovane non ebbe neanche il tempo di rispondere, che il ragazzo l'aveva già lasciata sola nel corridoio.
«Stai bloccando la strada...» si ritrovò a imitarlo con una voce buffa, mentre camminava nei corridoi. Doveva ancora trovare una mappa, dopo sarebbe stato tutto più facile.
«Ehiiii! Da questa parte.» disse una voce che richiamò l'attenzione della ragazza, che entrò in un ufficio deserto con una scrivania al centro, sopra al quale si trovava una scatolina.
La curiosità la fece da padrona e Bridgette si avvicinò alla scatolina, aprendola. All'interno trovo una spilla a forma di farfalla, si guardò un po' intorno e la indossò. Non appena l'appuntò alla maglia, un piccolo esserino rosa si alzò in volo, aprendo le sue piccole e delicate ali... era un vero piccolo spettacolo.
«Grazie per avermi liberato. - disse l'esserino, con una vocina dolce... quasi ammaliante. - Sono anni che aspetto di incontrarti e adesso che il male sta tornando, ci sono finalmente riuscita... è magnifico! Comunque scusami, non mi sono ancora presentata, il mio nome è Nooroo, e sono il kwami farfalla. Da ora in poi, finché il male non verrà sconfitto, tu sarai la mia nuova custode, non sei felice?»
Bridgette osservava la piccolina, senza emettere un fiato ellaborando il tutto, una volta che Nooroo smise di parlare, però, iniziò a gridare terrorizzata.
 


«Ma dove sarà quella ragazza? Il bagno non è così grande da riuscire a perdersi.» Marinette stava ancora aspettando Bridgette davanti alla porta del bagno, aveva le braccia incrociate al petto e sbuffava annoiata. Erano passati già dieci minuti da quando Bridgette era entrata lì dentro e Marinette stava iniziando a preoccuparsi.
Non appena entrò, notò che l'antibagno aveva una seconda porta, dalla quale la ragazza era sicuramente uscita.
Marinette iniziò a cercarla ovunque gridando il suo nome ma qualcosa, dentro di lei, le fece avere un capogiro... sembrava come una sensazione vecchia, quasi dimenticata in un cassetto, che le riempì il petto di gioia.
«Andiamo, Bridgette. Io neanche a quattordici anni mi perdevo negli edifici.» sbuffò Marinette, mentre si appoggiava al muro, pensando al prossimo luogo dove cercare la rossa, d'istinto si ritrovò ad acarezzare il suo orecchino destro, orecchino dove di solito entrava Tikki, ma che ormai senza la magia del Miraculous era diventato un semplice orecchino, assieme all'anello di Chat Noir, semplici oggetti privi di magia.
«Tu a quattordici anni salvavi il mondo e cercavi di farti notare da un tuo compagno di classe.» una vocina familiare fece sgranare gli occhi a Marinette, non la sentiva da tre anni, ma avrebbe mai potuto dimenticarla.
«Tikki? - sussurrò e la creaturina rossa si fece avanti, sorridendole e facendosi stringere in un abbraccio della ragazza. - Aspetta, ma se tu sei qui significa che il male è...» non fece in tempo a finire la frase che qualcosa picchiettò la finestra alla sua destra.
Marinette nascose Tikki nella sua borsetta e guardò oltre la finestra. Lo spettacolo che vide le fece tornare alla mente una ragazzina di quindici anni innamorata persa di un suo compagno di classe e del suo alterego, un egocentrico gattino, che in quel momento le sorrideva dall'altra parte.
La ragazza aprì la finestra e sorrise al giovane che si apprestò ad entrare. «Buongiorno, principessa. Come va con il tuo fidanzato? Ho sentito dire che è davvero purrrfetto... quindi gli ho dato un'occhiata e devo ammettere che è davvero da sogno. Biondo con gli occhi verdi... è l'uomo dei sogni di ogni ragazza. Concordi con me, Tikki?»
Marinette rise al monologo del ragazzo. Le era veramente mancata questa loro complicità, e doveva ammettere che la tuta aderente di Chat Noir era davvero un dono divino... delineava tutti i suoi muscoli che da ragazzino, Adrien non aveva.
«Il mio ragazzo dici? E' un tipo molto geloso. - sorrise Marinette. - E poi non sei fidanzato anche tu... con Ladybug, ad esempio?» chiese mentre si avvicinava a lui.
«Ladybug, dici? Non è ancora arrivata, quindi sono ancora libero di flirtare con te.» rise Chat Noir, mentre la ragazza controllava che non ci fosse nessuno in giro, per poi sorridere e chiudere gli occhi.
«Tikki, trasformami.» disse Marinette, dopo anni la famosa frase, frase che la rendeva l'eroina di Parigi. La piccola kwami venne catapultata negli orecchini della ragazza, che in un istante si trasformò in Ladybug.
Chat Noir la osservò mentre si trasformava e notò tutti i particolari della sua nuova uniforme. I suoi due codini erano stati sostituiti da uno chignon, legato da un fiocco rosso, e in aggiunta alla solita tuta rossa a pois neri, aveva un paio di guanti neri che le arrivavano al gomito e un paio di stivali lunghi fino alla coscia.
E' così carina, e così dannatamente eccitante.” pensò Chat Noir, che non perse tempo e la tirò a se, per baciarla dolcemente.
«My Lady? Sei in ritardo oggi, stavo scegliendo se tradirti o no con una moretta molto carina.» rise il ragazzo mentre usciva dall'edificio e tendeva la mano a Ladybug.
«Quanto sei drammatico... ho ritardato solo perché un gattino mi hai distratto.» Rise mentre si apprestava a scavalcare, anche lei, la finestra.
 
Chat Noir le fece l'occhiolino, mentre saltavano sugli edifici. Ogni tanto si voltava e la guardava mentre saltava con gli occhi chiusi, per sentire di nuovo l'ebbrezza dell'aria sul viso. Era nuovamente felice, e Chat lo era di conseguenza.
«Da quanto tempo sei trasformato in Chat Noir?» chiese dal nulla, fermandosi sopra il tetto di una casa, mentre lui le si affiancava.
Il giovane all'inizio non rispose, osservando un punto lontano attirato da uno strano oggetto dal quale poi distolse lo sguardo. «Non da moltissimo... solo il tempo di sfuggire da una conferenza stampa e venire a trovarti.» ridacchiò mentre osservava la sua ragazza. Si notava da lontano la gioia dei due ragazzi di essere tornati quelli di un tempo.
«E' tutto troppo calmo,non credi? Non dovremo...» la ragazza non fece in tempo a concludere la frase, che si alzarono delle urla non molto distanti da loro.
«Stavi dicendo, my Lady? Credo che qualcuno ci sta aspettando... lo andiamo a salutare?» chiese Chat Noir, saltando verso la direzione dalla quale proveniva tutto il caos. Ladybug non se lo fece ripetere un'altra volta e lo seguì.
La scena che videro fu molto familiare. Alcune persone erano state trasformate in grandi cartelloni pubblicitari e attaccate ovunque. Sul loro viso avevano delle espressioni di puro terrore.
L'artefice era un uomo vestito di nero, con un una lancia con la quale colpiva le persone e le trasformava in poster.
«Ehi amico. - gridò Chat Noir. - Stai attento o ti si seccherà la colla, non credi?» Ladybug iniziò a ridere alla vista dello stupore del cattivo. Amava il lato ironico del gattino, poiché lo usava come trappola per distrarre i cattivi mentre lei cercava l'Akuma.
«Io sono Wallman. - urlò il cattivo. - E voi siete finiti.» saltò addosso a Chat Noir.
Ladybug, dietro a l'uomo, con il suo yo-yo cercava di bloccare la lancia prima che sparasse al suo compagno, ma non era affatto facile in quanto quando quell'arma toccava un oggetto, quest'ultimo diventava di carta.
«Ladybug, ho un piano. CAT-ACLYSME.» gridò Chat Noir, dando fondo al suo potere, ma Wallman fu più veloce e lo toccò, trasformandolo in un poster.
«NOOO! Chat Noir...» Ladybug sapeva che urlare non sarebbe servito a farlo tornare umano, ma doveva trovare subito un modo per distruggere l'Akuma che si era impossessato di Wallman.
«Come diavolo faccio? Mi serve qualcosa che lo distragga...» la ragazza era così presa a riflettere che non si era accorta della figura che l'aveva affiancata. Aveva una tutina rosa, con dietro due lunghe ali iridescenti, che si piegarono su loro stesse, diventando un mantello.
«Serve una mano?» la sua voce fece sussultare Ladybug, che la notò per la prima volta. Aveva dei lunghi capelli rossi legati in una treccia laterale e una maschera a forma di farfalla, che le ricordava vagamente quella di Le Papillon.
Che sia la custode del Miraculous farfalla?
Non ebbe il tempo di chiederlo, che si sentì tirare verso alto dalla ragazza. Stavano volando.
«NOO... aspetta! Chat Noir è ancora lì, lo dobbiamo liberare.» urlò mentre la rossa la stava portando via, in volo.
«Lo so, ho visto la scena dall'alto. Dobbiamo trovare un luogo per pensare a un piano e per metterlo in azione. - disse la ragazza mentre depositava Ladybug su un tetto. - Ho notato che lui non può volare, quindi abbiamo ancora questo vantaggio.»
«Chi sei?» chiese con circospezione e un pizzico di sospetto.
«Mi chiamo Butterfly, sono la custode di Nooroo e del Miraculous farfalla.» rispose indicando la sua spilla.
Ladybug la guardò e le sorrise, dopodiché iniziò a riflettere sull'osservazione di Butterfly. «LUCKY CHARM.» chiamò il potere del suo Miraculous, che fece apparire un pacchetto di chewing-gum.
All'inizio non aveva la più pallida idea di cosa farne, ma un sorriso fece la sua apparizione sul viso della sua nuova compagna, e questo la tranquillizzò. «Me ne dai un po'? Ne vado matta.» sorrise spontaneamente Butterfly, mentre Ladybug gliene passò alcune.
Cercò di immaginare cosa fare con gli altri e si concentrò fino a visualizzarlo.
«Butterfly, distrailo mentre io butto i chewing-gum a terra, dovremmo bloccarlo e infine sconfiggerlo. Sei pronta?» la rossa annuì per poi prendere il volo, attirando l'attenzione del cattivo. Ladybug ne approfittò e mise in atto il suo piano, riuscendoci senza nessun problema.
Individuò l'Akuma e lo liberò, dopodiché prese il suo yo-yo e lo lanciò contro al piccolo corvo malvagio che ne era uscito. «Hai creato fin troppi problemi, piccolo Akuma. Ti libero dalla malvagità. - disse, catturandolo. - Ciao, ciao, uccellino.» concluse, liberandolo dopo averlo purificato.
Ladybug alzò il pacchetto di chewing-gum verso il cielo e si concentrò. «MIRACULOUS LADYBUG.» urlò, lanciandolo verso l'alto e facendo tornare tutto come prima.
Chat Noir, una volta libero, corse dalla sua amata ma la trovò che chiacchierava allegramente con una ragazza e, confuso, si fece avanti, tendendole una mano. «Chat Noir. Il grande Chat Noir! - si vantò. - Sei una nuova custode?» chiese, mentre la ragazza davanti a lui ricambiava la stretta, con un sorriso sulle labbra.
«Si, mi chiamo Butterfly e da oggi, se volete, sono la vostra nuova compagna. - arrossì, la giovane mentre qualcosa sul suo petto iniziò a suonare, era la spilla della ragazza che indicava il termine della trasformazione. - Accidenti, devo scappare. A presto.» sorrise, aprendo le ali e volando via.
«Ci serviva qualcuno che controllasse il traffico aereo no?» commentò ironico Chat Noir, facendo ridere Ladybug.
Quando iniziarono a suonare i loro rispettivi Miraculous, per un momento i due si guardarono negli occhi e sorrisero al ricordo di quando scappavano per non far scoprire la loro vera identità.
«Andiamo a casa?» chiese il ragazzo, tornando ad essere Adrien.
Marinette annuì. «Ho comprato proprio oggi una bella fetta di Camembert.» disse, stimolando l'appetito di Plagg.
 
«Maledizione... C'ero cosi vicino!» gridò una voce maschile in una stanza completamente buia.
Al centro di essa, c'era solo una presenza maschile vestita di un blu talmente scuro da sembrare nero, ma il suo costume era diverso da quello degli altri custodi... sembrava ricoperto da piume di corvo. Non era per niente allegro anzi, in un certo senso, metteva paura. Lui lo sapeva e lo sperava. «Questo è solo l'inizio. La prossima sono certo che vincerò io, Ladybug!»
 

 

 

 

 

 


------------------- Piccole note delle scrittrici -------

 

 

Ciaoooooo! Bene come promesso ecco i primi personaggi nuovi ad entrare in gioco, Grazie davvero di seguire la storia e principalmente chi l'ha già messa fra le preferite, seguite e da ricordare! Non immaginate neanche quanto sia gratificante! per il resto che ne pensate avete già qualche teoria malefica sulla storia? Partono le scommesse!! Ah per le ragazze dal cuore sensibile al fangirlismo radicale il prossimo capitolo è quello giusto per voi avrete la vostra dose di Adrienette quotidiana che sarete molto felici! E chi sa forse anche qualcuno per la piccola Bridgitte!

BACIIII!!!

 

p.s continuate a recensire! 

   
 
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