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Autore: Kaimy_11    15/05/2016    1 recensioni
Continuo di “The reason to fight”
La guerra ha spezzato la città, i ribelli sono insorti, opponendosi al nuovo governo.
Nessuno sa di chi fidarsi. Nessuno conosce la verità.
Il giovane capofazione degli Intrepidi deve guidare la rivolta al fianco di Jeanine, per riportare ordine anche dopo la divisione della sua fazione. Ma le sue priorità sono cambiate, tutto ciò che vuole è proteggere la persona che ama. Nonostante tutte le avversità, dovrà mantenere fede alle sue promesse senza rischiare di compromettere sé stesso e perdere tutto ciò in cui crede.
[Dal testo]
Si morde il labbro. -Pensavo che lo avessi detto per la foga del momento…-
Inarco pericolosamente le sopracciglia. -Ti sembro forse uno che si fa prendere da un’ emozione momentanea e si lascia scappare parole che non sa nemmeno gestire?-
Mantiene il silenzio, sembra impaurita, almeno ha la decenza di capire quando sbaglia.
-Non sono un ragazzino in preda agli ormoni, se dico di amarti nonostante tu sia più piccola di me ed insopportabilmente arrogante, vuol dire che ti amo, mi hai capito?-
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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45. Veleno

 

 

 

Grida disperate stanno urlando il mio nome, mi chiamano ed io cerco di orientarmi in un’oscurità fitta per raggiungere chi mi chiama. Conosco la voce che continua a gridare, è Eric che soffre ed io devo andare da lui, un bagliore mi urta gli occhi e cerco di aprirli.

La verità è che sto riacquistando coscienza, inizio a svegliarmi e c’è davvero una luce nella stanza che mi infastidisce, ma non è quella del sole. E, se sto smettendo di dormire, non è perché mi sono riposata abbastanza, ma perché qualcosa sta tentando di riscuotermi.

Strizzo gli occhi e poi li apro lentamente, accorgendomi dalla luce giallognola dell’abatjour. Qualcosa mi spinge la spalla, facendomi dondolare mentre sono distesa su un fianco.

Sollevo la testa e incrocio lo sguardo di Eric, è seduto con la schiena contro la spalliera del letto, intento a studiarmi con un cipiglio critico, mentre smette di spintonarmi dal braccio.

-Hai finito?- Mi rimprovera. -Non facevi che lamentarti nel sonno e agitarti!-

Batto le palpebre per tentare di mettere meglio a fuoco il suo viso e inarco le sopracciglia.

È serio e la sua staticità è micidiale. Fissa un punto davanti a sé con tale insistenza che sembra quasi che non veda altro, è livido in volto e i suoi occhi sono talmente cupi che sembrano neri. Non c’è traccia di azzurro, ha le orbite spalancate che accentuano con una vena folle il suo sguardo. La sua mandibola, ricoperta da uno strato di barba, è serrata e rigida ad avvalorare il rigore della sua espressione furibonda.

-Incubo?- Azzarda, sollevando appena un sopracciglio ma senza guardarmi.

Dal modo in cui è seduto, per la luce accesa e dalle due pesanti occhiaie sotto i suoi occhi, deduco che è sveglio da un po’. Sono sollevata di non essere stata io a disturbare il suo sonno, ma questo significa solo una cosa.

-Anche tu?- Chiedo.

Eric spinge in fuori il labbro inferiore, fa stridere le mascelle e china il capo in un unico e breve cenno.

È così diverso il suo viso, con qualche livido e graffio e con il mento insolitamente nascosto dalla barba incolta. Persino il suo sguardo è cambiato, si è aggravato decisamente troppo. Gli unici segni familiari rimasti sul suo volto sono i piercing sul sopracciglio e sui lobi dell’orecchio.

Un brivido di freddo mi costringe a stringermi sotto le coperte, e preferisco cedere al sonno che pensare a tutti i terribile pensieri che posso turbare Eric. Io stessa ho subito sulla mia pelle la sua più nera sofferenza.

Gli getto le braccia attorno al bacino e mi raggomitolo con il viso sul suo fianco, lo stringo e mi strofino contro di lui.

-Spegni la luce…- Brontolo.

Sono assonnata e non voglio che Eric se ne stia sveglio a farsi assalire dai tormenti.

Lui fa uno sbuffo gutturale, spegne la luce sul suo comodino e si divincola fra le mie braccia per tornare disteso. Si gira dall’altra parte, ma non fa niente, gli metto un braccio sul suo e mi riaddormento contro la sua schiena.

 

Sono seduta sul letto e guardo Eric mentre si toglie la maglietta a maniche lunghe con cui ha dormito per sostituirla con una t-shirt. Avrei mille cose da spiegargli, domande da fargli e vorrei dirgli in tutti i modi che conosco quanto mi è mancato. Ma la conversazione cadrebbe sul tragico, sicuramente soccomberei alle mie stesse emozioni e finirei per disperarmi e ammettere che ho temuto che fosse morto.

Dovrei ammettere che sono stata ingannata e che ho perso la ragione all’idea di non poterlo più riavere. È strano che non sia lui a chiedermi spiegazioni, ed io tremo al solo pensiero di raccontargli come sono arrivata qui e svelargli tutto quello che non sa.

Conosco Eric abbastanza bene da sapere che non sarà contento di scoprire che io, Jason e Camille, abbiamo rischiato la vita per salvarlo. Quando saprà che è stato Finn ad aiutarci, e che senza il nostro piano sarebbe stato davvero condannato, andrà in escandescenza.

Il suo orgoglio non gli permetterà mai di accettare la verità. Per lui essere salvato, da me poi, sarà peggio di una condanna.

Non so come farà ad accettare di dover collaborare con gli stessi che stavano per ucciderlo, o come farà a sopportare l’idea che Quattro sia stato nominato capofazione. Mi mordo il labbro e mi torturo le dita, non riuscendo a liberarmi dall’idea che Eric preferirebbe andarsene all’altro mondo piuttosto che sopportare un affronto simile. Quello che deve accettare è troppo e ho paura del modo in cui potrebbe reagire dopo tutto quello che ha passato.

Mi accorgo che mi sta osservando e, per evitare che capisca che qualcosa non va, mi alzo velocemente e recupero i miei jeans, indossandoli.

A essere onesta con me stessa, non so quello che gli hanno fatto ma so per certo che non voglio scoprirlo. Prima o poi vorrò la verità, per quanto male farà, ma non adesso.

Quando bussano alla porta, entrambi ci paralizziamo a fissarla, solo che io sono terrorizzata mentre Eric freme d’ira.

-Sono io.- Dice una voce maschile che mi tranquillizza. -Sono Jason.-

Mentre tiro un sospiro di sollievo e avanzo per aprirgli, Eric mi incatena con un’occhiata tremenda.

-Che ci fai lui qui?- Pretende di sapere.

Tutti i suoi muscoli sono scattati e lo fanno tremare, lo vedo scoprire i denti e assottigliare lo sguardo. Non sono nelle condizioni di gestire ancora i suoi attacchi di rabbia, perciò apro la porta e mi sposto per fare entrare Jason.

Quando i suoi capelli rossicci fanno capolino, seguo la sua figura alta e slanciata e i suoi occhi verdi sembrano così calmi che quasi posso illudermi che tutto si aggiusterà. Si mimetizza bene con me ed Eric, dato che anche lui ha il viso tumefatto. Avanza ed io chiudo subito la porta, rifiutandomi di controllare se ci sono ancora guardie fuori.

-Eric!- Esclama Jason, con un sospiro.

Solo un angolo delle sue labbra si solleva in un sorriso, si passa una mano sulla fronte e poi qualcosa nel suo viso cambia. Non è più sereno, piega in modo strano la bocca e credo che cerchi qualcosa di appropriato da dire, ma abbassa lo sguardo e serra gli occhi.

Aggiro Jason e vado a sedermi sul bordo del letto, sperando che basti starmene buona in un angolo per lasciare che lui ed Eric trovino il modo per ritrovarsi. Sono amici, ma sono due uomini fortemente orgogliosi e, come so che Eric non potrà accettare di essere stato salvato dalla sua guardia, Jason non si perdonerà mai per aver lasciato il suo capo e amico nei guai ed essere fuggito via il giorno dell’attacco ai Candidi.

Quando Jason cerca di avvicinarlo, Eric si irrigidisce, lo fulmina con un’ occhiata spaventosa e spalanca le orbite e le narici insieme. Fa un passo indietro, proprio lui che non indietreggerebbe davanti a nulla, e Jason si ferma.

Scuoto la testa e serro i pugni attorno alla trapunta, questo non è affatto un buon inizio. Eric sembra quasi terrorizzato da Jason, ma non è del suo amico che ha paura, ma delle verità che porta con sé.

Le stesse verità che non ha voluto sapere da me.

Mi ha impedito di parlare, perché sa che qualsiasi cosa che uscirà dalla mia bocca o da quella di Jason non gli piacerà.

Forse è stanco di subire e di ricevere notizie tragiche.

-Perché ci sei anche tu?- Sibilla Eric.

Jason prende fiato a fa un cenno. -Siamo noi due e Camille, Nick è rimasto dagli Eruditi.-

Eric serra la mandibola e mi guarda intensamente, qualcosa nel suo sguardo vacilla e temo che stia finalmente iniziando a prendere coscienza della realtà e, come immaginavo, non sarà facile per lui accettare. Sembra sul punto di esplodere, di crollare e di lasciarsi andare, è come se mi stesse supplicando con gli occhi di dirgli che quello che ha intuito non è vero.

Non è più lui, non è lo stesso capofazione spietato che era capace di fare piombare il silenzio in una sala con il suo solo ingresso. Adesso è lontano dalla corazza che ha sempre indossato e con cui si è sempre difeso.

Non può sopportare di mandare giù altri bocconi amari.

E, come ho scoperto più volte su me stessa, Eric ha un solo modo per combattere sconforto e dolore, e quel modo è la rabbia.

Una rabbia che non perdona.

-Cosa sa di preciso?-

Guardo Jason, che mi ha posto la domanda a mezza voce, è in piedi poco distante da me e vedo che è allerta.

Scuoto la testa in silenzio e torno a guardare Eric. Jason può solo provare a immaginare che Eric non sa assolutamente nulla perché è da ieri che mi impedisce di parlare. Ma conosce Eric da molto più di me, e temo che abbia molta più familiarità di me con il lato oscuro del suo amico. Spero che sappia gestirlo bene come fa con i problemi minori.

-E quando siete arrivati?- Indaga Eric.

È ancora in piedi al centro della stanza, davanti a me e Jason e ci guarda con occhi spalancati e i muscoli tesi.

Mi cedono le palpebre e chiudo gli occhi, aprendo la bocca per respirare.

Eric sarà anche stordito e traumatizzato, ma non è stupido, è nato fra gli Eruditi ed è sempre stato un comandante astuto. Il pensiero che la sua vita sia dipesa da noi lo sta divorando dall’interno.

È consapevole che la mia sola presenza non può aver influito sulla decisione dei suoi carcerieri, e che non possono averlo risparmiato solo grazie a me. Ma con me c’era anche Jason e, se scopre che non siamo arrivati alla residenza degli Intrepidi al momento giusto, collegherà tutti i pezzi e capirà.

Jason non usa mezzi termini, nonostante noto dal modo in cui diventa serio che ha capito benissimo la situazione.

-Prima, dai Candidi.-

A quelle parole, Eric impallidisce, tutta la sua muscolatura si sgonfia quando lascia andare un lungo fiato che lo fa quasi rimpicciolire. Il suo sguardo ondeggia, gli occhi si ingrigiscono, arriccia il labbro inferiore come fa sempre quando vuole mascherare con una smorfia i suoi reali pensieri.

Riflessioni che spesso sono orribili macchinazioni di vendetta, o fantasie perverse ai danni dei suoi nemici. Oppure debolezze che non accetta di esternare.

-Li avete fermati voi…- Deduce Eric, in un sussurro vibrante. -Ecco perché non mi hanno sparato!-

Vorrei non aver sentito le sue parole. Sussulto e nascondo le mani fra le ginocchia, ho addosso la maglia pesante di Eric, ma non basta a difendermi dal freddo che mi è improvvisamente entrato nelle ossa.

E la situazione peggiora quando Eric volta in un gesto secco il capo verso di me e mi tramortisce con uno sguardo allucinato.

Si sente tradito, è come se lo avessi ingannato, e la brutalità con cui mi accusa silenziosamente né è la prova.

-E che cosa gli avete offerto in cambio?- S’interroga.

Sollevo lo sguardo, la sua richiesta è un latrato profondo, un misto di rabbia e disperazione.

Fortunatamente Jason sa tenere i nervi saldi, solleva il mento e gonfia il petto, senza timore.

-Un’alleanza!-

-E a che prezzo?- Abbaia Eric. -Jeanine sa che siete qui? Volevate farvi ammazzare?-

Ormai sta perdendo il controllo, alza la voce ed è tutto un fremito, scosso dai muscoli in eccessiva tensione. Ha un’espressione orribile, al limite della pazzia, ma non mi stupisco.

Di certo non ho mai creduto che ci avrebbe semplicemente ringraziati o che sarebbe corso ad abbracciarci, si tratta pur sempre di Eric. Lo stesso capofazione tormentato e sempre abituato a dare ordini, e mai a chiedere.

-Perché non provi a ragionare e ti siedi, così possiamo parlarne!- Il tono di Jason è sicuro, ma riesce solo a guadagnarsi un’occhiataccia.

-Non dirmi cosa devo fare!- Urla Eric in risposta.

È teso ma guarda Jason e scuote la testa, forse cerca di calmarsi, per quanto inutile sarà provarci.

In un colpo solo ha perso la fiducia di Jeanine e dalla sua fazione, ha rischiato di perdere la vita, è prigioniero di un gruppo che non lo riconosce più come capo e adesso viene a sapere che deve la sua vita a qualcun altro.

E, per una persona che ha sempre creduto nella propria forza, tollerare di aver avuto bisogno di aiuto per sopravvivere, e portarsi sulle spalle un debito che non può essere ripagato, è veleno.  

Per di più, anche se questo gli fa onore, deve digerire l’ennesima sconfitta sapendo che le persone che voleva tenere fuori dalla tempesta si ci sono buttate dentro solo per salvarlo.

Eric impreca a mezza voce qualcosa di incomprensibile, attraversa la stanza con pesanti falcate e passa davanti a Jason senza guardarlo, troppo impegnato a rimuginare su qualcosa. Si siede accanto a me e, da come si sfiorano le nostre gambe, comprendo che ha scelto questa vicinanza con me di proposito.

Vorrei toccarlo ma non oso farlo, per paura di ferire ancora il suo orgoglio e fargli credere che voglio confortarlo, quando so che non ha bisogno di questo.

Jason rilassa le spalle, ci passa davanti e raggiunge la poltroncina girevole nell’angolo accanto alle vetrate, toglie il mio zaino che c’era sopra e lo mette per terra per sedersi. Aspetta di avere l’attenzione di Eric e inizia il suo racconto parlandogli dei nostri compagni che non riconoscono più Max come capo, che ha permesso la nascita di un gruppo di oppositori interno. Prosegue facendogli presente che molti Eruditi non erano più dalla parte della loro rappresentante, ma che le ubbidivano solo per paura, e molti di questi sono scappati prima di noi.

E questa era un’informazione che non avevo nemmeno io.

-Era solo questione di tempo, e lo sapevi anche tu. Jaenine ha perso credibilità e ormai quelli che la vogliono morta sono di più di quelli che la sostengono. Così abbiamo offerto ai ribelli, cioè a questa metà della nostra fazione, il nostro aiuto per quando decideranno di attaccare per fermare Max!- Afferma Jason.

Io mi volto cautamente verso Eric, spiandolo di ascosto, tiene gli occhi incollati su Jason e vedo distintamente i lineamenti del suo viso tendersi.

-Pensate veramente di poter battere Jeanine?- Chiede, rifiutandosi di credere. -Vi siete messi contro di lei?-

Jason sa benissimo che Eric ci odierà per l’azzardo che ci siamo concessi, ma sembra non darvi peso.

-Tecnicamente non lo sa ancora.- Puntualizza, scrollando le spalle.

Eric lo guarda allibito e scuote la testa. -Come li avete convinti?-

Jason solleva un sopracciglio.

-Gli avete offerto aiuto, d’accordo, ma perché mi hanno lasciato in vita?-

Mi paralizzo, fissandomi le mani che tengo sulle ginocchia, coperte delle maniche troppo lunghe. Eric è sempre più vicino alla verità e non mi sembra affatto calmo, per cui è solo questione di tempo prima che perda la testa.

-Perché gli abbiamo detto che ti volevamo in cambio del nostro aiuto e che, in caso contrario, i nostri compagni sarebbero rimasti con Max!-

Sta volta è Eric che si paralizza, la sua mascella scricchiola e piega la testa da un lato. Ciò che mi fa salire il cuore in gola, è il ghigno maligno che gli solleva un angolo della bocca.

-Quindi tu mi stai dicendo che avete rischiato di farvi scoprire da Jeanine, che siete andati dai Candidi con il rischio di farvi ammazzare,- Inizia, rauco. Poi il suo sorriso sparisce. -Per barattarmi in cambio del vostro aiuto nella rivolta?-

Cade un silenzio teso, Jason sostiene lo sguardo di Eric ma picchietta con le dita sui braccioli della poltrona, e credo sia nervosismo. Io guardo di sfuggita Eric, la delusione sul suo volto prende il posto della folle rabbia.

-E loro hanno accettato?-

Jason non ha esitazioni. -Hanno dovuto!-

Ma Eric non è soddisfatto della risposta, abbassa il capo e si passa la lingua sul labbro inferiore. Appoggia il braccio sulle mie gambe e mi stringe leggermente un ginocchio, poi guarda il suo amico e la durezza nel suo sguardo mi ricorda il capo indiscusso che è sempre stato.

-Non essere ridicolo!- Lo accusa. -Agli Intrepidi rimasti con gli Eruditi non importa nulla di me. Se vogliono combattere contro Jeanine, non cambieranno idea se crepo!-

Jason ed io ci scambiamo un fugace sguardo preoccupato, ma entrambi ci affrettiamo a deviarlo, prima che Eric noti qualcosa.

Per un attimo mi chiedo perché l’uomo che amo non possa semplicemente essere felice di essere ancora qui con me, invece di scoprire tutte le nostre carte, quando sappiamo già che darà i numeri ad ogni nostra parola.

-Che cosa c’è che non so? Come siete riusciti a organizzare tutto, chi vi ha aiutato?-

Eric si agita accanto a me e stringe troppo la presa sul mio ginocchio, così gli prendo la mano fra le mie. Jason lo guarda e tace per qualche secondo, poi chiude per un attimo gli occhi e alla fine risponde.

-Finn!- Confessa in un sospiro.

-Finn?- Urla Eric, alzandosi in piedi di scatto. -E vi siete fidati di lui?-

Mi passo una mano su di una guancia e cerco di controllare il respiro.

Anche in questo caso Jason non si scompone e parla con voce ferma.

-Lui si è stancato di Max e Jeanine, proprio come te.- Precisa. -Per questo pensa che tu sia l’unico che può aiutarlo, perciò gli servi!-

Eric fa due passi verso la porta, si passa una mano fra i capelli e torna indietro, scuotendo la testa. -Finn potrà anche ribellarsi, ma non gli serve il mio aiuto. Anzi, gli sono d’intralcio!-

-Non avevamo altra scelta, Eric!- Insiste Jason, che inizia a scaldarsi. -Non potevi certo pretendere che rimanessi con Jeanine dopo quello che ti ha fatto?-

Al solo pensiero di un futuro senza Eric, con me e Jason succubi di quella pazza criminale, un brivido freddo mi costringe a tremare dentro la felpa pesante. Penso che è tutta colpa di quella donna se Eric ha rischiato di morire, e l’odio che provo verso di lei mi fa mancare l’aria.

Non so se Eric ha notato il mio turbamento, ma torna a sedersi al mio fianco e mi riappoggia il braccio sulle gambe.  

-Finn non ci inganna!- Chiarisce Jason, dando un pugno al bracciolo della poltrona. -È con noi!-

Ma Eric si infuria di nuovo. -E cosa ti da questa certezza?-

In questo momento vorrei sparire, Jason cerca il mio sguardo ma nessuno dei due sa cosa dire. Entrambi stiamo nascondendo un segreto che ci condannerebbe, ma non è questo il momento.

Jason potrebbe dire a Eric che Finn e Robert sono legati a me, e che è da loro che mi sono fatta difendere quando ho sospettato di lui, dopo aver visto il suo tatuaggio. E, ovviamente, se io dicessi a Eric che è stato il fratello del suo amico a spingermi giù dalle scale e ad attaccarmi il trasmettitore per la simulazione, non reagirebbe bene.

Ma Jason potrebbe svelare l’esistenza della chiavetta che ho consegnato a Tori.

Direi che non ci vuole un genio per capire che possiamo fare a meno di altri problemi, e che Eric ha già il suo carico di brutte notizie.

Ma purtroppo Eric si accorge del modo in cui io e Jason cerchiamo di sfuggire allo sguardo dell’altro e, per mia sfortuna, la sua gelosia emerge e lo porta con la mente in un’unica direzione.

-Robert!- Sbraita, ma fa anche di peggio.

Scatta con il busto nella mia direzione e, fulmineo, mi stringe con cattiveria un polso nel suo pugno e mi gira anche leggermente il braccio per intensificare il dolore.

Sussulto e i miei occhi vibrano nei suoi in cerca di spiegazioni, apro anche la bocca per lamentarmi, ma mi sta facendo troppo male al polso e mi manca il fiato.

-Che cosa gli hai dato per convincerlo? Che cosa hai fatto?- Ringhia, con una furia che, sebbene in questi attimi abbia dato il peggio di sé, non gli avevo ancora visto.

Ed è mentre la sua smorfia diventa più tetra e la sua stretta ai miei danni più solita che comprendo il malinteso creatosi.

Eric crede che io sia riuscita ad ottenere i favori di Robert in maniera poco lecita e che, dopo aver ottenuto i miei di favori, Robert abbia chiesto al padre Finn di aiutarmi nel mio piano di salvataggio.

Eric ha frainteso ma, nonostante conosca la sua gelosia e le sue paranoie, mi fa comunque male pensare che proprio lui abbia una così scarsa stima di me.

Eric pensa che io mi sia concessa a Robert per ingraziarmelo, che sia andata a letto con lui per comprarmi il suo aiuto e, di conseguenza, quello del padre.

Non posso accettare che lo pensi, eppure, mentre riprendo fiato, mi chiedo a che punto sarei davvero arrivata pur di riavere Eric.

-Che cosa hai fatto?- Mi urla contro Eric, strattonando il mio povero polso che ancora stringe.

-Eric!- Lo richiama Jason, ma non ottiene nessuna considerazione.

Scuoto la testa. -No, io non…- boccheggio, cercando di liberarmi dalla presa bruciante di Eric. –Robert e io no… lui e…-

Eric intensifica lo sguardo, credo cerchi di dare un senso al mio farfugliamento, così finalmente allenta di un soffio la presa.

-Lui e mia sorella!- sbotto.

All’instante gli occhi di Eric si spalancano insieme al suo pugno, e finalmente il mio polso è libero.

Vorrei poter trarre un sospiro di sollievo, ma lo sguardo cupo di Eric non preannuncia nulla di buono.

-Quindi è vero che gli piacevi e, non potendo avere te, si è accontentato della tua gemella!-

Sbarro gli occhi alla sua affermazione e rimango talmente tanto sconvolta che mi dimentico di massaggiarmi il polso indolenzito.

Non pensavo che fosse tanto geloso da arrivare ad insinuare che Robert si sia preso una cotta per mia sorella solo perché mi somiglia. Robert non è mai stato interessato a me e ha scelto mia sorella per affinità, non per il suo aspetto fisico.

-Ma che stai…- Provo, ma comprendo subito che spiegare ad Eric l’innocenza del sentimento tra Robert e Amber sarebbe tempo perso, ancora di più dato il momento. -Lascia perdere!-

Come inutile sarebbe spiegargli che Finn si è affezionato a me perché gli ricordo sua moglie.

-Non parlare!- Mi abbai contro, ma l’occhiata avvelenata che mi rivolge, e con cui sembra accusarmi in silenzio di qualcosa che però non ho commesso, è anche peggio.

-Non capisci?- Jason alza la voce ed è decisamente arrabbiato. -Finn gestisce i ribelli, li controlla e farà in modo che combattano per noi! Ed è Robert ad avere il controllo sulle armi, mentre la sorella e il padre di Aria manometteranno i sistemi e potremo entrare!-

Le sopracciglia di Eric hanno un guizzo e penso di sapere a cosa sia dovuto. Se già non accetta il nostro aiuto, di certo sentir nominare mio padre non gli ha fatto piacere per nulla.

-Non ha senso! Ammesso che il vostro piano funzionasse, cosa impedisce agli Intrepidi qui fuori, con cui credete di esservi alleati, di farmi fuori?- Dice Eric, poi assottiglia lo sguardo. -Cosa mi state nascondendo? Qualcosa li ha fermati, avrebbero potuto spararmi e allearsi direttamente con Finn, senza voi a fargli da tramite!-

Mi si gela il sangue, stringo la mano di Eric, abbandonata sulle mie gambe, e mi rifiuto di guardare Jason, anche se so perfettamente che mi sta fissando e aspetta una mia spiegazione. Lui stesso è rimasto interdetto quando ho tirato fuori quella chiavetta digitale e ho chiesto a Tori di visionare i file al suo interno.

Forse si aspetta che sia io stessa a dare una spiegazione a Eric, visto che è stato grazie a me e al mio segreto se abbiamo guadagnato tempo. Vorrei fosse semplice, ma mio padre ha rischiato grosso per farmi avere quelle informazione e so che Eric non avrebbe voluto che le consegnassi così ai nemici. Non mi perdonerà se verrà a sapere che gli è stata risparmiata la vita perché mio padre ci ha fatto avere i segreti di Jeanine, dove viene svelato che i capifazione Intrepidi hanno accettato la simulazione per proteggere la città, dopo che i messaggi degli antenati ci invitavano a tenere sotto controllo i Divergenti.

Sapere che deve la sua vita a me, e a mio padre, sarebbe come dargli il colpo di grazia con una dose troppo alta di veleno per il suo orgoglio.

-È stata un’idea di Finn!- Esordisco, controllando la voce. -Lui ha detto a tutti i suoi uomini di come ti sei sempre opposto a Jeanine, e che eri stato catturato perché lei aveva tentato di liberarsi di te. Sei un vero capo per loro, uno dei pochi che ha avuto il coraggio di contrastare Max, e non accetteranno che i trasgressori ti facciano del male!-

Jason ed Eric mi studiano attentamente.

-Gli abbiamo detto che se non ti lasciavano andare, non ci sarebbe stato nessun accordo.- dico con un’alzata di spalle, come se avessi detto la cosa più ovvia del mondo. -Non conta cosa vogliamo io e Jason, ormai, per gli Intrepidi rimasta degli Eruditi, sei una guida!-

Ma Eric non è d’accordo e, come ogni qualvolta che da il peggio di sé, si finge controllato e sereno e si concede perfino una risata. Peccato che il modo in cui ride mi faccia agghiacciare.

-E mi state dicendo che credere a questa follia?- Enfatizza.

Jason rimane a guardarlo e non esprime alcuna emozione, credo stia iniziando a stancarsi. Quando Eric guarda per un attimo me, si accorge che sono rimasta delusa dalla sua reazione e torna serio.

-Non funzionerà.- Decreta. -Max farà fuori tutti e, appena possibile, qualcuno farà fuori anche me!-

Sulla poltrona girevole, Jason scuote la testa e guarda l’amico con rancore.

Per quanto riguarda me, non so se è semplicemente il mio sistema emotivo ad essere andato in tilt ma, con un tuffo al cuore, mi sento invadere da un profondo malessere. Purtroppo sono abbastanza intelligente da capire perfettamente perché me la prendo tanto.

Non posso sopportare che Eric parli della sua morte, dando per scontato che falliremo comunque. Non dopo tutto quello che abbiamo fatto.

-Qual è esattamente il tuo problema?- Dico fra i denti.

Eric volta paino la testa e mi ricambia con un’occhiata infuriata e credo che, se potesse, mi chiuderebbe la bocca per sempre.

-Il problema è che vi siete messi contro Jeanine, quando avreste dovuto rimanere dalla parte dei vincitori. Invece siete passati dalla parte di un gruppo di disperati e volete prendere parte ad una guerra in cui finirete col farvi ammazzare!- Mi guarda come se stesse spiegando qualcosa di complicato ad un bambino. -Con lei sareste stati al sicuro!-

Sono stanca di farmi prendere in giro da lui, che evidentemente si rifiuta di capire. Scatto in piedi e lo fronteggio senza paura.

-Al sicuro da cosa?- Esplodo. -Dovevamo restare con quella pazza di Jeanine e scegliere se nasconderci o obbedirle?-

Eric mi offre una smorfia in risposta. -Avete sprecato energie utili per me, quando è chiaro che stanno solo cercando il modo per farmi fuori. E magari i prossimi sarete voi!-

Stringo i pugni e batto un piede per terra, per la frustrazione. -Pensi che potevo starmene buona senza provare almeno a fare qualcosa? Secondo te avrei dovuto rassegnarmi?-

Dal modo in cui mi guarda, faticando quasi a respirare, capisco che sto iniziando a smuovere qualcosa.

-Rischierei la mia vita altre cento volte piuttosto che accettare in silenzio!- Mi faccio forza e continuo. -Non solo non avrei mai accettato di abbandonarti al tuo destino, ma per niente al mondo sarei rimasta con quella squilibrata!-

Eric serra le labbra e fa un lungo respiro, fissandomi in cagnesco, come se fosse stato sul punto di rimproverarmi ma si fosse trattenuto.

-Sarà stato anche folle, ma c’è l’abbiamo messa tutta e ha funzionato!- Taglio corto. -Adesso siamo qui, tu sei con noi e possiamo vendicarci di Jaenine. La voglio morta!-

Il modo in cui Eric continua a sostenermi lo sguardo mi fa sentire inutile, sembra che non sappia in che modo iniziare ad insultarmi, però ha la gentilezza di non farlo.

Jason, che non si è intromesso fino adesso, si passa le dita sul proprio labbro gonfio e riflette. Quasi dimenticavo che ha fatto a pugni con un altro Intrepido e che, a differenza di me e Camille, lui ha ricevuto il trattamento pesante dalle varie guardie che ci hanno scortato dal nostro arrivo dai Candidi.

-Per quanto assurdo sia, arrivati a questo punto, abbiamo davvero una possibilità di farcela.- Spiega. -Non eravamo disposti a rimanere al servizio di Max e Jeanine, e non potevi certo chiederci di rinunciare a te senza nemmeno provarci!-

Il suo discorso è più che corretto e condivido in pieno, ma Eric lo fissa come se avesse appena detto qualcosa di così assurdo da essere comico. Piega la testa in avanti, la scuote e ridacchia freddamente.

-Vattene via!-

Jason non replica, fa un cenno tra sé e sé e si alza, ma vedo l’occhiata comprensiva che riserva al suo amico. Non è per niente offeso, rispetta la richiesta che gli è stata fatta.

-Io e Camille ci siamo sistemati nella stanza qui accanto, dato che era rimasta vuota.- Lo informa, ma Eric finge di non prestargli più attenzione.

Sono rimasta senza parole, ancora stravolta per la nostra discussione, mi risiedo accanto ad Eric ma per fortuna non mi sono illusa di poter stare tranquilla.

-Vai anche tu con lui!-

Le parole improvvise di Eric mi gelano, lo guardo e non riesco e frenare la mia delusione.

-Cosa?- Sono indignata.

-Non serve a niente che anche tu stia rinchiusa in questa stanza, non sei una prigioniera! Ma rimani con Jason, non voglio che te ne vada in giro da sola in questo posto.-

Trattengo un fremito e serro le dita per non fare vedere che mi tremano le mani, guardo in basso e mi mordo forte il labbro.

Per quanto finga di ignorarmi, Eric deve avere notato il mio turbamento e non credo volesse intenzionalmente farmi del male. Mi afferra una mano e si volta finalmente per guardarmi in viso.

-Vai, Aria!-

Sta volta le sue parole sono meno amare, è una supplica mascherata dalla forza. Mi stringe la mano e i suoi occhi sono nei miei, decisi ma più caldi.

Comprendo che ha bisogno di stare da solo con stesso per un po’, vorrei anche essere in grado di accettarlo e di ritirarmi in buon ordine come ha fatto Jason, ma è come se mi avessero dato un pugno alla stomaco.

Faccio un cenno e mi alzo, passandogli davanti senza guardarlo più, poi Jason mi apre la porta. Cerco di non pensare più a nulla e di provare a calmarmi, ma mi basta vedere il modo in cui le due guardie fuori ci squadrano per sentirmi ancora in ansia.

Quando Jason si chiude la porta alle spalle, uno dei due soldati prende parola.

-Tori vuole parlare con la ragazza!-

La cosa curiosa è che il soldato si è rivolto solo a Jason, limitandosi a indicarmi con il mento, come se io non fossi presente.

Lo guardo storto.

-So dove trovarla!- Taglia corto Jason.

Mi mette una mano dietro la schiena e mi conduce lungo il corridoio, lasciandoci alle spalle le guardie.

La stanza di Eric è proprio l’ultima in fondo al corridoio dove sono situate le camere preferenziali ai piani superiori. Arriviamo in fondo, superando tutte le camere e ci fermiamo davanti ad una porta chiaramente più corazzata delle altre, con appesa sopra una targhetta con scritto il nome Max, e mi si storce il naso.

Tre uomini armati sono di guardia e, quando avanziamo per entrare, un soldato dagli occhi color ghiaccio mette una mano sulla spalla di Jason.

-Tu no!- Gli abbaia contro. -Solo lei.-

Mi volto a guardare Jason, allarmata. Lui si irrigidisce e contrae i muscoli del viso, ma si ricompone rapidamente e mi fa un cenno, che ricambio prima di dargli le spalle per entrare.

Dentro di me so che pretenderà dei chiarimenti, e che li aspetta da quando ho tirato fuori quella chiavetta di memoria di cui ignorava l’esistenza. Per di più Tori ha scelto di parlare solo con me, e credo proprio che Jason non sorvolerà su questo dettaglio scomodo.

Appena entro, qualcuno chiude la porta dietro di me, ed io mi ritrovo in uno studio, difronte ad una scrivania dietro cui siede Tori, intenta a scrivere qualcosa su dei fogli. Passa un documento ad uno dei due soltati al suo fianco e questo mi supera per uscire.

-E quindi,- Esordisce Tori, ancora a testa china sul suo lavoro. -Eric e gli altri capifazione ci hanno messi tutti sotto simulazione e mandati contro gli Abneganti, per rispettare il presunto volere degli antenati e per scongiurare un’ ipotetica catastrofe che veniva da fuori?-

Serro le labbra, controllo il respiro ed apro e chiudo le mani, ancora nascoste dalla maglia troppo grande di Eric che mi sono dimenticata di togliermi. Lo scetticismo di Tori è evidente, misto ad una dose elevata di sarcasmo, ed è chiaro che la nostra alleanza non è ancora consolidata.

-Purtroppo, in quanto capofazione che ha agito per il bene della sua fazione e di tutta la città, può essere processato e destituito dal suo incarico ma non condannato a morte.- Spiega, sollevando finalmente la testa per ricambiare il mio sguardo. -Sono le assurdi leggi che abbiamo!-

Dovrei tirare un sospiro di sollievo, ma il sorrisino amaro di Tori non preannuncia nulla di buono. Eric ha ragione, non si accontenteranno mai di vincere la guerra, vorranno vendetta.

- Per ora!- Precisa la nuova capofazione, impassibile. -Per me gli assassini devono pagare e non mi fiderò mai di Eric!-

Non abbasso la testa, mi sento rimpicciolire ma so che poteva andare molto peggio.

-Mi chiedo però se quei file siano veri…- Indaga.

-Lo sono!- Mi affretto a precisare.

Tori mi studia a lungo, assottigliando lo sguardo, poi fa un gesto rapido con la mano e torna a scrivere sui suoi fogli.

-Tu, Jason e Camille siete sotto stretta sorveglianza ma siete liberi. Eric è nostro prigioniero e non abbiamo ancora deciso cosa farcene di lui.-

Mi mordo il labbro e mi impongo di rimanere calma, nonostante il misto di rabbia e timore che mi scuote.

-Gli abbiamo solamente concesso un periodo di prova.-

Serro i pugni fino a conficcarmi le unghie nei palmi. -Cosa vuoi davvero?-

Tori torna a guardarmi, fa una smorfia e allarga le braccia. -Che collabori!-

-Lo farà!- chiarisco.

Jeanine ha tradito anche lui, e spero che il suo desiderio di vendicarsi basti a convincerlo a non opporre resistenza.

-Ho sempre creduto che Eric fosse uno stronzo e basta. Un pallone gonfiato a cui non importava nulla di nessuno, all’infuori di sé stesso.- Mi comunica, scrivendo.

Rimango in silenzio.

Tori si picchietta con la penna sul mento e fa spallucce. -Poi ho visto come si comporta con te, ed è evidente che per lui sei importante.-

Ricordo benissimo, ora più che mai, il modo in cui Tori fissava Eric, quel giorno dagli Eruditi quando c’era stata la sommossa contro gli Esclusi. Eric credeva che avessi preso parte alla missione e, quando mi ha ritrovata, la sua reazione è stata esplicita e intesa.

E Tori era presente.

-E quindi?- La incalzo.

-Adesso penso che sia uno stronzo egoista con una ragazza!-

Nascondo una smorfia mordicchiandomi il labbro. La sua risposta non fa una piega.

Ma Tori non ha ancora finito, spinge via i fogli e capisco che sta cercando di dirmi qualcos’altro.

-Non mi importa di Eric e delle sue relazioni, ma su quella chiavetta di memoria che mi hai dato c’erano degli estratti da alcuni appunti di Jaenine, in cui diceva che avrebbe usato te per ricattare lui.- Mi osserva. -È vero?-

Sento un formicolio sul polso sinistro, sui punti di sutura, e anche alla schiena dove rimane il segno del trasmettitore che mi è stato inserito.

-Sì.-

Lei fa un cenno. -Non siamo delle bestie come quella squinternata di Jeanine, e non ce la prenderemo con una ragazzina per far parlare Eric. Ma…-

Ricambio il suo sguardo e cerco di non farle capire quello che provo.

-Se lui non collabora, glielo faremo credere!- Conclude. -È tutto!-

Fa un segnale ad una sua guardia e questa mi avvicina per scortarmi fuori dalla porta. Mi muovo come un automa, la mia mente è piena di pensieri e quasi tutti pessimi.

Sapere che non è solo un bastardo assassino, ha aiutato Tori a dare ad Eric una seconda possibilità. Ma loro vogliono risposte da lui, lo interrogheranno e si aspetteranno la sua collaborazione. Per quanto bello sarebbe illudersi, Eric non accetterà mai di sua spontanea volontà, perciò gli faranno pressioni minacciando me.

Fantastico, come se non avessimo già abbastanza problemi a fargli accettare la situazione, per di più sarò sempre io il problema.

Questa è la volta buona che inizierà ad odiarmi, me lo sento.

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

Dite che sono “un tantino” in ritardo? Scusatemi, ma sto davvero cercando di migliorare. Per esempio, mi pare che questo capitolo sia un po’ più lungo degli altri, così da farmi perdonare per l’attesa.

Come sempre vi chiedo cosa ne pensate, visto che da questo momento in poi può davvero succedere di tutto!

 

Alla prossima, spero presto!

Bacioni e grazie a tutti voi che seguite questa mia storiella!

 

 

   
 
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