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Autore: Tessie_chan    16/05/2016    1 recensioni
Mi chiamo Aithusa Duchannes Kuruta, e non sono una ragazza come le altre. Sono una Maga, una Guardiana, e il mio unico scopo è proteggere gli umani,o come li chiamamo noi, i Mortali, dai demoni, dai Rinnegati e da tutto ciò che di oscuro e malvagio ci sia a questo mondo. Oggi ormai ho quasi vent'anni, sono trascorsi dieci anni dal giorno in cui ho perso quasi tutta la mia famiglia nell'attacco al popolo dei Kuruta, e sono sul punto di realizzare il mio destino: affrontare la Brigata dell'Illusione, e fare finalmente giustizia.
E' quasi come una roulette russa. Sto per giocarmi il tutto per tutto, potrei vincere e essere finalmente una donna libera, oppure potrei perdere e morire, abbandonando così tutte le persone che amo al loro destino.
La mia storia comincia cinque anni fa, dal mio esame per diventare Hunter. Perchè è in quell'occasione che ho incontrato le persone che hanno stravolto la mia vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Killua Zaoldyeck, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Killua chiusa la telefonata, rassegnato. Come al solito, le parole della voce registrata erano sempre le stesse << Gentile cliente, il numero da lei chiamato non è più esistente. La preghiamo di ricontrollare... >>.
Era da anni che quella scena si verificava ogni notte: Killua era perfettamente consapevole che Aithusa aveva cambiato numero di telefono da cinque anni, e che continuare a chiamare quello vecchio era perfettamente inutile, ma non riusciva a farne a meno. 
Gli mancava in maniera straziante. Non era trascorso istante da quando si erano separati senza che i suoi pensieri fossero rivolti a lei, non era trascorsa una sola notte senza che lui si fosse affacciato alla finestra per guardare il cielo, nella folle speranza di vederla volare verso di lui.
I primi due anni erano stati i peggiori: l'ultima volta che l'aveva vista era faccia a faccia con la Brigata, e non aveva più avuto nessuna notizia di lei. L'aveva cercata ovunque nella città per più di un mese senza trovarla, e alla fine si arreso: Aithusa se n'era andata senza dire una parola.
Però il terrore che potesse essere morta non lo aveva lasciato, e aveva tormentato Kurapika per giorni, nella speranza di avere qualche novità da lui, fino a quando il Kuruta non lo aveva chiamato: Kurapika era infatti riuscito a parlare con Nex, che gli aveva detto che Aithusa era tornata ad Avalon il giorno prima, sana e salva.
Killua nel sentire quelle parole era stato invaso dal sollievo, che però presto si era trasformato in dolore: perchè Aithusa non era tornata da lui? Perchè lo aveva lasciato in quel modo?
La risposta era la stessa che si era dato quando aveva trovato il biglietto: lui non era all'altezza della situazione, e non lo sarebbe mai stato.
Così aveva cercato di distrarsi in tutti i modi, nel tentativo di non pensare: aveva seguito Gon a Greed Island, poi si era buttato a capofitto nella battaglia contro le Formichiere, combattendo in maniera estremamente imprudente, senza il minimo riguardo per la propria vita, quasi cercando la morte.
Però il destino non lo aveva favorito, e mentre lui era rimasto completamente illeso, Gon era finito in punto di morte.
Killua allora aveva giurato a sè stesso che non avrebbe permesso all'amico di morire: non sarebbe mai stato in grado di proteggere la ragazza che amava, ma poteva proteggere il suo migliore amico.
Così era tornato a casa Zaoldyeck, per chiedere l'aiuto di Alluka. Ma, a quanto pareva, Gon non era l'unico ad aver bisogno del suo aiuto. 
Aveva dimenticato in quali condizioni vivesse la sorellina. Colpa dello spillo di Illumi, certo, ma anche colpa sua: era stato talmente assorbito dal proprio dolore e dai propri problemi che aveva finito per abbandonare Alluka al suo destino. Ma avrebbe rimediato, a qualunque costo.
Così era riuscito a portare via la sorellina dalla casa, e, dopo tante peripezie, era riuscito a salvare Gon, e aveva ottenuto di poter tenere Alluka con sè, mentre Gon si allontanava per la sua strada, per continuare a cercare suo padre.
Tuttavia Killua non si sentiva ancora soddisfatto: era come se non stesse facendo abbastanza per riscattarsi dalla condizione di inutilità in cui sentiva di trovarsi. 
E così aveva preso la decisione di cominciare a lavorare come Blacklist Hunter, per poter catturare i criminali. Che contraddizione: proprio lui, ex mercenario, ora aveva cominciato a dare la caccia agli assassini e ai delinquenti!
Passò un anno, e Killua ormai era ben inserito nella comunità dei Blacklist; tuttavia le cose non andavano così bene come poteva sembrare. 
Killua era infatti costantemente preoccupato per Alluka: temeva che qualcuno cercasse di vendicarsi di lui colpendo lei. 
Così era stato costretto a prendere la più terribile decisione della sua vita: aveva incoraggiato la sorellina a mettersi in viaggio da sola, affinchè si allontanasse da lui. Non sarebbe stata al sicuro da sola, ma almeno non avrebbe subito le ritorsioni di nessuno.
Da allora era rimasto completamente solo: qualche volta andava a trovare Leorio, ma era tutto lì. Non aveva più avuto notizie di Gon, e di Alluka ormai sapeva solo che viveva stabilmente e in pace da qualche parte, chissà dove; non era più tornato a cercarla, per non turbare la pace che la sorellina sembrava aver trovato. Di Aithusa, più nulla.
Ormai Killua aveva quasi vent'anni, ma non era felice. E non lo sarebbe mai stato, finchè la donna che amava avesse vissuto lontano da lui.
Chissà dov'era... probabilmente ad Avalon. Chissà se stava bene, se era felice senza di lui.. 
Il telefono squillò e Killua rispose << Pronto? >>
<< Killua. >> disse una voce dall'altro capo del telefono, una voce che il ragazzo conosceva bene.
<< Gon? Sei tu? >>
<< Sì, sono io. >>
<< Ma si può sapere che fine avevi fatto?! Ti avrò chiamato un sacco di volte! >>
<< Lo so. Scusa, ma non posso spiegarti per telefono. Devi raggiungermi subito. >>
<< Perchè? E' successo qualcosa? Dove sei? >>
<< A Rusko, il regno dei Kuruta. Ti spiegherò tutto quando sarai qui, ma devi sbrigarti, è importante. >>
<< A Rusko? Cosa ci fai lì? >> Killua si interruppe << Non sarà successo qualcosa a Kurapika? >>
<< No, non a lui. In effetti Masahiro lo ha appena chiamato, lui e Leorio stanno già venendo qui. >>
<< Allora chi, Gon? >>
Dall'altro capo del telefono cadde un silenzio tombale, e Killua fu assalito da un terribile presentimento.
<< Gon. Non dirmi che..? >>
<< E' Aithusa. E' scappata di casa due giorni fa, e non riusciamo a trovarla. Temiamo che sia in pericolo, per colpa della Brigata. >>

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***
Kurapika stava disteso sul letto, profondamente turbato.
Leorio era venuto a trovarlo qualche giorno prima su richiesta di Senritsu, che era preoccupata per lui: infatti erano ormai mesi che l'uomo era sempre più depresso, sempre più triste. Ma nemmeno il suo più vecchio amico era riuscito a farlo stare meglio.
Il motivo era semplice: Kurapika pensava alla sua sorellina, la sua dolce Tess.
La ragazza aveva avuto ragione su tutto: non solo la vendetta non gli aveva dato la felicità, ma lo aveva roso dentro, e lo aveva trasformato in un uomo insensibile e crudele, capace di azioni terribili.
Dopo gli avvenimenti di York Shin City, era rimasto con la mafia per altri quattro anni: anni di dolore, e di profonda vergogna.
Quando aveva saputo che Aithusa aveva ucciso tre membri della Brigata per salvare lui e gli altri, il senso di colpa aveva cominciato a torturarlo, e per un momento era stato tentato di chiedere perdono alla sorella per come si era comportato. Ma l'orgoglio e il desiderio ancora insoddisfatto di vendetta avevano vinto su l'affetto, e Kurapika aveva fatto finta di nulla, aveva ignorato quel poco di buono che era rimasto in lui, e aveva continuato a cercare il Ragno, e a lavorare per la mafia.
Gli anni erano passati, e il senso di colpa per aver stroncato la vita di un uomo che era sì colpevole, ma incapace di difendersi, e solo per un desiderio personale di gloria e vendetta, lo tormentava ogni giorno di più. Ma non era niente in confronto alla vergogna che provava per aver deluso Aithusa.
Continuava a rivedere la sorella che piangeva, ferita dalle sue terribili parole, che gli diceva di andarsene e di non farsi vedere mai più, e di fare conto che fosse morta. 
Aithusa era una ragazza gentile, capace di ascoltare e perdonare: se era arrivata a dirgli quelle cose, probabilmente ora lo odiava con tutta sè stessa.
Il dolore per aver perso l'affetto della sorellina lo tormentava, e con il tempo perfino la vendetta aveva smesso di significare qualcosa per lui: a che serviva, senza l'affetto dei propri cari? Non l'avrebbe reso felice, figuriamoci se gli avrebbe dato pace.
Per questo l'anno prima Kurapika aveva lasciato il suo lavoro alla mafia, ormai incapace di reggere la vergogna per le azioni commesse, e viveva completamente da solo. Ogni tanto Senritsu lo chiamava, ma niente di più.
Non aveva più avuto notizia della sorella: chissà dov'era, se almeno lei era felice. L'unica cosa di cui Kurapika era sicuro era che sua sorella doveva essere diventata una donna bellissima.
Il telefono squillò, e Kurapika lo afferrò perplesso: chi poteva essere?
<< Pronto? >>
<< Otouto. >>
<< Masahiro?! >>
<< Sì. >>
<< Nii-sama, sono così felice di sentirti! Se sapessi quante volte ho provato a chiamarti... >>
<< Lo so. Non è il momento di parlarne adesso. Devi venire a casa, subito. >>
<< Casa? Quale casa? >>
<< La nostra casa. A Rusko. >>
Kurapika sussultò. Erano anni che non sentiva nominare il suo regno.
<< Ma che ci fai lì, nii-sama?! E poi, mi dici che sta succedendo? >>
<< Aithusa è scomparsa. Non la troviamo da nessuna parte, e temiamo sia in pericolo. Zia Selina ha già chiamato gli Zaoldyeck in aiuto, saranno qui presto.>> rispose Masahiro << Allora, vuoi venire a darci una mano, oppure non ti importa di che fine abbia fatto la nostra sorellina?! >>
Kurapika tremava, in un misto di preoccupazione e dolore << Sono con Leorio. Arriveremo lì tra un paio di giorni. >> disse, e riagganciò.
Aithusa, sorellina mia. Dove sei?

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***
Due giorni prima....
Dovevano essere circa le tre del mattino. Aithusa era nel suo laboratorio/studio/biblioteca, con accesa solo una candela, e preparava la propria borsa, cercando di fare meno rumore possibile.
All'inizio aveva pensato di radunare tutti e fare con loro una bella chiacchierata, spiegando perchè aveva mentito per tutti quegli anni, perchè doveva andare a cercare la Brigata, e perchè doveva farlo da sola. Ma, prima di avere il tempo di prepararsi un discorso, un dolore atroce l'aveva improvvisamente colpita dietro la nuca, facendola crollare a terra: l'incantesimo di Protezione si era spezzato, e lei non era più al sicuro.
Non aveva il tempo di spiegare agli altri che stava succedendo, pensava la ragazza riempiendo febbrilmente la borsa con tutto ciò che trovava sotto mano: lo avrebbe fatto Masahiro al suo posto, ora l'unica cosa che lei doveva fare era allontanarsi il prima possibile, prima che la Brigata venisse a cercarla a Rusko.
Un paio di braccia forti e delicate la afferrarono, abbracciandola da dietro, e Aithusa gridò per lo spavento << Ma che diavolo..? >>
<< Cosa stai combinando, Tess? >> le mormorò all'orecchio Lysandro << Se gridi di nuovo così forte ti farai scoprire! >>
<< Lys!? Cosa ci fai qui a quest'ora? >>
<< Sono giorni che ti tengo d'occhio, aspettando questo momento. Credevi davvero di potertela filare così facilmente, e andare ad affrontare la Brigata dell'Illusione senza nessuno che ti coprisse le spalle? >>
Aithusa rimase a bocca aperta. Ma come faceva a saperlo??!
<< Non so di cosa tu stia parlando! >>
<< Davvero? E questo foglio lo riconosci? >> disse Lysandro, mettendole davanti il foglio che la ragazza aveva raccolto dal cadavere di Franklin cinque anni prima, quello dove era scritta la profezia che la riguardava.
Aithusa glielo strappò dalle mani, e si voltò furente, ancora stretta nell'abbraccio del ragazzo << Dove lo hai preso? >>
<< Dalla tua scrivania, ovviamente. Era lì che lo tenevi, no? Molto poco originale, devo dire! >>
<< Hai frugato nella mia scrivania? >>
<< Sì, l'ho appena detto. Una volta letta quella profezia, e conoscendo la storia di York Shin City che mi hai raccontato, non ci ho messo molto a fare due più due. >> Lysandro la guardava dall'alto, con un espressione seria, ignorando l'indignazione della Maga << Seriamente, Tess, cosa credevi di fare da sola? La tua è un'idea folle! >>
<< Non sono affari tuoi! Lasciami andare! >>
<< Risposta sbagliata, tesoro. >> mormorò il Mago, e serrò ancora di più la presa << Sono affari miei eccome, e per più di un motivo, ma te ne dirò uno solo: perchè sono il tuo migliore amico, e ti conosco meglio di chiunque altro, perfino meglio di tuo fratello, e so che farti andare via da sola sarebbe un grave errore. >>
<< Sei molto modesto, Lysandro! Cosa ti fa credere di conoscermi così bene? >>
<< Perchè nella tua musica c'è la vera te stessa. E nessuno conosce la tua musica meglio di me. >> Lysandro le scostò i capelli dalla fronte << Non preoccuparti, non dirò niente a nessuno di quello che ho scoperto. Però ci conviene andare subito, altrimenti ci fermeranno. >>
<< Ci conviene? >> Aithusa sussurrava inviperita << Chi ti ha detto che vieni con me? >>
<< Te l'ho già detto, non puoi andare da sola. E visto che solo io conosco tutta la verità, e visto che dopo di te sono il Mago più potente in questa casa, mi sembra logico che sia io a seguirti. >>
<< Sì, bel tentativo. Ma anch'io ti conosco bene, sai? Avanti, dimmi la verità, perchè vuoi venire con me? >>
Lysandro sospirò << Non è ovvio? Non voglio lasciarti. Voglio stare al tuo fianco, e proteggerti. Sei una delle persone più importanti della mia vita, e non posso rischiare di perderti. >>
Aithusa trattenne il fiato di fronte a quella dichiarazione di profondo affetto, e disse << Perchè dovrei permetterti di seguirmi? Pensi di essere l'unico a volermi bene, in questa casa? >>
<< No, qui ti vogliono bene tutti, lo so. Ma io sono diverso da loro. Perchè tu hai bisogno di me, anche se non lo ammetteresti mai. >>
Era vero, era tutto vero, anche se Aithusa non lo avrebbe davvero mai ammesso. Lysandro la conosceva veramente meglio di chiunque altro, e non si sarebbe liberata di lui.
<< Va bene. Ora però andiamo, prima che ci scoprano! >>
<< Saggia scelta, tesoro! >> sorrise Lysandro trionfante, ignorando l'espressione infastidita dell'amica. I due saltarono insieme fuori dalla finestra, e si allontanarono in volo.
<< Dove stiamo andando, a proposito? >>
<< Ad Avalon. Cominceremo da lì! >>
Era cominciata la caccia. Ormai indietro non si tornava.



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