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Autore: DoroTeaH    16/05/2016    2 recensioni
In un universo alternativo Oliver non è un eroe mascherato, Felicity non è
l'assistente diventata sua fidanzata.
Oliver e Felicity si sono conosciuti all'università e a distanza di cinque anni dal college sono sposati e vivono ad Orlando (Florida).
Amici di una vita di Julie e Joel, con cui hanno condiviso l'università, affronteranno la realtà che la vita gli ha sbattuto in faccia.
Cosa porta due persone ad andare avanti nonostante capiscano di commettere un errore? Ma soprattutto, qual è l'errore? Voler cercare a tutti i costi di tener in piedi qualcosa che è lacerato alla base o non cercare in nessun modo di aggiustarlo?
La colpa che attanaglia il cuore, la passione che lo libera.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Luglio e Agosto passarono veloci.

Oliver e Felicity da una parte, Julie e Joel dall'altra, avevano trascorso i due mesi estivi senza rivedersi. Erano sempre state Felicity e Julie a mantenere i contatti, dato che gli oltre 300 km di distanza e i diversi impegni lavorativi non aiutavano le riunioni. Ma quei due mesi ovviamente furono vissuti diversamente dalle due. Ci furono giusto un paio di chiamate, e la cosa era normale, ma mentre una inconsapevole Felicity chiamava una amica per sapere come stava, dall'altra parte della cornetta si trovava chi quelle telefonate le avrebbe volute evitare come la peste. E non perché Julie non le volesse bene, anzi, ma perché non riusciva a sentirsi pulita nei suoi confronti. Quei pochi minuti di comunicazione erano come una tortura; cercare di mantenere una normale apparenza era difficilissimo, soprattutto considerato il fuoco del peccato che la consumava dall'interno.
E questa era l'immagine riflessa dei loro matrimoni.

Ad Orlando, Felicity aveva notato un po' di distrazione in Oliver. Gli impegni lavorativi di lui erano sempre stati tanti, e spesso lo portavano fuori città, ma una volta tornato a casa era sempre stato molto presente. Negli ultimi mesi invece era cambiato qualcosa, un qualcosa di quasi impercettibile, ma che non le era sfuggito. Quando provò a chiedergli cosa succedesse, lui si giustificò dicendo di avere un grosso contratto in ballo a cui teneva molto e a cui stava dedicando tutte le sue energie. Felicity non aveva motivo di dubitare di quelle parole. D'altro canto invece Oliver si sentiva quasi impazzire, non le aveva mai mentito e questo lo faceva diventare matto. Ma realmente cosa avrebbe dovuto dirle? Confessare di aver baciato la sua amica? Confessare che non era facile fare tabula rasa dei suoi pensieri? Pensò più volte a cosa fosse giusto fare, e concluse decidendo che la verità avrebbe distrutto due matrimoni e una amicizia. Ma il tarlo più insistente continuava a fargli chiedere perché. Perché aveva baciato Julie? Dov'era la sua amata in quel momento? Perché il suo cuore aveva avuto un cedimento?
Se dapprima aveva pensato che quel momento sarebbe stato come mai esistito, si ritrovò a fronteggiare quella realtà che non lo faceva dormire di notte.

Più a sud, in Florida, le cose non erano diverse e anche Joel non poté che notare un cambiamento in Julie. Lei si era giustificata ammettendo la sua lontananza, ma attribuendola al lavoro, alla stanchezza, alla loro routine che stava cambiando; e Joel, che come Felicity non aveva motivo di dubitare, aveva preso per buone quelle parole.

La consapevolezza e l'esperienza portano a capire che il matrimonio è fatto di alti e bassi, gli umori delle persone non possono non avere cali, e avevano entrambi pensato fosse solo un momento di down. La cosa fu presa talmente alla leggera che Felicity non raccontò niente neanche alle sue confidenti, tra cui Julie, ritenendo non ci fosse nessun problema, se non il solito atteggiamento di Oliver di tenerla a volte fuori dalle sue decisioni.


24 Settembre. Miami. Compleanno di Sara

Come ogni anno, motivo di ritrovo di amici di vecchia data, era la festa di compleanno di Sara Lance. Cugina di Julie, aveva avuto un breve flirt con Oliver in quegli anni in cui Oliver non dava molto spazio alle vere emozioni tanto quanto ne dava alle cose materiali. La storia tra i due era durata pochissimo, Sara non si era mai illusa di poter avere da lui qualcosa di più, e questa disillusione le permise, una volta finita la relazione, di poter comunque instaurare una amicizia con Oliver e successivamente con Felicity, la quale, superata la normale prima fase di gelosia aveva imparato a conoscerla.
Ormai il college era finito, e cinque anni erano passati. Ognuno aveva costruito la sua vita.

Lo splendido attico che ospitava la festa si affacciava sulla baia e regalava una magnifica vista agli invitati. Sara amava le cose ben preparate, era una organizzatrice nata non le sfuggiva niente, e questo suo lato caratteriale si manifestava in qualsiasi occasione. La sua festa come ogni anno era perfetta, e non perché la location, il catering o gli addobbi fossero di prima scelta, ma perché sapeva ricreare un ambiente intimo e gioioso.
Quando Julie e Joel arrivarono c'erano già una trentina di persone, tra cui Oliver e Felicity.

Fecero ovviamente per primi gli auguri alla festeggiata e salutarono pian piano tutti. Joel sorridente e con il suo solito fare burlone aveva fatto il giro degli amici, Julie invece si sentiva morire. Strinse forte Sara e parlarono per qualche minuto, ma la sua mente non riusciva a concentrarsi. Appena varcata la soglia d'ingresso si era sentita il cuore stretto in una morsa, da una parte il terribile fardello di dover salutare impassibile Felicity, dall'altra la paura di vedere nuovamente Oliver. Perché? Perché mai questa assurda paura?

Erano passati tre mesi dall'ultima volta che si erano visti e non sapeva bene cosa passasse a lui nella testa. Voleva convincersi che la paura che provava era frutto dell'odio che Oliver potesse provare per lei; ma la realtà dei fatti, quella che non voleva ammettere, era che aveva paura che Oliver non provasse i suoi stessi dubbi e le sue stesse emozioni.

Vedere Oliver la fece sobbalzare, sentiva un rumore in testa che non la faceva concentrare sul resto, era come se la stanza fosse vuota. Felicity si accorse di loro e le fece cenno di avvicinarsi, poi la salutò calorosamente. Julie era ovviamente trattenuta, ma doveva cercare di non darlo a vedere, sapeva benissimo che l'amica non era una stupida, e non sapendo come Oliver si stesse comportando a casa, non poteva permettere che collegasse le due cose. O forse mai nessuno le avrebbe potute collegare, ma la colpa le faceva immaginare di tutto. Si volse poi verso Oliver, quasi in esplorazione, cercando di capirne i pensieri, e lui le si avvicinò per salutarla mettendole una mano sulla schiena. Fu come se Julie sentisse il tocco delle mani di Oliver per la prima volta nella sua vita. Era successo centinaia di volte in passato che si abbracciassero, giocassero, che stessero vicini, eppure non c'era mai stata malizia, e adesso tutto aveva un sapore nuovo. Un sapore che dava alla testa e che non faceva ragionare.

E anche per Oliver era inutile negare che quel bacio fosse stato niente. Aveva scatenato in lui qualcosa che cercava di ricacciare in fondo al suo io, ma quel qualcosa ormai aveva visto la luce ed era troppo affamato di vita per restare nascosto nel dimenticatoio. Vedere Julie gli aveva fatto aumentare i battiti cardiaci, ma quella sensazione non l'aveva associata all'eccitazione, bensì al dubbio. Lottava, Oliver, con tutte le sue forze, per giustificare sé stesso, ma più provava meno riusciva.
Il saluto durò pochi istanti, lo scambio veloce di sguardi fu interrotto dal richiamo degli amici che li invitavano ad unirsi loro e Oliver e Julie parteciparono col corpo alla festa, ma con la mente tornarono alle Keys.

La serata passò piacevolmente per tutti gli invitati e al momento del taglio della torta Sara e il suo fidanzato Trevor annunciarono che a settembre dell'anno successivo si sarebbero sposati e insieme elencarono i nomi delle damigelle e dei testimoni. Felicity, Julie e le amiche intime Thea e Lyla per la sposa e Oliver, Joel, Roy e Jhon per lo sposo. Il clima non poté che surriscaldarsi, così come gli animi aiutati dall'alcool e la serata finì tra mille risate e gli umori di Oliver e Julie risorsero grazie a chi l'attenzione l'aveva spostata da un'altra parte.


La notte della festa, Oliver e Felicity dormirono a casa della madre di lui; il rientro sarebbe stato troppo lungo da affrontare di notte e ogni qual volta si trovavano a Miami ne approfittavano per trascorrere del tempo con le loro famiglie.
Erano le tre di notte quando rincasarono e mentre Felicity si addormentò subito, Oliver si sedette nello studio di suo padre in compagnia di un bicchiere di scotch.
I pensieri lo tormentavano, non riusciva a concepire come il suo cuore si fosse leggermente allontanato da Felicity, colei che poteva definire l'amore della sua vita. Mai nessuna gli aveva fatto provare cosa significasse essere amato. In gioventù non era mai stato troppo attento a chi si portava a letto perché il suo unico obbiettivo era il divertimento, ma aveva sempre notato che le ragazze lo avvicinavano perché attirate dalla ricchezza oltre che dalla sua bellezza. Felicity era diversa dalle altre, Felicity aveva scorto il vero Oliver, aveva accettato i suoi pregi e i suoi difetti, e insieme avevano provato cosa voleva dire abbandonarsi totalmente a qualcun altro.

E ancora in quel momento non poteva identificare che in lei il suo vero amore. Allora perché quella tentazione che si insinuava nella sua mente? Si alzò dalla poltrona in pelle e si avvicinò alla finestra per osservare il buio della notte; l'agitazione e il nervoso cresceva a tal punto che d'improvviso tirò un pugno al muro. Iniziava a cedere, Oliver.
Poi cercò di respirare più lentamente, cercò una soluzione, e scelse Felicity ancora e comunque; e decise che avrebbe dovuto dedicarsi a lei anima e cuore, cercando di non ascoltare quella voce che lo voleva portare lontano.


Non la stessa cosa succedeva a casa Edwards.
Joel aveva brindato eccessivamente, e una volta rincasato crollò sul divano; Julie invece non aveva bevuto più di tanto e non aveva sonno. Andò in bagno a prepararsi per la notte e mentre si struccava guardava fissa la sua immagine riflessa allo specchio. Il cotone trascinava via il mascara sporcandole le guance e rendendo il suo sguardo ancora più cupo. Voleva urlare, Julie, voleva spaccare lo specchio e colpire tutto ciò che aveva intorno, ma non poteva farlo. Allora rimase in silenzio, a guardare quella donna che non riconosceva; una donna che stava rovinando tutto ciò che di meraviglioso la vita le aveva regalato. Il suo continuo pensare a Oliver non solo avrebbe distrutto l'amicizia con Felicity, ma più orrendamente avrebbe ferito la persona più deliziosa al mondo, che era suo marito.

Joel era un uomo stupendo, comprensivo, appassionato, innamorato, presente e buono; essenzialmente buono.
Sapeva che ferendolo così profondamente avrebbe graffiato troppo a fondo la sua anima. E questo perché negli anni erano stati tutto l'uno per l'altra, eppure in quel momento un tarlo si insinuava profondamente nei suoi sentimenti. Non poteva dirsi innamorata di Oliver, non avrebbe avuto senso, ma il continuo sussultare ricordando quel bacio la destabilizzava incredibilmente. Allora pianse, le lacrime le sgorgarono fuori dagli occhi prepotentemente, incredula di fronte allo scherzo che la sua mente le stava giocando. Si sentiva su delle montagne russe che la portavano prima in alto lassù dove la crisi si faceva più sentire e poi la riportavano in basso, dove la logica la aiutava a credere che tutto si potesse superare con la sola forza di volontà.

E così passarono i giorni, le settimane, e infine i mesi.
Ottobre
Novembre
Julie e Oliver non si erano comportati molto diversamente; entrambi andarono semplicemente avanti con le loro vite, credendo che il tempo avrebbe aiutato, ma addormentandosi ogni notte con la mente che volava via da casa.


Poi alla J&W, a Dicembre, si presentò Mr. Damien Darhk ricco uomo d'affari titolare di una lussuosa fabbrica di arredamenti, in cerca di una grossa campagna pubblicitaria che gli permettesse di arrivare a conquistare il mercato d'élite. Julie avrebbe potuto trovare migliaia di possibili esperti del settore con cui collaborare a Miami, ma sapeva benissimo che la persona di maggior talento che conosceva non si trovava certo in città.
Fece quindi fissare un appuntamento con la Chaos Consolidated per il 5 Dicembre.
Oliver, direttore della nota compagnia di interior design, ricevette con stupore l'appunto formale della riunione, e arrivata la data dell'evento accolse il signor Darhk, accompagnato da due soci in affari, e da Julie che si era prestata in prima persona per gestire l'ingaggio.

Il primo incontro durò un'ora, tempo in cui il cliente espresse la sua idea decisa di come dovesse essere impostata la campagna pubblicitaria. Lo studio di Oliver si sarebbe occupato di realizzare in lussuosissime ville esempi di arredamento da proporre al pubblico. C'erano in ballo due milioni di dollari e sia per Julie che per Oliver sarebbe stato un grosso colpo. Durante quell'ora i due avevano interloquito come perfetti estranei e poi terminato il meeting avevano salutato il Sig, Darhk, dandogli appuntamento al mese successivo; nel frattempo pubblicitari e interior designs si sarebbero rapportati con il team del tycoon.

Lasciati i clienti, Julie e Oliver tirarono un respiro di sollievo, nonostante il loro savoir faire la tensione per la prestazione era stata tanta.
Julie sorrise e gli disse:

Avevo una paura terrificante, invece siamo stati bravi! L'ho visto andare via soddisfatto.”
Avevi qualche dubbio?” rispose lui gongolando e poi le chiese:
È un caso che tu sia qua?”
Sono sicura che a Miami avrei trovato migliaia di alternative, ma mi è sembrata una buona scusa per venire a trovarti” rispose lei con la voce quasi tremante.

Oliver chinò un po' la testa sorpreso per la sua risposta, ma stranamente concordante con lei e le disse con voce bassa:
Sono contento che tu sia qui, avevo voglia di vederti, tanta...”
Julie deglutì frastornata, avrebbe voluto rispondergli la stessa cosa, ma era giusto alimentare la cosa? Poi capì di averlo fatto nel momento stesso in cui si era presentata a Orlando.

Oliver allora la invitò a vedere il suo ufficio, che si trovava al termine di una scala di cristallo. La fece entrare per prima e poi si chiuse la porta alle spalle. Rimasero immobili uno di fronte all'altra e da quel momento non si dissero una singola parola. Si guardarono per qualche secondo che sembrò interminabile; Julie non riusciva a sostenere il suo sguardo, era troppo difficile. Oliver la fissava e il respiro si fece affannoso. Voleva baciarlo, solo baciarlo. Ma si trattenne; fino a quando non lo fece lui. La mise spalle al muro e la baciò, e poi ancora. Era ciò che Julie desiderava, e nessuna colpa in quel momento riusciva a distrarla dalle mani di lui che con fare così maschio tenevano il suo viso.
Poi Oliver le sussurrò:

Non riesco a resisterti più.”

E in quel momento Julie si abbandonò completamente. Non importava dove si trovassero, l'eccitazione non li faceva ragionare.
Ogni movimento di lui era così forte e possente, il suo respiro era ciò che Julie voleva sentire sfiorarle la pelle.
Nessun risentimento in quel momento bussava le loro coscienze, avevano solo bisogno di sentirsi avvolgere completamente.
Oliver la girò di scatto e la mise faccia al muro, le spostò i capelli sulla spalla e baciandole il collo le abbassò lentamente la lampo del tubino nero, che cadde sul pavimento.
Julie riprese il controllo e gli tolse la giacca, poi sbottonò la camicia e piano lo spinse verso la scrivania.
I baci di Oliver erano ciò di più vicino all'estasi che Julie avesse mai provato.

Lui poì la sollevò di peso per farla sedere sul tavolo, le allargò le gambe e si avvicinò al suo corpo e fecero l'amore. Appassionato, duro, sfacciato. Libero sfogo del desiderio ardente che da troppi mesi avevano imprigionato e zittito.
Quando poi si separarono, si salutarono con un abbraccio, che nascondeva discordanti emozioni: la pace data alle voglie trattenute degli ultimi mesi, e la tristezza data dalla consapevolezza di aver oltrepassato un limite.

Julie fece per andare via e mentre aprì la porta Oliver la bloccò:
Passeranno mesi prima che ci vedremo di nuovo?”
Perché, dovremmo?” rispose lei.
No, se volessimo fare la cosa giusta” assentì lui.
E Julie andando via aggiunse a bassa voce:

E questa è l'unica risposta possibile.”






   
 
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