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Autore: KiarettaScrittrice92    16/05/2016    4 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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La confusione

Il ragazzo si buttò sul letto.
«Possibile che ultimamente non fai altro che sospirare?» chiese Plagg addentando un pezzo di camembert.
«Non è colpa mia Plagg… – protestò lui – È che ultimamente ho troppi pensieri per la testa… È vietato forse?»
«Pensieri, pensieri, pensieri… Voi umani siete troppo complicati…»
«Grazie tante! Sei sempre d’aiuto!» lo rimproverò il biondo girandosi su un fianco e fissando il muro.
Percepì un sospiro e poi vide il suo kwami nero mettersi sul cuscino: non aveva più quel formaggio puzzolente tra le zampe e sembrava guardarlo con affetto, come un gatto che vuole fare le fusa.
«Quali sono questi pensieri che ti arrovellano il cervello?» chiese.
«Lascia stare… Non capiresti, oppure mi prenderesti in giro…»
«Senti ragazzo, vivo da più di cinquemila anni, capisco più di quello che pensi. Avanti parla!» gli ordinò.
Adrien fece un sospiro e poi si mise seduto, a quel punto Plagg si posizionò sul suo ginocchio, assumendo uno sguardo attento.
«Il fatto è che l’altro ieri, alla festa di Chloé, mi sono sentito strano… Io… Credevo di essere innamorato di Ladybug e invece…»
«Oddio non dirmi che ti sei innamorato di Chloé!?» lo fermò il kwami nero sconvolto.
«Ma no! Cosa dici?! Lei non c’entra nulla… – sentì la creatura fare un sospiro di sollievo – Parlo di Marinette… Ultimamente non riesco più a comportarmi normalmente con lei, mi sento sempre in imbarazzo, come se dovessi apparire perfetto, ma non ci riesca. Mi sento…»
«Inappropriato?» cercò di aiutare il piccolo amico.
«Esatto.»
«Posso farti una domanda? – il ragazzo alzò solo gli occhi a quella richiesta, poi il kwami proseguì – Cos’è che ti piace in Ladybug?»
Esitò un po’ prima di rispondere, un po’ per imbarazzo, un po’ per cercare di pensare bene alla risposta che voleva dare.
«È forte, determinata, coraggiosa, sa sempre cosa fare…»
«Questi sono pregi da combattimento Adrien, sono le caratteristiche per una compagna d’armi, non per un’amore…»
«Beh, ma mi piacciono anche i suoi capelli, il suo fisico, i suoi occhi…» il ragazzo si perse per un’attimo nei suoi pensieri, mentre davanti a lui sembrava apparire l’immagine stupenda dell’eroina parigina.
«Ok, ed invece per Marinette cosa provi?» continuò il kwami riportandolo alla realtà.
Il ragazzo dovette riscuotersi dal torpore in cui era caduto pensando a Ladybug, ma in tempo zero si trovò a crollare nell’immaginazione di un’altra ragazza, molto simile, ma completamente diversa nel carattere.
«Marinette è buffa, impacciata, gentile. Ogni volta che la vedo mi sembra quasi che abbia bisogno sempre di me, ma allo stesso tempo anche io credo di aver bisogno di lei. Da quel giorno sotto la pioggia, in cui siamo diventati amici ho compreso che forse è l’unica persona al mondo di cui non posso fare a meno…» si bloccò, il suo kwami lo stava fissando intensamente, sul suo muso era stampato un sorriso felino, degno della malizia di Chat Noir, un sorriso che Adrien comprese benissimo. 

 

Ladybug stava combattendo già da qualche minuto contro il nemico. Questa volta Papillon aveva fatto un lavoro eccellente: la vittima della sua akuma era stata la professoressa di fisica che dopo l’ennesimo compito non svolto da un’intera classe si era fatta prendere dalla rabbia. Ora con un raggio che le partiva dal centro della montatura degli occhiali, costringeva chiunque non stesse facendo nulla a fare compiti di fisica: la gente si fermava, così, in mezzo alla strada ed eseguiva complicatissimi problemi di fisica, scervellandosi per trovare una soluzione.
La ragazza aveva evitato l’ennesimo raggio, quando andò a sbattere contro qualcuno.
«Serve aiuto my lady?»
«Era ora che arrivassi Chat.» disse e il giovane eroe alzò le spalle.
«Per una volta sono stato io ad arrivare in ritardo, devi ammettere che ultimamente quella poco puntuale eri tu.»
«Poco puntuale? Guarda che questo non è un appuntamento!» lo rimproverò lei.
«Ah no? Peccato… Allora potresti concedermene uno.» disse con aria maliziosa lui.
«Ah ah, non ci provare, non è il momento di…»
«Voi due, basta chiacchierare! Studiate!» urlò la professoressa facendo partire un nuovo raggio dagli occhiali.
Chat Noir l’afferrò dalla vita e con un balzo si spostò più in là, in modo da evitare nuovamente il raggio.
«Bando alle ciance my lady, hai qualche brillante idea?»
«Sono più che sicura che l’akuma è nei suoi occhiali, ma non saprei come farglieli togliere, forse dovrei usare il Lucky Charm.»
«Bene tu fa quel che devi fare, io trattengo la prof.» disse tirando fuori la sua arma e schizzando verso la donna.
«Lucky Charm!» urlò subito dopo lei, lanciando il suo yo-yo in aria.
Tra le mani le  caddero un foglio di carta con sopra riportato un complicatissimo problema di fisica e una penna rossa a pois neri.
«Ma stiamo scherzando?» chiese lei sconvolta.
Con un’altro balzo il giovane dall’aspetto felino le fu nuovamente accanto.
«Qual è il problema dolcezza?» chiese tranquillamente.
Lei gli mostrò i suoi oggetti fortunati e, al contrario di ciò che si aspettava, l’eroe fece un sorriso compiaciuto.
«Forse la dobbiamo ripagare con la stessa moneta. – disse rimettendo il suo bastone alla cintura e afferrando foglio e penna dalle sue mani – Aspetta e vedrai, tieni il tuo yo-yo pronto. – disse per poi tornare lentamente verso l’akumatizzata – Professoressa, mi potrebbe aiutare con questo problema?» chiese tranquillamente, mostrandole il foglio.
La donna sembrò per un’attimo stupita da quella richiesta, poi però prese i due oggetti fortunati ed iniziò a ragionare. Durante questa azione, come molti miopi, la donna si sfilò gli occhiali.
«Ora!» urlò Chat.
A quell’ordine, Ladybug fece scattare il suo yo-yo portando via il paio di occhiali dalle mani della donna: appena li ebbe a portata di mano li ruppe a terra facendo uscire la farfalla intrisa di male. Fece il suo solito rito e tutto tornò alla normalità.
«Ben fatto!» dissero entrambi dandosi il pugno.
«Allora my lady? Questo appuntamento?» insistette il giovane eroe riprendendo il discorso di prima.
Il segnale di avviso dello scadere del tempo di Ladybug sembrò quasi rispondere per lei.
«Mi dispiace Chat, devo andare.» disse e stava già per farlo, quando lui la bloccò di nuovo.
«Mi spiace, questa volta non ti faccio andar via se non mi dai una risposta seria. Anche dovessi trasformarti davanti a me.»
La ragazza sospirò, poi sfilò il braccio dalla presa del compagno e aspetto la fatidica domanda.
«Cosa non va in me? Cos’è che non ti piace?»
«Chat, non c’è niente che non va in te. Tu hai il tuo carattere, i tuoi modi di fare e ti assicuro che ti ammiro molto, ti apprezzo e ti ritengo il miglior compagno che possa avere.» era sincera mentre diceva quelle cose e sperava che quella sincerità trapelasse dalla sua espressione e dalle sue parole.
«Ma…?» chiese lui, come se sapesse già che c’era dell’altro.
«Ma il mio ideale di ragazzo è un’altro. Tutto qui.»
Gli orecchini di Ladybug suonarono di nuovo.
«Vai… Prima che ti ritrasformi.» le disse Chat.
Il suo tono di voce era sommesso, l’aveva deluso, ma cosa poteva farci? Nel suo cuore c’era posto solo per Adrien, non avrebbe potuto amare nessun altro in quel modo. Per lei Chat era solo un’amico, un’alleato, non poteva essere nulla di più.
Il giovane eroe le diede le spalle e grazie al suo bastone balzò sul tetto più vicino, per poi sparire.

 

Non sapeva perché era arrivato lì. Appena lasciata Ladybug da sola aveva solo avuto l’istinto di allontanarsi da lei, come se la vicinanza con la giovane eroina gli potesse arrecare ancora più dolore;a solo quando si fermò, si rese conto di dove le sue gambe, o meglio zampe, l’avevano portato.
Vide la giovane Marinette entrare nella panetteria del padre, passando dalla porta di vetro e gli scappò un sorriso. Cosa diavolo gli stava succedendo?
Aiutato dal suo bastone fece l’ultimo balzo per arrivare all’edificio di fronte, per poi posizionarsi vicino alla finestra della stanza della ragazza. Lei si era appena seduta sulla sedia, con aria stanca e forse anche malinconica. 
Fu più istinto felino, che decisione umana, ed il ragazzo cominciò a grattare delicatamente sul vetro, a quel richiamo la vide voltarsi stupita e poi avvicinarsi.
«Chat Noir, che ci fai qui?» chiese dopo avergli aperto la finestra.
«Felice di rivederti principessa.» le sorrise lui, balzando dentro la camera.
«Dico sul serio, che ci fai qui?» chiese un po’ scocciata lei.
Lui le diede le spalle e rispose in modo talmente tranquillo da sembrare quasi apatico.
«Avevo bisogno di parlare con un’amica.»
Il suo sguardo cadde sulla parete sopra la scrivania e per un attimo gli venne un colpo: quelle erano tutte sue foto, quella parete era l’apoteosi di Adrien Agreste.
Era talmente assorto a guardare le sue stesse foto, staccate sicuramente da chissà quali riviste e a capire perché erano lì, che non sentì neanche la domanda che gli aveva rivolto la ragazza.
«Ehi! Vuoi rispondermi o no?!» chiese lei, voltandolo con la mano.
«Come scusa?» fece, tornando in sé.
«Da quando io e te siamo amici?»
«Beh, abbiamo combattuto insieme no?»
«E questo fa di noi degli amici?» chiese ancora lei.
«Credo di sì… È che non ho molte persone con cui parlare, soprattutto con questo aspetto. Sai ogni persona che avvicino mi chiede foto e autografi… – si fermò, pensando che in fin dei conti molta gente lo faceva anche quando aveva il suo aspetto normale – Mentre tu, mi tratti come una persona normale, o quasi.»
La ragazza con un sospiro si sedette sullo scalino che portava al soppalco del letto.
«Quindi? Qual è il problema che assilla l’infallibile Chat Noir?» a quella domanda lui alzò le spalle.
«Non lo so con certezza ed ho paura che non lo scoprirò mai davvero…»
«Non riesco a seguirti. – disse lei – Insomma se non sai qual è il problema come sai di averlo?»
Sospirò e si sedette di fianco a lei sul gradino, continuando a guardare la parete tappezzata di sue fotografie. Poi, dopo vari minuti di assoluto silenzio, parlò.
«Secondo te come si capisce di essere innamorati di qualcuno?» chiese.
La ragazza rimase stupita da quella domanda e ci mise un po’ a rispondere.
«Beh, quando t’innamori è tutto diverso: ti senti strano, confuso, inadeguato. Vorresti passare ogni singolo giorno della tua vita con quella persona, anche se farlo ti mette in imbarazzo…»
La vide perdersi nei suoi pensieri, mentre continuava a parlare, stava sicuramente pensando a qualcuno in particolare. Lei era sicuramente innamorata e sicura dei suoi sentimenti e lui aveva capito bene chi era la persona che la faceva sentire così. Finalmente l’aveva capito.
Si alzò, bloccando così le sue parole.
«È stato bello chiacchierare con te, principessa.» disse facendole un elegantissimo baciamano, dopodiché si diresse verso la finestra.
«Chat Noir, tutto ok?» chiese lei, forse aveva notato il suo cambio repentino di umore.
«Magnificamente! – rispose aprendo le ante e balzando sul davanzale – Adrien Agreste è un ragazzo fortunato ad avere una ragazza stupenda come te ad amarlo.» in un attimo la vide arrossire vistosamente, dopodiché scappò via.

  
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