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Autore: AlexiaKH    16/05/2016    3 recensioni
La quarta guerra mondiale ninja si era conclusa da mesi, ma ancora non si potevano chiamare tempi di pace. Vi erano ancora questioni e conflitti irrisoliti, riorganizzazioni e nuove minacce.
Niente di preoccupante, fino a quando un intero villaggio venne raso al suolo per mano di un nuovo gruppo di nukenin. Ciò che però tutti ignoravano, era l'esistenza della sola sopravvissuta di quella strage: una ragazza con un chakra e un potere molto particolare, che il suo villaggio si era assicurato di nascondere agli occhi del mondo.
Senza più un villaggio, una casa e una famiglia dove far ritorno, la ragazza si dedicherà anima e corpo nella vendetta. Ma riuscirà nel frattempo a ricostruirsi una vita?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 4: I seguaci di Jashin.
 
“A quanto pare abbiamo dei nuovi sacrifici…” Disse all’improvviso una voce roca, in una tonalità simile ad un sussulto, alle spalle dei ragazzi. Gaara e Yui si voltarono subito, ma senza scorgere nessuno. Poco dopo videro una figura incappucciata uscire dalla melmosa ex-sorgente d’acqua, inquinata dai cadaveri circostanti, avvolta in un mantello nero.  Era bastato un solo sguardo per capire quanto potesse essere pericoloso, si avvertiva in lui una forte furia omicida. Una volta fuori dall’acqua, la figura apparì grottesca, con un’evidente gobba, il busto sbilanciato, occhi non vedenti, capelli neri unti e pelle verdastra e viscida. Yui inorridì nel vederlo, non credendo che potesse esistere un essere con un aspetto così ripugnante, mentre Gaara rimase impassibile, avendo visto scenari peggiori durante la guerra. Non ci volle molto a capire che era lui il responsabile di quello spettacolo di cadaveri, il suo aspetto era in perfetta sintonia con l’ambiente circostante. L’essere cominciò ad annusare l’aria, aspirando incurante delle ceneri, per poi puntare le affusolate e viscide dita verso la ragazza.
“Questo odore…” Cominciò a dire, ansimando. “…Finalmente potrò aggradare il desiderio del Sommo Jashin.”
“Proteggilo.” Disse Gaara, indicando Rikuto, mettendosi tra lei e l’avversario. Non avrebbe permesso altre morti, soprattutto non davanti ai suoi occhi, indistintamente se quei ragazzi fossero o no la chiave dei misteri dell’ultimo mese. “A lui ci penso io.”
“No…” Rispose Rikuto, precedendo una qualsiasi protesta da parte di Yui. “Dovete scappare, lui ha…” Non riuscii a finire, cominciando ad urlare di dolore, sputando dalla bocca un liquido giallastro; Yui notò che quel liquido, non appena entrava in contatto, gli bruciava i vestiti e ustionava la pelle, permettendole di notare un segno maledetto in pieno petto. Maledetto, deve averglielo imposto per impedirgli di parlare. Pensò rabbiosa mentre si massaggiava la mano sinistra, leggermente ustionata da quel liquido. Si era fatta proteggere già una volta, portandosi sul cuore il peso di essere l’unica sopravvissuta, ma quella volta avrebbe combattuto. Non per vendetta, anche, ma per vivere e salvare chi era con lei in quel momento. Se solo avesse avuto quella determinazione quella notte…
“Non dire altro Rikuto.” Gli disse per poi voltare il suo sguardo verso Gaara, mettendosi al suo fianco. Aveva preso la sua decisione: era un suo dovere come shinobi artigiana.
Nel frattempo, il nukenin cominciò a dire frasi incomprensibili, posizionandosi sul simbolo di Jashin. “Possiamo iniziare il rituale.” Commentò, mentre la sua pelle diventava nera, lasciando delle zone bianche. “E’ arrivato il momento di mostrare la sincerità della vostra conversione, miei cari.”
In quel momento, tutti i cadaveri cominciarono a muoversi, cercando di liberarsi dalle loro trappole mortali, per poi voltarsi verso i due ragazzi. Non era come durante la guerra, dove i morti erano controllati attraverso la tecnica dell’Edo Tensei, quei cadaveri sembravano a malapena stare in piedi, senza un’anima o una luce al loro interno. Gaara li definì, più che resuscitati, zombieficati. Quell’uomo disponeva di una tecnica che andava contro le leggi della moralità, ma non si sorprese: dati gli ultimi incidenti, il suo modo di agire rispecchiava perfettamente le azioni degli Tsukiyo. Non nutriva il minimo dubbio che fosse uno di loro.
A Yui crebbe una rabbia quasi indomabile, ma non distolse lo sguardo, cominciando a pensare in fretta: non era intenzionata a rivelare la sua abilità innata, a meno che non avesse avuto altra scelta, e non era consigliabile combattere, il rischio di danneggiare una trave portante era elevato. La situazione non andava a loro favore. Se solo fosse in grado di utilizzare l’arte dell’acqua, sarebbe stata in grado di trasformare le ceneri di pirite in cemento senza problemi. In quel momento le venne un’idea, ma non poteva farcela da sola. Era arrivato il momento di mettere alla prova la fiducia riposta in quella tregua, del resto era l’unico modo per farli uscire da lì.
“Ho bisogno del suo aiuto.”Commentò voltando lo sguardo verso Kazekage. “Riesce a coprirmi le spalle?” Il ragazzo la guardò inespressivo, notando ancora una volta la volontà del fuoco, per poi annuire. Le voleva dare fiducia, in nome del suo credo ninja.
In quell’esatto momento i cadaveri si liberarono definitivamente, cominciando a correre verso di loro; Gaara avvolse Rikuto con la sabbia, mentre Yui cominciò a correre cercando di non scontrarsi con i morti. Da sotto il mantello, cominciò a preparare il chakra per dei kunai legati da dei lunghi fili di acciaio, per poi cominciare a lanciarli. I morti, però, possedevano un’agilità disumana, evitando tutti i kunai, proteggendo il nukenin e aggirando i fili. Gaara, mentre proteggeva Yui e Rikuto, notò che, nonostante i lanci fallimentari, la ragazza non mostrava segni di preoccupazione, anzi sfoggiava un leggerissimo sorriso.
“Disonori il tuo sacrificio…” Commentò sibilante il nukenin. “Ti avevo sopravvalutato…”
Si sentii una lievissima e breve risata femminile nell’aria. “Chi ha detto che volevo colpirvi con quell’attacco?” Non appena finì di parlare, fece un salto all’indietro, tirando con i pugni i sottilissimi fili legati ai kunai, ben conficcati tra le mura e il terreno, creando nell’area davanti a sè una ragnatela, impedendo a tutti i suoi avversari di spostarsi, se non volevano essere tagliati. Il rosso, posizionato alle spalle della ragazza, restò quasi sorpreso nella velocità e nella precisione della ragazza, del resto stava combattendo in un territorio a lei familiare.
Velocemente, la mora avvicinò le mani alla bocca per poter trattenere i fili con i denti, per poi fare i segni necessari per la tecnica che aveva in mente di utilizzare.
“Tecnica del drago di fuoco!” Urlò mantenendo i denti serrati. In quel momento i fili cominciarono ad incendiarsi, riscaldando l’intera area. L’acqua melmosa cominciò ad evaporare velocemente, data l’elevata presenza di fili infuocati nelle vicinanze, e cominciò a creare una nebbia nerastra che, mischiandosi con le ceneri nell’aria, cominciava a crearsi una cortina di fumo melmosa e tossica.
Yui ne respirò un po’, cominciando a sentire un bisogno enorme di allontanarsi e tossire, ma rimase lì ancora per qualche secondo per aumentare la temperatura. Non appena cedette, la sabbia di Gaara prelevò la ragazza e la spinse all’interno di una cupola sabbiosa, creatasi prima che l’aria tossica si propagandasse completamente. A terra, Yui tossì cercando di inalare più aria pulita possibile, sentendosi i polmoni bruciare.
“Non so se hai fegato, o sei solo una stolta.” Commentò il rosso.
Lo so… a quanto pare non sono cambiata molto, sotto questo aspetto. Pensò la ragazza, mentre si rimetteva in piedi, guardando Rikuto. Il ragazzo, nonostante fosse ancora dolorante, la guardava con riconoscenza.
“Grazie…” Le disse sforzando le sue corde vocali. Aveva capito le intenzioni della conterranea: la verità era che la ragazza poteva utilizzare quella tecnica per intrappolare tutti i nemici e bruciarli, ma non se la era sentita; non voleva polverizzarli, ma da dar loro una degna sepoltura, quindi aveva optato per bloccarli con il cemento. Sarebbe stato il suo modo per dar loro un ultimo e degno saluto. Che dal metallo ci sia solo morte e distruzione, che dalla natura ci sia solo vita e creazione. Era una delle poche la modalità di pensiero condivisa da tutti gli artigiani.
La pausa non durò a lungo, Gaara cominciò ad avvertire pesantezza sulla sua cupola, facendo segno a Yui. “La prossima mossa?”
“Devo prima solidificare il cemento e rendere l’aria respirabile, dopodiché saremo liberi di attaccare.” Rispose mettendo da parte i sentimentalismi, imponendosi di non perdere la concentrazione. Gaara aprì la cupola, rivelando uno scenario dove i nemici erano stati soprafatti dal cemento liquido.
“Ondata di Vento” Urlò dopo aver composto i segni, incanalando più aria possibile. Non appena soffiò con tutte le sue forze, creò una potente ondata di vento che in pochi secondi asciugò l’intero composto, spazzando l’aria irrespirabile rimasta in stato gassoso, mentre il compagno si fiondò sulla figura incappucciata, anche lui rimasto bloccato, per stritolarlo con una massa concentrata di sabbia. Yui tirò un sospiro di sollievo, anche se le sembrava troppo irreale che quell’essere fosse rimasto lì fermo, facendosi immobilizzare. Eppure stava accadendo davanti ai suoi occhi, mentre veniva inghiottito dalla sabbia; aveva iniziato la strada della vendetta e aveva vinto la prima battaglia, salvando una vita…
Non fu però così, perché all’improvviso sentii il rumore di rottura di alcune ossa e poi un dolore allucinante all’incavo del collo,trovandosi faccia a faccia con il suo avversario, mentre Gaara, disperdendo la sabbia, si rendeva conto di aver stritolato Rikuto.
“Tranquilla, non morirai. Sei richiesta da Jashin.” Le sibilò nell’orecchio, per poi allontanarsi prima che il Kazekage lo colpisse. Yui si lasciò cadere, tremante, senza nemmeno prestare attenzione alle braccia del Kazekage, che l’avevano presa al volo: sentiva qualcosa che stava viaggiando attraverso il suo corpo, risucchiando il suo chakra e mangiando lentamente le sue carni. Ogni suo tentativo di fermarlo era inutile.
“Mi devo ricredere, non hai disonorato il tuo sacrificio.” Commentò il nukenin, mentre si leccava sulle labbra il sangue; si tagliò una vena del braccio per ridisegnare il simbolo di Jashin, dal momento che il precedente era stato ricoperto dal cemento. Yui cominciò a lottare mentalmente, come se qualcosa cercasse di sopprimerla per farle perdere i sensi, mentre sentiva i suoi organi interni bruciare. “Voi del Villaggio degli Artigiani siete proprio combattivi… è inutile contrastare i miei parassiti, soprattutto ora che tutti i preparativi per la cerimonia sono ultimati.” Continuò il nukenin, per poi pronunciare una formula incomprensibile.
Il Kazekage notò che gli occhi rubini della ragazza stavano perdendo vitalità, diventando vuoti, mentre i suoi muscoli cominciavano a rilassarsi. Si allontanò da lei, intuendo che sarebbe successo. Yui, infatti, dopo essersi rimessa in piedi, cominciò di nuovo a muoversi, ma in maniera scoordinata, come se stesse cercando di fermare i suoi stessi movimenti.
In quel momento sentii il rumore di una risata agghiacciante, notando che il nukenin aveva un’espressione in estasi. “Oh Sommo Jashin, spero che questo sacrificio sia di vostro gradimento.” Nel frattempo la mora, controllata dal parassita, scoprii dal suo mantello il braccio destro, con in mano una strana spada: era simile a una katana ma era affilata in entrambi i lati, inoltre vi era troppo spessore. “Uccidi l’eretico.” Udendo quelle parole, il corpo di Yui smise di essere scoordinato, e si fiondò contro il Kazekage. Quest’ultimo schivò il fendente spostandosi all’indietro, ma un attimo dopo si sorprese nel vedere in azione la sua sabbia a fargli da difesa; quando questa si scansò, il ragazzo poté notare che la spada era diventata una sorta di frusta, o scudiscio, dove la lama era divisa in vari pezzi tenuti insieme da una corda di metallo. Yui con un movimento del braccio fece rientrare la corda, ridando l’aspetto originario di spada, e conficcò l’arma nel terreno.
“Prigione dei pilastri di terra.” Disse con un filo di voce per poi, dopo aver fatto i segni necessari, appoggiare le mani sul terreno. Gaara rimase sorpreso, la ragazza sapeva usare l’arte del fuoco, del vento e della terra… in più aveva quell’arma singolare, apparsa dal nulla, capace di allungarsi. Realizzò che quella ragazza aveva innalzato dei muri di pietra, rinchiudendo tutti e tre nel suo ristretto perimetro. Questa volta non gli avrebbe permesso di allontanarsi troppo. Ritornò all’attacco e il rosso fu costretto a schivare, a fatica, l’arma: aveva la difesa assoluta, ma l’avversario aveva aumentato la velocità di attacco sfruttando le mura, riuscendo più di una volta a quasi ferirlo, prima che s’innalzasse la sabbia.
Colpire la ragazza era praticamente impossibile: l’arma, sotto forma di frusta, le faceva da scudo dagli attacchi a distanza e impediva all’avversario sia di avvicinarsi che di allontanarsi eccessivamente, inoltre era particolarmente veloce. A quel punto, il ragazzo continuò ad attirare l’attenzione su di sé, mentre dall’alto preparava una lancia di sabbia che puntava all’uomo. Quest’ultimo lo schivò e, uscendo dal disegno, Yui si fermò cadendo sulle ginocchia, boccheggiando, riacquistando controllo del suo corpo.
“Libera…” Disse con il filo di voce che le era rimasto, anche se era molto irritata. Aveva lottato con tutte le sue forze per non utilizzare l’arte del metallo, ma parte dei suoi sforzi erano stati inutili: aveva tra le mani la Coda del Drago, l’ultimo cimelio del Villaggio rimasto, dopo che i Fenomeni Celesti, i quattro ninja traditori, ne rubarono gli altri pezzi, necessari per il rituale proibito del fondatore del Villaggio, Seimei.
Nel frattempo, Gaara cancellò il simbolo di Jashin con la sabbia, per poi cercare di catturare il nukenin. Fortunatamente, le mura innalzate giocavano a loro favore. Yui conficcò la spada nel terreno e infuse il chackra, facendo prendere vita, per trasformare l’arma in frusta e muoverla nel terreno, arrivando a far spuntare la punta dell’arma sotto i piedi del nukenin, bloccandolo e ferendolo gravemente. La battaglia finì, Gaara lo imprigionò nella sua sabbia, mentre Yui ritirava le mura e facendo rientrare l’arma all’interno del suo corpo, nascosta dal mantello.
“Maledetti! Come avete osato interrompere il rituale?” Chiese l’uomo urlando disumanamente. “Jashin vi punirà per questo!” Concluse, per poi smaterializzarsi in tanti piccoli parassiti, liberandosi dalla prigionia, che si sparsero e scomparirono nel terreno.
La ragazza poté finalmente liberare i suoi muscoli dalla tensione, cadendo sulle sue ginocchia e avvertendo chiaramente che qualcosa ancora la divorava all’interno del suo corpo. Doveva toglierlo, prima che attaccasse un organo vitale o svenire dalla stanchezza per l’assenza di chakra.
“Stai bene?” Chiese il rosso avvicinandosi a lei, scrutandola con lo sguardo. Non aveva visto nemmeno un segno o un movimento nell’apparizione e nella sparizione dell’arma, semplicemente era apparsa e scomparsa dal nulla da sotto il mantello.
“Non proprio, ho qualcosa che lentamente mi sta divorando, sicuramente uno di quei parassiti di quel nukenin.”
“Riesci a camminare?”
A quella domanda Yui provò a rialzarsi ma, dopo pochi passi, sentii le gambe tremare e cedere, sarebbe finita per terra se non fosse per la sabbia del Kazekage che le attutì la caduta. Ora che la scarica di adrenalina le era passata, sentiva quanto era stata indebolita dall'attacco che aveva subito.
“Vorrà dire che useremo questa.” Disse rosso, si posizionandosi sulla nuvola di sabbia, affianco a lei. “Da che parte?”
La ragazza non rispose, ma gli indicò una galleria a Sud-Ovest, che portava all’uscita più vicina, per poi sentirsi sollevata in aria e dirigersi nella direzione che aveva indicato. Per l’intero tragitto sotterraneo, cercò di rimanere cosciente, ma pian piano la vista cominciò ad annebbiarsi. Suo fratello aveva ragione: non aveva le forze per combattere gli Tsukiyo. Era, in quel momento, quasi tentata di chiedere aiuto ai Villaggi… ma si poteva veramente fidarsi ciecamente di tutti i paesi? Del resto il mondo si stava ancora rimettendo in piedi dall’ultima guerra, e lei non voleva essere la causa di una nuova. Ken confidava nel suo giudizio su quell’argomento: doveva assolutamente cercare di decriptare il codice, per capire che cosa fare.
 
Con Hidan come avversario, che bastava un taglio superficiale per essere finiti, il gruppo aveva poche possibilità di vittoria: Temari aveva il ventaglio inutilizzabile, Choiji combatteva in prima linea, Ino era troppo vulnerabile quando utilizzava una delle sue tecniche sensoriali; fortunatamente, i tre in quel momento non erano presenti e, in conclusione, gli unici in grado di poter combattere a debita distanza erano Shikamaru e Kankuro.
“Ma quello…” Disse Kankuro al compagno, chiedendogli conferma con lo sguardo. Shikamaru era ancora incredulo, i pezzi di quell’assassino dovrebbero essere seppelliti nella foresta dei Nara. Tra gli shinobi che aveva affrontato, Hidan era stato quello che, più di tutti, gli aveva lasciato una profonda cicatrice nel suo cuore. La morte di Asuma, per mano di quel nukenin, lo aveva profondamente segnato: vedere la vita del suo maestro spegnersi davanti ai suoi occhi, lo aveva profondamente cambiato. Pensò a Mirai, la figlia appena nata di Asuma e Kurenai, ricordandosi che quello non era il momento di pensare al passato. Doveva pensare a futuro, un futuro dove lei potesse vivere serena.
“Si…” Confermò al compagno, per poi rivolgersi al nemico. “Come hai fatto a liberarti?” Chiese minaccioso, mettendosi in posizione di difesa, pronto a tutto. Kankuro seguì il suo esempio, portando le mani sui rotoli per evocare le sue marionette.
“Ma come? Non eri tu che avevi detto che mi avreste tenuto sempre d’occhio? Dovresti saperlo.” Rispose sfoggiando un sorriso sadico, per poi aprire il suo mantello, scoprendo il petto segnato da orribili cicatrici. “Pagherai per quello che mi hai fatto! Non t’immagini nemmeno le fatiche che abbiamo fatto per recuperare i pezzi e ricostruire il mio corpo!”
Abbiamo? Shikamaru corrugò la fronte, campendo il suo errore: durante la Quarta Grande Guerra Ninja, tutte le forze erano state impiegate nella difesa dei civili e nelle forze dell’esercito alleato, di conseguenza quel luogo non era più stato sorvegliato. Che idiota… Si sentiva veramente un idiota ad aver sottovalutato la faccenda, troppo sicuro del fatto che nessuno, salvo poche eccezioni, sapesse la posizione dei pezzi dell’uomo.
“Ma adesso basta con le chiacchiere, mi sono stufato!”
Hidan lanciò la sua falce verso i ragazzi, ma Kankuro evocò Sanshouo, la marionetta simile ad una lucertola e specializzata nella difesa, per bloccare il colpo. Shikamaru ne approfittò per usare la tecnica del controllo dell’ombra, ma fallì.
“Dovresti inventarti dei nuovi trucchi, questi già li conosco.” Urlò Hidan mentre scansava la falce, prima che Shikamaru potesse sopraffarlo attraverso l’ombra dell’arma. Il Nara non demorse e cominciò a studiare la situazione: erano protetti da attacchi frontali grazie alla Sanshouo, e Kankuro disponeva anche di Kuroari, marionetta umanoide specializzata nell’imprigionamento, e Karasu; Hidan era immortale e, a quanto pare, l’unica cosa rimasta da fare, era sigillarlo. Aveva un piano ma un solo problema: come fare? Hidan sembrava molto più attento a quello che gli succedeva intorno, quindi non poteva bloccarlo facilmente con la sua tecnica.
“Kankuro…” Richiamò l’attenzione del Sabaku, che gli rispose con un verso, senza distogliere lo sguardo dal nemico. “Evoca le altre marionette, mi serve il tuo aiuto.” Aggiunse.
“E va bene.” Gli rispose, per poi tirar fuori altri due rotoli, evocando le altre due marionette. “Dimmi che cosa devo fare, lo conosci meglio di me.”
“E’ molto semplice…” Gli rispose il Nara, per poi parlare con un tono di voce impercettibile alle orecchie del nemico, cosa che quest’ultimo non gradì affatto.
“Hey voi due! Si può sapere di che cosa state confabulando?” Gridò per poi ritornare all’attacco, tirando fuori anche uno dei suoi bastoni da rituale. Se lo conficcò dritto nel cuore, facendo uscire un enorme quantità di sangue, per poi disegnare il simbolo di Jashin. Non era un mistero che volesse il moro morto, lo avrebbe ucciso a qualsiasi costo, anche senza il rituale; certo, avrebbe chiesto umilmente perdono a Jashin per essersi comportato in maniera eretica, ma la sete di vendetta era troppo forte.
Tentò di avvicinarsi ai due ma si ritrovò circondato dalle due marionette, che gli girarono in torno, cominciando a colpirlo con una serie di kunai intrisi di veleno, provenienti dalle loro bocche, che però non avevano molto effetto su di lui, salvo un leggero intontimento del corpo.
“Ma dico! Ma sei impazzito? Questi cosi fanno veramente male!” Urlò al secondo dei Sabaku. “Ero qui per il tuo amico ma, ora che mi hai fatto questo, ti sei condannato anche tu!” Aggiunse mentre si toglieva i kunai da tutto il corpo, lasciandoli cadere per terra.
Shikamaru approfittò del momento per lanciargli delle carte bomba, creando una cortina di polvere intorno al nemico, mentre Kankuro staccò le braccia di Karasu. Non appena dalle braccia uscirono le lame, esse si fiondarono contro Hidan, che deviò e schivò attraverso la sua falce, accorgendosi che Kuroari gli si era pericolosamente avvicinata con la pancia aperta, pronta ad imprigionarlo. Fu un colpo di fortuna, per il nukenin, che la corda metallica si scontrò casualmente con la marionetta, dandogli con il rumore informazione necessaria per permettere a Hidan di schivare la marionetta. Uscii dalla cortina di fumo, scagliandosi contro i due avversari, ma venne di nuovo bloccato e trattenuto nel perimetro da Sanshouo. Decise di scansarsi verso destra, per poi lanciare di nuovo la falce, questa volta però per colpire i due ragazzi di lato.
In quell’esatto momento si sentii bloccato e si guardò ai piedi: vi era una ragnatela di ombre, che collegavano tutte le braccia di Karasu e i kunai conficcati nel terreno.
Quando Kankuro gli scagliò addosso tutto il suo arsenale, ogni suo attacco andato a vuoto non era stato casuale: alcune sue armi miravano al nukenin, ma altre servivano per sondare il terreno. Shikamaru aveva notato che Hidan era diventato molto più attento, quindi aveva provveduto a togliergli la vista in modo che non si accorgesse delle preparazioni del marionettista, per poi cercare di costringerlo a rimanere all’interno dell’area, in modo da essere bloccato dalla ragnatela-ombra. Tutti i fili di ragnatela si raggrupparono formando un solo collegamento ombra tra il Nara e il suo avversario, cercando di tenerlo fermo, mentre Kankuro gli avvicinò Kuroari per poterlo imprigionare al suo interno, e bloccarlo con le lame di Karasu. Lentamente, Hidan cominciò a fare dei passi all’indietro verso la marionetta, costretto da Shikamaru.
“Che tu… sia maledetto!” Disse a fatica, sprigionando tutto l’odio che aveva verso di lui. “Non importa quello che farai, sono sotto la protezione di Jashin e i miei confratelli mi troveranno sempre! Siamo solo agli inizi della nostra grande rivoluzione!”
Kankuro, nell’udire quelle parole, gli venne una sorta di dejavù, ricordandosi che aveva sentito o visto spesso quelle parole negli ultimi tempi. “Capisco, quindi ci sei anche tu, oltre ai tuoi confratelli, dietro gli omicidi seriali nelle Terre del Nord.” Commentò con un’espressione impassibile, tradito però dal trucco che gli dava un’espressione rabbiosa. “E’ dalla fine della guerra che vi diamo la caccia.”
Shikamaru capì di che cosa stesse parlando Kankuro: a nord del Paese del Vento iniziarono delle rivolte, accusando Suna di incapacità di difendere i propri territori, a causa di una serie di omicidi. Nei luoghi di delitto vennero ritrovati i simboli di Jashin, quindi si era cominciato a presupporre che fossero loro i responsabili. Col tempo le piccole sommosse si erano aggravate, obbligando il Kazekage a indagare a fondo negli incidenti e di sopprimere le sommosse rivoluzionarie, nate dai nuovi credenti nel Dio maligno, ordinando le armi necessarie per fare rifornimento; ma fu proprio in quell’occasione che si scoprì dello sterminio avvenuto all’interno del Villaggio degli Artigiani. Era quasi incredibile come gli eventi siano tutti concatenati tra di loro.
“Un motivo in più per catturarlo vivo…” Aggiunse il Nara. Hidan era almeno coinvolto negli attacchi, se non membro, degli Tsukiyo, di conseguenza cominciò a sospettare che probabilmente erano responsabili di altre sommosse all’interno degli altri paesi.
“Tecnica del richiamo!” Urlò all’improvviso una voce roca e sibilante. Davanti ai ragazzi apparirono degli insetti, che subito andarono di loro e verso i ragazzi. Sia Shikamaru che Kankuro furono costretti a spostarsi e a rinunciare a rinchiudere il loro avversario, in modo da poter schivare l’attacco.
“Ti devo un favore, Kitanai.” Commentò il platinato stirando i muscoli, voltandosi al suo fianco dove i parassiti cominciarono a raggrupparsi tra di loro, creando una figura incappucciata, grottesca, orripilante e viscida. Subito Shikamaru notò che il nuovo arrivato era ferito gravemente, data la macchia di sangue che aveva verso il basso ventre.
“Oh per Sommo Jashin! Ma che cosa ti è successo?” Esclamò il suo compagno, non appena se ne accorse anche lui. “Certo che devi proprio essertela vista brutta…”
“Vedi di tacere Hidan.” Ringhiò la figura incappucciata. “Di chi pensi che sia la colpa? Gli ordini erano chiari, è così che ripaghi un confratello che ti ha salvato?”
Hidan valutò se tacere o giustificarsi ma, visto la rabbia del suo compagno, scelse la prima opzione. L’aveva combinata grossa, ma il suo desiderio di vendetta era quasi diventata più grande della fede per il suo Dio.
“Andiamocene.” Sibillo Kitanai. “Qui abbiamo finito.”
“Un altro buco nell’acqua?” Chiese il platinato.
“Al contrario, solo che c’è stato un impedimento, come puoi vedere…” Gli ringhiò ancora, indicandogli la ferita profonda. Era ovvio che stesse incolpando Hidan per il suo fallimento, se fosse stato anche lui presente, come da programma, le cose sarebbero andate diversamente. Aveva fallito per la prima volta un rituale ed era stato ferito gravemente, non c’era niente di più umiliante per lui. I due se ne andarono, teletrasportandosi, lasciando i due ninja senza parole: in quei pochi minuti erano successe molte cose ed entrambi avevano bisogno di tempo. Kankuro, mentre ritirava le sue marionette, aspettava gli ordini da parte di Shikamaru, che era immerso nei suoi pensieri.
Con calma i due ritornarono alla loro base. Quel Kitanai era un compagno di Hidan, e sembrava che utilizzasse delle arti magiche simile a quelle del Clan Aburame… Il giovane Nara decise che, non appena sarebbe ritornato a Konoha, avrebbe chiesto delle informazioni a Shino e le sue tecniche, per avere le idee più chiare su chi aveva appena avuto davanti.
Una cosa però gli era chiara: le scocciature non sembravano aver fine… anzi il contrario.
Non appena ritornarono al campo, scorsero il rosso dei capelli di Gaara, che spinsero Kankuro ad affrettare il passo, mentre Shikamaru rimase con lo sguardo puntato su Ino e Choiji, che stavano aiutando qualcuno; era la ragazza che avevano incontrato prima: aveva una ferita sulla spalla, non grave, ma sembrava che dovesse svenire da un momento all’altro, vista la pelle pallidissima, i capelli castani bagnati e l’eccessivo sudore.
Guardò Gaara, circondato dai entrambi i fratelli, che lo fissava senza proferir parola, intuendo al volo quello che stava pensando: dovevano subito ritornare a Suna, altrimenti avrebbero rischiato di perdere la loro unica possibilità per ottenere gli indizi sui Tsukiyo e Hidan.
Appunto. Cominciò a pensare Shikamaru. L’avevo detto che alle seccature non c’era mai fine…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Angolo dell'Autrice:


Buonsalve a tutti!
Eccomi qui con il nuovo capitolo! Scusatemi se ci ho impiegato tanto ma i fatti da narrare erano veramente tanti, quindi ho finito per dividere il capitolo originale (questa è la prima parte).
Non dovrebbero esserci errori, ho controllato come un'ossessionata, ma mi è rimasta la sensazione che qualche errore mi sia sfuggito... spero di sbagliarmi.
Detto questo... devo purtroppo darvi una notizia poco piacevole: dal prossimo capitolo, le date di pubblicazione saranno ritardate.
Mi spiego meglio: mi è stato offerto un lavoro che mi porterà via tutto il mio tempo libero estivo, di conseguenza non riuscirò a scrivere con la stessa frequenza di prima, cercherò durante l'estate di fare una pubblicazione ogni due/tre settimane, ma non so esattamente quanto questo lavoro mi possa occupare mentalmente parlando, quindi i tempi potrebbero prolungarsi. Ci tengo a scrivere capitoli come si deve, e questo mi porta via molto tempo tra rivalutazioni, riscritture e correzioni...
Resta il fatto che non abbandono la Fan Fiction e questa situazione durerà fino a settembre, dopo di chè si ritornerà alla vecchia frequenza di pubblicazione. Si tratta solo di aver un po' più di attesa per i prossimi capitoli. Vi chiedo scusa per il possibile disagio, ma è crisi economica anche a casa mia... Si stava meglio prima...

Fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo, se vi è piaciuto o no, e se vi aspettavate questi sviluppi.
Baci da Alexia!
  
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