Hallooooo! Ringrazio innanzitutto tutti coloro
che leggono ed, in particolare, coloro che recensiscono! Viel
Dank! Quest’oggi posso
affermare di aver lavorato sodo, perché il mio Stef
era in vena^^! (Oddio…Un vampiro in vena! Ahahaha! Si,si, l’autrice è scema e se la ride da sola!) Comunque, sono
a buon punto! Aggiornerò ancora presto e conto di finire anche presto! Grazie a
tutti!!!!
Per Sakuruccia: Hallo!!! Innanzitutto, piacere^^!!! Sono tanto contenta che ti
piaccia la storia di questa mente malata, che sarei sempre io^^! Danke! Per le tue domande sulla vampirizzazione…ehm,
non rispondo per non rovinare il cappi^^! Comunque mi
spiegherò meglio più avanti! Spero che anche questo ti piaccia
e scusa le risposte evasive, ma l’autrice cerca di essere una tomba! Ahahah! Oddio…Stare con un vampiro fa male…. Bacio^^!
Per Shari: Hallo, liebe!!!! ^^!!!
Alles gut??? ^^! Si, sono
scema, non più del solito, però^^! Ma passiamo alla
recensione! Innanzitutto, stamattina, Stef, mi
aspettava di fianco al letto. Bill, quando l’hai
visto, mi ha dato una gomitata e allora mi sono svegliata. Il vampiro mi ha
fatto un mega sorriso, e poi mi ha sommerso di idee, urlando che, rischiavamo di perderle, se non mi spiacciavo a scrivere, perciò eccomi qui! Spero siano di
tuo gradimento^^! Per il fatto che è geniale…Si, lo
ammetto! Ma solo perché ora è a caccia e non mi può
sentire^^! Per il resto, grazie ancora per i tuoi complimenti ma, come sai
anche tu, il merito è solo di Stef^^! Chissà che cosa mi aspetta adesso…mah!
Paura!!! Un bacio e a presto!
Capitolo Quarto
Distrazione
Il collo che pulsava, una strana sensazione di intorpidimento per tutto il corpo, aprii gli occhi
lentamente.
Un secondo.
Fissando il soffitto di fronte a me, non riconoscendo
il posto, sgranai gli occhi di colpo, prima di tirarmi
su a sedere.
La stanza nella quale mi trovavo
aveva le pareti ricoperti di pittura scrostata e, dal candelabro, pendevano
numerose ragnatele. Sembrava proprio una casa disabitata.
Iniziando a domandarmi cosa fosse
successo e perché mi trovassi in quel luogo, all’improvviso, una fitta
di dolore al collo, mi schiarì la mente.
Ricordai la mia fuga disperata da Stefan
e poi la sua aggressione. Ancora esterrefatta dall’idea che lui fosse un
vampiro e che mi avesse morso il collo per bere il mio sangue, lasciai scorrere
la mano sulla mia pelle, per verificare se ciò che ricordavo fosse vero o solo
uno strano sogno. Quando i miei polpastrelli ebbero
individuato due piccoli fori, il terrore si rimpossessò di me.
Tornai a guardarmi intorno poi mi avvicinai alla fine
del divano su cui mi ero risvegliata, tentando di alzarmi. Appoggiai i piedi a
terra, compiendo un paio di passi, prima di crollare al suolo senza forze,
ancora troppo debole per via di tutto il sangue che lui mi aveva sottratto.
Il collo ricominciò a pulsare ed io riportai
nuovamente la mano sinistra sul punto dove si trovavano i piccoli segni, poi
espirai cercando di calmarmi, mentre la mia mente veniva
invasa da mille pensieri.
Stefan aveva bevuto il mio sangue, ma non mi aveva ucciso.
Un brivido mi attraversò la colonna vertebrale, ben conscia che in tutti i film
horror, quando una vittima si risveglia dopo il primo attacco dell’assassino, al secondo, immancabilmente desidera di essere morta al
primo. Espirai.
Screeeeck.
La porta di legno della stanza cigolò, aprendosi
lentamente e nel vano apparve subito lui. Stefan.
A terra, lo fissai, gli occhi
sgranati, piena di terrore mentre, inconsciamente, con le mani tentavo
di celargli la pelle del mio collo.
Il ragazzo mi fissò un paio di
secondi, poi sogghignò. Due passi e fu sopra di me.
Incapace di spostare gli occhi, grandi per il terrore,
da lui, lo vidi inginocchiarsi di fronte a me ed allungare le braccia. “Non
avresti dovuto muoverti, Rory” iniziò, la voce dolce
“Hai perso molto sangue…”
Inconsciamente iniziai a ridere, sarcastica, cercando
di tirarmi indietro “L’espressione che dovresti usare è
‘Ti ho sottratto molto sangue!’. Quella che hai usato fa
sembrare inesistente la tua colpa alla mia debolezza…”
Il vampiro mi fissò un secondo, poi
sogghignò ancora. “Non finirai mai di stupirmi, vero, Rory?!”
“Se è per questo, nemmeno tu…” conclusi
io, acida, guardandolo male.
Stefan il sorriso accattivante ancora sulle labbra scattò
all’improvviso, afferrandomi saldamente e sollevandomi in aria. Lo fissai
sbigottita un paio di secondi, domandandomi cosa avesse
intenzione di farmi ancora finché, un secondo dopo, lui non mi ebbe riportato
al divano. “Riposati ancora un po’…” ricominciò, dopo avermi sdraiato di nuovo,
il viso all’altezza del mio “Dopo, io e te, dovremo
parlare…”
“Della mia morte?!” domandai subito, sarcastica,
affrontando la faccenda di petto per non fargli capire che ero terrorizzata a
morte.
Stefan sorrise. Allungando una mano, mi scostò una ciocca di
capelli da collo, poi osservò attentamente il segno dei suoi denti. “Non è
molto profondo…non penso ci vorrà molto perché sparisca…” interloquì, come se
stesse scegliendo le nuove tende per la sua cucina.
“Ah, grazie per l’ottimo lavoro, allora!” lo ribeccai
di nuovo, sperando che si allontanasse da me e che sparisse per sempre dalla
mia vita.
Il vampiro mi sorrise ancora, dolcemente, con fare
comprensivo “Insultami quanto vuoi, Rory…” iniziò.
“…tanto le mie parole non ti toccano, vero?!” conclusi io, una gran voglia di tirargli un pugno in pieno
viso per fargli sparire finalmente quell’espressione
irritante.
Stefan mi fissò un paio di secondi, in
silenzio “…so di meritarlo…” esclamò poi.
Sdraiata contro il divano, il suo viso a pochi
centimetri dal mio sbuffai, irritata dal quella sua
esclamazione che sapeva tanto di piagnisteo. Sbuffai ancora, poi aggrottai le
sopracciglia “Piantala con questo atteggiamento da
vittima, capito?!” lo ammonii subito “Con me non attacca!”
Un secondo, poi Stefan ricominciò a sogghignare “Non era un atteggiamento da vittima, Rory, ma solo una riflessione realista…” disse,
rimettendosi eretto e allontanandosi un poco da me, sedendosi su una sedia.
“Sono anni oramai che mi merito gli insulti delle persone…”
“Quindi, la cosa non dovrebbe
più toccarti, giusto, Stef?” lo incalzai io,
continuando a guardarlo male.
“Infatti, è così…” terminò,
spostando un secondo lo sguardo verso la finestra.
“Perché non mi hai ucciso?”
domandai poi io all’improvviso, cercando una risposta alle mille domande che mi
ronzavano in testa.
Stefan riportò il suo sguardo su di me, mostrandomi il
solito ghigno “Cosa ti fa pensare che non lo farò
ora…? Interloquì lui.
Alzai un sopracciglio “La tua
loquacità, direi…”
Un secondo, poi il vampiro rise ancora, allegramente.
“Bingo!” esclamò.
“E poi, prima hai detto che
dobbiamo parlare…quindi, finché parli…” continuai io.
Lui si appoggiò le mani sulle ginocchia, levandosi in
piedi. Un paio di passi e fu di nuovo sopra di me. Mi sorrise “Sono un vampiro,
Rory…” iniziò, la voce carezzevole “…Sarei perfettamente in grado di farti a pezzi anche mentre
parliamo…”
Gli occhi puntati nell’abisso oscuro dei suoi,
deglutii.
La stanza, immediatamente, fu invasa da uno strano
silenzio.
Il vampiro, inginocchiato davanti a me, intanto,
continuava a sorridermi. Io, infine, feci quello che mai una persona sana di
mente avrebbe fatto in una situazione del genere. Chiusi gli occhi, sperando
invano che lui sparisse.
Un secondo, poi la sua mano si appoggiò sul mio collo.
Sentii i muscoli irrigidirsi ma rimasi immobile.
“Provi la tattica di fingerti morta?!” domandò un
secondo dopo lui, la voce allegra avvicinandosi ancora
di più. “Guarda che, con me, non funziona…Sono nato per uccidere…”
Gli occhi ancora chiusi, sospirai “E immagino che ora
mi dirai che la cosa ti riesce anche bene, vero?” lo canzonai.
Stefan rise “Effettivamente…nessuna persona è mai
sopravvissuta, dopo che io avevo deciso di ucciderla…” concluse lui.
“Nessuna tranne me…” gli feci coerentemente notare io,
sentendomi stranamente spavalda e a mio agio.
Lo Stefan che mi stava
vicino infatti, non sembrava più lo spietato vampiro
che mi aveva aggredita, ma solo il mio nuovo ed irritante compagno di scuola
che trovava divertente il fatto di non piacermi.
Un secondo. Strinsi gli occhi, il panico che si impossessava di me. Deglutii, all’improvviso conscia che
forse non era più vero quello che gli avevo detto. Dandomi della stupida per
aver solo pensato di poter trovare piacevole una persona come lui, quando Stefan parlò, ringraziai il cielo,
perché così mi distraeva da quei pensieri.
“Prova a chiederti perché non sei morta…” interloquì
lui, la voce dolce, una mano che ricalcava i piccoli segni che mi aveva
lasciato sulla pelle.
La stanza ricadde nel silenzio, mentre io riflettevo,
senza però arrivare a nessuna conclusione. Non avevo nessuna idea
del perché lui non l’avesse fatto. Vedendo che, dopo dieci minuti, ancora non
avevo risposto, lui esclamò “Nessuna idea…?” ed io,
prontamente, annuii.
“Guardami, Rory…” esclamò
lui, un secondo dopo.
Ubbidiente, aprii gli occhi, specchiandomi in quelli
profondi di lui. Stefan sorrise, dolcemente poi, il
suo viso si irrigidì, di colpo. Si voltò di scatto,
verso la porta e, con voce imperiosa, ordinò “Resta qui…Torno subito…” e,
silenziosamente, si allontanò.
Nonostante il suo ordine, essendo curiosa per natura,
mi alzai, a fatica e mi trascinai sino alla porta. Da
dietro il legno, sentii il suono attutito della sua voce, poi un rumore
improvviso. Spaventata, spalancai la porta.
Stefan se ne stava con le ginocchia piegate sul petto di un
ragazzo che non avevo mai visto precedente, bloccandolo al suolo.
Un secondo dopo, entrambi si voltarono
verso di me.
“Sbaglio o ti avevo detto di non muoverti, Rory?!” abbaiò Stefan,
minaccioso.
Io, ferma nel vano della porta, deglutii mentre lo
sconosciuto, continuava a fissarmi, gli occhi sgranati “Ma allora… Non l’hai
uccisa, Toi?” domandò, la voce sconvolta.
Stefan tornò a concentrarsi su di lui. Lo scrutò
un secondo, poi sollevo il sopracciglio destro, sogghignando. “Perché avrei dovuto, Markus? Era
sufficiente che tu, credendolo, lo riferissi a Sturm,
per ottenere il mio scopo…”
Lo sconosciuto lo fissò, ancora più
sconvolto, per un paio di secondi, poi corrugò le sopracciglia
“Bastardo! Vedrai come te la farà pagare Sturm, quando lo saprà!”
Stefan, bloccandolo ancora a terra, sogghignò “Pensi davvero
che vivrai abbastanza per raccontarlo, Markus?” lo sfotté la voce suadente.
Lo sconosciuto sbatté un paio di volte le palpebre,
poi cercò di scaraventare via Stefan
che, a sua volta, aumentò la pressione, schiacciandolo maggiormente al suolo
“Sono io, il più forte, Markus…Non avresti dovuto
metterti contro di me…”
“Io sto solo eseguendo gli ordini di Sturm, proprio come te…Niente di più…” mormorò
l’altro, in un sussurro “Facciamo parte della stessa squadra, Toi…”
Stefan rise ancora prima di piegarsi sopra
di lui “Ti sbagli, Markus. Io, sono la squadra…” esclamò la voce divertita, dopodiché, si voltò
ancora verso di me “Vattene, Rory! Non
obbligarmi a farlo davanti a te…”
Io ricambiai il suo sguardo, deglutii, poi annuii ma
le mie gambe si rivelarono all’improvviso troppo deboli
ed un secondo dopo, mi ritrovai accasciata al suolo, come un sacco vuoto mentre
lo sconosciuto, cercando di mostrarsi sicuro di sé, esclamava “Non oserai, Toi! Sturm te la farà pagare se…”
Stefan si voltò di colpo, sorrise maligno “Niente di
personale, Markus… Nella prossima ‘non vita’ cerca di capire prima a chi puoi
pestare i piedi e a chi no…”
Un secondo dopo, scattò, afferrandogli il capo
saldamente.
“No! Toi! No, ti prego…!”
Stefan gli sogghignò ancora in faccia, poi urlò “Chiudi gli
occhi, Rory!” ed io, ben consapevole di quello che
sarebbe successo a breve, questa volta pensai fosse meglio obbedire.
Crack. Tump.
Un secondo dopo, quando sentii un paio di mani sul
volto, sobbalzai, sgranando gli occhi.
Stefan, inginocchiato davanti a me, mi impediva
la visione dello sconosciuto.
“L’hai ucciso?” domandai, la voce tremante.
Al contrario di quello che mi
aspettavo, questa volta, Stefan non sorrise mentre
annuiva. Rimase un paio di secondi
di fronte a me, scrutandomi negli occhi. “Stai tremando…” esclamò poi, le sue
mani che accarezzavano febbrilmente i miei capelli.
Un altro brivido mi attraversò ed io deglutii,
ricominciando “Hai ucciso un uomo…”
“Tecnicamente, non era più un uomo, ma comunque sì” rispose, spostando le mani sulla mia vita, per
sollevarmi. Immediatamente osservai le sue mani. Quelle
stesse mani, un attimo prima, avevano spezzato una vita. Deglutii
ancora. Stefan seguì la direzione del mio sguardo e,
dopo un secondo, si ritrasse.
“Ti consiglio di chiudere gli occhi, se non vuoi
vederlo mentre lo porto via…” mormorò poi, la voce dura. Dandomi le spalle,
iniziò ad allontanarsi. Lo fissai, camminare tranquillo, piegarsi sul cadavere,
afferrandolo come un pacco, per gettarlo chissà dove.
“Cosa ne farai?” domandai,
incapace di levargli gli occhi di dosso.
Stefan, il corpo di Markus che
ciondolava da una spalla, si voltò verso di me, il volto fermo. “Lo faccio
sparire. Sturm deve pensare che se la sia data a
gambe con la ricompensa dopo aver portato a termine il lavoro…”
Senza sapere chi fosse Sturm, esclamai ancora “E se non dovesse crederci?”
Stefan tornò a fissarmi, il volto fermo,
poi espirò. Diede un’occhiata veloce al
cadavere, poi lo gettò al suolo con un altro tonfo. A passi lenti, si avvicinò
di nuovo a me, i suoi occhi scuri nei miei. Allungò la mano
destra poi la fermò a mezz’aria, facendola cadere. “Ci crederà, Rory…” iniziò, la voce gentile “Sono
bravo in queste cose…”
Io, inconsciamente, tornai a fissare il corpo “Sei
bravo a far sparire i cadaveri?” domandai, mentre nella mia mente iniziavo a
chiedermi quanti cadaveri avesse fatto sparire, per raggiungere la bravura di
cui si stava vantando.
Stefan, di fronte a me, espirò, poi abbozzò un mezzo sorriso
“Anche se immagino lo troverai disgustoso, è una cosa
che devi imparare, quando sei un vampiro…”
Abbassai il capo, riconoscendo che aveva ragione. Lo
trovavo davvero disgustoso.
Restammo alcuni secondi immobili, in
un perfetto silenzio, poi lui si rialzò. “Vado e torno. Non ci metterò molto…”
Alzando di nuovo la testa, deglutii, poi annuii. Stefan, intanto, si era avvicinato nuovamente al corpo
senza vita. Senza più degnarmi di uno sguardo, lo sollevò, e,
in un secondo, sparì dalla mia vista. Fissai la porta da cui doveva
essere uscito, per un paio di minuti, troppo sconvolta per riuscire a pensare.
Infine, dopo un lasso di tempo che a me parve
infinito, Stefan, all’improvviso, riapparve.
Vedendolo, un brivido mi attraversò
la schiena, mentre una strana sensazione di sollievo iniziava a farsi strada in
me.
Il vampiro, lentamente, mi si fece di nuovo vicino.
Fermatosi di fronte a me, si inginocchiò. “Stai
meglio?” domandò, un sorriso abbozzato sulle labbra. Io, mentendo, annuii,
mentre lui continuava a fissarmi, poco convinto dalla mia risposta. Espirò, poi
parlò ancora “Avresti dovuto restare nell’altra
stanza…”
Abbassai il capo, fissandomi le mani “Sapevi che
sarebbe venuto?” domandai.
“Si…” rispose lui, la voce neutra.
“Avevi già programmato di ucciderlo?” chiesi ancora.
“Si…” rispose di nuovo lui.
Presi un bel respiro, poi espirai e levai il capo.
Incontrai subito i profondi occhi scuri di lui “Ma perché è
venuto qui?”
“Seguiva me…”
“Ma se seguiva te…”
ricominciai, poco convinta “…perché sembrava quasi dispiaciuto del fatto che io
non fossi morta?”
Questa volta Stefan tacque a lungo, prima di rispondere “Aveva l’ordine di
eliminare le distrazioni…”
“Eliminare le distrazioni?!” ripetei, sconvolta, non
riuscendo a comprendere a cosa si stesse riferendo e
da cosa dovesse smettere di distrarsi. Lo fissai per un po’, con aria
interrogativa, prima di ricevere un’illuminazione divina ed esclamare, irritata
“Dimmi che non sono io la distrazione…”
Il vampiro sogghignò, evitando di rispondere. Tacque,
per un po’, poi allungò di nuovo una mano nella mia direzione, molto
lentamente, di modo da darmi il tempo di fermarlo, se lo avessi
voluto.
Osservai la sua mano, poi lo scrutai negli occhi. Sospirai. “Prima hai detto che dovevamo
parlare…” iniziai sperando che, cambiando momentaneamente argomento, lui, a
poco a poco, mi svelasse tutto.
Il vampiro sorrise “Prima ti riporto di là…Posso?”
Fissai ancora un po’ la sua mano, poi annui. Un attimo
dopo, Stefan mi aveva già sollevato tra le braccia,
senza sforzo, per riportarmi nella camera adiacente.
I nostri sguardi, incapaci di spostarsi.
Stefan…Perché non mi hai ucciso?!