- Oh, ma guarda un po’, il biondino mi sembra di conoscerlo. È stato qui qualche tempo fa insieme a una ragazza, dunque quelli sono tutti tuoi amici! Quale dei due rimanenti è il babbeo che ti ha messa incinta? Sentiamo!
Johanna abbassò lo sguardo, pregando silenziosamente che andassero via ma Justin continuava a insistere, facendole pressioni. Non sarebbe riuscita a prendere tempo ancora per molto. Un altro attacco di nausea, più forte e potente del primo, stavolta, la costrinse a serrare le labbra in un’espressione di fastidio che non passò di certo inosservata al giovane uomo dall’aria truce e minacciosa, che impietosamente le stringeva il braccio fino a farle venire voglia di urlare per il dolore e la frustrazione.
- Ti consiglio di rispondermi immediatamente o temo che tuo figlio si ritroverà presto orfano di padre prima ancora di venire al mondo. Sempre ammesso che ci riesca, sia chiaro, ma immagino che sarà davvero interessante scoprirlo. Non credi anche tu?
Sogghignò con aria di scherno e a quell’orribile prospettiva l’americana accarezzò piano la sua pancia in un gesto di dolce e materna protezione mentre, tremante e disperata, lasciava che lacrime cocenti le rigassero silenziosamente il viso stanco e segnato dagli ultimi e sconcertanti avvenimenti.
- È…quello a sinistra – balbettò con voce rotta, in preda all’ansia – si sta avvicinando. Ti prego, non fargli del male. Farò tutto quello che vuoi, te lo prometto, ma non fare del male a nessuno di loro.
La presa sul suo braccio si fece ancora più salda e insistente.
- Bè, questo dipenderà solo da te. Se riesci a mandarli via immediatamente potrei fare lo sforzo di non ridurli a dei colabrodi vaganti. Ma se invece dovessi fallire…mi spiace per te, ma ho davvero un’ottima mira. E poi, dai, sul serio? Come hai fatto a metterti con un coglione del genere, voglio dire, hai visto che faccia che si ritrova? Se il piccolo bastardo che ti porti in grembo dovesse ereditare quell’espressione avrai una bella gatta da pelare! Mi fa quasi compassione, poveretto.
Rise di gusto, facendola rabbrividire ancora una volta.
- Mi spieghi come dovrei fare a convincerli ad andarsene?
Chiese, provando a divincolarsi senza risultato.
- Non lo so, inventati qualcosa ma vedi di sbrigarti, perché sto già perdendo la pazienza. E non provare a fare scherzi o gli pianto una pallottola sulla fronte prima ancora che possa rendersene conto!
La spinse violentemente verso l’ingresso, rischiando quasi di farla cadere mentre le andava vicino, puntandole contro la stessa pistola con cui l’aveva già minacciata un paio di volte, facendola trasalire per lo spavento.
- Giusto per essere sicuro che non cercherai di fare la furba.
Disse, nascondendosi dietro di lei appena un attimo prima che Johanna aprisse la porta, trattenendo a stento le lacrime non appena si ritrovò di fronte Christian. La sua espressione ferita e sconvolta le fece subito venir voglia di rifugiarsi tra le sue braccia, ma ostentando un distacco che era molto lontana dal provare si sforzò invece di darsi un contegno, raggelandolo con un’occhiata sprezzante che non fece altro che confondergli ancor di più le idee, spiazzandolo nuovamente.
- Johanna…
- Christian, che diavolo ci fai qui? Vattene via, lasciami in pace!
Lo interruppe con risolutezza, evitando quegli occhi ardenti e inquieti che ora cercavano i suoi, avidi di risposte.
- Non prima di aver chiarito un paio di cose. Si può sapere perché mi parli in questo modo, che cosa ti ho fatto?
- Noi due non abbiamo proprio nulla di cui parlare!
Replicò e fece per richiudere la porta ma lui la bloccò sul tempo, trattenendola con un piede mentre le si parava davanti, raccogliendo ogni singola goccia di autocontrollo rimastogli per costringersi a non perdere le staffe e fiondarsi così in casa sua, mettendola finalmente con le spalle al muro.
- Io…non riesco proprio a capire cosa ti stia passando per la testa, perciò ti prego di spiegarmelo. Per quale motivo mi hai detto quelle cose al telefono, che cosa c’è che non va?
Non riuscendo più a sostenere la disperazione nella sua voce la donna si ritrovò più volte sul punto di cedere, ma ad ogni piccolo momento di esitazione sentiva la pistola premere ancora di più sulla sua pelle, ricordandole cosa sarebbe potuto accadere se non si fosse decisa ad andare fino in fondo.
- Che cosa c’è che non va? – esclamò d’un tratto, stupendo persino se stessa – E hai anche il coraggio di chiederlo? La verità è che tra noi non potrà mai funzionare Christian, siamo troppo diversi e me ne sono resa conto fin dal primo momento in cui ho rimesso piede nella mia città. Guardati intorno, qui si respirano gioia, arte e colori e non certo quel cupo grigiore che sembrava sempre avvolgermi a Parigi, specialmente ogni volta che eravamo insieme. Sì, qui mi sento finalmente libera di esprimermi, libera di vivere tutto ciò che mi pare senza dover rendere conto a nessuno, ed è così che voglio essere d’ora in avanti. Completamente libera. La mia vita è qui, lo è sempre stata, e tu con le tue stupide e ridicole paranoie non hai fatto che opprimermi, impedendomi di respirare!
“Perdonami amore mio, ti prego, perdonami…”
Christian scosse la testa, basito.
- Quindi è così che ti senti quando stiamo insieme? Come puoi avere il coraggio di dirmi certe cose dopo tutti i progetti che abbiamo fatto insieme? Volevamo costruire una famiglia, ricordi? Stavamo provando ad avere un bambino, santo cielo, e tu una mattina ti svegli e mi dici che non mi ami più e che non vuoi stare più con me? Che razza di storia è questa, cosa sta succedendo?
Johanna respirò a fondo, ricacciando indietro le lacrime per l’ennesima volta e serrando le labbra in una linea dura e ostile, per essere sicura che avesse davvero recepito il messaggio.
- È finita. Vattene via.
“Lasciami andare mon Cri Cri, solo così sarai finalmente al sicuro…”
- Johanna…
- Ti ho detto di andartene subito!
“Ti amo, ti amerò per sempre”
Quelle terribili parole, dure e pesanti come macigni sembrarono d’un tratto colpirlo nel profondo, facendolo capitolare. Abbassò lo sguardo, sconfitto e ferito da ciò che mai si sarebbe aspettato di sentire da lei mentre curvo e tristemente rassegnato le voltava le spalle, incamminandosi mestamente verso gli amici che lo attendevano poco più in là…