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Autore: Allymc89    12/05/2016    3 recensioni
La morte è nel destino degli shinobi, lo sanno tutti. Ma uno di loro non ci sta; ha già visto troppe persone morire e troppe persone piangere i propri cari. E non vuole più vedere lacrime, soprattutto le sue. Durante la quarta guerra ninja, un sacrificio fatto per amore rischia di passare inosservato. Questa è la mia versione di come mi piacerebbe che fossero andate le cose.
E' la mia prima fic; dopo essere stata un'accanita lettrice, ho deciso di scrivere sulla mia coppia canon preferita, spero di avervi incuriosito e che mi facciate sapere cosa ne pensate!
(Ho cambiato il rating in giallo per via di una scena nell'ultimo capitolo)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sabaku no Gaara, Shikamaru Nara, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Note: il testo in corsivo è un flashback o un ricordo del passato.
 
 
 
 
Shikamaru non avrebbe mai dimenticato quel giorno..
 
La guerra era terminata quella notte; Naruto insieme a Sasuke, Sakura e Kakashi-sensei aveva sconfitto Kaguya. Una volta liberata dal sogno onirico l’intera alleanza ninja si era sollevata in un grido di esultanza per celebrare la fine del massacro.
L’ondata di sollievo ed euforia generale non aveva però contagiato il giovane Nara che non riusciva a pensare ad altro che a come avrebbe comunicato alla madre la morte di Shikaku.
Si era voltato verso Ino che dava sfogo ad un pianto di gioia e dolore insieme. Non sapeva bene cosa dirle; in quel momento non c’erano parole che avrebbero potuto consolarlo e pensava che fosse lo stesso anche per lei, tuttavia le si avvicinò.  
La ragazza alzò le braccia cingendo contemporaneamente le spalle ai suoi compagni di team e tirò un sorriso sincero sulle guance bagnate “Ce l’abbiamo fatta!”.
I due amici ricambiarono il sorriso. Poi Ino tirò su col naso e si asciugò gli occhi incontrando quelli di Shikamaru “Sarebbero fieri di noi..” sussurrò con orgoglio.
Shikamaru ripensava  all’ultimo dialogo che aveva avuto con il padre quando il grido di Chouji lo fece sobbalzare. Si girò di scatto verso il suo migliore amico che aveva in viso l’espressione più sconvolta che gli avesse mai visto. “Choji.. che ti prende?”
L’Akimichi alzò un braccio; incapace di proferire parola e con gli occhi spalancati all’inverosimile. Shikamaru seguì la direzione verso cui puntava il dito tremolante di Chouji. Non poteva essere...
 
“Ehi Shikamaru!” Il giovane Nara si ridestò dal ricordo di uno dei giorni più densi della sua vita per riconoscere la voce di chi lo stava chiamando: era Kotetsu, il suo sempai che gli si avvicinò “L’ho appena saputo, Kurenai sta per partorire! Io sto andando in ospedale, vuoi venire?”.
Shikamaru deglutì preso alla sprovvista, a quanto pare era arrivato il momento, il figlio del suo defunto maestro stava per venire al mondo; “Ma non mancavano ancora due settimane?”
Ketustu alzò le spalle “Allora vieni?”
“Sono stato convocato dall’Hokage, appena mi libero vi raggiungo in ospedale, farò il prima possibile” ed era vero, per il re, anzi per la regina di Asuma-sensei, avrebbe messo le ali ai piedi. Glielo doveva, gliel’aveva promesso in punto di morte.
“Ci pensi tu ad avvisare Choji e Ino?”
“Ha detto Izumo che ci avrebbbe pensato lu-” Kotestu non finì la frase perché Shikamaru aveva già proseguito per il palazzo dell’hokage, questa volta correndo.
 
Per fortuna con l’hokage se l’era sbrigata in fretta, ora Shikamaru era arrivato finalmente all’ospedale. Dopo aver chiesto indicazioni si precipitò verso il reparto di maternità, e svoltato l’angolo vide un gruppetto di persone, in fondo al corridoio, di fronte alla sala parto. Erano tutti li per Kurenai. Tra loro notò subito Ino e si bloccò.
Shikamaru si diede mentalmente del cretino: era ovvio che ci sarebbe stata anche lei e non che avesse niente contro la sua più vecchia amica, solo che dalla fine della guerra non riusciva più a sostenere la sua presenza. Si sentiva terribilmente in colpa nei suoi confronti, per questo da mesi la evitava per quanto poteva. Era sicuro che lei lo avesse notato e che ne soffrisse, perché una volta aveva dato di matto e gli aveva detto che non c’era ragione perché lui fosse a disagio con lei e di piantarla di evitarla e di commiserarla e lui si era sentito ancora più un mentecatto per averla fatta piangere.  Per un momento fu persino felice che Asuma non fosse li a vedere che patetico coglione era diventato; a quale idiota avesse affidato la persona più preziosa della sua vita.  
Prese un bel respirò e si avvicinò agli altri, Choji gli fece posto accanto a lui e Shikamaru si sedette ad aspettare. Ino gli disse che dentro con Kurenai c’era anche Sakura che era da poco passata per informarli che andava tutto bene, ma che ci sarebbe voluto un po più di tempo del previsto. Il Nara annuì e appoggiò la schiena al muro.
 
Dopo più di un’ora Shikamaru sentiva il bisogno di sgranchirsi le gambe e si offrì di fare rifornimento di patatine per Choji.
Al suo ritorno qualcosa, o meglio qualcuno attirò la sua attenzione, uno shinobi di Suna, che si introduceva in ospedale passando per le scale di servizio che si trovavano sul retro. Shikamaru si trovava lì per l’ultima sigaretta della giornata quando lo notò entrare. Il ninja della sabbia si muoveva rapidamente, era evidente che cercasse di passare inosservato senza sembrare troppo furtivo.
Non era raro ultimamente vedere shinobi di altri villaggi girare per la Foglia; c’era molta più collaborazione per le missioni ora, ma solitamente questi non giravano per gli ospedali, a meno che non fossero feriti ovvio, ma il ninja in questione sembrava godere di ottima salute.
Shikamaru lo guardò meglio, quel ragazzo aveva un aspetto familiare..
All’improvviso un flash e tutto fu più chiaro. Non era la prima cosa strana che succedeva e che riguardava quel jonin di Suna..
 
La guerra era finita da pochi giorni, quando Shikamaru che stava dando una mano a riparare i cancelli di Konoha vide avvicinarsi una figura con uno strano cappuccio dall’aspetto familiare. Sabaku no Kankuro varcava le porte di Konoha in compagnia di un altro jonin della sabbia. Shikamaru aprofittò di andargli incontro a salutarlo per fare una pausa. “Ehi Kankuro..”
Il secondo dei fratelli Sabaku no, che già di suo non aveva mai avuto un’espressione particolarmente gioiosa, sembrava ancora più serio e a Shikamaru parve che il suo suardo si fosse ulteriormente indurito quando si era posato su di lui. Sembrava tutto fuorchè felice di vederlo eppure si fermò.  “Nara.. strano vederti alzare il culo” ricambiò il saluto con un ghigno fin troppo sprezzante. Quel saluto, se così si poteva chiamare, gli ricordò all’istante Temari: lei gli aveva affibbiato negli anni ogni genere di nomignolo, tutti poco carini, per ribadire quanto la sua pigrizia la infastidisse. Forse proprio perché Kankuro era suo fratello non percepì quelle parole come un’offesa o una provocazione, come se dargli del pigro, pesaculo, scansafatiche ecc.. fosse  semplicemente una caratteristica genetica della famiglia Sabaku no. “Tutti gli shinobi devono collaborare... sai, molti sono ancora feriti e-” “Si, lo so. C’eravamo anche noi in guerra..”. Troncò secco Kankuro indurendo la mascella.
Shikamaru si accorse che Kankuro era più scazzato del solito ma non avrebbe saputo dire se il suo malumore fosse dovuto alla delicata condizione in cui si trovavano tutti i villaggi. I primi giorni dopo la guerra si respirava per le strade un misto di dolore e di sollievo tra cui era difficile barcamenarsi; era possibile fare le condoglianze ad un vicino e festeggiare il bentornato con l’altro.
Shikamaru comunque intuì che qualsiasi cosa avrebbe aggiunto dopo, lui avrebbe trovato un pretesto per litigare e non ne aveva proprio voglia; lavorava per tenere impegnate le mani dato che la sua mente si stava rivelando inutile! si arrovellava senza sosta e inutilmente da giorni su qualcosa a cui non riusciva a trovare una risposta. Questa situazione frustrante lo rendeva psicologicamente esausto e più irritabile di quanto non sembrasse, per cui preferì tacere.. 
L’altro jonin aveva piegato la testa di lato, “Ti chiami Nara? Sei forse parente di Shikaku Nara?”. Shikamaru annuì controvoglia, sapeva che la faccenda di suo padre aveva fatto scalpore e che si era diffusa tra i villaggi; dopotutto, lui era l’unico di tutto il quartier generale a non essere saltato in aria quella notte. Il ragazzo continuò “è vero quello che si dice? che è riuscito a scappare subito prima che la bomba esplodesse?”
“Mio-padre-non-è-scappato!” sillabò Shikamaru a denti stretti. Shikaku aveva raccontato di essere rimasto insieme a Inoichi e a tutti gli altri ad aspettare il suo destino quando improvvisamente si era trovato a centinaia di chilometri da lì. Senza sapere come.
Tutti quelli che conoscevano suo padre avevano avuto prova del suo valore e non avevano motivo di dubitare della sua parola ma molti non avevano creduto alla sua versione. Fatto sta che nessuno era riuscito a trovare uno straccio di spiegazione per l’accaduto e Shikamaru ci stava rimettendo la salute mentale senza risultato.
“Scusa amico, non volevo mica offendere!! Solo dai.. riconoscerai anche tu che la cosa è stran-“
Fortunatamente Kankuro sembrava avere fretta e strattonò il ragazzo per un braccio “Hai finito di chiaccherare, eh? Ricordati perché siamo qui, dobbiamo consegnare il messaggio da parte di Gaara e non abbiamo tempo da perdere, seguimi” .
Detto questo allungò il passo lasciando lì Shikamaru a mordersi l’interno della guancia.
   
 
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