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Autore: Fantachan    15/05/2016    1 recensioni
"[...] Sul divano trovarono delle foglie di tabacco s un biglietto, anch'esso sporco di sangue.
Quel lunedì i due furono i primi a sparire in quella afosa settimana di Luglio."
Maurice, Luglio 1895.
La vita della tranquilla cittadina della Louisiana francese venne sconvolta durante quelle afose giornate di Luglio.
Sette persone scomparvero nel nulla nel giro di una settimana.
Nessun indizio che potesse orientare le indagini.
Solo delle foglie di tabacco e dei biglietti insanguinati.
"[...] Quando sentirai bussare per ben due volte rintanati sotto le coperte e non alzarti fino a che non vedrai il sole sorgere. O alla porta troverai TonTon Macoute, che viene a prendere i bambini disobbedienti e a nasconderli nel sacco di iuta che porta in spalla..."
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
 
Guillaume Bourgeois aveva lo stupidissimo vizio del gioco d’azzardo.
Solo ora, dopo aver sperperato tutti i suoi soldi e metà di quelli delle casse comunali, si rendeva veramente conto di quanto fosse stupido anche lui.
Stupido esattamente quanto il suo malsano vizio.
Era il sindaco di Maurice che, per quanto fosse piccola come cittadina, era anche abbastanza ricca grazie al fiorente commercio.
Aveva una moglie, Jeanne, che era una delle donne più belle che avesse mai incontrato fino ad allora.
E, ironia della sorte, quella bellissima donna lo amava ed era proprio sua moglie.
Quando l’aveva conosciuta non poteva aspettarsi che proprio lei potesse innamorarsi di uno come lui: non era di sicuro un bell’uomo, ed era anche avanti con l’età.
Certo, molti sostenevano che Jeanne lo avesse sposato solo per i soldi e lo tradisse, ma figurarsi se lui ci credeva!
Erano solo pettegolezzi che quelle invidiose oche si divertivano a mettere in giro.
Quel lunedì sera, considerando la sua situazione mentre beveva l’ennesimo bicchiere di brandy, Monsieur Bourgeois non poté fare altro se non definirsi schifosamente fortunato.
Oh, e anche stupido.
Per l’ennesima volta aveva perso tutti i suoi soldi al gioco e, per l’ennesima volta, si era ripetuto che mai più avrebbe preso delle carte in mano.
Mai più.
Tuttavia sapeva che era tutto inutile: la settimana dopo avrebbe ancora una volta usato la scusa del “viaggio di lavoro” con la moglie per poi dirigersi in un club e perdere ancora tutti i suoi soldi.
Guillaume fissò sospirando il camino che aveva davanti e si alzò dalla poltrona su cui era seduto per dirigersi, traballando, verso la finestra.
Era notte fonda e di sua moglie non c’era traccia, ma non si era preoccupato.
Sapeva che quando lui si assentava da casa per giorni, la sua Jeanne preferiva andare a dormire da un’amica.
Aveva paura a stare in quell’enorme villa da sola, e di certo non poteva biasimarla.
La casa era costruita lontana dal villaggio, vicino alle piantagioni di tabacco.
Non era il massimo per una donna sola, però era una casa sontuosa a cui il sindaco non aveva voluto rinunciare.
Con l’immenso giardino che la circondava concedeva un po’ di riservatezza ai suoi abitanti.
Inoltre era perfetta per dare delle feste, cosa che sua moglie adorava fare.
Spesso, infatti, faceva addobbare il vasto salone in cui poi si riuniva praticamente tutta la cittadina per festeggiare il Natale o il Capodanno. 
Sospirando per l’ennesima volta decise di andare a dormire, sperando così di dimenticare la bruttissima giornata che aveva vissuto.
Mentre si avvicinava alle scale non mancò di darsi ancora dello stupido poi, scioccamente, rise.
“Stupido” era proprio l’aggettivo che gli attribuivano quelle oche pettegole  che non facevano altro che accusarlo di non accorgersi di ciò che gli accadeva proprio sotto al naso.
Di cosa parlassero lui proprio non lo sapeva.
Più che altro si rammaricava del fatto che gli venisse dato dello stupido.
Era un uomo intelligente, lui.
E per giunta era anche il sindaco di quella cittadina che altro non faceva se non spettegolare sulla sua vita privata.
Proprio mentre faceva queste considerazioni, Monsieur Bourgeois venne ridestato da dei rumori.
Rumori che poi capì provenire dall’ingresso.
Qualcuno aveva bussato per due volte.
Arricciate le folte sopraciglia, Guillaume si avvicino alla porta, chiedendosi chi mai potesse essere a quell’ora della notte.
Quando aprì poi, si immobilizzò sull’uscio osservando impaurito la figura che lo sovrastava.
Un omone con il viso coperto da un grande cappello che indossava un impermeabile e portava in spalla un sacco mentre, nella mano destra, si poteva vedere il profilo di un’accetta.
Ancora una volta, Guillaume si diede dello stupido mentre indietreggiava e iniziava a correre.
Doveva raggiungere al più presto il giardino dove sarebbe salito sulla sua macchina per poi scappare a chiedere aiuto.
Si, era sicuramente un bel piano.
Se solo fosse stato più magro sarebbe anche riuscito ad attuarlo.
Aveva infatti mosso solo pochi passi quando era inciampato sul grande tappeto dell’ingresso.
Fortunatamente riuscì a rialzarsi, ma quello che vide non gli piacque nemmeno un po’.
L’uomo infatti si stava avvicinando e sorrideva malignamente e canticchiava.
Bourgeois riprese a correre e sta volta riuscì a raggiungere la porta che dava sul giardino e ad aprirla.
Tuttavia commise l’errore di voltarsi ad osservare il suo inseguitore mentre camminava.
Bourgeois, infatti inciampò su un gradino e cadde.
Sta volta però non riuscì a rialzarsi.
Nel mentre l’uomo si era avvicinato e, sempre canticchiando, aveva sollevato la sua accetta.
A nulla valsero le urla di Guillaume: la casa era isolata e nessuno sarebbe riuscito a sentirlo.
L’urlo gli morì in gola mentre la lama gli squarciava la carotide.
Quando il martedì mattina lo sceriffo Moreau entrò nella villa accompagnato dalla domestica, tutto si aspettava tranne che un altro cadavere.
Era infatti andato ad avvisare il sindaco della scomparsa della moglie.
Non trovandolo il girono prima, aveva pensato di parlare con la domestica che, dopo un iniziale shock, gli aveva riferito che Monsieur Bourgeois era in viaggio e sarebbe tornato solo il giorno dopo.
Quando però avevano aperto la porta si erano trovati davanti solo fiumi di sangue che tracciavano un sentiero dall’ingresso fino alle scale del giardino.
Di Guillaume Bourgeois non c’era traccia.
Rimaneva solo un’enorme pozza di sangue rappreso sui gradini.
Qualche foglia di tabacco e un biglietto macchiato di sangue erano le uniche tracce lasciate dall’assassino.
 
 
«Est-ce que tu viendras au arbre
où l’homme mort cria
pour son amour à fuit..»
 
 
Angolo autrice.
Eccomi qua con il terzo capitolo e la terza vittima di Ton Ton Macoute!
Se vi va lasciate una piccola recensione, anche piccina picciò, giusto per farmi sapere che ne pensate :3
Al prossimo capitolo :)
~Fantachan
  
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